SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

20a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 

MARTEDÌ 17 GIUGNO 2008

(Antimeridiana)

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Presidenza del presidente SCHIFANI

 

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Italia dei Valori: IdV; Il Popolo della Libertà: PdL; Lega Nord Padania: LNP; Partito Democratico: PD; UDC, SVP e Autonomie: UDC-SVP-Aut; Misto: Misto; Misto-MPA-Movimento per l'Autonomia: Misto-MPA.

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RESOCONTO SOMMARIO

 

Presidenza del presidente SCHIFANI

 

La seduta inizia alle ore 11,07.

Sul processo verbale

AMATI, segretario. Dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 12 giugno.

PERDUCA (PD). Chiede che sia apportata una correzione al resoconto stenografico della 17a seduta e che sia posto in votazione il processo verbale, verificando la presenza del numero legale.

 

Previa verifica del numero legale, il Senato approva il processo verbale della seduta antimeridiana del 12 giugno.

 

Comunicazioni della Presidenza

 

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

 

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 11,12 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Sull'ennesima tragedia legata all'immigrazione clandestina

e sulle morti nei luoghi di lavoro

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui l'intera Assemblea). Esprime sentimenti di forte solidarietà umana per le vittime delle tragedie sul mare che, con crescente frequenza, colpiscono gruppi di persone che tentano di giungere clandestinamente in Italia ed apprezzamento per coloro che si prodigano nelle operazioni di soccorso. La tragedia ripropone all'attenzione la questione dell'immigrazione clandestina, che deve essere affrontata con un'azione concertata a livello europeo. In segno di lutto e nel ricordo, nel giorno dei funerali, dei sei operai siciliani morti per un incidente sul lavoro, invita l'Assemblea a osservare un minuto di raccoglimento. (L'Assemblea osserva un minuto di raccoglimento).

ZANDA (PD). A nome del Partito Democratico, esprime cordoglio per l'ennesima tragedia che si è consumata nel Mediterraneo. Auspica un ampio accordo internazionale per adottare misure preventive dell'immigrazione clandestina: chiede che il Governo riferisca al Senato su una strategia di prevenzione, invece che di velleitario tentativo di contenimento del fenomeno, del fenomeno. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico della richiesta.

Per una sollecita calendarizzazione della mozione n. 1

PARAVIA (PdL). Sollecita la calendarizzazione della mozione che chiede lo scioglimento del Consiglio regionale della Campania, in relazione al protrarsi dell'emergenza rifiuti.

PRESIDENTE. La proposta sarà esaminata nella prossima Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari.

Seguito della discussione del disegno di legge:

(692) Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (Relazione orale)

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta antimeridiana del 12 giugno si è conclusa la discussione generale.

CASSON (PD). Chiede alla Presidenza di dare lettura della missiva inviata dal Presidente del Consiglio al Presidente del Senato, nella quale, come si è appreso da notizie di stampa, verrebbero toccate delicate questioni istituzionali, come l'immunità per le più alte cariche dello Stato.

BELISARIO (IdV). Condivide la richiesta del senatore Casson, sottolineando che la lettera del presidente Berlusconi configura un'interferenza indebita nei lavori del Senato.

PRESIDENTE. La Presidenza aveva già deciso autonomamente di dare lettura della missiva nel momento più corretto dal punto di vista procedurale, cioè dopo le repliche.

CECCANTI (PD). Presenta una questione pregiudiziale in relazione all'emergere di nuovi elementi che modificano il senso del disegno di legge di conversione. La lettera del presidente Berlusconi rivela, infatti, la provenienza governativa di proposte di modifica del decreto-legge, presentate formalmente dai relatori, che sono prive di attinenza con la materia della sicurezza e sono motivate dall''esigenza di sospendere un procedimento penale a carico del Presidente del Consiglio, in attesa di poter riproporre nuove forme di immunità per le più alte cariche dello Stato. Tale emendamento, che dovrebbe essere dichiarato inammissibile, pone delicati problemi di costituzionalità ed elude di fatto il controllo di legittimità del Presidente della Repubblica ed parere delle Commissioni parlamentari competenti. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. La questione pregiudiziale non è proponibile, essendo stata dichiarata chiusa la discussione generale. La Presidenza si pronuncerà sull'ammissibilità delle proposte emendative, cui ha fatto riferimento il senatore Ceccanti, in una successiva fase procedurale.

LEGNINI (PD). Non condivide l'interpretazione presidenziale dell'articolo 93, secondo comma, del Regolamento, che ammette, anche nel corso della discussione, la presentazione di questioni pregiudiziali quando essa sia giustificata dall'emergere di nuovi elementi nel dibattito. Trattandosi di questione delicata, attinente al vaglio di costituzionalità, chiede che su di essa si pronunci la Giunta per il Regolamento e che l'ammissibilità della pregiudiziale sia votata dall'Assemblea. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

LI GOTTI (IdV). Fa appello alla sensibilità del Presidente affinché, sulla base di un'interpretazione saggia e dinamica del Regolamento del Senato, venga ammessa la questione pregiudiziale proposta dal senatore Ceccanti, specie in considerazione del fatto che gli emendamenti presentati sono assai numerosi e incidenti su diverse e svariate materie: dalla modifica dei compiti del Consiglio superiore della magistratura, alle norme di attuazione del codice di procedura penale, passando per l'aumento delle piante organiche della magistratura. Stigmatizza infine il comportamento dei Presidenti della 1ª e della 2ª Commissione permanente i quali, dopo aver invitato l'opposizione a ritirare emendamenti in materia di sicurezza, con la motivazione che essi avrebbero stravolto il contenuto del decreto-legge, hanno essi stessi presentato in Aula proposte emendative tali da alterare in modo significativo il contenuto originario del provvedimento. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

ADAMO (PD). Invita il Presidente a consentire l'ammissione della questione pregiudiziale proposta, visto che gli emendamenti presentati sono numerosi e assai significativi e posto che si rischierebbe, in caso contrario, di far venir meno il clima collaborativo e costruttivo che ha caratterizzato il lavoro nelle Commissioni. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

CASSON (PD). La questione pregiudiziale presentata trova fondamento, oltre che nel Regolamento del Senato, nella stessa Carta costituzionale, posto, ad esempio, che l'emendamento 2.0.800 contrasta palesemente con il principio della obbligatorietà dell'azione penale e con quello dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura dal potere politico. Al fine di evitare una rottura della legalità costituzionale, è quindi opportuno che l'Aula si pronunci sull'ammissibilità della questione pregiudiziale avanzata dal senatore Ceccanti.

PRESIDENTE. È prassi consolidata, senza eccezione alcuna, quella per cui non può essere ammessa la presentazione di questioni pregiudiziali dopo la chiusura della discussione generale. Inoltre l'articolo 93, comma 7, del Regolamento del Senato, esplicita che le questioni in oggetto non sono ammesse nei confronti degli articoli e degli emendamenti. Ribadisce infine che l'Aula ha a disposizione altri strumenti per valutare l'opportunità del prosieguo dell'esame del disegno di legge di conversione.

INCOSTANTE (PD). Facendo propria la richiesta del senatore Legnini, chiede che della questione venga investita la Giunta per il Regolamento e invita pertanto l'Aula a pronunciarsi con un voto.

PRESIDENTE. La Presidenza si riserva di sottoporre alla Giunta per il Regolamento le riflessioni introdotte dal senatore Legnini nel momento in cui ve ne saranno i presupposti e le opportunità.

LEGNINI (PD). La Presidenza non si è pronunciata sulla richiesta di sottoporre al voto dell'Aula la questione dell'ammissibilità della questione pregiudiziale presentata dal senatore Ceccanti. Ribadisce inoltre l'esigenza di operare un serio esame della costituzionalità della normativa proposta, specie alla luce della presentazione di un emendamento che prevede la sospensione dei processi a carico del Presidente del Consiglio, con evidente rischio di stravolgimento dell'impianto originario del provvedimento. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. Nel ribadire l'assenza di precedenti in ordine all'ammissibilità di questioni pregiudiziali a discussione generale conclusa, assume l'impegno a porre la questione all'attenzione della Giunta per il Regolamento come tema di carattere generale su cui compiere un approfondimento.

BIANCO (PD). Invita il Presidente e la Giunta per il Regolamento a valutare con serietà e rigore il complesso delle questioni emerse, riguardanti la valutazione dell'ammissibilità di un emendamento in sede di esame di un decreto-legge e della sua attinenza rispetto alla materia trattata. Rileva, in proposito, che la presentazione in Aula di emendamenti non attinenti alla materia trattata senza un loro esame da parte della Commissione competente rischierebbe di aprire un vulnus costituzionale molto delicato. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

 

PRESIDENTE. La Presidenza si pronunzierà sull'ammissibilità degli emendamenti nel momento in cui questi saranno sottoposti all'esame dell'Aula.

BERSELLI, relatore. Il provvedimento in esame muove dalla presa di coscienza dell'esistenza di un grave disagio sociale derivante dalla criminalità diffusa e dal fatto che, specie nell'Italia settentrionale, i reati in oggetto sono commessi prevalentemente da immigrati clandestini e da persone di cittadinanza rumena. Da accogliersi positivamente sono quindi le norme - rese più efficaci anche grazie all'accoglimento di emendamenti presentati dall'opposizione - volte a favorire l'espulsione e l'allontanamento di soggetti socialmente pericolosi, così come quelle tendenti a sottolineare il disvalore della clandestinità come status che oggettivamente integra un atteggiamento di ribellione nei confronti dello Stato. In ordine alle critiche espresse dall'opposizione, osserva che disposizioni dirette alla repressione di specifiche fattispecie di reato sono certo condivisibili, ma meritevoli di un confronto più approfondito e non dettato da motivazioni di urgenza. Quanto invece all'accusa al Governo di non intervenire sulle cause che determinano la clandestinità, va osservato che, pur condividendosi l'esigenza di introdurre nuove procedure per rendere meno disagevole il rinnovo del permesso di soggiorno, deve essere considerato immodificabile il principio per cui l'immigrazione deve essere regolata dallo Stato alla luce delle effettive possibilità di assorbimento di lavoratori stranieri da parte della società.

VIZZINI, relatore. Nel valutare positivamente il contributo apportato dall'opposizione all'esame del provvedimento in Commissione, auspica che il dibattito sugli emendamenti in Aula possa essere altrettanto serio e scevro da pregiudiziali. (Applausi del senatore Pastore).

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Registra positivamente la convergenza realizzata con l'opposizione su numerosi articoli del provvedimento, volto a dare risposta al senso di insicurezza dei cittadini legato al fenomeno della criminalità. Di particolare interesse appaiono in tale ottica le norme riguardanti le false attestazioni di un pubblico ufficiale sull'identità e qualità personale proprie e di altri, le alterazioni delle qualità personali atte all'identificazione e le false dichiarazioni sull'identità personale, così come quelle volte a rafforzare la lotta alla mafia e ad intensificare le misure di prevenzione. Pienamente accoglibili sono inoltre le modifiche apportate al codice penale e al codice di procedura penale, condividendosi in particolare l'obiettivo di introdurre procedimenti direttissimi e giudizi immediati nei confronti di determinati fenomeni di criminalità. Quanto invece agli articoli 10, 11 e 12 del provvedimento, riguardanti le misure di prevenzione, rassicura che il Governo ha presentato un emendamento volto a superare un problema di coordinamento che è stato individuato. Ribadisce infine l'invito del Governo a ritirare gli emendamenti concernenti i reati di violenza contro le donne e i minori, dato che il tema andrebbe più correttamente affrontato nel disegno di legge sulla sicurezza, che giungerà più presto all'esame del Parlamento.

PRESIDENTE. Dà lettura della lettera ricevuta ieri dal presidente Berlusconi, con la quale si anticipa l'intenzione di proporre al Consiglio dei ministri di esprimere parere favorevole sull'emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale e di presentare un disegno di legge sulla non perseguibilità penale delle più alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali nel corso del loro mandato. (Applausi dal Gruppo PdL. Vivaci, reiterate proteste dai Gruppi PD, IdV e UDC-SVP-Aut).

ZANDA (PD). La lettera inviata dal Presidente del Consiglio rischia di alterare seriamente il clima politico e di far assumere alla legislatura un profilo diverso; in tale lettera sono infatti contenute affermazioni in stridente contrasto con le dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio stesso, in cui si auspicava il dialogo con l'opposizione e la ricerca di un largo consenso sulle principali questioni che interessano il Paese. Non sfugge la gravità del contenuto della lettera, in cui si ammette che un emendamento presentato dai relatori avrà l'effetto di sospendere un procedimento penale a carico del presidente Berlusconi. Chiede pertanto l'urgente convocazione della Conferenza dei Capigruppo, per ridefinire i tempi del dibattito su un provvedimento i cui contenuti rischiano di essere profondamente diversi da quelli iniziali. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi PD e IdV. Commenti dal Gruppo PdL. Scambio di commenti tra i senatori Garraffa, Sanciu e Fazzone. Richiami del Presidente all'indirizzo del senatore Garraffa).

PRESIDENTE. Prende atto della richiesta e si riserva di prenderla in esame nelle sedi opportune.

BONINO (PD). Assume una gravità eccezionale la pretesa di stravolgere il decreto-legge in esame per mezzo di un emendamento che non solo è estraneo alla materia, ma rischia di avere ripercussioni enormi nel settore della giustizia penale. Ancor più inusuali e gravi sono il contenuto e il tono della lettera con cui il Presidente del Consiglio ha ritenuto di giustificare tale scelta di fronte al Parlamento. Il Partito Radicale ha chiesto molte volte una rivisitazione, se non un'abrogazione, dell'obbligatorietà dell'azione penale, ma non è la sospensione dei processi per decreto la via corretta per conseguire tale obiettivo, né ciò sarebbe considerato ammissibile in alcun Paese democratico. Per tali motivi, si associa alla richiesta di una convocazione urgente della Conferenza dei Capigruppo e chiede che, ai sensi dell'articolo 96 del Regolamento, venga posta ai voti la richiesta di non passare all'esame degli articoli. (Applausi dai Gruppi PD e IdV e della senatrice Giai. Congratulazioni).

BELISARIO (IdV). La lettera inviata dal Presidente del Consiglio pone fine a qualunque possibilità di accoglimento delle istanze di dialogo provenienti dalla maggioranza ed impropriamente accolte da una parte dell'opposizione. Il Paese sta entrando in una fase di sofferenza democratica, in cui le garanzie vengono meno; la presentazione di un emendamento che ha il solo scopo di sottrarre il presidente Berlusconi ad un procedimento penale è un chiaro indizio di gestione privatistica della cosa pubblica. Poiché l'accoglimento di tale proposta emendativa rischia di mutare notevolmente i contenuti del provvedimento in esame, chiede che il Presidente valuti seriamente la richiesta di una convocazione urgente della Conferenza dei Capigruppo per modificare i tempi del dibattito. (Reiterati applausi dai Gruppi IdV e PD. Vivaci commenti dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Ribadisce che la richiesta di modificare i tempi della discussione verrà esaminata nelle sedi opportune e dispone che si dia avvio al dibattito sulla richiesta di non passaggio all'esame degli articoli formulata dalla senatrice Bonino.

LEGNINI (PD). Chiede che venga rispettato l'articolo 96 del Regolamento, il quale attribuisce a ciascun senatore la possibilità di avanzare una proposta di non passaggio all'esame degli articoli.

 

PRESIDENTE. Assicura al senatore Legnini che verrà rispettato il dettato regolamentare.

INCOSTANTE (PD). Ai sensi dell'articolo 96 del Regolamento, chiede che venga posta ai voti la proposta di non passare all'esame degli articoli. L'emendamento presentato dai relatori, unitamente alla lettera del Presidente del Consiglio, rischia di alterare il clima politico e costituisce una violazione dei principi basilari del confronto democratico. Esso rischia di stravolgere gli equilibri istituzionali e la separazione dei poteri e non rappresenta certo uno strumento opportuno per procedere ad un'eventuale riforma dell'ordinamento giudiziario. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. In relazione alle numerose richieste di intervento per avanzare proposte di non passaggio all'esame degli articoli, dispone di concedere non più di due minuti a intervento.

VITALI (PD). Invita il Presidente del Senato a tenere in maggior considerazione l'esortazione del Presidente della Repubblica a garantire, nella valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti ai decreti-legge, il pieno rispetto dei limiti posti dall'articolo 77 della Costituzione. (Applausi dal Gruppo PD).

D'AMBROSIO (PD). Esprime forte preoccupazione per una norma che, allo scopo di agevolare il Presidente del Consiglio, farà sospendere un numero elevato di processi, incidendo sul diritto dei cittadini ad ottenere giustizia in tempi ragionevoli. Osserva peraltro che proprio la cronica lentezza dei processi rappresenta un incentivo per gli stranieri a venire a delinquere in Italia.

CASSON (PD). Ricorda che, nel caso dell'esame dei decreti-legge, è opportuna una valutazione particolarmente rigorosa dell'ammissibilità degli emendamenti in ragione dalla pertinenza al testo cui si riferiscono. Osserva peraltro che, a fronte dell'urgenza riconosciuta alle norme che interessano il Presidente del Consiglio, non sono invece state considerate urgenti le proposte dell'opposizione in materia di lotta alla criminalità organizzata.

PERDUCA (PD). Si unisce alla richiesta di una convocazione urgente della Conferenza dei Capigruppo, rilevando che il grave problema della lentezza dei processi in Italia, che è una sospensione dei diritti civili, deve essere affrontato in modo ben più serio ed approfondito e stigmatizzando il tentativo del Governo di giustificare il proprio operato attraverso la continua evocazione di situazioni di emergenza.

PORETTI (PD). Chiede il non passaggio all'esame degli articoli, ai sensi dell'articolo 96 del Regolamento, ritenendo che il tema della riforma della giustizia sia di tale serietà ed importanza da non poter essere affrontato sulla base delle esigenze personali del Presidente del Consiglio. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. In relazione alle numerose richieste di intervento, avverte che la seduta antimeridiana si concluderà con la votazione della proposta di non passaggio all'esame degli articoli.

PROCACCI (PD). Le recenti decisioni della maggioranza e del Governo rischiano di provocare una grave lacerazione istituzionale e di mettere in crisi quel clima di dialogo che si è finora venuto a creare e del quale il Paese ha senz'altro bisogno.

 

PRESIDENTE. Per armonizzare i tempi, la Presidenza concederà d'ora in poi un minuto per ogni intervento. (Commenti del senatore Lusi).

DI GIOVAN PAOLO (PD). Auspica che il dialogo avviato tra maggioranza e opposizione, anche sul provvedimento in esame, non sia interrotto da una lettera che lede profondamente la dignità del Senato e rischia di danneggiare il lavoro finora svolto dai relatori. Si associa pertanto alla richiesta di convocazione della Conferenza dei Capigruppo. (Applausi dal Gruppo PD).

PEDICA (IdV). Esprime disappunto per le modalità con cui si sta svolgendo la discussione, che non hanno consentito di comprendere quanto detto dal relatore Berselli in replica, e per il fatto che il Presidente non abbia sospeso la seduta per convocare la Conferenza dei Capigruppo, come da più parti è stato richiesto. Stigmatizza inoltre il comportamento del Presidente del Consiglio, che si configura come uno stravolgimento dello Stato di diritto. (Applausi dal Gruppo IdV).

LUSI (PD). È molto grave che il presidente Berlusconi utilizzi l'altissima carica istituzionale che ricopre per risolvere i suoi personali problemi giudiziari, danneggiando in tal modo tutti quei cittadini che attendono giustizia. Altrettanto grave, e lesiva della dignità del Senato, è la lettera inviata dal Presidente del Consiglio e letta in Aula come se fosse un atto ufficiale. (Applausi dal Gruppo PD).

MARITATI (PD). Il decreto-legge originariamente presentato dal Governo, su cui l'opposizione ha presentato emendamenti che la stessa maggioranza ha definito migliorativi del testo, era volto a tutelare la sicurezza pubblica, mentre la proposta dei relatori è volta solo a difendere gli interessi personali di Silvio Berlusconi. Chiede dunque alla maggioranza se è davvero disposta ad appoggiare una proposta lesiva dei principi costituzionali, che avrà un effetto devastante sulla stessa tenuta morale del Paese. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

CAROFIGLIO (PD). Il lavoro in fase referente si è svolto in un clima sereno e dialogante: alcune proposte emendative dell'opposizione sono state valutate con favore dalla maggioranza, mentre altri emendamenti, pur condivisi nel merito, sono stati giudicati inaccettabili perché estranei al contenuto del decreto o carenti dei requisiti di necessità e urgenza. Chiede dunque che l'emendamento in oggetto venga ritirato per gli stessi motivi, al fine di tornare al clima di dialogo instaurato durante il lavoro di Commissione e giudica vergognoso e lesivo delle prerogative parlamentari il fatto che l'andamento dei lavori del Senato sia condizionato dalla missiva inviata dal Presidente del Consiglio in veste di privato cittadino. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

BASTICO (PD). La lettera del Presidente del Consiglio costituisce una lesione delle prerogative del Senato e della sua Presidenza, mentre l'emendamento presentato dai relatori, rallentando lo svolgimento dei processi, va in una direzione opposta rispetto all'intero decreto. Tale proposta emendativa, che comunque avrebbe dovuto essere presentata in Commissione, è inammissibile, perché estranea al contenuto del decreto, se si seguono gli stessi criteri applicati ad alcune proposte dell'opposizione in materia di contrasto alla violenza sulle donne e sui minori e allo sfruttamento del lavoro irregolare e dell'immigrazione.

ADAMO (PD). Nel proporre di non passare all'esame degli articoli, invita i senatori della Lega Nord a riflettere sul messaggio che l'emendamento offrirebbe al Paese, dal momento che proprio l'esigenza di dare un segnale di legalità li ha portati a difendere la norma che introduce l'aggravante di clandestinità dalle critiche sull'inapplicabilità e sulla contraddittorietà di tale provvedimento. È comunque ignobile e moralmente insopportabile strumentalizzare la paura dei cittadini per approvare norme finalizzate a difendere gli interessi privati del Presidente del Consiglio. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

LANNUTTI (IdV). L'emendamento in oggetto è carente dei requisiti di necessità ed urgenza e presenta evidenti profili di incostituzionalità. Esso distoglie l'attenzione dai veri problemi dei cittadini, gravati dall'inflazione, in difficoltà nel pagare i mutui ed ora privati dal Governo dello strumento della class action, e lede la dignità dell'Aula, ponendola alla mercé degli interessi di un singolo cittadino.

PARDI (IdV). La missiva di cui il Presidente del Senato ha dato lettura, costituisce una sorta di editto presidenziale che offende la dignità dell'Aula, mentre l'emendamento che essa invita ad approvare contravviene alla normativa costituzionale sulla ragionevole durata dei processi, lede il diritto delle parti offese dai reati e pretende addirittura di intervenire legislativamente sulla fissazione delle udienze da parte dei giudici. A non avere eguali nel mondo occidentale, dunque, non è l'accanimento di giudici ed opposizione contro il Presidente del Consiglio, come lamentato nella lettera, ma il fatto che il depositario di un immenso potere mediatico sia a capo dell'Esecutivo e pretenda di condizionare a proprio piacimento il lavoro del potere legislativo. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

 

PRESIDENTE. Avverte che il Gruppo Partito Democratico ha esaurito il tempo a sua disposizione, ma che verrà comunque concesso a ciascun senatore del Gruppo un minuto di tempo per intervenire e ribadisce la necessità di votare la proposta di non passaggio agli articoli entro le ore 13,30.

VIMERCATI (PD). Chiede ai senatori della Lega come spiegheranno ai cittadini del Nord l'approvazione di un emendamento che, sospendendo i processi, di fatto nega giustizia a tanti poveri cittadini vittime di reati.

DE TONI (IdV). Esprimendo tutto il proprio disagio e l'accorato auspicio di poter continuare a vivere in un Paese libero, forte e democratico, ritiene si debba votare la proposta di non passaggio all'esame degli articoli e valutare seriamente la mancanza dei requisiti costituzionali di necessità ed urgenza dell'emendamento. (Applausi dal Gruppo IdV).

BELISARIO (IdV). Chiede la convocazione della Conferenza dei Capigruppo per rimodulare i tempi assegnati ai singoli Gruppi.

DELLA SETA (PD). Si unisce alla richiesta di non passaggio agli articoli, dal momento che, ascoltate le parole della missiva firmata da Silvio Berlusconi, non si sa se come Presidente del Consiglio o come privato cittadino, appare evidente come la tutela della sicurezza dei cittadini sia stata utilizzata come mero pretesto per risolvere le sue emergenze personali.

SANGALLI (PD). L'attrattività degli investimenti esteri da parte dell'Italia è in calo proprio a causa della poca certezza del diritto e del numero elevato di cause civili pendenti: l'emendamento dei relatori, dunque, peggiora tale situazione e che crea nocumento al sistema economico nazionale.

VITA (PD). La lettera del Presidente del Consiglio, di inaudita gravità, testimonia in modo emblematico il rischio di regime che attualmente corre l'Italia. Si unisce, pertanto, alla richiesta di non passaggio agli articoli.

COSENTINO (PD). Chiede ai senatori del centrodestra se davvero vale la pena rompere il clima di dialogo che si era instaurato tra maggioranza ed opposizione per approvare l'emendamento in oggetto. (Applausi dal Gruppo PD).

BUGNANO (IdV). Il Parlamento ha il compito di rappresentare e difendere gli interessi dei cittadini che lo hanno eletto e non gli interessi privati del Presidente del Consiglio. L'Italia dei Valori era cosciente del fatto che i segnali di apertura offerti dal presidente Berlusconi ad inizio legislatura altro non erano che una finzione utile ad accreditarlo come statista: la presentazione dell'emendamento in questione, incostituzionale ed immorale, ne è testimonianza. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

DE LUCA (PD). Il comportamento del Presidente del Consiglio dimostra poco rispetto nei confronti delle Commissioni, dell'intero Parlamento, dello stesso Governo e del Presidente della Repubblica; pertanto condivide la proposta di non passaggio all'esame degli articoli e la richiesta di immediata convocazione della Conferenza dei Capigruppo.

PEGORER (PD). Si augura una posizione super partes della Presidenza del Senato, che conduca alla convocazione immediata della Conferenza dei Capigruppo, dal momento che l'oggetto del provvedimento in esame è mutato: infatti esso non è più finalizzato alla tutela della sicurezza pubblica, ma a quella degli interessi privati del Presidente del Consiglio.

GUSTAVINO (PD). Associandosi alla proposta di non passaggio all'esame degli articoli, invita ironicamente il Governo a scrivere una lettera al Parlamento anche per sospendere le liste d'attesa per le prestazioni sanitarie. (Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Maritati).

ROILO (PD). È gravissima la lettera che intima al Senato di procedere speditamente per approvare un emendamento che, seguendo le indicazioni dei legali del Presidente del Consiglio, sospende per decreto i processi, compresi quelli che lo riguardano personalmente. (Applausi dal Gruppo PD).

MARINARO (PD). I richiami delle autorità europee al rispetto del principio di uguaglianza, a proposito dei provvedimenti penali in materia di immigrazione clandestina, dovrebbero valere anche per l'emendamento dei relatori, che viola palesemente tale fondamentale principio costituzionale e del diritto comunitario.

SBARBATI (PD). Il Presidente del Consiglio ha recentemente sostenuto che l'operato del suo Governo mira a compiacere la Santa Sede e il Papa: un'affermazione di questo tipo pone seri interrogativi sulla permanenza in Italia della forma di Stato repubblicana. Un analogo e inquietante dubbio emerge di fronte al provvedimento in oggetto, che confonde gli interessi della Nazione con quelli personali del Presidente del Consiglio. (Applausi dal Gruppo PD).

LI GOTTI (IdV). L'intervento finalizzato a proporre il non passaggio all'esame degli articoli, a cui ciascun senatore ha individualmente diritto, non deve essere considerato all'interno del tempo complessivo assegnato a ciascun Gruppo. Dopo aver ringraziato il Presidente per aver letto la missiva del Presidente del Consiglio, evidenzia che quest'ultimo avrebbe fatto meglio ad intervenire personalmente in Aula. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

CARLINO (IdV). Nonostante le promesse della campagna elettorale, i primi provvedimenti del Governo sono stati finalizzati alla salvaguardia degli interessi di Silvio Berlusconi, favorendo le sue reti televisive e sospendendo i processi che lo vedono imputato. I senatori del centrodestra dovrebbero dunque opporsi alla norma in questione, salvaguardando la Repubblica dall'instaurazione di una dittatura strisciante. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Applausi ironici dal Gruppo PdL).

MASCITELLI (IdV). L'emendamento dei relatori, oltre ad aggiungere un altro palese profilo di incostituzionalità a quelli già presenti nel testo del decreto, ne muta l'oggetto, non più volto a tutela della sicurezza dei cittadini, ma a difesa dell'incolumità giudiziaria del Presidente del Consiglio. (Applausi dal Gruppo IdV).

 

PRESIDENTE. Ribadisce che agli esponenti del Partito Democratico viene data possibilità di intervenire, nonostante il Gruppo abbia esaurito il tempo a propria disposizione.

GARRAFFA (PD). Si stupisce della mancanza di un sentimento di indignazione nei senatori della maggioranza di fronte alla lettera inviata dal Presidente del Consiglio, che comunica le indicazioni dei suoi avvocati ed impone un atto di natura sovversiva. Auspica quindi che il Presidente del Senato, nel condurre la discussione, sia memore dell'alto incarico istituzionale che ricopre e non si faccia condizionare dall'amicizia personale con il Presidente del Consiglio. (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Applausi ironici dal Gruppo PdL).

 

PRESIDENTE. Assicura il suo impegno nel condurre i lavori in conformità con l'auspicio del senatore Garraffa.

DELLA MONICA (PD). Ha presentato numerosi emendamenti in materia di violenza sulle donne e contro lo sfruttamento del lavoro irregolare e dell'immigrazione, che sono stati giudicati inammissibili per estraneità alla materia del decreto e per mancanza dei requisiti di necessità e urgenza: la stessa censura andrebbe dunque adottata per l'emendamento dei relatori, che appare inoltre contrario alla norma costituzionale sulla ragionevole durata dei processi. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PEDICA (IdV). Ribadisce come non sia stato possibile ascoltare la replica del relatore Berselli a causa della confusione sui banchi della maggioranza.

 

PRESIDENTE. Lo invita a consultare i Resoconti della seduta .

LEGNINI (PD). Chiede al Presidente di riconsiderare la decisione di passare alla votazione alle ore 13,30, al fine di trovare un compromesso ragionevole tra opposte istanze. Il contingentamento dei tempi della discussione da parte della Conferenza dei Capigruppo non può sopprimere, infatti, la facoltà di ciascun senatore, sancita dall'articolo 96 del Regolamento, di avanzare una proposta di non passaggio all'esame degli articoli.

PRESIDENTE. Non può riconsiderare la decisione preannunziata circa un'ora fa. Ricorda che la Presidenza ha consentito ai senatori del Partito Democratico di intervenire nonostante il Gruppo avesse esaurito il tempo a disposizione.

ZANDA (PD). Si appella alla coerenza del presidente Schifani che circa sei mesi fa, in qualità di Capogruppo del principale partito di opposizione, ebbe modo di denunciare con forza l'introduzione surrettizia di un emendamento, che prevedeva un nuovo reato, in un decreto-legge del Governo Prodi.

PRESIDENTE. Passa alla votazione della proposta di non passaggio all'esame degli articoli.

LEGNINI (PD). Il passaggio alla votazione rappresenta una violazione palese del Regolamento del Senato.

 

Con votazione seguita da controprova, chiesta dal senatore GARRAFFA (PD), il Senato respinge la proposta di non passare all'esame degli articoli, presentata dalla senatrice Bonino e da altri senatori.

 

PRESIDENTE. Rinvia il seguito dell'esame del disegno di legge alla seduta pomeridiana. Dà annunzio degli atti di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e toglie la seduta.

 

La seduta termina alle ore 13,36.

  

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente SCHIFANI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 11,07).

Si dia lettura del processo verbale.

 

AMATI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 12 giugno.

 

Sul processo verbale

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, giovedì mattina la seduta era caratterizzata dal famoso detto "pochi, ma buoni", così ho avuto l'opportunità di avere uno scambio vivace con il senatore Compagna: ho ricordato a quest'ultimo, intervenuto relativamente a Montesquieu, che a quell'epoca non esisteva la televisione. Quando poi ho fatto notare che il Centro di ascolto radicale di informazione radiotelevisiva ha redatto un documento che testimonia l'aumento, negli ultimi quattro anni, di presenze televisive su tutto ciò che ha a che fare con criminalità, cronaca nera e cronaca giudiziaria, il senatore Compagna amabilmente continuava a parlare. Quindi, è sfuggito l'aggettivo "radicale" nel mio intervento (mi riferisco alla pagina 4 del resoconto stenografico). Chiedo pertanto che venga integrato con l'aggiunta di tale aggettivo. Inoltre, signor Presidente, chiedo la votazione del processo verbale, previa verifica del numero legale.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prenderà senz'altro atto.

  

Verifica del numero legale

 

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

Il Senato è in numero legale. (Applausi dal Gruppo PdL).

  

Ripresa della discussione sul processo verbale

 

PRESIDENTE. Metto ai voti il processo verbale.

È approvato.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 11,12).

 

Sull'ennesima tragedia legata all'immigrazione clandestina
e sulle morti nei luoghi di lavoro

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea). Onorevoli colleghi, le notizie drammatiche che si susseguono in questi giorni sulle decine, forse centinaia, di persone morte in condizioni disperate mentre tentano di sfuggire ad una vita di stenti e di miseria ripropongono in tutta la loro dolente drammaticità il tema dell'immigrazione clandestina.

Il primo pensiero non può non essere rivolto con forte solidarietà umana alle vittime e ai loro familiari. Ad esso va aggiunto il ringraziamento per tutti coloro - militari, civili ed istituzioni pubbliche - che si prodigano senza sosta nelle operazioni di soccorso. È ormai a tutti evidente che questo problema drammatico va risolto non in maniera isolata, ma con un'azione concertata che veda tutte le Nazioni europee farsi carico di una questione epocale e le Nazioni africane e degli altri Paesi da cui questi infelici provengono coinvolte nell'opera di assistenza e prevenzione.

Su questo il nostro Parlamento è chiamato a riflettere, ma ora è il momento della consapevolezza e della solidarietà. Nel ricordo di queste vittime, ma anche - con drammatica coincidenza - nel ricordo delle sei vittime anch'esse morte in Sicilia per un infortunio sul lavoro, delle quali proprio oggi si svolgono i funerali, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di raccoglimento. (L'Assemblea osserva un minuto di raccoglimento).

ZANDA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ZANDA (PD). Signor Presidente, intervengo per associarmi, a nome di tutti i senatori del Partito Democratico, alle sue espressioni di cordoglio e di lutto per la serie, ormai interminabile, di tragedie legate al grande fenomeno delle immigrazioni. Ritengo molto corretto, signor Presidente, il suo accenno alla necessità di una grande intesa internazionale che abbia come oggetto la prevenzione di queste disgrazie.

Oggi stiamo esaminando - e questo è un caso - un provvedimento che ha a che fare con la repressione dei reati, con la sicurezza e che tocca anche il tema della clandestinità, sebbene in un modo che, come lei sa, il Partito Democratico non condivide. Ma il tema della sicurezza è di grandissima importanza per il nostro Paese, per l'Europa e per tutto il mondo. Dobbiamo essere consapevoli che, come lei ha ricordato poc'anzi, nel commemorare le morti di quegli immigrati, la questione della sicurezza legata alle immigrazioni può essere risolta soltanto con un'adeguata azione di prevenzione, che è l'unica chiave per risolvere in modo stabile, permanente questa grande tragedia.

Il Partito Democratico si associa al dolore per queste morti e sollecita il Governo a venire in Parlamento ad esporre una strategia di prevenzione, rispetto alla necessità di contenere questa immane tragedia legata alle immigrazioni. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico della sua richiesta, invitando il Governo a riferire al più presto in quest'Aula sulle linee guida della sua politica di prevenzione sul tema, a noi tanto caro, degli infortuni sul lavoro.

 

Per una sollecita calendarizzazione della mozione n. 1

PARAVIA (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (PdL). Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento del Senato, vorrei pregarla di valutare quanto prima la possibilità di calendarizzare la mozione n. 1, quella, cioè, relativa alla problematica dello scioglimento del Consiglio regionale della Campania.

La situazione da noi è tragica. Continua la farsa di un'amministrazione regionale incapace di governare. È di ieri un'intervista rilasciata a «Il Mattino» dall'ex deputato onorevole Isaia Sales che, quale primo consigliori - scusate, volevo dire consigliere - del governatore Bassolino, ha lasciato l'incarico dichiarando che si sta preparando un'altra tornata di contributi a pioggia, quindi di sperpero dei fondi europei.

Pertanto, signor Presidente, visto che i termini sono già scaduti da qualche settimana, la pregherei di valutare l'opportunità di convocare anche una seduta straordinaria dell'Assemblea, così come previsto dal Regolamento.

PRESIDENTE. Senatore Paravia, la rassicuro sul fatto che la sua richiesta sarà posta tra i temi oggetto di trattazione della prossima riunione della Conferenza dei Capigruppo.

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(692) Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (Relazione orale) (ore 11,17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 692.

Ricordo che nella seduta antimeridiana del 12 giugno si è conclusa la discussione generale.

Devono quindi essere svolte le repliche dei relatori, senatori Berselli e Vizzini.

CASSON (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASSON (PD). Signor Presidente, in questi ultimi giorni, abbiamo letto sui giornali e sentito dalle televisioni che sarebbe stata inviata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi una lettera al Presidente del Senato riguardante materie molto delicate, che toccano da vicino la competenza di questo Senato e in particolare l'oggetto dei nostri lavori di oggi e dei giorni passati. Si tratta di questioni che attengono ai rapporti tra i diversi poteri dello Stato, ad un assetto, ad un equilibrio o ad un riequilibrio tra i poteri dello Stato. Si parla di norme che tenderebbero a bloccare i processi e a garantire l'immunità per le alte cariche dello Stato.

Il Partito Democratico è convinto che si tratti di questioni fondamentali per le nostre istituzioni e pertanto ritiene corretto e indispensabile che di questa lettera venga data lettura in Aula, affinché tutti i senatori e il Senato intero, come organismo costituzionale, ne siano pienamente consapevoli.

BELISARIO (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BELISARIO (IdV). Il Gruppo dell'Italia dei Valori ritiene che l'epistolario intercorso tra il presidente del Consiglio Berlusconi e lei, che ricopre la carica di Presidente di questa Assemblea e che è la seconda autorità dello Stato, non possa essere considerato un epistolario privato, ma vada al più presto divulgato per due ordini di ragioni: una è soggettiva, e l'ho illustrata poc'anzi; l'altra è oggettiva, perché quello del Presidente del Consiglio - per l'argomento trattato nella lettera - è un intervento a gamba tesa sui lavori di questa Assemblea, che sta discutendo appunto sulla conversione del decreto-legge, al cui testo sono stati presentati emendamenti nell'ultima ora. Sono proprio queste le modifiche di cui parla il Presidente del Consiglio.

Pertanto, l'Assemblea, e in particolare il mio Gruppo, le sarebbero grati se lei volesse dare solenne lettura nell'Aula di tale lettera.

PRESIDENTE. Ai colleghi Casson e Belisario la Presidenza risponde manifestando l'autonoma decisione già assunta, che non aveva dichiarato all'Aula, di dare lettura di questa lettera nel momento proceduralmente corretto, una volta incardinato l'argomento che stiamo per discutere. Quindi, immediatamente dopo la replica dei relatori e del rappresentante del Governo già la Presidenza si riservava di dare lettura doverosa della lettera.

CECCANTI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CECCANTI (PD). Signor Presidente, dal momento che il secondo periodo del comma 1 dell'articolo 93 del Regolamento ammette la possibilità di presentare questioni pregiudiziali anche successivamente all'avvio della discussione e che tale discussione non può certo considerarsi conclusa perché i relatori non hanno replicato, ci appare necessario presentare una questione pregiudiziale in relazione all'emergere di nuovi elementi che modificano radicalmente il senso complessivo del disegno di legge di conversione.

La lettera inviata dal presidente Berlusconi al presidente Schifani indica con chiarezza che gli emendamenti presentati in Assemblea dai relatori, senza alcun preventivo vaglio delle Commissioni referenti di cui i relatori sono altresì Presidenti, devono ritenersi direttamente riconducibili al Governo e, più specificamente, al Presidente del Consiglio scrivente. Essi dovrebbero essere dichiarati inammissibili ai sensi del comma 1 dell'articolo 97 del Regolamento, secondo gli stretti canoni interpretativi contenuti nel parere della Giunta per il Regolamento dell'8 novembre 1984. Infatti, è lo stesso Presidente del Consiglio che, nella medesima lettera, rivela come la norma introdotta per via emendativa sia applicabile ad un processo in corso nei suoi confronti, con ciò rendendo evidente che la data del 30 giugno 2002 non sia legata a novità normative oggettive ma che fotografi un caso particolare.

Per di più, la medesima missiva spiega che la sospensione dei processi costituisce l'anticipazione di una successiva riforma costituzionale per tutelare le più alte cariche dello Stato. Per dì più ancora, motivando congiuntamente l'emendamento e la ricusazione di un giudice in un determinato processo, l'eventuale voto favorevole a tale emendamento si trasformerebbe anche in una espressione di consenso a questa ricusazione. In tal senso, la lettera andrebbe considerata irricevibile almeno in tale parte affinché l'istituzione del Senato non sia accusata di interferire nell'ordine giudiziario.

Nel merito dell'emendamento proposto, non può che rilevarsi come non si tratti di norme urgenti in materia di sicurezza pubblica ma di norme relative alla protezione dei titolari pro tempore delle più alte cariche istituzionali, pur apparentemente mascherate da norme generali ed astratte, in vista della tutela definitiva offerta dalla annunciata riforma costituzionale che dovrebbe entrare in vigore prima della scadenza dell'anno di sospensione.

In secondo luogo, anche ammesso e non concesso che si tratti di emendamenti ammissibili relativamente alla pertinenza, in modo del tutto illegittimo essi inseriscono nuove disposizioni incostituzionali in relazione al principio di uguaglianza, sia per gli imputati sia per coloro che richiedono giustizia, discriminati sulla base di un limite temporale del tutto arbitrario, non giustificato da circostanze oggettive; incostituzionalità che sarebbe superata solo sulla base della forza dei numeri della maggioranza, non disponendo i parlamentari nel nostro Paese di strumenti quali il ricorso preventivo sulla costituzionalità delle leggi di fronte all'organo di giustizia costituzionale.

In terzo luogo, gli emendamenti, modificando comunque in modo qualitativo la legge di conversione, al di là degli stessi profili di mancata pertinenza e di incostituzionalità, pongono delicatissimi problemi di rapporto col potere presidenziale di rinvio delle leggi sulla base del vigente articolo 74, il quale prevede esclusivamente il rinvio di un'intera legge e non anche di parti di essa, che invece, ad esempio, l'istituto del referendum abrogativo, di cui all'articolo successivo, ammette.

La Presidenza della Repubblica, come da anni sottolinea con preoccupazione la dottrina, si trova pertanto di fronte a due alternative, entrambe rigide: rinviare tutta la legge di conversione, dopo aver avallato in origine l'esistenza dei requisiti di necessità e urgenza, o soprassedere del tutto di fronte a dubbi di pertinenza e di costituzionalità.

Dal momento che la lettera del presidente Berlusconi assume di fatto la paternità degli emendamenti, è peraltro evidente che l'inserimento a questo punto dell'iter è dovuto all'intento di sfuggire al sindacato di costituzionalità sotto i profili, sia del merito sia dei requisiti di necessità e urgenza, tanto da parte della Presidenza della Repubblica, quanto delle Commissioni parlamentari competenti.

Per queste ragioni riteniamo necessaria la sospensione dell'esame in Aula di una legge di conversione che ha mutato profondamente natura, da misure per la sicurezza dei cittadini a misure per la messa in sicurezza del Presidente del Consiglio dai giudici, e richiediamo il suo rinvio alle Commissioni referenti a cui è stato arbitrariamente sottratto l'esame di disposizioni così importanti e decisive per la natura del provvedimento. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. Senatore Ceccanti, sulle sue eccezioni relative all'ammissibilità o meno degli emendamenti, come è prassi, la Presidenza si pronunzierà nel momento in cui gli emendamenti verranno discussi ed eventualmente posti in votazione.

Per quanto attiene alla sua richiesta di pregiudiziale, le significo che la discussione generale è stata dichiarata chiusa, con dichiarazione della Presidenza di turno, nella seduta antimeridiana del 12 giugno 2008, per cui non sussistono i presupposti per la sua proposizione. Non sfuggirà a lei che non mancano all'Aula, durante il corso di questi lavori, anche antimeridiani, altri rimedi per chiedere votazioni, ma che non siano quelli di una questione pregiudiziale che, proceduralmente, non può essere posta.

LEGNINI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI (PD). Signor Presidente, in rapporto alla decisione che lei ha testé assunto, intervengo per richiamarmi al Regolamento e per chiedere la sua attenzione e quella dei colleghi sulla fattispecie specifica posta dal collega Ceccanti. È vero che la questione pregiudiziale può essere proposta nei termini e con la scansione temporale prevista dal primo capoverso dell'articolo 93, ma è altrettanto vero, come è stato detto dal collega Ceccanti, che «nel corso della discussione» - così testualmente recita il Regolamento - ed in presenza di nuovi elementi, si può nuovamente proporre una questione pregiudiziale, ovviamente in rapporto a tali nuovi elementi.

Lei ha dichiarato, seppur non formalmente, di non ritenere ammissibile, benché il Regolamento l'autorizzi a farla discutere e votare, la questione pregiudiziale proposta in questa fase temporale del procedimento. Noi non possiamo condividere, in virtù della disposizione regolamentare cui mi riferivo, tale giudizio, anche perché se tale interpretazione passasse, essa si paleserebbe come elusiva del Regolamento. Non dico che questa sia la sua intenzione, ma il rischio c'è. Sarebbe elusiva perché è evidente che, ove il Governo o il relatore intendessero presentare una proposta nuova nell'arco di svolgimento dell'iter legislativo, essi potrebbero, per sfuggire al primo sindacato di costituzionalità della norma, che è quello affidato all'Assemblea, collocare tale proposta esattamente in questa fase, sfuggendo in questo modo a qualunque possibilità, per l'Aula del Senato, di sindacarne la costituzionalità.

Dal momento che non possiamo accettare questa interpretazione, signor Presidente, le formulo due richieste, ove dovesse permanere la sua decisione di non consentire in questa fase la trattazione della questione proposta dal senatore Ceccanti. La prima richiesta è che questo punto specifico - non so se vi siano precedenti in questo senso - sia sottoposto alla Giunta per il Regolamento perché decida sulla questione oppure sia consentito all'Aula, di esprimersi in questa fase, ovvero a seguito della conclusione degli interventi in discussione generale e prima della replica dei relatori e del Governo, con un voto sull'ammissibilità - nel merito si dovrebbe discuterne dopo - della questione per le motivazioni proposte dal collega Ceccanti. In tale fase riteniamo, infatti, che una questione di tale portata, peraltro molto fondata essendo evidente che questioni nuove sono state poste, si possa proporre ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

LI GOTTI (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente, intervengo sempre per una questione regolamentare. Lei ha fornito un'interpretazione del Regolamento secondo la quale le questioni pregiudiziali non possono essere materia di discussione in ordine agli emendamenti proposti. Io ritengo che il comma 1 dell'articolo 93 del Regolamento assegna a lei, signor Presidente, ampi poteri, qualora fatti nuovi sopravvenuti rendano evidente la necessità di affrontare temi afferenti le pregiudiziali. È un potere affidato alla sua sensibilità e ad una interpretazione dinamica del Regolamento.

Abbiamo esaminato le questioni pregiudiziali all'inizio della discussione con un corpo di norme che aveva uno specifico contenuto. Oggi quel corpo di norme è raddoppiato rispetto al contenuto originario. Gli emendamenti proposti sono in misura maggiore rispetto al testo della decretazione oggetto della conversione. Si interviene ora in materia di modifica dei compiti del Consiglio superiore della magistratura, di trasferimento di magistrati, di sedi disagiate, di aumento delle piante organiche della magistratura, di norme di attuazione del codice di procedura penale e di individuazione di priorità dei processi da celebrare.

Si tratta dunque di un complesso di norme che non era stato neanche sfiorato nel corso dell'esame in Commissione. Non è pensabile un'interpretazione restrittiva del Regolamento, che sarebbe preclusiva di tutta la materia - che indubbiamente esiste - di natura costituzionale, cui afferisce questa nuova parte che si intende introdurre con gli emendamenti presentati al decreto-legge in conversione.

Quindi, signor Presidente, la sollecito, facendo appello alla sua sensibilità di giurista, ad interpretare l'articolo 93 nel modo più saggio, cioè nel senso di dare la possibilità alle Commissioni o ai singoli senatori di intervenire sul nuovo corpo proposto, totalmente diverso da quello sinora esaminato. Se quel nuovo corpo proposto offre materia di discussione, per la serietà del nostro ruolo, io ritengo che la sua imparzialità e il suo ruolo super partes debbano consentirle di appropriarsi sino in fondo del comma 1 dell'articolo 93, che è norma generale, con l'assegnazione dei poteri che riguardano proprio lei e soltanto lei, signor Presidente.

Indubbiamente le questioni proposte sono talmente serie da meritare un approfondimento. Mi sono addirittura meravigliato del fatto che in Commissione i Presidenti della 1a e 2a Commissione abbiano invitato al ritiro dei nostri emendamenti in quanto potevano stravolgere il contenuto ristretto del decreto-legge. Mi meraviglio che poi i Presidenti delle medesime Commissioni permanenti abbiano essi stessi fatto e proposto degli emendamenti che stravolgono il contenuto originario del decreto.

Esistono norme di prassi e di correttezza istituzionale che bisogna sempre rispettare: in Commissione siamo stati invitati a ritirare i nostri emendamenti perchè avrebbero dilatato un tema che era materia di esame, e poi, con una presa in giro, il provvedimento è stato stravolto proprio dai Presidenti delle Commissioni. Questo introduce un discorso di correttezza istituzionale, perché non si possono prendere in giro i rappresentanti del popolo invitandoli a non insistere su emendamenti che avrebbero stravolto il contenuto del decreto quando poi coloro che hanno fatto tale invito propongono materie nuove in Aula. (Applausi dai Gruppi PD e IdV). Lo avrebbero potuto fare in Commissione e in quella sede avremmo esercitato i nostri poteri.

Pertanto, signor Presidente, rispetto a questa scorrettezza istituzionale e rispetto agli ampi poteri che il Regolamento, ai sensi dell'articolo 93, a lei affida, la sollecito a ridare al Senato la dignità di esaminare i disegni di legge con la profondità che i contenuti proposti richiedono. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

ADAMO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ADAMO (PD). Signor Presidente, come diceva testè il collega Li Gotti, credo che sulla questione sollevata dai colleghi debba esprimersi la Presidenza.

Ci sono questioni, come quella che riguarda il pronunciamento della Commissione affari costituzionali sui requisiti di necessità ed urgenza, quindi sulla costituzionalità di un decreto, che non possono essere affidate al rapporto tra maggioranza e minoranza, ma hanno a che vedere con il suo ruolo di Presidente per la tutela del rispetto totale di quest'Aula e dei nostri Regolamenti e, all'interno di questi, di qualcosa che è ancor più delicato, cioè del contenuto di un decreto che la nostra Assemblea converte in legge. Si tratta di un decreto che, con una certa formulazione, ottiene addirittura l'autorizzazione e la firma del Presidente della Repubblica; per poter subire degli emendamenti significativi, deve essere soggetto all'esame della Commissione a ciò preposta. Mi sembra che lei debba assumersi questa responsabilità, Presidente.

Voglio fare, se me lo permette, un'altra annotazione velocissima, perché non voglio abusare della sua cortesia, richiamando le parole con cui il nostro Presidente, ancorché relatore del provvedimento, ha presentato il lavoro fatto dalla Commissione, significandone, al di là della divergenza di opinioni, l'impegno e la voglia di trovare, pur nelle differenze che ancora c'erano, dei punti comuni. Com'è possibile che oggi tutto quel lavoro venga vanificato da una procedura che, a mio parere, non solo ai sensi stretti del Regolamento ma a quelli molto più ampi del rapporto costituzionale tra gli organi della nostra Repubblica, non può essere assolutamente posta in essere in questi termini? (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

CASSON (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASSON (PD). Signor Presidente, la questione pregiudiziale, così come posta dal collega Ceccanti, in maniera molto garbata, ha un suo profondo fondamento nella nostra Carta costituzionale. Quando sono stati presentati questi emendamenti, in particolare l'emendamento 2.0.800 ed i successivi, io sono letteralmente saltato sulla sedia, perché c'è stato uno stravolgimento sia dei Regolamenti parlamentari sia della nostra Carta costituzionale. Siamo in fortissimo contrasto con i princìpi fondamentali del nostro ordinamento, con particolare riferimento al principio dell'obbligatorietà dell'azione penale e della separazione e dell'autonomia della magistratura rispetto al potere politico in senso lato, in particolare al Governo ed al Parlamento.

Di fronte ad una proposizione in questi termini e in questi modi, aggirando il potere e il dovere di controllo del Presidente della Repubblica, credo che dobbiamo sottoporre in prima battuta a questa Assemblea la questione pregiudiziale relativa all'urgenza e alla necessità e la questione della costituzionalità così come emerge da questa impostazione.

Sono troppe e troppo grandi le rotture rispetto all'ordinamento costituzionale per non dover essere segnalate e, di fronte ad una rottura della legalità costituzionale, non possiamo rimanere inerti. È nostro compito e dovere intervenire e chiedere un voto, innanzitutto - come ha chiesto il collega Legnini in prima battuta - sulla ammissibilità della nostra richiesta e successivamente ed eventualmente per quanto concerne il contenuto della questione pregiudiziale formulata dal collega Ceccanti.

PRESIDENTE. Senatore Casson, questa Presidenza ha ascoltato con la doverosa attenzione gli interventi dei senatori dell'opposizione che hanno affrontato alcune tematiche. Vorrei ricordare ai colleghi che è prassi consolidata, senza eccezione alcuna, cioè, nella storia del Senato e di quest'Aula non esiste alcun precedente che abbia previsto l'ammissione di una questione pregiudiziale esaurita la discussione generale.

Quindi, la prassi consolidata, ribadisco senza eccezione alcuna, è questa, anche perché confermata dal comma 7 dell'articolo 93 del Regolamento, che, proprio a conferma dei precedenti, sostiene che «La questione pregiudiziale e quella sospensiva non sono ammesse nei confronti degli articoli e degli emendamenti», a proposito di emendamenti citati dall'opposizione.

Detto questo, vi sono osservazioni che possono essere meglio sviluppate in Aula nel merito, come quella del collega Casson sugli emendamenti, e vorrei ricordare come la Commissione affari costituzionali è presente attraverso i suoi componenti in quest'Aula e può, in sede di discussione di merito, intervenire e disquisire in fase di esame degli emendamenti sull'eventuale esistenza o meno dei presupposti di costituzionalità.

Ritengo pertanto che questa eccezione pregiudiziale non possa essere ammessa e che comunque quest'Aula abbia altri strumenti per poter portare essa stessa al voto su tali temi e che attraverso un confronto tra maggioranza e opposizione venga valutata l'opportunità che il decreto-legge segua un percorso d'Aula o meno; a tal fine, esistono altri strumenti, come ricordato dalla Presidenza poco fa. Ritenendo perciò di non poter accogliere la questione pregiudiziale, dichiaro chiusa la questione e invito il senatore Berselli a procedere con la sua replica.

INCOSTANTE (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatrice, ne ha facoltà, ritengo però di aver assunto la mia decisione con piena consapevolezza ed in perfetta serenità. Si prepari poi il collega Berselli per la sua replica.

 

INCOSTANTE (PD). Presidente, ho ascoltato con attenzione le sue conclusioni e ritengo quantomeno che le affermazioni che lei ha fatto rispetto ad alcuni articoli del Regolamento siano in contrasto almeno con le altre che sono state qui riferite dal senatore Legnini rispetto alla proposizione di nuovi argomenti ed elementi. Tuttavia, siccome non intendo replicare a quanto da lei detto, avendo lei già dichiarato conclusa o invitato a concludere la discussione, faccio mia la proposta del senatore Legnini; chiedo pertanto che sia convocata la Giunta per il Regolamento e un voto dell'Assemblea al riguardo.

PRESIDENTE. Senatrice Incostante, la Presidenza si riserva di sottoporre alla Giunta per il Regolamento le riflessioni introdotte in questo dibattito dal collega Legnini nel momento in cui ve ne saranno i presupposti e le opportunità. Sicuramente sarà fatto.

 

INCOSTANTE (PD). Io ho chiesto un voto! Avevo chiesto di votare!

LEGNINI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI (PD). Signor Presidente, sia chi parla sia la collega Incostante le hanno chiesto di sottoporre a voto la questione dell'ammissibilità. Lei su questo non si è pronunciato. Peraltro, faccio rilevare che lei ha fornito, poco fa, richiamando il comma 7 dell'articolo 93, una motivazione diversa da quella che aveva utilizzato in precedenza: dato che è stato un emendamento ad aver originato la nuova proposta di pregiudiziale formulata dal collega Ceccanti, tale proposta, se ho ben inteso la sua argomentazione, sarebbe, per questo motivo, non accoglibile. Ora, io insisto, Presidente, perché al di là del merito, che pure non è di poco conto, noi dovremmo decidere, con il suo aiuto mi auguro, se in questa fase procedimentale, fronte di elementi nuovi, si possa vagliare la costituzionalità della proposta in discussione. E non mi si dica che non è un elemento nuovo la proposizione di una norma che prevede la sospensione dei processi per il Presidente del Consiglio: che cos'altro deve succedere, signor Presidente? (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

Che cosa deve succedere, quali altri elementi nuovi si devono verificare per poter vagliare la costituzionalità di un provvedimento? Si può votare o non si può votare? Noi non le stiamo chiedendo nulla di più. Le stiamo chiedendo di far esprimere i colleghi, con un voto, sulla questione in discussione, di farli esprimere sull'ammissibilità e ancora di rimettere la questione alla Giunta per il Regolamento. Quando dovremmo rimettere la questione alla Giunta per il Regolamento? Dopo aver finito? Se lei, però, ritiene che vi siano gli elementi perché si ponga, come si pone, una questione di interpretazione del Regolamento su un punto molto delicato, bisogna rimetterla adesso alla Giunta, non dopo, perché dopo non vi sarebbe più la possibilità di discuterne.

Ripeto, vorremmo sapere se in presenza di un fatto nuovo di grande rilevanza, l'Aula del Senato può esprimersi sulla costituzionalità di una proposta che stravolge il provvedimento, come è stato sottolineato dai colleghi. Quindi, io le chiedo di dirci se vuole farci votare o meno. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. Collega Legnini, per la Presidenza gli emendamenti sono tutti da trattare alla pari, al di là del loro contenuto, perché tendono a modificare i provvedimenti. Ricordo al collega Legnini e all'Aula che non esiste precedente alcuno in relazione all'accettazione di pregiudiziali a discussione generale conclusa.

La Presidenza assume l'impegno, così come in passato in occasione delle precedenti Presidenze è stato fatto, di porre l'argomento, non questo in particolare ma l'argomento strutturale sulla eventuale ammissibilità o meno di questioni pregiudiziali una volta chiusa la discussione generale, all'attenzione della Giunta. Questo è un argomento di fondo che la Presidenza porterà alla Giunta per il Regolamento, ma come analisi strutturale del tema e non sulla questione particolare.

Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Berselli.

 

BERSELLI, relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi...

BIANCO (PD). Signor Presidente, avevo chiesto di parlare.

 

PRESIDENTE. Collega Bianco, la Presidenza sta ascoltando con la doverosa attenzione gli interventi di tutti i senatori dell'opposizione, consentendo loro di esprimere tutte le loro argomentatissime motivazioni. Pregherei, però, i colleghi dell'opposizione, di consentire all'Aula, dopo l'intervento del senatore Bianco, di proseguire nell'iter dell'esame del provvedimento.

Ha facoltà di parlare il senatore Bianco.

 

BIANCO (PD). Signor Presidente, vorrei fare un richiamo al Regolamento, con tutto il dovuto rispetto per il Presidente del Senato - perché io appartengo ad una tradizione politica che degli aspetti formali fa anche una questione di sostanza - e nello stesso momento anche con rispetto personale nei suoi confronti. La prego di considerare se il complesso delle argomentazioni presentate non ponga una delicatissima questione di rispetto della Costituzione.

Da una parte, Presidente, vi è una questione che riguarda la valutazione della ammissibilità di un emendamento in sede di decreto‑legge, e sappiamo perfettamente che si tratta di una questione più volte esaminata con attenzione anche dalla Corte costituzionale; dall'altra, vi è la questione relativa all'attinenza dell'emendamento rispetto alla materia trattata dal decreto-legge. Se si decide di avere un criterio largo sull'ammissibilità di questioni che non sono esattamente e direttamente oggetto dell'esame del decreto-legge, lei capisce perfettamente che si apre un vulnus molto delicato anche perché, Presidente, il Regolamento del Senato è particolarmente severo, anche rispetto a quello della Camera, circa la prudenza con cui va trattata tutta la questione relativa ai decreti‑legge. Ad esempio, al Senato, in Commissione affari costituzionali ed eventualmente in Aula, c'è una valutazione molto severa sulla sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza.

Allora, se da un lato noi consentiamo l'ammissibilità di emendamenti non attinenti e dall'altro, nello stesso identico momento, in Aula piombano emendamenti di questo tipo, senza che la Commissione competente possa esprimersi, lei capisce perfettamente che si apre una questione per la quale alcune iniziative possono in ogni caso venire a modificare rigidamente il percorso preferenziale che viene assegnato ai decreti-legge.

Per questa ragione, Presidente, la prego di considerare nella sua complessità la questione, che è troppo delicata per essere guardata con un atteggiamento esclusivamente di riferimento alla prassi in ordine a qual è il momento in cui può essere presentata una questione di legittimità. Il complesso delle questioni va rimesso alla sua personale valutazione e a quella della Giunta per il Regolamento, per cui noi ci permettiamo di insistere che vada considerato anche questo aspetto, che è delicato e centrale per il funzionamento delle nostre Istituzioni. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. La Presidenza ricorda che sull'ammissibilità degli emendamenti si pronunzierà nel momento in cui questi verranno sottoposti all'Aula.

Ha ora facoltà di parlare il relatore, senatore Berselli.

BERSELLI, relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito svoltosi la scorsa settimana ha sostanzialmente confermato l'opportunità, oltre che la necessità e l'urgenza, del decreto-legge in conversione. Da tutti gli interventi dei colleghi di maggioranza e, in maniera più articolata e in qualche caso reticente, anche da quelli dell'opposizione, sono emersi con chiarezza due elementi: l'esistenza di un grave disagio ed allarme sociale derivante dalla criminalità diffusa, e il fatto che, specialmente nell'Italia settentrionale, il tipo di reati che contribuisce soprattutto a determinare questa situazione di allarme e di incertezza è commesso prevalentemente da immigrati clandestini e da persone di cittadinanza rumena.

Ciò posto, è evidente che le disposizioni dirette da un lato a favorire l'espulsione e l'allontanamento dei soggetti socialmente pericolosi appartenenti a queste categorie, e dall'altro a sottolineare il disvalore della clandestinità come status che oggettivamente integra un atteggiamento di ribellione nei confronti del potere sovrano dello Stato - come è stata definita dal senatore Mazzatorta - rivestono la caratteristica di provvedimenti diretti a favorire un'immediata riduzione della tensione sociale legata a queste forme di criminalità, che costituisce la ratio del provvedimento d'urgenza; si tratta in sostanza di disposizioni - rese, lo voglio ricordare, ancora più efficaci proprio grazie all'accoglimento di emendamenti proposti dall'opposizione - che hanno lo scopo di consentire allo Stato di ripristinare la sua capacità di controllo e di contenimento di fenomeni oggettivamente devianti. Alla stessa logica di urgenza, del resto, si ispirano le disposizioni in materia di circolazione stradale, che pure tutti hanno condiviso.

Le principali critiche avanzate dall'opposizione nel corso del dibattito in realtà, oltre che vertere sulla questione della legittimità costituzionale dell'aggravante generale introdotta dall'articolo 1, hanno avuto ad oggetto questioni che esulano dal contenuto di un provvedimento di urgenza.

Da un lato, infatti, l'opposizione ha rimproverato al Governo di non avere introdotto disposizioni dirette alla repressione di specifiche fattispecie di reato o in qualche caso alla loro creazione ex novo, sulle quali evidentemente deve invece svolgersi un confronto approfondito e non dettato da motivazioni di urgenza, dall'altro hanno accusato il Governo di non intervenire sulle cause che determinano la clandestinità e che vengono individuate specialmente in limiti eccessivi all'accesso di lavoratori regolari o alla loro permanenza.

Sotto quest'ultimo profilo, se da un lato non c'è dubbio che bisogna ad esempio studiare nuove procedure per rendere meno disagevole il rinnovo del permesso di soggiorno - ma evidentemente si tratta di questione che esula totalmente dall'ambito di questo decreto-legge - va peraltro ribadito che questa maggioranza non solo non può convenire sull'idea che il rimedio alla clandestinità possa essere trovato nella eliminazione di quelle regole di accesso la cui violazione determina la clandestinità stessa, ma non può che ribadire il principio che il fenomeno della immigrazione deve essere regolato dallo Stato alla luce delle effettive possibilità di assorbimento degli stranieri da parte della società italiana non solo sotto il profilo economico, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, ma anche sotto quello culturale.

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Vizzini.

VIZZINI, relatore. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, giusto per prendere atto che esaminiamo un provvedimento sul quale ci siamo ampiamente confrontati in Commissione e in Aula e su cui sono emerse significative convergenze ed anche alcuni temi sui quali non siamo riusciti a trovare un accordo che vada al di là di quello della maggioranza parlamentare. Debbo sottolineare, però, che è venuto dall'opposizione sin qui un contributo positivo allo svolgimento del dibattito e che il provvedimento che ci troviamo ad esaminare contiene anche emendamenti (almeno sedici) che sono stati approvati in Commissione con il concorso dell'opposizione ed essendo stati presentati dalla stessa opposizione.

Nel ringraziare tutti i colleghi che hanno partecipato alla discussione generale per il contributo ulteriore che hanno apportato e valutata la fase iniziale del dibattito di questa mattina, mi auguro che anche gli emendamenti che dovremo esaminare nel corso di questo dibattito, nei modi e nelle forme che il Regolamento prevede e che il Presidente saprà abilmente guidare, possano vertere il merito delle materie che stiamo discutendo senza atteggiamenti pregiudiziali e senza investire questioni personali, ma soltanto per valutare quello che si è scritto, quello che si deve approvare, quella che è la via migliore per dare risposta a problemi urgenti nella coscienza e nella vita della nostra società. (Applausi del senatore Pastore).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. Onorevole Presidente, onorevoli senatori, il testo del decreto, così come viene presentato in Aula, non solo ha ricevuto la valutazione positiva sui profili di costituzionalità della necessità e della urgenza, ma ha anche registrato una serie di votazioni unanimi su diversi articoli del decreto-legge. Vi è infatti una percezione, da parte dell'intero Parlamento, del senso di insicurezza che i cittadini avvertono rispetto a quei fenomeni che vengono descritti nella relazione al disegno di legge e che hanno trovato puntuale espressione nelle norme che sono state introdotte all'articolo 1, su suggerimento dell'opposizione. Mi riferisco, in particolare, alle norme che riguardano la falsa attestazione o dichiarazione di un pubblico ufficiale sull'identità e qualità personale proprie e di altri, alle norme sulle fraudolenti alterazioni per impedire l'identificazione o gli accertamenti di qualità personali, alle false dichiarazioni sull'identità personale.

Vi è poi una serie di modifiche al testo del decreto-legge, in particolare agli articoli 10, 11 e 12 che sono stati emendati dal Governo con un forte appoggio da parte della stessa opposizione, raggiungendo l'unanimità delle due Commissioni riunite sui testi introdotti, che rappresentano un rafforzamento - e qui richiamo la vostra attenzione - sul versante della lotta alla mafia, delle misure di prevenzione e dei poteri che vengono attribuiti oltre che ai procuratori distrettuali e al procuratore ordinario, al direttore della Direzione investigativa antimafia.

Anche per quanto concerne quelle parti su cui non si è raggiunto un accordo all'interno delle Commissioni, vi è una piena giustificazione delle norme: ho sentito lamentare che sull'aggravante di cui all'articolo 61 del codice penale vi sarebbero dubbi di costituzionalità, perché si tratterebbe di una circostanza soggettiva. Non credo che possa essere parificata la posizione del cittadino italiano a quella di chi illegittimamente si trova sul territorio del nostro Stato, perché se il nostro ordinamento prevede che esistano diritti e doveri, bisogna pur che questi siano accompagnati dal requisito dell'effettività. In presenza, quindi, della violazione di un dovere specifico che spetta allo straniero che vive sul nostro territorio, laddove commetta un ulteriore reato, è giusto che vi sia un'aggravante. Ci troviamo di fronte a due posizioni dissimili - come ha insegnato più volte la Corte costituzionale - al fine di valutarne e scrutinarne la costituzionalità.

Anche le norme contenute agli articoli 235 e 312 del codice penale che sono state modificate si inseriscono in una complessiva valutazione dell'intero decreto-legge, per quanto riguarda una calibratura delle sanzioni che sono state corrette in più passaggi del decreto-legge con un contributo determinante dell'opposizione. Vi è poi tutta la parte riguardante la modifica del codice di procedura penale che ha trovato concordi le due Commissioni riunite, perché si tratta di introdurre procedimenti direttissimi e giudizi immediati nei confronti di determinati fenomeni di criminalità.

Le modifiche agli articoli 10, 11 e 12 del decreto-legge riguardano misure di prevenzione: vi è, infatti, solo un problema di coordinamento che verrebbe risolto da un emendamento presentato dal Governo in Aula che richiama quanto già è stato discusso. Vi è stato infatti un coordinamento dell'articolo 10 sulla base di quanto proposto dall'emendamento a firma del senatore Casson e di altri senatori e dall'emendamento del Governo, in modo tale da pervenire ad un testo che viene presentato in Aula con il massimo dell'approfondimento e del consenso da parte di tutti.

Credo che il seguito dell'esame del provvedimento possa essere calibrato nei termini in cui si è lavorato in Commissione. È stato formulato dal Governo l'invito a ritirare alcuni emendamenti, in particolare quelli sottoscritti dalla senatrice Della Monica, che richiamano ulteriori reati di violenza contro le donne e i minori: il Governo condivide pienamente che quei problemi hanno necessità di un intervento legislativo e denunciano una situazione di sofferenza, ma ha specificamente indicato in Commissione che la sua contrarietà era ad un'immediata approvazione di quelle proposte e non alla loro trasposizione in un disegno di legge sulla sicurezza da esaminarsi al più presto, ritenendo il pacchetto sicurezza un unicum comprendente sia il decreto-legge che il disegno di legge.

Quindi, ci auguriamo che al più presto venga inserito nel calendario dei lavori anche il disegno di legge, in modo tale da poter accedere a quelle ulteriori indicazioni.

Auspicando, quindi, che il provvedimento possa ottenere un'unanimità di consensi anche in quest'Aula, con le correzioni che si renderanno necessarie, vi ringrazio per l'attenzione.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in appendice alle dichiarazioni del rappresentante del Governo, ritengo sia questo il momento perché la Presidenza dia lettura della lettera ricevuta ieri dal Presidente del Consiglio dei ministri.

«Caro Presidente,

come Le è noto stamane i relatori Senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato al cosiddetto "decreto sicurezza" un emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale.

In tale emendamento si statuisce la assoluta necessità di offrire priorità di trattazione da parte dell'Autorità Giudiziaria ai reati più recenti, anche in relazione alle modifiche operate in tema di giudizio direttissimo e di giudizio immediato.

Questa sospensione di un anno consentirà alla magistratura di occuparsi dei reati più urgenti e nel frattempo al Governo e al Parlamento di porre in essere le riforme strutturali necessarie per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, pur nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali.

I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. (Commenti dai Gruppi PD, IdV e UDC-SVP-Aut).

Ho quindi preso visione della situazione processuale ed ho potuto constatare che si tratta dell'ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch'esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria.

Proprio oggi, infatti, mi è stato reso noto, e ciò sarà oggetto di una mia immediata dichiarazione di ricusazione, che la presidente di tale collegio ha ripetutamente e pubblicamente assunto posizioni di netto e violento contrasto con il Governo che ho avuto l'onore di guidare dal 2001 al 2006, accusandomi espressamente e per iscritto di aver determinato atti legislativi a me favorevoli, che fra l'altro oggi si troverebbe a poter disapplicare.

Quindi, ancora una volta, secondo l'opposizione l'emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perché si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto.

Questa è davvero una situazione che non ha uguali nel mondo occidentale». (Proteste dai banchi dell'opposizione).

 

GARRAFFA (PD). Berselli e Vizzini si dovrebbero vergognare!

 

ZANDA (PD). È uno scandalo!

 

PRESIDENTE. «Sono quindi assolutamente convinto, dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione, per la loro durata in carica». (Vivissime proteste del senatore Garraffa).

 

D'AMBROSIO (PD). È inammissibile!

 

PRESIDENTE. «Questa norma è già stata riconosciuta come condivisibile in termini di principio anche dalla nostra Corte costituzionale.

La informo quindi che proporrò al Consiglio dei Ministri di esprimere parere favorevole sull'emendamento in oggetto e di presentare un disegno di legge per evitare che si possa continuare ad utilizzare la giustizia contro chi è impegnato ai più alti livelli istituzionali nel servizio dello Stato.

F.to. Silvio Berlusconi».

(Applausi dal Gruppo PdL. Proteste dai Gruppi PD, IdV e UDC-SVP-Aut).

ZANDA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. (Brusìo). Onorevoli colleghi, lasciamo intervenire il senatore Zanda che ha chiesto la parola, anche per una questione di rispetto per la carica che ricopre.

Ha facoltà di intervenire il senatore Zanda.

 

ZANDA (PD). Signor Presidente, conoscendola, credo che lei abbia colto la gravità del contenuto della lettera che ci ha testé letto. Voglio dirle che con la lettura di questa lettera purtroppo la legislatura sta assumendo un profilo molto diverso da quello che aveva all'inizio. Immagino che anche lei avrà colto lo stridente contrasto del contenuto di questa missiva rispetto alle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio, le quali sono tutte sulla cifra del rispetto dell'opposizione, del dialogo e della ricerca di larghe maggioranze sui temi di maggiore delicatezza per il Paese.

Questa lettera, viceversa, ci spiega in un modo che definirei sfacciato e spudorato che il Senato della Repubblica è chiamato ad esaminare un emendamento che ha l'obiettivo specifico, denunciato anche dalla data dalla quale decorre la sospensione di giudizio, di escludere il giudizio per il Presidente del Consiglio il quale, sulla base di quanto gli hanno riferito i suoi avvocati (non conosco avvocati che affermino cose diverse ai loro clienti), considera ingiusto il giudizio.

Signor Presidente, penso che molti colleghi avranno notato che, durante il dibattito sulla questione di fiducia, nessuno dei senatori dell'opposizione di centrosinistra ha contestato al presidente Berlusconi di aver dichiarato in campagna elettorale che il mafioso Mangano era un eroe. Nessuno di noi ha sollevato questo argomento, che era forte, che andava a toccare un nervo scoperto ed indicava un'affermazione grave del Presidente del Consiglio; nessuno di noi lo ha sollevato per rispetto istituzionale. Oggi, però, le cose si congiungono e quella frase si congiunge all'emendamento in esame.

Signor Presidente, vorrei chiederle, per cortesia, di riunire la Conferenza dei Capigruppo, almeno per riesaminare i tempi del dibattito. Questo dibattito, infatti, ha cambiato completamente i connotati rispetto a quando è stato da noi impostato. Abbiamo l'assoluto bisogno di poter esprimere in Aula, in modo completo e con il tempo adeguato, le opinioni dell'opposizione su un provvedimento che è partito in un modo e sta finendo in una maniera totalmente diversa e anche totalmente anticostituzionale. (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. Senatore Zanda, la Presidenza prende atto della sua richiesta di un'ulteriore attribuzione dei tempi e si riserva, in relazione all'andamento dei lavori, di prenderla in esame nelle sedi e nelle forme più opportune. Sarà fatto senz'altro.

 

GARRAFFA (PD). Signor Presidente, le è stato chiesto di convocare la Conferenza dei Capigruppo! (Commenti dal Gruppo PdL).

 

SANCIU (PdL). Vai a fare un'analisi del voto in Sicilia!

 

GARRAFFA (PD). Delinquente! (Commenti dal Gruppo PdL).

 

FAZZONE (PdL). Delinquente sarai tu!

 

PRESIDENTE. Senatore Garraffa, la invito ad astenersi dal fare affermazioni offensive.

BONINO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Commenti del senatore Garraffa).

 

FAZZONE (PdL). Signor Presidente, la prego di richiamare ad un linguaggio più corretto il senatore Garraffa.

 

PRESIDENTE. Ho già richiamato il senatore Garraffa.

 

GRAMAZIO (PdL). Il senatore Garraffa ha bisogno di una cura psichiatrica!

 

PRESIDENTE. Prego, senatrice Bonino, svolga pure il suo intervento.

 

BONINO (PD). Volentieri, Presidente, poiché ritengo di stare in un'Aula del Parlamento e non altrove.

Credo, onorevoli colleghi, che chiunque da democratico abbia a cuore lo Stato di diritto nel nostro Paese si renda conto della gravità e della delicatezza del momento. Avete sentito molte volte noi radicali chiedere una rivisitazione, se non l'abrogazione della obbligatorietà dell'azione penale, che si è tradotta nel nostro Paese in arbitrarietà dell'azione penale. Ma non è così che ci si arriva, cari colleghi. Una cosa l'ha detta, il Presidente del Consiglio, nella sua lettera: in nessun altro Paese europeo si potrebbe assistere per decreto alla sospensione di processi; a mia conoscenza, in nessun'altra democrazia, qualunque siano le motivazioni! (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

Penso che il disagio sia soprattutto vostro. Voi - come noi, del resto - dovrete spiegare ai cittadini italiani questa norma introdotta per decreto, surrettiziamente, a dibattito avviato. La Presidenza della Repubblica ha controfirmato un altro decreto, che voi ora stravolgete completamente con disposizioni che nulla hanno a che vedere con la sicurezza. Questo è l'altro rilievo che va fatto: l'estraneità della materia al provvedimento in esame è totale.

Se vorrete procedere ad una riforma di fondo del sistema giustizia nel nostro Paese, anche a cominciare dalla obbligatorietà dell'azione penale, troverete orecchie attente. Ci sono nove milioni di processi pendenti, di cui cinque milioni di carattere penale e quattro di carattere civile. Ritenete che si trovi una soluzione arrivando a sospendere i processi?

A me non interessa ciò che hanno detto i consulenti del Presidente del Consiglio. Questa è la prima volta, francamente, che un Presidente del Consiglio si rivolge al Senato e al Parlamento del suo Paese dicendo che il suo consulente gli ha detto che forse anche il suo processo rientra tra quelli a cui si applica la norma. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

 

SOLIANI (PD). Brava!

 

BONINO (PD). Ma dove siamo arrivati? Questo può essere un comizio svolto in qualche piazza, qui invece siamo al Senato della Repubblica, signor Presidente. Se c'è una cosa che questa lettera dimostra è certamente uno scarso senso istituzionale, ma è un sospetto che avevamo da parecchio tempo.

Per questi motivi, chiedo anch'io che si riunisca urgentemente la Conferenza dei Capigruppo. Quello al nostro esame ora è un altro provvedimento, signor Presidente, ed è un fatto di una gravità senza precedenti! (Vivaci commenti dal Gruppo PdL). Non stiamo parlando del decreto sicurezza, in cui di volta in volta avete cercato di introdurre nuovi reati, poi la questione delle prostitute e adesso la norma sulla sospensione dei processi. Con la sicurezza dei cittadini tutto questo non c'entra nulla! (Vivaci commenti del senatore Menardi).

Infine, presento formalmente una proposta di non passare all'esame degli articoli, a norma dell'articolo 96 del Regolamento. Non credo che sia nella disponibilità della Presidenza accettarla o meno, questo è previsto tassativamente dal nostro Regolamento. Chiedo pertanto che su di essa si svolga la discussione fino alla votazione. (Applausi dai Gruppi PD, IdV e della senatrice Giai. Congratulazioni).

BELISARIO (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BELISARIO (IdV). Signor Presidente, la lettera che lei ha letto pone una pietra tombale sull'esito di questa legislatura (Vivaci commenti dal Gruppo PdL) e sulle istanze di dialogo che erano venute da qualche parte e che forse erano state impropriamente accolte da parte di altri. (Vivaci commenti dal Gruppo PdL).

Potete anche governare o "sgovernare" per cinque anni, ma è il Paese che entra ormai in sofferenza democratica. (Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Ignazio Marino. Vivaci commenti dal Gruppo PdL). Mi rendo conto che la claque deve applaudire, ma vorrei finire il mio ragionamento. (Commenti).

Non c'è eguale al mondo - e non solo in quello occidentale, collega Bonino - di un presidente del Consiglio che si fa un'altra norma ad hoc per non essere sottoposto ad un processo. È una cosa di una vergogna inusitata e noi, vergogna, lo dobbiamo dire in quest'Aula perché questa è la rappresentanza del popolo italiano! (Commenti). E lo gridiamo, perché deve esserci data la possibilità di dire con chiarezza quello che pensiamo.

C'è una commistione tra funzione pubblica e gestione privatistica della cosa pubblica. Abbiamo iniziato con l'emendamento salva Retequattro. Non ne parliamo? Poi si continua con questa norma. Ancora, si annuncia un lodo a lei omonimo, signor Presidente. Non so poi dove si andrà a finire. Forse si chiederà la sospensione delle Assemblee legislative. Sì, è una dittatura dolce, il Paese deve saperlo, ma quanto dolce lo verifichiamo, perché sono le garanzie che vengono meno.

È evidente che stiamo parlando di un altro provvedimento e se è un altro provvedimento la tempistica con cui deve essere esaminato deve essere la più congrua possibile, signor Presidente. Lei non può dirci sempre «no, no, no», «vedremo», «sapremo». È stato chiesto di convocare urgentemente la Conferenza dei Capigruppo - richiesta che io ho avanzato anche per iscritto questa mattina - perché il calendario venga necessariamente mutato.

Faccio appello a lei, signor Presidente. Lei ha detto che è uomo di parte, ma per una volta la esorto ad essere uomo dell'Assemblea. Quindi, consideri con serenità la richiesta che le viene avanzata dai banchi dell'opposizione. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei disciplinare i lavori dell'Assemblea.

Su queste dichiarazioni sono già intervenuti alcuni esponenti dei Gruppi di opposizione, i colleghi Zanda e Belisario. Al collega Belisario rispondo garbatamente e con serenità dicendo che la richiesta di un'ulteriore attribuzione di tempi verrà esaminata dalla Presidenza nel momento e nella sede che verranno ritenuti opportuni. Comunque, verrà senz'altro esaminata: su questo mi sento di poter rassicurare i colleghi Zanda e Belisario.

La senatrice Bonino ha proposto di non passare all'esame degli articoli. Su tale richiesta la Presidenza intende avviare il percorso procedurale, anche perché sulle dichiarazioni del Governo è già intervenuto un rappresentante per Gruppo, così come è analogicamente richiamabile dall'articolo 99, comma 2, del Regolamento.

Quindi, la Presidenza ritiene che a questo punto sia da dibattere il tema relativo alla richiesta avanzata dalla senatrice Bonino.

LEGNINI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI (PD). Signor Presidente, intervengo solo per precisare, in merito all'ordine dei lavori, che, come lei sa meglio di tutti quanti noi, l'articolo 96 del Regolamento attribuisce a ciascun senatore la facoltà di chiedere di non passare all'esame degli articoli. Poiché altri colleghi, hanno chiesto di parlare, noi vorremmo che, prima di procedere oltre, questa norma regolamentare fosse rispettata.

PRESIDENTE. Certo, senatore Legnini. Questo è un diritto dei singoli senatori, sarà poi nella facoltà della Presidenza, per armonizzare i lavori d'Aula, disciplinare questa procedura.

Ricordo che la senatrice Bonino ha formulato la proposta di non passare all'esame degli articoli.

INCOSTANTE (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

INCOSTANTE (PD). Signor Presidente, anch'io intervengo in base all'articolo 96 del Regolamento per proporre di non passare all'esame degli articoli. Così come prevede il Regolamento, ciascun senatore può avanzare tale richiesta sulla quale si aprirà una discussione che si concluderà con una votazione.

Vorrei rivolgermi accoratamente ai colleghi della maggioranza, a tanti autorevoli colleghi della maggioranza i quali sanno benissimo che, al di là del dialogo istituzionale, del fair play istituzionale e anche della possibilità di confrontarsi seriamente - così come è stato detto - sui problemi urgenti ed immediati rispetto all'agenda del Paese, esiste anche una questione di fondo: il rispetto di alcune regole che ci tengono insieme, le regole democratiche e costituzionali.

Tanti autorevoli colleghi del centrodestra sanno che con la presentazione di questo emendamento annunciato e con la posizione, espressa nella lettera, del Presidente del Consiglio abbiamo varcato parecchi limiti. Chiedo a tutti, davvero, di riflettere, perché tutto ciò può essere pericoloso, potrebbe giustificare altrettanti comportamenti del tutto fuori dalle regole prefissate. Noi un giorno potremmo infatti avere un altro emendamento che decide di sospendere i processi, per altre questioni, su altre materie. Stiamo stravolgendo alcune regole degli equilibri istituzionali della separazione dei poteri.

Come ha detto la senatrice Bonino, si può discutere su tutto e la maggioranza ha l'onere - direi, il dovere - di impostare una discussione, di avanzare una proposta su riforme dell'ordinamento giudiziario, su riforme costituzionali, ma tutto questo non si può fare con emendamenti che arrivano alla chetichella, all'ultimo momento, dopo che il Presidente della Repubblica ha posto un visto di costituzionalità su un testo in cui queste norme non erano previste, dopo che due Commissioni (giustizia e affari costituzionali) si sono riunite per giorni e giorni facendo di questo provvedimento, attraverso questi articoli, qualcosa di ben diverso e che incide su altre materie.

Signor Presidente, siamo molto preoccupati. Avevamo apprezzato il tono del Presidente del Consiglio, pur consapevoli che ci saremmo divisi su tante e tante questioni; avevamo apprezzato anche lo stile di inizio di questa legislatura, peraltro da noi sollecitato anche in campagna elettorale. Con questa lettera, signor Presidente, davvero... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Le concedo ancora un minuto, senatrice Incostante.

INCOSTANTE (PD). Grazie, signor Presidente. Dicevo che con questa lettera ci troviamo in una situazione davvero completamente diversa. Credo ci sia da riflettere sul fatto che il Presidente del Consiglio intervenga nel dibattito dell'Aula, sponsorizzi emendamenti, parli dei suoi legali e dei suoi processi, facendo riferimento all'Aula del Senato, al Parlamento italiano, ai problemi del Paese.

Prego davvero di riflettere e suggerisco di ascoltare le proposte prudenti, che tanti hanno avanzato, di convocare la Conferenza dei Capigruppo. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Colleghi, in considerazione dell'alto numero di richieste di intervento sulla proposta di non passaggio agli articoli, al fine di armonizzare i lavori dell'Aula, la Presidenza, come fatto in passato da altre Presidenze, assegnerà ad ogni intervento un termine massimo di due minuti.

*VITALI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VITALI (PD). Signor Presidente, i colleghi Zanda, Belisario e Bonino hanno già detto molto bene del carattere inaudito dell'emendamento di fronte al quale ci troviamo. E la prima volta che in questo Parlamento il Presidente del Consiglio ha l'impudenza di scrivere una lettera al Presidente del Senato, nella quale apertamente parla di un procedimento giudiziario che lo riguarda e dice che l'emendamento proposto dai relatori di maggioranza vi si riferisce.

Signor Presidente, la richiamo ad una nota che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha emanato il 18 maggio 2007. Con quella nota egli chiedeva ai Presidenti delle Camere di concludere rapidamente i lavori avviati dalle rispettive Giunte per il Regolamento «ai fini della necessaria armonizzazione e messa a punto delle prassi seguite nei due rami del Parlamento per la valutazione di ammissibilità degli emendamenti in sede di conversione in legge dei decreti-legge». Siamo esattamente in questo caso.

«L'adozione di criteri rigorosi, diretti ad evitare sostanziali modificazioni del contenuto dei decreti-legge, è infatti indispensabile» - diceva il Quirinale quel giorno - «perché sia garantito in tutte le fasi del procedimento - dall'iniziale emanazione alla definitiva conversione in legge - il rispetto dei limiti posti dall'articolo 77 della Costituzione alla utilizzazione» dei decreti-legge.

Signor Presidente, siamo di fronte ad una violazione palese di questo precetto, di questa indicazione del Presidente della Repubblica.

Come è stato detto nel corso degli altri interventi che si sono succeduti, lei come Presidente di questo Senato, seconda carica della Repubblica, ha il dovere di prendere in considerazione queste preoccupazioni e indicazioni. Se non lo vuole fare per quanto le stiamo dicendo in questa sede, lo faccia per il rispetto dovuto da quest'Aula parlamentare alla Presidenza della Repubblica. (Applausi dal Gruppo PD).

D'AMBROSIO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'AMBROSIO (PD). Signor Presidente, rimango particolarmente colpito dalla presentazione di un emendamento che riguarda tutti i processi. Qui si propone addirittura di sospendere tutti i processi, di negare quindi giustizia a tutti coloro che l'aspettano.

Considerato che è noto che i nostri processi penali già durano all'infinito, mi sono meravigliato, quando si è fatto riferimento a questo decreto-legge, che nessuno avesse pensato di ridurne i tempi, che sono una delle cause - e adesso anche voi riconoscete quanto io già dicevo cinque anni fa - per cui l'Italia sta diventando il ventre molle dell'Europa. Infatti, la lungaggine dei processi si traduce in un invito sia ai delinquenti extracomunitari che a quelli appartenenti alla Comunità europea a venire a delinquere in Italia, perché tanto il processo dura all'infinito e comunque arriva prima la prescrizione.

Ma che addirittura si proponesse la sospensione dei processi per tutti, per chi attende giustizia è una cosa veramente inaudita, come del resto viene spiegato nella stessa lettera del Presidente del Consiglio. Alla fine dei conti si propone un provvedimento che tende a negare giustizia a tutti per agevolare il Presidente del Consiglio. Credevo di essere di fronte ad una vicenda già vissuta in occasione della precedente legislatura del centrodestra, in cui si presentarono e approvarono leggi ad personam, ma ora addirittura si presentano emendamenti esclusivamente allo scopo di favorire il Presidente del Consiglio.

CASSON (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CASSON (PD). Signor Presidente, nel sostenere il non passaggio agli articoli, voglio entrare per un momento nel merito della motivazione. Rilevo preliminarmente come continuano a pervenire da parte del Governo emendamenti nuovi, senza che prima siano passati al vaglio né del Presidente della Repubblica, né delle Commissioni di merito competenti. Ora si aggiunge anche questo emendamento sul concorso delle Forze armate nel controllo del territorio.

Con la proposta di non passaggio all'esame degli articoli vorrei invitare alla lettura e al ricordo di un parere della Giunta per il Regolamento del 1984. Quando si deve valutare dei presupposti di un decreto-legge - quindi i requisiti di necessità e urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione - bisogna che il Senato accerti che il provvedimento, dopo che ha ottenuto un tragitto preferenziale, riscontri i suddetti requisiti di necessità e urgenza; in sede di conversione del decreto-legge, la norma del primo comma dell'articolo 77 deve essere interpretata in modo particolarmente rigoroso, tenendo conto anche della indispensabile preservazione dei caratteri di necessità e urgenza. Questo era il parere della nostra Giunta per il Regolamento.

Ora, il relatore, presidente Berselli, evidentemente ha un concezione molto particolare dei termini di necessità e urgenza, considerato che le nostre proposte di prevedere delle fattispecie di reato contro la grande criminalità organizzata non sono urgenti, mentre lo sono soltanto i desideri o i desiderata di Cesare, o i problemi processuali del suo Cesare. Rispondo che non ci stiamo a questa impostazione; la Costituzione è una cosa seria e non si può andare... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, stiamo assistendo ad un cambiamento anche semantico: necessità ed urgenza si sono ormai sistematicamente tradotti in emergenza. Questo è un Governo che vuole andare avanti per i prossimi cinque anni ponendo una serie di emergenze: rifiuti, intercettazioni, caveat, infrastrutture, energia e sicurezza. Siamo stati bombardati dal primo giorno con una serie di emergenze fino ad aver scoperto oggi - e mi pare che la lettera del presidente del Consiglio Berlusconi in qualche modo lo certifichi - la vera emergenza, che è stata inclusa nel quadro di un problema che affronta tutta la società, quello dell'amministrazione della giustizia, che viene chiamata vera e propria emergenza sociale.

Ebbene, la senatrice Bonino ha chiaramente esplicitato che in questo Paese, in effetti, un'emergenza sociale relativamente all'amministrazione della giustizia esiste, di sistematica e quotidiana violazione dei diritti umani dei cittadini italiani. Non è possibile che in un Paese esistano dieci milioni di processi sospesi, divisi tra civili e penali, che si protraggono per dieci anni. Quindi, chiunque qui dentro ha sicuramente un problema con la giustizia.

Riteniamo che si debba non passare all'esame di questo tipo di misure, proprio perché se c'è un'emergenza - e questa c'è - essa va affrontata in altro modo. Mi unisco quindi alla richiesta dei colleghi senatori del Gruppo del PD, chiedendo anch'io un'immediata convocazione della Conferenza dei Capigruppo, perché i tempi necessari per affrontare la vera emergenza sociale di questo Paese vanno sicuramente ridiscussi.

PORETTI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PORETTI (PD). Onorevoli colleghi, anch'io, ai sensi dell'articolo 96 del Regolamento, chiedo il non passaggio all'esame degli articoli. Poco fa la collega Emma Bonino ricordava come noi radicali siamo da sempre stati attenti ed abbiamo più volte sollecitato, anche con referendum e proposte di legge di iniziativa popolare, la riforma della giustizia e anche la non obbligatorietà dell'azione penale; ma davvero pensate di farla così?

Ricordo che ai tempi dei referendum radicali Berlusconi disse di non andare a votarli perché ci avrebbe pensato lui a rivedere il sistema della giustizia italiana. E ci penserà davvero così, facendo decreti che parlano di altro e poi intervengono su altre materie? I decreti devono avere presupposti di necessità ed urgenza; ma di quale necessità ed urgenza stiamo parlando, delle necessità ed urgenze del cittadino Silvio Berlusconi o delle necessità ed urgenze dei cittadini italiani? Credo egli davvero sia il primo ad avere necessità ed urgenze personali. Pertanto, con questo intervento chiedo anch'io la messa in votazione della proposta di non passaggio all'esame degli articoli. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. In relazione alle numerose richieste di intervento, anticipo all'Aula, anche per meglio e correttamente disciplinare l'andamento dei lavori, che è intenzione della Presidenza consentire a chiunque ne faccia richiesta di intervenire, con limiti temporali concordati o quanto meno che tengano conto delle esigenze di armonizzazione già anticipate, ma di concludere i lavori antimeridiani con l'esame della richiesta della collega Bonino.

PROCACCI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PROCACCI (PD). Signor Presidente, non mi soffermerò su quanto già detto dai miei colleghi circa la scorrettezza istituzionale di quanto è avvenuto. Voglio solo limitarmi ad una considerazione politica, tirando in ballo lei, Presidente. In questo inizio di legislatura lei ha guidato l'Aula dimostrando grande apprezzamento per il dialogo; il Presidente del Consiglio ha chiesto in quest'Aula il dialogo per il bene del Paese. Possiamo pensare realmente che egli ritenesse che un'iniziativa di questo genere non avrebbe determinato un grave strappo a tale clima? Questa è la domanda.

I presidenti Vizzini e Berselli hanno visto con quanto stile di dialogo e anche di collaborazione abbiamo lavorato nelle Commissioni di merito nell'interesse del Paese. Oggi mi chiedo: quale coerenza? Ad un certo punto diventa più importante la vicenda personale dei destini di una Nazione, perché lei sa quanto questo Paese abbia bisogno di dialogo, di volontà di convergere sui grandi temi di interesse comune. Davanti a questa esigenza - invocata anche da grandi agenzie di formazione e da grandi istituzioni morali di questo Paese - la risposta qual è? Mettere al primo posto i destini personali e posporre quelli della Nazione; tutto questo in un'Aula nella quale ci sono esponenti storici di questo Paese che hanno dimostrato personalmente di avere fiducia nella giustizia, nella magistratura e nelle istituzioni: ciò che oggi ci troviamo davanti è uno strappo istituzionale grave.

DI GIOVAN PAOLO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Informo i colleghi che interverranno successivamente che la Presidenza, alla luce del numero di coloro che hanno chiesto di intervenire, sarà costretta a concedere loro un minuto.

 

LUSI (PD). È una cosa assurda!

 

PRESIDENTE. Colleghi, è un problema di organizzazione dei lavori. (Proteste dei senatori Maritati e Garraffa).

 

DI GIOVAN PAOLO (PD). Presidente, questo è un motivo in più per chiederle di riunire la Conferenza dei Capigruppo; non c'è niente di male nel cercare di riorganizzare i lavori insieme, perché dobbiamo comunque lavorare assieme e certamente a me dispiace poter parlare più di altri che magari hanno ragioni migliori.

In un minuto le condenso il motivo per cui le faccio richiesta di non passare all'esame degli articoli; è per il profondo rispetto che porto alle persone del Popolo della Libertà intervenute l'altra sera e, in particolare, alla senatrice Poli Bortone, al senatore Benedetti Valentini e non vorrei dimenticarne altri, che, in un'Aula piena solamente di esponenti dell'opposizione, hanno fatto ragionamenti molto interessanti su questo decreto. È un peccato che fosse presente solamente l'opposizione: un buon motivo per cui questo discorso non venga fermato da una lettera che viene - per così dire - da fuori.

Inoltre, le dico che questa lettera, a mio avviso, lede prima di tutto l'immagine e il ruolo della Presidenza del Senato e anche dei relatori Vizzini e Berselli, i quali hanno svolto un lavoro che possiamo anche non apprezzare politicamente, ma che comunque è stato portato in quest'Aula e che viene completamente asfaltato da questa lettera inviata dal Presidente del Consiglio.

Vi invito, cari amici della maggioranza, a tener conto del fatto che alcune scelte fatte in questo modo dal Presidente del Consiglio possono oggi anche essere difese, ma a lungo andare disarticolano il lavoro, anche pregevole, che viene svolto in questa sede. Vi prego di riflettere su questo. (Applausi dal Gruppo PD).

PEDICA (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEDICA (IdV). Presidente, protesto formalmente anche nei confronti del suo atteggiamento. Avevo chiesto la parola subito dopo l'intervento del senatore Berselli, parliamo da più di 25 minuti; se avete intenzione di togliere la parola all'Italia dei Valori o se ha ricevuto ordini in tal senso, ce lo dica e ci comporteremo di conseguenza. Vogliamo parlare di politica, non di fatti personali.

Allora, la nostra è una protesta che muove da alcune semplici considerazioni. Innanzitutto, quando ha parlato il senatore Berselli non abbiamo capito nulla, non abbiamo ascoltato ciò che egli ha detto; abbiamo cercato anche di essere il più silenziosi possibile, ma non c'è stato verso di capire una parola e non si può aprire un dibattito se il senatore Berselli non ripete quello che poco fa ha letto. Ciò che ha letto a se stesso, perché credo che la maggior parte dei presenti in Aula non ha capito cosa volesse dire, né tanto meno il sottosegretario Caliendo, che si è sforzato di farsi capire, ma nel brusìo del centrodestra è impossibile capire, cari colleghi, cosa dobbiamo fare.

Se avete delle carte che il vostro Presidente vi ha già comunicato, noi non le abbiamo e stiamo lottando, come stiamo facendo in questo momento, in solitudine. Anche perché lei, signor Presidente, con il suo atteggiamento sta assumendosi una responsabilità grave di non sospendere i lavori per riunire i Capigruppo o, come ha detto il collega Casson, per riunire la Giunta per il Regolamento.

Abbiamo a che fare con una lettera che ha totalmente stravolto il senso di democrazia. Sappiamo che il Presidente del Consiglio è allergico, come dice il nostro presidente Di Pietro e come diciamo noi, allo Stato di diritto. Dunque non ci siamo, signor Presidente, se continuiamo così. Non siamo nello Stato di diritto ma in un'altra situazione: siamo ancora una volta di fronte al tentativo del principe, questa volta collegiale, di farsi le leggi a proprio conto, facendole passare, e questo è un aggravante... (Il microfono si disattiva automaticamente).

No, Presidente, non può togliermi la parola, si deve rispettare almeno il diritto di parola!

 

PRESIDENTE. Collega, ho applicato lo stesso criterio per tutti.

Comunque le do la parola per qualche secondo per concludere, non vorrei che si creassero degli incidenti involontari.

 

PEDICA (IdV). Volevo solo dire che se lei non sospende i lavori si continuerà a chiedere il diritto di parola e se lei ce lo nega noi prenderemo atto che questo Presidente è di parte. Ne prendiamo atto oggi e speriamo che non sia così. (Applausi dal Gruppo IdV).

LUSI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LUSI (PD). Signor Presidente, avevo chiesto di parlare dopo la sua lettura mentre mi ritrovo a farlo dopo 25 minuti. Dubito che in un istante si siano alzate tutte queste mani.

 

PRESIDENTE. Senatore, lei ha perfettamente ragione: è il frutto dell'accavallamento delle richieste. Non c'è nessun retropensiero e la Presidenza le chiede scusa.

 

LUSI (PD). Non temevo retropensieri, questo non è un problema.

Presidente, lei ci letto una lettera delicatissima e ne è cosciente. Lei è il Presidente del Senato e deve ristabilirne la dignità. I primi passi della lettera che ci ha letto parlano di un cittadino che si rivolge ai propri avvocati per chiedere se gli emendamenti depositati dai presidenti Berselli e Vizzini siano adeguati rispetto alla propria situazione processuale soggettiva.

Lei, oltre ad essere il Presidente del Senato è un autorevole avvocato, come me e come tanti altri presenti in questa sede e sa benissimo, signor Presidente, che un qualsiasi cittadino che sia plurindagato e plurimputato non può scrivere al Senato e veder letta la sua lettera di fronte ai senatori in un'Assemblea che discute di argomenti e di materie che potrebbero riguardare i suoi processi. Lei ci ha letto un testo che alla fine dice: per questo dirò al Consiglio dei ministri - e quindi parla stavolta come Presidente del Consiglio dei ministri - di dare parere favorevole. È lampante il conflitto d'interessi che c'è in questa lettera e siamo fortemente preoccupati, signor Presidente, che lei l'abbia presentata come un atto ufficiale. Un atto di un cittadino che ha problemi con la giustizia, che auguriamo risolva nella sede competente, ma che non può certo utilizzare la sua funzione istituzionale, mi correggo la sua altissima funzione istituzionale, per cambiare l'ordinamento di questo Paese di fronte a gente che aspetta da anni di vedere giustizia fatta, sia parti lese sia imputati, tutti con uguale diritto, come il nostro ordinamento prevede.

Signor Presidente, io sono fra quelli, lo posso dire pubblicamente, che si sono vergognati di aver votato l'indulto. Oggi ci troviamo in una situazione tale che voi potreste porci nella condizione di sospendere i processi: fate un'operazione ancora più pericolosa che è esattamente il contrario del dare giustizia e sicurezza ai cittadini. (Applausi dal Gruppo PD).

MARITATI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARITATI (PD). Signor Presidente, intanto le chiedo di concedermi due minuti, perché nel momento in cui ho chiesto e lei mi ha concesso di parlare, lei aveva deciso di concedermi appunto due minuti. Il decreto-legge è stato presentato e sostenuto dalla maggioranza e dal Governo come uno strumento atto ad affrontare e a risolvere, sia pure in parte, il grave problema della sicurezza pubblica.

Questa opposizione, come è stato riconosciuto dai Presidenti delle Commissioni affari costituzionali e giustizia, ha contribuito non poco a migliorare il decreto, tanto che i nostri emendamenti sono stati definiti migliorativi. Ora, improvvisamente, ci viene presentata in Aula una richiesta emendativa che con il tema della sicurezza pubblica non credo abbia la benché minima connessione; piuttosto, è connessa fortemente al problema della sicurezza e degli interessi personali del Presidente del Consiglio dei ministri.

Chiedo allora a voi, colleghi della maggioranza, soprattutto a quelli che conosco bene per la loro preparazione, per la loro cultura e sensibilità verso il diritto con la maiuscola, se siete veramente disposti ad appoggiare una riforma di questo genere, che non può che essere definita vergognosa e lesiva dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Signor Presidente, ricordo bene che in apertura di legislatura lei e il presidente Fini avete fatto richiamo alla Costituzione repubblicana ed io fui veramente contento di ascoltare, da parte di uomini che vengono dalla destra, i richiami alla Costituzione. Questo modo di agire lede ed offende i principi della Costituzione, soprattutto quello dell'uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Attenzione, colleghi della maggioranza: non sottovalutate l'effetto devastante e debilitante per la tenuta morale e politica del Paese. Questo è un messaggio devastante, perché dice ai comuni cittadini che chi ha in mano il potere ne fa quello che crede, a difesa dei propri interessi personali. Questo è l'aspetto... (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

CAROFIGLIO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CAROFIGLIO (PD). Signor Presidente, prendo atto che potrò parlare per i due minuti concordati e registro con soddisfazione il fatto che almeno su questo punto lei abbia rivisto quella decisione che consideravo assolutamente non condivisibile, e cioè di comprimere al di là del tollerabile i tempi della discussione.

Avuta quindi questa possibilità circoscritta, devo confessare e dichiarare in quest'Aula il mio disagio, il mio imbarazzo e direi anche la mia vergogna in relazione a quello che è accaduto nei giorni scorsi e a come ciò si sta completando qui, adesso. Nelle Commissioni riunite giustizia e affari costituzionali abbiamo discusso con i Presidenti, che vedo in quest'Aula (per la verità vedo il presidente Berselli più interessato al giornale che non a quello che diciamo, ma non importa: evidentemente la questione non ha particolare rilevanza), di una serie di questioni relative ad emendamenti e loro ci hanno dato atto del fatto che alcuni dei nostri emendamenti hanno migliorato il decreto. Loro ed il Governo ci hanno detto inoltre che altri emendamenti non potevano essere accettati, non già perché non presentassero questioni importanti, ma perché esulavano dal tema tracciato dal decreto e noi abbiamo accettato tutto questo, anche se naturalmente rimanevamo della nostra opinione.

Oggi abbiamo questa sorpresa: scopriamo che in Aula si discute di qualcosa che non ha nulla a che fare con il tema del decreto, che non ha nulla a che fare con il tema della sicurezza dei cittadini, ma che ha molto a che fare con la sicurezza di qualche cittadino speciale, che invia lettere al Parlamento e che se le vede leggere; questo è un giorno che sarà ricordato nella storia del Parlamento: è la prima volta che la lettera di un privato cittadino (perché è da privato cittadino che si scrive) viene letta davanti ai parlamentari.

È un'offesa al Parlamento e alla Repubblica. Io vi chiedo di ritirare quegli emendamenti, non soltanto che non siano portati al voto; chiedo a voi presentatori di ritirarli perché i nostri lavori in Commissione in seguito possano essere lavori sereni e non ispirati... (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

*BASTICO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BASTICO (PD). Signor Presidente, intendo intervenire ai sensi dell'articolo 96 del Regolamento e sostenere il non passaggio all'esame degli articoli. Esprimo il mio totale sconcerto e la mia indignazione rispetto alla presentazione da parte dei presidenti, il senatore Vizzini e il senatore Berselli, dell'emendamento che sospende i processi. Nella relazione stava scritto che l'obiettivo di questo decreto-legge era quello di accelerare i processi per garantire il diritto di ogni cittadino alla giustizia; questo era l'obiettivo dichiarato e l'esito è un emendamento che sospende i processi.

Indignazione e sconcerto che vengono assolutamente aggravati a fronte della lettera del Presidente del Consiglio, un vulnus profondissimo al ruolo di questo Senato e al ruolo della Presidenza di questo Senato. Per quello che riguarda la procedura, ritengo assolutamente inammissibile che l'emendamento non sia stato presentato in Commissione e lì discusso, che non sia stato presentato nel testo iniziale, sottoposto alla valutazione della Presidenza della Repubblica, un testo assolutamente, peraltro, non pertinente alla materia di cui all'oggetto e pertanto, a mio avviso, da dichiarare assolutamente inammissibile.

D'altra parte, proprio ai presidenti Vizzini e Berselli vorrei ricordare quanto hanno argomentato ripetutamente in Commissione, rispetto ad emendamenti che erano stati presentati dal Partito Democratico, in particolare emendamenti che riguardavano la violenza alle donne, lo stalking, la violenza ai minori, lo sfruttamento del lavoro: ognuno di questi emendamenti i Presidenti hanno evidenziato che c'era condivisione del contenuto ma inammissibilità per quanto riguardava la materia, dal momento che essa non era pertinente al testo del decreto. Richiamo quindi questo principio e chiedo a voi perché avete presentato un emendamento il cui contenuto è del tutto non pertinente rispetto alla materia del decreto-legge. (Il microfono si disattiva automaticamente).

ADAMO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ADAMO (PD). Signor Presidente, sinceramente non avrei voluto svolgere questo intervento, perché immaginavo che, viste le reazioni di quest'Aula e letta la lettera del presidente Berlusconi, lei, Presidente, avrebbe ravvisato da sé la necessità di sospendere la seduta e di riunire i Capigruppo. A questo punto, però, come altri colleghi, sono costretta anch'io ad appellarmi al Regolamento e a chiedere il non passaggio all'esame degli articoli, che vorrei motivare anche in un altro modo, rivolgendomi in particolare ai colleghi della Lega.

Quando abbiamo esaminato gli articoli aggiuntivi presentati da questo Governo al precedente testo Amato, riguardanti l'aggravante per i reati commessi in caso di clandestinità, abbiamo fatto ampiamente rilevare, anche a seguito dell'audizione del dottor Manganelli e di ulteriori alti funzionari, l'inapplicabilità, se non la contraddittorietà, di queste vostre misure. Sia in Commissione che nelle nostre conversazioni fuori da quella sede mi avete risposto che, anche se la norma non è convincente dal punto di vista della costituzionalità, anche se non è applicabile, dobbiamo dare un segnale al Paese.

Rispetto all'emendamento che il Governo e il presidente Berlusconi ci chiedono adesso di introdurre, quale segnale daremo noi al Paese? Qual è la ragione per cui, per così dire, tutti... (Il microfono si disattiva automaticamente). Mi scusi, mi lasci finire la frase, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. La prego di concludere, collega.

 

ADAMO (PD). Stavo appunto dicendo che trovo che ci sia qualche cosa di ignobile nel fatto di usare la paura della povera gente rispetto alla sua sicurezza per introdurre questa norma. È moralmente, prima che costituzionalmente, insopportabile. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

LANNUTTI (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LANNUTTI (IdV). Signor Presidente, onorevoli senatori, i cittadini sono tutti uguali di fronte alla legge, ma c'è qualcuno che è più uguale degli altri e ciò dovrebbe davvero servire da ammonimento a quella parte della maggioranza che magari vota secondo gli ordini del Presidente del Consiglio.

Noi diciamo che non esiste alcun requisito di necessità e urgenza, come previsto dall'articolo 77 della Costituzione. Gli emendamenti, signori relatori, configurano una palese violazione dell'articolo 111 della Costituzione, anche in merito ai profili di compatibilità con gli articoli 24 e 25.

Badate, sono altre le emergenze del Paese. Qui, all'interno di un decreto, si vanno ad inserire questioni che attengono ad un privato cittadino che vuole risolvere i suoi problemi. Altre sono le emergenze del Paese: il carovita, i mutui che la gente non riesce più a pagare per i cattivi consigli delle banche, la legge sulla class action che il Governo si accinge a sospendere, comportandosi da Giano bifronte, perché da una parte il ministro Tremonti, secondo un principio che condividiamo, vuole finalmente far pagare anche coloro che speculano sui futures, sui derivati, sul petrolio, dall'altra parte si lede la dignità delle persone.

Non mi lascerò togliere la parola, signor Presidente, perché concluderò prima di esaurire il tempo a mia disposizione, per dire ai colleghi della maggioranza: ripensateci. Il Senato non è alla mercé di qualcuno che per risolvere i propri problemi, fa trasmettere lettere dagli avvocati... (Il microfono si disattiva automaticamente).

 

PRESIDENTE. Senatore Lannutti, non ce l'ha fatta, ma la invito a concludere.

LANNUTTI (IdV). Volevo solo richiamare anche la dignità di quest'Aula.

PARDI (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARDI (IdV). Signor Presidente, in virtù di quale alchimia, il vice sindaco di Roma sedeva sui tavoli del Governo? Ma non è questo il tema.

L'editto presidenziale che siamo stati costretti ad ascoltare offende la potestà del Senato; contravviene all'articolo 111 della Costituzione, perché inceppa la ragionevole durata dei processi; contravviene all'articolo 25 della Costituzione, perché tende a sottrarre l'imputato al suo giudice naturale; nega il diritto delle parti lese. Tutta la maggioranza si fa sempre bella del fatto che le sue politiche sono a favore delle parti lese: qui c'è una palese e violenta negazione del diritto di tali parti. L'editto presidenziale pretende persino di fissare le udienze e di stabilirne i ruoli e cancella la formazione del libero convincimento del giudice in materia.

Assistiamo a qualcosa di inverosimile: il Presidente del Consiglio nella sua lettera afferma che questa è «una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale». C'è solo una cosa che non ha eguali nel mondo occidentale: che la televisione sia direttamente al vertice del potere politico e che una persona ineleggibile e incompatibile con l'esercizio del potere politico possa disporre a proprio piacimento delle Assemblee elettive. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

PRESIDENTE. Colleghi, gli Uffici mi segnalano che il Gruppo del Partito Democratico ha esaurito i tempi in precedenza attribuitigli.

È intenzione di questa Presidenza, così come preannunciato, di rivedere i tempi assegnati ai singoli Gruppi, ma ci troviamo di fronte all'esigenza, annunziata un'ora fa, di concludere entro le ore 13,30 l'esame delle proposte di non passare all'esame degli articoli. Pertanto, volendo contemperare le numerose richieste di intervento con la scadenza dei tempi e l'impegno a concludere entro le ore 13,30 la votazione della richiesta di non passare all'esame degli articoli, la Presidenza consentirà, al di là dei tempi già scaduti, un minuto per intervento.

VIMERCATI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VIMERCATI (PD). Signor Presidente, vorrei rivolgere una domanda agli amici della Lega Nord, che si è impegnata a fondo per la sicurezza di Milano, della Lombardia e del Nord: con quale coerenza spiegherete ai vostri elettori l'approvazione di questi emendamenti che, di fatto, negano giustizia alla povera gente, a coloro i cui processi saranno bloccati per dare spazio alle richieste del Presidente del Consiglio? Questa è una domanda che vi dovete porre prima di accingervi a votare questi emendamenti. In ogni caso, saremo noi a spiegare ai milanesi e a tutti i lombardi il vostro comportamento.

DE TONI (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Senatore De Toni, il suo Gruppo non ha ancora esaurito il tempo attribuitogli. Pertanto ha facoltà di intervenire per due minuti.

DE TONI (IdV). Signor Presidente, intervengo come neosenatore dell'Italia dei Valori per esprimere - e mi piacerebbe che i colleghi ascoltassero - il dramma interiore che sto vivendo oggi: è un atto grave rispetto alla responsabilità della politica. Vengo dalla lontana Brescia, dalla Val Camonica, e qui, in questa Italia, nata dalla Resistenza e costruita sulle battaglie della verità, si consumano oggi atti che ritengo gravissimi.

Voglio vivere ancora in un'Italia libera, forte e democratica. E voglio ascoltare - lo dico fin da ora agli amici della Lega Nord - con grande attenzione e grande responsabilità la loro riflessione su questo tema, perché non credo che quella parte politica così importante oggi nel tessuto sociale del Paese la pensi in questo modo.

Mi richiamo, dunque, all'articolo 96 del Regolamento del Senato e propongo di non passare all'esame degli articoli del provvedimento all'ordine del giorno, motivando tale richiesta sotto il profilo costituzionale e affermando che la modifica proposta nella giornata di ieri dai relatori non risponde in alcun modo ai requisiti di necessità e urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione. L'Aula non ha titolo, ad avviso dell'Italia dei Valori, per pronunciarsi sulla sussistenza di tali requisiti e quindi per procedere all'esame del disegno di legge di conversione, inserendo nel decreto-legge le norme in questione, senza valutarne la rispondenza con il citato articolo 77 e determinando così un vizio in procedendo, come ribadito da ultimo nella sentenza n. 128 del 2008 della Corte costituzionale. (Applausi dal Gruppo IdV).

BELISARIO (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BELISARIO (IdV). Signor Presidente, ribadisco la richiesta che venga convocata la Conferenza dei Capigruppo perché i tempi si stanno esaurendo e lei sta già andando oltre, dando comunque la possibilità di intervenire.

 

PRESIDENTE. Non c'è alcun problema, senatore Belisario. Comunque la ringrazio anche per la sua brevità.

DELLA SETA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DELLA SETA (PD). Signor Presidente, ascoltate le parole che Silvio Berlusconi - non è chiaro se come Presidente del Consiglio o come cittadino imputato - ha rivolto a lei e per suo tramite a quest'Aula, è difficile sfuggire al dubbio che tutto il gran parlare che il Governo ha fatto e sta facendo sulla necessità e l'urgenza di occuparsi di sicurezza, di lotta all'immigrazione clandestina, di difesa della privacy dei cittadini sia il pretesto per altre necessità e urgenze: quelle personali del Presidente del Consiglio.

Certamente il decreto-legge che dobbiamo esaminare non ha più nulla a che vedere con quello firmato dal Capo dello Stato ed esaminato dalle Commissioni competenti. Per questo anch'io mi unisco alla proposta, avanzata da altri colleghi appartenenti al mio e ad altri Gruppi, di non passare all'esame degli articoli.

SANGALLI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SANGALLI (PD). Signor Presidente, lei certamente avrà avuto modo di leggere, come tutti noi, l'articolo del «Corriere della Sera» nel quale si evidenzia che l'Italia è slittata al 17° posto tra i Paesi europei in grado di attrarre investimenti dall'estero. La motivazione principale che viene addotta è la mancanza di ogni certezza del diritto e di affidabilità da parte di un Paese che non solo non rispetta le regole, ma ha dieci milioni di processi pendenti, quattro milioni dei quali di natura amministrativa, che riguardano l'economia.

Come possiamo pensare di dare sicurezza ai nostri cittadini impedendo l'esecuzione dei processi? Come possiamo pensare che la sicurezza sia un tema separato da quello della giustizia? Come possiamo pensare che gli interessi privati possono entrare nelle Aule del Parlamento e il mercato internazionale non ci guardi... (Il microfono si disattiva automaticamente).

VITA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

VITA (PD). Signor Presidente, anch'io nutro sgomento, come tanti altri colleghi. La lettera è stata letta a mezzogiorno. Un famoso romanzo di tanti anni fa si intitolava "Buio a mezzogiorno". Dunque, buio in quest'Aula a mezzogiorno.

Anch'io mi associo alla proposta, avanzata a norma dell'articolo 96 del Regolamento, di non passare all'esame degli articoli. Trovo quella lettera e l'emendamento evocato di una gravità inaudita.

Faccio un'ulteriore considerazione: talvolta un episodio si incarica di dare l'idea più di tanti discorsi dello stato dell'arte. Questo episodio ci ha dato esattamente l'idea di quella cosa che non volevamo chiamare «rischio di regime» e che da oggi siamo costretti a definire tale. Mi auguro che le colleghe e i colleghi ne vogliano prendere atto.

COSENTINO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

COSENTINO (PD). Signor Presidente, mi rivolgo ai presentatori dell'emendamento per sottolineare che, a mio avviso, questa proposta emendativa sia peggio di un misfatto: mi sembra un errore politico. Vorrei chiedere ai colleghi della maggioranza di riflettere soltanto un secondo prima del voto per capire se ne valga la pena, se cioè valga la pena di rompere una prospettiva di dialogo nel rispetto dei ruoli tra maggioranza ed opposizione ponendosi insieme davanti ai problemi dell'Italia e riportare nel Paese il clima di scontro frontale dal quale stavamo uscendo.

Ne vale la pena, onorevoli colleghi? L'Italia non avrebbe diritto ad avere una classe dirigente e di governo capace di volare alto? Vi chiedo, colleghi presentatori, ne vale la pena? E per che cosa? (Applausi dal Gruppo PD).

BUGNANO (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BUGNANO (IdV). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, intervengo a norma dell'articolo 96 del Regolamento.

Mi vergogno come cittadina e come eletta per quanto abbiamo qui ascoltato, per le parole del Presidente del Consiglio che sono state lette in quest'Aula. Lo sa il Presidente del Consiglio che noi non siamo il suo collegio di difesa, che quest'Aula non è un'aula di giustizia, ma è un'Aula del Parlamento? Noi non siamo qui - mi rivolgo soprattutto ai colleghi del centrodestra - per sostenere un provvedimento ad personam, non siamo qui per studiare una strategia processuale a favore del Presidente del Consiglio: siamo qui perché siamo stati eletti dai cittadini ed è ai cittadini - a tutti i cittadini e non al Presidente del Consiglio - che dobbiamo rispondere.

L'Italia dei Valori ha capito sin da subito che l'apertura al dialogo avviata dal Presidente del Consiglio all'inizio della legislatura era semplicemente una rappresentazione teatrale. Come ha detto il direttore Scalfari, che mi permetto di citare in quest'Aula, «il Presidente del Consiglio sta recitando il ruolo di uno statista». Per tale motivo noi dell'Italia dei Valori siamo stati fin dall'inizio vigili sui provvedimenti del Governo, e bene abbiamo fatto.

Onorevoli colleghi del centrodestra, vi sollecito ad avere un moto di orgoglio e a riconoscere che l'emendamento che sospende i processi è inaccettabile perché è contro la Costituzione, ma ancor prima perché è un emendamento immorale! (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

DE LUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DE LUCA (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, condivido e mi unisco alla richiesta di non passaggio all'esame degli articoli, secondo l'articolo 96 del Regolamento, e a quella di una convocazione della Conferenza dei Capigruppo.

Vorrei aggiungere una brevissima riflessione politica rispetto allo stravolgimento del decreto-legge in esame richiesto dal Presidente del Consiglio con la sua lettera. Non si ha alcun rispetto per il Capo dello Stato né per il Governo stesso né per le Commissioni e neanche per il Parlamento. Non solo si ravvisa la mancanza di dialogo, ma anche la convinzione che le istituzioni siano un fatto privato. Il decreto-legge oggi in esame in materia di sicurezza pubblica, se non era un annuncio, era una profonda convinzione da parte del Governo anche rispetto al dialogo che si è chiesto... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PEGORER (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEGORER (PD). Signor Presidente, facendo riferimento anche al suo discorso di insediamento, voglio credere ed auspicare che saprà mantenere, nel corso della direzione dei lavori di questa Assemblea, una posizione super partes. Ebbene, convinto di ciò, ritengo che proprio dalle sollecitazioni emerse nel corso di questo primo confronto sul decreto-legge in materia di sicurezza pubblica lei saprà accogliere la richiesta avanzata più volte di una convocazione urgente della Conferenza dei Capigruppo.

D'altra parte, la lettura della lettera del Presidente del Consiglio dimostra con chiarezza che i presupposti, la natura stessa del provvedimento al nostro esame sono stati modificati sostanzialmente.

Le pongo una domanda: cosa c'entrano le code giudiziarie con la sicurezza dell'Italia?

GUSTAVINO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GUSTAVINO (PD). Signor Presidente, capisco il presidente Berlusconi. Anch'io, nel mio piccolo, ho mandato una lettera al Consiglio regionale della mia Regione affinché congelasse le liste d'attesa per la TAC, la risonanza, le ecografie perché è impossibile che i cittadini aspettino così tanto tempo. Ricominciamo da capo.

Propongo anch'io di non passare all'esame degli articoli e inviterei il Presidente del Consiglio a compiere un atto forte (una lettera, per esempio) per abolire le liste d'attesa per la giustizia, la sanità e anche per l'iscrizione ai boy scout, perché è veramente troppo aspettare così tanto. (Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Maritati).

ROILO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ROILO (PD). Signor Presidente, intervengo anch'io per sottolineare la gravità della decisione assunta dal Governo presentando l'emendamento volto alla sospensione dei processi.

È gravissima per il merito dell'emendamento, che appunto sospende i processi per decreto, e - guarda caso - questa sospensione riguarda anche il Presidente del Consiglio.

È gravissima e scandalosa anche per le modalità con cui si è proceduto: una lettera che tutti abbiamo potuto ascoltare, con la quale il Presidente del Consiglio intima al Senato di procedere speditamente sulla base delle indicazioni dei suoi legali.

Ripeto, questo è un atto assolutamente vergognoso! Ed è del tutto evidente, signor Presidente... (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi dl Gruppo PD).

MARINARO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MARINARO (PD). Signor Presidente, lo Stato di diritto nel contesto europeo è una cosa seria e l'Unione europea ce lo ricorda ancora oggi con le parole del commissario Barrot sul reato penale di immigrazione clandestina, dicendo appunto che bisogna evitare di introdurre una simile misura perché non rispetta l'uguaglianza dei cittadini innanzi alla legge.

Con questo emendamento, e soprattutto con la lettera del Presidente del Consiglio, stiamo stravolgendo il nostro sistema di garanzie e il nostro sistema democratico e stiamo mettendo a repentaglio l'immagine del nostro Paese nel mondo e in Europa, perché appunto si vuole fare dello Stato di diritto un consumo ad uso proprio.

Appoggio la proposta avanzata dalla vice presidente Bonino... (Il microfono si disattiva automaticamente).

*SBARBATI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SBARBATI (PD). Quando, una settimana fa, il Presidente del Consiglio ha dichiarato ai microfoni di Canale 5 che l'azione di questo Governo deve compiacere la Santa Sede e il Papa, ho avuto un sussulto e da repubblicana e democratica mi sono chiesta se la forma di questo Stato sia ancora repubblicana o se nella sostanza non si stia trasformando decisamente in una struttura monarchica.

Oggi il delirio di onnipotenza, forse benedetto anche dalle gerarchie ecclesiastiche interessate, è andato oltre, con un'incursione selvaggia in questo decreto, in cui si confonde l'interesse del popolo italiano con l'interesse personale.

Questo mette in seria difficoltà noi e anche lei, Presidente, perché - vogliamo ricordarlo al Presidente del Consiglio - ancora rappresentiamo il popolo italiano, la sua sicurezza, i suoi interessi e non quelli della Sua persona, ancorché lui si creda l'onnipotente. (Applausi dal Gruppo PD).

LI GOTTI (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente, innanzitutto ritengo che la sua interpretazione dell'articolo 96, comma 1, del Regolamento, che prefigura un diritto in testa a ciascun senatore, non sia interpretabile con l'applicazione del comma 5 dell'articolo 55, che determina i tempi da assegnare ai singoli Gruppi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario.

Il comma 1 dell'articolo 96 stabilisce che ciascun senatore - quindi 315 senatori - può esercitare il medesimo diritto. Lei non può precludere il diritto che il Regolamento assegna a ciascun componente di questo ramo del Parlamento e non può conteggiare nei tempi assegnati ai Gruppi sulla base dell'articolo 55 il tempo che dovrebbe essere riservato per esercitarlo.

Noi dobbiamo affrontare temi nuovi, che sono stati introdotti anche dalla lettera del Presidente del Consiglio. Ringraziamo lei, presidente Schifani, per avercela letta, ma vogliamo che il Presidente del Consiglio comunichi al Senato, con la sua presenza, le sue osservazioni e le sue pretese in ordine ai disegni di legge. Lei non può essere considerato un postino che legge una lettera. (Applausi dai Gruppi IdV e PD). Che venga il Presidente del Consiglio, se ne ha il coraggio, in quest'Aula e parli al Paese! (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

CARLINO (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CARLINO (IdV). Signor Presidente, lo slogan del Popolo della Libertà durante la campagna elettorale recitava: «Rialzati, Italia! Il Governo Prodi ti ha messo in ginocchio». Le emergenze che si elencavano erano soprattutto la sicurezza, i rifiuti in Campania, le condizioni precarie delle famiglie italiane. Invece, tra i primi provvedimenti il Governo ha pensato subito a salvaguardare Retequattro e, anziché affrontare con attenzione i rischi, le insicurezze, le preoccupazioni che i cittadini vivono davvero quotidianamente e porvi rimedio, oggi, con il pacchetto sicurezza, si passa a cancellare con un colpo di spugna i processi per chi attende giustizia - mi ripeto, perché è stato già detto dai miei colleghi - per agevolare soltanto il Presidente del Consiglio.

Siamo davvero sconcertati. Torniamo alle leggi ad personam. Questo è inaccettabile. È un oltraggio alla nostra Costituzione, a quanti hanno sacrificato la loro vita per un Paese democratico.

A tutti gli onorevoli colleghi del centrodestra dico oggi: svegliatevi! Aprite voi gli occhi! Salvaguardiamo la nostra Repubblica da una strisciante dittatura che ci renderà alla pari, purtroppo, dei Paesi del Terzo mondo. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Applausi ironici dal Gruppo PdL).

MASCITELLI (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MASCITELLI (IdV). Signor Presidente, nel fare appello all'articolo 96 del Regolamento per le tante ed evidenti motivazioni che sono state espresse poc'anzi dai colleghi, vorrei anche fare una semplice operazione di chiarezza, di verità, a vantaggio dei cittadini e del popolo italiano. Infatti, se l'oggetto della discussione, della nuova impalcatura del decreto-legge è l'emendamento di cui stiamo discutendo, credo che sarebbe sufficiente modificare il titolo del decreto-legge n. 92 indicando misure urgenti non in materia di sicurezza pubblica, ma di sicurezza del Presidente del Consiglio, perché di questo si tratta! (Applausi dal Gruppo IdV).

È al nostro esame un decreto in cui sono stati uniti molti elementi di incostituzionalità, dall'automatismo dell'espulsione all'aggravante comune, al nuovo reato di cessione a titolo oneroso di un immobile a cittadini non in posizione regolare. Adesso aggiungiamo un altro elemento grave di incostituzionalità, e le sentenze giuridiche in questo sono state ampie e molteplici.

Allora, mi si lasci dire. Credo che su questo affossamento dello Stato di diritto e dei principi della Corte costituzionale aveva visto giusto il rappresentante del Governo, sottosegretario Carlo Giovanardi quando, in un articolo pubblicato il 5 giugno sul quotidiano «Libero», affermava: «Decreto inutile, mancano i mezzi per applicarlo». I mezzi li abbiamo trovati: sono quelli di sospendere i processi del Presidente del Consiglio.

Allora, ha ragione il sottosegretario Giovanardi quando rivolge l'invito al Parlamento ad essere saggio e di dare retta al Presidente del Consiglio che vuole risolvere i problemi e non complicarli. È vero, Sottosegretario, vuole risolvere i problemi suoi. Noi dell'Italia dei Valori lo aiuteremo a complicarli. (Applausi dal Gruppo IdV).

PRESIDENTE. Informo i colleghi che il Gruppo del Partito Democratico ha abbondantemente esaurito i tempi a sua disposizione e che i senatori stanno ulteriormente intervenendo proprio perché la Presidenza non intende comprimere il dibattito. Avviso, tuttavia, che per le ore 13,30 porrò in votazione la richiesta di non passare all'esame degli articoli.

GARRAFFA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GARRAFFA (PD). Signor Presidente, oggi lei ha chiesto un minuto di raccoglimento per le morti degli immigrati nel canale di Sicilia. Quando una donna incinta con due bambini affronta il mare forza 5 o 6 non lo fa per venire a delinquere, ma perché ha fame.

Nella maggioranza, nonostante il minuto di silenzio, qualche forza politica la pensa diversamente e vorrebbe la Marina attivarsi per applicare regole di ingaggio violente contro i barconi. Ma come mai, invece, sulla vicenda in questione in nessuno di voi emerge un sentimento di indignazione per la lettera inviata dal Presidente del Consiglio che parla delle indicazioni dei suoi avvocati? I relatori che presentano questo emendamento non provano nulla? Siamo di fronte ad un golpe bianco da parte di colui che ha vinto le elezioni, che ha nominato gli eletti che difendono lo scranno, ma non la propria coscienza.

In Parlamento qualcuno si assunse la responsabilità politica dell'omicidio dell'onorevole Matteotti. Altri tempi. Questo è uno Stato che nasce dalla Resistenza. Avete vinto, ma non macchiatevi di questo torto allo Stato e all'Aula. Non parlate alle carceri, parlate agli italiani.

E tu, Renato Schifani, non sei qui l'amico di Silvio Berlusconi. Ma lei... (Il microfono si disattiva automaticamente. Vivaci commenti dai banchi del centrodestra).

PRESIDENTE. Facciamo concludere il senatore Garraffa. Non vorrei che si pensasse che la Presidenza, cui peraltro si stava rivolgendo, impedisce al collega di parlare e di concludere l'intervento. Prego, senatore Garraffa.

GARRAFFA (PD). Dicevo, tu Renato Schifani non sei qui l'amico di Silvio Berlusconi; lei, signor Presidente, onorevole senatore, avvocato Schifani, è il Presidente del Senato. Lei è la seconda carica dello Stato. Non lo dimentichi mai! (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Applausi ironici dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Grazie, senatore Garraffa. Cercheremo di non dimenticarlo mai; sarà il mio impegno, cercheremo di riuscirci.

DELLA MONICA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DELLA MONICA (PD). Signor Presidente, mi vorrei rivolgere in particolare ai due Presidenti delle Commissioni, presentatori degli emendamenti, ai quali rivolgo lo stesso invito che essi hanno rivolto a me.

Come prima firmataria ho presentato emendamenti sulla violenza alle donne, sullo stalking, sullo sfruttamento del lavoro irregolare e dell'immigrazione irregolare. Mi è stato detto che si trattava di norme non pertinenti, che non avevano i requisiti di necessità e di urgenza e che non attenevano alla sicurezza. Ritengo che le vostre proposte di modifica siano incostituzionali anche per violazione dell'articolo 111 della Costituzione sulla durata ragionevole del processo. Vi invito dunque a ritirarli, perché parti offese e imputati hanno il diritto di veder conclusi i loro processi indipendentemente da quello che riguarda il Presidente del Consiglio dei ministri. (Applausi dal Gruppo PD).

PEDICA (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEDICA (IdV). Signor Presidente, era solo per avere la risposta che non ho avuto da lei. Il senatore Berselli ha letto una cosa che nessuno ha ascoltato. Vorrei che rileggesse di nuovo il suo intervento per iniziare poi il dibattito, magari nel pomeriggio. È nostro diritto capire che cosa egli ha detto.

PRESIDENTE. Senatore Pedica, per questo ci sono i resoconti.

LEGNINI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI (PD). Signor Presidente, le chiedo di riconsiderare la decisione che ci ha comunicato poco fa, in base alla quale, benché ci siano diversi colleghi che hanno chiesto di parlare, come nel caso del senatore Zanda o di altri, si dovrebbe procedere ugualmente alla votazione per le ore 13,30, ora prevista per la chiusura della seduta antimeridiana dell'Assemblea.

Le faccio solo presente che siamo di fronte a due principi ugualmente validi ed efficaci. Da un lato, la decisione della Conferenza dei Capigruppo - che peraltro mi auguro sia rivista al più presto e prima dell'inizio dell'esame degli articoli, essendo esauriti i tempi a disposizione dei due Gruppi principali di opposizione - di contingentare i tempi, secondo quanto è noto. Dall'altro, la norma prevista dall'articolo 96 del Regolamento, che lei ha confermato dopo che io avevo sollevato la questione, secondo cui ciascun senatore può avanzare la proposta di non passaggio all'esame degli articoli.

Questi due principi non possono che essere contemperati e applicati entrambi e quindi è evidente che il diritto di ciascun senatore di proporre tale questione nei termini in cui ciò è riconosciuto dal Regolamento deve prevalere su una decisione della Conferenza dei Capigruppo.

Pertanto, le chiedo di consentire lo svolgimento di tutti gli interventi a partire dalla seduta pomeridiana e poi di passare al voto.

PRESIDENTE. Senatore Legnini, circaun'ora fa la Presidenza aveva già anticipato che, nonostante fossero esauriti i tempi a disposizione del Gruppo del Partito Democratico, avrebbe consentito ulteriori interventi, nella logica peròdi concludere la seduta antimeridiana con la votazione della proposta di non passare all'esame degli articoli, impegno che intende mantenere.

Ove il senatore Zanda ritenesse di dover intervenire anche su questi temi, non gli verrà mai impedito dalla Presidenza del Senato di poter parlare prima del voto, così come questa Presidenza non impedirà mai a ciascun Capogruppo di maggioranza o di opposizione di poter intervenire quando lo riterrà opportuno. (Applausi dal Gruppo PdL). Questo resta come nostro faro.

Dopo l'intervento del senatore Zanda inviterò l'Aula a pronunziarsi.

ZANDA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ZANDA (PD). Signor Presidente, la ringrazio in modo particolare per la sua attenzione.

Come argomento a sostegno della richiesta di non passaggio all'esame degli articoli, voglio fare riferimento ad un resoconto stenografico dell'Assemblea che non risale a più di sei mesi or sono, quando lei, Presidente, svolgeva un ruolo diverso da quello odierno. Nella sua veste di Capogruppo del maggiore partito di opposizione, in occasione dell'esame di un decreto-legge presentato dal Governo Prodi e di uno specifico emendamento della maggioranza, lei considerò un atto gravissimo, «che dovrebbe far riflettere i colleghi del centrosinistra, che si sia introdotto di soppiatto, di nascosto in un decreto-legge un nuovo reato che nulla ha a che vedere con questa tematica».

Poi proseguiva dicendo: «Ci riserviamo di assumere iniziative serie, perché non si può continuare ad accettare questo andamento dei lavori, che non può essere tollerato nemmeno da parte della Presidenza» - allora presiedeva il senatore Marini - «senza un sussulto di dignità e ci appelliamo anche con rispetto al Capo dello Stato che vigila sull'andamento delle nostre istituzioni. Non si può continuare ad accettare che si metta in votazione un emendamento che introduce un nuovo reato su temi che toccano la sensibilità e la coscienza dei cattolici» - allora erano i cattolici, mentre oggi la platea è molto vasta e riguarda tutti i cittadini italiani - «proprio in un decreto che nulla ha a che spartire con questa tematica. Tra l'altro, l'argomento non era mai stato portato all'attenzione della Commissione competente e dell'Aula perché non esisteva alcun emendamento posto all'esame della Commissione e dell'Aula». Potrei continuare, ma non voglio abusare della sua pazienza.

Signor Presidente, credo che se volessimo dare continuità ai nostri lavori e fossimo tutti coerenti - e non lo dico a lei, Presidente, che svolge oggi un ruolo diverso da quello che svolgeva nella passata legislatura, quanto piuttosto ai colleghi della maggioranza - rispetto a quanto detto in passato, renderemmo un servizio non soltanto al Senato ma anche alle istituzioni del nostro Paese.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione della proposta di non passare all'esame degli articoli.

LEGNINI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEGNINI (PD). Signor Presidente, mi permetta di dirle che credo che lei stia consumando una palese violazione del Regolamento. (Commenti dal Gruppo PdL).

Il Regolamento attribuisce a ciascun senatore la possibilità di avanzare la proposta di non passare all'esame degli articoli. Non è possibile che lei metta in votazione una proposta senza che prima sia stato svolto da ciascun collega che ha chiesto di parlare un intervento in tal senso. Noi non accettiamo questa sua decisione.

PRESIDENTE. SenatoreLegnini, un'ora orsono la Presidenza aveva anticipato questa scelta e aveva consentito al Gruppo del Partito Democratico, nonostante avesse esaurito i tempi a sua disposizione, di svolgere i propri interventi.

Metto ai voti la proposta di non passare all'esame degli articoli, presentata dalla senatrice Bonino e da altri senatori.

Non è approvata.

 

GARRAFFA (PD). Chiediamo la controprova.

 

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

285

Senatori votanti

284

Maggioranza

143

Favorevoli

122

Contrari

159

Astenuti

3

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in esame ad altra seduta.

 

Interpellanze ed interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza un'interpellanza ed interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ricordo che il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica oggi, alle ore 16,30, con lo stesso ordine del giorno.

La seduta è tolta (ore 13,36).

 

Allegato B

 

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Alberti Casellati, Caliendo, Chiaromonte, Ciampi, Coronella, Dell'Utri, Dini, Giordano, Mantica, Mantovani, Martinat, Molinari, Palma, Rossi Nicola, Scalfaro, Scarabosio e Viespoli

 

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Marcenaro, Nessa e Pinzger per attività dell'Assemblea parlamentare dell'Unione dell'Europa occidentale; Cabras, per attività dell'Assemblea parlamentare NATO.

  

Commissione parlamentare per le questioni regionali, variazioni nella composizione

In data 16 giugno 2008, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali la senatrice Simona Vicari, in sostituzione del senatore Alberto Balboni.

  

Commissione parlamentare per l'infanzia, variazioni nella composizione

 

In data 16 giugno 2008, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia il senatore Alberto Balboni, in sostituzione della senatrice Simona Vicari.

  

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatrice Della Monica Silvia

Norme in materia di intercettazioni telefoniche e ambientali e di pubblicità degli atti di Indagine (781)

(presentato in data 13/6/2008);

 

Senatore Benedetti Valentini Domenico

Disposizioni in materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare (782)

(presentato in data 13/6/2008);

 

Senatore Ramponi Luigi

Disposizione previdenziale transitoria al Fondo Pensione di Comparto per il Personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia ad ordinamento militare e civile (783)

(presentato in data 16/6/2008);

 

Senatori Franco Vittoria, Finocchiaro Anna, Treu Tiziano, Roilo Giorgio

Misure urgenti a sostegno della partecipazione delle donne alla vita economica e sociale (784)

(presentato in data 20/6/2008);

 

Senatrice Carloni Anna Maria

Misure per l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione civica ambientale nella scuola dell'obbligo (785)

(presentato in data 16/6/2008);

 

Senatrice Bianchi Dorina

Disposizioni per la prevenzione e il trattamento dell'endometriosi (786)

(presentato in data 20/6/2008);

 

DDL Costituzionale

Senatori Chiti Vannino, Agostini Mauro, Amati Silvana, Cabras Antonello, Ceccanti Stefano, Della Monica Silvia, Donaggio Franca, Filippi Marco, Giaretta Paolo, Legnini Giovanni, Nerozzi Paolo, Serra Achille, Tonini Giorgio, Vitali Walter

Modificazioni all'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, in tema di distacco ed aggregazione di comuni e province (787)

(presentato in data 17/6/2008).

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Bricolo Federico ed altri

Indizione di referendum per l'approvazione della ratifica del Trattato di Lisbona (768)

previ pareri delle Commissioni 3° (Affari esteri, emigrazione), 5° (Bilancio), 14° (Politiche dell'Unione europea)

(assegnato in data 13/06/2008);

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Bricolo Federico ed altri

Modifica all'articolo 11 della Costituzione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea (769)

previ pareri delle Commissioni 3° (Affari esteri, emigrazione), 14° (Politiche dell'Unione europea)

(assegnato in data 13/06/2008).

     

Inchieste parlamentari, presentazione di relazioni

A nome della 11a Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale), in data 16 giugno 2008, il senatore Castro ha presentato la relazione sulla seguente proposta d'inchiesta parlamentare:

 

Tofani ed altri. - "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette "morti bianche"" (Doc. XXII, n. 6-A).

Indagini conoscitive, annunzio

Le Commissioni riunite 7a e 10a sono state autorizzate a svolgere, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, una indagine conoscitiva sulle ricerche italiane nel settore della fusione nucleare.

 

La 13a Commissione permanente è stata autorizzata a svolgere, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, una indagine conoscitiva sulle problematiche relative alla produzione e alla gestione dei rifiuti, con particolare riferimento ai costi posti a carico dei cittadini, alla tracciabilità, al compostaggio, alla raccolta differenziata ed alla effettiva destinazione al recupero ed al riuso dei rifiuti o delle loro porzioni.

 

Governo, trasmissione di documenti

Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 7 maggio 2008, ha inviato, ai sensi dell'articolo 23 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2007 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, predisposta dall'Autorità stessa (Doc. XLV, n. 1).

 

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente.

Corte costituzionale, trasmissione di sentenze

La Corte costituzionale, con lettere in data 6 giugno 2008, ha inviato, a norma dell'articolo 30, comma 2, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle sentenze n. 190 e n. 191 del 21 maggio 2008, depositate il successivo 6 giugno in cancelleria, con le quali la Corte stessa ha dichiarato l'illegittimità costituzionale, rispettivamente:

 

dell'articolo 1, commi 588, 589 e 590, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2007). Il predetto documento (Doc. VII, n. 15) è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente;

dell'articolo 103, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382 (Riordinamento della docenza universitaria, relativa alla fascia di formazione nonché sperimentazione organizzativa e didattica), modificato dall'articolo 23 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2000)", nella parte in cui non riconosce ai ricercatori universitari, all'atto della loro immissione nella fascia dei ricercatori confermati, per interno ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza e per i due terzi ai fini della carriera, l'attività effettivamente prestata nelle università in qualità di tecnici laureati con almeno tre anni di attività di ricerca. Il predetto documento (Doc. VII, n. 16) è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alla 7a e alla 11a Commissione permanente.

 

Interpellanze

SCARPA BONAZZA BUORA, PICCIONI, SANCIU, ALLEGRINI, BEVILACQUA, COMINCIOLI, FASANO, GIORDANO, MAZZARACCHIO, PICCONE, TANCREDI - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e per le politiche comunitarie - Premesso che:

è sotto gli occhi di tutti il momento di particolare difficoltà che sta vivendo il settore della pesca nazionale, ma anche comunitario, causato soprattutto dall'incessante aumento del prezzo dei carburanti;

il segmento della pesca al tonno rosso, prima ancora di essere un mestiere fondamentale per l'intera filiera della pesca, rappresenta una tradizione antica e radicata lungo le coste nazionali e finora ha sempre superato momenti di forte difficoltà;

tuttavia, a giudizio degli interpellanti, a seguito di una serie di dati scientifici opinabili e allarmismi quantomeno eccessivi, da qualche anno il settore è fortemente attaccato, soprattutto dal mondo ambientalista, tanto che tutto il negoziato sulla regolamentazione di questo tipo di pesca a livello dell'Unione europea è stato costellato da forti contestazioni;

sotto queste premesse è sorto il regolamento (CE) n. 643/2007 relativo al piano di ricostituzione per il tonno rosso raccomandato dalla Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico, che prevede quote massime di cattura per Stato membro e limitazioni in funzione delle taglie minime;

il regolamento citato rende difficile, e talvolta addirittura antieconomica, l'attività degli operatori, senza peraltro raggiungere l'obiettivo fondamentale di salvaguardare lo stock di tonno rosso, dato che vengono imposte taglie minime diverse a seconda che si peschi nel Mediterraneo o in altre zone;

inoltre, in forza del regolamento (CE) n. 643/2007 le imprese sono costrette a concentrare la pesca in poco più di un mese nell'arco di un intero anno (cioè l'unico mese in cui le taglie sono superiori al minimo ammissibile) e comunque non oltre la chiusura della campagna stabilita per il 30 giugno di ogni anno;

nell'anno in corso gli operatori della pesca del tonno rosso, a causa delle avversità meteo-marine dell'ultimo mese, non sono riusciti, fino a tutt'oggi, ad effettuare alcuna battuta di pesca e pertanto, oltre al forte rischio che non si riesca a raggiungere il quantitativo di pesca (quota tonno) assegnato al nostro Paese - peraltro già limitante - autorizzato dall'Unione europea, si prospettano risultati economici negativi con le immaginabili ricadute;

nei giorni scorsi, attraverso il lavoro delle Associazioni della pesca, le marinerie più interessate alla pesca del tonno rosso hanno chiesto al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di farsi promotore di una richiesta alla Commissione europea affinché venisse disposta una proroga per la pesca del tonno rosso di almeno un mese e cioè almeno fino al 31 luglio;

a fronte di quanto premesso ed inaspettatamente, in data 13 giugno 2008 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee il regolamento (CE) n. 530/2008 della Commissione che istituisce misure di emergenza per quanto riguarda le tonniere con reti a circuizione dedite alla pesca del tonno rosso nell'Oceano Atlantico, ad est di 45° di longitudine 0, e nel Mar Mediterraneo;

tale regolamento - è proprio il caso di dirlo - getta benzina sul fuoco in quanto non solo non posticipa, ma addirittura anticipa al 16 giugno 2008 la chiusura della campagna di pesca del tonno rosso nell'Oceano Atlantico, ad est di 45° di longitudine 0, e nel Mar Mediterraneo da parte delle tonniere con reti a circuizione battenti bandiera della Grecia, della Francia, dell'Italia, di Cipro e di Malta o immatricolate in tali paesi;

in modo palesemente iniquo a giudizio degli interpellanti, il medesimo regolamento concede una settimana (e cioè fino al 23 giugno 2008) in più per lo stesso tipo di pesca per le tonniere con reti a circuizione battenti bandiera della Spagna;

infine il regolamento (CE) n. 530/2008, per rafforzare l'efficacia delle misure destinate a scongiurare una grave minaccia per la conservazione dello stock di tonno rosso vieta anche di accettare lo sbarco, la messa in gabbia a fini di ingrasso o di allevamento e il trasbordo di catture di tonno rosso effettuate da tonniere con reti a circuizione nell'Oceano Atlantico, ad est di 45° di longitudine 0, e nel Mar Mediterraneo;

vi è il grave rischio, che ormai sta diventando sempre più una certezza, che gli operatori del settore non riescano a coprire i costi di gestione sostenuti nell'anno in corso, con le conseguenti ricadute sui livelli occupazionali e sui redditi delle famiglie dei pescatori

la scelta della Commissione appare, a giudizio degli interpellanti, di gravità estrema, soprattutto se si pensa che gli animi degli operatori del settore sono esasperati per i già citati problemi dovuti al caro gasolio,

si chiede di sapere:

se il Governo non ritenga di intervenire presso le Istituzioni preposte a livello comunitario, con la massima urgenza, per porre rimedio a quanto previsto dal regolamento (CE) n. 530/2008 della Commissione europea che rischia di distruggere definitivamente un comparto finora di eccellenza per la pesca italiana;

se non ritenga il caso di sottoporre al prossimo Consiglio europeo il problema, soprattutto manifestando una forte disapprovazione nel merito del provvedimento, deplorando l'atteggiamento "parziale" della Commissione, laddove uno Stato membro (la Spagna) è stato favorito rispetto ad altri.

(2-00013)

Interrogazioni

PORETTI, PERDUCA - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

la legge n. 40 del 2004 "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita", all'articolo 13 vieta "qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano" e all'articolo 17, comma 3, prevede che "Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro della salute, avvalendosi dell'Istituto superiore di sanità, definisce, con proprio decreto, le modalità e i termini di conservazione degli embrioni di cui al comma 2";

con il decreto ministeriale 4 agosto 2004 "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita" pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 200 del 26 agosto 2004) sono state previste le modalità e i termini e secondo l'articolo 6: «gli oneri derivanti dall'espletamento dei compiti indicati nei precedenti articoli 4 e 5, valutati per l'esercizio 2004 in 50.000 euro a favore dell'Istituto superiore di sanità ed in 400.000 euro a favore dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Ospedale Maggiore" di Milano, graveranno sull'apposito capitolo di spesa in corso di istituzione, in applicazione dell'art. 2 della legge 19 febbraio 2004, n. 40»;

secondo l'articolo 4 dello stesso decreto, all'Istituto superiore di sanità è affidato, con apposita convenzione, il compito di: a) definire il numero e la localizzazione degli embrioni abbandonati da trasferire per la crioconservazione; b) contattare i centri detentori degli embrioni abbandonati ai fini del trasferimento al suddetto Centro trasfusionale e di immunologia dei trapianti e della conservazione di tutti i dati clinici inerenti ciascun embrione trasferito; c) attivare allo scopo il Centro trasfusionale e di immunologia dei trapianti dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Ospedale Maggiore" di Milano;

il Policlinico di Milano ha presentato il 16 dicembre 2005 il Centro di risorse biologiche, denominato Centro di medicina trasfusionale, terapia cellulare e criobiologia, che ospita anche la banca degli embrioni orfani. In tale occasione Girolamo Sirchia, Ministro della salute pro termpore e firmatario del decreto, affermò tra l'altro: "L'impegno preso, con un investimento di 400.000 euro, è stato rispettato";

secondo alcune agenzie giornalistiche del 19 dicembre 2006 l'ex Ministro della salute Girolamo Sirchia avrebbe affermato che l'operazione di trasferimento degli embrioni in sovrannumero risultati "abbandonati" è stata per il momento bloccata "per l'assenza di fondi necessari". Sirchia, precisando che la neonata Biobanca italiana, la "Casa degli embrioni", era pronta a ricevere gli embrioni, avrebbe chiesto al Ministro della salute pro tempore Livia Turco in visita al Policlinico di Milano di far luce sul mancato trasferimento;

sempre secondo le stesse agenzie giornalistiche, il Ministro della salute Turco avrebbe così risposto: "Oggi mi è stato sottoposto dall'ex Ministro della salute Girolamo Sirchia un problema importante attinente all'applicazione delle linee guida della legge 40. Sarà mio compito interpellare l'Istituto superiore di sanità per capire a che punto siamo";

secondo la relazione del Ministro della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita (legge 19 febbraio 2004, n. 40, articolo 15) del 21 giugno 2006, il numero di embrioni crioconservati in stato di abbandono in Italia è 2.527,

si chiede di sapere:

se, come stabilito dall'articolo 4 del decreto ministeriale 4 agosto 2004, siano stati svolti i compiti previsti per l'Istituto superiore di sanità;

come siano stati spesi i 50.000,00 euro previsti dall'articolo 6 del decreto 4 agosto 2004 a favore dell'Istituto superiore di sanità e se sia stato reso pubblico il modo in cui sono stati utilizzati questi finanziamenti;

se siano state pubblicate le varie destinazioni con cui sono stati utilizzati i 400.000,00 euro a favore dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico "Ospedale Maggiore" di Milano che ha permesso la nascita del Centro di medicina trasfusionale, terapia cellulare e criobiologia;

quali provvedimenti si intendano prendere per i 2.527 embrioni abbandonati e se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno il loro utilizzo a fini di ricerca scientifica.

(3-00079)

GASPARRI - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

si apprende dalla lettura dei giornali di venerdì 13 giugno 2008 che tale Dario Chianelli, confesso promotore di una gravissima aggressione nel quartiere del Pigneto a Roma, avrebbe addirittura promosso delle "ronde" o pattuglie di civili per contribuire al mantenimento dell'ordine pubblico nel quartiere del Pigneto;

il contributo dei cittadini alla legalità è apprezzabile, come si evince dalla presenza davanti alle scuole di pensionati che garantiscono la sicurezza dei bambini,

si chiede di sapere:

se risponda al vero questa sconcertante notizia, secondo la quale un promotore di aggressioni si trasforma in una sorta di garante dell'ordine;

se la sua appartenenza alla sinistra (si ricorda il suo tatuaggio di Che Guevara), renda questa condotta compatibile con i criteri di valutazione di alcuni settori politici e dell'informazione, sempre pronti a contestare qualsiasi iniziativa anche dello Stato tesa al mantenimento della legalità;

quali provvedimenti intenda prendere il Ministro in indirizzo per evitare che i protagonisti della violenza possano pretendere di surrogare lo Stato a cui compete il mantenimento dell'ordine.

(3-00080)

GASPARRI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, per la pubblica amministrazione e l'innovazione e dell'interno - Premesso che:

si apprende dalla lettura del "Corriere della Sera" di venerdì 13 giugno 2008 che il Comune di Roma, sotto la gestione dell'attuale segretario del Partito democratico Walter Veltroni, avrebbe affidato una consulenza per un valore di 51.330.000 euro per la realizzazione del progetto "Il presepe come gioco", in favore dell'associazione culturale Athena;

lo stesso Veltroni, allora Sindaco, avrebbe affidato una consulenza di 48 milioni di euro al "Museo dei bambini Onlus", per l'organizzazione del concorso sul tema "Piccoli condomini in gioco",

si chiede di sapere:

se queste incredibili cifre, che lo stesso quotidiano riporta con meraviglia, corrispondano al vero;

se, nel caso i fatti siano veri, siano state avviate procedure sanzionatorie nei confronti di un sindaco capace di dissipare le pubbliche risorse in maniera così irresponsabile;

se non si ritenga che la giusta esigenza di abituare i bambini alla vita di condominio o al culto del presepio non possa essere assolta con spese più contenute.

(3-00081)

PORETTI, PERDUCA - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori (Aduc), il 12 marzo 2008, ha inviato alla Procura generale e alla Procura regionale del Piemonte della Corte dei conti un esposto-denuncia per la mancata pubblicazione sul sito web della Rai dei nomi dei relativi importi percepiti e dei consulenti e professionisti esterni (http://www.aduc.it/dyn/rai/esposto-consulenze-rai.pdf). Da oltre un anno infatti sul sito apposito predisposto dalla Rai per la pubblicazione di questi dati (http://www.contrattidiconsulenza.rai.it) appare la scritta "Lavori in corso";

per legge, la mancata pubblicazione degli estremi dei contratti di consulenza comporta l'illegittimità dei relativi pagamenti: "Nessun atto comportante spesa ai sensi dei precedenti periodi può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, con l'indicazione nominativa dei destinatari e dell'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione o del soggetto interessato, nonché comunicato al Governo e al Parlamento" (articolo 3, comma 44, della legge n. 244 del 2007);

sempre secondo la legge, in caso di violazione, la Rai e gli stessi consulenti sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare della somma illegittimamente erogata;

da un'intervista del 25 febbraio 2008 alla trasmissione "Viva Voce" su Radio24 a Nino Rizzo Nervo, membro del Consiglio di amministrazione della Rai, si evince che l'azienda pubblica ha chiaramente violato la legge. Alla domanda del conduttore della trasmissione sulla mancata pubblicazione degli incarichi di consulenza, Rizzo Nervo ha risposto: "Lei mi dà una notizia che non conoscevo, io credevo che [la l']Rai avesse già messo (…) francamente non lo sapevo, mi trovo impreparato, posso informarmi" (http://www.youtube.com/watch?v=dzHN4UNu5Tc),

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione sopra descritta e se intenda adottare provvedimenti affinché la Rai provveda nei termini di legge alla sollecita pubblicazione dei nomi e relativi importi percepiti dai consulenti e professionisti esterni sull'apposito sito web.

(3-00082)

LATRONICO - Al Ministro dell'istruzione, università e ricerca - Premesso che:

il Centro di geodesia spaziale (GS) dell'Agenzia spaziale italiana (ASI) di Matera opera dal 1983 a seguito di un accordo concluso tra il Centro nazionale delle ricerche - Piano spaziale nazionale, la regione Basilicata e la NASA;

il CGS svolge attività di osservazione della Terra con tecniche spaziali (geodesia spaziale e telerilevamento) che vanno dall'acquisizione di dati, al controllo di qualità, all'archiviazione, alla distribuzione ed all'analisi tecnico-scientifica, nonché all'attività di gestione della strumentazione, anche di elevata complessità;

il Centro ultimamente sta estendendo la propria attività anche ad altri campi, come quello della robotica spaziale e delle missioni interplanetarie;

il CGS di Matera è tuttora centro di gestione e controllo di numerosi programmi e progetti internazionali;

la compresenza di tutte le metodologie osservative nel CGS fa sì che la struttura possa essere considerata come una delle più importanti stazioni della rete mondiale di geodesia spaziale e la principale struttura di ricerca del Mezzogiorno,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario ridefinire il ruolo del Centro di geodesia spaziale dell'Agenzia spaziale italiana di Matera nell'ambito delle attività spaziali nazionali;

se non ritenga opportuno che venga istituito presso il CGS di Matera un Dipartimento con funzioni di coordinamento e gestione dell'attività di ricerca svolta in campo geodetico e di telerilevamento.

(3-00084)

LATRONICO - Al Ministro delle infrastrutture e trasporti - Premesso che:

il tratto ferroviario Ferrandina-Matera avrebbe dovuto collegare Matera alla rete ferroviaria nazionale;

i lavori per la realizzazione dell'opera, non ancora conclusa, hanno avuto inizio nel 1986 con un costo di oltre 350 miliardi di lire;

per risolvere il problema del collegamento della città di Matera con il sistema ferroviario nazionale è indispensabile prima garantire la connessione del tratto ferroviario La Martella-Venusio con la direttrice Altamura-Bari allo scopo, tra l'altro, di utilizzare al meglio le risorse pubbliche fino ad oggi impiegate;

con la realizzazione di tale opera la città di Matera potrà incrementare il proprio sviluppo economico e turistico insieme ad un sistema delle infrastrutture e dei trasporti competitivo e adeguato alle ambizioni di crescita della Basilicata;

nel novembre 2007 la regione Basilicata ed il Ministero in indirizzo hanno concluso un accordo per l'impiego delle risorse provenienti dal Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) deliberate dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) nel 2006 nel quale si è previsto il finanziamento della costruzione del tratto ferroviario La Martella-Venusio sull'asse ferroviario Ferrandina-Matera,

si chiede di sapere:

quale sia lo stato dei lavori che interessano il tratto ferroviario Ferrandina-Matera e quali siano le risorse finanziarie disponibili per il completamento dell'opera, nonché i tempi per la messa in funzionamento della rete;

quali atti il Ministro in indirizzo abbia assunto o intenda assumere per la realizzazione del collegamento Ferrandina-Matera con la direttrice Altamura-Bari e quali siano i tempi stimati dal Ministro per la conclusione dei lavori;

quali siano, infine, le valutazioni del Ministro sul valore strategico degli interventi descritti in premessa.

(3-00085)

MARITATI, CASSON, D'AMBROSIO, DELLA MONICA, LI GOTTI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:

l'amministrazione della giustizia nel nostro Paese versa in condizioni di assoluta gravità, come dimostra tra l'altro l'entità della sua esposizione debitoria, che a gennaio raggiungeva i 143 milioni di euro, come documentato peraltro dalla Relazione annuale sullo stato della Giustizia, depositata in Parlamento il 16 gennaio 2008, dall'allora Guardasigilli;

sebbene tale posizione debitoria sia stata sensibilmente ridotta (nella misura del 34 per cento) rispetto all'anno precedente, essa resta tuttavia di considerevole entità, e rappresenta un grave ostacolo per il perseguimento dei fini attribuiti al Ministero, la cui funzione è essenziale nel garantire la tutela dei diritti dei cittadini, il rispetto della legalità e il contrasto alla criminalità che, in ogni sua forma, priva le persone della sicurezza necessaria;

l'assoluta marginalità delle risorse destinate all'amministrazione della giustizia è ben evidenziata dalla percentuale irrisoria degli stanziamenti previsti, che ammontano soltanto all'1,6 per cento del bilancio complessivo dello Stato (tale percentuale, prevista dalla legge n. 244 del 2007, conferma del resto una tendenza ormai consolidata);

il decreto-legge n. 61 del 2008, recante "Disposizioni finanziarie urgenti in materia di protezione civile", ha ulteriormente privato il Ministero della giustizia di risorse destinategli dalla legge n. 244 del 2007, attribuendo, tra l'altro, parte degli stanziamenti di questa amministrazione alla copertura finanziaria delle attività e degli interventi che dovrà realizzare la protezione civile;

nonostante tale provvedimento fosse necessario per garantire alla protezione civile le risorse necessarie all'espletamento delle funzioni cui deve assolvere, è altrettanto indispensabile rifondere le amministrazioni i cui stanziamenti sono stati a tal fine utilizzati dei mezzi finanziari necessari allo svolgimento dei loro compiti, considerando in particolare le esigenze del sistema giudiziario;

alla luce delle gravi carenze che interessano il Ministero della giustizia, è dunque evidente la necessità di non privare ulteriormente questa amministrazione delle poche risorse che le sono destinate, soprattutto in vista dell'esigenza di realizzare politiche di sicurezza anche attraverso un complessivo miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario;

la carenza di risorse destinate a questo dicastero si riflette infatti inevitabilmente sulla funzionalità dell'amministrazione della giustizia, impedendo la celebrazione di processi rapidi e giungendo in taluni casi a scoraggiare addirittura i cittadini dall'adire i giudici per ricevere tutela, preferendo il ricorso ad arbitrati o forme stragiudiziali di composizione delle controversie;

le frequenti condanne pronunciate dalla Corte di Strasburgo nei confronti dell'Italia, per l'eccessiva durata dei processi, dimostrano l'urgenza di dotare l'amministrazione della giustizia delle risorse necessarie non solo ad esaurire il contenzioso arretrato, ma anche a mettere gli uffici giudiziari in condizione di sostenere, nel prossimo futuro, il carico di lavoro di cui sono gravati, concludendo i processi in tempi ragionevoli;

per realizzare tali obiettivi è imprescindibile tra l'altro colmare i vuoti di organico che caratterizzano il ruolo dei magistrati ordinari, stimati dal Consiglio superiore della magistratura in 1029 unità, cui devono aggiungersi i magistrati attualmente fuori ruolo, nonché i vincitori del concorso da uditore giudiziario, bandito nel 2004, che termineranno il periodo di uditorato soltanto a metà del 2009 e che quindi, sino a quella data, non potranno assumere effettivamente le funzioni;

particolarmente significativa in tal senso è la condizione dell'organico dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, che conta ben quattro posti vacanti, nonostante gli siano state attribuite ulteriori competenze in materia di reati ambientali dal decreto-legge n. 90 del 2008,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo ritenga di fornire informazioni precise circa la situazione debitoria che caratterizza il Ministero della giustizia attualmente, nonché in merito alle carenze effettive nell'organico della magistratura ordinaria, al netto dei magistrati fuori ruolo e degli uditori giudiziari;

quali provvedimenti urgenti il Ministro intenda assumere, al fine di coprire i vuoti che caratterizzano l'organico della magistratura ordinaria, in tempi brevi e idonei a consentire il rapido esaurimento del contenzioso pendente.

(3-00086)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

TOFANI - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

da notizie apparse sulla stampa si apprende che l'azienda Videocon di Anagni (Frosinone) sarebbe oggetto di indagine, per appropriazione indebita e truffa, da parte della magistratura di Frosinone, in riferimento ai contributi previdenziali relativi ai lavoratori che l'azienda medesima non avrebbe versato all'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), nonché al mancato versamento del trattamento di fine rapporto maturato nei fondi previdenziali dei lavoratori;

secondo quanto riportato dalla stampa e in relazione a quanto contenuto nell'esposto presentato dall'UGL nei giorni scorsi, l'importo dei contributi non versati ammonterebbe ad una cifra prossima a 1,3 milioni di euro;

in relazione alla vicenda, il Procuratore, dottoressa Gerunda, avrebbe dichiarato che: "le dimensioni della cosa sarebbero abbastanza gravi" e che: "i lavoratori dell'azienda sono preoccupatissimi";

considerato che la questione si inserisce pesantemente in una situazione già difficile, tanto è vero che il 20 giugno 2008 si terrà una riunione convocata presso il Ministero dello sviluppo economico con al centro l'esame del piano di riconversione industriale dell'azienda che potrebbe portare ad un ridimensionamento complessivo della produzione e di conseguenza a pesanti ricadute occupazionali,

si chiede di conoscere quali iniziative urgenti e quali concrete azioni il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di verificare la veridicità dei fatti sopra esposti ed eventualmente porre in essere tutte le procedure previste dalla normativa vigente per la tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori, nonché per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali in azienda anche nella considerazione della grave crisi industriale che attanaglia da decenni la provincia di Frosinone.

(3-00083)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

AMORUSO - Al Ministro degli affari esteri - Premesso che:

il 13 luglio 2008 a Parigi, su iniziativa del Governo francese, si riuniranno alcuni Paesi del Mediterraneo, tra i quali l'Italia, per porre le basi dell'«Unione per il Mediterraneo»;

il progetto dovrebbe coinvolgere anche numerosi Paesi della sponda araba del Mar Mediterraneo che però, in un'apposita riunione a Tripoli il 10 giugno 2008, hanno manifestato posizioni divergenti sul tema,

si chiede di sapere:

quali siano le prospettive concrete di questo importante progetto che, se realizzato, darebbe da un lato un forte impulso alle relazioni euro-arabe e dall'altro un notevole contributo ad affermare l'identità mediterranea all'interno della Ue;

quali iniziative il Ministro in indirizzo ritenga di assumere per contribuire alla realizzazione dell'«Unione per il Mediterraneo».

(4-00161)

DELLA SETA - Al Ministro delle infrastrutture e trasporti - Premesso che:

in Italia circolano oltre 30.000 quadricicli a motore, le cosiddette minicar, equiparate a ciclomotori, e per questi mezzi l'incidentalità (numero di sinistri per mezzo) è doppia rispetto a quella che si registra per i ciclomotori;

nonostante le minicar siano omologate per il trasporto di una sola persona, i guidatori maggiorenni possono attualmente farsi autorizzare dalla Motorizzazione al trasporto di un secondo passeggero;

la stragrande maggioranza delle minicar ha motori diesel molto inquinanti, e molti automobilisti le utilizzano al solo scopo di aggirare i divieti di circolazione nelle zone a traffico limitato e i blocchi del traffico determinati da motivi di inquinamento;

nella sola città di Roma circolano 5.000 minicar;

di fronte al moltiplicarsi del numero delle minicar in circolazione a Roma, nel mese di marzo 2008 il Commissario straordinario del Comune di Roma ha deliberato di sottoporre anche le minicar al pagamento del permesso per entrare nella zona a traffico limitato del centro storico, di Trastevere e di San Lorenzo, in ciò equiparandole ai normali autoveicoli;

tale obbligo entrerà in vigore dal prossimo 1° luglio 2008;

la delibera comunale stabilisce, comunque, uno sconto del 20 per cento rispetto alla tariffa piena per questa categoria di autoveicoli, nonché l'esclusione dal pagamento per i residenti che possiedono come unico autoveicolo una minicar;

notizie di stampa riferiscono che il nuovo Assessore alla mobilità del Comune di Roma sarebbe intenzionato a revocare la suddetta delibera, ripristinando l'accesso gratuito nella zona a traffico limitato del centro storico, di Trastevere e di San Lorenzo per tutte le minicar,

si chiede di conoscere:

se il Ministro in indirizzo non intenda emanare un atto normativo che equipari le minicar alle autovetture, anche considerandone il forte contributo all'inquinamento atmosferico e l'alto grado di incidentalità;

quante multe vengano irrogate ogni anno nei confronti di guidatori minorenni di minicar che trasportano un altro passeggero e, in particolare, quante di tali sanzioni siano state comminate nel corso dell'ultimo anno;

se non intenda avviare immediatamente una campagna d'informazione rivolta alle scuole, per sensibilizzare i ragazzi sui rischi che si corrono trasportando sulle minicar un secondo passeggero non assicurato.

(4-00162)

TOMASSINI - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

per il ritiro del capitale dei fondi di previdenza per le prestazioni professionali svolte in Svizzera da parte dei cittadini italiani lavoratori frontalieri che hanno lasciato e lasciano definitivamente la Svizzera dopo il 1° giugno 2007 senza aver raggiunto l'età della pensione, è prevista una procedura secondo la quale i suddetti lavoratori possono chiedere il pagamento in contanti della parte obbligatoria della pensione professionale al momento del ritiro o dopo alcuni mesi o dopo uno o più anni;

migliaia di richieste per il ritiro del capitale dei fondi di previdenza professionale (secondo pilastro) giacciono inevase in quanto l'Istituto nazionale della previdenza sociale può solo autorizzare il pagamento in contanti se comunica, entro 90 giorni dopo la notifica di ritiro presso l'autorità competente in Svizzera, che il richiedente non risulti iscritto all'assicurazione previdenziale in Italia,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda individuare con grande urgenza una modalità di soluzione relativa a questa inadempienza burocratica, per esempio attraverso l'introduzione di una norma che renda sufficiente la presentazione di una dichiarazione sostitutiva di atto notorio da parte degli interessati per certificare la loro non iscrizione all'assicurazione previdenziale in Italia.

(4-00163)

TOMASSINI - Ai Ministri degli affari esteri e del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

sono oltre 38.000 i lavoratori frontalieri italiani residenti nei Comuni di confine che ogni giorno si recano a lavorare oltre il confine svizzero e che abbisognano di una doppia tutela, nel paese dove svolgono la loro occupazione per quanto riguarda il rispetto dei diritti del lavoro, dei contratti collettivi, della salute e sicurezza sul posto del lavoro e nel Paese di residenza per quanto riguarda previdenza, sanità, fisco e disoccupazione;

a partire dal 1° giugno 2009 i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera saranno soggetti alla trattenuta, in busta paga, dell'indennità speciale di disoccupazione da parte della Svizzera;

la legge 5 giugno 1997, n. 147, «Norme in materia di trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro», prevede che gli importi trattenuti ai lavoratori a titolo di indennità speciale di disoccupazione siano retrocessi dalla Svizzera e contribuiscano ad una gestione con contabilità separata dell'Istituto nazionale delle previdenza sociale che poi provvederà ad erogare i trattamenti speciali di disoccupazione ai frontalieri rimasti disoccupati,

si chiede di sapere:

quale sia ad oggi la consistenza economica del fondo derivante dai contributi retrocessi dalla Svizzera;

quale sia il calcolo della sufficienza nel tempo, anche dopo il 1° giugno 2009, del fondo per la continuazione del pagamento da parte dell'INPS delle indennità ai sensi della legge n. 147 del 1997;

se non si ritenga un approfondimento, anche in sede Unione europea, delle reali possibilità che avranno i lavoratori frontalieri dopo il 1° giugno 2009 di mettersi a disposizione del mercato del lavoro svizzero in caso di disoccupazione alla luce delle nuove direttive Unione europea;

se i Ministri in indirizzo intendano di impegnarsi a promuovere l'apertura di un negoziato con le istituzioni svizzere, finalizzato al raggiungimento di un accordo che preveda una nuova forma di retrocessione parziale all'Italia dei contributi per la disoccupazione, che continueranno ad essere prelevati dagli stipendi dei frontalieri anche dopo il 1° giugno 2009;

quali ulteriori azioni saranno intraprese per garantire un trattamento non discriminatorio dei lavoratori italiani frontalieri.

(4-00164)

D'AMBROSIO LETTIERI - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

i locali del Servizio di ispezione del lavoro (SIL) della Direzione provinciale di Bari, siti in corso Trieste, risultano essere, ad avviso dell'interrogante, in contrasto con la normativa in materia di sicurezza sul lavoro (decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni), oltre che inadeguati per inoperatività degli apparati di riscaldamento e condizionamento, per mancanza e/o insufficienza di spazi e di postazioni informatiche di lavoro;

le apparecchiature telefoniche e telematiche nei suddetti uffici sono interrotte da tempo;

a nulla sono valse le formali e reiterate richieste e denunce inoltretate da parte delle organizzazioni sindacali e dallo stesso personale all'amministrazione centrale e periferica, per un tempestivo adeguamento degli uffici alla normativa citata e per la fornitura dei più elementari presidi informatici, senza i quali non è possibile operare;

presso la sede della Direzione provinciale del lavoro, sita in Bari, via Fabio Filzi, sono disponibili ampi spazi inutilizzati;

la situazione esposta, oltre che rappresentare una scandalosa incongruenza per un servizio ispettivo del lavoro, si sta ripercuotendo in modo esiziale sulla qualitù ed efficacia dell'impegno prestato dal personale,

si chiede di conoscere quali provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda adottare, per quanto di propria competenza, al fine di consentire l'immediato adeguamento della sede del SIL di Bari alla normativa vigente, il suo adeguamento logistico-informatico, ovvero il suo trasferimento presso altra sede.

(4-00165)

AMATO - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

la legge 1° aprile 1981, n. 121, recante "Nuovo ordinamento dell'Amministrazione di pubblica sicurezza", all'articolo 83, comma 2, fa assoluto divieto ai sindacati del personale della Polizia di Stato di "aderire, affiliarsi o avere relazioni di carattere organizzativo con altre associazioni sindacali";

la Confederazione sindacale autonoma di polizia (CONSAP), organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa della Polizia di Stato, ha denunciato come tale disposizione di legge risulti palesemente violata dalla costituzione di sindacati di polizia affiliati ad organizzazioni sindacali esterne, come il Sindacato italiano lavoratori polizia (SILP) con la CGIL, l'Unione italiana lavoratori polizia di Stato (UILPS) e la Federazione sindacale di polizia (FSP) con l'UGL;

considerato che:

l'organo amministrativo del Ministero dell'interno deputato a provvedere in merito non ha impedito la violazione della disposizione normativa;

il Dipartimento della funzione pubblica riconosce a tali sindacati di polizia il requisito della rappresentatività,

si chiede di sapere quali provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda adottare per porre fine al protrarsi di tale situazione di illecito.

(4-00166)

AMATO - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

il comune di Castelnuovo di Val di Cecina, in provincia di Pisa, sorge in un territorio isolato ed ha una popolazione residente di poco superiore alle 2.000 unità;

tale comune ha il più alto tasso di immigrazione della provincia di Pisa, è spesso teatro di reati di microcriminalità e presenta problemi di ordine pubblico originati da gruppi identificati, ma non ancora incriminati;

per il terzo anno consecutivo, in occasione di una manifestazione paesana denominata "Fiera Esposizione" che si è svolta il giorno 2 giugno 2008, alcuni extracomunitari di origine albanese hanno aggredito dei cittadini di Castelnuovo, tra i quali il responsabile organizzativo della manifestazione;

in tale occasione sono intervenute le Forze dell'ordine che hanno evitato ulteriori e più gravi evoluzioni dell'aggressione, rendendo necessario anche l'intervento delle strutture del 118 per il ricovero di una persona anziana rimasta ferita;

considerato che:

il commissariato di Polizia di Volterra è in predicato di chiudere;

il lassismo e la sottovalutazione di questo problema da parte dell'amministrazione comunale ha generato nella popolazione il senso diffuso di una crescente insicurezza, con conseguenti risentimenti nei confronti dei troppi extracomunitari presenti, nonostante la tradizionale ospitalità della comunità locale;

l'amministrazione comunale di Castelnuovo di Val di Cecina, data la gravità dei fatti sopra riportati, ha inteso costituirsi parte civile per danno all'immagine e alla quiete pubblica,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione che interessa il comune in questione;

se sia altresì a conoscenza del probabile trasferimento del commissariato di Polizia di Volterra ad altra sede, con ulteriori disagi per i cittadini residenti nel comune;

se non ritenga, infine, opportuno potenziare gli organici dei presidi locali di polizia in modo da porli in grado di fronteggiare al meglio la situazione di insicurezza e disagio percepita dai cittadini.

(4-00167)

MUSSO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

il 21 aprile 2008 la Direzione normativa e contenzioso dell'Agenzia delle entrate ha emesso la circolare n. 41/E che illustra le modifiche alla disciplina fiscale delle Autorità portuali recate dalle disposizioni contenute nell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007);

i commi 992 e 993 dell'articolo 1 della citata legge contengono disposizioni, non solo di carattere fiscale, che mirano al rilancio e al recupero di competitività dei porti italiani, da un lato intervenendo sul regime giuridico delle Autorità portuali con l'obiettivo di attribuire alle stesse maggiore autonomia finanziaria ed efficienza gestionale, dall'altro dando impulso alle opere di ampliamento, ristrutturazione ed ammodernamento delle strutture portuali; come evidenziato nella relazione tecnica al disegno di legge dette disposizioni hanno natura interpretativa e sono finalizzate, altresì, a "ridurre il contenzioso esistente";

secondo la citata circolare, i beni demaniali del porto rilevano ai fini dell'imposizione sul reddito delle Autorità portuali, con la conseguenza che i canoni pattuiti a fronte della concessione degli stessi si configurano quale redditi di natura fondiaria, e non beneficiano di alcuna deduzione di costi;

tale interpretazione implica un aggravio degli oneri fiscali delle Autorità portuali stimabile, per i porti maggiori, in svariati milioni di euro all'anno, oltre alle sanzioni per i mancati pagamenti pregressi;

tale interpretazione susciterà verosimilmente un lungo e oneroso contenzioso fra organi della pubblica amministrazione;

in caso di prevalenza di tale interpretazione, l'aumento dei costi per le Autorità portuali si rifletterà sui canoni di concessione, con evidenti ripercussioni di mercato a beneficio dei porti stranieri in grado di servire lo stesso bacino di traffico,

si chiede di sapere se il Governo preveda di intervenire in merito a quanto evidenziato, e con quali misure, per tutelare la già carente competitività dell'apparato portuale nazionale sullo scenario internazionale.

(4-00168)

SACCOMANNO - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

dal sito dell'emittente locale TRCB si apprende che la sala operativa dei Vigili del fuoco di Brindisi, a causa dell'insufficiente dotazione di risorse umane, registra un deficit di soccorso con ripercussioni significative su tutto il territorio provinciale;

in Italia solo tre regioni, ovvero la Toscana, l'Emilia Romagna e la Puglia, dispongono di tre nuclei di sommozzatori;

la Puglia, con 800 chilometri di costa, conta tre nuclei sommozzatori dislocati a Bari, a Taranto ed a Brindisi;

considerato che:

il Nucleo sommozzatori di Brindisi è strategico sia per la presenza di un porto importante sia per il lungo tratto di costa di competenza;

tale nucleo è da sempre considerato uno dei migliori in materia di soccorsi, essendosi sempre distinto per l'alta professionalità e capacità,

si chiede di sapere se e quali provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda porre in essere al fine di potenziare la pianta organica dei Vigili del fuoco ed il Nucleo sommozzatori di Brindisi.

(4-00169)

LANNUTTI, BELISARIO, GIAMBRONE, ASTORE, BUGNANO, CAFORIO, CARLINO, DE TONI, DI NARDO, LI GOTTI, MASCITELLI, PARDI, PEDICA, RUSSO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

l'evasione fiscale, una piaga da cento miliardi di euro l'anno, dovrebbe essere combattuta senza distinzioni da parte dello Stato: sette punti di PIL di mancate entrate per l'erario, oltre 100 miliardi di euro, cioè il 15-20 per cento di tutte le entrate fiscali raccolte. Se venissero pagati regolarmente potrebbero cambiare il volto dell'Italia;

lo Stato non sembrerebbe adottare lo stesso comportamento sanzionatorio nei confronti di tutti gli evasori. Infatti, anche solo giudicando in base a quanto riportato dai principali organi di stampa, alcuni evasori vengono "sbattuti" sulla stampa e sui telegiornali, mentre, per altri, non viene adottato un adeguato livello di contrasto. Solo a titolo di esempio, sono caduti nella rete del fisco, nell'ambito della lotta all'evasione, nomi illustri come Lele Mora, Riccardo Cocciante, Ennio Morricone, Luciano Pavarotti, Katia Ricciarelli, Ornella Muti, Giancarlo Fisichella, Valentino Rossi, Alberto Tomba, Riccardo Tognazzi, Mario Cipollini. Nel 1982 la grande attrice Sofia Loren fu l'unica ad affrontare la legge, scontando 17 giorni nel carcere di Caserta. L'ultimo a cadere nella rete, è stato Leonardo del Vecchio, patron della Luxottica ed uno degli uomini più ricchi d'Italia, che dovrà restituire al fisco 20,4 milioni di euro, per via di una società tedesca creata allo scopo di ridurre le tasse in Italia. I trucchi della "esterovestizione" - costituire scatole societarie estere in Irlanda, Svizzera, Lussemburgo, Londra, Ginevra o Montecarlo - per eludere il fisco nostrano, sono sempre stati realizzati dai nostri "capitani d'industria". Il caso più famoso riguarda Emilio Gnutti, il protagonista delle scalate alla Telecom con la madre di tutte le offerte pubbliche d'acquisto. Secondo la Procura di Milano, nella vendita della Telecom di Roberto Colaninno alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera, Emilio Gnutti, Roberto Colaninno ed altri, tramite la Bell, società con sede in Lussemburgo, avrebbero omesso di pagare 680 milioni di euro di tasse sui ricavi della cessione della Telecom;

il circo mediatico si mette subito in movimento quando nelle maglie del fisco restano impigliati attori, sportivi e cantanti. Edizioni speciali di telegiornali ed intere pagine dei quotidiani raccontano i particolari scrutando e sezionando la vita e le storie più segrete degli evasori. Evasori che, pizzicati dal fisco e messi insieme, avranno frodato non meno di 500 milioni di euro. Una cifra rispettabile, ma certamente inferiore agli oltre 4 miliardi di euro sottratti al fisco dalle grandi banche, accusate di aver messo in piedi una gigantesca frode fiscale, per 4,3 miliardi di euro, nei confronti dei quali lo Stato è diventato distratto se non addirittura reticente. Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan, fra le principali banche d'affari mondiali, hanno frodato il fisco italiano per la somma di 4,3 miliardi di euro, una mezza legge finanziaria. Ma quasi nessuno ne parla. Nemmeno la Banca d'Italia, supremo organo di vigilanza e di controllo del sistema bancario. Nessun telegiornale o grande organo di informazione, così solerti nel dare la caccia agli evasori, ha dato risalto a questa colossale frode ai danni dello Stato. Eccetto "l'Espresso", che in un articolo del 1° giugno 2007, firmato da Primo De Nicola, racconta nei dettagli la notizia, che non viene rilanciata da nessun giornale. Ci si chiede cosa avevano fatto le banche, per appropriarsi di una montagna di soldi. Avevano messo in piedi una gigantesca truffa ai danni dello Stato, consumata con i pacchetti azionari di investitori di ogni angolo del globo: europei, americani, asiatici, australiani. Per riuscire a spillare denaro è stato sufficiente chiedere il rimborso del credito d'imposta sui dividendi delle società italiane, facendo credere di averne diritto. In base a quanto riportato dal settimanale "l'Espresso", secondo la Procura della Repubblica di Pescara, banche americane ed altri istituti di credito erano riusciti a mettere le mani su una torta miliardaria. Passando al setaccio oltre 40.000 richieste di rimborso del credito d'imposta sui dividendi per gli anni 1999-2003, il Procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi, ed i suoi sostituti, Giampiero Di Florio (esperto di reati finanziari) e Giuseppe Bellelli hanno portato alla luce le dimensioni colossali del raggiro. La scoperta della truffa sui rimborsi, nome in codice "easy credit", risale al 2005 quando, dopo un'indagine sulle richieste di rimborso inoltrate da società inglesi, il Gruppo repressione frodi della Guardia di finanza di Roma ha trasmesso un rapporto alla Procura di Pescara, competente per territorio visto che nella città abruzzese ha sede un centro operativo dell'Agenzia delle entrate. Secondo la legislazione il diritto al credito d'imposta sui dividendi spetta unicamente alle società ed agli enti residenti in Italia. Le tre banche d'affari per mettere le mani sui rimborsi miliardari italiani si sono fatte prestare temporaneamente, da ogni angolo del mondo, da fondi di investimento e istituti di credito delle più svariate nazionalità, pacchetti azionari in maniera che, al momento dello stacco del dividendo delle società italiane, queste azioni risultassero di proprietà delle loro filiali inglesi Lehman Brothers International Europe, Goldman Sachs International e Jp Morgan Securities Limited, tutte e tre con sede a Londra e perciò titolate a chiedere il rimborso. Una volta incassato il dividendo e maturato il credito, tempo qualche settimana, i titoli azionari venivano restituiti agli effettivi proprietari. Un caso tra i tanti. Il 23 marzo 2001, Banca Intesa riceve dalla Deutsche Bank di Londra l'ordine di prelevare 3 milioni di azioni Eni da un proprio conto per girarle a quello della Lehman Brothers International acceso presso la Citibank di Milano. Il 5 maggio, puntualmente, le azioni entrano sul conto milanese della Lehman. Il 18 giugno avviene lo stacco del dividendo Eni e meno di un mese dopo, maturato il diritto al rimborso, le azioni fanno il percorso inverso rientrando sul conto londinese di Deutsche Bank. In quei giorni sono state fatte migliaia di operazioni di questo genere. Lehman Brothers international Europe, per esempio, rispetto a una giacenza media nell'intero arco del 2001 di 5.400.000 azioni Eni, nel mese di giugno vedeva il numero dei titoli petroliferi registrati sul proprio conto milanese superare i 155 milioni. Una grande performance, ma non la sola. Anche Goldman Sachs e Jp Morgan sono state attivissime. La prima, rispetto a una giacenza media annuale di meno di 50.000 titoli Eni, sempre nel giugno 2001 arrivava a possederne 355 milioni. La lista degli accusati potrebbe essere molto lunga con un totale di circa 4.500 soggetti finanziari, quali Merrill Lynch, Nomura International, Citigroup Global Markets Limited e la svizzera Ubs;

sul banco degli imputati ci sono le case madri e le filiali europee di Lehman, Goldman e Jp Morgan, che avevano richiesto al fisco 709 milioni di euro di rimborsi, oltre 600 dei quali non dovuti. Accuse pesantissime: dalla truffa ai danni dello Stato (tentata e consumata) alla responsabilità penale e amministrativa per non avere adottato misure idonee tendenti ad evitare che dirigenti e dipendenti commettessero i reati. Un aspetto molto delicato della vicenda, riguarda proprio Goldman Sachs International di Londra. Negli anni incriminati il vicepresidente e managing director (amministratore delegato) della Goldman Sachs era Mario Draghi, divenuto governatore della Banca d'Italia a fine dicembre 2005. Il conto della Deutsche Bank di Londra dal quale Lehman Brothers prende in prestito il pacchetto di azioni Eni nel giugno del 2001, si legge nel citato articolo, appartiene al fondo Franklin Mutual Series di Short Hills, New Jersey. Un investitore americano: e dunque non titolato a chiedere il rimborso del credito d'imposta. Come non ne avevano diritto gli altri soggetti finanziari dai quali Lehman, Goldman e Jp Morgan che hanno preso in prestito quasi tutti gli altri pacchetti azionari. La Guardia di finanza scrive nel dettagliato rapporto, richiamato dall'articolo di stampa, che si può «ragionevolmente ipotizzare che le maggiori istituzioni finanziarie estere abbiano costituito un vero e proprio cartello finalizzato ad effettuare in Italia operazioni di "lavaggio dei dividendi"», dividend washing in inglese. Un'operazione truffaldina che non si limita alla Gran Bretagna. Se da Londra sono infatti partite richieste sospette di rimborso per 2.200.000.000 euro, anche dalla Francia (l'altro paese con il quale l'Italia ha stipulato un trattato per i crediti d'imposta sui dividendi) sono arrivate istanze per 2 miliardi, molte inoltrate da Bnp Paribas e Credit Lyonnais;

il meccanismo del dividend washing era quello di monetizzare il credito d'imposta assegnato a soggetti italiani percettori di dividendi attraverso il temporaneo trasferimento dei titoli azionari alla vigilia dello stacco dei dividendi. Il non residente non fruitore del credito di imposta vende le partecipazioni con realizzo di plusvalenze a un soggetto italiano legittimato a ottenere il credito di imposta, incassa il dividendo, rivende le partecipazioni a un valore più basso, realizza una minusvalenza deducibile da contrapporre al credito d'imposta e al dividendo per abbattere l'imponibile. Ma una circolare dell'Agenzia delle entrate,che tiene conto delle ultime sentenze della Corte di cassazione, emanata a fine giugno 2007, stronca definitivamente il meccanismo truffaldino denominato credit washing, sbaraglia le difese dei fiscalisti, riconducendo nella giusta sede i tentativi dei legali rappresentanti e dei "Furbetti delle cedoline", di non pagare le tasse, come tutti i cittadini;

se un povero pensionato, costretto a fare il secondo lavoro "in nero" per sbarcare il lunario viene scoperto, è subito messo alla gogna e denunciato; se un piccolo commerciante, non rilascia la ricevuta fiscale (che deve essere sempre rilasciata) per un modesto importo, viene pesantemente multato rischiando anche la chiusura dell'attività commerciale. Se grandi banche d'affari frodano il fisco, quindi lo Stato ed i cittadini che contribuiscono a far funzionare i servizi pubblici mediante il pagamento delle tasse, per 4,3 miliardi di euro (8.400 miliardi di lire), non vengono neppure cancellate dall'elenco dalle banche di riferimento del Ministero dell'economia e delle finanze,

si chiede di sapere:

se corrisponda al vero la notizia, mai smentita, del citato "scandalo" delle maggiori banche d'affari che hanno frodato il fisco italiano, quindi la totalità dei cittadini, per un controvalore di 4,3 miliardi di euro, come risulta dall'indagine della Procura della Repubblica di Pescara, nell'operazione denominata "easy credit", resa nota da un'inchiesta del settimanale "L'Espresso";

se siano stati recuperati i 4,3 miliardi di euro oggetto dell'inchiesta di Pescara;

se risulti compatibile la carica del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, chiamato a vigilare proprio sulla correttezza e trasparenza delle banche, con il pregresso status di responsabile legale di una grande banca d'affari, accusata di aver frodato il fisco italiano per una somma ingente;

quali misure urgenti il Governo intenda assumere per evitare che vi siano evasori di serie A riveriti ed impuniti, ed evasori di serie B, come i piccoli esercenti che spesso vengono perseguitati dal fisco, allargando in tal modo il solco dell'iniquità e dell'ingiustizia che allontana i cittadini onesti dalle istituzioni democratiche.

(4-00170)

AMATO - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

con legge 12 novembre 1964, n. 1279, e con il decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1968, n. 923, è stato istituito presso il Ministero dell'interno l'ente di diritto pubblico denominato "Fondo di assistenza per il personale di pubblica sicurezza";

in seguito al decreto del Capo della Polizia del 14 agosto 2006, la delega a consigliere delegato per il Fondo Assistenza è stata affidata al Vice Questore - 1° dirigente della Polizia di Stato, dottoressa Giovanna Morgillo, nella qualità di dirigente reggente del servizio Assistenza e attività sociali della Direzione generale affari generali;

durante la suddetta reggenza la Confederazione sindacale autonoma di Polizia (CONSAP) - Italia Sicura (ANIP), organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa della Polizia di Stato, ha denunciato la presenza di numerosi problemi inerenti la gestione dei centri balneari e di soggiorno;

nella gestione dell'Ufficio programmazione interventi assistenziali sono stati altresì segnalati all'Ufficio relazioni sindacali numerosi problemi relativi alla gestione dello straordinario programmato ed emergente oltre ad anomalie nella concessione dell'orario flessibile e dei congedi ordinari al personale della Polizia di Stato;

considerato che:

la CONSAP da tempo chiede al Capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli, norme precise inerenti le scelte del Dipartimento della pubblica sicurezza in materia di assegnazione e promozione dei funzionari di pubblica sicurezza, ribadendone il ruolo al servizio esclusivo della Nazione;

la mancanza di criteri e regole precise nell'assegnazione e promozione dei funzionari ha, tra l'altro, reso le scelte arbitrarie ed in contrasto con le regole di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione;

tale gestione disattende il contrattuale diritto all'informazione a favore delle organizzazioni sindacali sui criteri di assegnazione negli incarichi e, di conseguenza, nelle promozioni,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo sulla conduzione del Fondo di assistenza per il personale della pubblica sicurezza;

se intenda adottare dei provvedimenti per eliminare le situazioni denunciate e ripristinare un clima di serenità tra il personale operante nel suddetto ufficio ministeriale.

(4-00171)

GRAMAZIO - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

il 23 gennaio 2006 nella tarda mattinata il signor Luigi Latino si è recato presso la clinica privata Salus di Brindisi per sottoporsi ad una risonanza magnetica a seguito di sospetta ernia dorsale;

secondo quanto riportato dagli organi di stampa, il signor Latino nel corso dell'esame si sarebbe sentito male e in seguito è deceduto;

per accertare le cause della morte dell'uomo sono in corso indagini da parte dei Carabinieri di Brindisi e della magistratura;

secondo una prima ipotesi avanzata dagli inquirenti la morte potrebbe essere stata causata dal liquido di contrasto iniettato per effettuare l'esame diagnostico,

l'interrogante chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dell'ennesimo caso di malasanità descritto; in caso affermativo, in quale modo intenda intervenire per verificare la regolarità della convenzione in possesso della clinica "Salus";

se e in quale modo intenda intervenire per verificare se la medesima clinica sia in possesso dei requisiti necessari, delle risorse tecniche e di quelle umane per effettuare esami diagnostici quali la risonanza magnetica e se sia attrezzata per le emergenze;

se e come intenda intervenire per accertare eventuali responsabilità a qualunque livello al fine di evitare che ulteriori gravi episodi possano ancora verificarsi.

(4-00172)

GRAMAZIO - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

nella clinica Salus di Brindisi, ove è deceduto nel 2006 Luigi Latino, si sono verificati altri decessi, all'apparenza inspiegabili. In tutti questi casi le indagini giudiziarie si sono comunque indirizzate verso lo stesso sanitario anestesista, ma senza risultati percepibili. Nell'ottobre 2001 Lucia Pastore, infatti, è deceduta in seguito al parto e nel 2003 un'altra donna è morta per ipossia; l'ultimo doloroso episodio, con una morte così sorprendente, ha colpito fortemente l'opinione pubblica, ma sembra non aver richiamato un'attenzione adeguata da parte degli organi di vigilanza, perché a distanza di soli tre giorni dal decesso di Luigi Latino, la clinica ha ripreso a chiamare le persone prenotate per svolgere la risonanza magnetica con mezzo di contrasto;

c'è da domandarsi se per procedere ad una doverosa ed attenta verifica della struttura sanitaria si debba attendere un'altra vittima, a tacere di altri gravi aspetti riguardanti le modalità di tale doloroso episodio all'esame della competente autorità giudiziaria, come per esempio la mancata denuncia del decesso da parte dell'amministrazione della clinica Salus, l'alterazione dei luoghi e lo spostamento del corpo prima dell'intervento del magistrato,

l'interrogante chiede di sapere se, in conseguenza dei fatti descritti, siano mai stati disposti adeguati accertamenti, anche da parte dei competenti organi regionali, al fine di verificare se la clinica in questione operi nel pieno rispetto delle normative in campo medico per garantire la sicurezza dei cittadini che ricorrono ai suoi servizi.

(4-00173)

BUTTI - Ai Ministri delle infrastrutture e trasporti e dello sviluppo economico - Premesso che:

il cosiddetto carovita che pesa sulle famiglie italiane in questa difficile congiuntura economica vede tra le più onerose voci di spesa quella per il carburante; il costante e preoccupante aumento dei costi del carburante (alla data odierna 1,506 euro per la verde e 1,506 euro per il gasolio) porterà per gli automobilisti, e quindi per le famiglie, un maggiore carico di spesa annua pari, in media, a 1.600 euro;

nella regione Lombardia è vigente la legge regionale 20 dicembre 1999 n. 28 (disposizioni in materia di riduzione del prezzo alla pompa delle benzine") e, ai sensi dell'articolo 1, "la Regione è autorizzata a destinare una quota di compartecipazione dell'accisa sulle benzine, nei limiti e secondo le modalità previste dalle vigenti normative, a favore dei cittadini residenti nei comuni (di confine) e per le quantità erogate negli impianti di distribuzione situati nel territorio regionale in maniera differenziata per singoli comuni, in ragione della distanza dal confine nazionale";

il prezzo delle benzine praticato nella vicina Svizzera è pari a circa 1,135 euro la verde e 1,166 euro il gasolio (alla data odierna);

tale iniziativa ha comportato numerosi benefici, soprattutto per le casse dello Stato, poiché è incrementata la vendita di carburante presso i distributori dislocati in questa fascia di confine con la diminuzione del pendolarismo legato all'acquisto di carburante in territorio elvetico; ciò ha portato all'incremento di vendite per le imprese del settore con un aumento dell'offerta occupazionale;

tuttavia, tali effetti benefici si sono andati riducendo negli ultimi tempi, con grande preoccupazione per i titolari di impianti di distribuzione di carburanti;

con l'approvazione dell'ordine del giorno 01661 del 10 giugno 2008 il Consiglio regionale della Lombardia ha rivolto alla Giunta l'invito perché riveda gli importi e ampli la fascia territoriale dal confine con la Svizzera, elevando il limite massimo fino a 50 chilometri dal confine, distanza che ancora rende conveniente il pieno fuori confine,

si chiede di sapere:

quali misure di propria competenza intenda adottare il Governo per consentire l'inversione della negativa tendenza in atto, dando prospettive di recupero e sviluppo alle imprese che gestiscono gli impianti di distribuzione;

se non si ritenga opportuno attuare l'ampliamento del bonus-carburante anche per gli acquisti di gasolio, che costituirebbe un significativo beneficio per i consumatori;

quale strumento intenda adottare il Governo (in particolare sul versante fiscale) per ridurre il costo di ogni tipologia di carburante al fine di tutelare gli automobilisti, che in gran parte usano l'automezzo per lavoro, e le famiglie già provate dall'aumento del costo della vita;

se non si ritenga opportuno attribuire alla Regione i 10/10 dell'accisa sui litri venduti al confine, come richiesto nell'ordine del giorno 01661 del 10 giugno 2008 del Consiglio regionale della Lombardia

(4-00174)

GENTILE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dello sviluppo economico e per la pubblica amministrazione e l'innovazione - Premesso che:

all'interrogante è giunta segnalazione da parte del Vice Segretario nazionale per i problemi giuridici del Sindacato nazionale autonomo lavoratori Camere di commercio (SNALCC) di disfunzioni presenti presso la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Cosenza;

ai sensi degli articolo 25 e 27 del regio decreto n. 242 del 1909, l'esercizio delle funzioni di verificatore metrico con funzioni di agente o ufficiale di polizia giudiziaria è subordinata ad apposito percorso di qualificazione, con conseguente giuramento presso il Tribunale del competente circondario;

il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, all'articolo 20, comma 1, stabilisce che "agli effetti dell'articolo 57 del codice di procedura penale, il personale delle camere di commercio, durante l'espletamento e nei limiti del servizio per l'applicazione delle norme del presente decreto, sono ufficiali e agenti di polizia giudiziaria";

con direttiva del 18 gennaio 2000, il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato ha stabilito che "considerato che il personale destinato a prestare servizio presso gli uffici metrici provinciali, per poter esercitare le funzioni inerenti l'attività ispettiva e conseguire la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria nell'espletamento e nei limiti del servizio per l'applicazione delle norme in materia di metrologia legale e della disciplina dei metalli preziosi, doveva conseguire l'esito favorevole dell'esame di un apposito tirocinio teorico-pratico presso il Ministero dell'industria, ai sensi degli articoli 25 e 26 del regio decreto n. 242/1909", e tenuto conto del fatto "che la normativa e la procedura sopra indicate, indirizzate a personale statale, non sono applicabili al personale delle camere di commercio" (cui sono state trasferite le funzioni, gia statali, inerenti i servizi metrici), ha stabilito che "l'esercizio da parte del personale delle camere di commercio delle funzioni in materia di metrologia legale e della disciplina dei metalli preziosi con l'acquisizione della qualifica di ufficiale o agente di polizia giudiziaria è subordinato all'esito favorevole di un apposito corso nazionale di formazione di durata complessiva, anche non continuativa, non inferiore a due mesi".

a seguito di tale direttiva, la Camera di commercio di Cosenza, nell'anno 2002, ha inviato il dipendente Mario Elia, appartenente alla categoria C, per la frequenza di un corso di formazione per "assistente al servizio metrico";

tale corso si è tenuto in parte a Roma e in parte a Torino, con durata trimestrale e con conseguente pagamento delle spese sia di missione sia delle docenze;

il dipendente citato ha superato brillantemente il corso, conseguendo la qualifica di "assistente al servizio", come da certificazione rilasciata dall'Istituto Tagliacarne in data 10 gennaio 2003;

tuttavia, successivamente a tale data, il dipendente non ha mai ricevuto l'incarico corrispondente alla qualifica conseguita, diversamente da quanto ovviamente avvenuto nelle altre camere di commercio (ad es: Catanzaro e Latina) che avevano inviato per la frequenza del corso personale di area C;

addirittura è avvenuto che la Camera di commercio di Cosenza ha omesso di far prestare giuramento presso il Tribunale al dipendente in questione, cosi impedendogli di fatto l'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria;

la gravità della condotta tenuta dai dirigenti della Camera di commercio di Cosenza emerge ancor più dalla constatazione che l'ufficio metrico provinciale era ed è tuttora provvisto di due sole unità con compiti di verificatore metrico (due ispettori-ufficiali di polizia giudiziaria), nonostante la vastità della provincia di Cosenza e la molteplicità dei compiti assegnati;

le inevitabili conseguenze negative sul servizio metrico sono state anche rilevate in sede di ispezione dei servizi ispettivi del Ministero dell'economia (Sifip), il cui rapporto è stato già inviato presso la Procura contabile di Catanzaro;

per ovviare a tali acclarate disfunzioni, la Camera di commercio di Cosenza, invece di utilizzare il dipendente già qualificato alle mansioni per le quali aveva partecipato con successo al corso di formazione, ha preferito formare un altro dipendente di categoria C, facendogli frequentare il corso tenutosi presso l'Istituto Tagliacarne di Roma dal 17 settembre 2007 al 12 marzo 2008;

tale ultimo corso ha avuto un costo di 10,500.00 euro solo per la docenza più tutte le spese per la frequenza in sede diversa per circa sei mesi;

il dipendente qualificato già dal 2003 con apposito corso continua ad essere incaricato nelle mansioni precedenti che non rientrano nelle competenze per le quali è stato formato,

si chiede di sapere:

per quali motivi la Camera di commercio di Cosenza si ostini a non impiegare il dipendente (signor Mario Elia) nelle funzioni di assistente metrico, per le quali il dipendente medesimo è stato specificamente formato, con conseguente esborso di fondi a carico dell'Ente camerale;

quali siano stati i costi per la frequenza del corso di formazione da parte del suddetto dipendente;

quale sia la quota parte della retribuzione del dipendente già formato nel periodo dal gennaio 2003 a tutt'oggi, in quanto non utilizzato dalla Camera di commercio per le funzioni per le quali è stato formato;

quale sia il danno da disservizio conseguente alle carenze di organico del servizio metrico, per come rilevato dai servizi ispettivi della Ragioneria generale dello stato (relazione trasmessa dagli ispettori alla procura contabile);

quali siano le spese che l'ente camerale ha affrontato per far partecipare ad identico corso un altro dipendente di area C;

quali provvedimenti il Governo intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, nei confronti della Camera di commercio di Cosenza che, ad avviso dell'interrogante, ha sperperato il denaro pubblico creando solo un disservizio per l'espletamento nella normale attività ispettiva dell'Ente;

quali provvedimenti si intendano adottare affinché il signor Mario Elia venga utilizzato per il lavoro per cui è stato formato.

(4-00175)

BUTTI - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

l'art. 24 della legge n. 223 del 1990 (cosiddetta "Legge Mammì") prevede che, ove richiesto dai Presidenti delle Camere, possa essere concessa alla Rai un'ulteriore rete radiofonica (in aggiunta alle tre esercitate in base all'atto di concessione) riservata esclusivamente a trasmissioni dedicate ai lavori parlamentari;

tale disposizione è rimasta inattuata per ben sette anni, fino all'introduzione, nel contratto di servizio tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai approvato con decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 1997, di una disposizione (articolo 14) che ha impegnato la concessionaria ad avviare il servizio a partire dal 1° gennaio 1998;

nel frattempo, allo scopo di assicurare comunque il servizio e sulla base di atti di indirizzo parlamentari, era intervenuto l'art. 9 del decreto-legge 30 dicembre 1993, n. 558 (primo di una serie di decreti-legge aventi per oggetto il risanamento e il riordino della Rai), che dava incarico al Ministero delle poste e delle telecomunicazioni di stipulare una convenzione triennale con un soggetto già concessionario per la radiodiffusione sonora in ambito nazionale;

la norma veniva ripresentata, con integrazioni e modifiche, nelle successive reiterazioni del provvedimento, sino al decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 540. Anche quest'ultimo decreto, come i precedenti, decadde per mancata conversione in legge entro il termine costituzionale, ma l'articolo 1, comma 3, della legge n. 650 del 1996, di conversione del D.L. 545/1996, fece salvi gli effetti dei provvedimenti adottati sulla base dei decreti-legge reiterati;

stante la decadenza dei citati decreti-legge, tuttavia, alla scadenza della convenzione (21 novembre 1997) non esistevano fondamenti legislativi per il suo rinnovo;

Radio radicale ha comunque unilateralmente proseguito la trasmissione delle sedute parlamentari, mentre (il 2 febbraio 1998) la Rai dal canto suo iniziava la trasmissione delle sedute parlamentari (in attuazione dei sopra citati articolo 24, comma 1, legge n. 223 del 1990 ed articolo 14 del contratto di servizio), con la trasmissione Gr parlamento;

anche a seguito della presentazione e dell'accoglimento di ordini del giorno sottoscritti da esponenti di più Gruppi, fu approvata la legge 11 luglio 1998, n. 224, che ha disposto in via transitoria il rinnovo per un triennio della convenzione, al fine di garantire la continuità del servizio nell'attesa che una disciplina definitiva dello strumento (convenzione da stipulare a seguito di gara pubblica) fosse adottata nel quadro della riforma generale del sistema delle comunicazioni. l'onere fu quantificato in 11,5 miliardi annui;

la medesima legge ha previsto, a carico della concessionaria, l'obbligo di applicare ai propri dipendenti i contratti collettivi nazionali di lavoro dei giornalisti e l'obbligo di segnalare, all'inizio e al termine della programmazione dei lavori parlamentari, rispettivamente il termine e l'inizio dei programmi trasmessi in quanto emittente organo di informazione di partito;

l'articolo 145, comma 20, della legge finanziaria per il 2001 ha autorizzato la spesa di 15 miliardi di lire (circa 7,75 milioni di euro) per ciascuno degli anni 2001, 2002 e 2003 per la proroga della convenzione, scaduta il 21 novembre 2000;

una disposizione di contenuto analogo è stata prevista per il triennio 2004-2006 dall'articolo 4, comma 7, della legge finanziaria per il 2004;

l'art. 1, comma 1242, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) autorizza la spesa di 10 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, per la proroga della convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e il Centro di produzione Spa, titolare dell'emittente Radio radicale, stipulata ai sensi dell'articolo 1, comma 1 della legge 11 luglio 1998, n. 224, per la trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari,

si chiede di sapere:

se non si ritenga opportuno revocare al più presto la convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e il Centro di produzione Spa, titolare dell'emittente Radio radicale, palesemente in contrasto con quanto disposto dalla citata legge n. 223 del 1990;

se non si ritenga sufficiente la presenza, come previsto dalla legge, del quarto canale radiofonico della RAI per la trasmissione delle sedute parlamentari ed i relativi approfondimenti.

(4-00176)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

 

 

12a Commissione permanente (Igiene e sanità):

 

3-00079, dei senatori Poretti e Perduca, su provveddimenti di attuazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita.

  

.

  

Avviso di rettifica

  

Nel Resoconto sommario e stenografico della 1a seduta pubblica, del 29 aprile 2008, a pagina 68, sotto il titolo "Garante del contribuente, trasmissione di documenti", sostituire il primo capoverso con il seguente: "Con lettere in data 21 e 30 gennaio 2008, 25 febbraio 2008, 3 e 19 marzo 2008, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, le relazioni sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale, riferite all'anno 2007:".

  

Nel Resoconto sommario e stenografico della 2a seduta pubblica, del 6 maggio 2008, a pagina 30, ottavo e nono capoverso, l'annuncio relativo all'Ufficio dell'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione deve intendersi titolato come segue: "Conferimento di incarichi dirigenziali e di consulenza".

 

Nello stesso Resoconto, a pagina III, seconda colonna, dopo il titolo: "Governo, trasmissione di atti e documenti", inserire il seguente: "Conferimento di incarichi dirigenziali e di consulenza".

 

Nel Resoconto sommario e stenografico della 16a seduta pubblica, dell'11 giugno 2008, a pagina 20, secondo capoverso, terza riga, sostituire le parole: "alla 3a Commissione permanente" con le seguenti: "alla 1a, alla 3a e alla 14a Commissione permanente".

  

Nello stesso Resoconto, a pagina 45, sotto il titolo "Interrogazioni, da svolgere in Commissione", alla tredicesima riga, sostituire le parole "Ministero dell'istruzione, università e ricerca" con le altre: "Ministero per i beni e le attività culturali".

 

Nel Resoconto sommario e stenografico della 18a seduta pubblica, del 12 giugno 2008, a pagina 4, nel secondo intervento del senatore Perduca, alla prima riga, sostituire le parole: "Centro di ascolto" con le altre: "Centro di ascolto radicale".

 

Nel Resoconto sommario e stenografico della 19a seduta pubblica, del 12 giugno 2008, a pagina 35, Allegato B, alla tredicesima riga, sostituire la parola: "maggio" con l'altra: "giugno".