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Notizie

05.06.2008

Migrazione legale e coesione sociale, una tavola rotonda a Euro P.A. per un confronto sulle politiche di inclusione degli immigrati

Il sottosegretario all’Interno Davico: «Un convegno come questo è un’occasione per fare il punto della situazione»


nostro servizio

Il sottosegretario Davico e il prefetto Ciclosi

Seconda giornata a Euro P.a., dove stamattina si è tenuto un convegno del  ministero dell’Interno su 'Migrazione legale e coesione sociale' curato dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.
«Abbiamo un clima nuovo nel Paese, un quadro politico semplificato – ha detto il sottosegretario Michelino Davico aprendo l’incontro - che in un confronto leale e nel pieno rispetto delle proprie posizioni e delle differenze, può, nell’interesse generale, creare situazioni nuove. Attraverso migliori condizioni di integrazione dobbiamo gestire un fenomeno epocale, difficile, come l’immigrazione con le relative connessioni verso la giustizia, la legalità e l’ordine pubblico».
«Se lavoriamo tutti nello spirito giusto - ha proseguito il sottosegretario – abbiamo una partenza propositiva. Un convegno come questo è un’occasione per fare il punto della situazione».

«La migliore tutela di chi è onesto - ha affermato - di chi vuole integrarsi nel rispetto sta in quei principi che hanno ispirato le azioni di governo in queste prime settimane: porre fine a quella piaga sociale che è la clandestinità». 
Sulle prime misure  intraprese dall’esecutivo Davico ha spiegato che «da un punto di vista politico, si tratta di un intervento variegato che si traduce in una azione immediata verso chi si comporta male e non accetta l’integrazione. Poi c’è un disegno di legge che è aperto alla discussione parlamentare che dovremo costruire insieme a tutte le forze politiche».

Il sottosegretario DavicoDavico ha anche affrontato la questione della attribuzione di poteri straordinari ai prefetti di Roma, Milano e Napoli sul nomadismo precisando che «si è intervenuto con le strutture istituzionali preposte, i Prefetti» senza adottare provvedimenti da «stato di polizia». Per questo le misure passano anche attraverso il coinvolgimento della Croce Rossa Italiana e la Protezione civile proprio per proteggere i più deboli.

La scelta del tema del convegno è stata spiegata poi dal prefetto Mario Ciclosi, direttore centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. «L’Amministrazione dell’Interno non è solo rivolta alla sicurezza e repressione - ha detto - ma vuole garantire i diritti civili e gestire l’immigrazione per raggiungere obiettivi alti di tutela dei cittadini».

Alla tavola rotonda è intervenuta, in rappresentanza dell’Associazione Industriali di Roma, Daniela Quaranta che ha sottolineato la necessità di far incontrare domanda e offerta di lavoro di cittadini stranieri non solo, come vuole un luogo comune, in quelle 3-4 figure professionali in cui si ritiene l’immigrazione riesca ad inserirsi ma anche per professioni altamente qualificate, ad esempio, medici specializzati e addetti al turismo.

Un punto di vista particolare, che esula dalle analisi tecniche sull’immigrazione, è stato quello proposto da don Alberto Brunelli intervenuto in rappresentanza della Caritas. «La Chiesa rivolge alla politica dei consigli - ha dichiarato il prelato - non con intento politico ma di aiuto alla comprensione delle situazioni e dei bisogni. La Caritas è a diretto contatto con i bisogni materiali dei migranti, che sono anche i loro diritti». 
Accanto alla giusta azione di contrasto all’illegalità, ha sottolineato don Brunelli “occorre affiancare un’opera decisa perché vengano rispettati i diritti soprattutto verso il lavoro e i ricongiungimenti familiari, facendo attenzione però anche a non soffocare i diritti degli italiani». Riguardo l’asilo politico don Brunelli ha auspicato «norme più chiare che prevedano tempi certi e consentano nell’attesa di poter lavorare».

Attenzione verso le politiche dell’inclusione è stata portata da Andrea Stoppini, rappresentante della conferenza Stato-Regioni, che ha evidenziato la necessità di unificare la discussione tra flussi d’ingresso e capacità di accoglienza, garantita dai fondi per l’inclusione sociale. La diminuzione delle risorse destinate alle Regioni per queste politiche potrebbe causare una vera e propria «frattura sociale» generando un conflitto sul territorio. Secondo Stoppini occorre quindi una «rivisitazione complessiva, una razionalizzazione delle politiche sull’immigrazione, concentrandosi sulle questioni essenziali».





   
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