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E OGGI PAGHIAMO L'INDULTO

di Tito Boeri 08.05.2008

Il voto ha premiato gli unici due partiti che si sono opposti all'indulto. Non a caso. L'indulto non solo ha fatto aumentare l'attività criminale in Italia, ma ha anche modificato la composizione dei flussi migratori, finendo per attrarre nel nostro paese più criminali che altrove. Tanto che oggi quattro italiani su dieci temono gli immigrati, non per il lavoro, ma per i reati che possono commettere. Se non si rafforza la repressione dell'attività criminale in Italia prima o poi saremo costretti a chiudere le frontiere. A quel punto, importeremmo solo immigrazione irregolare, in un circolo vizioso di illegalità che alimenta nuova illegalità.

Da oggi abbiamo un nuovo governo e l’attenzione generale si sposterà presumibilmente sulle cose da fare anziché sulle letture del voto del 13 e 14 aprile. Èun bene che sia così. Perché i commenti ai risultati delle elezioni sono stati sin qui soprattutto di due tipi. Da una parte, quelli che attribuiscono la vittoria a un libro che ha un titolo accattivante, a metà tra un racconto del terrore e un messaggio ecumenico (nelle parole di Papa Wojtyla, “non c’è paura senza speranza”). Dall’altra, vi sono quelli che ravvedono nel voto la sconfitta degli editorialisti pro mercato. Non affiora in queste interpretazioni il dubbio che libri ed editoriali, per quanto autorevoli e ben scritti, non abbiano avuto un ruolo determinante nell’orientare le preferenze elettorali degli italiani. Il 13 e 14 aprile hanno votato 38 milioni di italiani. Di questi, poco più del 10 per cento compra i quotidiani. Mentre meno di due milioni di italiani in età di voto prendono in mano almeno un libro al mese.
Bene allora non prendersi troppo sul serio, non cadere nell’autoreferenzialità, e capire le scelte degli elettori come reazioni alle circostanze in cui si sono dovuti esprimere, anziché come risposte ad articoli di giornali o a manoscritti, per quanto disseminati alle assemblee di Confcommercio.

DOPO L'INDULTO

Il voto alle politiche ha premiato in particolare gli unici due partiti che si sono opposti all’indulto varato nel 2006: Lega e Italia dei valori. Questa coincidenza non è stata notata, forse perché l’indulto è stato varato quasi due anni fa e, si sa, l’Italia è un paese con scarsa memoria storica.  Eppure l’indulto è un provvedimento che sta avendo effetti duraturi sul benessere degli italiani. Qualcosa di cui ci si ricorda nel segreto dell’urna anche se quasi tutti i partiti si sono (giustamente dal loro punto di vista) astenuti dal menzionarlo in campagna elettorale.
Un primo effetto dell’indulto è stato quello di aumentare l’attività criminale in Italia. I dati raccolti da Giovanni Mastrobuoni e Alessandro Barbarino sembrano difficilmente controvertibili a riguardo: l’indulto ha aumentato del 70 per cento le rapine in banca e fatto lievitare diverse tipologie di reati, dallo spaccio di stupefacenti, ai furti di autoveicoli, ai borseggi, agli omicidi. Lo si evince mettendo in relazione il numero di reati segnalati alle forze dell’ordine e le scarcerazioni nelle diverse regioni. I reati aumentano visibilmente con le scarcerazioni anche perché l’indulto del 2006 è stato un provvedimento generalizzato, che non ha selezionato le persone da scarcerare in base al loro grado di recidività. Così, molti criminali abituali, di professione, sono stati messi nelle condizioni di nuocere.
Ma c’è anche un secondo effetto dell’indulto che forse è stato avvertito ancora più intensamente dagli italiani. Il cronico sovraffollamento delle nostre carceri, la lentezza del nostro processo penale  e l’aspettativa di nuovi indulti sembrano aver modificato la composizione dei flussi migratori diretti nel nostro paese, finendo per attrarre da noi più criminali che altrove. Qui i dati disponibili sono ancora limitati. Ma, messi insieme, ci permettono di capire perché l’immigrazione abbia avuto un ruolo importante in questa campagna elettorale, orientando il voto degli stessi immigrati che già risiedono da noi. Èun mosaico che si compone di diversi indizi. Primo indizio: in Italia è aumentata la quota di coloro che vedono nell’immigrazione un male. Ce lo dice un’indagine recentemente commissionata dal ministero degli Interni alla Makno: la percentuale di coloro che hanno sentimenti negativi nei confronti degli immigrati è aumentata del 20 per cento dal 2007 al 2008; oggi quattro italiani su dieci temono gli immigrati. Secondo indizio: tra le cause più frequentemente citate di questa avversione, il fatto che “gran parte dei reati sono di immigrati clandestini”. Non è il timore per il proprio posto di lavoro che inquieta gli italiani (e gli immigrati che sono già da noi) ma soprattutto il “mancato rispetto delle regole” da parte dei nuovi arrivati. Questa percezione è peraltro fondata su riscontri obiettivi. Ecco il terzo indizio: la percentuale di omicidi di cui vengono accusati immigrati è quintuplicata negli ultimi quindici anni; quella dei tentati omicidi è aumentata di sei volte, ben di più della crescita della quota di immigrati sulla popolazione italiana. La percentuale di stranieri sul totale di denunciati o arrestati per furti con destrezza è del 70 per cento, quella per furti in abitazione del 50 per cento, nel caso di violenze sessuali si arriva al 40 per cento. Siamo l’unico paese in Europa in cui la percentuale di immigrati sul totale della popolazione carceraria è cinque volte superiore alla loro quota sulla popolazione residente. Quarto indizio: l’indulto ha scarcerato circa 8mila immigrati nel giro di un mese, mantenendo inalterata la loro quota sulla popolazione carceraria italiana.
Quindi, senza l’indulto ci sarebbe oggi probabilmente molta più tolleranza verso gli immigrati in Italia. L’indulto è stato un incubo per molti italiani perché siamo un paese verso cui si dirigono grandi flussi di immigrati clandestini. Le interazioni fra indulto e flussi migratori spiegano anche perché gli elettori che temevano gli immigrati non abbiano punito la Lega, nonostante la legge che tuttora regola questi flussi porti il nome di Umberto Bossi.

UNA MISSIONE POSSIBILE

Da oggi abbiamo non solo un nuovo governo, ma anche una nuova opposizione. Può decidere di continuare a prendersela coi libri di Giulio Tremonti, cercando magari di riconquistare il sostegno perduto sulle prime pagine dei giornali. Oppure può cercare di dimostrare ai tantissimi italiani che non leggono i giornali che sarà in prima fila nella battaglia per il rispetto della legalità, cercare di convincerli che il suo impegno nella repressione della criminalità è più credibile di quello della nuova maggioranza. Può farlo partendo dalle amministrazioni locali, dove governa. C’è chi ritiene che sia una missione impossibile, data l’ideologia della sinistra. Eppure battersi perché ci siano più carceri, perché i processi siano più brevi e perché vengano da noi soprattutto quegli immigrati che più facilmente si possano inserire nel nostro tessuto sociale significa proteggere gli italiani più poveri e gli stessi cittadini stranieri che sono già da noi, le prime vittime di questa criminalità importata. Significa anche permettere al nostro paese di avere una politica credibile dell’immigrazione: se non si vince la battaglia contro la criminalità importata, rischiamo, prima o poi, di essere costretti a chiudere del tutto le nostre frontiere. A quel punto, finiremmo solo per importare immigrazione irregolare, in un circolo vizioso di illegalità che alimenta nuova illegalità.