Giovedì 3 Luglio 2008 ultimo aggiornamento 15:03  
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 I NUOVI ITALIANI  di Corrado Giustiniani

Ho i soldi per un anno, entro a cercare lavoro 


pubblicato il 01-07-2008 alle 16:30

Le famiglie e le imprese italiane sono disposte ad assumere il lavoratore immigrato di cui hanno bisogno solo dopo averlo conosciuto personalmente e messo alla prova. Il contratto di soggiorno attualmente in vigore, che prevede al contrario un reclutamento a distanza, e l'ingresso in Italia con il lavoro già in tasca, è nient'altro che un falso. Peggio: un congegno micidiale che produce clandestinità. Lo straniero è indotto infatti a venire in Italia come turista, si cerca un datore di lavoro sperando di rientrare nelle quote previste per quell'anno e, nelle more, diventa irregolare. Se invece ce la fa, torna alla chetichella a casa sua, si presenta al consolato italiano, ritira il nullaosta al lavoro e rientra nel nostro paese stavolta da regolare. Sarebbe il caso di calare il sipario, una volta per tutte, su questa pagliacciata.

Già, ma come? Abbiamo visto che nemmeno gli Stati Uniti, paese di secolare tradizione immigratoria e di proverbiale efficienza, riescono a controllare i flussi e si trovano sul groppone 12 milioni di clandestini. Ecco allora un'idea, che non ha la pretesa di essere la magica soluzione del problema, ma che chiede comunque di essere sperimentata. Si tratta di concedere un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, della durata di un anno, a persone straniere dotate di una certa autonomia economica.
 
E' il sistema dell'autosponsor, e potrebbe funzionare come segue. Lo straniero interessato dovrebbe depositare su un libretto di risparmio la somma minima ritenuta necessaria per mantenersi in Italia (si potrebbe decidere, per esempio, che essa deve essere pari all'importo annuo di una pensione sociale) dalla quale potrebbe effettuare prelevamenti solo entro determinati limiti mensili. Può funzionare, con gli stessi criteri, anche una carta prepagata. Secondo adempimento: dovrebbe dotarsi di assicurazione sanitaria della durata di un anno. Terzo adempimento, lasciare un deposito finalizzato al biglietto di ritorno in patria in caso di insuccesso nella ricerca. 

Al consolato, dove potrebbe essere tenuto un registro degli “apiranti auto-sponsor”, il nostro dovrà rilasciare le impronte digitali (è prima di far ingresso nel paese che vanno prese, come ha appena previsto il Regno Unito, non una volta che si è già in Italia, come prevede la Bossi-Fini) e una fotocopia del passaporto. Dopodiché, se rientrerà in una sotto-quota prevista per gli autosponsor, potrà giocarsi il suo futuro in Italia.

Chiariamo subito: quello descritto non dovrà e non potrà essere il sistema esclusivo di ingresso. Ma un tasto da giocare assieme ad altri, e di assoluta trasparenza. Obiezioni: l'immigrato deve essere "ricco". Contro-obiezione: ma credete che siano i più poveri a lasciare il proprio paese in cerca di fortuna? Non è così: dietro il migrante c'è quasi sempre una famiglia alle spalle, che su di te investe. E i soldi è sempre meglio depositarli su un proprio conto, che consegnarli ad organizzazioni malavitose che promettono di portarti a destinazione. Seconda obiezione: l'immigrato che è al verde, dovrebbe affidarsi agli strozzini. Seconda contro-obiezione. Intanto, avremmo dato una strada alla luce del sole per chi al verde non è, e che potrebbe pagarsi una stanza, in Italia, senza che il proprietario rischi la confisca del suo appartamento. E poi, una soluzione universalmente valida per tutti, non esiste. 
   

Si, sono favorevole e d'accordo con questa proposta, se si considera la popolazione mondiale, sono molti quelli che delinquono, ma di sicuro sono poca cosa rispetto alla popolazione mondiale e ben vengano persone oneste e farsi conoscere. In Italia dubitiamo di noi stessi sconosciuti concittadini, figuriamoci di persone straniere mai viste e conosciute.

postato il 01-07-2008 alle 17:32 da amed

 
Egregio dottor Giustiniani, trovo le sue proposte interessanti e valide sotto il profilo giuridico, se a emigrare sul nostro territorio fossero soltanto cittadini extra-comunitari motivati da prospettive salariali migliori che nel paese di appartenenza, dove i redditi da lavoro difficilmente riescono a soddisfare i bisogni primari della persona e della famiglia. Sul territorio sono presenti da decenni diverse comunità (america-latina, filippina, capo verdiana, nord Africa, del sud est-asiatico) pienamente integrate nel nostro tessuto sociale, e non è un caso che alcuni siano detentori della cittadinanza italiana. Per nuovi ingressi di migranti appartenenti a queste comunità , concordo nella proposta del “reddito minimo di soggiorno per inserimento lavorativo” e dall’iter burocratico da Lei proposto. Il problema riguarda il flusso quotidiano di “migranti” anomali, coloro che arrivano con le “carrette del mare” e dall’est europeo su fatiscenti mezzi trasporto. Per i primi se riconosciuti rifugiati o profughi le procedure del Ministero dell’Interno e del Progetto Nazionale Asilo sarà quello di inserirli in appositi centri di Accoglienza dove attraverso dei progetti individuali mirati si provvederà anche all’inserimento lavorativo (durata minima del progetto nove mesi); per quelli provenienti dal’est d’Europa il flusso migratorio senza norme specifiche è incontrollabile e in netto contrasto con le vigenti norme in materia di immigrazione, dai rapporti dell’organizzazioni che si occupano di migranti, i clandestini presenti provengano prevalentemente dalla Moldavia, dal’Ucraina e dalle Repubbliche Baltiche, paesi dove il reddito minimo e sotto la soglia della sopravvivenza e per ultimi ma non da sottovalutare dalla Romania entrata da meno di anno in Europa. Per tutti costoro il “reddito minimo di soggiorno per inserimento lavorativo” andrebbe adottato con norma europea per vietare l’ingresso a tutti coloro intendono soggiornare vivendo solo di espedienti.

postato il 01-07-2008 alle 19:31 da Francesco

 
Caro Francesco, la ringrazio per questo suo testo che dimostra grande competenza e attenzione. L'autosponsorizzazione non può valere in tutti i casi, lo ribadisco. Ma alcuni li può risolvere, e in modo brillante. E' un elemento innovativo di una testiera complessa, quale è giocoforza la politica dell'immigrazione. Alcuni vorrebbero suonare soltanto il trombone. O il tamburo. E di fronte alla stragrande maggioranza che entra in Italia con permesso turistico, e all'esigua minoranza (13 per cento) che giunge con le carrette del mare, dalla quale per giunta occorre sottrarre i chiedenti asilo, come lei stesso ha rilevato, mi dice che soluzione salvifica può essere mai il reato di ingresso clandestino, sul quale soltanto si è concentrato il dibattito degli ultimi due mesi?

postato il 01-07-2008 alle 22:23 da corrado giustiniani

 
La ringrazio dottor Giustiniani, per le Sue parole. Continuando l’argomentazione da Lei proposta mi soffermerei ad analizzare il “reato di clandestinità” : come si può applicare ad una violazione amministrativa una sanzione penale?; dove sono gli elementi essenziali che lo caratterizzano il reato penale: la manifestazione della volontà, l’azione, il danno, il pericolo. Lei sa meglio di me, che non esiste reato in mancanza di uno dei suddetti elementi. Vi è un danno se una persona soggiorni sul territorio con i documenti scaduti?, non credo, forse il legislatore lo ritiene pericoloso per la collettività avendo inserito la norma nel “pacchetto sicurezza”? , ciò è impensabile, esistono già le norme che se applicate con autorevolezza non avrebbero ingigantito questa bagarre politica sull’immigrazione. Una soluzione, a mio modesto parere, potrebbe essere, oltre a quella da Lei proposta,: l’idoneità. I nostri uffici consolari, all’atto di richiesta di visto per turismo, rilasceranno all’interessato un fac-simile di questo documento. Entrato nel territorio italiano il migrante, dovrà attraverso appositi questionare dichiarare le proprie generalità, motivare le ragioni d’ingresso, lasciare un recapito, la durata del soggiorno, prendere in visione norme che regolano il nostro ordinamento, accettare che non si dichiari il falso, ed essere a conoscenza che allo scadere dei termini del soggiorno riceverà un preavviso per accelerare il rientro nel paese d’origine, in caso contrario verrà allontanato con la forza pubblica (provvedimento d’espulsione) dal territorio e incorrerà ad una pena pecuniaria, e ad una segnalazione “di persona non grata” alla nazione di appartenenza. Copia accettata e controfirmata di tale documento da portare e produrre in caso di controllo e da riconsegnare al momento dell’uscita. Tramite questo iter, si potrebbe tentare di, demotivare tutti coloro che con il “trucchetto” del visto turistico tentino di soggiornare irregolarmente sul territorio.

postato il 02-07-2008 alle 08:09 da Francesco

 
Purtroppo Lei ha pienamente ragione, tanto più quando afferma che ad emigrare, è quella parte di popolazione piena di entusiasmo e voglia di igliorare le proprie condizioni di vita. Il tutto a danno del paese da cui se ne vanno. Detto questo , va da se che il paese ospitante, se non riesce ad approfittare di tale opportunità, positiva, significa una cosa sola, ottusità che nasconde una buon dose di razzismo. D'altra parte, il ns paese con la più alta percentuale di ultrasessantenni che cosa dovrebbe essere???Proiettato al futuro o riverso al passato?? La ministra dell'educazione propone, in modo progressista, il ritorno dei grembiuli scolastici, quale appiattimento economico-morale, tutti uguali e tutti precisi, quindi più controllabili. Ma che teoria sarebbe??? Diamo l'opportunità a che viene nel ns paese per farsi una vita migliore, di entrare, il loro miglioramento contribuirà anche al ns. e viceversa.=Il tutto nell'assolutà legalità e non nel falso moralismo.=

postato il 02-07-2008 alle 10:37 da mario

 
Purtoppo il testo massimo consentito per il post, mi ha tagliato le conclusioni. L'idoneità al soggiorno temporaneo, consente al potenziale e futuro migrante di orientarsi nelle eventuali offerte di lavoro (stabilite di volta in volta dal decreto flussi) e non creando traumi e danni alla persona distorgendo la realtà lavorativa con false aspettative come accade oggi. La nostra nazione è vista come una terra promessa dove il lavoro è una manna dal cielo. A coloro che ritengono questa soluzione onerosa, rispondo che il capitolo spesa sociale della nazione, investe una notevole somma in strutture di accoglienza e dalla presa in carico da parte servizi sociali, del singolo o dell'intero nucleo familiare composto da "precari migranti", relativamente poveri, costretti a vivere di assistenzialismo, creando tensioni con le classi italiani meno abbienti (lotta tra poveri).

postato il 02-07-2008 alle 16:10 da Francesco

 
Ma di che state blaterando? Quello descritto dal post è un sistema già possibile visto che se uno straniero dimostra una capacità economica sufficiente non avrà nessun problema ad ottenere un visto per turismo fino a novanta giorni, ove richiesto perchè ad esempio i brasiliani non devono richiederlo, tenendo presente che può essere invitato da un italiano, da uno straniero con regolare permesso di soggiorno o andare in hotel. L'assicurazione sanitaria debbono già averla oggi e sempre oggi devono presentare il biglietto per il ritorno al consolato o alla polizia di frontiera. Per cui gli adempeimenti suggeriti dl Giustiniani sono già previsti da anni dalla Bossi Fini. L'unica differenza è il tempo limite: oggi novanta giorni il Giustiniani pretende un anno! Perchè non l'ho capito. Ma aggiungo che anche questo è possibile perchè ove si voglia permanere oltre il breve termine e si dimostri una effettiva capacità economica nonchè una dimora lo straniero potrebbe chiedere la residenza elettiva con l'unico limite di non poter svolgere attività lavorativa e quindi libero di cercare lavoro. Ma sono sempre trovate per facilitare l'immigrazione, il problema è di decidere se l'Italia debba essere un paese d'immigrazione o difendersi da essa: secondo me dovrebbe difendersi. Come evidenziato dal contributo del signor Francesco sul nostro territtorio sono presenti da decenni diverse comunità straniere: ma quando se ne vanno?

postato il 02-07-2008 alle 16:43 da Sebastiano

 
Correggimi se sbaglio, Sebastiano, ma credo di capire che sia nel caso di visto turistico che nel caso di dimora elettiva, non è prevista la possibilità per lo straniero di lavorare. Quando lo straniero ha trovato lavoro, in entrambi i casi, deve uscire dall'Italia per poi rientrarvi col permesso per lavoro o può chiedere la trasformazione della sua posizione senza abbandonare il territorio italiano? Credo che Giustiniani voglia indicare un modo per canalizzare il flusso di immigrazione in percorsi lineari, che evitino l'utilizzo distorsivo di altri istituti. Quando c'è distorsione c'è confusione e quando c'è confusione il controllo crolla. Tra l'altro, l'accesso alla formula dell'autosponsor così come accennata non è da chiunque accessibile (potrebbero esserci maggior o minori barriere all'entrata a seconda dei limiti economici di autosufficenza definiti). Non mi sembra che crei i presupposti di un'invasione.

postato il 03-07-2008 alle 10:15 da pierpaolo

 
Il sistema proposto da Giustiniani mi pare utile. Suona macchinoso, ma nella pratica dovrebbe funzionare. Il punto però, come sottolinea lo stesso autore, è che dovrebbe far parte di un arsenale ben differenziato di strumenti, che nell'insieme costituiscano una politica dell'immigrazione, organica e coerente. Ed è proprio questa che manca in Italia, da sempre. Il nostro Paese non ha mai deciso se l'immigrazione è una risorsa, il cui uso va razionalizzato; o una sorta di calamità naturale, un'onda anomala che arriva dal mare, e va affrontata con mentalità e mezzi da pronto soccorso, da protezione civile; o ancora un cancro già esteso nel corpo altrimenti sano della nostra società (vedi il "quando se ne vanno?" dell'intervento qui sopra), da debellare prima con una terapia d'urto e in seguito con un vaccino. Di conseguenza, le varie leggi hanno mischiato questi e altri ingredienti: in ciascuna c'era un po' di sanatoria, un po' di faccia feroce e militarizzazione dei confini, un po' di controllo dei flussi e di facilitazione dell'incontro fra domanda e offerta di lavoro. In proporzioni che variavano rispecchiando la composizione delle coalizioni di governo. Una volta compiuta una scelta di fondo -attraverso un dibattito serio e approfondito, in Parlamento ma soprattutto nel Paese- si potranno scegliere gli strumenti per applicarla. Il suggerimento di Giustiniani, gli altri che circolano, ma anche le "best practices" di altri Paesi che hanno una storia d'immigrazione più lunga e più matura.

postato il 03-07-2008 alle 10:42 da daniele carmagnola

 
Gentile signor Pierpaolo, il titolo del post recita: ho i soldi per un anno entro a cercare lavoro. Non si dice esplicitamente che una volta trovato il lavoro si ha il diritto di rimanere, credo anche che il sistema attuale non sia poi così confusionario come Lei descrive: una volta che lo straniero rientra nella Sua patria piu' o meno alla chetichella, come piace scrivere al Giustiniani, per ottenere il visto il controllo è o dovrebbe essere obbligatorio, una sorta di dogana insomma per verificare come lo straniero si sia comportato nella nostra patria con verifiche sul terminale o richieste d'informazione alle questure o prefetture. Se invece lo straniero potesse essere libero di rimanere il controllo potrebbe essere solo eventuale: posti di blocco, blitz ecc., si potrebbe pure ipotizzare che il controllo obbligatorio avvenga in questura ma arrivati a questo punto sarebbe chiaro come vorremmo prenderci in giro da soli. Le questure e gli sportelli unici hanno dimostrato, nella passata legislatura, di essere molto sensibili a richieste di patronati, sindacati, politici e interpreti sociali della piu' diversa estrazione al fine di concedere permessi di soggiorno che in base alla legge non avrebbero potuto essere concessi: ricongiungimenti familiari, motivi familiari addirittura asili politici e motivi giudiziari. Le rappresentanze diplomatiche essendo fuori dal territtorio nazionale e non avendo contatti quotidiani con le categorie che difendono gli interessi degli immigrati o dei loro datori di lavoro avrebbero la possibilità di studiare e lavorare le pratiche con maggiore imparzialità.

postato il 03-07-2008 alle 12:10 da Sebastiano

 
direi che a occhio e croce la proposta è interessante, anche se dare un giudizio tecnico mi pare difficile. Certo, se fosse adottata bisognerebbe vedere quante persone spariscono ugualmente nella clandestinità, e se la percentuale è significativa cambiare subito rotta. Quanto al fatto che così si escludono i più miserabili, bene, non è a quella gente che questo Paese è in grado di offrire qualcosa prendendoseli in casa. Avrei una domanda, cosa si fa con tutti quelli che sbarcano a Lampedusa, o in Sardegna sulle carrette del mare? Io ribadisco il mio NO assoluto all'immigrazione clandestina, che va combattuta con tutti i mezzi. Per il resto sono aperto a tutte le soluzioni nella seguente ottica: l'immigrazione deve essere vantaggiosa per noi e per loro, socialmente sostenibile, altrimenti sarà una bomba ad orologeria che ci esploderà in mano. Vorrei chiedere al dott. Giustiniani se la proposta è sua o se nasce da un gruppo di studio, o se ha qualche possibilità di farla pervenire nelle sedi politiche opportune (io non ce l'ho). Perché i problemi sono urgentissimi. Saluti.

postato il 03-07-2008 alle 12:52 da Bocca della Verità

 
A Bocca della Verità: la proposta dell'autosponsor non è mia. Aveva fatto capolino già nella legge Turco-Napolitano del 1998, ma è rimasta praticamente inapplicata. Chi l'ha studiata e messa a punto successivamente in tutti i dettagli (dal libretto di risparmio alle impronte digitali da prendere prima dell'ingresso in Italia) è l'esperto Sergio Briguglio, che ha una ricchissima banca dati su www.stranieriinitalia.it

postato il 03-07-2008 alle 14:31 da corrado giustiniani

 
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