Sabato 26 Luglio 2008 | Chiudi
![]() |
|
ROMA - Hip-hip hurrà da una parte, critiche improntate a sconcerto dallaltra. Per poi scoprire che lo stato demergenza per gli afflussi di extracomunitari cera già, e dal 2002. Quello andato in scena ieri è un test straordinario dellimpreparazione del nostro ceto politico, il cui divertimento preferito è sfidarsi a colpi di dichiarazioni, assecondati dai media. E cè unimpreparazione particolare nellaffrontare il tema dellimmigrazione, che richiederebbe invece un approccio in più direzioni contemporaneamente. Come cambiare la legge per consentire ingressi regolati e regolari e come reprimere la clandestinità, come sfoltire la burocrazia dei permessi e come combattere la devianza, come favorire lintegrazione, a scuola, nella vita sociale e politica e così via. E dove invece ci si sfida soltanto a colpi di scimitarra e usando la scorciatoia del codice penale. In Parlamento, così, accadono cose buffe, di cui nessuno si accorge. Per sfavorire lafflusso di anziani stranieri che verrebbero per attingere allassegno sociale, questo stava per essere tolto anche agli italiani. La modifica proposta dal governo alla vecchia pensione sociale, che viene erogata agli over 65 privi di reddito sufficiente, anche stranieri, e che ammonta a 5 mila euro lanno, prevedeva la residenza legale e continuativa in Italia da almeno cinque anni. Per stringere ancora di più la vite, nella seduta della Camera che il 22 luglio ha concesso la fiducia al decreto legge 112, è stato votato un emendamento per cui, chi voleva lassegno, doveva aver soggiornato e lavorato legalmente in Italia per almeno dieci anni continuativi, traendone un reddito non inferiore allassegno sociale. Questa norma, in vigore dal 2009, metterebbe fuori gioco molti italini e molte italiane. Ad accorgersene non è stato un rappresentante dellopposizione, ma un esperto di immigrazione, Sergio Briguglio, e adesso, con una serie di ordini del giorno, si cerca di fare marcia indietro. Sarebbe bene abbassare un po tutti la tensione e ascoltare chi se ne intende. C. G. |