NOMADI 17.0326/06/2008

Schedatura minori, Rozzi: ''Controproducenti le norme troppo repressive''

Elena Rozzi, referente per l'area minori dell'Asgi, lancia l'allarme: ''Anziché tutelare i diritti dei bambini, si rischia di aumentare le sacche di invisibilità e illegalità. No alla schedatura etnica''

TORINO - A Torino, in alcuni campi rom, le mamme sono spaventate: hanno paura che vengano portati via loro i figli. A raccontarlo, all'indomani della proposta del ministro dell'Interno Roberto Maroni di togliere la potestà genitoriale alle famiglie che mandano i figli a fare accattonaggio, è Elena Rozzi, collaboratrice del professore Franco Prina all'Università di Torino e referente per l'area minori dell'Asgi, che lancia anche un allarme: attenzione alle norme troppo repressive, perché anziché tutelare i diritti dei bambini, rischiano invece di aumentare le sacche di invisibilità e illegalità. "In Italia - spiega Elena Rozzi - c'è già una legge che prevede la sospensione della patria potestà nei casi di sfruttamento di minori. La proposta di Maroni sarebbe quindi un'aggravante di una norma che già esiste". Ma che viene, però, poco applicata: "il punto, infatti - prosegue Rozzi -, è che l'accattonaggio è un fenomeno estremamente diversificato e complesso. Tra i rom, secondo le conoscenze attuali, sono solo una minoranza i casi di vero e proprio sfruttamento con violenza sui minori. Nella maggior parte dei casi si tratta di bimbi che vanno  a mendicare, da soli o con le mamme, perché vivono in situazioni di estrema povertà. I genitori non riescono a trovare lavoro oppure non hanno il permesso di soggiorno".

In questi casi, dunque, a una situazione di difficoltà delle famiglie, si andrebbe ad aggiungere anche un allontanamento dei figli. "Più che con la repressione - aggiunge Rozzi - se si vuole agire nell'interesse dei bambini, bisogna intervenire con i servizi sociali. Il fatto più grave è che la decadenza della potestà genitoriale è una misura automatica, adottata dal giudice penale. Il che va contro le convenzioni Onu per i diritti dei bambini che impongono sempre di agire, prima di tutto, nel superiore interesse del minore".

Non solo: secondo la referente per i minori dell'Asgi, se la norma venisse applicata alla lettera, gli enti locali dovrebbero farsi carico dei bambini, accogliendoli in comunità: "un costo - specifica - che già ora è molto alto e che difficilmente i Comuni riuscirebbero a sostenere". Netta anche la posizione sulla proposta di prendere le impronte digitali ai bambini rom: "Per il clima che si respira in questo periodo - conclude Rozzi - la proposta di Maroni sembra una vera e propria schedatura etnica, tanto più che, come è già accaduto a Milano, vengono 'censiti' anche i cittadini già iscritti all'anagrafe. Questo tipo di procedure sono molto traumatiche per i minori, già sottoposti in genere alla violenza degli sgomberi. Il risultato? I rom si nasconderanno sempre più, i bimbi diventano invisibili, smettono di andare a scuola. E la marginalizzazione, come sempre accade, porta solo all'aumento dell'illegalità. Può essere questa la strada per aiutare i bambini, per garantire loro maggiori diritti?". (en)

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