L'OSSERVATORE ROMANO - Edizione quotidiana - del 27 luglio 2008

 

 

Le politiche nate dall'urgenza danno risultati deludenti

 

 

 

di Vittorio Nozza*

 

Da anni ogni iniziativa legislativa sull'immigrazione caratterizzata da un approccio securitario, ed emergenziale, ma i risultati sono stati deludenti: le misure adottate si sono rivelate in buona parte inefficaci, intervenendo sull'immagine riflessa dei problemi del nostro Paese, e non sulla loro essenza. Ci si preoccupati — senza successo — di contenere gli sbarchi, di difendere le frontiere, di organizzare i trattenimenti, ma mancato un approccio organico e integrato al fenomeno migratorio con una parallela attenzione all'economia sommersa, al mercato del lavoro fortemente deregolato e precarizzato.

 

Le persone straniere inserite nella cura della nostre case o dei nostri familiari, tanto per fare un esempio, non dovrebbero essere un problema da affrontare o gestire nel quadro dell'immigrazione, ma in quello delle carenze dello stato sociale, sia nel nostro Paese che in quello di provenienza.

 

Quello di cui c' veramente bisogno dunque un pacchetto integrazione,   ricco di azioni capaci di far stare la diversit dentro un sentire e vivere unitario. Oggi sembra invece che vengano sempre pi alimentati la paura, l'arroccamento, il rifiuto e cresce anche la tensione a livello locale intorno a chi, come le Caritas diocesane, continua a promuovere servizi e ad agire in difesa dei diritti umani dei pi poveri, compresi gli immigrati.

 

Se vero che spetta al mondo politico legiferare in questa materia, altrettanto vero che la Chiesa e gli organismi che a essa si ispirano hanno il dovere di fare appello alla coscienza pubblica e a quanti hanno autorit nella vita sociale, economica e politica, affinch vengano tutelati i soggetti pi vulnerabili. Deve essere infatti chiaro che la sicurezza, che tanto anima gli interventi legislativi, non il fine, il bene principale di una societ ben costruita, ma la sua naturale conseguenza: in un sistema sociale ricco di solidariet ben regolato e integrato l'insicurezza non n avvertita n sperimentata.

 

vero che bisogna recuperare appieno il senso della legalit, ma occorre ridare alla legalit quella dignit e quella forza per cui appaia naturale aderire alla legge e la regola sia espressione chiara ed efficace di valori condivisi. Questa la sua vera natura, mentre la sicurezza pubblica solo un suo corollario. Siamo infatti convinti che se una societ avverte cos forte il senso di insicurezza, quella societ ha fallito qualcosa nella costruzione di s e, per ovviare a ci, dovrebbe attivare sani meccanismi di coesione e strumenti che bandiscano forme di separazione, segregazione, discriminazione.

 

Si continua invece a mettere in campo una serie di misure emergenziali, assieme a intenzioni e decisioni che incrementano l'orientamento ad attuare una sorta di principio di indesiderabilit, come quelle in via di definitiva approvazione sui ricongiungimenti familiari (ma anche quelle sull'asilo e sui comunitari) tese a scoraggiare, a limitare, a impedire la ricomposizione dei nuclei familiari e a rendere sempre pi arduo il loro percorso di inserimento nel nostro Paese, mentre invece l'unit della famiglia decisiva in termini di sicurezza e di integrazione.

 

Lo ha ribadito il Santo Padre, evidenziando come anche nel vasto campo delle migrazioni internazionali la persona umana deve essere sempre posta al centro, e auspicando che si giunga presto ad una gestione bilanciata dei flussi migratori (...) cominciando con misure concrete che favoriscano l'emigrazione regolare e i ricongiungimenti familiari (Benedetto xvi, Angelus del 14-01-2007).

 

*Direttore nazionale di Caritas Italia