COMUNICATO STAMPA DI PIETRO SOLDINI – Responsabile dell’Ufficio per le politiche dell’Immigrazione

 

 

 

La stretta sui ricongiungimenti familiari prevista nel decreto  legislativo n.3 presentato da Maroni a modifica del D.L.n.5 dell’ 8 gennaio 2007, colpisce pesantemente i minori stranieri e le famiglie immigrate. Soprattutto l’innalzamento del reddito, richiesto  nel parere della Commissione Affari Costituzionali della Camera,  consentirà il ricongiungimento soltanto in pochi casi di famiglie agiate e condannerà alla solitudine ed alla separatezza tutti gli altri.

Altrettanto grave è l’esclusione del coniuge inferiore a 18 anni e la quasi obbligatorietà dell’esame del DNA per i fini del ricongiungimento.

Questa scelta è veramente inconcepibile perché lo strumento del ricongiungimento è la forma più civile d’immigrazione che dà maggiori garanzie di legalità e sicurezza.

I giovani immigrati che entrano nel nostro paese per ricongiungimento hanno meno problemi di accoglienza,  integrazione, di lingua e mediazione culturale, proprio perché hanno qui i loro genitori che lavorano e che hanno già fatto un percorso d’integrazione. Essi rappresentano quindi il miglior investimento sul futuro di un’immigrazione legale, scelta, qualificata e sicura.

Rendere difficile o quasi impossibile il ricongiungimento è non solo sbagliato e punitivo, ma totalmente miope.

Come si può sperare che il Ministro Maroni e questo governo usino un po’ di buon senso?