CAMBIANO LE SIGLE RIMANE LA DETENZIONE AMMINISTRATIVA.

 

Domenica 6 luglio nel ÒCentro polifunzionaleÓ di Pian del lago a Caltanissetta si  svolta una visita da parte di una delegazione guidata da Rita Bernardini del Partito Radicale. Alla visita hanno partecipato anche Fulvio Vassallo Paleologo dellĠUniversitˆ di Palermo e lĠavvocato Giovanni Annaloro dellĠASGI.

La delegazione ha avuto la possibilitˆ di entrare sia nel centro di identificazione e di accoglienza (CID/CARA) che nel centro di identificazione ed espulsione CIE ( ex CPT), presenti allĠinterno di recinti separati nella struttura di Pian del lago, dove  peraltro ubicato anche un nuovo centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) per i migranti che hanno fatto istanza di richiesta di asilo e sono in attesa di una decisione da parte della commissione territoriale di Siracusa. Questa  infatti la commissione competente (!) per i migranti trattenuti a Caltanissetta, o che hanno presentato un ricorso, dopo avere ricevuto un diniego. In questo caso la Questura di Caltanissetta non rilascia alcun titolo di soggiorno ed i richiedenti asilo sono costretti ad aspettare allĠinterno del CARA lĠesito del riesame da parte della Commissione o del ricorso al Tribunale, ma non quello di Caltanissetta, perch la competenza  fissata dalla legge nel Tribunale di Catania(!). Con quale possibilitˆ di effettivo esercizio venga riconosciuto il diritto di difesa e di impugnazione previsto dallĠart. 24 della Costituzione  ancora tutto da scoprire !

 

LĠaudizione dei richiedenti asilo ÒospitatiÓ a Caltanissetta da parte della competente commissione territoriale di Siracusa ( a Caltanissetta manca una commissione territoriale) si svolge con trasferimenti periodici della commissione allĠinterno del centro polifunzionale di Caltanisetta, oppure, al contrario, con il trasporto su autobus dei richiedenti asilo da Caltanissetta fino a Siracusa. Una autentica follia amministrativa. Ore di bus e migliaia di euro di spesa per una audizione di pochi minuti. Una audizione che pu˜ decidere le sorti di una vita. Le audizioni sono spesso assai brevi, anche meno di quindici minuti denunciati in un recente articolo dal giornalista Bellu, come tempo medio per decidere sulla vita o sulla morte di un richiedente asilo. Per alcune nazionalitˆ non ci sono speranze, ad esempio per chi proviene dalla Nigeria, dalla Liberia o dal Ghana, anche se potrebbero esserci situazioni individuali che meriterebbero con maggiore attenzione il riconoscimento della protezione internazionale, lĠesito dellĠistanza  scontato e le formule dei dinieghi di rito si ripetono con monotonia. Il governo, tramite la Commissione centrale, ha dato il suo orientamento. Chi deve esprimere il suo giudizio individuale  avvertito.

 

A distanza di poche decine di metri, nelle diverse strutture del centro ÒpolifunzionaleÓ di Pian del lago, si trovano migranti di varia nazionalitˆ, alcuni appena arrivati a Lampedusa, altri in Italia da anni, espulsi perchŽ non erano riusciti a rinnovare il permesso di soggiorno o dopo un periodo di detenzione, con uno status giuridico assai differenziato, e con provenienze che coprono tutte le aree geografiche del mondo.

Chi  in procedura di asilo pu˜ uscire dal CARA e dal CID/CARA, dalla mattina alla sera, chi  allĠinterno del CIE (ex CPT), anche se ha presentato una istanza di asilo, o  potrebbe ancora presentarla, non pu˜ uscire neppure dal recinto pi interno. Una gabbia, diverse gabbie dentro una gabbia pi grande, questo  un centro ÒpolifunzionaleÓ, invenzione del ministro Pisanu ai tempi del precedente governo Berlusconi, ancora in auge, nel 2008, malgrado la Commissione De Mistura ed i tentativi di ÒsuperamentoÓ del sistema dei CPT da parte del governo Prodi. E siamo anche alla vigilia dellĠennesimo imbarbarimento della normativa e delle prassi amministrative.

 

Su un punto tutti gli immigrati che hanno parlato si sono mostrati dĠaccordo, soprattutto quando hanno potuto comunicare da soli con gli esponenti della delegazione, senza la sorveglianza dei rappresentanti dellĠente gestore. Nelle diverse strutture del centro polifunzionale di Caltanissetta ci sono ancora disservizi per quanto concerne la erogazione dellĠassistenza medica, malgrado le ambulanze sempre presenti, i protocolli di intesa con le A.S.L. e le turnazioni dei medici, che, secondo il responsabile della struttura, coprirebbero lĠintera giornata per 24 ore.

 

Tutti gli immigrati intervistati dalla delegazione hanno confermato ritardi negli interventi in soccorso del ragazzo ghanese morto la notte di domenica 29 giugno, e non la mattina successiva, come era sembrato in un primo momento.  Sembrerebbe che gli stessi immigrati avessero promosso quella stessa sera una manifestazione di protesta per sollecitare i soccorsi, mentre il responsabile dellĠente gestore ha fornito una versione opposta, secondo la quale gli immigrati che si trovavano in prossimitˆ del container 17 nel quale era rinchiuso il ragazzo, giˆ sofferente da giorni per dolori al petto, e che nel pomeriggio si era sentito ancora una volta male, dopo due visite del medico di guardia nellĠarco di qualche ora, avrebbero poi ostacolato lĠintervento dei sanitari creando una sorta di muro umano,  limitandosi ad adagiare il malato nelle prossimitˆ del condizionatore, unica fonte di sollievo dentro piccoli container che altrimenti, in questi giorni di afa soffocante, rimarrebbero infuocati anche di notte.

 

Il centro di identificazione ed accoglienza ( CID/CARA)  strutturato con pi di venti container metallici, nei quali si trovano uomini e donne in attesa di identificazione o di accesso alla procedura di asilo.

AllĠinterno della stessa struttura chi  stato identificato pu˜ uscire dalla mattina alla sera, mentre gli altri devono aspettare anche una settimana, prima di potere usufruire di questa modesta libertˆ di circolazione.

Il ragazzo ghanese morto tra domenica 29 e luned“ 30 giugno, nella notte, era ancora in attesa di identificazione ed era ospitato nel container n.17. Numerosi ÒospitiÓ degli altri container, che distano pochi metri uno dallĠaltro, i container sembrano quasi ammassati, sono stati testimoni diretti di quanto avvenuto, che dovrebbe essere documentato anche dalle videocamere del circuito di sorveglianza.

Ha avuto conferma la notizia che il primo intervento di soccorso nei pressi del container  stato operato con una macchina con targa civile, che avrebbe portato il ragazzo ghanese in prossimitˆ della zona dei servizi del centro dove sono parcheggiate le ambulanze. Questo perchŽ tra i container del centro di identificazione lĠambulanza non sarebbe passata, almeno cos“ ha affermato il responsabile dellĠente gestore, ed anche allo scopo di non creare ÒallarmeÓ tra gli ospiti della struttura. In realtˆ lo spazio per fare avvicinare una ambulanza al container, seppure dalla parte posteriore,  apparsa alla delegazione pi che sufficiente. EĠ possibile che lĠintervento dellĠambulanza non si sia verificato immediatamente in prossimitˆ del container per non aumentare il clima di forte tensione che si respirava nel centro la sera e la notte di domenica 29 dopo le ripetute proteste per le modalitˆ dellĠassistenza sanitaria. Ma questa circostanza potrebbe avere influito sul decesso, soprattutto se la morte fosse poi avvenuta proprio allĠinterno dellĠambulanza, che  dotata di strumenti di rianimazione che non sono certo presenti allĠinterno di una normale vettura.

 

Secondo quanto dichiarato dal responsabile dellĠente gestore, il ragazzo sarebbe morto nellĠambulanza, nel cuore della notte, durante le concitate fasi del trasporto in ospedale, dove quindi, stando sempre alle dichiarazioni rese pubblicamente dallo stesso responsabile alla presenza dei giornalisti e della parlamentare Bernardini, il giovane sarebbe arrivato cadavere. Ieri sabato 5 luglio, per˜, altri testimoni avevano sostenuto la tesi che il ragazzo sarebbe morto dopo essere giunto vivo in ospedale. Per la cronaca, una ambulanza impiega circa cinque minuti, di notte, tra il centro di detenzione e lĠospedale di Caltanissetta. Non si pu˜ che prendere atto, con grande amarezza, che il decesso di una persona che si sentiva male giˆ da giorni sia avvenuto proprio durante il trasporto dal centro di Pian del lago allĠospedale o nellĠimmediatezza del ricovero. Alla fine potranno essere diverse le responsabilitˆ personali, ma il risultato non muterˆ e comunque questa morte potrˆ solo insegnare per il futuro. Sarˆ come al solito la magistratura, anche sulla base dellĠautopsia che  stata giˆ effettuata, ad appurare la veritˆ su una vicenda tristissima che continua a presentare numerosi aspetti ancora oscuri e  gravi contraddizioni.

 

La carenza di assistenza medica e legale nei centri di trattenimento italiani, comunque denominati, non  comunque una caratteristica esclusiva della struttura di Pian del Lago, risale ad anni fa ed  stata altres“ rilevata dalla Commissione Libertˆ civili e giustizia del Parlamento Europeo ancora nellĠultima  relazione del dicembre 2007. Appare assai preoccupante lĠassenza di un intervento organico nei confronti dei tossicodipendenti, e lĠuso diffuso di psicofarmaci ( dei quali per˜, secondo quanto affermato dai responsabili, nel cpt di Caltanissetta si farebbe un uso minimo e sotto il controllo del medico) Nel caso di Caltanissetta, sul piano formale, le dotazioni di strutture e personale dovrebbero garantire un buon livello di assistenza sanitaria sulle 24 ore. Eppure malgrado interventi migliorativi negli ultimi due anni, malgrado le denunce dei migranti e delle associazioni, e nonostante le critiche contenute nella relazione della Commissione De Mistura, alla fine del 2006, nei centri di detenzione si continua a morire, come  successo a Caltanissetta e ancora poche settimane fa nel Cpt ( adesso CIE)  di via Brunelleschi a Torino. Si deve anche ricordare che i tagli alla sanitˆ e la privatizzazione delle strutture sanitarie hanno fatto scendere ai minimi storici i livelli di assistenza sanitaria nella regione Sicilia, un immigrato senegalese  morto giorni, dopo essere stato inutilmente ricoverato in un ospedale agrigentino, e non passa mese senza che si abbia notizia di un decesso (di cittadini italiani)  per omissioni di cure o per errori medici negli ospedali e nelle case di cura private in Sicilia. Ma tutto questo non giustifica una minore tempestivitˆ nei confronti dei migranti trattenuti nei centri di detenzione, perchŽ privati della loro libertˆ personale e senza mezzi, mentre lĠart. 32 della Costituzione riconosce il diritto alla salute per tutti, anche per gli immigrati irregolari.

 

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Il centro polifunzionale di Caltanissetta contiene al suo interno un Centro di permanenza temporanea (CPT) denominazione adesso trasformata per decreto in CIE ( Centro di identificazione ed espulsione)

La delegazione ha quindi visitato questa struttura, altrimenti preclusa alle associazioni non convenzionate, ai giornalisti ed ai fotografi, in assenza di un parlamentare nazionale, o di una specifica autorizzazione del Prefetto, ed ha verificato come malgrado i tentativi di ÒumanizzazioneÓ dei centri di detenzione amministrativa portati avanti dal governo Prodi la situazione non risultava particolarmente mutata rispetto al passato. Certo, le strutture murarie ed i servizi sono migliorati, come  diminuita la presenza visibile della polizia, sostituita dagli onnipresenti ( almeno durante la visita) dipendenti e mediatori dellĠente gestore, ai quali di fatto  demandata quasi per intero la attivitˆ di sorveglianza del perimetro interno del centro di detenzione e delle altre strutture ( CID e CARA).

Il clima nel centro di identificazione ed espulsione ( ex CPT) non sembra diverso  perchŽ mentre gli immigrati apparivano poco disposti a parlare fino a quando la delegazione procedeva alla presenza dei funzionari e dei dipendenti dellĠente gestore, diventavano immediatamente loquaci quando il colloquio poteva avvenire pi riservatamente, senza orecchie e sguardi pronti a registrare ed a intimidire. Un ragazzo maghrebino che si era limitato a segnalare un piccolo disservizio nella erogazione dellĠacqua, avvertendoci che alcuni lavori di manutenzione erano stati completati il giorno prima della nostra visita, dopo alcune occhiatacce ricevute da un mediatore culturale che ci aveva raggiunto, ci ha lasciato il numero di cellulare chiedendoci di richiamarlo nei giorni successivi, perchŽ temeva che la sua eccessiva loquacitˆ sarebbe stata punita. Questo  il clima di sempre nei CPT, un clima che diventerˆ esplosivo se il governo porterˆ a diciotto mesi la detenzione amministrativa.

 

Come al solito,  sempre successo tutte le volte che delegazioni parlamentari sono entrate nei centri di detenzione italiani,  allĠinterno del Centro di identificazione ed espulsione (CIE) sono stati trovati tre migranti che asserivano di essere minori, e che se risultassero tali, non potrebbero essere rinchiusi con gli adulti nel centro di detenzione. Il responsabile della struttura ci ha avvertito che nei prossimi giorni i tre giovani saranno sottoposti allĠaccertamento radiografico per stabilire lĠetˆ, con la ben nota approssimazione di circa due (!) anni.

Non si comprende per quale ragioni questi accertamenti non siano stati ancora eseguiti. Evidentemente la circolare del precedente  ministro dellĠinterno che, nei casi dubbi, suggeriva agli uffici di polizia di evitare lĠinternamento nei CPT, prima di un accertamento definitivo dellĠetˆ,  ormai carta straccia. Un esempio ancora di come le leggi sullĠimmigrazione possono anche restare immutate, basta cambiare le prassi amministrative.

 

Durante la visita nel centro di identificazione ed espulsione ( CIE), una visita effettuata senza la possibilitˆ di svolgere approfonditi colloqui individuali, nŽ era questo lo scopo della delegazione, sono stati comunque trovati due giovani immigrati, nati entrambi nel 1978,  provenienti dalla Guinea Equatoriale, paese che notoriamente  interessato in queste ultime settimane da gravi conflitti interni, diversi immigrati afgani, un immigrato somalo di appena diciannove anni, che ne dimostrava qualcuno in meno, un altro immigrato sudanese, tutte persone che generalmente avrebbero diritto al riconoscimento della protezione internazionale.

Siamo ben consapevoli che le dichiarazioni di nazionalitˆ rese da queste persone potrebbero essere non veritiere, tuttavia  certo che un atteggiamento di esclusione generalizzata da parte della commissione territoriale che riconosce lo status di rifugiato, sulla base esclusiva della nazionalitˆ attribuita al richiedente, non pu˜ che alimentare false dichiarazioni di nazionalitˆ, perchŽ chiunque tenderˆ a dichiarare una nazionalitˆ che non gli precluda automaticamente il riconoscimento di uno status di protezione internazionale.

 

Era cos“ nel 2004, ai tempi della vicenda che ha coinvolto la nave umanitaria Cap Anamur, rimane ancora cos“ oggi. Sempre pi spesso i documenti di viaggio rilasciati dalle rappresentanze diplomatiche in Italia dei paesi di transito consente la deportazione di persone che non hanno la cittadinanza del paese verso il quale sono espulsi, come si verific˜ anche nel caso dellĠespulsione di un naufrago salvato dalla Cap Anamur. EĠ questa la paura principale di chi ha sofferto ogni genere di abusi in Egitto, in Libia, in Algeria, in Marocco e negli altri paesi di transito. Essere rigettati indietro nellĠinferno. Questa la principale paura che si leggeva negli occhi e nelle parole degli immigrati trovati nelle diverse strutture detentive del centro polifunzionale di Pian del lago a Caltanissetta. E questa potrebbe essere la conseguenza della attuazione in Italia della direttiva comunitaria sui rimpatri che prevede appunto la possibilitˆ di una deportazione ( perchŽ di questo si tratta) dei migranti irregolari anche nei paesi di transito, piuttosto che nei paesi di origine, un autentico sostegno alle organizzazioni criminali che sfruttano lĠimmigrazione clandestina, ed agli schiavisti che si appropriano del lavoro di chi  in cerca dei mezzi per raggiungere lĠEuropa.

 

La delegazione non ha potuto verificare i dettagli delle posizioni individuali, nŽ ci sono state le condizioni di tempo per esaminare modalitˆ di ingresso,  provvedimenti di respingimento e di espulsione, eventuali condanne  e procedimenti penali, ed ancora la eventuale presentazione di una istanza di asilo, riservandosi di segnalare allĠACNUR i nominativi delle persone che ci hanno contattato, per un approfondimento e per seguire lĠandamento delle procedure per il riconoscimento dello status presso le commissioni territoriali di Siracusa e di Trapani.

La maggior parte delle persone trattenute nel CIE di Caltanissetta, incontrate dalla delegazione, provenivano comunque dal carcere o erano state arrestate dopo essere state trovate nel territorio italiano, spesso nelle regioni settentrionali, senza un valido documento di soggiorno. Sono questi i casi pi disperati, per i quali non  facile trovare tutele efficaci, perchŽ il migrante economico irregolare pu˜ essere spremuto fino allĠosso in un cantiere, in una azienda agricola o in una famiglia, ma quando incappa nei controlli di polizia non riesce neppure a recuperare gli effetti personali ed i crediti di lavoro.

Se si commette un reato anche lieve, che per un italiano  una inezia, se si  irregolari non cĠ scampo e la sanzione pu˜ essere anche quadrupla ( di fatto) rispetto a quella prevista per gli italiani che commettono lo stesso reato. Si viene internati, anche diverse volte, e poi se il paese di provenienza collabora si viene accompagnati in frontiera, altrimenti si rimane clandestini a vita ed il circuito infernale pu˜ riprendere in qualsiasi momento.  La espulsione spezza la vita di un essere umano,  e costituisce comunque la condanna definitiva alla clandestinitˆ, senza speranza di regolarizzazione, spesso senza neanche la speranza di un dignitoso ritorno a casa. Cos“, tutti insieme, con il loro carico di disperazione nel centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Caltanissetta si trovano accanto ad alcuni potenziali richiedenti asilo, giovani adulti e ragazzi, ex detenuti e lavoratori espulsi dopo anni di lavoro in Italia, magari anche dopo avere avuto un permesso di soggiorno.

 

Una miscela esplosiva, che dalla strage del Vulpitta nel 1999, i vari governi hanno cercato di disinnescare razionalizzando, ad esempio, le procedure di espulsione e di identificazione dei detenuti destinatari di provvedimenti di allontanamento forzato, che dovrebbe avvenire direttamente dal carcere, o con lĠintimazione a lasciare entro 5 giorni il nostro paese, senza ulteriore detenzione amministrativa nei CIE che gli ex detenuti avvertono come una vessazione, sia perchŽ hanno scontato per intero la pena, a differenza di molti italiani, sia perchŽ la scarcerazione  avvenuta a seguito di una assoluzione, ma una volta perso il permesso di soggiorno il rientro nella legalitˆ rimane precluso per sempre.

 

Se le misure contenute nel pacchetto sicurezza saranno approvate dal Parlamento, come oggi appare assai probabile, la situazione dei centri di detenzione amministrativa ( perchŽ questo diventeranno anche i CARA se il governo escluderˆ la pur limitata libertˆ di circolazione concessa oggi) sfuggirˆ al controllo e lĠordine non potrˆ che essere affidato ai manganelli ( con la minuscola) di turno, e forse persino allĠesercito. Il sottosegretario al ministero dellĠinterno ha annunciato che tra poche settimane saranno aperti sette nuovi centri di identificazione ed espulsione (CIE) Staremo a vedere ed a protestare per questa ulteriore misura che non modificherˆ per nulla la percentuale degli immigrati che potranno essere effettivamente espulsi. E sembra che neppure i magistrati potranno esercitare una effettiva giurisdizione sui provvedimenti della polizia che limitano la libertˆ personale perchŽ i ricorsi non avranno pi alcun effetto sospensivo, neppure nel caso dei richiedenti asilo. Muterˆ anche sostanzialmente il ruolo delle associazioni, delle cooperative, degli enti gestori che concorrono a tenere in piedi il sistema italiano della detenzione amministrativa, nel senso che le loro attivitˆ saranno sempre meno assistenziale e sempre pi vicine a quelle proprie degli agenti penitenziari. Di fatto una ulteriore privatizzazione dei luoghi di detenzione.

Se poi si dovesse arrivare alla introduzione del reato di immigrazione clandestina lĠintero sistema carcere-CIE collasserˆ immediatamente, sulla pelle dei migranti naturalmente, ma con la creazione di tante schegge impazzite, i migranti irregolari rigettati come criminali nella clandestinitˆ, una prospettiva che dovrebbe davvero togliere il sonno ai cittadini che aspirano alla sicurezza e che si illudono di poterci arrivare con la tolleranza zero nei confronti dei cd.clandestini.

 

Fulvio Vassallo Paleologo

Universitˆ di Palermo