SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

18a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 

GIOVEDÌ 12 GIUGNO 2008

(Antimeridiana)

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Presidenza della vice presidente MAURO,

indi del vice presidente CHITI

 

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Italia dei Valori: IdV; Il Popolo della Libertà: PdL; Lega Nord Padania: LNP; Partito Democratico: PD; UDC, SVP e Autonomie: UDC-SVP-Aut; Misto: Misto; Misto-MPA-Movimento per l'Autonomia: Misto-MPA.

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RESOCONTO SOMMARIO

 

Presidenza della vice presidente MAURO

 

La seduta inizia alle ore 9,34.

 

Il Senato approva il processo verbale della seduta antimeridiana del giorno precedente.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge:

(692) Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (Relazione orale)

PRESIDENTE. Ricorda che nella giornata di ieri ha avuto inizio la discussione generale.

INCOSTANTE (PD). Il decreto-legge in esame, che contiene molte misure contraddittorie e di difficile applicazione, è viziato dall'errata convinzione che vi sia un collegamento tra l'aumento dei reati e il fenomeno dell'immigrazione clandestina; tale pregiudizio sfocerà probabilmente nell'introduzione del reato di immigrazione clandestina per mezzo di un prossimo disegno di legge. Qualsiasi intervento penale, anche l'introduzione di un'aggravante di pena, dovrebbe essere sempre relativo alla pericolosità sociale del soggetto, la quale non può essere presunta ex lege nei confronti di chiunque soggiorni irregolarmente sul territorio dello Stato. Inoltre il provvedimento in esame, solo apparentemente severo, non affronta con efficacia gravi fattispecie criminali quali lo sfruttamento del lavoro degli stranieri irregolari e la violenza contro le donne e i minori. Il Partito Democratico, convinto che il fenomeno dell'immigrazione vada regolato in conformità con il dettato costituzionale e con il diritto internazionale, continuerà, come ha fatto finora, ad avanzare proposte migliorative e a svolgere un'opposizione costruttiva. (Applausi dal Gruppo PD).

COMPAGNA (PdL). L'autorità dello Stato nazionale e il suo monopolio nell'uso della forza rappresentano gli strumenti con cui deve essere condotta la lotta contro la delinquenza, sia essa legata alla criminalità organizzata o al fenomeno dell'immigrazione. È quanto si propone di fare il Governo con il decreto-legge in esame, laddove nella scorsa legislatura il centrosinistra ha prodotto gravi inadempienze in questo settore, mostrando peraltro di avere scarsa considerazione del ruolo dello Stato. Se da un lato le pregiudiziali di costituzionalità avanzate dall'opposizione nella giornata di ieri sono apparse del tutto pretestuose e infondate, va rilevato dall'altro che il provvedimento avrebbe potuto essere ancora più efficace se, nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite, fossero state inserite ulteriori misure in materia di sicurezza stradale.

PERDUCA (PD). La percezione di un senso di insicurezza da parte dei cittadini è stata artificialmente alimentata dai mass-media, in particolare dalle televisioni, che hanno prodotto e continuano a produrre un'informazione distorta e non aderente alla realtà. Molti degli attuali problemi in materia di immigrazione sono stati provocati da provvedimenti emanati dai precedenti Governi di centrodestra, che hanno reso di fatto impossibile ad uno straniero l'ingresso per lavoro in Italia, se non in modo irregolare. Le nuove misure che ora si intende adottare avranno come unico effetto un intasamento dei tribunali, quindi una nuova crisi nell'amministrazione della giustizia. Di fronte ad un Esecutivo palesemente incapace di governare i fenomeni, i senatori della componente Radicale faranno ricorso a tutti gli strumenti parlamentari, in particolar modo al sindacato ispettivo, per garantire il rispetto dei diritti di libertà e di cittadinanza. (Applausi dal Gruppo PD).

SALTAMARTINI (PdL). Il provvedimento in esame è fortemente atteso dai cittadini e dagli operatori della sicurezza, la cui opera meritoria, a volte condotta fino all'estremo sacrificio, è spesso vanificata da un reticolo legislativo che garantisce impunità ai malviventi e non protegge adeguatamente le vittime. Con le norme introdotte si intende dare inizio ad una nuova stagione di rispetto della legalità e di tutela dei diritti e dei doveri di tutti, nella convinzione che non può esservi libertà se non vi è sicurezza. Quest'ultima è un diritto di rilevanza costituzionale; è pertanto compito dello Stato adoperarsi con efficacia per garantirla, ricorrendo a provvedimenti di clemenza solo in casi eccezionali ed assicurando una giusta ed effettiva certezza della pena, senza la quale non vi è deterrenza né prevenzione della violenza e del crimine. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni). Chiede che la restante parte del suo intervento sia allegato ai Resoconti della seduta odierna. (v. Allegato B).

LI GOTTI (IdV). L'Italia dei Valori non può non condividere la maggior parte del provvedimento, che riproduce sostanzialmente misure approvate dal precedente Governo e proposte avanzate dal Gruppo nella scorsa legislatura. E' però inaccettabile che un provvedimento d'urgenza, nel quale si è ritenuto necessario inserire tra l'altro una norma che modifica la denominazione dei centri di permanenza temporanea, non possa recepire disposizioni su fenomeni di assoluta rilevanza sociale quali il maltrattamento familiare, l'adescamento dei minori tramite internet, lo sfruttamento degli stessi nell'accattonaggio, la truffa ai danni di persone anziane ed il vandalismo nei centri urbani. Sono stati respinti, emendamenti dell'opposizione che prevedevano inoltre l'inasprimento delle pene per omicidio colposo collegato alla violazione delle norme per la sicurezza del lavoro e per reati dettati da omofobia, odio razziale e religioso e l'aumento del potere dei sindaci in materia di occupazione di suolo pubblico al fine di commercio abusivo. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

DIVINA (LNP). Con il provvedimento in esame la maggioranza onora un impegno assunto in campagna elettorale e risponde ad un'esigenza di sicurezza largamente condivisa, come dimostra l'attenzione rivolta ai suggerimenti dell'opposizione. Sono particolarmente apprezzabili le norme che aumentano i poteri dei sindaci, ampliano la possibilità per la polizia municipale di utilizzare i dati del Centro elaborazione dati del Ministero dell'interno, assicurano la certezza della pena, un principio che è stato indebolito da un eccessivo garantismo e dall'enfasi sulla funzione rieducativa della condanna. Richiama infine l'attenzione del Governo su emendamenti presentati dalla Lega Nord che modificano la pena accessoria per guida in stato di ebbrezza: quando il conducente sottoposto a controllo non abbia tenuto al volante un comportamento socialmente pericoloso, si propone di sostituire la sospensione della patente, che può danneggiare un intero nucleo familiare, con lo svolgimento di lavori socialmente utili. (Applausi dal Gruppo LNP).

MARINARO (PD). Il soggiorno irregolare e la clandestinità non sono il frutto di una libera scelta, ma dipendono spesso da un modello di sviluppo distorto e da condizioni di lavoro illegali: il Governo dovrebbe perciò inasprire le pene contro il lavoro nero e sommerso, senza infierire sulle vittime e sommare al danno dello sfruttamento la beffa del rimpatrio. L'impressione complessiva è che interessi di parte ispirino una strategia tendente a ridurre gli spazi di libertà e di giustizia anche per i cittadini comunitari. Molte misure del provvedimento sono, infatti, inefficaci o addirittura controproducenti: le espulsioni sono inutili senza accordi di cooperazione con i Paesi di origine e di transito degli immigrati; un sistema giuridico che aumenta le disuguaglianze è destinato ad approfondire l'incomprensione reciproca che, anche a causa delle difficoltà opposte ai ricongiungimenti familiari e della mancata considerazione della durata effettiva del soggiorno in Italia, costituisce un freno all'integrazione, fondamento essenziale di un'autentica politica della sicurezza. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pedica).

MALAN (PdL). La tutela del diritto alla vita e alla sicurezza costituisce per la maggioranza un obiettivo politico preliminare: le preoccupazioni dei cittadini, infatti, non dipendono da allarmismi inventati dai media e meritano risposte efficaci. Durante l'esame in Commissione il centrodestra ha dato prova di disponibilità al dialogo e, se è vero che la norma sulla modifica del nome dei centri di permanenza temporanea avrebbe trovato collocazione più opportuna all'interno di un disegno di legge, l'opposizione a sua volta non può pretendere che siano introdotte nel decreto-legge disposizioni prive dei requisiti dell'urgenza. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

PRESIDENTE. Rinvia il seguito dell'esame del disegno di legge in titolo alla seduta antimeridiana di martedì prossimo. In attesa del rappresentante del Governo per passare al punto successivo dell'ordine del giorno, sospende la seduta fino alle 11,30.

 

La seduta, sospesa alle ore 10,23, è ripresa alle ore 11,32.

Informativa urgente del Governo sui recenti fatti accaduti presso la clinica Santa Rita di Milano e conseguente discussione

FAZIO, sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. La clinica Santa Rita di Milano è una casa di cura privata accreditata, che, a seguito di un ampliamento strutturale iniziato nel 1999, dispone attualmente di 276 posti letto, un dipartimento di emergenza e accettazione e un poliambulatorio con molteplici specialità mediche e chirurgiche. L'esito negativo di alcuni controlli effettuati dagli ispettori della ASL di Milano aveva già determinato la sospensione dell'attività di chirurgia toracica e la rettifica della valorizzazione delle prestazioni di ricovero e dei conseguenti rimborsi; in seguito ai risultati delle indagini della magistratura e al sequestro della struttura, la ASL ha poi sospeso il contratto di servizio. La Regione Lombardia, che effettua regolarmente un numero di controlli delle cartelle cliniche superiore a quello minimo previsto dalla finanziaria 2001, dovrà ora impegnarsi per compensare la riduzione dei posti letto disponibili per i pazienti, dovuta alla chiusura della clinica, tenendo anche presente la situazione dei 700 dipendenti. Il Ministero ha inviato due ispettori per verificare le misure poste in essere dalla Regione, ma nel prossimo futuro occorrerà approfondire le implicazioni più generali della vicenda. A tal fine il Governo sta progettando misure volte ad aumentare i controlli sulle cartelle, concordando con le Regioni un sistema di qualità incentrato sulle singole prestazioni, che però non ampli la pletora degli organi di vigilanza sanitaria, già in corso di razionalizzazione. Si sta inoltre pianificando la creazione di un sistema informatizzato per il controllo e la gestione delle procedure sanitarie, che consenta l'abbattimento delle liste d'attesa. Occorre infine revisionare i criteri di accreditamento degli erogatori, introducendo regole più stringenti, e garantire ai pazienti un'informazione tempestiva e trasparente sulle procedure diagnostiche e terapeutiche che li riguardano. Su tali questioni sono in studio alcuni provvedimenti presso il Ministero.

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione sull'informativa del Governo.

 

Presidenza del vice presidente CHITI

FOSSON (UDC-SVP-Aut). Pur dichiarandosi favorevole al privato in sanità come termine di riferimento per il funzionamento delle strutture pubbliche, rileva la necessità di modificare i sistemi di accreditamento dei soggetti erogatori, ponendo in atto meccanismi di controllo della qualità dei servizi effettuati e limitando alla Regione accreditante la validità dell'accreditamento delle strutture private. Occorre inoltre smantellare l'inopportuno sistema di pagamento a prestazione ed evitare che le cliniche private scelgano di occuparsi solo delle patologie più redditizie, lasciando al settore pubblico il compito di gestire le altre e le complicazioni derivanti da terapie intraprese nelle loro strutture. In proposito il Governo dovrà predisporre linee guida precise per ciascuna patologia, garantendo così il miglioramento delle prestazioni offerte sia nell'ambito pubblico, sia in quello privato.

ASTORE (IdV). Esprime insoddisfazione per la relazione del Ministro, che non offre una valutazione critica dei gravissimi avvenimenti della clinica Santa Rita di Milano, in cui la strumentalizzazione a fini economici del dolore dei pazienti e delle loro famiglie manifesta lo scarso valore assegnato alla vita umana da persone prive di scrupoli. Ciò impone una riflessione più generale sulle derive mercatiste in campo sanitario, che hanno aperto nuovi spazi ad una gestione clientelare, quando non criminale, della sanità. La politicizzazione delle nomine dei direttori sanitari, la mancanza di controlli e la corrispondenza diretta stabilita tra finanziamenti e numero di pazienti attirati nelle strutture private non possono che andare a discapito del malato, per la cui tutela invoca la responsabilizzazione delle classi dirigenti. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

RIZZI (LNP). Invita la magistratura a fare chiarezza sulle spregevoli attività registrate nella clinica Santa Rita, che gettano discredito sull'eccellente sistema sanitario lombardo, riconosciuto anche all'estero. Le statistiche dimostrano che la Regione Lombardia eroga prestazioni sanitarie anche per molti pazienti provenienti da altre Regioni, in cui il sistema sanitario non funziona altrettanto bene, ricevendo rimborsi solo parziali e tardivi. Ammonisce quindi contro ogni tentativo di strumentalizzare l'episodio, che non inficia il complessivo riconoscimento dell'efficienza e della professionalità degli operatori sanitari lombardi, che continuano a meritare la fiducia dei cittadini. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL. Congratulazioni).

BASSOLI (PD). È profondamente insoddisfatta dell'intervento del rappresentante del Governo che dimostra di non aver colto l'allarme sociale scaturito dalla crudeltà e dal cinismo emersi dalla vicenda della clinica Santa Rita e che si è limitato ad evidenziare le responsabilità personali dei medici coinvolti nelle indagini, senza soffermarsi sul ruolo della clinica e della Regione Lombardia. È opportuno ricordare a tal proposito le inascoltate proteste dei cittadini lombardi contro l'ampliamento della struttura ospedaliera voluto dalla Regione e dal Comune e interrogarsi sul fatto che l'ASL competente non abbia riscontrato alcuna anomalia nel corso del biennio oggetto delle indagini, nonostante l'alta percentuale di decessi registratisi nella struttura sanitaria. Occorre inoltre riflettere con franchezza sulle patologie della sanità lombarda e sull'eccessiva proliferazione delle strutture specialistiche ad alto livello, sull'incentivazione del cosiddetto pendolarismo sanitario, finalizzato a raggiungere un numero di pazienti sufficiente a dar lavoro alla pletora di strutture presenti nella Regione, e sulla carenza dei controlli da parte delle ASL. Il Governo dovrà dunque chiamare la Regione Lombardia ad un approfondito esame del funzionamento e degli obiettivi del proprio sistema sanitario, fare in modo che su tutto il territorio nazionale siano utilizzati criteri efficaci ed omogenei per l'accreditamento delle strutture e rivedere i meccanismi che presiedono al consenso informato del paziente sui trattamenti, che al momento si riduce ad una mera procedura burocratica. Auspica infine che anche nella presente legislatura il Senato costituisca un'apposita Commissione d'inchiesta sul Sistema sanitario nazionale. (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Congratulazioni).

TOMASSINI (PdL). L'intervento del sottosegretario Fazio è stato soddisfacente e puntuale ed ha correttamente ripercorso gli inqualificabili accadimenti che già erano stati oggetto delle indagini della magistratura (a seguito dell'azione di controllo svolta dalla Regione) e della Commissione d'inchiesta del Senato sul Sistema sanitario nazionale, istituita nella passata legislatura. Non si possono dunque accettare strumentalizzazioni che mettano sul banco degli accusati proprio la Regione Lombardia, che ha agito correttamente provvedendo alla sospensione dell'accreditamento del reparto di chirurgia toracica oggetto delle indagini e sospendendo i medici implicati. Allo stesso modo, la responsabilità oggettiva della clinica Santa Rita non può essere data per scontata, ma andrà dimostrata nel corso del procedimento giudiziario. Ancor più miope è l'atteggiamento di chi, dimenticando la preoccupante situazione debitoria di numerose strutture ospedaliere pubbliche, vorrebbe mettere in discussione il sistema della sanità privata, che in Lombardia ha un'incidenza percentuale in linea con la media nazionale, che vanta strutture d'eccellenza come il San Raffaele di Milano e che costituisce un complemento indispensabile della sanità pubblica. Se dunque vanno accolte con favore le iniziative proposte dal rappresentante del Governo per aumentare controlli e trasparenza, occorre sempre tenere in debita considerazione la libertà di scelta dei cittadini, che non può essere conculcata da un'interpretazione capziosa dell'articolo 32 della Costituzione tesa a rimettere nelle mani dello Stato l'intero sistema sanitario. (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Rizzi. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Dà annunzio degli atti di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e toglie la seduta.

 

La seduta termina alle ore 12,10.

  

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza della vice presidente MAURO

PRESIDENTE.La seduta è aperta (ore 9,34).

Si dia lettura del processo verbale.

 

MALAN, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del giorno precedente.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(692) Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (Relazione orale) (ore 9,35)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 692.

Ricordo che nella seduta pomeridiana di ieri i relatori hanno svolto la relazione orale, è stata respinta una questione pregiudiziale ed ha avuto inizio la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Incostante. Ne ha facoltà.

INCOSTANTE (PD). Signora Presidente, nell'esame del decreto-legge si coglie un pregiudizio che sfocia - inutile dirlo - nel reato di immigrazione clandestina, che, come abbiamo visto, verrà poi introdotto nel disegno di legge che esamineremo. Mi sembra chiaro che questo è l'orientamento del Governo, almeno fino qui: non si capirebbero, altrimenti, misure così drastiche, talvolta poco efficaci e, forse, inapplicabili, volte a lanciare messaggi sociali e politici, più che ad affrontare e risolvere alla radice i problemi.

Ad esempio, le misure relative all'espulsione, che trasformano la violazione amministrativa in un reato penale, sono gravi, di difficile applicazione e possono rivelarsi dannose, perché contribuiranno a spingere fasce di immigrati irregolari verso la criminalità e ad intasare il lavoro della magistratura e delle carceri.

Qualsiasi intervento di ordine penale, per altro, non si giustifica automaticamente per l'appartenenza ad una categoria, ma è relativo alla pericolosità del soggetto. Così, almeno, abbiamo cercato di sostenere nei nostri emendamenti, perché per tutti vige il principio per cui l'azione penale va accertata rispetto ad una persona che ha commesso il fatto, perché essa sia socialmente pericolosa (emendamento che abbiamo cercato di introdurre). Non vi può essere, perciò, la presunzione ex lege di una fattispecie predefinita di persona socialmente pericolosa, un prototipo. Questo travolge i principi dell'ordinamento penale e, sotto il profilo costituzionale, certamente è dubbio. Veniamo, poi, all'aggravante di pena, secondo la quale si introduce uno strano principio per cui il reato non è uguale per tutti, ma agisce in misura diversa per la condizione oggettiva di essere immigrato clandestino. Questo significa che la pena non è collegata alla tipologia del reato, ma della persona, per la condizione in cui essa viene a trovarsi. Certamente ci sembra un vulnus molto grave al complesso del nostro ordinamento.

Non mi soffermerò su altri aspetti del decreto-legge che saranno trattati; voglio però precisare che ci siamo orientati in tutto il lavoro delle Commissioni - e lo rifaremo in Aula - con proposte di merito, senza alcuna pregiudiziale, volti a cogliere i fenomeni dell'insicurezza in vari campi, a non trascurare fatti che allarmano i cittadini, legati a reati commessi dagli immigrati, anche clandestini.

Qui, però, occorre ristabilire un principio di realtà, più che una suggestione o un pregiudizio. Nelle audizioni avvenute nelle Commissioni, abbiamo ascoltato con attenzione i dati: il 30 per cento dei reati è commesso da immigrati; in alcune Regioni, il 70 per cento di questo 30 per cento da immigrati clandestini. Questi sono i fatti che non sottovalutiamo, ma, alla luce di questi dati, è davvero fuorviante voler creare un binomio tra immigrazione e delinquenza, sbagliato politicamente, oltre che nella nostra funzione di legislatori. Abbiamo cercato, perciò, di immettere norme anche rigide, ma che evitassero, tuttavia, quelle qui previste. Abbiamo lavorato sull'articolo 5, per renderlo esigibile e concreto, non per trasformarlo in un incubo, nel caso si volesse affittare una casa ad un immigrato.

La nostra intenzione è colpire lo sfruttamento e le situazioni illegali consolidate. Pur tuttavia, su questo, come su altre norme (relative alla violenza sulle donne e sui minori), non è stata data una risposta convincente, perché alcuni fenomeni a noi sembrano allarmanti, in termini sociali e numerici, sicuramente anche di più di quelli che abbiamo trattato. Né si comprende perché vi sia stato il diniego su alcune misure antimafia che pure appaiono urgenti e necessarie. Ci preoccupa, però, soprattutto perché si è voluto rendere apparentemente più severo il provvedimento, ma, a nostro avviso, meno efficace, meno giusto e non proporzionale.

Di fronte a fenomeni quali un'immigrazione così impetuosa, fenomeni europei e internazionali, molti si interrogano e cercano di trovare soluzioni. Purtuttavia, potremmo citare il caso della Spagna che ha aumentato del 45 per cento le espulsioni senza ricorrere all'aggravamento e al reato penale.

Il fenomeno va affrontato, governato, ma in conformità con i princìpi costituzionali e le direttive europee. Rendere efficace il governo dei flussi, snellire la burocrazia della cosiddetta legge Bossi-Fini, che ha contribuito ad aumentare la clandestinità e il sommerso: poche, buone, efficaci norme, di questo avremmo bisogno e credo che lavoreremo per questo con severità, con serietà e complessità delle azioni anche qui in Aula, sperando di ottenere una legge giusta e buona per il nostro Paese. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Compagna. Ne ha facoltà.

COMPAGNA (PdL). Signora Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghi, lo Stato nazionale e il suo monopolio della forza sono le condizioni della democrazia, non sono un suo effetto, come avevano creduto nel loro stallo i colleghi nella precedente legislatura.

La lotta contro la delinquenza, la delinquenza organizzata, la delinquenza sfusa, legata in qualche misura ai fenomeni dell'immigrazione, contro le connessioni tra l'una e l'altra e le loro contiguità politiche ed amministrative, è una lotta che si fa con lo Stato nazionale, con i suoi prefetti, quelli del conte di Cavour, di Spaventa, di Giolitti, colleghi della Lega; non si fa, colleghi della sinistra, con la retorica della società civile, di Hegel o di Gramsci che sia, della democrazia capace in quanto tale di risolvere con il suo solo dispiegarsi i temi della sicurezza o della lotta alla violenza.

Proprio per quelli che erano stati su questo terreno gli inadempimenti, per non dire fallimenti, della precedente legislatura, il primo provvedimento di un certo respiro in questa legislatura, come è stato ben rilevato nelle relazioni di ieri, non poteva che investire questo terreno.

Quando la scorsa settimana, colleghi della sinistra, l'onorevole Veltroni è venuto a Caserta e ha chiesto, in modo un po' metallico ma apprezzabile, che gli appalti nelle Province del Mezzogiorno fossero gestiti da comitati presieduti dai prefetti, ha riconosciuto che alla violenza e all'insicurezza della criminalità si può opporre solo la forza dello Stato, l'autorità dei prefetti del Risorgimento, e si trovava a Caserta. Non ha invocato bassolinismi, democraticismi di maniera o le altre compagnie dialettali che hanno guidato la riforma costituzionale della XIII legislatura, quella fatta negli ultimi giorni a colpi di maggioranza, nella quale il termine Stato era l'ultima componente della Repubblica, dopo la Regione, gli enti locali e le Comunità montane.

Ecco perché gli argomenti sviluppati ieri pomeriggio da alcuni colleghi sulla pregiudiziale di costituzionalità, mi sono sembrati, come ha detto con molta efficacia il senatore Longo, molto marginali, molto laterali, molto di maniera, molto comizieschi, tanto è vero che poi hanno dedicato gran parte del loro spazio alla questione delle televisioni di Berlusconi. Le questioni di costituzionalità sono questioni vere e serie e la nostra normativa, lo hanno rilevato molto bene i rappresentanti del Governo nel lavoro in Commissione, è legislazione di codice, quella legislazione alla quale, secondo Montesquieu - come si insegnava una volta -, ci si accosta con mano tremante e non più di una volta nel corso di una generazione, nel senso che ogni norma deve poi far sistema con un'altra, ogni termine, ogni riferimento con un altro termine e un altro riferimento. Da questo punto di vista le difficoltà che noi abbiamo incontrato erano proprio l'architettura dei criteri di necessità e di urgenza.

Non tutti siamo soddisfatti, forse gli stessi rappresentanti del Governo, di come abbiamo sistemato le questioni sulle Commissioni. Personalmente mi auguravo che la connection con i problemi della sicurezza stradale in vista dell'estate, non per crociate di proibizionismo antialcolico ma proprio per i dati riferiti dalla polizia stradale, ricevessero in re ipsa carattere di necessità e di urgenza. La loyalty al Governo mi ha portato ad accettare di trasferire al disegno di legge questa tematica. Continuo tuttavia a segnalarla per dare quel carattere complessivo, di codice, che mi auguro possa uscire confermato nella discussione sugli emendamenti che faremo la prossima volta, consapevoli, e forse da un certo punto di vista anche orgogliosi, di aver affrontato problemi montesquieuiani di legislazioni di codice senza le opacità e, consentitemi di dire, le viltà che caratterizzarono il Parlamento nella scorsa legislatura.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signora Presidente, ai tempi di Montesquieu, senatore Compagna, non esisteva la televisione e questo forse fa la differenza quando si parla di necessità e di urgenza e soprattutto di ciò che il popolo chiede a gran voce, così ci è stato detto sia nelle relazioni che in alcuni interventi da parte di esponenti del Popolo delle Libertà.

 

COMPAGNA (PdL). Non c'era neanche il Consiglio superiore della magistratura, per fortuna!

 

PERDUCA (PD). Ebbene, questo Paese da quattro anni - e il Centro di ascolto dell'informazione radiotelevisiva lo ha documentato - è bombardato da un'informazione drogata che più che raddoppiare, ha fatto triplicare, in alcuni casi, nelle reti Mediaset per l'appunto, ciò che ha a che fare con criminalità, cronaca giudiziaria e cronaca nera in prima serata, superando anche la politica che, sono d'accordo anch'io, dovrebbe porre al centro Montesquieu per quanto possibile. Purtroppo, invece, ci troviamo a doverci confrontare con questo stato di cose, con un'informazione che tra l'altro, sistematicamente, fa l'economia della realtà.

Unarealtà che ci è stata documentata tanto all'inizio dell'anno quanto poche settimane fa dall'ISTAT, che ha affermato che malgrado l'immigrazione aumenti - e l'aumento nessuno lo nega - l'Italia resta un Paese sostanzialmente sicuro. Quindi, voi avete voluto vendere, essendo il capo della vostra coalizione abituato a vendere sin da piccolo, un prodotto che nessuno voleva. Questo è stato fatto perché in qualche modo avete dovuto cercare di limitare, aggravandoli, i problemi. Infatti, la criminogenità, cari colleghi della Lega, che ieri è stata tirata in ballo relativamente ad alcune politiche del Governo Prodi, è insita nella Bossi-Fini e nella Fini-Giovanardi. Quelle sono misure che creano crimine, non quello che non sarebbe stato fatto dal Governo Prodi, che aveva comunque preparato un pacchetto di sicurezza denominato pacchetto Amato. Quelli sono i problemi che hanno portato questo Paese ad avere sicuramente immigrati, soprattutto quelli clandestini, che commettono dei crimini, come del resto gli italiani, perché avete prodotto delle norme per cui si può entrare o restare esclusivamente se si diventa dei clandestini.

Se a tutto ciò aggiungiamo quanto è stato comunicato anche ieri, vale a dire che la norma sulla recidiva (e qui si resuscita la ex Cirielli) sarà quella che verrà applicata, e quindi «galera, galera, galera per tutti», questo Paese, dove esiste l'obbligatorietà dell'azione penale, nel giro di tre o quattro mesi tornerà ad essere ancora una volta il fanalino di coda in Europa per il rispetto dei diritti umani e ancora una volta in quell'emergenza giustizia che la scorsa legislatura aveva cercato in qualche modo di sanare un minimo con l'indulto. Adesso ci sarebbe bisogno dell'amnistia e voi invece proponete la costruzione di ulteriori galere. Dopo il ponte sullo Stretto di Messina e le centrali nucleari continueremo a invadere l'Italia di cemento perché solo così, da una parte, e con il diritto penale dall'altra, si possono arginare fenomeni che non siete capaci di governare.

Questo è un Paese che avrebbe bisogno - e lo avete messo nel nome della vostra coalizione - di libertà e voi invece ci date lo sceriffo. Questo è quello che ci state proponendo, esclusivamente questo. È vergognoso che si continui quotidianamente a fare questo tipo di politica sui giornali mentre qui dentro poco fa è stato detto che su alcuni aspetti di questo decreto si sarebbe potuto fare meglio e si spera, grazie al dibattito parlamentare, di limitare i danni. Spero che il senatore Compagna si ricordi quel che ha detto quando si comincerà a votare. La speranza, almeno da questi banchi, è l'ultima a morire.

Ieri sera eravamo pochi, come è stato fatto notare in conclusione di dibattito, e la senatrice Poli Bortone ha svolto un intervento di grande buonsenso politico e di grande umanità relativamente alla sua esperienza di amministratore in quanto sindaco. Invito i colleghi del PdL ad andare a rileggere tale intervento, perché è fondamentale recuperare tutto ciò che di positivo e quindi di velatamente critico esso conteneva, in quanto sicuramente la settimana prossima ci tornerà utile.

Per quanto riguarda noi radicali, ci avvarremo della prerogativa di sindacato ispettivo perché i CPT rischiano di diventare tutt'altro, dei veri e propri campi di filtraggio sul modello ceceno, se si dovesse portare a casa tutto ciò che avete inserito nel vostro pacchetto.

Abbiamo creato un Intergruppo parlamentare di amicizia con i popoli rom e sistematicamente, dalla settimana prossima, inizieremo a visitare tanto i campi nomadi quanto i CPT, preparando anche proposte di legge per rimettere al centro i diritti di cittadinanza e non invece le armi nelle fondine dei vigili urbani. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saltamartini. Ne ha facoltà.

*SALTAMARTINI (PdL). Signora Presidente, onorevoli colleghi, contrariamente all'esposizione del collega che mi ha preceduto, intendo sottolineare che il provvedimento in esame era lungamente atteso sia dai cittadini di questo Paese, sia dagli operatori della sicurezza e delle Forze di polizia.

Da tempo e anche di recente, nel corso delle nostre audizioni parlamentari, lo stesso direttore generale della Pubblica sicurezza prefetto Antonio Manganelli ha posto in rilievo come l'operato meritorio di tutti i cinque Corpi di polizia dello Stato sia sostanzialmente vanificato da un reticolo di provvedimenti e leggi che tende più a giustificare chi commette reati che non a proteggere le persone oneste e operose che hanno reso grande la nostra Nazione.

La gran parte dell'opinione pubblica del nostro Paese rifugge sicuramente dall'idea che si possa continuare con un politica del diritto a forte lettura ideologica, tesa più a perdonare i comportamenti devianti e criminali che non a prevenirli e reprimerli e, conseguentemente, a tutelare le vittime.

Finalmente, con il provvedimento al nostro esame, riparte la stagione della tutela dei diritti, ma anche dei doveri. Legalità, diritti, solidarietà e Stato sociale sono i pilastri di una cultura occidentale dello Stato di diritto, che mette al centro del sistema giuridico di protezione la persona, i suoi diritti, i suoi bisogni.

Ma alla parità dei diritti deve corrispondere la parità dei doveri tra tutti i soggetti che vivono in uno stesso territorio e in un medesimo ordinamento e fra questi diritti il rispetto della legge e l'adempimento degli imprescrittibili doveri di solidarietà riguardano sia i cittadini che gli stranieri.

Lo scorso anno, caro senatore Perduca, sono stati denunciati in Italia 3 milioni di reati e conseguentemente sono state 3 milioni le vittime che hanno subito atti di criminalità. Ebbene, il titolo di questo decreto-legge, «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica», non costituisce solo una modifica semantica rispetto ad una politica legislativa che individuava questi provvedimenti come «misure urgenti a tutela dell'ordine pubblico», bensì indica un mutamento di tendenza assolutamente importante e significativo. Non vi è libertà se non vi è sicurezza, e finalmente anche in Italia si afferma, con il decreto-legge in discussione, questa endiadi della tradizione costituzionale occidentale: libertà e sicurezza, i risvolti della stessa medaglia.

Ricordo che sin dalla prima Carta costituzionale scritta, la Magna Charta del 1215, sin dalla prima legge sull'Habeas Corpus del 1689 si parla di libertà e sicurezza, proseguendo con la prima Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 26 agosto 1789, per finire alla Dichiarazione universale dell'ONU ratificata dall'Italia nel 1955. La prima Costituzione scritta francese parla di libertà e sicurezza; di diritti di libertà e sicurezza parla il Trattato di Nizza ed il Trattato che adotta una Costituzione europea. Il diritto alla sicurezza quindi è un diritto a rilevanza costituzionale, che si traduce in un dovere dello Stato di contrastare con ogni strumento la barbarie della criminalità, che non è un prodotto indefettibile, ma solo il risultato dell'azione umana.

Diritto alla sicurezza significa prevedere il ricorso a provvedimenti clemenziali solo quale extrema ratio e l'allarme sollevato dai vertici delle Forze di polizia deve essere preso con grande serietà, rifuggendo dalle tentazioni proposte in quest'Aula di ritornare alla stagione degli sconti, delle amnistie e degli indulti. Il perdono appartiene alla sfera etica degli individui, non all'azione laica dello Stato. Dobbiamo convincerci tutti che il reato è il frutto del disvalore sociale delle azioni delittuose individuali, non la conseguenza ineluttabile di una responsabilità collettiva o della società.

Per la natura provvedimentale e d'urgenza di questo decreto-legge, che la Costituzione affida al Governo, non è questa la sede per affermare l'allargamento di ipotesi di reato dirette a contrastare nuove forme di devianza, contro le donne, i minori oppure per mitigare le conseguenze di nuove emergenze, ma è sicuro che con il disegno di legge collegato del Governo dovremo allargare la sfera di protezione di questi diritti.

Deve essere chiaro che per questa maggioranza si impone in primo luogo la difesa di Abele e l'efficace tutela della restitutio in integrum alle vittime e non il contrario. Non si può rovesciare il sistema dei rapporti per proteggere Caino ed abbandonare Abele. È pur vero che la pena non potrà essere esclusivamente carceraria ma modulata secondo criteri moderni di meritevolezza e di efficacia, tuttavia l'efficacia della sua esecuzione rappresenta un elemento indefettibile della forza dello Stato affidata alla deterrenza penale e questi effetti dovremo riaffermare con i nostri provvedimenti. Se non vi è questa deterrenza non vi è diritto penale, che innanzi tutto è prevenzione con un'importante forza pedagogica.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, alcuni giorni fa in quest'Aula abbiamo rievocato il sequestro, l'omicidio e la strage dei poliziotti e dei carabinieri di scorta al presidente Aldo Moro. A distanza di trent'anni ho subito quasi una violenza psicologica nel ripensare a quei fatti tenendo conto che gli autori di quelle stragi, dopo qualche anno di detenzione carceraria, sono in libertà ed alcuni di loro sono persino stati assunti alle dipendenze dello Stato e della pubblica amministrazione. Dalla meritevolezza della pena siamo passati ai premi di Stato, ma non risulta che i figli dei colleghi poliziotti e carabinieri caduti nello svolgimento della loro professione siano stati assunti dallo Stato o dalla pubblica amministrazione: due pesi e due misure che segnano l'urgenza di cambiare radicalmente rotta.

Deve essere chiaro a quei figuri, che non hanno mai risarcito, né le vittime, né lo Stato, né tampoco - molti di loro - hanno manifestato segni di resipiscenza, che il loro comportamento deve essere contrastato. Certo non penso alle persone che persino sono state elette ed elevate a questi scranni parlamentari; provo un po' di compassione per il loro comportamento. Credo però che per la maggioranza dei cittadini questi fatti non sono tollerabili, poiché costituiscono un grave difetto della nostra democrazia.

La politica criminale non può essere gestita con quel perdonismo asseritamente dettato dalle esigenze di ordine pubblico negli istituti di pena, in relazione alla loro ricettività carceraria o ai benefici di chi è stato condannato. Le concessioni del sistema che riguarda i premi e soprattutto il trattamento penitenziario devono essere legate a princìpi di meritevolezza.

In tutto questo scenario una riflessione si impone sul ruolo e sull'importanza che nel nostro Paese hanno avuto ed hanno le istituzioni spesso maggiormente colpite, come la magistratura e le forze dell'ordine. La morte l'altro giorno del sottotenente dei Carabinieri, rilevata dagli organi di stampa quasi come una fatalità, rende evidente questo gap culturale dei mezzi di comunicazione di massa in relazione al dovere di informare l'opinione pubblica. Stessa sorte ha avuto qualche giorno prima l'omicidio di un agente della Polizia stradale. Un piccolo spazio nella quotidianità giornalistica per grandi eroi, ma chi ripagherà mai le mogli ed i figli per l'amore e l'affetto immolati sull'altare della sicurezza dei cittadini?

Signor Presidente, onorevoli colleghi, se si uccidono così facilmente gli appartenenti alle forze dell'ordine è anche perché il sistema penale appare oltremodo blando - per utilizzare un eufemismo - mentre l'arroganza e la soverchieria della criminalità sono sempre più evidenti e per questo non possiamo arrenderci all'idea che siano fenomeni incontrastabili e incontrollabili.

C'è davvero bisogno di domandarsi quale pena in astratto potrà essere irrogata agli autori dell'omicidio del nostro ufficiale dei Carabinieri e se le norme oggi in vigore sono davvero efficaci. La risposta fornita dall'ordinamento è quasi pleonastica. Con qualche anno di reclusione, tra giudizio abbreviato, patteggiamento in appello, prevalenza delle circostanze, quelle persone torneranno libere e potranno continuare a delinquere.

Chiedo alla Presidenza di poter lasciare agli atti la parte restante del mio intervento, non prima di aver ribadito la necessità di votare in maniera convinta a favore di questo provvedimento in considerazione del fatto che se non si riuscirà a riaffermare l'idea che lo Stato di diritto prevale sulla criminalità in ogni sua forma non si riuscirà neanche a riavviare il nostro Paese verso i suoi più alti ed immancabili destini.

Questa è la responsabilità che una classe politica dirigente del nostro Paese ha assunto con le ultime elezioni politiche. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza a consegnare il testo del suo intervento.

È iscritto a parlare il senatore Li Gotti. Ne ha facoltà.

LI GOTTI (IdV). Signora Presidente, il Gruppo Italia dei Valori condivide l'80 per cento dei provvedimenti normativi inseriti nel decreto-legge in conversione essendo gli stessi la ripetizione, anche nelle virgole, delle analoghe norme contenute nei disegni di legge nn. 582, 583 e 617, presentati lo scorso 16 maggio in Senato dal Gruppo Italia dei Valori. Peraltro, si tratta di norme coincidenti con i testi normativi elaborati dal precedente Governo sulla base dei quali, rubacchiando qua e là, è stato confezionato il decreto-legge al nostro esame.

Ciò che noi lamentiamo è il fatto che non si sia voluto aprire il dibattito e quindi accogliere gli emendamenti da noi proposti in materie quali il maltrattamento contro familiari e conviventi, l'adescamento dei minorenni attraverso la rete Internet, il delitto di impiego di minori nell'accattonaggio, gli atti persecutori, l'aggravante del reato di truffa in danno di soggetti deboli come nel caso degli anziani, il vandalismo nei centri urbani, subordinando la concessione del beneficio della sospensione della pena all'eliminazione dei danni, l'aumento del potere dei sindaci in materia di occupazione di suolo pubblico al fine di commercio abusivo, l'aggravamento dei reati di discriminazione e violenza per motivi di odio razziale, religioso e omofobico.

Nessuna di queste nostre proposte, come delle ulteriori proposte da noi condivise presentate dal Partito Democratico, è stata presa in considerazione. Non si è prestata neanche la dovuta attenzione - ed è invece doveroso ricordarlo in quest'Aula, specie all'indomani del gravissimo fatto accaduto in Sicilia - alla circostanza che grazie anche ad un emendamento presentato dal Partito Democratico, da noi condiviso e parzialmente condiviso da una parte della maggioranza, sono state inasprite le pene anche per l'omicidio colposo in violazione delle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro. Mentre si ragiona su un decreto-legge che interviene su altre questioni, si dimentica questa parte qualificante che, proprio all'indomani del gravissimo episodio accaduto in Sicilia, va invece ricordata.

A fronte di tutto questo, a fronte della negazione di apertura di discorso, di confronto, di introduzione di norme su fenomeni criminali crescenti, di cui i cittadini soffrono e su cui era necessario ed urgente intervenire, il Governo e la maggioranza hanno invece ritenuto importante ed urgente, anzi urgentissimo, introdurre il cambiamento del nome dei centri di permanenza temporanea.

Il termometro della sensibilità sui temi che interessano i cittadini è proprio in questo; noi insisteremo in quest'Aula perché vengano prese in considerazione le nostre proposte, ritenendo insultante per il Paese che si ritenga urgente cambiare il nome dei centri e non intervenire nel contrastare fenomeni di criminalità diffusa che costituiscono una minaccia per la collettività e per l'individuo. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Divina. Ne ha facoltà.

DIVINA (LNP). Signora Presidente, sembra che sulla necessità di addivenire ad un provvedimento che risponda alla domanda di sicurezza ci sia una larghissima condivisione. Mi pare che i lavori di Commissione abbiano dimostrato una grande partecipazione anche dell'opposizione nel fornire elementi in tal senso, per altro recepiti, e un modus operandi largamente condiviso. Uno degli ultimi provvedimenti che ha tentato di far passare in Aula anche il Governo Prodi fu proprio il decreto Amato, il cosiddetto decreto sicurezza. Ahimè, la composizione del suo Governo era tale che non ha permesso di raggiungere praticamente nessun obiettivo, ma le intenzioni c'erano. Il Paese sta chiedendo maggiore tranquillità, i cittadini pretendono un certo rispetto per il loro modo di agire ed il loro modo di relazionarsi, e pretendono un po' più di sicurezza. Come Lega Nord, centrodestra, PdL, ci siamo impegnati di fronte al nostro elettorato, di fronte agli italiani e questo è il nostro modo di onorare gli impegni, uno dei primi provvedimenti che si affrontano è proprio per dare risposta ai loro bisogni.

Senza approfondire ogni aspetto, mi fermerò su un punto che mi sta particolarmente a cuore: siamo contenti che si rivalorizzino i sindaci, quei soggetti che meglio conoscono il territorio, ai quali è utile ricorrere se si vogliono avere risposte mirate, puntuali, precise ed appropriate, che mutano da area ad area. Estendere i loro poteri, ampliandone la fascia con provvedimenti di largo spettro, contingibili ed urgenti, inserendo anche la sicurezza urbana fra le loro competenze, è una garanzia per tutti i cittadini.

Utilizzare tutte le risorse che abbiamo in campo, non solo le forze dell'ordine (Polizia e Carabinieri), ma anche i vigili urbani sul fronte della sicurezza significa dare qualcosa in più, utilizzare qualcosa che già esiste senza costi aggiuntivi, mettendo in relazione le diverse forze, perché poco basta. Basti pensare che quasi tutto può fare un'amministrazione comunale: può accedere a tutte le banche dati di questo Paese, può sapere di tutto su qualsiasi cittadino di qualsiasi Comune italiano, può conoscere la sua situazione patrimoniale e la sua ultima dichiarazione dei redditi, ma non può sapere, per esempio, se è stato condannato, se è in procinto di esserlo, cioè la situazione che più interessa perché magari i vigili municipali possano cooperare col sistema delle forze dell'ordine.

Altra cosa che ci è stata chiesta è la certezza della pena, perché in questo Paese sembra che i codici penali esistano, siano scritti, ma poi siano sistematicamente ovviati, bypassati, sospesi, dalla legge Gozzini in poi. Noi conosciamo il nostro sistema e il nostro ordinamento. Da quando nacque si pose una grande dicotomia: che tipo di strada intraprendere? Quale funzione dovrà avere la pena? Le grandi correnti erano la retribuzione o la rieducazione: tanto male fai, tanto male dovrai avere, oppure tentiamo di recuperare anche chi sbaglia. Ebbene, il nostro Paese ha seguito quest'ultimo filone ma vi si è intubato un po' troppo. Sembra che i garantismi siano tanti e così ampli che la pena esista per pochissime eccezioni e rari casi. Ad esempio, avere stabilito che non ci saranno più sospensioni di esecuzione della pena per quei reati di maggiore gravità è innanzitutto un importante passo avanti.

Premesso questo, vengo ad un punto che al sottoscritto sembra abbastanza importante. È difficile essere equilibrati: tanto si sbaglia da una parte che per compensare, a volte, si accelera e ci si sposta esageratamente dall'altra. Secondo il sottoscritto e anche secondo il Gruppo della Lega Nord al quale appartengo, vi è uno sbilanciamento quando parliamo di guida in stato di ebbrezza; a noi sembra esagerato quanto si commina ad una persona che non ha commesso assolutamente nulla. Bisogna distinguere tra chi commette incidenti gravi e mortali guidando un autoveicolo in condizioni di non poterlo guidare, sotto effetto dell'alcool (e fermiamoci all'alcool) e chi vive al Nord, perché dalle nostri parti ci si relaziona in un certo modo.

 

MARINARO (PD). Anche al Sud!

DIVINA (LNP). Questo mi fa piacere, ma forse dove fa più freddo c'è la tendenza ed il costume ad avvicinarsi, senza esagerare, a qualche bicchiere di vino; questo fa parte della nostra storia. A noi sembrano esagerati tutto questo inveire e tutte queste sanzioni se riferiti ad una persona che, in tutta tranquillità, finita una cena tra amici prende la propria auto e ritorna a casa.

Vogliamo chiedere al Sottosegretario se non è il caso di sostituire la pena accessoria della sospensione della patente, che sarebbe una punizione per la famiglia e non per chi ha sbagliato (perché un individuo senza patente rischia di non potere portare il reddito a casa e di non poter mantenere il proprio nucleo familiare), con una pena mirata al soggetto, trasformandola quindi in lavori socialmente utili. Esistono già l'ammenda e l'arresto eventuale in base alla fascia alcolemica, mentre la sospensione della patente non è una pena nei confronti del soggetto ma punisce tutto il suo nucleo familiare. Se si volesse trasformare tale pena, considerando la tenuità del fatto e il non aver commesso assolutamente niente di socialmente pericoloso, a noi sembrerebbe una cosa fattibile.

Presenteremo degli emendamenti in Aula in tal senso e preghiamo l'Aula, ma anche il Governo, di essere attenti su questa tematica. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Marinaro. Ne ha facoltà.

MARINARO (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo (anche se ne vedo pochi oggi), l'irregolarità e la clandestinità non sono sempre frutto di una scelta consapevole dell'immigrato. In molti casi sono il combinato di una condizione sociale e di lavoro, lavoro in nero e lavoro sommerso, dovuta alle conseguenze di un bisogno per chi intraprende il cammino della speranza e dovuta alle conseguenze di uno sviluppo distorto che è tutto nostro. Dovuta in particolare ad una legge sugli ingressi e il soggiorno nel nostro Paese, la famosa legge Bossi‑Fini, carente e inadeguata alle esigenze attuali.

Vorrei perciò riflettere con voi sul fatto che, nel momento stesso in cui parlate di tolleranza zero nei confronti degli immigrati irregolari clandestini, dovreste pensare anche ad aggredire con forza il fenomeno del lavoro nero e del lavoro sommerso, che sono sempre temi di alto allarme sociale nel nostro Paese. A questo riguardo credo che non ci possono essere due pesi e due misure. Quando viene scoperto questo grave sfruttamento scattano i provvedimenti di sanzione per l'imprenditore o per l'intermediario di manodopera che si è macchiato di un reato, ma la vittima viene equiparata al criminale, viene privata della sua libertà e scatta automaticamente il provvedimento di espulsione. Dopo il danno, il grave sfruttamento e lo schiavismo, la beffa della detenzione e del rimpatrio, che tra l'altro si vuole estendere anche alle prostitute.

Agendo in questo modo, vedete, voi ci proponete un sistema sociale e giuridico retto dalla legge del più forte. Un sistema che alla lunga può essere molto rischioso e pesante da sostenere anche per il più forte. Si tratta, infatti, di un'operazione rischiosa perché accentua le disuguaglianze e aumenta l'incomprensione tra italiani ed immigrati, configurando per il nostro Paese (che ha una sua peculiarità rispetto a tutti gli altri) una sorta di politica immigratoria à la carte, una specie di politica del tipo usa e getta.

La misura di espulsione anche per noi è legittima all'interno di uno Stato di diritto, ma è altrettanto vero che va inquadrata in un contesto che non prefiguri le espulsioni di massa che si stanno prefigurando per il nostro Paese. Siamo in presenza di misure per certi aspetti insensate: insensate perché l'espulsione non è più un fatto unilaterale, ma coinvolge più parti, più Paesi e perciò il dialogo e la cooperazione con i Paesi di origine e di transito sono strettamente interconnessi. Senza questa cooperazione - badate - non c'è espulsione che tenga. Mi chiedo e vi chiedo, allora: cosa succede all'immigrato tenuto nei centri di detenzione se non arriva il nullaosta dal Paese di provenienza? Dopo 18 mesi dovrete anche liberarlo. Urge quindi la necessità di stabilire accordi complessivi con i Paesi di provenienza per ottenere una effettiva cooperazione in materia e per rendere più efficace l'istituto delle espulsioni.

Il punto vero del vostro pacchetto sicurezza in materia di immigrazione è quello di anteporre interessi di parte ad un problema di gestione reale. Le vostre risposte mirano alla riduzione degli spazi di libertà e giustizia non solo per gli immigrati, gli zingari e le prostitute, ma anche per i cittadini comunitari. L'automatismo, infatti, tra condanna e provvedimento di espulsione che volete introdurre anche per i cittadini comunitari ha questo fine. Il fatto che le vostre proposte in materia di espulsione di cittadini di Paesi terzi non tengano nel dovuto conto, così come fanno gli altri Paesi europei, elementi quali la durata del soggiorno dell'interessato e i suoi legami con il Paese di origine ne è un'altra prova. Ancora, la riduzione dell'ambito di applicazione del ricongiungimento familiare che proponete nell'apposita proposta di decreto, oltre ad essere lesiva dei principi comunitari di non discriminazione costituisce un freno al processo di integrazione.

Il nostro Paese, a questo punto, ha bisogno di integrazione, proprio per assicurare sicurezza e legalità non solo agli italiani, ma anche agli immigrati. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pedica).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Malan. Ne ha facoltà.

MALAN (PdL). Signora Presidente, noi riteniamo che lo Stato tragga la sua legittimità dal fatto che garantisce ai cittadini alcuni diritti. Fra questi certamente c'è il diritto alla vita, che implica il diritto alla sicurezza nella propria abitazione, nella propria vita quotidiana e nel proprio lavoro. Ecco perché, tra i primi provvedimenti assunti da questo Governo c'è proprio il decreto-legge che riguarda la sicurezza. Garantire la sicurezza ai cittadini è un fatto preliminare ad ogni altro atto politico, ad ogni altro progresso e miglioramento che giustamente si tenta, giorno per giorno, di introdurre nella nostra vita civile.

L'esigenza di sicurezza non è un'invenzione dei media, come qualcuno ha detto, non è un allarme ingiustificato: basta parlare con i cittadini della loro vita quotidiana, basta analizzare i dati sui reati, basta pensare anche alle spese che molti cittadini affrontano nel tentativo, spesso vano, di garantire la propria sicurezza. Ecco perché è fondamentale aver iniziato con questo difficile tema. È un tema difficile, tant'è vero che i provvedimenti che si intendono porre in atto sono stati suddivisi in un decreto-legge e in un disegno di legge.

Trovo bizzarro che l'opposizione proponga di aumentare il contenuto e la portata del decreto-legge. Credo che sia molto importante, anche in un tema come questo, mantenere le caratteristiche che deve avere un decreto-legge. Non si può inserire nel decreto-legge tutto ciò che si ritiene positivo, ma deve essere, per l'appunto, necessario ed urgente. Ecco perché probabilmente sarebbe stato meglio inserire l'articolo 9 nel disegno di legge - com'è stato giustamente sottolineato - ed ecco perché sono stati respinti in Commissione e saranno respinti anche in Aula emendamenti su temi certamente importanti, alcuni dei quali però non sono correlabili alla materia della sicurezza pubblica, laddove altri - anche se riferibili al tema - è bene che siano trattati nei tempi e nei modi previsti dall'ordinario iter di un disegno di legge. Questo anche per evitare di agire con precipitazione e seguendo lo schema delle cosiddette gride manzoniane, gride di cui Manzoni non è l'autore, ma solo l'accurato e acuto raccoglitore, espressione di un Governo ‑ quello che vi era in Italia quattro secoli fa - che, non riuscendo ad arginare realmente il crimine, reprimeva in modo arbitrario e generico cose che crimine non erano.

Pertanto, per evitare questi rischi, credo che sia stato molto opportuno l'atteggiamento adottato dal Governo fin dall'inizio: il presidente Berlusconi, il ministro dell'interno Maroni ed altri rappresentanti dell'Esecutivo, nonché il relatore Vizzini - che è anche il presidente della Commissione affari costituzionali - hanno mostrato un atteggiamento di apertura alle proposte di miglioramento del testo di questo provvedimento che è stato presentato dal Governo, non pensando di avere la verità in tasca. Prova ne sono le numerose modificazioni che sono state apportate in Commissione ed altre ne saranno apportate anche in Aula, perché su questo tema dobbiamo avere ben chiaro l'obiettivo di garantire la sicurezza e allo stesso tempo la libertà dei cittadini, rispettando i diritti di ciascuno, ivi inclusi quelli di coloro che trasgrediscono la legge. È importante anche dar vita a provvedimenti che non siano solo belli da sentire, ma efficaci.

Credo che questo sia lo sforzo che ha animato il Governo, il lavoro in Commissione e che sicuramente animerà il lavoro dell'Aula: quanto più questo avverrà, tanto maggiori saranno gli effetti positivi che tutti ci proponiamo dal provvedimento al nostro esame. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE.Dichiaro chiusa la discussione generale.

Come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, la discussione sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, proseguirà martedì 17 giugno, alle ore 11, a cominciare dalle repliche dei relatori e del rappresentante del Governo.

Rinvio pertanto il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

La seduta è sospesa fino alle ore 11,30 e riprenderà con l'informativa urgente del Governo sui recenti fatti accaduti presso la clinica Santa Rita di Milano.

 

(La seduta, sospesa alle ore 10,23, è ripresa alle ore 11,32).

 

Informativa urgente del Governo sui recenti fatti accaduti presso la clinica Santa Rita di Milano e conseguente discussione (ore 11,32)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa urgente del Governo sui recenti fatti accaduti presso la clinica Santa Rita di Milano».

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, ciascun Gruppo avrà a disposizione cinque minuti.

Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, professor Fazio.

FAZIO, sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, onorevoli senatori, la clinica Santa Rita è una casa di cura privata, accreditata e a contratto, che dispone di 276 posti letto di degenza, di un dipartimento di emergenza e accettazione, di circa 700 dipendenti e di un poliambulatorio con molteplici specialità mediche e chirurgiche. Le risorse assegnate alla casa di cura Santa Rita nel 2007 ammontano a 42 milioni di euro per i ricoveri e a 11.181.000 per l'ambulatoriale. La casa di cura Santa Rita è stata oggetto, a partire dal 1999, di un progetto di ampliamento strutturale, che ha comportato negli anni un significativo incremento di posti letto disponibili nella struttura (dai 38 del 1999 agli attuali 276).

Passiamo ora a considerare gli avvenimenti che hanno riguardato la casa di cura Santa Rita nel 2007. Nel corso del 2007 sono state avviate dalla magistratura indagini sull'attività sanitaria presso la casa di cura Santa Rita che si riferiscono prevalentemente a fatti verificatisi negli anni 2005-2006. La Regione Lombardia e la ASL, nell'ambito dei rapporti instauratisi da tempo, hanno subito fornito la disponibilità a collaborare per quanto di loro competenza con la magistratura.

A seguito di controlli effettuati dalla ASL città di Milano, questa ha inviato, in data 25 settembre 2007, alla procura della Repubblica gli esiti della relazione dei propri esperti e il giorno successivo è stata sospesa l'autorizzazione per l'attività di chirurgia toracica, dovuta alla mancanza di adeguati protocolli clinico operativi del quartiere operatorio, in particolare per quanto riguarda la gestione dei pazienti con infezioni acute in atto. Dopo gli interventi effettuati nella struttura e le ulteriori verifiche ad opera della ASL, nel mese di dicembre è stata revocata la sospensione dell'autorizzazione. Peraltro, nel corso del 2007, le verifiche del nucleo operativo di controllo della ASL hanno portato ad una rettifica della valorizzazione delle prestazioni di ricovero, non riconoscendo come rimborsabili prestazioni per circa 1.200.000 euro. Inoltre occorre ricordare che la legge attualmente in vigore, che è riferibile alla finanziaria 2001, prevede un controllo analitico annuo di almeno il 2 per cento delle cartelle cliniche, a fronte del quale la Regione Lombardia ha attualmente in essere operazioni di controllo per circa il 5 per cento delle cartelle cliniche.

Vediamo ora le azioni attivate a seguito degli attuali avvenimenti. La ASL di Milano ha sospeso immediatamente il contratto di servizio in considerazione del fatto che i reati, in quanto di significativa gravità, sono stati contestati non solo alle persone fisiche ma anche alla persona giuridica. In esecuzione del sequestro cautelare disposto dal provvedimento giudiziario, la ASL ha inoltre provveduto a sospendere il pagamento delle prestazioni fino ad un importo pari al 50 per cento in più dalle somme oggetto di sequestro.

Ci sono poi dei problemi, a nostro avviso molto rilevanti, come quello dei dipendenti della struttura (circa 700) che potrebbero restare senza lavoro e quello della sospensione di una struttura con 276 posti letto, un poliambulatorio e un dipartimento di emergenza e accettazione nell'area milanese, che impegnano la Regione Lombardia affinché siano soddisfatte le richieste dei cittadini interessati, in modo tale che i disagi per gli stessi siano ridotti al minimo.

Per quanto riguarda le azioni attivate dal Ministero del welfare, abbiamo innanzi tutto inviato due funzionari in veste ispettiva per collaborare alle verifiche messe in campo dalla Regione Lombardia, i quali ci riferiranno probabilmente nel corso della giornata odierna.

Onorevoli senatori, è chiaro ed evidente che il Governo non ritiene di avere risolto il problema mandando un ispettore. Il punto non è chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati, ma bisogna evitare che questi episodi si ripetano in futuro. In particolare i fatti di Milano aprono una serie di interrogativi inquietanti: i controlli sono adeguati? Il tetto del 2 per cento di controlli è adeguato? I criteri di accreditamento sono adeguati? È trasparente l'informazione data ai pazienti? E infine resta aperta la grande tematica dei rapporti tra pubblico e privato in sanità.

Pur essendo questa la sede, non è questo certamente il momento per discutere a fondo tutti i problemi sollevati, che però sono all'attenzione del Governo e che il Governo è disponibile a discutere nel dettaglio in qualsiasi momento e nelle opportune sedi referenti.

Mi sembra giusto, però, affrontare brevemente alcuni di questi aspetti anche per dare un'indicazione di come il Governo intende muoversi al riguardo nel prossimo futuro. Anzitutto, il Ministero intende procedere in tempi brevissimi ad incrementare le percentuali dei controlli minimi dal 2 al 10 per cento su base campionaria (parliamo evidentemente del livello nazionale e quindi occorrerà uno strumento legislativo adeguato); in secondo luogo, affiancare ai controlli campionari il controllo sistematico su tutte le cartelle cliniche relative alle prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza, rispetto sia ai medici prescrittori che alle strutture erogatrici (e abbiamo gli strumenti per identificare queste prestazioni).

Soprattutto, credo sia importante vedere quali azioni di sistema il Governo intende intraprendere; in primo luogo, vi è quella di costruire di concerto tra Stato e Regioni un sistema di qualità in sanità che preveda un controllo delle singole prestazioni e non solo la valutazione di standard. Siamo ancora in fase di valutazione sulla necessità di un'agenzia tipo joint commission - come proposto e che rappresenta una possibilità - e allo stesso tempo stiamo cercando di semplificare e ridurre la pletora di commissioni (attualmente ne abbiamo 50) e comitati afferenti all'ex Ministero della salute e di razionalizzare il finanziamento degli organi vigilati e il rapporto degli stessi con il Ministero. Questo è quanto intendiamo fare e che rientra nel programma di Governo. Quindi ci dobbiamo chiedere - e in proposito valuteremo serenamente con il contributo di tutti - se è il caso di dar vita ad un'altra agenzia ad hoc, oppure di utilizzare altri strumenti.

Certamente, visto che siamo nel 2008, riteniamo opportuno creare in particolare un sistema informatizzato che consenta in tempo reale a Regioni e Ministero il controllo e la valutazione sistematica di parametri quali il rischio clinico, le procedure diagnostiche e terapeutiche con particolare riferimento alla qualità delle stesse, le risorse, le tecnologie, la customer satisfaction e quant'altro possa essere ritenuto utile. A questo proposito abbiamo insediato un gruppo di lavoro ristretto e informale (cinque persone estremamente qualificate) che già da tre settimane, quindi ben prima che emergesse il problema, sta lavorando ad un piano per implementare al più presto un sistema di informatizzazione per il controllo e la gestione delle procedure sanitarie in tutto il territorio nazionale. Questo gruppo sta già elaborando un progetto specifico per i sistemi di CUP (Centro unico di prenotazione) per abbattere le liste di attesa, l'introduzione di un fascicolo sanitario elettronico multidimensionale che rappresenti il percorso del paziente e non sia quindi una mera raccolta di dati e infine metodologie di telemedicina.

Un altro degli aspetti già esistenti nel programma di Governo è la revisione dei criteri di accreditamento e selezione degli erogatori. Stiamo prevedendo come prime e immediate misure, legate anche all'abbattimento delle liste di attesa, la creazione di un accreditamento ulteriore, una specie di «bollino d'oro», con criteri molto più stringenti (ci si riferisce all'assessment tecnologico, ai controlli di qualità, alle dimensioni dell'attività clinica con l'intento di eliminare la microsanità, che sappiamo essere quella meno virtuosa) da introdurre subito e che dovrebbe progressivamente - questa è l'idea - sostituire gli accreditamenti precedenti con un programma da concordare con le Regioni.

Infine, un'altra considerazione emergente dalle vicende della casa di cura Santa Rita è quella della trasparenza e della pronta disponibilità di informazioni dettagliate ai pazienti relative alle indagini cliniche e strumentali effettuate e alle terapie messe in atto, in ogni momento del loro percorso nella struttura sanitaria. Quindi, i pazienti devono poter richiedere ed avere subito giudizi diagnostici, cartelle cliniche, esami strumentali, radiografie di laboratorio, preparati istologici e quant'altro. Questo aspetto, particolarmente importante ai fini della trasparenza delle prestazioni e di un reale controllo, potrebbe essere oggetto di appositi provvedimenti attualmente allo studio di questo Ministero.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Governo.

È iscritto a parlare il senatore Fosson. Ne ha facoltà.

FOSSON (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio i rappresentanti del Governo. Intervengo a fronte di una esperienza di più di 25 anni di chirurgia in un ospedale pubblico e anche di tanti anni di lavoro come assessore regionale alla sanità della Valle d'Aosta.

Siamo sicuri che la magistratura accerterà con precisione l'accaduto e che certi toni saranno smorzati perché credo, come medico, al senso di responsabilità di ogni operatore sanitario e sottolineo la qualità del nostro servizio sanitario.

Presidenza del vice presidente CHITI (ore 11,45)

 

(Segue FOSSON). Come è stato detto molto bene dal Sottosegretario, qui è in gioco il rapporto tra le strutture sanitarie private e pubbliche e i loro meccanismi di autorizzazione e di controllo. Pur essendo favorevole al privato in sanità come termine di riferimento per il funzionamento delle strutture pubbliche, ritengo che dobbiamo considerare l'esigenza di modificare i sistemi di accreditamento delle strutture private e porre in atto meccanismi di controllo della qualità dei servizi effettuati. Questo problema rientra nella «manutenzione» della legge sul Sistema sanitario nazionale di cui parlava il precedente ministro, onorevole Turco.

Intanto, mi permetto di dire, l'accreditamento dato dalla Regione in cui la struttura sanitaria privata si situa non può valere anche per tutte le Regioni vicine, che hanno una programmazione sanitaria differente. Assistiamo infatti ad accreditamenti in grandi Regioni, ai confini del loro territorio, che drenano poi i pazienti di Regioni più piccole. Inoltre, e mi scuso se alcune cose sono già state dette, l'accreditamento delle strutture private deve avere paletti ben precisi: intanto, l'appropriatezza delle pratiche, eseguite secondo linee guida ben definite; non può esistere un sistema di pagamento a prestazione effettuata; l'accreditamento di una struttura privata non può prescindere dalla presenza nella stessa di alcuni servizi necessari alla completezza del percorso di cura, cosa che non avviene in tutte le strutture private accreditate. Il privato convenzionato non può infatti scegliersi - e in molti casi è così - solo alcuni settori di intervento, lasciando le patologie più gravi a carico del pubblico; non può indirizzare la sua attività su un target di pazienti e indirizzare i cronici, gli anziani, i diabetici, i malati acuti da pronto soccorso, le complicanze chirurgiche a carico del sistema sanitario nazionale: signori Sottosegretari, ciò non avviene in tutti i privati convenzionati, ma in molti sì.

Chiediamo quindi di modificare le regole di accreditamento delle strutture private e di fissare in modo preciso linee guida per le singole patologie, in modo tale che queste non siano dettate solo da esigenze economiche. Da questa revisione dei meccanismi attuativi deriverà sicuramente, a nostro parere, un miglioramento della qualità delle prestazioni offerte sia dal servizio privato che da quello pubblico.

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Astore. Ne ha facoltà.

ASTORE (IdV). Signor Presidente, signor Sottosegretario, amici, colleghi, noi dell'Italia dei Valori dichiariamo subito di non essere soddisfatti dalla relazione svolta dal rappresentante del Governo, perché manchevole di qualsiasi giudizio sull'accaduto che invece ci aspettavamo da lei, signor Sottosegretario, che conosce bene la storia di questa clinica. Del resto, è noto che questa clinica, di deroga in deroga, concessa sia dal Comune di Milano che dalla Regione, è arrivata ad avere circa 250 posti letto. Ci aspettavamo un giudizio di ordine generale anche sulla sanità italiana e su come cercare di tamponare questi malcostumi che non sono solo di Milano.

Permetteteci almeno, colleghi, di interpretare l'indignazione e la rabbia della gente di fronte a certe notizie e la vicinanza alle famiglie di chi è stato utilizzato e strumentalizzato per un'opera prettamente mercantile, di fronte a questa che qualcuno ha definito una macelleria umana ed è così, di fronte alla malattia come strumento di guadagno, ad una clinica mangiasoldi (ma non è la sola), all'assenza totale di etica che dipende anche da questo tipo di società, alla mancanza assoluta di valore della vita umana. Credo che questa Assemblea dovrebbe assolutamente riflettere su tutto ciò per il futuro.

Non vogliamo fare nessuna strumentalizzazione, signor Sottosegretario, lo dico con estrema lealtà, perché ci sono casi dall'una e dall'altraparte, al Nord e al Sud, ma vogliamo svolgere una seria riflessione. Avendo fatto anche l'assessore alla sanità ed avendo seguito il settore, credo che se facessimo tutti una sana autocritica potremmo constatare che questa è solo la punta dell'iceberg di una sanità ormai dominata dal malaffare, dal Sud al Nord; un malaffare magari diverso. Ci sono colleghi esperti più di me sulla materia e non ho il tempo di approfondire la questione, ma avendo fatto anche parte della Commissione antimafia posso dire che ormai gli interessi di alcune cricche, di alcune società di malaffare sono indirizzati alla sanità.

Permettetemi poi di evidenziare la voragine clientelare che esiste intorno a questo settore. Certo, 102 miliardi di euro fanno gola a tutti. Tutti però ci dimentichiamo del cittadino debole: un cittadino, quando entra nel tunnel della malattia, come diceva un ex Ministro, diviene il più debole. Dovremo essere - noi lo siamo tutti - dalla parte del cittadino e lotteremo fino in fondo. Ecco perché, signor Sottosegretario, credo che la corsa ai DRG, il mercatismo, come lo chiama qualcuno, nella sanità vada frenato: noi intendiamo far sì che nel rapporto pubblico-privato il privato venga controllato e nell'espletamento delle sue funzioni divenga pubblico. Teniamo presente che in Lombardia, come in altre Regioni, l'attività privata arriva anche al 45 per cento.

Il Ministero può svolgere un ruolo nell'accredito delle strutture; come si può concepire che i dipendenti di tali strutture vengano pagati in base alla produttività ed ai malati che fanno ricoverare nella clinica? Siamo alla follia: un medico viene pagato se porta più malati ed il giro diventa vizioso. Ecco perché ci vogliono più controlli, ma soprattutto meno accrediti provvisori. Occorre intervenire, l'ho detto anche nell'altra Assemblea di cui facevo parte, perché ci sono Regioni che ricevono ancora accrediti provvisori e sono situazioni incredibili.

Ecco perché, signor Sottosegretario, siamo al momento della moralizzazione di questo settore. Credo che dobbiamo orientarci più ai servizi e meno al mercato. Avevamo posto in essere un tentativo in tale direzione nella scorsa legislatura. Cominciamo a dire le cose come stanno: la nomina dei direttori generale va riordinata, non è possibile che in questo settore vi sia una politicizzazione totale. Solo un cieco non vede che i direttori generali sono nominati dalla politica, sono al servizio della politica e si trovano in netta difficoltà quando debbono operare, lo stesso dicasi per i primari.

Perché non pensare per un periodo di emergenza serio ad un meccanismo basato semplicemente sulle graduatorie e sui titoli? Noi lo proponiamo con estrema lealtà, anche perché siamo d'accordo sul federalismo da voi proposto e certamente vogliamo responsabilizzare le classi dirigenti in questo settore. Intendiamo responsabilizzare tale settore, ma orientandoci soprattutto alla tutela della persona; lo diceva il Ministro, che stasera ascolteremo in Commissione, che mi è piaciuto e approvo quando ha affermato che in primo luogo va posta la persona umana come valore. Se recuperiamo tale aspetto, credo che gli orientamenti di mercato che qualche Regione ha perseguito saranno del tutto banditi. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Rizzi. Ne ha facoltà.

RIZZI (LNP). Illustre Presidente, egregi rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, è fuori discussione che la vicenda di cui stiamo dibattendo oggi rappresenti una pagina oscura e vergognosa della nostra sanità, ma ancor più un episodio umanamente, eticamente e civilmente deprecabile. Esprimo, a titolo personale ed a nome del Gruppo della Lega Nord, il più assoluto disprezzo nei confronti degli autori di simili nefandezze, che dimostrano che quando la salute viene interpretata a fini di lucro da parte di individui senza scrupoli, ogni delitto risulta possibile e l'animo umano riesce ad esprimere atti di sciacallaggio addirittura inimmaginabili. A tale proposito esprimiamo alla magistratura ed all'ASL di Milano, che sta fattivamente collaborando con essa, la più fervida richiesta di far luce su questo e su tutti gli episodi che possano essere ricondotti ad atti di tale sciagurata interpretazione sanitaria, affinché possano essere estirpate tutte le mele marce, che rischiano di screditare un sistema sanitario di rara efficienza come quello lombardo, esempio di assoluta eccellenza a livello europeo e mondiale, ove si coniugano mirabilmente professionalità, qualità e corretta gestione delle risorse, con efficacia ed appropriatezza.

La dimostrazione della bontà di questo sistema non è riferibile ad una sensazione, ma risulta scientificamente da dati incontrovertibili, che vedono la Regione Lombardia erogare circa 14 milioni di prestazioni annue su una popolazione di circa 9 milioni. Pur ammettendo un'improbabile prestazione annua per ogni cittadino lombardo, risulta evidente che almeno 5 milioni di prestazioni vengono erogate a beneficio di pazienti provenienti da altre Regioni, a palese conferma dell'attrattività del livello qualitativo della sanità della nostra Regione. Per accogliere pazienti provenienti dalle più svariate parti d'Italia ove evidentemente l'offerta sanitaria risulta essere ancor più latitante, i cittadini lombardi sono costretti a subire quasi il raddoppio della durata delle liste d'attesa. Il dato economico di questa situazione può essere riassunto nei 738 milioni di euro annui di prestazioni erogate dalla Lombardia nei confronti delle altre Regioni, rimborsati solo parzialmente e con considerevoli ritardi, spesso di anni.

L'assessorato alla sanità della Regione Lombardia, unitamente all'ASL di Milano, già nel corso dello scorso anno aveva intensificato i controlli procedurali e sui protocolli operativi nei confronti della casa di cura Santa Rita e di altre 4 strutture, alla luce di dati sospetti che avevano indotto ad una sospensione dell'autorizzazione all'esercizio della chirurgia toracica della casa di cura Santa Rita e determinato un ridimensionamento del budget di 1.200.000 euro.

In conclusione, ribadendo e rafforzando la più sentita condanna per i deprecabili atti saliti alla ribalta della cronaca, ritengo tuttavia doveroso lanciare un monito affinché la situazione non subisca strumentalizzazioni e le colpe non vengano generalizzate; si deve soprattutto evitare che un fatto isolato o eventuali successivi episodi estemporanei di malcostume e delinquenza creino allarmismo e vadano ad inficiare la fiducia del cittadino nella nostra sanità, che rimane comunque di elevata qualità.

Ancor più rilevante è la serenità di non sentirsi sub iudice da parte di quelle decine di migliaia di operatori sanitari, dai medici agli infermieri, a tutte le figure sanitarie che con estrema professionalità ed assoluta dedizione continuano quotidianamente, tra mille difficoltà normative e strutturali, a garantirci il bene supremo della salute. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bassoli. Ne ha facoltà.

BASSOLI (PD). Signor Presidente, nonostante le informazioni date dal sottosegretario Fazio, mi dichiaro molto insoddisfatta perché mi sembra che dalle sue parole non emerga innanzitutto il grave allarme che questi fatti hanno determinato nell'opinione pubblica, per la crudeltà e il cinismo che hanno messo in evidenza e non certo per le strumentalizzazioni che paventava il senatore Rizzi. Non si può derubricare quanto è avvenuto sostenendo che si tratta unicamente di responsabilità personali, se non altro per l'ampiezza delle complicità che paiono emergere dallo svolgersi delle indagini. Quindi, né la clinica, né la Regione Lombardia possono essere considerate degli osservatori esterni.

È una vicenda che si snoda nel tempo e che aveva dato ripetutamente segnali di irregolarità che avrebbero dovuto essere raccolti. Per ammissione dello stesso direttore generale dell'assessorato alla sanità regionale, già nel 2003 il notaio Pipitone, proprietario unico e legale rappresentante della clinica in questione, era ricorso al TAR contro la Regione Lombardia per avere il premio che era stato istituito a titolo di riconoscimento per le strutture ospedaliere che si erano messe in regola, la qual cosa crea in noi un certo stupore, perché viene spontaneo chiedersi perché premiare chi fa solo il suo dovere, cioè rispettare le regole.

In quel medesimo periodo i cittadini della zona mettevano in atto una protesta molto forte, che io allora come consigliere regionale ricordo di aver raccolto, contro la decisione del Comune di Milano e della regione Lombardia di consentire l'ampliamento della struttura ospedaliera. Infatti lei, Sottosegretario, ha parlato di questa piccola clinica con 33 posti che è diventata di 220 in una zona congestionata, priva di infrastrutture viarie, priva di parcheggio e già congestionata da altre strutture ospedaliere.

Inoltre, una domanda che sorge spontanea è come sia possibile che, mentre la magistratura indaga su fatti avvenuti tra il 2005 e il 2006, in quel periodo la ASL di Milano non abbia riscontrato alcuna anomalia, se è vero, come oggi riferiscono i giornali, che i morti al Santa Rita sono stati nel 2006 circa 336 e che in base all'età media dei ricoverati questa clinica ha il numero più elevato di morti. Purtroppo, solo nel 2007 la regione Lombardia interviene sospendendo l'accreditamento per la chirurgia toracica ed in seguito il primario del reparto viene sostituito.

Sottolineo, allora, che vi è un'eccessiva proliferazione di strutture specialistiche ad alto livello in Lombardia: basta pensare che le cardiochirurgie assommano a 23, quando l'Inghilterra ne ha nove e questo favorisce la caccia al malato e abbassa il livello di appropriatezza e di sicurezza. La Regione è stata interessata da un numero considerevole di fatti gravi di truffa ai danni della pubblica amministrazione e anche con conseguenze gravissime per le persone malate: mi basta ricordare il caso Poggi Longostrevi (ho anche fatto parte della commissione d'inchiesta regionale ad esso dedicata) il caso Galeazzi, in cui morirono 11 persone perché la camera iperbarica veniva usata come un pullman, perché rendeva molto, e molti altri casi, di cui l'ultimo è la vicenda del San Raffaele. Inoltre, il comandante delle Fiamme gialle, Cesare Marangoni, dichiara che ci sono altre quattro strutture nel mirino degli inquirenti. Per questo il presidente Formigoni non può solo dichiararsi parte lesa, ma deve assumersi le sue responsabilità per quanto accaduto.

Qui non si tratta di casi fisiologici per un sistema perfetto: qui c'è una patologia diffusa, che quantomeno ci interroga su quali sono gli obiettivi del sistema sanitario lombardo, se prevalga l'aspetto unicamente economico o se prevalga il diritto costituzionale alla salute. Occorre domandarsi come mai le ASL, dedicate unicamente all'acquisto dei servizi, alla programmazione e al controllo, non siano nelle condizioni di esercitare un controllo reale sulle strutture sanitarie e perché sia consentito il pendolarismo, quando viene di fatto messo un tetto alle prestazioni a livello regionale e non altrettanto avviene per quelle a beneficio dei malati che provengono da altre Regioni: ciò favorisce una vera e propria incentivazione del pendolarismo dei malati dal Sud verso il Nord, anche perché per questi malati viene pagato un DRG del 100 per cento.

Quindi, carissimo senatore Rizzi, è la Regione Lombardia che non si preoccupa per le liste d'attesa che si allungano, perché ci sono tanti cavalli in regione Lombardia e poca erba, quindi l'erba bisogna prenderla da altre Regioni. Ciò va detto senza nulla togliere all'eccellenza del sistema sanitario lombardo, che è storico, dato che da alcuni decenni in questa Regione si sono sviluppati centri pubblici e privati di rilevanza nazionale, come gli IRCS; ma va riconosciuto che la Regione Lombardia non è affatto esente da problemi. Per questo, Sottosegretario, vorrei veramente che il Governo, e soprattutto il Ministero competente, richiamasse ad un esame serio ed approfondito la Regione Lombardia, perché credo che occorra mettere in atto subito precise iniziative.

Mi auguro che il Senato al più presto istituisca la Commissione di inchiesta, come ha fatto nelle precedenti legislature, ma dal Governo mi aspetto che metta in atto una rivisitazione seria dei DRG, cosa di cui lei non ha parlato. Personalmente, non sono contro i DRG, dico solo che vanno rivisitati perché alcune anomalie, come l'aumento del 104 per cento delle artografie in un anno in Lombardia va assolutamente rivisto (parlo della Lombardia perché è la realtà che conosco meglio).

 

PRESIDENTE. Senatrice Bassoli, ha già avuto un minuto in più del tempo a lei assegnato, dunque la prego di concludere.

 

BASSOLI (PD). Mezzo minuto, signor Presidente. Mi avvio a concludere, avanzando due proposte.

Per quanto riguarda l'accreditamento, credo che non basti il "bollino d'oro", ma bisogna che sia controllato il rispetto degli standard, con una messa a confronto dei diversi criteri di accreditamento che ci sono in ciascuna Regione.

Infine, lei ha parlato di come viene attuata l'informazione dei cittadini, ebbene le confermo, anche per esperienza personale, che il consenso informato è un atto unicamente burocratico, che i cittadini non vengono informati di quello cui sono sottoposti, nemmeno della diagnosi, della cura e delle possibilità di concordare gli interventi necessari. (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Tomassini. Ne ha facoltà.

TOMASSINI (PdL). Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, voglio innanzitutto ringraziare il sottosegretario Fazio per l'esauriente, puntuale e soddisfacente relazione sui gravissimi e inqualificabili avvenimenti nel caso della clinica Santa Rita di Milano.

Devo, però, contestualmente informare i colleghi e l'Aula che tali fatti erano noti fin dal luglio scorso alla Commissione parlamentare di inchiesta, che ho avuto l'onore di presiedere nella XV legislatura, attraverso attività istruttorie, relazioni del nucleo investigativo, audizioni dei magistrati, dell'assessore regionale alla sanità della Lombardia e del direttore generale, con i quali abbiamo intrattenuto stretti rapporti fino all'interruzione della legislatura. Tutto il materiale acquisito risulta, per decisione congiunta della Commissione e dei magistrati, secretato agli atti.

Tuttavia, non violiamo nessun segreto ribadendo che è stata proprio l'azione di controllo della Regione, tra le poche in Italia ad eseguire controlli routinari ben al di sopra di quanto previsto dalle leggi, a sollecitare l'iniziativa giudiziaria e tutto quanto ne è scaturito. Va subito aggiunto che dalla Regione fu allora, contestualmente, sospeso l'accredito per quel reparto e sospesi i sanitari implicati.

Le gravi violazioni erano abbastanza evidenti controllando l'appropriatezza degli interventi e delle cartelle cliniche. Le intercettazioni avranno fornito ulteriori certezze, se i provvedimenti restrittivi sono scattati solo ora; ma se pare abbastanza evidente, pur nel rispetto delle garanzie dovute, la grave responsabilità criminosa dei sanitari implicati non mi pare altrettanto evidente la responsabilità oggettiva della clinica, per la quale sarà importante attendere con rispetto le determinazioni dei gradi di giudizio.

Ciò detto, non è possibile accettare la strumentalizzazione e la demagogia, che vedrebbe la Regione Lombardia, tra le più virtuose nei controlli, nei conti economici, nel rispetto delle liste di attesa, nell'emergenza-urgenza e in tutto quanto attiene anche al sistema sociale, additata tra i responsabili. Ancor meno accettabile è l'allarmismo che si vuol suscitare sul servizio sanitario nazionale, che tuttora l'Organizzazione mondiale della sanità definisce tra i migliori al mondo, da cui passano ogni anno nove milioni di cittadini e che pone la nostra Nazione tra quelle con maggior aspettativa di vita al mondo.

Ancora meno accettabile è la disputa tra pubblico e privato. Caro collega Astore, in Lombardia il settore privato è meno del 25 per cento, laddove a livello nazionale si attesta al 20 per cento; esso non è in grado di sostituire il sistema pubblico ma è un'indispensabile sinergia. È solo attraverso l'azione di grandi istituti privati, quali il San Raffaele di Milano, che abbiamo luoghi di cura all'avanguardia. Il settore privato investe, rischia in proprio e si nutre solo dei DRG, non certo dei ripiani dei debiti come accade in molte altre Regioni! (Applausi dal Gruppo PdL. Commenti dal Gruppo PD). Sarebbe ridicolo criticare il settore privato e omettere la voragine di debiti di molti ospedali pubblici, come nell'emblematica situazione del Policlinico Umberto I di Roma!

Noi ringraziamo il sottosegretario Fazio per i provvedimenti proposti sui controlli e auspichiamo un'agenzia veramente terza, che regoli la domanda, che calmieri l'offerta, che controlli la trasparenza delle nomine e prevenga le situazioni di rischio.

Concludendo, noi rifiutiamo le interpretazioni errate dell'articolo 32 della nostra Costituzione. Questo articolo non prevede uno Stato padrone che stabilisce dove i cittadini devono essere curati, da quali medici e di quali malattie devono ammalarsi; esso non prevede che lo Stato sia l'unico erogatore, organizzatore, produttore e controllore della salute. La nostra Costituzione prevede, invece, che lo Stato garantisca le regole, i requisiti, il riequilibrio delle diverse fortune delle Regioni ed i controlli garantiti. Nell'ambito di queste, tutti gli erogatori devono avere l'opportunità di offrire i propri servizi, tra i quali il cittadino deve essere rimesso al centro del sistema per poter esercitare il proprio diritto e la propria libera scelta. (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Rizzi. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa la discussione sull'informativa urgente del Governo.

 

Interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza interpellanze e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ricordo che il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica oggi, alle ore 16, con l'ordine del giorno già stampato e distribuito.

La seduta è tolta (ore 12,10).

Allegato B

 

Integrazione all'intervento del senatore Saltamartini nella discussione generale sul disegno di legge n. 692

Ed in tutto questo scenario la novità è proprio il primo decreto-legge sulla sicurezza del Gabinetto Berlusconi.

Tra le altre misure viene abrogata la possibilità di proporre il patteggiamento in appello.

Questo senso di ingiustizia e di impotenza avvertito da larghi strati della nostra popolazione deve far posto ad un'azione delle istituzioni dello Stato più incisiva con un sistema penale che minaccia sanzioni draconiane ma che invece all'atto concreto si arrende perfino ad esercitare la pretesa punitiva. Tanti e gravi sono i reati che vanno in prescrizione. E tutto questo genera un percorso perverso di sfiducia nelle istituzioni, di sfiducia nella politica e di sfiducia nella legge.

Riaffermare l'idea che alla base dello Stato di diritto vi è anche il diritto alla sicurezza e non il diritto all'impunità e che lo Stato è davvero al fianco delle vittime della criminalità e di quelle potenziali, delle persone perbene, delle donne e dei minori non è solo un preciso dovere delle classi dirigenti ma un obbligo giuridico di rango costituzionale.

Anche perché a pagare il prezzo più alto del costo sociale della criminalità sono le classi sociali più deboli, quelle che non possono permettersi sofisticati sistemi di difesa passiva, di allarme, di vigilanza privata e altri presidi di difesa personale.

Negli ultimi 10 anni sono stati censiti più o meno 27 milioni di reati. C'è davvero da domandarsi se le vittime di questo vero e proprio tsunami criminale domandino una concreta tutela della loro sicurezza personale e patrimoniale o se, invece, come sostiene l'opposizione si tratti solo di un'abnorme percezione dell'insicurezza.

La risposta è piuttosto scontata e il Parlamento che rappresenta la sintesi della volontà popolare deve tradurre con atti normativi immediati questo bisogno di tutela.

E questo ci apprestiamo a fare.

Con il decreto-legge di conversione si rafforza il rapporto tra libertà ed autorità, tra diritti e doveri ma soprattutto si traccia un discrimine certo ed evidente tra chi è onesto e chi delinque, ed inconseguenza del quale si assume la responsabilità di subire un trattamento penale pesante e reale.

Quando Roosevelt nel 1941 parlando davanti al Congresso degli Stati Uniti d'America enucleò l'asse portante del New Deal individuandolo nell'idea delle due libertà fondamentali (la libertà dalla paura e la libertà dal bisogno), l'esigenza di base assai avvertita era quella di far ripartire il sistema economico e sociale interno al nerbo impreteribile della legalità e dello Stato di diritto.

Libertà dalla paura significa richiamare oggi un'esigenza forte e radicata nel nostro Paese.

Non vi sarà sviluppo economico e sociale né progresso civile se intere aree nel nostro Paese sono attanagliate e soverchiate da forme radicate di criminalità collettiva e individuale.

Anche in questo segno il provvedimento al nostro esame interviene sulle misure di prevenzione e antimafia colpendo i capitali illeciti e le ricchezze mafiose, così come avevano richiesto veramente i nostri eroi Giovanni Falcone, Salvatore Borsellino, Boris Giuliano e tutti i poliziotti e carabinieri caduti in quella lotta prometeica.

Tutto questo, quindi, costituisce una risposta alla domanda di sicurezza e forse molto di più un'inversione di tendenza.

Per questo voterò e sosterrò convintamente questa legge di conversione del decreto-legge.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Alberti Casellati, Caliendo, Ciampi, Collino, De Gregorio, Firrarello, Mantica, Mantovani, Martinat, Palma, Rossi Nicola, Stancanelli e Viespoli.

 

E' assente per incarico avuto dal Senato il senatore Chiti, per attività di rappresentanza del Senato (fino alle ore 11.45).

 

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatore Costa Rosario Giorgio

Modifiche alla legge 13 maggio 1985, n. 190, sul riconoscimento giuridico dei quadri intermedi (762)

(presentato in data 11/6/2008);

 

senatore Costa Rosario Giorgio

Disciplina del lavoro dei professionisti dipendenti (763)

(presentato in data 11/6/2008);

 

senatori Fleres Salvo, Piscitelli Salvatore, Amato Paolo, Ferrara Mario

Istituzione del Difensore civico nazionale (764)

(presentato in data 18/6/2008);

 

senatore Fleres Salvo

Norme per la vendita dei pastigliaggi (765)

(presentato in data 11/6/2008);

 

DDL Costituzionale

senatori Sbarbati Luciana, Musi Adriano

Modifiche all'articolo 139 della Costituzione (766)

(presentato in data 11/6/2008);

 

senatori Negri Magda, Molinari Claudio

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (767)

(presentato in data 11/6/2008);

 

DDL Costituzionale

senatori Bricolo Federico, Bodega Lorenzo, Divina Sergio, Aderenti Irene, Boldi Rossana, Cagnin Luciano, Filippi Alberto, Franco Paolo, Garavaglia Massimo, Leoni Giuseppe, Maraventano Angela, Mauro Rosa Angela, Mazzatorta Sandro, Montani Enrico, Monti Cesarino, Mura Roberto, Pittoni Mario, Rizzi Fabio, Stiffoni Piergiorgio, Torri Giovanni, Vaccari Gianvittore, Vallardi Gianpaolo, Valli Armando

Indizione di referendum per l'approvazione della ratifica del Trattato di Lisbona (768)

(presentato in data 12/6/2008);

 

DDL Costituzionale

senatori Bricolo Federico, Bodega Lorenzo, Divina Sergio, Aderenti Irene, Boldi Rossana, Cagnin Luciano, Filippi Alberto, Franco Paolo, Garavaglia Massimo, Leoni Giuseppe, Maraventano Angela, Mauro Rosa Angela, Mazzatorta Sandro, Montani Enrico, Monti Cesarino, Mura Roberto, Pittoni Mario, Rizzi Fabio, Stiffoni Piergiorgio, Torri Giovanni, Vaccari Gianvittore, Vallardi Gianpaolo, Valli Armando

Modifica all'articolo 11 della Costituzione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea (769)

(presentato in data 12/6/2008);

 

senatore D'Alia Gianpiero

Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza (770)

(presentato in data 12/6/2008);

 

senatore D'Alia Gianpiero

Modifiche all'ordinamento giudiziario di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, e al codice di procedura penale, per l'istituzione della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e delle direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo, nonchè aumento del ruolo organico della magistratura (771)

(presentato in data 12/6/2008);

 

senatore Cossiga Francesco

Ripristino della tradizionale denominazione dell'ufficio di Ministro della Giustizia (772)

(presentato in data 12/6/2008);

 

senatori Mongiello Colomba, Amati Silvana

Disposizioni per il controllo e la tracciabilità delle armi di cui alla legge 18 aprile 1975, n. 110, e per la lotta al traffico internazionale illecito di armi (773)

(presentato in data 12/6/2008);

 

senatore Caruso Antonino

Modifica al codice civile in materia di tutela temporanea della salute dei soggetti impossibilitati a provvedervi personalmente (774)

(presentato in data 12/6/2008);

 

senatori Li Gotti Luigi, Belisario Felice, Astore Giuseppe, Bugnano Patrizia, Caforio Giuseppe, Carlino Giuliana, De Toni Gianpiero, Di Nardo Aniello, Giambrone Fabio, Lannutti Elio, Mascitelli Alfonso, Pardi Francesco, Pedica Stefano, Russo Giacinto

Trasferimento di risorse finanziarie giacenti nei depositi giudiziari, a favore del Ministero della Giustizia (775)

(presentato in data 12/6/2008).

 

Interrogazioni, apposizione di nuove firme

I senatori Baio e Di Giovan Paolo hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-00024 della senatrice Garavaglia.

Interpellanze

POLI BORTONE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:

il XIV Ente lirico d'Italia, costituito con legge 11 novembre 2003, n. 310, recante il titolo «Costituzione della "Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari", con sede in Bari, nonché disposizioni in materia di pubblici spettacoli, fondazioni lirico-sinfoniche e attività culturali», pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 267 del 17 novembre 2003, è, come gli altri, «operante nel settore musicale, di prioritario interesse nazionale, sottoposto alle disposizioni della legge 14 agosto 1967, n. 800, del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, e del decreto-legge 24 novembre 2000, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 gennaio 2001, n. 6» (art. 1 comma 1);

la Corte costituzionale, con la sentenza n. 128 del 2008 che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'esproprio del "bene immobile in cui ha sede il teatro" disposto in favore del Comune di Bari, ha anche considerato il ruolo assunto dal XIV Ente lirico d'Italia, "Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari";

prima ha statuito che «nessun collegamento sarebbe ravvisabile tra (...) la straordinaria necessità ed urgenza di interventi di carattere finanziario per il riequilibrio dei conti pubblici nonché di le misure per il riordino di settori della pubblica amministrazione e la previsione dell'esproprio del Teatro Petruzzelli»;

poi ha statuito che «Nessun collegamento è ravvisabile tra tali premesse e la previsione dell'esproprio del teatro Petruzzelli (…) al pari dello spostamento all'anno 2010 dell'applicazione delle norme generali sulle fondazioni lirico-sinfoniche alla Fondazione del Petruzzelli di Bari, come previsto nella legge istitutiva, per consentire alla Fondazione stessa di organizzare la produzione in maniera più efficiente, e dell'attribuzione di un contributo straordinario per il completamento dei lavori di restauro»;

in particolare, riguardo alla finalità di "garantire la celere ripresa delle attività culturali di pubblico interesse presso il teatro Petruzzelli di Bari", la Corte costituzionale ha dichiarato: «la riorganizzazione dell'attività di una fondazione lirica, che intervenga anche sul regime della titolarità degli immobili adibiti a teatro, non presenta di per sé il carattere della straordinaria necessità ed urgenza, risolvendosi invece in una ordinaria modificazione degli assetti stabiliti per la gestione delle attività culturali in ambito locale; e la ripresa dell'attività culturale non appare collegata, quanto meno secondo un rapporto di immediatezza qualificabile in termini di urgenza, sia pure relativa, alla titolarità di beni immobili utilizzati per lo svolgimento delle attività teatrali, e quindi alla esigenza di convertire in proprietà pubblica quella dei privati»;

a giudizio dell'interpellante, ne deriva la conseguenza che, non essendo il XIV Ente lirico d'Italia, "Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari", più in alcun modo collegato al teatro Petruzzelli a seguito dell'intervenuta abrogazione dell'art. 1, comma 6, della legge che lo ha costituito (n. 310 del 2003), il XIV Ente lirico d'Italia è una frode alla pubblica fede;

considerato che:

i nomi dei beni culturali (Louvre, Filarmonica di Vienna, Bolshoi di Mosca, La Scala di Milano) indicano la provenienza, cioè la fonte di produzione geografica e culturale della memoria;

i loghi e i marchi dei beni culturali, che a volte sono anche "aziende di rilevanza pubblicistica" (come il teatro Petruzzelli, la Biblioteca nazionale di Roma, il teatro La Scala di Milano) designano i prodotti dell'attività d'impresa;

il XIV Ente lirico d'Italia non è collegato al teatro Petruzzelli; non è collegato all'azienda teatrale ed al suo marchio; non è collegato alle qualità e prerogative di rilevanza pubblicistica del teatro e delle sue attività perché anche queste sono di appartenenza privata, come risulta da sentenze passate in giudicato;

tuttavia, è "organismo di diritto pubblico". I componenti del suo Consiglio d'amministrazione rappresentano gli enti che li hanno designati, ma ne pregiudicano gli interessi, perché la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Bari sono legati alla proprietà privata dal Protocollo del 21 novembre 2002,

l'interpellante chiede di sapere se il Governo intenda chiarire in base a quali ragioni:

la Regione Puglia, la Provincia ed il Comune di Bari, raggiunta tra loro un'intesa con il Protocollo del 25 ottobre 2002, abbiano approvato e poi ratificato il Protocollo stipulato con la proprietà privata il 21 novembre 2002, presso la sede del Ministero, negoziando l'uso del teatro Petruzzelli e del suo marchio;

la competente Soprintendenza abbia, a quanto risulta all'interpellante, ostacolato l'attuazione degli obblighi assunti con il Protocollo stipulato con la proprietà privata il 21 novembre 2002;

il XIV Ente lirico d'Italia, "Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari", abbia «intrapreso iniziative mediante la divulgazione al pubblico del marchio "Teatro Petruzzelli" allo specifico fine di ottenere sovvenzioni pubbliche e sponsorizzazioni, spendendo la qualità del prodotto dell'azienda-teatro, pur sapendo di non poterne disporre».

(2-00011)

POLI BORTONE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:

il XIV Ente lirico d'Italia è stato costituito con legge dell'11 novembre 2003, n. 310, recante il titolo «Costituzione della "Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari", con sede in Bari, nonché disposizioni in materia di pubblici spettacoli, fondazioni lirico-sinfoniche e attività culturali», pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 267 del 17 novembre 2003;

tale Ente è, come gli altri operante nel settore musicale, di prioritario interesse nazionale, sottoposto alle disposizioni della legge 14 agosto 1967, n. 800, del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, e del decreto-legge 24 novembre 2000, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 gennaio 2001, n. 6 (articolo 1, comma 1);

la legge n. 310 del 2002 ha anche espressamente dichiarato che questo ente «acquisisce, previo accordo con gli enti pubblici territoriali interessati, i diritti d'uso esclusivo sul Teatro Petruzzelli di Bari, in conformità al Protocollo d'intesa, sottoscritto a Roma il 21 novembre 2002, tra la regione Puglia, la provincia ed il comune di Bari e le parti private» (art. 1, comma 6);

come risulta anche dal dibattito parlamentare, la legge n. 310 del 2003 fu votata all'unanimità perché il teatro Petruzzelli è di proprietà privata, come il marchio che ne designa le qualità e prerogative delle attività artistiche di interesse pubblico, e non era possibile affidare alla mano pubblica la sua gestione se non in base all'intesa già raggiunta con gli enti locali;

il comma 6 dell'articolo 1 della legge n. 310 del 2003 è stato abrogato dal decreto-legge n. 262 del 2006, convertito con modificazioni dalla legge n. 286 del 2006;

la disposizione che abroga il comma 6 dell'art. 1 della legge n. 310 del 2003, cioè il collegamento tra il XIV Ente lirico d'Italia e il teatro Petruzzelli tramite l'intesa raggiunta fra gli enti locali e la proprietà privata, è collocata negli articoli del decreto-legge n. 262 del 2006, i quali hanno disposto l'esproprio del teatro Petruzzelli;

la Corte costituzionale, con sentenza n. 128 del 2008 ha dichiarato costituzionalmente illegittima tale espropriazione;

perciò, attualmente, il XIV Ente lirico d'Italia, "Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari", con sede in Bari, non ha alcun collegamento con il teatro Petruzzelli; non ha alcun collegamento con la proprietà dell'immobile in cui ha sede il teatro; non ha alcun collegamento con l'azienda teatrale e con il suo marchio; non ha alcun collegamento con le qualità e prerogative di rilevanza pubblicistica del teatro e delle sue attività perché anche queste sono di appartenenza privata, come risulta da sentenze passate in giudicato, emesse anche nei confronti del Ministero, della Regione, della Provincia e del Comune di Bari,

l'interpellante chiede di sapere se il Governo intenda chiarire con urgenza quali provvedimenti abbia assunto e quali interventi intenda promuovere per la gestione delle attività artistiche di interesse pubblico del teatro Petruzzelli e le relative sovvenzioni pubbliche a tal fine specifico destinate.

(2-00012)

Interrogazioni

ADAMO, BASSOLI, BAIO, MAZZUCONI, VIMERCATI, ROILO - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

come risulta dalle notizie diffuse dagli organi di stampa, nell'ambito di indagini condotte dalla Procura di Milano in merito alla Casa di cura Santa Rita di Milano, sono state emanate quattordici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di primari, ex primari e altri medici della suddetta clinica;

i reati ascritti a tali professionisti sono caratterizzati da una particolare gravità ed efferatezza, dal momento che i capi d'imputazione includono non solo reati contro il patrimonio (sia pure statale), ma anche delitti contro la vita e l'incolumità individuale, come l'omicidio doloso aggravato dall'aver agito con crudeltà e le lesioni personali gravissime;

secondo la tesi accusatoria, gli indagati avrebbero realizzato interventi chirurgici particolarmente invasivi e in taluni casi addirittura mutilanti, persino nei confronti di giovani, in assenza di alcuna necessità o indicazione terapeutica - e dunque in palese violazione delle leges artis - al solo fine di ottenere i rimborsi erogati dalla Regione per ogni intervento o terapia effettuati;

tali episodi, di assoluta gravità, costituiscono solo una parte di una più ampia indagine condotta dalla Procura di Milano, in merito alla situazione della sanità privata in Lombardia, che sta suscitando viva preoccupazione nell'opinione pubblica;

desta inoltre perplessità lo sviluppo, invero anomalo, che la clinica Santa Rita ha avuto, trasformandosi nel giro di pochi anni da piccola clinica di quartiere a struttura classificata di interesse sovracittadino con Pronto soccorso, in una delle zone più congestionate e semicentrali di Milano,

si chiede di sapere:

quali provvedimenti urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare, al fine di tutelare efficacemente i pazienti attualmente ospitati nella Casa di cura Santa Rita;

se ritenga di acquisire le informazioni idonee a chiarire il percorso autorizzativo che ha consentito alla Casa di cura Santa Rita di svilupparsi ed accrescersi nella maniera sopra descritta;

se non ritenga opportuno procedere al monitoraggio e all'eventuale revisione periodica delle tabelle dei DRG, garantendo il corretto uso delle risorse pubbliche nella loro applicazione in relazione a tutte le strutture sanitarie, con particolare riguardo agli ospedali privati accreditati;

se ritenga opportuno fornire ulteriori informazioni in merito alla situazione della sanità privata in Lombardia, alle forme di controllo e monitoraggio già esistenti, e in particolare ai dati acquisiti in sede di indagini, non più coperti da segreto.

(3-00072)

DONAGGIO, FILIPPI Marco - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali - Premesso che:

il progressivo aumento del gasolio sta aggravando in misura significativa la crisi strutturale che già da tempo caratterizza il settore ittico in tutta Europa e in Italia, in particolare in alcune regioni, come il Veneto, nelle quali la pesca rappresenta una delle attività principali del prodotto interno;

il costo del carburante incide, infatti, quasi nella misura del 40 per cento, sulle spese connesse all'attività ittica, riflettendosi direttamente sui salari degli equipaggi, oltre che sui bilanci dell'impresa, in ragione della particolare struttura del contratto "alla parte" che vige in questo settore;

il regolamento comunitario n. 875/2007, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della pesca e recante modifica del regolamento (CE) n. 1860/2004, prevede la concessione, ad ogni azienda, di aiuti de minimis per un massimo di 30.000 euro per triennio. Ne consegue che, avendo l'Italia una flotta di circa 14.000 pescherecci, molti dei quali di piccole dimensioni, l'aiuto subisce un'eccessiva parcellizzazione, finendo con l'essere quasi del tutto inefficace;

nei giorni scorsi il Commissario alla pesca e agli affari marittimi dell'Unione europea ha manifestato l'intenzione di ridiscutere tutto il sistema di produzione e commercializzazione del comparto, adottando così misure efficaci solo nel lungo periodo, come tali inidonee a risolvere i problemi del comparto ittico italiano;

una situazione di grave crisi, come quella che caratterizza la pesca in Italia, richiederebbe l'adozione urgente di misure come l'arresto temporaneo dell'attività ittica, unitamente ad agevolazioni fiscali di certa ed immediata efficacia,

si chiede di sapere:

quali provvedimenti urgenti il Ministro in indirizzo intenda assumere, al fine di fornire un sostegno economico ai pescatori e agli armatori danneggiati dalla crisi del comparto ittico;

se non ritenga di dover disporre l'applicazione del regime speciale agricolo IVA anche agli imprenditori ittici e la riduzione dell'aliquota IRAP per l'intero settore della pesca;

se non ritenga opportuno sollecitare in sede europea, l'adozione di misure idonee a favorire l'ammodernamento del settore, anche al fine di prevenire eventuali crisi future, se del caso aumentando l'entità delle quote de minimis per il settore ittico.

(3-00073)

VITA, VIMERCATI, DI GIOVAN PAOLO, MORRI - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

la Rai, Radiotelevisione italiana, è titolare dei diritti di trasmissione esclusivi per l'Italia dei Campionati europei di Calcio in corso, che ha deciso di trasmettere "in chiaro" per tutti i cittadini;

la trasmissione di tale evento avviene per la prima volta, secondo quanto annunciato dalla stessa Rai, anche in modalità digitale in alta definizione;

l'attuale penetrazione dei televisori compatibili con l'alta definizione sul totale delle famiglie italiane in possesso di televisori, secondo stime industriali, è di circa 4 milioni di unità;

per usufruire del digitale in alta definizione attualmente è necessario disporre di un televisore HD-Ready collegato ad un decoder digitale esterno;

il diritto, ribadito dalla Comunità europea, della neutralità tecnologica, stabilisce che ogni cittadino è libero di scegliere le modalità e la piattaforma tecnologica da utilizzare per effettuare il passaggio al digitale;

grazie a tale diritto, molte centinaia di migliaia di italiani si sono dotati di apparati di ricezione per la tv digitale ad alta definizione nelle modalità trasmissive oggi in essere: satellitare (Sky) e IPTV (Fastweb, Telecom, Tiscali);

allo stato dell'arte praticamente nessun cittadino possiede decoder atti a ricevere l'alta definizione in digitale terrestre ed inoltre sono pochissimi gli italiani che hanno un decoder DTT-HD integrato nel televisore;

l'articolo 26 del Contratto di servizio 2007-2009 tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai Radiotelevisione italiana recante il titolo "Neutralità tecnologica" impegna la concessionaria del servizio pubblico «a realizzare la cessione gratuita, e senza costi aggiuntivi per l'utente, della propria programmazione di servizio pubblico sulle diverse piattaforme distributive, compatibilmente con i diritti dei terzi e fatti salvi gli specifici accordi commerciali»;

l'articolo 28 del medesimo Contratto, recante il titolo "Ricerca e Innovazione" impegna la concessionaria del servizio pubblico, al fine di promuovere l'evoluzione tecnica e lo sviluppo industriale del Paese, a sperimentare la diffusione di contenuti radiotelevisivi mediante l'uso di nuove tecnologie trasmissive quali, tra le altre, l'alta definizione, nel rispetto dei principi di parità di trattamento e non discriminazione;

la Rai dispone di tre diversi multiplex satellitari in grado di garantire la capacità necessaria a diffondere anche attraverso questo mezzo l'alta definizione;

i broadcast IPTV sono già in grado di trasmettere il segnale Rai HD "in chiaro" ai propri abbonati come già avviene per i canali tradizionali;

la Rai, contravvenendo a quel Contratto di servizio recentemente firmato, ha invece deciso che la diffusione degli Europei in HD avverrà esclusivamente attraverso la tecnologia digitale terrestre e solo in cinque aree: Milano, Roma, Torino, Sardegna e Valle d'Aosta;

la diffusione non può essere considerata sperimentale, perché proprio il direttore generale Cappon ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa che questa è da considerarsi molto più di una semplice sperimentazione, bensì come una significativa "prova d'orchestra HD" generale a favore dello sviluppo della tv digitale nel Paese. Ancora, il presidente di RAI way Francesco De Domenico ha dichiarato «tanto più se si pensa che, dopo gli Europei di Calcio, proseguiremo ancora con l'alta definizione via DTT, utilizzandola anche per altri eventi sportivi (tra cui, per esempio, i Mondiali di Ciclismo che si terranno nel mese di settembre a Varese), fino a proporre, nel 2009, regolari trasmissioni HDTV nelle aree italiane all digital, come previsto dal piano industriale aziendale»;

questa scelta, come denunciato anche dall'associazione consumatori Adiconsum, penalizza e discrimina fortemente i cittadini italiani che già sono passati alla ricezione televisiva in digitale in alta definizione, cittadini che peraltro pagano tutti regolarmente il canone;

i decoder digitali terrestri HD, necessari per la ricezione del servizio diffuso dalla Rai, sono disponibili solo adesso e in quantità non superiori alle "poche migliaia", come si evince dalle dichiarazioni degli stessi distributori raccolte dal quotidiano "Il Sole-24 ore" nell'articolo «Goal in Alta Definizione per pochi» pubblicato il 2 giugno 2008, a pagina 9;

tali apparecchi, il cui costo si aggira intorno ai 180 euro, non rispondono alle caratteristiche raccomandate dal consorzio DGTVi, non essendo dotate di middleware per la tv interattiva (MHP) o di sistema di accesso condizionato, elementi necessari per fruire con lo stesso apparecchio delle diverse offerte di tv a pagamento disponibili in Italia,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno attivarsi, per quanto di propria competenza, al fine di garantire la visione dei Campionati europei di calcio in alta definizione su tutte le piattaforme digitali, nel rispetto dei principi di neutralità tecnologica, di parità di trattamento e di non discriminazione sanciti dal contratto di servizio.

(3-00075)

BAIO, BASSOLI - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

il reparto di cardiologia pediatrica dell'ospedale di Niguarda di Milano è tra i più antichi e prestigiosi d'Italia, ed è operativo dal 1981;

attualmente in detto reparto vengono eseguiti mediamente 400 ricoveri ordinari all'anno e praticati circa 150-200 interventi cardiochirurgici, mentre nel laboratorio di emodinamica vengono eseguite circa 160 procedure per anno di cui la maggior parte con finalità terapeutiche;

il 30 per cento dell'attività è rivolta agli adulti con cardiopatia congenita, il 70 per cento ai bambini cardiopatici e il reparto dispone di 10 posti letto, che sono sempre occupati da degenze medie di 5,5 giorni;

la cardiologia pediatrica attualmente è parte integrante del dipartimento cardiologico e cardiochirurgico, con il quale condivide gli spazi e le apparecchiature;

dal 2007 è iniziato un processo di accorpamento di posti letto della cardiologia pediatrica a quelli del dipartimento materno-infantile;

l'ospedale di Niguarda sta costruendo il nuovo complesso che consisterà in due piastre tra loro lontane. Nella prima, che diverrà operativa entro la fine del 2009, verrà allocata la cardiologia, mentre nella seconda piastra, probabilmente operativa nel 2012, si realizzerà il dipartimento materno-infantile, che attualmente si trova in un padiglione distante sia dall'attuale che dalla futura cardiologia;

la distribuzione dei letti nelle nuove piastre avverrà secondo criteri di intensità di assistenza e, in base a questa organizzazione, la cardiologia pediatrica non è prevista nella piastra a maggior livello di assistenza dove, come detto, verrà a trovarsi la cardiologia, bensì in quella in cui è destinato il Dipartimento materno-infantile;

gli obiettivi 2008, sia della Direzione che delle strutture di Cardiologia pediatrica e di Pediatria, prevedono il trasferimento dell'attività "pediatrica" della cardiologia pediatrica nel Dipartimento materno-infantile; con attuazione dall'autunno 2008;

il trasferimento comporta diverse criticità, quali la riduzione dei letti da dieci a quattro in pediatria e due in cardiologia e l'allocazione dei letti pediatrici in un ambiente dal punto di vista alberghiero sicuramente migliore, ma inadatto alla gestione del bambino cardiopatico con problematiche ancora aperte che sono presenti mediamente nel 60 per cento dei pazienti ricoverati;

la lontananza delle camere operatorie dalla rianimazione postcardiochirurgica, dal laboratorio di emodinamica, dal laboratorio di elettrofisiologia e dai servizi di diagnostica incruenta comporterebbe la previsione della replica della diagnostica incruenta nel dipartimento materno-infantile,

si riscontrerebbe anche una gestione dei pazienti allocati in ambienti lontani tra loro con organico medico esiguo e non ripianato dopo il pensionamento di una unità;

il trasferimento di parte della cardiologia pediatrica nel Dipartimento materno-infantile potrebbe essere fatto solo con la ristrutturazione in tale sede di una unità cardiologica a sé stante e con caratteristiche proprie della cardiologia; nell'ambito poi della nuova piastra dovrebbe essere prevista l'allocazione di una camera operatoria cardiochirurgica e di letti di terapia intensiva con personale adeguatamente addestrato alla gestione del bambino cardiopatico. In alternativa andrebbe ridiscusso il mantenimento della cardiologia pediatrica nell'ambito della cardiologia anche nella nuova piastra;

considerato che:

la cardiologia pediatrica è una branca della cardiologia con la quale condivide tutti i processi diagnostici e assistenziali, mentre non ha funzionalità comuni con la pediatria, se non l'età dei pazienti;

i cardiologi pediatri, specialisti in cardiologia, trattano le patologie cardiologiche del bambino, rappresentate prevalentemente dalla cardiopatie congenite, e, per competenza, continuano a seguire anche gli adulti con cardiopatia congenita,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga che la riorganizzazione del complesso ospedaliero non leda il principio di cui all'articolo 32 della Costituzione, relativamente al diritto del cittadino alla salute e alla cura pieno ed efficace;

se, nel pieno rispetto del federalismo sanitario, di cui all'articolo 117 della Costituzione, riscontri che questo processo riorganizzativo non risponda ai principi adottati dall'Organizzazione mondiale della sanità al riguardo e ai requisiti adottati dalle altre strutture ospedaliere lombarde e italiane.

(3-00076)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

ANTEZZA, ANDRIA, BUBBICO, CHIURAZZI, DE CASTRO, MONGIELLO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico - Premesso che:

la regione Basilicata, nel corso dell'anno 2007, ha subito una crisi idrica di rilevanti dimensioni, che rischia di aggravare ulteriormente la situazione economica della regione, con particolare riguardo al settore a maggior rischio, quello agricolo;

tale crisi si è ripetuta in modo del tutto simile a quella già registrata negli anni 2000-2001, a seguito della quale era stato riconosciuto lo stato di emergenza idrica in Basilicata e in Puglia;

secondo le ultime rilevazioni, gli schemi idrici interregionali che interessano la regione Basilicata e la Puglia, alimentati dalle dighe ubicate in territorio lucano del Pertusillo e di Monte Cotugno, hanno registrato alla data del 3 giugno 2008 una disponibilità complessiva di 196,3 milioni di metri cubi, con un deficit di circa 250 milioni di metri cubi rispetto al 2007 e di circa 371 milioni di metri cubi rispetto al 2006;

le suddette scarse disponibilità consentono, in Basilicata, di garantire il soddisfacimento del fabbisogno idrico esclusivamente per l'uso potabile, mentre per l'uso irriguo non è stato, e non è, attualmente, possibile assicurare neanche le dotazioni necessarie per il mantenimento delle colture arboree più rilevanti per l'imprenditoria agricola;

considerato che:

la Regione Basilicata, attraverso il proprio Dipartimento agricoltura, e l'Autorità di bacino della Basilicata, già a partire dal mese di febbraio 2008, hanno condiviso, insieme ai Consorzi di bonifica, un percorso per fronteggiare la situazione caratterizzata da carenza di approvvigionamento sia nell'immediato, sia per il medio e lungo periodo;

la Regione Basilicata, con la delibera di Giunta regionale n. 708 del 21 maggio 2008 ha provveduto a stanziare, con fondi a carico del bilancio regionale, i primi 2 milioni di euro per la realizzazione degli interventi finalizzati al recupero delle fluenze libere dei corsi d'acqua con impianti di sollevamento ed il riefficientamento dei pozzi esistenti nell'area Metapontina;

è stato redatto un programma per fronteggiare l'emergenza idrica in Basilicata, per l'importo complessivo di oltre 80 milioni di euro che consentirebbe al comparto agricolo di avere a disposizione le necessarie risorse per coprire il proprio fabbisogno complessivo;

per fronteggiare le situazioni più urgenti in grado di produrre benefici immediati per i cittadini e le imprese agricole della regione Basilicata occorrerebbero, nell'immediato, all'incirca 6,5 milioni di euro, secondo le prime stime effettuate dal Dipartimento Agricoltura,

si chiede di sapere:

se il Governo intenda riconoscere lo stato di emergenza idrica per la Regione Basilicata;

se intenda assicurare alla Regione Basilicata, entro brevi termini, parte delle risorse finanziarie necessarie a fronteggiare le situazioni di emergenza idrica più urgenti e per sostenere le imprese agricole, i cui ordinamenti colturali risultano limitati dalle esigue disponibilità idriche;

se non ritenga opportuno prevedere, in occasione della legge finanziaria per l'anno 2009, lo stanziamento di risorse finalizzate alla piena realizzazione delle opere contenute nel programma per l'emergenza idrica redatto dalla Regione Basilicata, necessarie al superamento delle situazioni di emergenza idrica che si sono ripetute più volte nel corso degli ultimi anni.

(3-00074)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

SARO, COLLINO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

con interpello presentato nel 2008 la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Trieste ha chiesto chiarimenti in merito alla possibilità di detrarre l'IVA ed il costo sostenuto per l'acquisto del carburante presso i distributori siti in Slovenia;

in particolare, il predetto ente ha posto quesiti per sapere se: un soggetto italiano (impresa o professionista munito di partita IVA) possa legittimamente contabilizzare a proprio credito l'IVA sugli acquisti di benzina e gasolio effettuati in Slovenia, e se un soggetto italiano (impresa o professionista munito di partita IVA) possa legittimamente dedurre, contabilizzandoli fra i costi aziendali gli acquisti di carburante effettuati in Slovenia, nella stessa misura in cui ciò è ammesso per gli acquisti di carburante effettuati in Italia;

in data 16 marzo 2008, l'Agenzia delle entrate - Direzione regionale del Friuli-Venezia Giulia - ha reso un parere riguardo al problema del trattamento fiscale degli acquisti di carburante fatti in Slovenia ai fini dell'IVA e delle imposte dirette;

il parere dell'amministrazione ha evidenziato che tanto la detrazione ai fini Iva, quanto la deduzione del costo sostenuto per l'acquisto in Slovenia del carburante da soggetti esercenti impresa, arte o professione in Italia siano legate al fatto che il consumo dello stesso avvenga in occasione di viaggi per lavoro in tale Paese;

risulta agli interroganti che, a livello locale, per le ditte di autotrasporto della fascia confinaria - che recentemente hanno stipulato un accordo commerciale con una fornitrice slovena per l'acquisto del gasolio, a prezzo più concorrenziale rispetto a quello italiano - non sarebbe possibile avere alcun vantaggio fiscale se il carburante acquistato oltre confine non fosse consumato in Slovenia, con onere di fornirne prova in capo al contribuente;

il problema dovrebbe essere esaminato separatamente con riferimento all'IVA e alla deduzione del costo;

con riferimento all'IVA, occorrerebbe fare una distinzione fra ditte di autotrasporto, che in base alle norme IVA slovene hanno diritto a richiedere (a determinate condizioni) l'integrale rimborso all'autorità di quel Paese per gli acquisti di carburante ivi effettuati, e tutti gli altri soggetti che, viceversa, non hanno diritto a detto rimborso;

con riferimento alla deduzione del costo, non avrebbe senso, a giudizio degli interroganti, la conclusione cui perviene l'Agenzia delle entrate, la quale osserva che la circolare n. 20 del 16 giugno 1984, in relazione alle condizioni per la deducibilità delle spese per l'acquisto all'estero del carburante da parte di esercente autotrasporto di merci per conto terzi, specifica che è necessario che le spese in parola siano comprovate da idonea documentazione conservata secondo le modalità e nei termini stabiliti dall'articolo 22 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.600, recante "Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi";

le norme di deducibilità di cui agli articoli 109 e 164 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, fissano regole applicabili oggettivamente (deduzioni al 100 per cento per imprese di autotrasporto a vario titolo, 80 per cento per gli agenti e rappresentanti e 40 per cento per gli altri soggetti esercenti arti e professioni), senza alcun vincolo di territorialità;

in tal modo, il soggetto che acquista carburante oltre confine non è sottoposto ad alcun obbligo di dimostrare dove ha successivamente effettuato le proprie trasferte di lavoro. Ciò diversamente da quanto è previsto per le cosiddette spese per viaggi e trasferte, oneri per i quali l'inerenza della trasferta dev'essere dimostrata caso per caso,

gli interroganti chiedono di sapere se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro in indirizzo non ritenga di intervenire presso l'Agenzia delle entrate - Direzione regionale del Friuli-Venezia Giulia, per sollecitare ulteriori chiarimenti in materia.

(4-00148)

COMPAGNA, PARAVIA, FASANO, SIBILIA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e per i rapporti con le Regioni - Premesso che:

l'Ente Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, creato con la legge quadro sulle aree protette del 6 dicembre 1991, n. 394, nacque dalla necessità di tutelare l'area del Cilento dalle speculazioni edilizie spesso connesse al cosiddetto turismo di massa;

soprattutto nel corso degli ultimi anni il Parco ha attraversato una stagione di incurie, inefficienze e degrado, caratterizzata da una pessima gestione delle proprie risorse e dei propri poteri, più volte segnalata dagli organi di stampa;

non sono mancati, in varie vicende, esposti, diffide, denunce alle Procure della Repubblica, o anche ricorsi al TAR ed appelli alle Soprintendenze per i beni culturali;

solo negli ultimi giorni della XV Legislatura, per far fronte alla crisi del Parco, aggravata dallo stallo prodotto dal lungo commissariamento, furono nominati il Presidente del Parco e i due rappresentanti delle associazioni ambientaliste in seno al Consiglio direttivo;

considerato che:

il nuovo Presidente dell'Ente Parco, che ricopre in provincia di Salerno anche l'incarico di Presidente della Fondazione Ravello (organizzatrice dell'omonimo Festival), ha ultimamente ritenuto di doversi dimettere dalla carica;

i due esponenti di associazioni ambientaliste esprimerebbero ambienti, o meglio sigle, riferibili esclusivamente all'ambientalismo di cui era espressione politica il Ministro dell'ambiente pro tempore, sicché la loro nomina ha suscitato critiche e perplessità da parte del più vasto mondo delle associazioni di tutela ambientale e paesaggistica;

il ruolo e l'attività del Parco non sembrano aver ritrovato credibilità dalle nomine del 15 e del 23 gennaio 2008,

gli interroganti chiedono di sapere come i Ministri in indirizzo come valutino la situazione attuale del Parco e se intendano o meno avvalersi delle prerogative previste dalla legge n. 145 del 2002, quanto meno nei confronti dei due membri del Consiglio direttivo. In quest'ultimo caso non serve alcuna concertazione con il Presidente della Regione Campania.

(4-00149)

MENARDI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

con comunicato n. 12 del 6 dicembre 2007, protocollo n. 95991, il Direttore centrale per le risorse umane dell'Agenzia del territorio emanava interpello per il conferimento di incarichi dirigenziali, tra i quali venivano individuate le posizioni di direttore dell'Ufficio provinciale di Novara e di responsabile del settore gestione banche dati e servizi tecnici dell'Ufficio provinciale di Cuneo;

con nota 6 febbraio 2008, protocollo n. 10510, la suddetta Direzione centrale comunicava a diversi partecipanti al sopra citato interpello l'esclusione dallo stesso in quanto il riscontro effettuato, pur avendo evidenziato le significative esperienze maturate ed il livello professionale raggiunto da costoro, aveva individuato candidature con profili caratterizzati da maggior corrispondenza con quelli richiesti per il conferimento degli incarichi;

nei casi gli Uffici provinciali di Novara e Cuneo esiste una palese ed oggettiva carenza di titoli e di esperienze professionali dei vincitori di tali procedure rispetto al profilo richiesto;

il Governo in carica ha più volte proclamato come assolutamente necessaria una valutazione di tipo meritocratico e trasparente nell'individuazione della nuova dirigenza,

l'interrogante chiede di sapere quali iniziative si intendano assumere per correggere provvedimenti che appaiono non solo ingiusti e penalizzanti per i funzionari esclusi, ma addirittura irrispettosi delle norme di buona e corretta gestione delle risorse umane.

(4-00150)

POLI BORTONE - Ai Ministri dello sviluppo economico e per le politiche comunitarie - Considerato che:

il campo d'applicazione della politica comune della pesca è esteso a conservazione, gestione e sfruttamento delle risorse acquatiche vive e all'acquacoltura, così come alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura, laddove tali attività sono realizzate nel territorio degli Stati membri o nelle acque comunitarie ovvero da parte di pescherecci comunitari o di cittadini degli Stati membri, tenendo presenti le disposizioni dell'articolo 117 della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, fatta salva la responsabilità primaria dello Stato di bandiera;

il Fondo europeo per la pesca (FEP) stanzia per l'Italia, per il periodo 2007-2013, solo 770 milioni di euro, e quindi toccherà al Governo italiano trovare le ulteriori risorse necessarie per contrastare la crisi nel settore della pesca;

il gasolio per alimentare i motori dei pescherecci ha subito forti rialzi negli ultimi anni passando da 0,34 euro, agli attuali 0,910; un peschereccio ne consuma circa 800 litri al giorno con una spesa media mensile di circa 12.000 euro che rende economicamente svantaggiosa qualsiasi attività commerciale,

si chiede di conoscere:

quali misure il Governo intenda attivare per risolvere, nel minor tempo possibile, la crisi che attanaglia, oramai da troppo tempo, il settore della pesca;

se non sia necessario intervenire, a livello europeo, per rinegoziare i fondi destinati alla pesca, magari togliendoli da altre attività che sicuramente porteranno un valore aggiunto in termini di immagine dell'Unione europea ma non aiutano contro il "caro vita".

(4-00151)

POLI BORTONE - Al Ministro per i rapporti con le Regioni - Considerato che:

come previsto dalla legge finanziaria per il 2007, sussiste l'obbligo per tutti gli enti pubblici di pubblicare l'elenco degli incarichi esterni con relativi compensi;

sul sito della Regione Puglia figurano oltre 74 consulenti dei settori regionali e sei consulenti della Presidenza (con stipendi annui che arrivano a 83.520 euro), che, nel complesso, incidono sul bilancio regionale per oltre 1,8 milioni di euro;

la Regione Puglia, in questi anni, ha preferito esternalizzare le consulenze in settori strategici dello sviluppo regionale, anziché far gestire le stesse all'interno dell'istituzione, ad un costo decisamente inferiore, utilizzando professionisti formati dalla stessa Regione come i diplomati del master in "Regional public management",

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno verificare i dati forniti dalla Regione Puglia e confrontarli con quelli dichiarati dalle altre Regioni italiane;

se non sia il caso di limitare tali spese, spesso dettate più da ragioni clientelari che da effettivo bisogno, magari utilizzando soggetti già formati ad hoc dall'ente Regione.

(4-00152)

POLI BORTONE - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e per le politiche comunitarie - Premesso che:

gli agrofarmaci sono sostanze attive utilizzate per la difesa delle piante al fine di incrementare il rendimento della produzione agricola soprattutto in alcune zone del Sud Italia dove si assiste ciclicamente ad invasioni di insetti dannosi per l'agricoltura;

un impiego mirato degli agrofarmaci è pertanto un requisito indispensabile per una strategia di difesa integrata e contribuisce a far arrivare sulla tavola frutta e verdura di elevata qualità, garantendo al contempo la redditività per i produttori e la protezione dell'ambiente;

il 23 ottobre 2007 è stata votata al Parlamento europeo la revisione della direttiva 91/414/CEE che, qualora dovesse incontrare il parere positivo del Consiglio europeo, introdurrà nuovi criteri di esclusione all'utilizzo di agrofarmaci arrivando non solo ad eliminare oltre il 65% delle sostanze attive attualmente utilizzabili in agricoltura, ma anche a rendere più difficoltosa l'introduzione di nuovi prodotti fitosanitari;

valutando favorevolmente la posizione di compromesso presentata dalla Presidenza di turno slovena che, per quel che riguarda i cut-off criteria, prevede per le sostanze CMR1 ed M2 l'accettazione di criteri di esclusione basati sulla valutazione di pericolo dove invece lascia le CR2 ad un approccio basato sul rischio,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno, per quanto di competenza, intervenire in sede di Consiglio europeo e Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti dell'Unione europea) affinché valutino attentamente la proposta di compromesso della Presidenza Slovena;

se non credano che l'accettazione dei limiti imposti nella posizione comune della Commissione europea costituisca un possibile danno per l' agricoltura Italiana;

se non ritengano opportuno chiarire la posizione del Governo italiano in materia di utilizzo di agrofarmaci.

(4-00153)

VALENTINO, COMPAGNA - Ai Ministri del lavoro, salute, politiche sociali e della giustizia - Premesso che:

la Commissione d'inchiesta parlamentare sull'efficacia ed efficienza del Sistema sanitario nazionale già nel dicembre 2007 aveva registrato le gravi anomalie esistenti nell'ambito della clinica Santa Rita di Milano;

tale stato di cose era stato accertato da vari controlli effettuati dagli organi regionali, talché vi era assoluta certezza del clima di illiceità diffusa che caratterizzava quella struttura Sanitaria;

in ragione di tale quadro di insieme, appare evidente che anche gli organi inquirenti avessero cognizione di ciò che si stava verificando e dei pericoli che avrebbero potuto ulteriormente verificarsi perdurando le attività contra legem emerse sia durante dai controlli effettuati dalla Regione che nell'ambito dell'inchiesta parlamentare,

gli interroganti chiedono di conoscere:

quali strategie processuali abbiano indotto gli inquirenti milanesi a ritardare almeno di sei mesi l'adozione di iniziative di rigore;

se nell'arco di questi mesi vi siano stati interventi sanitari che abbiano inciso negativamente sulla salute dei pazienti;

se sulla base di tale complesso quadro generale non appaia necessario effettuare un'ampia e puntuale ricognizione tesa ad accertare l'eventuale sussistenza di eventi quali quelli paventati in precedenza.

(4-00154)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

  

7a Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport):

 

3-00075, dei senatori Vita ed altri, sui decoder italiani per l'alta definizione per vedere i Campionati europei di calcio.

  

 

  

Avviso di rettifica

 

 

Nel Resoconto sommario e stenografico della 17a seduta pubblica dell'11 giugno 2008, a pagina 64, terzo capoverso, sostituire le parole: "Sen. Peterlini. - Riforma del titolo V della Parte II della Costituzione (30)" con le altre: "Sen. Peterlini. - Disposizioni concernenti l'erogazione anticipata dell'assegno di mantenimento a tutela del minore (30)".

 

Nello stesso resoconto, a pagina 65, sesto capoverso, sostituire le parole: "Sen. Baio. - Modifica alla legge 22 maggio 1975, n. 152, in materia di tutela dell'ordine pubblico (288)" con le altre: "Sen. Baio ed altri. - Norme in materia di diagnosi precoci neonatali obbligatorie in ambito di malattie metaboliche ereditarie (288)".