Lotta allĠimmigrazione clandestina e divieto di tortura o di trattamenti inumani e degradanti.

 

Dai primi giorni dellĠinsediamento del nuovo governo sono ripresi i rimpatri forzati di migranti direttamente da Lampedusa (via Catania) verso lĠEgitto. Una coda avvelenata degli accordi di riammissione tra Italia ed Egitto sottoscritti dal governo Prodi nel gennaio del 2007. Una collaborazione rinsaldata dalla recente Òvacanza premioÓ del leader egiziano Mubarak alla corte di Berlusconi in Sardegna. Non si sa se queste misure di allontanamento siano state convalidate da un magistrato o se siano stati forniti strumenti effettivi di ricorso. Di certo a Lampedusa non cĠ un Tribunale nŽ una Questura, quella pi vicina, competente per i provvedimenti di allontanamento forzato, si trova ad Agrigento. Non  chiaro se a tutti i migranti respinti subito dopo il loro arrivo a Lampedusa sia stata offerta la possibilitˆ di fare valere una richiesta di asilo o di protezione internazionale, e su quale base si sia verificata la loro nazionalitˆ. Di certo gli Òincidenti di percorsoÓ non sono mancati ed un migrante marocchino inviato in Egitto  stato di nuovo restituito alle autoritˆ italiane. Come nel 2004 quando Sylvester W., un migrante della Sierra Leone, salvato dalla nave tedesca Cap Anamur venne rispedito in Ghana con un documento di viaggio rilasciato dallĠambasciata ghanese a Roma.

 

Gli sbarchi in Sicilia sono triplicati rispetto allo scorso anno, come  in forte aumento il numero delle vittime di naufragi nel Canale di Sicilia. I recenti provvedimenti in materia di sicurezza non hanno avuto evidentemente alcun effetto deterrente sui migranti rinchiusi nellĠinferno libico, in cerca di una qualsiasi via di fuga. Intanto la Libia si  opposta decisamente al progetto di Unione Euromediterranea lanciato da Sarkozy con lĠappoggio di Berlusconi, e continua a gestire la sua politica di cabotaggio quotidiano mediando tra i tanti dittatori africani, e cercando di ottenere finanziamenti e aiuti militari dai paesi europei in cambio di gas e petrolio, ma soprattutto, come sempre, sulla pelle dei migranti. Da ultimo il figlio di Gheddafi ha svelato un piano segreto per chiudere il contenzioso coloniale con il pagamento di diversi miliardi di euro alla Libia. Con un occhio agli affari dellĠEni e con lĠaltro alla collaborazione di Gheddafi nellĠimprigionare ( e torturare) i migranti in fuga dallĠAfrica. Tutto, purch non arrivino in Italia. Qualcuno, anzi molti migranti, continuano ad arrivare. Magari da cadaveri, come  successo ieri sulla spiaggia di Agrigento, con le dita incollate alla valigia usata nellĠultimo viaggio verso la speranza. Un viaggio che si  concluso con la morte in mare. Un'altra vittima delle politiche di sbarramento praticate dallĠEuropa e dal governo italiano.

 

Ma non va tanto meglio neppure a chi  riuscito ad entrare nella fortezza Europa, con tutte le carte in regola. In molti paesi europei decine di titolari del diritto di asilo appartenenti alla minoranza tamil sono stati arrestati con gravissime accuse ( che arrivano a prospettare il supporto al terrorismo) e rischiano di essere rimpatriati nel paese dal quale sono fuggiti. Anche in questo caso gli stati europei daranno da lavorare ai plotoni di esecuzione ed agli specialisti delle torture pi feroci. Lo stesso destino che attende centinaia di disertori eritrei che la Libia ha riconsegnato alla polizia del loro paese di origine. Ma non basta ancora.

 

Il primo ministro maltese Gonzi ha incontrato ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Roma. LĠincontro ha avuto ad oggetto la questione dell'Óimmigrazione clandestinaÓ, un tema sul quale si registra il fallimento delle missioni dellĠagenzia europea Frontex, le difficoltˆ di applicare la Convenzione di Dublino ( adesso definita Regolamento Dublino II) ed un atteggiamento pilatesco del governo maltese, anche di fronte alle richieste di salvataggio. In qualche caso, stando alle testimonianze dei migranti, sembrerebbe che la guardia costiera maltese lasci ripartire i migranti che arrivano a Malta, oppure intervenga nelle acque territoriali per rifornirli di acqua e viveri, per ÒaiutarliÓ a proseguire il loro viaggio verso lĠItalia.

 

DĠaltra parte lĠUnione Europea non ha fornito risposte, e neppure aiuti, quando Malta ha chiesto di trasferire in altri paesi i migranti sbarcati sullĠisola, un numero infinitesimale rispetto alle capacitˆ di accoglienza degli stati dellĠUnione Europea. Ma evidentemente le politiche comunitarie, oltre alla approvazione della direttiva sui rimpatri, la Òdirettiva della vergognaÓ, non vanno e non ci sono aperture nŽ sulla possibilitˆ di entrare legalmente per regioni di lavoro, nŽ nella direzione di un effettivo riconoscimento del diritto di asilo. LĠEuropa sbarra le sue porte anche nei casi di ricongiungimento familiare e si limita a moltiplicare i lager per migranti, ed a praticare scelte nominalistiche ed ipocrite sul terreno della cooperazione internazionale.

 

Di fronte al fallimento della politica comunitaria degli accordi multilaterali con i paesi di provenienza e di transito, stanno riprendendo quota gli accordi bilaterali, o a dimensione regionale, sempre allo stesso fine, per contrastare lĠÓimmigrazione clandestinaÓ, esternalizzare le pratiche di controllo delle frontiere, affidare ai paesi di transito come la Libia il ruolo di carcerieri  per conto degli stati ricchi dellĠUnione Europea, anche a costo di militarizzare i confini e le acque internazionali, anche a costo di moltiplicare il numero delle vittime. Adesso Malta chiede all'Italia di partecipare all'accordo di rimpatrio concluso tra Italia e Libia lo scorso dicembre, quando erano ministro degli interni Amato, e ministro degli esteri DĠAlema, tra il governo italiano e la Libia. In sostanza il governo Maltese, di fronte alla crescita esponenziale degli arrivi di migranti a Malta sarebbe disponibile a partecipare con la propria marina ai pattugliamenti congiunti a largo delle coste libiche. Non si hanno invece notizie degli accordi di collaborazione nel respingimento di migranti tra Malta e la Libia, ma evidentemente ÒqualcosaÓ non ha funzionato a dovere. Forse Malta non ha molto da offrire agli appetiti di Gheddafi.

 

Come se nessuno sapesse quale sorte attende i migranti respinti in Libia, soprattutto se somali ed eritrei, come se le violenze sistematiche alle quali sono esposte nel paese di Gheddafi le donne ed i minori non interessassero pi nessuno.

E forse in Italia non interessano pi nessuno, con una opinione pubblica ormai abituata ad inghiottire tutti i giorni una poltiglia avvelenata fatta di provvedimenti che curano gli interessi dei gruppi al potere ( non solo al governo), che promettono una falsa sicurezza basata sulla repressione e sulla ingiustizia sociale, che stravolgono i principi cardine dello stato democratico. Non stupisce che in questa situazione anche i rimpatri o i respingimenti di persone che, dopo il diniego dellĠingresso in Italia o in Europa possono subire torture o altri trattamenti inumani o degradanti, non producano una condanna forte da parte dellĠopinione pubblica, che spesso non  neppure informata dei fatti, un effetto anticipato della censura dellĠinformazione che il governo si appresta a varare in autunno.

 

A questa situazione di degrado istituzionale e di tragedia quotidiana non ci si pu˜ rassegnare. Si deve organizzare meglio la difesa legale dei migranti, una volta giunti nel nostro paese, ma anche qui le difficoltˆ non mancano perchŽ il clima nei centri di detenzione italiano  talmente inquinato che, talvolta, anche raccogliere una procura per la difesa in giudizio diventa un impresa. Sullo sfondo avvocati dĠufficio, giudici di pace ed interpreti pronti ad assecondare i provvedimenti pi assurdi o privi di motivazione da parte delle questure. E non si possono prevedere le conseguenze sul sistema dei centri di detenzione per effetto della approvazione della cd. aggravante di clandestinitˆ, per la introduzione, di fatto giˆ avvenuta, del reato di immigrazione clandestina. Ormai il diritto non abita pi qui, si potrebbe dire, anche perchŽ non sembra che il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale stiano costruendo un serio argine rispetto a questo strapotere dellĠesecutivo che viola, nei metodi e nei contenuti, il dettato costituzionale.

 

Rimane lĠargine delle corti internazionali, che stanno moltiplicando le loro condanne nei confronti di alcuni paesi europei, colpevoli di espulsioni sommarie e di discriminazioni continue nei confronti dei migranti, come, soprattutto, lĠItalia e la Gran Bretagna per le loro politiche di Òguerra nei confronti dellĠimmigrazione clandestinaÓ. Una guerra ormai dichiarata in modo evidente nel nostro paese con lĠinvio nelle grandi cittˆ, con compiti di Òpubblica sicurezzaÓ dei militari provenienti dalla guerra in Afghanistan, magari affidando ad un sindaco il coordinamento delle retate e la iniziativa nella segnalazione degli immigrati irregolari.

 

Per quei migranti che muoiono senza veritˆ e giustizia nei nostri centri di detenzione o che vengono allontanati senza rispettare i diritti fondamentali della persona umana non sarˆ facile trovare aiuti e risarcimenti. Occorre per˜ continuare a costruire reti di difesa, anche a livello internazionale, fare circolare le informazioni, sostenere le famiglie delle vittime dellĠimmigrazione clandestina ed informare anche loro della possibilitˆ di fare valere anche davanti le corti europee quei diritti fondamentali che sono stati negati ai loro congiunti, a partire dal diritto alla vita e dal diritto ad una esistenza libera e dignitosa.

 

Fulvio Vassallo Paleologo

Universitˆ di Palermo

 

 

 

 

 

 

 

Riportiamo appresso la sintesi in francese di una recente decisione della Corte Europea di Strasburgo in base allĠart. 3 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dellĠuomo dellĠuomo, sul divieto di espulsione di cittadini Tamil nello Sri Lanka. La sentenza pu˜ essere letta per esteso nel sito della Corte indicato appresso.

A quando una sentenza simile per espulsioni in Egitto o in Libia?

 

La Cour europŽenne des droits de lĠhomme a communiquŽ aujourdĠhui par Žcrit son arrt de principe1 dans lĠaffaire NA. c. Royaume-Uni (requte no 25904/07).

La Cour conclut ˆ lĠunanimitŽ que lĠexpulsion du requŽrant vers le Sri Lanka emporterait violation de lĠarticle 3 (interdiction des traitements inhumains ou dŽgradants) de la Convention europŽenne des droits de lĠhomme.

En application de lĠarticle 41 (satisfaction Žquitable) de la Convention, la Cour alloue au requŽrant, pour frais et dŽpens, 4 451 euros (EUR) moins les 850 EUR dŽjˆ versŽs par le Conseil de lĠEurope au titre de lĠassistance judiciaire. (LĠarrt nĠexiste quĠen anglais.)

1.  Principaux faits

Le requŽrant est nŽ en 1975 au Sri Lanka et rŽside actuellement ˆ Londres. Il est dĠorigine tamoule.

Il entra clandestinement au Royaume-Uni le 17 aožt 1999 et demanda lĠasile le lendemain au motif quĠil craignait dĠtre soumis au Sri Lanka ˆ des mauvais traitements par lĠarmŽe sri-lankaise et les Tigres pour la libŽration de lĠEelam tamoul (Ç les Tigres tamouls È). Il expliqua quĠil avait ŽtŽ arrtŽ et dŽtenu par lĠarmŽe ˆ six reprises entre 1990 et 1997 car il Žtait souponnŽ de liens avec les Tigres tamouls. Il fut ˆ chaque fois libŽrŽ sans faire lĠobjet dĠune inculpation. Il subit des mauvais traitements pendant lĠune ou peut-tre plusieurs de ses pŽriodes de dŽtention, et ses jambes portent des cicatrices laissŽes par des coups de b‰ton. Pendant sa dŽtention en 1997, on le photographia et on releva ses empreintes digitales. Son pre signa des papiers afin dĠobtenir sa libŽration.

Le requŽrant craignait les Tigres tamouls parce que son pre avait parfois travaillŽ pour lĠarmŽe. Les Tigres avaient aussi tentŽ de le recruter en 1997 et en 1998.

Le ministre de lĠIntŽrieur rejeta la demande dĠasile le 30 octobre 2002. Le requŽrant fit appel de cette dŽcision et fut dŽboutŽ par un adjudicator le 27 juillet 2003 au motif que ses craintes dĠtre maltraitŽ par lĠarmŽe ˆ son retour au Sri Lanka Žtaient infondŽes.

Un arrtŽ ordonnant son expulsion le 1er avril 2006 fut pris contre lui. Le 3 avril 2006, le ministre de lĠIntŽrieur refusa dĠexaminer les observations complŽmentaires du requŽrant car il considŽrait que cela revenait ˆ prŽsenter une nouvelle demande dĠasile. La situation prŽvalant au Sri Lanka ne permettait pas de penser que le requŽrant courait personnellement un risque de subir des mauvais traitements et aucun ŽlŽment de preuve ne montrait quĠil serait personnellement visŽ sĠil retournait dans ce pays.

Aprs le rejet des demandes de contr™le juridictionnel de la dŽcision de lĠexpulser vers le Sri Lanka Žmises successivement par le requŽrant, un nouvel arrtŽ dĠexpulsion fut pris contre lui pour le 25 juin 2007. A cette date, le prŽsident de la chambre compŽtente de la Cour europŽenne des droits de lĠhomme dŽcida, ˆ la suite dĠune demande du requŽrant, dĠappliquer lĠarticle 39 du rglement de la Cour (mesures provisoires) et indiqua au Gouvernement de ne pas expulser le requŽrant jusquĠˆ nouvel ordre.

Au cours de lĠannŽe 2007, la Cour reut un grand nombre de demandes de mesures provisoires Žmanant de Tamouls se trouvant sous le coup dĠarrtŽs dĠexpulsion vers le Sri Lanka ˆ partir du Royaume-Uni ou dĠautres Etats contractants. Des mesures provisoires ont dŽsormais ŽtŽ indiquŽes ˆ lĠŽgard de 342 requŽrants tamouls vivant au Royaume-Uni.

En rŽponse ˆ une lettre du greffier de la section compŽtente de la Cour datŽe dĠoctobre 2007, lĠagent du Gouvernement britannique dŽclara que, son Gouvernement ne considŽrant pas que la situation rŽgnant au Sri Lanka justifiait de surseoir ˆ lĠexpulsion de tous les Tamouls qui allŽguaient que leur expulsion leur ferait courir un risque dĠtre soumis ˆ des mauvais traitements, celui-ci nĠŽtait pas en mesure dĠaider volontairement la Cour en sĠabstenant dĠŽmettre des arrtŽs dĠexpulsion dans tous ces cas. LĠagent estima quĠen effet, le meilleur moyen de rŽsoudre les difficultŽs quĠentra”nait le nombre croissant de demandes de mesures provisoires Žmanant de Tamouls serait probablement lĠadoption par la Cour dĠun arrt de principe.

2.  ProcŽdure et composition de la Cour

La requte a ŽtŽ introduite devant la Cour europŽenne des droits de lĠhomme le 21 juin 2007.

LĠarrt a ŽtŽ rendu par une chambre de sept juges composŽe de :

Lech Garlicki (Polonais), prŽsident
Nicolas Bratza (Britannique), 
Giovanni Bonello (Maltais), 
Ljiljana Mijović (ressortissante de la Bosnie-HerzŽgovine), 
J‡n Šikuta (Slovaque), 
PŠivi HirvelŠ (Finlandaise), 
Ledi Bianku (Albanais), juges
 
ainsi que de Lawrence Early, greffier de section.

3.  RŽsumŽ de lĠarrt2

Griefs

Invoquant les articles 2 (droit ˆ la vie) et 3 (interdiction des traitements inhumains ou dŽgradants), le requŽrant allŽguait que, sĠil Žtait expulsŽ vers le Sri Lanka, il courrait un risque rŽel dĠtre soumis ˆ des mauvais traitements.

DŽcision de la Cour

Article 3

La Cour convient avec le Gouvernement que le grief tirŽ de lĠarticle 2 peut tre examinŽ en mme temps que le grief apparentŽ soulevŽ sur le terrain de lĠarticle 3.

La Cour commence par exposer les principes gŽnŽraux applicables aux affaires dĠexpulsion. Elle prŽsente ensuite sa faon de procŽder face aux informations objectives qui lui ont ŽtŽ soumises. A partir de cela, elle Žvalue le risque pesant sur les Tamouls retournant au Sri Lanka et les circonstances particulires du cas dĠespce.

Risque pesant sur les Tamouls retournant au Sri Lanka

La Cour observe ˆ titre prŽliminaire que le Gouvernement envisage dĠexpulser le requŽrant vers Colombo. Dans ces conditions, il nĠest pas nŽcessaire dĠŽtudier les risques encourus par les Tamouls dans les zones contr™lŽes par les Tigres tamouls dans le pays en dehors de Colombo.

Les parties admettent que la sŽcuritŽ sĠest dŽgradŽe au Sri Lanka. Toutefois, tout en reconnaissant cette dŽgradation et lĠaugmentation des violations des droits de lĠhomme qui lĠaccompagne, les autoritŽs britanniques nĠont pas conclu que cette situation donnait naissance ˆ un risque gŽnŽral pour tous les Tamouls retournant au Sri Lanka. Le requŽrant nĠa pas non plus cherchŽ ˆ contester cette conclusion dans ses observations. La Cour ne voit pour sa part aucune raison de sĠen Žcarter.

De plus, la Cour constate aussi que les autoritŽs britanniques ont ŽtudiŽ avec sŽrieux et attention le risque pesant sur les Tamouls retournant au Sri Lanka. Elles ont examinŽ tous les ŽlŽments de preuves objectifs pertinents et, ce qui compte tout autant, le poids quĠil convenait dĠy attacher.

Pour la Cour, tant lĠapprŽciation du risque pesant sur les Tamouls prŽsentant un certain profil que celle du point de savoir si des actes individuels de harclement, lorsquĠils sont cumulŽs, constituent une violation grave des droits de lĠhomme, ne peuvent se faire quĠau cas par cas.

De plus, il est en principe lŽgitime, lorsquĠon Žvalue le risque que court individuellement une personne expulsŽe, de procŽder ˆ cette analyse en se fondant sur la liste des Ç facteurs de risque È dressŽe par les autoritŽs britanniques gr‰ce ˆ un accs direct ˆ des informations objectives et ˆ des rapports dĠexperts.

LĠapprŽciation de lĠexistence dĠun risque rŽel doit se faire ˆ partir de tous les facteurs pertinents susceptibles dĠaugmenter le risque de mauvais traitements. Il se peut aussi quĠun certain nombre de facteurs individuels qui ne donnent pas naissance ˆ un risque rŽel lorsquĠils sont pris isolŽment soient susceptibles dĠen crŽer un lorsquĠils sont cumulŽs et sĠinscrivent dans un contexte de violence gŽnŽralisŽe et de renforcement des mesures de sŽcuritŽ.

La Cour constate que les informations dont elle dispose indiquent que les autoritŽs sri-lankaises recourent systŽmatiquement ˆ la torture et aux mauvais traitements sĠagissant des Tamouls qui prŽsentent pour eux un intŽrt dans le cadre de leur lutte contre les Tigres tamouls.

SĠagissant des expulsions vers le Sri Lanka via Colombo, la Cour constate Žgalement que le risque de dŽtention et dĠinterrogation est plus ŽlevŽ ˆ lĠaŽroport que dans la ville de Colombo. Ds lors, lĠapprŽciation par la Cour du point de savoir si une personne expulsŽe court un risque rŽel de subir des mauvais traitements peut dŽpendre de la probabilitŽ que cette personne soit dŽtenue et interrogŽe ˆ lĠaŽroport de Colombo du fait quĠelle est dans le collimateur des autoritŽs. Pour ce qui est des procŽdures suivies ˆ lĠaŽroport de Colombo, la Cour considre que les autoritŽs sri-lankaises disposent au minimum des moyens technologiques leur permettant dĠidentifier ˆ lĠaŽroport les demandeurs dĠasile dŽboutŽs et les personnes recherchŽes par elles.

Risque pesant sur le requŽrant

Pour ce qui est de lĠallŽgation du requŽrant selon laquelle les Tigres tamouls feraient peser un risque sur lui, la Cour souscrit ˆ lĠanalyse des autoritŽs internes, lesquelles estiment que les seuls Tamouls ˆ courir des risques ˆ Colombo de la part des Tigres sont ceux connus pour leur activisme dans lĠopposition ou ceux considŽrŽs comme des renŽgats ou des tra”tres. Le requŽrant ne courrait donc pas un risque rŽel dĠtre soumis par les Tigres tamouls ˆ des mauvais traitements interdits par lĠarticle 3 sĠil Žtait expulsŽ vers Colombo.

Pour Žvaluer la situation du requŽrant par rapport aux autoritŽs sri-lankaises, la Cour dŽcide dĠexaminer la force de lĠallŽgation de lĠintŽressŽ selon laquelle il courrait un risque rŽel en raison du cumul des facteurs de risque identifiŽs par les autoritŽs britanniques. Or, par rapport ˆ la dernire analyse factuelle effectuŽe par celles-ci, la Cour procde ainsi ˆ la lumire de dŽveloppements plus rŽcents et notamment en tenant compte de la dŽgradation de la sŽcuritŽ au Sri Lanka et de lĠaugmentation correspondante du niveau gŽnŽral de violence et du renforcement des mesures de sŽcuritŽ. De plus, elle cumule tous les facteurs de risque citŽs par le requŽrant comme applicables dans son cas.

LĠun de ces facteurs est lĠexistence dĠun casier judiciaire et/ou dĠun mandat dĠarrt antŽrieur. Pour la Cour, le requŽrant est en droit dĠinvoquer ce facteur de risque, sachant en particulier que les autoritŽs britanniques ont jugŽ crŽdible son allŽgation ˆ cet Žgard. Bien que lĠon ne connaisse pas prŽcisŽment la nature du document signŽ par le pre du requŽrant pour obtenir la libŽration de son fils, on peut logiquement dŽduire que les autoritŽs sri-lankaises ont conservŽ ce document ˆ la libŽration du requŽrant.

Pour ce qui est des cicatrices prŽsentes sur le corps du requŽrant, la Cour considre que, lorsquĠil existe une probabilitŽ suffisante quĠun requŽrant soit arrtŽ, interrogŽ et fouillŽ, la prŽsence de cicatrices, avec toute lĠimportance que les autoritŽs sri-lankaises sont alors susceptibles dĠaccorder ˆ ce fait, doit passer pour augmenter considŽrablement le risque cumulŽ que cette personne subisse des mauvais traitements.

La Cour reconna”t que plus de dix ans se sont ŽcoulŽs depuis la dernire dŽtention du requŽrant aux mains de lĠarmŽe sri-lankaise. Toutefois, lĠŽcoulement dĠun tel dŽlai nĠautorise pas ˆ tirer une conclusion dŽfinitive quant au risque encouru sans tenir compte de la politique suivie ˆ lĠheure actuelle par les autoritŽs sri-lankaises. En effet, lĠintŽrt quĠelles portent ˆ certaines catŽgories de personnes expulsŽes peut fluctuer au fil du temps selon lĠŽvolution de la situation intŽrieure et tout aussi bien sĠaccro”tre que sĠaffaiblir.

Dans le cadre de lĠespce, la Cour a aussi examinŽ les facteurs suivants : lĠ‰ge, le sexe et lĠorigine de la personne, son appartenance rŽelle ou supposŽe aux Tigres tamouls, le lieu dĠexpulsion, en lĠoccurrence Londres, le dŽp™t dĠune demande dĠasile ˆ lĠŽtranger et lĠappartenance de membres de la famille aux Tigres.

LorsquĠils existent, ces facteurs supplŽmentaires renforcent le risque dĠidentification, dĠinterrogatoire, de fouille et de dŽtention ˆ lĠaŽroport et, dans une moindre mesure, ˆ Colombo. A lĠexception de lĠappartenance de membres de la famille aux Tigres, la Cour estime que les autres facteurs sont tous susceptibles dĠtre invoquŽs par le requŽrant ; eu Žgard aux faits de la cause, leur cumul augmente encore le risque encouru par lui, qui Žtait dŽjˆ prŽsent en raison de lĠexistence probable dĠune trace Žcrite de sa dernire arrestation.

Pour conclure, la Cour prend note du climat gŽnŽral de violence qui rgne actuellement au Sri Lanka et sĠappuie sur les facteurs rŽunis dans le cas du requŽrant en les cumulant. Vu son constat selon lequel les personnes qui sont dans le collimateur des autoritŽs dans le cadre de leur lutte contre les Tigres sont systŽmatiquement soumises ˆ la torture et ˆ des mauvais traitements, elle estime quĠil y a un risque rŽel que, ˆ lĠaŽroport de Colombo, les autoritŽs soient en mesure dĠaccŽder aux documents relatifs ˆ lĠarrestation du requŽrant. En ce cas, si lĠon cumule cette ŽventualitŽ avec les autres facteurs de risque citŽs par le requŽrant, il est vraisemblable quĠil serait arrtŽ et subirait une fouille ˆ corps, ce qui permettrait de dŽcouvrir ses cicatrices. Dans ces conditions, la Cour conclut quĠil existe des motifs sŽrieux de croire que le requŽrant prŽsenterait pour les autoritŽs sri-lankaises un intŽrt dans le cadre de leur lutte contre les Tigres. Ds lors, la Cour conclut que, si elle Žtait mise ˆ exŽcution ˆ lĠheure actuelle, lĠexpulsion du requŽrant emporterait violation de lĠarticle 3.

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Les arrts de la Cour sont disponibles sur son site Internet (http://www.echr.coe.int).

Contacts pour la presse 
Adrien Meyer
(tŽlŽphone : 00 33 (0)3 88 41 33 37) 
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Sania Ivedi (tŽlŽphone : 00 33 (0)3 90 21 59 45) 

La Cour europŽenne des droits de lĠhomme a ŽtŽ crŽŽe ˆ Strasbourg par les Etats membres du Conseil de lĠEurope en 1959 pour conna”tre des allŽgations de violation de la Convention europŽenne des droits de lĠhomme de 1950.

1.  LĠarticle 43 de la Convention europŽenne des droits de lĠhomme prŽvoit que, dans un dŽlai de trois mois ˆ compter de la date de lĠarrt dĠune chambre, toute partie ˆ lĠaffaire peut, dans des cas exceptionnels, demander le renvoi de lĠaffaire devant la Grande Chambre (17 membres) de la Cour. En pareille hypothse, un collge de cinq juges examine si lĠaffaire soulve une question grave relative ˆ lĠinterprŽtation ou ˆ lĠapplication de la Convention ou de ses protocoles ou encore une question grave de caractre gŽnŽral. Si tel est le cas, la Grande Chambre statue par un arrt dŽfinitif. Si tel nĠest pas le cas, le collge rejette la demande et lĠarrt devient dŽfinitif. Autrement, les arrts de chambre deviennent dŽfinitifs ˆ lĠexpiration dudit dŽlai de trois mois ou si les parties dŽclarent quĠelles ne demanderont pas le renvoi de lĠaffaire devant la Grande Chambre.

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