Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 094 del 18/11/2008


SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

94a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO (*)

 

MARTEDÌ 18 NOVEMBRE 2008

(Pomeridiana)

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Presidenza della vice presidente MAURO,

indi del presidente SCHIFANI

e del vice presidente CHITI

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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 95 del 19 novembre 2008
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Italia dei Valori: IdV; Il Popolo della Libertà: PdL; Lega Nord Padania: LNP; Partito Democratico: PD; UDC, SVP e Autonomie: UDC-SVP-Aut; Misto: Misto; Misto-MPA-Movimento per l'Autonomia: Misto-MPA.

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RESOCONTO SOMMARIO

 

Presidenza della vice presidente MAURO

 

La seduta inizia alle ore 16,30.

 

Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana del 13 novembre.

 

Comunicazioni della Presidenza

 

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

 

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 16,32 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Corte costituzionale, Presidenza

PRESIDENTE. Dà lettura della missiva con cui il professor Giovanni Maria Flick comunica la sua elezione a Presidente della Corte costituzionale, avvenuta in data 14 novembre 2008.

Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:

(1196) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta antimeridiana il relatore ha svolto la relazione orale ed ha avuto luogo la discussione generale.

GENTILE, relatore. Quella dei giochi è una materia complessa, difficile da interpretare e da riordinare a causa della sovrapposizione di diverse disposizioni e fonti normative. Il provvedimento in esame non ha pretese esaustive ed infatti richiede una seconda fase di attuazione, già all'attenzione del Governo. Esso tuttavia risponde a tre specifiche esigenze: evitare il collasso di un comparto in cui opera un elevato numero di addetti, armonizzare la raccolta delle scommesse nell'interesse dello Stato, rispettare le scadenze fissate a livello europeo. Invita l'opposizione a mantenere un atteggiamento costruttivo: l'esigenza della trasparenza è condivisibile e il decreto-legge può essere migliorato. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In presenza di procedure di infrazione comunitaria e a fronte di questioni lasciate aperte dal precedente Esecutivo, il ricorso allo strumento del decreto-legge è legittimo, tanto più che il Governo, su specifica richiesta dell'opposizione, ha stralciato la disciplina della raccolta di scommesse on line. Le norme per contrastare i giochi illeciti, che alimentano i proventi della criminalità organizzata, e per tutelare i soggetti più deboli saranno contenute in un apposito disegno di legge. Il Governo è quindi disponibile al dialogo con la minoranza ma, considerata la ristrettezza dei tempi, non potranno essere affrontati tutti i temi in discussione. Posto che la rete di agenzie di raccolta delle scommesse ippiche ha subito ampliamenti per effetto della legge finanziaria 1997, della sentenza della Corte di giustizia europea in tema di rispetto della concorrenza e del decreto Bersani sulle liberalizzazioni, il Governo è intervenuto per superare la frammentazione della rete di raccolta e per contenere la crisi delle scommesse ippiche, che si ripercuote negativamente sulla filiera agricola. In previsione della cessazione delle agenzie storiche nel gennaio 2009 e di avvio della procedura di gara, il Governo si è preoccupato di garantire il rispetto della concorrenza con l'apertura a soggetti nazionali e comunitari, di armonizzare il settore con il superamento della dicotomia fra punti di raccolta di scommesse ippiche e punti di raccolta di scommesse sportive, e di riconoscere un vantaggio economico al futuro aggiudicatario. (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Massimo Garavaglia).

 

Presidenza del presidente SCHIFANI

 

PRESIDENTE. Su richiesta del relatore, senatore Gentile, sospende brevemente la seduta.

 

La seduta, sospesa alle ore 16,57, è ripresa alle ore 17,45.

 

Presidenza della vice presidente MAURO

 

PRESIDENTE. Su ulteriore richiesta del relatore, sospende nuovamente la seduta.

 

La seduta, sospesa alle ore 17,46, è ripresa alle ore 18,19.

PRESIDENTE. Invita il senatore Segretario a dare lettura dei pareri espressi dalle Commissioni 1a e 5a sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti ad esso riferiti. (v. Resoconto stenografico). Passa quindi all'esame degli ordini del giorno.

 

GENTILE, relatore. Suggerisce l'accoglimento come raccomandazione degli ordini del giorno G100, G101 e G103 ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno G102.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Accoglie l'ordine del giorno G102 e come raccomandazione gli ordini del giorno G100, G101 e G103.

 

BARBOLINI (PD). Manifesta il proprio stupore per il mancato pieno accoglimento dell'ordine del giorno G100, volto a sostenere l'indispensabile attività di contrasto al gioco illecito e al riciclaggio di denaro svolta dalla Guardia di finanza, e dell'ordine del giorno G101, che impegna il Governo a disporre urgentemente una riforma dell'UNIRE, unanimemente auspicata. Insiste pertanto per la votazione di tali ordini del giorno. (Applausi dal Gruppo PD).

 

LANNUTTI (IdV). Invita il relatore ed il Governo a riconsiderare il parere espresso e ad accogliere l'ordine del giorno G100.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. In considerazione delle sollecitazioni ricevute, ricordando che il Governo è in procinto di varare iniziative legislative in materia, si dichiara disponibile ad accogliere l'ordine del giorno G100, qualora fosse accettata una riformulazione che elimini le parole da «per prevenire» ad «aggregazione giovanili». Insiste invece nel dichiararsi disponibile ad accogliere l'ordine del giorno G101 come raccomandazione, in quanto la volontà del Governo di intervenire sul tema della riforma dell'UNIRE traspare già con sufficiente chiarezza dal testo del provvedimento in esame.

 

BARBOLINI (PD). Pur di ottenere un risultato positivo per la Guardia di finanza, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno G100 proposta dal rappresentante del Governo. Insiste invece per la votazione dell'ordine del giorno G101.

 

COSTA (PdL). Non insiste per la votazione dell'ordine del giorno G103.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dalla senatrice INCOSTANTE (PD), il Senato respinge l'ordine del giorno G101.

 

GRANAIOLA (PD). Segnala alla Presidenza il mancato funzionamento del proprio dispositivo di voto.

 

PRESIDENTE. Passa all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge. Avverte che gli emendamenti si intendono riferiti agli articoli del decreto-legge da convertire, nel testo comprendente le modifiche apportate dalla Camera dei deputati, e ricorda che gli emendamenti 1-ter.0.2, 1-ter.0.3, 1-ter.0.4, 1-ter.0.5 e 1-ter.0.6 sono inammissibili. Passa quindi all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1 del decreto-legge.

 

BARBOLINI (PD). Illustrando gli emendamenti 1.1 e 1.2 evidenzia che la proroga della concessione di cui all'articolo 1 non appare proporzionata alle esigenze connesse con la verifica dell'idoneità del nuovo concessionario, che peraltro sarebbe stato opportuno svolgere in sede di gara, e rischia di arrecare un danno alle entrate erariali.

 

GENTILE, relatore. Esprime parere contrario su entrambi gli emendamenti.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprime parere conforme a quello del relatore.

 

Il Senato respinge l'emendamento 1.1 e, con votazione nominale elettronica, chiesta dalla senatrice INCOSTANTE (PD), l'emendamento 1.2.

 

PRESIDENTE. Passa agli emendamenti e all'ordine del giorno riferiti all'articolo 1-bis del decreto-legge, ricordando che la Commissione bilancio ha espresso parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sugli emendamenti 1-bis.17, 1-bis.20 e 1-bis.21 e che gli emendamenti 1-bis.3. 1-bis.4, 1-bis.13, 1-bis.17, 1-bis.18, 1-bis.19, 1-bis.20 e 1-bis.21 sono stati ritirati.

 

BARBOLINI (PD). Illustra gli emendamenti presentati, avvertendo che l'intero articolo travalica la necessità di evitare la procedura di infrazione e contiene disposizioni particolari che riguardano una pletora di soggetti. Sarebbe stato invece opportuno prevedere un disegno di legge quadro per la riorganizzazione complessiva del comparto, che consentisse un approfondimento delle specifiche questioni. L'emendamento 1-bis.6 in particolare è finalizzato a prevedere requisiti più rigorosi per quanto riguarda la regolarizzazione del personale impiegato dai soggetti concessionari.

 

BARELLI (PdL). L'emendamento 1-bis.15 è finalizzato a restituire al CONI e alle federazioni sportive nazionali le risorse venute a mancare in seguito all'approvazione della legge finanziaria. Ritira l'emendamento 1-bis.16.

 

GENTILE, relatore. Si rimette al parere del Governo per gli emendamenti 1-bis.2 e 1-bis.15 ed esprime parere contrario sui restati emendamenti. Sostiene l'accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno G1-bis.200 (testo corretto).

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprime parere conforme a quello del relatore e invita a trasformare in ordini del giorno gli emendamenti 1-bis.2 e 1-bis.15, impegnandosi ad inserire in un successivo provvedimento le questioni da essi sollevate. Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno G1-bis.200 (testo corretto).

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dalla senatrice INCOSTANTE (PD), il Senato respinge l'emendamento 1-bis.1.

 

COSTA (PdL). Ritira l'emendamento 1-bis.2 e lo trasforma nell'ordine del giorno G1-bis.2.

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno G1-bis.2, accolto dal Governo, non viene posto in votazione.

 

Con votazioni nominali elettroniche, chieste dai senatori GIAMBRONE (IdV) e INCOSTANTE (PD), il Senato respinge gli emendamenti da 1-bis.5 a 1-bis.12.

 

BARELLI (PdL). Ritira l'emendamento 1-bis.15 e lo trasforma nell'ordine del giorno G1-bis.15.

 

RUSCONI (PD). In considerazione anche delle difficoltà lamentate dal Presidente del CONI conseguenti ai tagli disposti con la legge finanziaria per il 2009, sottoscrive l'ordine del giorno G1-bis.15, auspicando il mantenimento dell'impegno da parte del Governo.

 

LEONI (LNP). Aggiunge la propria firma all'ordine del giorno G1-bis.15.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G1-bis.15 non viene posto in votazione.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore GIAMBRONE (IdV), il Senato respinge l'emendamento 1-bis.14.

 

GERMONTANI (PdL). Non insiste per la votazione dell'ordine del giorno G1-bis.200 (testo corretto).

 

PRESIDENTE. Passa agli emendamenti e all'ordine del giorno riferiti all'articolo 1-ter del decreto-legge, ricordando che gli emendamenti 1-ter.3 e 1-ter.0.1 sono stati ritirati e che gli emendamenti 1-ter.0.2, 1-ter.0.3, 1-ter.0.4, 1-ter.0.5 e 1-ter.0.6 sono inammissibili.

 

BAIO (PD). Aggiunge la firma all'emendamento 1-ter.1, volto a sopprimere l'articolo che, ignorando i rischi degenerativi del diffondersi del gioco, soprattutto nelle nuove modalità consentite dalla tecnologia, non prevede forme di regolamentazione sufficienti a disincentivare l'uso degli apparecchi per il gioco telematico.

 

BARBOLINI (PD). L'emendamento 1-ter.4 (testo 2) è finalizzato a rendere vincolante il parere delle Commissioni parlamentari competenti per disciplinare la sperimentazione degli apparecchi per il gioco lecito.

 

GENTILE, relatore. Esprime parere contrario su tutti gli emendamenti e favorevole sull'ordine del giorno G1-ter.100.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprime parere conforme a quello del relatore ed accoglie l'ordine del giorno G1-ter.100.

 

Con votazioni nominali elettroniche, chieste dalla senatrice INCOSTANTE (PD), il Senato respinge gli emendamenti 1-ter.1, 1-ter.4 (testo 2) e 1-ter.0.100.

PRESIDENTE. Passa alla votazione finale.

PINZGER (UDC-SVP-Aut). Preannuncia il voto contrario del proprio Gruppo al provvedimento in esame.

LANNUTTI (IdV). Il Governo si è colpevolmente opposto a numerosi emendamenti, presentati anche da colleghi della maggioranza, tendenti a contrastare la dipendenza da gioco, che costituisce oggi una grave forma di allarme sociale e che è favorita dalla possibilità di scegliere tra una vasta gamma di tipologie di gioco, la maggior parte delle quali ormai legalizzate. Al fine di chiarire le caratteristiche diagnostiche del gioco patologico, occorre distinguere il vizio del gioco dalla malattia del gioco. Secondo i criteri classificatori tradizionali della psichiatria, si è in presenza di gioco d'azzardo patologico quando esiste un comportamento persistente, ricorrente e disadattivo, in grado di produrre pesanti ricadute negative sulla vita personale, sociale e lavorativa del giocatore. È inoltre allarmante il fatto che la dipendenza da gioco colpisce ben il 4 per cento dei giocatori, principalmente tra le fasce di popolazione più povere. Preannuncia quindi il voto negativo sul provvedimento che alimenta lo sfruttamento del vizio del gioco a favore di uno Stato che avrebbe piuttosto il dovere di salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie con strumenti più incisivi delle scommesse e delle lotterie. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

FRANCO Paolo (LNP). Preannuncia il voto favorevole del Gruppo LNP al provvedimento, sottolineando che giochi e scommesse possono senz'altro costituire un valido strumento di sostegno economico a favore dello Stato secondo modalità chiare e garantiste. Degna di particolare apprezzamento appare la disciplina introdotta alla Camera, su impulso in particolare del ministro Zaia, tendente a garantire un riordino e un adeguato sostegno finanziario al settore delle scommesse ippiche, il quale versa oggi in una condizione di difficoltà. Tale sistema di scommesse non è infatti finalizzato unicamente al gioco e al guadagno, ma costituisce un valido strumento di sostegno ad un'importante attività sportiva che nel corso degli ultimi anni ha regalato numerose soddisfazioni all'Italia nelle competizioni internazionali. (Applausi dal Gruppo LNP).

BARBOLINI (PD). La Commissione di merito non è purtroppo stata messa nelle condizioni di discutere in modo rigoroso e in tempi congrui il provvedimento che contiene numerose disposizioni lacunose e di dubbia interpretazione che richiederanno in futuro interventi di carattere correttivo. L'ampio spostamento in avanti della decorrenza della nuova concessione per la gestione da parte della Sisal del gioco dell'Enalotto appare un ingiustificato regalo al soggetto gestore ed è inoltre censurabile che la nuova disciplina introdotta per le scommesse ippiche manchi di adeguati strumenti per combattere la diffusione del gioco illegale e l'elusione e l'evasione fiscale, oltre che per garantire in modo adeguato i giocatori. Inoltre, pur condividendosi il sostegno accordato al settore dell'allevamento dei cavalli, non possono sottacersi le numerose perplessità sul metodo di lavoro dell'UNIRE e sulle sue responsabilità che, nel corso degli anni, hanno determinato la crisi del settore. Il sostegno finanziario riconosciuto all'ente appare peraltro spropositato e di difficile esatta quantificazione ed è inoltre censurabile che esso non sia accompagnato da riforme di cui il comparto dell'allevamento e della zootecnia equina avrebbe al contrario urgente bisogno. Il provvedimento è poi carente laddove non provvede all'effettiva messa in sicurezza di tutto il sistema dei giochi, così recuperando anche i risultati dell'indagine condotta dalla Commissione Grandi, e in quanto non contiene misure di contrasto alle patologie di dipendenza da gioco e di promozione di campagne di informazione e di sensibilizzazione volte a mettere in guardia contro le insidie dei giochi. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

 

Presidenza del vice presidente CHITI

FERRARA (PdL). Preannuncia il voto favorevole del Gruppo al provvedimento in esame, che ha il merito di dare attuazione a disposizioni comunitarie cui l'opposizione ha mancato di adempiere nel corso della passata legislatura, in un'ottica di manutenzione e di regolamentazione del settore dei giochi. Il decreto-legge, che ha costituito oggetto di un chiaro seppur conciso confronto tra la maggioranza e l'opposizione in Commissione, ha il merito di avviare un importante processo di innovazione nel settore ed affronta con efficacia e tempestività la crisi del settore ippico, contrastando il fenomeno delle corse clandestine e venendo anche in aiuto dei numerosi lavoratori in esso impegnati. Le disposizioni in materia di contrasto al gioco illegale appaiono infine ampiamente condivisibili in quanto volte a tutelare lo scommettitore e a salvaguardare il gettito a favore dell'erario. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dalla senatrice INCOSTANTE (PD), il Senato approva il disegno di legge, composto del solo articolo 1. (Applausi dal Gruppo PdL).

Sull'ammissibilità di un emendamento al disegno di legge n. 1152

SCANU (PD). Richiama l'attenzione della Presidenza sulla presentazione in 8ª Commissione di un emendamento al disegno di legge recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione, volto a costituire la società Difesa Servizi Spa. Tale emendamento, che incide in maniera diretta sull'organizzazione della difesa, dovrebbe essere dichiarato inammissibile per estraneità di materia, analogamente peraltro a quanto fatto dal Presidente della Camera nei confronti di un emendamento di analogo contenuto presentato al medesimo disegno di legge. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Impegnandosi ad investire della questione il presidente Schifani, sottolinea però che il Regolamento del Senato è più permissivo di quello della Camera in materia di ammissibilità degli emendamenti e che, con riferimento al caso di specie, il giudizio spetta al Presidente della Commissione competente, potendo il presidente Schifani pronunciarsi solo quando il testo arriverà all'esame dell'Aula.

Seguito della discussione del disegno di legge:

(733) Disposizioni in materia di sicurezza pubblica

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta pomeridiana del 12 novembre è proseguita la discussione generale.

MARITATI (PD). Il provvedimento contiene misure disomogenee, di scarsa efficacia o potenzialmente dannose, come la norma sul concorso delle associazioni di volontari al presidio del territorio che, oltre ad essere in palese contrasto con la Costituzione, istituzionalizza di fatto le ronde senza garantire la preparazione, né chiarire lo status di chi né fa parte e senza stabilire i limiti entro cui viene consentito l'uso della forza. Il disegno di legge ha dunque un sapore propagandistico ed è fondato sulla cultura della repressione, da applicare anche nei confronti dei fenomeni migratori, di cui si disconoscono la complessità e le cause. L'applicazione della sanzione penale pecuniaria in caso di clandestinità creerà, ad esempio, un appesantimento del sistema giudiziario e sarà inevitabile, ove non si proceda all'espulsione, trasformare l'ammenda in sanzione detentiva, stante la presumibile incapienza del reo; assai più utile sarebbe stata la reintroduzione del sistema del rimpatrio assistito, che in passato ha già dato buona prova di sé. Anche la schedatura dei senza fissa dimora nel registro istituito presso il Ministero dell'interno dimostra l'intento propagandistico del provvedimento e il disinteresse della maggioranza per la ricerca delle cause e dei rimedi al disagio sociale. Allo stesso modo appare iniqua la norma che sancisce la necessità di superare un test di conoscenza della lingua italiana per ottenere il permesso di soggiorno, senza che si offrano contestualmente strumenti adeguati per l'apprendimento della lingua. Il Partito democratico, dunque, è disponibile a collaborare con la maggioranza per istituire una regolazione efficace dei fenomeni migratori, purché non si mettano in discussione i diritti fondamentali. (Applausi dal Gruppo PD).

RIZZI (LNP). Il Paese, esausto per l'aumento dei reati e per la sensazione di montante insicurezza, chiede un'azione di contrasto fermo e deciso all'immigrazione clandestina. Il Gruppo della Lega Nord apprezza il testo del decreto-legge in esame, ma ha inteso rendere ancor più severa la lotta alla clandestinità, e all'aumento di reati che essa inevitabilmente porta con sé, attraverso alcuni emendamenti. Segnala in particolare due proposte: quella che mira ad introdurre il cosiddetto permesso di soggiorno a punti e quella che intende sancire l'obbligo per il personale medico di denunciare l'immigrato clandestino che si reca al pronto soccorso. Tale ultima misura, infatti, non lede il diritto alla salute, dal momento che l'immigrato riceverebbe comunque le cure necessarie, ma ribadisce il dovere di denunciare la presenza di clandestini, verosimilmente giunti in Italia con il fine di compiere reati. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

ADAMO (PD). Il provvedimento si fonda sulla pericolosa ed errata equiparazione tra immigrati clandestini e delinquenti, che non è supportata da dati reali e dimentica completamente le migliaia di clandestini che lavorano onestamente nel Paese, costituendo ormai una parte integrante del tessuto economico e sociale. Esso, pur contenendo alcune norme condivisibili, ad esempio sul contrasto dei reati connessi al fenomeno migratorio, è fondato sulla pretesa di affrontare le emergenze sociali attraverso una logica meramente repressiva. A tal proposito sollecita la risposta del Governo ad una sua interrogazione relativa alla stipula di una convenzione per l'attività di controllo del territorio tra il Comune di Milano e due associazioni dichiaratamente di destra, carenti di un'adeguata preparazione professionale. Il provvedimento, dunque, anziché contrastare l'immigrazione clandestina, finirà per trascinare nella clandestinità molti immigrati, dal momento che rende eccessivamente difficoltoso l'ottenimento del permesso di soggiorno. Viene quindi sancita una disuguaglianza giuridica indegna di un Paese democratico, distinguendo tra i cittadini, titolari di diritti pieni e gli immigrati, i cui diritti possono essere affievoliti o conculcati. Occorre invece riconoscere il valore della mescolanza delle culture, di cui il neo eletto Presidente degli Stati Uniti rappresenta un esempio lampante, e regolare i flussi migratori attraverso un governo internazionale del fenomeno. A tal proposito sarebbe utile dedicare una parte dei lavori del Senato ad un approfondimento serio, documentato e circostanziato sull'immigrazione in Italia e in Europa. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

GIULIANO (PdL). Il Governo si è mosso in maniera tempestiva ed efficace per contrastare l'attività criminale del cosiddetto clan dei Casalesi, concentrata in provincia di Caserta, attraverso incisive misure di carattere straordinario. Al fine di consentire un intervento strutturale volto al contrasto della criminalità organizzata nel territorio casertano, l'emendamento 48.0.107 propone l'istituzione della Corte d'appello e della Corte d'assise d'appello di Caserta e della relativa Direzione distrettuale antimafia. In tal modo i numerosi reati di camorra compiuti nell'area non sarebbero più di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che si occupa di un territorio molto vasto, ma della Direzione distrettuale di Caserta, consentendo così una maggiore efficacia dell'azione giudiziaria di contrasto alla criminalità. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

CECCANTI (PD). Non è legittimo rispondere alle innegabili domande di sicurezza dei cittadini in modi che offendono i diritti costituzionali e i fondamenti della civiltà. Sono lesivi della dignità della persona la norma che subordina al possesso del permesso di soggiorno il diritto di contrarre matrimonio, l'irragionevole previsione del rimpatrio dei minori comunitari che esercitano la prostituzione, l'incostituzionale introduzione mediante norma regolamentare del permesso di soggiorno a punti, l'aumento del periodo di detenzione presso i centri di identificazione e di espulsione, la schedatura dei clochard. Alcune norme minano invece la credibilità delle istituzioni: la costituzione di ronde di cittadini per presidiare il territorio segna la rinuncia dello Stato al monopolio legittimo dell'uso della forza e viola i principi costituzionali relativi alla libertà personale e al carattere non violento delle associazioni. Il reato di immigrazione irregolare, inoltre, è una norma manifesto che aggraverà pesantemente il contenzioso. Particolarmente preoccupanti sono poi alcuni emendamenti della Lega Nord che mirano a peggiorare la condizione dello straniero cercando di limitare il diritto alle prestazioni sanitarie, di proibire il velo islamico e di applicare retroattivamente l'accordo di integrazione anche a coloro che possiedono il permesso di soggiorno. Paradossalmente, la forza politica che si è battuta per l'introduzione nella Costituzione europea del riferimento alle radici cristiane dell'Europa propone norme decisamente contrarie allo spirito evangelico, alla famiglia e alla dottrina sociale della Chiesa. (Applausi dal Gruppo PD).

MARINO Mauro Maria (PD). Il disegno di legge sulla sicurezza, pur rispondendo a esigenze oggettive, è intenzionalmente inquinato da norme intolleranti e xenofobe e, sul piano della lesione dei diritti costituzionali della persona, è peggiore del decreto-legge varato nel mese di luglio. Il testo originario del Governo è stato infatti appesantito da norme manifesto ad elevato impatto mediatico volute dalla Lega Nord per rispondere alle inquietudini del proprio elettorato. Si tratta di un meccanismo pericoloso: alimentando e strumentalizzando la paura, si aumenta l'insicurezza percepita e, mentre crescono le aspettative dei cittadini, le istituzioni sono destinate a risultare inadeguate perché il Governo taglia le risorse destinate alla giustizia e riduce gli organici e i mezzi delle forze di polizia. In mancanza di una visione organica, il disegno di legge affastella norme insensate e discriminatorie, ipocrite e inutili: perfino le disposizioni condivisibili per rafforzare la tutela dei minori e per combattere più efficacemente la mafia sono viziate dalla confusione tra immigrazione e criminalità organizzata. Particolarmente disumani appaiono il test di lingua italiana, il permesso di soggiorno a punti, il reato di immigrazione clandestina, l'aumento del termine massimo di detenzione nei centri di identificazione, l'istituzione di ronde, la subordinazione della possibilità di contrarre matrimonio al possesso del permesso di soggiorno, il registro dei non aventi fissa dimora. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

LI GOTTI (IdV). Il disegno di legge, che pure assorbe alcune proposte legislative dell'Italia dei Valori, presenta il limite enorme di affrontare il tema della sicurezza sul piano del diritto sostanziale senza affrontare la riforma del diritto processuale. La grande malattia di cui soffre il sistema della giustizia italiana è la lentezza dei processi che sarà aggravata da politiche di bilancio che riducono il personale e tagliano fondi alle forze di polizia e da una politica della sicurezza che introduce il reato di ingresso e permanenza irregolare. L'articolo 19 è inapplicabile ma oneroso: lo straniero irregolare non sarà in grado di pagare la contravvenzione, non potrà svolgere un lavoro di pubblica utilità e potrà difficilmente osservare l'obbligo di residenza nel domicilio, ma la macchina della giustizia sarà ulteriormente appesantita dalla celebrazione di migliaia di processi inutili. Si sofferma infine sulla possibilità per gli enti locali di avvalersi di associazioni tra cittadini per cooperare allo svolgimento di attività di presidio del territorio: la perdita da parte dello Stato del compito primario di tutelare la sicurezza pubblica è contraria alla Costituzione e dovrebbe essere incompatibile con una delle culture politiche maggioritarie del centrodestra. (Applausi dal Gruppo IdV).

CARRARA (PdL). Le norme del disegno di legge che riguardano la sicurezza stradale prevedono giustamente l'inasprimento delle sanzioni per chi viene sorpreso alla guida in stato di ebbrezza, stante la sempre più allarmante emergenza sociale e sanitaria determinata dall'abuso di alcool e droghe. È importante, infatti, considerare il fenomeno con attenzione, evitando di criminalizzare sostanze legali come il vino e distinguendo tra le diverse tipologie di consumatori. L'accertamento della violazione deve pertanto essere accompagnato dalla distinzione delle specifiche situazioni individuali e, ove si riscontri un uso patologico delle bevande alcoliche, dalla predisposizione di adeguati percorsi di cura, riabilitazione e reinserimento sociale, nonché di programmi di prevenzione delle recidive, anche attraverso il coinvolgimento di altre istituzioni presenti sul territorio. (Applausi dal Gruppo PdL e dai banchi del Governo. Congratulazioni).

LIVI BACCI (PD). Sebbene la sicurezza dei cittadini sia un bene primario unanimemente riconosciuto, le modalità individuate dalla maggioranza per la sua tutela appaiono in molti casi inefficienti, incostituzionali o addirittura lesive dei diritti umani fondamentali. Il disegno di legge infatti contiene un insieme di norme tendenti ad ostacolare ogni forma di integrazione dei cittadini stranieri nel tessuto civile italiano, prevedendo restrizioni ed inutili adempimenti burocratici anche per gli immigrati regolari e perfino per gli stessi cittadini italiani. Misure come la schedatura dei rom, l'istituzione di classi ponte, la limitazione dell'accesso alle prestazioni sanitarie per i clandestini o la creazione di un registro per i senza fissa dimora rappresentano l'espressione di una politica di segmentazione e discriminazione incompatibile con la cultura dell'accoglienza e con gli stessi valori cui tradizionalmente si richiamano gli stessi esponenti della maggioranza. Inoltre, il contraddittorio modo con cui si è proceduto alla pur opportuna derubricazione del reato di immigrazione clandestina a mera contravvenzione comporterà incongruenze, difficoltà applicative e un inutile aggravio dei compiti degli uffici giudiziari, oltre a porsi in contrasto con la normativa europea in corso di definizione, che prevede la concessione agli immigrati clandestini di una finestra temporale per il rimpatrio volontario. Sarebbe stato invece preferibile riconsiderare le distorsioni generate dalla legge Bossi-Fini e prevedere azioni di contrasto allo sfruttamento del lavoro nero e di promozione dell'ingresso degli stranieri nel mercato del lavoro. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PARDI (IdV). L'impianto ideologico del provvedimento si fonda sulla volontà di alimentare le paure della cittadinanza attraverso l'uso propagandistico dei mezzi di comunicazione. Si configura quindi un uso demagogico, strumentale e antigarantista del diritto penale, al fine non di reprimere il crimine ma di ottenere il consenso popolare. È il dilagare dell'imperativo "tolleranza zero", espressione dell'utopia reazionaria di eliminare completamente la delinquenza tramite schemi repressivi sempre più pervasivi, con il rischio paradossale di scatenare una recrudescenza criminale. Si tratta inoltre di una retorica falsa, che richiamandosi a valori tradizionali ormai vacui, coniuga la severità nei confronti dei soggetti più deboli (prevedendo ad esempio una pena non per un delitto ma per una semplice condizione, spesso involontaria) con una politica lassista verso i potenti che possono permettersi di considerarsi svincolati dagli obblighi di legge, prefigurando così una grave lesione del principio di legalità. La diffusione di una simile cultura espone gli individui considerati indesiderabili al rischio di subire azioni violente sempre più frequenti ed inquietanti, durante le quali il singolo cittadino si arroga il diritto di ergersi a giudice ed esecutore della pena, consapevole della propria impunità: deriva da questa impostazione il ricorso a ronde per l'esercizio del controllo territoriale, spesso gestite da organizzazioni paramilitari. Occorre pertanto reagire a tali fenomeni sviluppando il senso civico e promuovendo la solidarietà sociale, contrastando così il dilagare di una concezione solipsistica dell'individuo, che ne nega la naturale predisposizione relazionale. (Applausi dal Gruppo IdV. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Rinvia il seguito della discussione del disegno di legge ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori

BELISARIO (IdV). Stigmatizza la totale assenza di senatori tra i banchi della maggioranza, tanto più censurabile se tenuto conto delle forti critiche avanzate nei confronti del presunto ostruzionismo posto in essere dall'opposizione nel corso degli ultimi giorni. (Applausi dal Gruppo IdV).

PRESIDENTE. Dà annunzio degli atti di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e comunica l'ordine del giorno delle sedute del 19 novembre.

 

La seduta termina alle ore 21,50.

  

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza della vice presidente MAURO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,30).

Si dia lettura del processo verbale.

 

STIFFONI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 13 novembre.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 16,32).

 

Corte costituzionale, Presidenza

PRESIDENTE. In data 14 novembre 2008, il professor Giovanni Maria Flick ha inviato la seguente lettera:

«Illustre Presidente,

ho l'onore di comunicarLe, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 87 del 1953, che la Corte costituzionale, oggi riunita nella sua sede del Palazzo della Consulta, mi ha eletto Presidente.

Con viva cordialità e stima».

 

Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:

(1196) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 16,33)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1196, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta antimeridiana il relatore ha svolto la relazione orale ed ha avuto luogo la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

GENTILE, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa mattina si è svolto un dibattito molto proficuo su questo Atto Senato, significativo e importante; pertanto, delle osservazioni devono essere pur fatte.

Io penso che il Parlamento, per la prima volta dopo quattro anni, stia mettendo ordine e che anche il Governo stia producendo uno sforzo notevole in una materia ostica e di difficile lettura, perché vi sono anche sovrapposizioni di norme, di norme, europee con norme del nostro Stato che forse ritardano l'iter legislativo di questo provvedimento.

Devo dire che, nonostante queste difficili interpretazioni, mettere ordine in questo settore non è misura semplice né realizzabile solo con questo provvedimento legislativo. Ritengo che la trasparenza sia necessaria nel settore dei giochi perché, come tutti sappiamo, in Italia circa 42 miliardi di euro vengono spesi per giochi leciti mentre la maggioranza dei miliardi è ancora spesa per giochi clandestini (fuori legge e fuori regola dello Stato).

Quindi, noi dovremmo con questo provvedimento dare anche risposte ad alcune migliaia di addetti delle piccole e medie aziende che operano in questo settore; un settore che è nato di recente nel nostro Paese e i cui ritardi, quindi, non sono addebitabili a questo Governo, semmai a quello precedente.

Questo settore nasce nel 2004 ed è colpito da una grave crisi, soprattutto in materia di scommesse ippiche, che ha portato al collasso delle attività ludiche. Il Governo ha cercato in tutti i modi di intervenire con appositi disegni di legge, cercando anche un clima di collaborazione con le opposizioni.

Al provvedimento approvato dalla Camera, ora giunto all'esame del Senato, sono state apportate piccole modifiche. In quel ramo del Parlamento vi è stato un clima di collaborazione tra maggioranza e opposizione e ritengo che si debba continuare in questo modo anche al Senato della Repubblica.

Certo, il provvedimento in esame è perfettibile, può subire ulteriori modifiche, anche perché una seconda parte del decreto-legge è ancora all'attenzione del Governo (con riferimento ai giochi on line e alle risposte che si devono dare all'Unione europea), però la collaborazione non deve essere interrotta, perché, se si riesce ad armonizzare il sistema, si fa soprattutto l'interesse dello Stato e si garantisce trasparenza.

Sottolineo ancora una volta che il decreto richiede una seconda fase di attuazione. Vorrei ringraziare il presidente della Commissione finanze, il senatore Ferrara, che ha dato la sua disponibilità a riunire la Commissione anche nelle ore mattutine e serali, per concludere l'iter del provvedimento. Ringrazio anche il Governo per la sua collaborazione.

Sul testo ora in discussione non vi è stata chiusura verso nessuna forza politica. Tuttavia, alcuni degli emendamenti proposti non erano valutabili, in quanto inammissibili perché riguardavano altre attività, diverse da quelle oggetto del decreto-legge di cui si propone la conversione con il disegno di legge n. 1196. Su quegli emendamenti, pertanto, è stato espresso non un parere contrario, ma un giudizio di inammissibilità.

Sono stati presentati anche alcuni ordini del giorno, che in qualità di relatore ho dichiarato di essere disponibile a valutare favorevolmente, anche nei riguardi del Governo e del Parlamento, al fine di migliorare la qualità degli interventi previsti.

Per queste ragioni, ritengo che il disegno di legge dovrà essere approvato con leggere modifiche, in attesa che il Governo emani l'altro provvedimento per regolare le questioni ancora in sospeso, in riferimento alle quali dovranno essere previsti graduali miglioramenti, tenendo anche conto delle indicazioni dell'Unione europea. Ricordo infatti che abbiamo già subìto alcuni richiami da parte della Comunità europea. Dobbiamo in ogni modo rispettare tali indicazioni, perché vi sono scadenze previste per gennaio 2009.

Per queste ragioni, abbiamo utilizzato lo spazio necessario nell'ambito dei lavori parlamentari, anche con una certa fretta, per dare significato e dignità ad un provvedimento che rimane ancora allo stato embrionale, ma che certamente bisognava emanare per dare sicurezza al mondo dei giochi e a quei cittadini che credono in questa attività, che hanno speso ore di lavoro e compiuto sacrifici per tenere in vita le strutture delle attività ludiche del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, in sede di replica, desidero innanzitutto formulare un ringraziamento al relatore e a tutti i colleghi della Commissione finanze per il lavoro svolto, anche per i contributi che sono venuti dall'opposizione.

Riprenderò sommariamente alcune delle questioni poste, concentrandomi in particolare su un aspetto che mi sembra essere oggetto di interesse da parte dell'Aula del Senato, per potenziali richieste di modifica: mi riferisco alla scelta dello strumento della decretazione.

Stupisce un po' l'atteggiamento dell'opposizione, perché realmente il decreto è stato utilizzato per far fronte ad esigenze di necessità e urgenza, derivanti da problematiche che l'Amministrazione ha avuto circa il rispetto della gara sul Superenalotto, ma anche a fronte delle richieste dell'Unione europea, che sono rimaste inevase da parte del Governo precedente. Sto parlando di questioni ben note, in particolare del rinnovo delle concessioni per le 329 agenzie ippiche storiche, per cui rischiamo una procedura di infrazione. Per questo motivo, un intervento era ormai da considerare assolutamente non più rinviabile.

Quindi, il Governo è dovuto intervenire con logiche di decretazione d'urgenza, utilizzando questo strumento proprio con l'obiettivo, che è stato posto anche dall'opposizione, di riuscire a rendere ancora più chiara la questione della liceità del gioco, a rendere più chiari alcuni aspetti che non si sarebbero potuti affrontare se non con questo strumento. È chiaro che l'obiettivo del Governo non era risolvere tutte le questioni relative alla materia del gioco, che sono molte e che dovranno essere affrontate: qui rinviamo ad altri strumenti, in particolar modo al disegno di legge che consentirà un adeguato dibattito del Parlamento, ma anche ovviamente alla possibilità - penso - di poter riprendere in uno spirito diverso, anche di confronto con l'opposizione, così come manifestato alla Camera, alcune grandi questioni.

Vorrei ricordare sommessamente all'opposizione che parte del testo è stata abrogata alla Camera proprio per richiesta dell'opposizione e andava nel senso di regolamentare in modo efficace il tema della raccolta a distanza del gioco on line, che è un tema che oggi pone serie problematiche relativamente al confine tra ciò che è gioco lecito e ciò che è gioco illecito e che non dà tutele adeguate, in particolar modo ai soggetti deboli, ai minori e a tutti coloro che possono, attraverso Internet, giocare su portali che non sono attualmente considerati gioco lecito per lo Stato italiano. Quindi: recupero di evasione, recupero di legalità, contrasto a tutta l'attività criminale che ruota intorno al gioco illecito.

Nonostante questo e le dichiarazioni che sono state fatte in quest'Aula, è stato richiesto al Governo di eliminare buona parte del testo che era inserito all'interno del decreto; pertanto, da una parte si chiede al Governo di intervenire con logiche di urgenza su alcune questioni, dall'altra si è chiesto al Governo (e si è ottenuto) di eliminare parti significative del testo. Mi auguro dunque che da parte dell'opposizione ci sia un clima migliore per il prosieguo dei nostri lavori, ma soprattutto per i futuri provvedimenti, per affrontare le questioni che sono state poste in quest'Aula e che ovviamente stanno a cuore al Governo.

Alcune parti di testo che sono state inserite rispondono a richieste dell'opposizione, non a richieste della maggioranza, quindi posso ribadire che la disponibilità da parte del Governo al dialogo è piena. Dovremo poi fare i conti, come sempre, con i tempi di conversione di un decreto, che ovviamente non farà giustizia di tutti i temi che riguardano oggi le inefficienze del sistema del gioco lecito, ma che comunque verranno ripresi in provvedimenti futuri.

Mi concentro adesso, signora Presidente, su un tema che sta molto a cuore all'Aula e in particolar modo alla maggioranza. (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, un po' di silenzio.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiederei qualche minuto di attenzione, soprattutto relativamente all'articolo che riguarda la raccolta delle scommesse ippiche, su cui fornirò una serie di dati che penso possano essere di interesse.

Innanzitutto, la raccolta delle scommesse su eventi sportivi ippici viene attualmente operata, in Italia, attraverso una rete di negozi (le agenzie di scommesse) gestiti da soggetti privati in regime di concessione con l'Amministrazione pubblica. Alla fine degli anni Novanta la rete di queste agenzie di scommesse ippiche risultava stabilizzata, sull'intero territorio, in 329 unità.

Entrata in vigore la legge n. 662 del 1996 (la legge finanziaria 1997), è stato previsto un progressivo ampliamento della rete delle agenzie di scommesse ippiche e, contestualmente, una apertura alle regole della selezione concorrenziale dei soggetti che avrebbero operato, in regime di concessione, quali gestori delle agenzie in questione. Gli aggiudicatari delle concessioni in tal modo attribuite avrebbero avuto titolo ad un rapporto della durata di sei anni. All'epoca, l'ampliamento della rete fu stabilito in complessive 1.000 agenzie ippiche sul territorio.

In particolare, l'articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica n. 169 del 1998 trattava del caso delle 329 agenzie ippiche storiche che - pensate un po' - furono attribuite, all'epoca intuitu personae: cioè, aveva deciso, secondo logiche di assoluta discrezionalità, l'Amministrazione dei monopoli. Anch'esse avrebbero dovuto essere messe a gara nel rispetto dei principi del regolamento governativo e riattribuite, all'esito della procedura concorrenziale, quale quota parte delle 1.000 agenzie. La gara fu espletata nel 2000 e, all'esito, vennero attribuite 671 agenzie di scommesse ippiche; non così, invece, per le 329 agenzie ippiche storiche, che hanno continuato ad operare, immutate soggettivamente nel tempo, fino ad oggi.

La Commissione europea - ecco, colleghi, che risulta strana la presa di posizione attorno alla straordinarietà dell'intervento del Governo - ha sottolineato immediatamente l'anomalia di questa situazione richiamando il Governo, dal 2000 ad oggi, ad un'applicazione puntuale delle regole di concorrenza. È ricorsa, quindi, alla Corte di giustizia la quale, il 13 settembre 2007, ha dichiarato l'illegittimità comunitaria della condotta tenuta al riguardo e conseguentemente stabilito che l'Italia avrebbe dovuto rimuovere l'anomalia costituita dalla presenza di 329 concessionari non selezionati secondo regole di concorrenza.

Per ottemperare alla sentenza l'Amministrazione autonoma avrebbe potuto semplicemente revocare le concessioni storiche anzidette; ma a questa scelta si opponevano due ragioni: il fatto che le 329 agenzie ippiche storiche effettuavano, da sole, circa il 70 per cento della raccolta del gioco da scommessa ippica; e il fatto che, a livello di diritto interno, essendo ancora in vigore il decreto del Presidente della Repubblica n. 169 del 1988, l'Amministrazione autonoma avrebbe dovuto comunque rispettare il modello organizzativo della rete con esso disegnato, di fatto dovendo bandire una gara per la riattribuzione di 329 agenzie ippiche.

Nel frattempo, però, è intervenuto un altro importante passaggio con la cosiddetta legge Bersani: (la legge n. 248 del 2006 che ha convertito il decreto-legge n. 223 del 2006), con la quale, all'articolo 38, senza ottemperare alle richieste della Corte di giustizia e dell'Europa si è ulteriormente ampliata la rete di raccolta delle scommesse ippiche e sportive, modificando, peraltro, la definizione giuridica degli esercizi presso i quali tali scommesse possono essere effettuate e, quindi, raccolte. Sono stati, in particolare, identificati: i negozi in cui l'attività di vendita prevalente è il gioco operato in forma di scommessa (sportiva ed ippica, separate e anche unite); i negozi in cui l'attività di vendita prevalente non è il gioco operato in forma di scommessa (sia sportiva, sia ippica), i cosiddetti corner delle vendite di scommesse.

È avvenuto quindi che, dopo le gare del citato articolo 38 della riforma Bersani, sono ora presenti sul mercato 40 concessionari che possono vendere scommesse sia sportive che ippiche; 1.246 concessionari che possono vendere solo scommesse sportive; 250 concessionari che possono vendere solo scommesse ippiche. Già la gara del 2006, dunque, aveva determinato una mancanza di successo in particolar modo per la gestione della rete esclusivamente legata alle agenzie ippiche.

Non può non convenirsi sul fatto che nel tempo, per stratificazioni giuridiche successive, la situazione della rete di raccolta delle scommesse sportive ovvero ippiche ovvero di entrambe sia una raccolta frammentata, confusa, disarticolata dal punto di vista della scadenza delle concessioni, che pone dei problemi ai sensi anche delle discipline europee e della necessità, quindi, di armonizzare progressivamente il sistema.

Il Governo si è fatto carico di presentare in questo decreto un progetto più ampio, che noi consideriamo più efficiente e speriamo più efficace: quello del superamento innanzitutto della frammentazione della rete di raccolta delle scommesse sia sportive sia ippiche (questione che è di particolare interesse), traendo peraltro spunto da una constatazione di fatto, cioè che buona parte dei concessionari per la raccolta di un tipo di scommessa in realtà già raccolgono anche l'altro tipo di scommessa e che, fra tutti, solo i concessionari che vendono esclusivamente la scommessa ippica soffrono molto la crisi di raccolta indotta dalla pochezza della loro offerta ai giocatori. Una crisi che ovviamente - com'è stato sottolineato dai colleghi - si è ripercossa negativamente sulla filiera agricola del cavallo da corsa.

 

Per questo motivo, il Governo, attraverso questo provvedimento, ha risolto o intende risolvere alcune questioni: prima di tutto, l'esaurimento al 31 gennaio 2009, e conseguente revoca, delle 329 agenzie ippiche storiche; l'avvio, nel frattempo, di una procedura di gara volta ad attribuire concessioni per la raccolta contestuale ed in un medesimo esercizio di scommesse sia sportive sia ippiche, per superare così la dicotomia consentita dalla cosiddetta legge Bersani, che - come sopra illustrato - solo in 40 casi ha consentito l'attivazione di esercizi di vendita "completi" dal punto di vista del prodotto di gioco costituito da scommesse; la garanzia che la gara sia effettiva in termini di concorrenza e selezione: la gara è per un numero definito di concessioni, fonda sulla tecnica dell'offerta a rialzo rispetto ad una soglia predefinita e non può non essere competitiva, visto che solo le offerte che si gradueranno per importo maggiore potranno vedersi aggiudicate e, finito il numero delle concessioni messe a gara, le offerte più basse rimarranno insoddisfatte; l'aspetto più importante, colleghi, cioè l'apertura della gara a soggetti, nazionali o comunitari, i quali possono versare nella condizione sia di non avere ancora, in Italia, alcun tipo di concessione per la raccolta di scommesse, sia, all'opposto, di essere già concessionari ad altro titolo della raccolta di scommesse su base sportiva ovvero ippica. (Brusìo).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, vi chiedo un attimo di attenzione, per lasciar svolgere al Sottosegretario il proprio intervento.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, signora Presidente: questo tema era stato posto più volte in Commissione, quindi sarebbe opportuna una maggiore attenzione.

 

PRESIDENTE. Ha fatto bene a puntualizzarlo, Sottosegretario, visto che questo problema era stato posto in Commissione.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Nel suddetto secondo novero non possono ovviamente rientrare i titolari delle 329 concessioni storiche per la raccolta di scommesse ippiche, per il semplice fatto che esse sono in scadenza e risulteranno revocate di fatto prima dell'esaurimento della gara.

La seconda suddetta possibilità si giustifica con il fatto che rientra nel progetto innovativo dell'Amministrazione dei monopoli di superare una volta per tutte la dicotomia ed asimmetria numerica fra punti di raccolta di scommesse ippiche e punti di raccolta di scommesse sportive: in futuro, dunque, esisteranno solo punti di raccolta in cui il giocatore potrà acquistare un qualunque tipo di scommessa. Per conseguire questo risultato era inevitabile prevedere, con lo schema di norma, la sollecitazione di tutti i concessionari esistenti (esclusi i 329 storici) affinché gli stessi, partecipando alla gara, possano completare il titolo di concessione già conseguito, risultando, di conseguenza, legittimati a vendere un qualunque tipo di scommessa.

Coessenziale a quest'ultima esigenza è tuttavia quella - giustificata da ragioni di equità, rispettose del principio costituzionale di parità di trattamento - di riconoscere almeno un vantaggio economico al futuro aggiudicatario, che tuttavia sia già concessionario ad altro titolo (magari per essere divenuto tale di recente, investendo risorse economiche nella gara bandita nel 2006, in attuazione della cosiddetta legge Bersani). Il vantaggio è stato previsto in una riduzione del 25 per cento dell'importo costituente l'offerta (dopo il rialzo di gara) che, al concorrente, consentirà di risultare aggiudicatario.

È implicito, nel progetto del Governo e dell'Amministrazione dei monopoli di Stato che ovviamente i futuri aggiudicatari della gara, che fossero già concessionari, dovranno "restituire" le concessioni in essere nel momento stesso in cui sottoscriveranno le convenzioni accessive alle nuove concessioni. Aggiungo che l'Europa ha appena prescritto in maniera puntuale che le concessioni decadano entro il 31 gennaio 2009, quindi siamo in una condizione di sostanziale emergenza per il settore.

La scadenza delle concessioni che si attribuiranno coinciderà il 30 giugno 2016, che oggi rappresenta la data propria di scadenza delle concessioni attribuite più di recente sulla base della cosiddetta legge Bersani.

Questo, signor Presidente, per fare chiarezza sullo spirito d'intervento del Governo e sulle necessità derivanti dalle procedure d'infrazione avviate dall'Unione europea, nonché per armonizzare un sistema in cui altrimenti, modificando e separando ulteriormente, ancora una volta, come propongono alcune proposte emendative, la raccolta delle scommesse nel negozio sportivo e in quello ippico, si potrebbero verificare altri problemi in sede europea, relativamente alla logica delle scadenze, ai bandi di gara connessi e alla possibile partecipazione del mercato europeo a questo tipo di gara.

Certo, signora Presidente, è chiaro che con questo provvedimento non consideriamo esauriti gli interventi in materia: sappiamo che molto c'è da fare, ma è chiaro che la linea del Governo è di offrire progressivamente un'opportunità al settore, in particolar modo dell'ippica, che se - come riteniamo - crederà in questa possibilità di allargare la rete delle scommesse e quindi di raccogliere maggiori risorse per il montepremi, si vedrà garantire da questo meccanismo risorse certe e cospicue per mantenere la filiera.

Se così non dovesse essere, credo che né con la separazione delle reti, così come dimostrato (già la gara non aveva avuto successo), né con altri provvedimenti, se non quelli di un sostegno diretto a un settore in crisi, si potrà risolvere il problema del montepremi e della raccolta delle scommesse.

Ringraziando i colleghi e credendo di aver risposto ad alcune delle questioni fondamentali poste nel dibattito in Commissione, auspico che il decreto-legge in esame possa essere approvato da quest'Aula (mentre da parte del Governo saranno recepite le indicazioni migliori per un futuro disegno di legge), cominciando così a mettere in sicurezza settori che altrimenti riproporranno, ancora una volta, problemi che sono stati qui evidenziati e che concernono in particolare la salvaguardia per i giocatori, (in particolare per i soggetti deboli e per i minori) e il contrasto alla criminalità organizzata e alle risorse che quotidianamente trae da un settore che è attualmente normato, ma che ha al proprio interno molte lacune che dovranno essere migliorate e progressivamente superate. (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Garavaglia Massimo).

Presidenza del presidente SCHIFANI (ore 16,55)

GENTILE, relatore. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GENTILE, relatore. Signor Presidente, vorrei chiedere una breve sospensione dei lavori d'Aula. Su alcuni emendamenti vi è un particolare interesse a valutarli bene anche con l'opposizione.

PRESIDENTE. Sospendo allora la seduta fino alle ore 17,30.

 

(La seduta, sospesa alle ore 16,57, è ripresa alle ore 17,45).

Presidenza della vice presidente MAURO

 

Colleghi, mi scuso per il ritardo, ma sono ancora in corso dei chiarimenti. Pertanto, poiché il relatore ha chiesto ulteriore tempo, sospendo la seduta fino alle ore 18,15.

La seduta è sospesa.

 

(La seduta, sospesa alle ore 17,46, è ripresa alle ore 18,19).

La seduta è ripresa.

Invito il senatore segretario a dar lettura dei pareri espressi dalla 5a e dalla 1a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti.

STIFFONI, segretario. «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo».

«La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminati gli emendamenti relativi al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di propria competenza, parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sugli emendamenti 1-bis.17, 1-bis.20 e 1-bis.21. Esprime un parere di semplice contrarietà alle proposte 1-bis.15 e 1-bis.16. Il parere è non ostativo sulle restanti proposte».

«La 1a Commissione permanente, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

Esaminati altresì gli emendamenti ad esso riferiti esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo, ad eccezione dell'emendamento l-ter.0.6, sul quale il parere è non ostativo, a condizione che, nel comma 6, sia esclusa l'individuazione degli organi regionali competenti ad emanare il regolamento, dal momento che ciò viola l'autonomia organizzativa delle Regioni, come ha affermato la Corte costituzionale in una giurisprudenza ormai consolidata.

Con l'occasione, la Commissione evidenzia l'anomalia degli emendamenti 1-bis.2 e 1-bis.3, i quali, al comma 6, prevedono l'abrogazione unilaterale di norme contenute in convenzioni dì concessione, per le quali è previsto il coinvolgimento di soggetti privati. Inoltre, l'emendamento 1-bis.17 interviene a modificare una fonte di rango secondario con una norma di rango primario, mentre gli emendamenti 1-ter.4 e 1-ter.0.100 prevedono, per l'adozione di un regolamento ministeriale, il parere vincolante delle competenti Commissioni parlamentari».

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

GENTILE, relatore. L'ordine del giorno G100 può essere accolto come raccomandazione.

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

BARBOLINI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBOLINI (PD). Signora Presidente, sono sorpreso di questa indicazione del relatore, perché l'ordine del giorno G100 sottolinea l'importanza dell'impegno nei confronti della lotta al rischio di infiltrazioni criminali nell'ambito delle attività legate al fenomeno dei giochi. È un tema su cui dobbiamo tutti essere particolarmente vigili e sul quale già opera significativamente la Guardia di finanza. Ma l'attenzione deve essere assolutamente alta.

Si chiede, in sostanza, che il Governo si impegni «a mettere in atto tutte le misure necessarie per scongiurare ogni pericolo di infiltrazione criminale», a dare vita ad apposite commissioni di monitoraggio e di verifica sulle attività illecite, con il compito di riferire periodicamente alle Camere, e a lavorare in collaborazione con la Guardia di finanza, puntando anche a destinare una quota dei proventi derivanti dal contrasto a tali attività illegali al rafforzamento delle dotazioni organiche della Guardia di finanza.

Sinceramente, non capisco come queste richieste non possano essere accolte. Una raccomandazione, se posso permettermi, mi sembra acqua fresca. È un tema su cui non si sposta niente in termini di impegno, ma si incide in termini di principio.

Chiedo pertanto di riconsiderare il parere espresso, altrimenti domanderò che si proceda al voto dell'ordine del giorno in esame. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Senatore Barbolini, adesso proseguiamo con l'espressione dei pareri sugli altri ordini del giorno, poi torneremo sull'ordine del giorno G100.

GENTILE, relatore. Suggerisco che gli ordini del giorno G101 e G103 siano accolti come raccomandazione. Ritengo invece che l'ordine del giorno G102 possa essere accolto dal Governo.

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Senatore Barbolini, insiste per la votazione dell'ordine del giorno G100?

BARBOLINI (PD). Presidente, insisto affinché il relatore ed il rappresentante del Governo rivedano la loro posizione. Se questo non avverrà, chiedo che l'ordine del giorno G100 venga posto in votazione.

Dal momento che ho la parola, anche se ne discuteremo successivamente, colgo l'occasione per segnalare che il successivo ordine del giorno G101, sempre a mia firma, impegna il Governo a procedere semplicemente ad una riforma dell'UNIRE. Credo non ci sia nessuno sull'orbe terracqueo che non ritenga necessaria una riforma dell'UNIRE. Mi pare che non stiamo stravolgendo il mondo. Anche su questo ordine del giorno, più che una raccomandazione, ritengo che dovrebbe esserci l'assunzione di un impegno da parte del Governo. (Applausi dal Gruppo PD).

LANNUTTI (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LANNUTTI (IdV). Abbiamo visto che anche alla Camera il Governo ha commesso gli stessi errori, quindi anche noi del Gruppo dell'Italia dei Valori vorremmo invitare il relatore, senatore Gentile, a riconsiderare la questione, perché questo ordine del giorno deve essere patrimonio comune.

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Alla luce delle sollecitazioni dell'opposizione, premesso che nel testo ci sono elementi che rimandano, come evidenziato nella replica, ad iniziative chiare da parte del Governo sul tema del contrasto all'attività criminale, e in particolar modo al gioco illecito, proporrei una riformulazione su cui il Governo potrebbe dare la disponibilità ad accogliere l'ordine del giorno G100.

Manterrei il primo capoverso del dispositivo dove si impegna il Governo «a mettere in atto tutte le misure necessarie per scongiurare ogni pericolo di infiltrazione criminale nella rete delle attività legate al settore dei giochi», mentre eliminerei la restante parte, mantenendo invece il secondo capoverso del dispositivo, cioè l'impegno «a destinare una quota delle risorse derivanti dal contrasto al fenomeno del gioco illecito e del riciclaggio del denaro al potenziamento delle dotazioni strumentali e di personale della Guardia di finanza». Con questa riformulazione, il Governo è disponibile ad accogliere l'ordine del giorno G100.

 

PRESIDENTE. Senatore Barbolini, accoglie l'invito del Governo alla riformulazione?

BARBOLINI (PD). Faccio presente al sottosegretario Giorgetti, che dopo questa discussione mi vorrà un po' meno bene, ma questo fa parte dei ruoli, che ho estrapolato letteralmente una frase che era contenuta nella relazione della commissione Grandi, quindi non mi sono inventato nulla, ho solo preso una frase che dava delle indicazioni operative e credo che sarebbe giusto andare in quella direzione. Tuttavia, per il bene che voglio alla Guardia di finanza - e credo che questa sia una posizione che unifica il nostro Gruppo - accetto la riformulazione perché rimane il tema dell'impegno e del sostegno alla Guardia di finanza.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G100 (testo 2) non verrà posto ai voti.

Senatore Barbolini, insiste per la votazione dell'ordine del giorno G101?

BARBOLINI (PD). Signora Presidente, insisto per la votazione. È vero infatti che - affronteremo il tema nel corso dell'esame degli emendamenti ed in sede di dichiarazione di voto - al settore della filiera dell'allevamento dei cavalli è stato dato un sostegno necessario, che anche noi condividiamo; questo però non toglie che l'UNIRE debba essere profondamente riformata. L'ordine del giorno G101 dice semplicemente questo: il poter disporre di un benefit, come quello previsto nel decreto, non deve allentare la tensione a lavorare in termini di innovazione e di riforma.

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, in sintonia con il relatore, ribadisco la posizione del Governo ad accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione, ma questo per il semplice motivo che all'interno del testo vi sono già elementi che pongono dei paletti in modo chiaro all'utilizzo delle risorse per quanto riguarda l'UNIRE. È in corso una verifica dei conti circa le condizioni dell'UNIRE, il Governo chiaramente si riserva, compiuta questa verifica, di intervenire nel senso che è già indicato all'interno del decreto.

Ritengo pertanto francamente che la votazione di quest'ordine del giorno sia una votazione del tutto inutile, perché già all'interno del testo si possono raccogliere gli elementi sulla volontà del Governo che va in tal senso.

PRESIDENTE. Senatore Barbolini, cosa intende fare?

 

BARBOLINI (PD). Signora Presidente, insisto per la votazione.

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'ordine del giorno G101.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'ordine del giorno G101, presentato dai senatori Barbolini e Fontana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

GRANAIOLA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GRANAIOLA (PD). Signora Presidente, ho cercato di attirare la sua attenzione perchè non sono riuscita a votare, vorrei che invece il mio voto risultasse.

PRESIDENTE. La votazione era già chiusa, senatrice, ma le assicuro che il suo voto non era determinante. Mi scuso, ma non mi ero accorta dei suoi richiami.

Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G102 non verrà posto in votazione.

Senatore Costa, il Governo accoglie l'ordine del giorno G103 come raccomandazione. Insiste per la sua votazione?

 

COSTA (PdL). No, non insisto.

PRESIDENTE.

Passiamo dunque all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge.

Avverto che gli emendamenti si intendono riferiti agli articoli del decreto-legge da convertire, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.

Onorevoli colleghi, conformemente a quanto già stabilito dalla 6a Commissione permanente, gli emendamenti 1-ter.0.2, 1-ter.0.3, 1-ter.0.4, 1-ter.0.5 e 1-ter.0.6 risultano inammissibili per estraneità alla materia oggetto del provvedimento al nostro esame. Tutti gli emendamenti sopra richiamati di carattere aggiuntivo non attengono, infatti, all'attuazione di obblighi comunitari come, invece, previsto dal decreto-legge, nel testo modificato dalla Camera dei deputati.

Procediamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1 del decreto-legge, che invito i presentatori ad illustrare.

BARBOLINI (PD). Signora Presidente, illustro gli emendamenti 1.1 e 1.2.

Nella replica il Governo ha dato motivazione dello slittamento del termine di entrata in vigore della nuova concessione per la gestione del gioco dell'Enalotto.

Sinceramente non si capisce perché la dilazione temporale sia stata così prolungata e rinviata fino alla scadenza del luglio del 2009. È vero che c'erano sette mesi di termine tecnico, ma essendo la gara stata assegnata nel marzo i sette mesi sono largamente superati. Tra l'altro, le motivazioni che risultano dalla relazione tecnica lasciano intendere che chi va vinto e si è aggiudicato la gara doveva mettere a punto una serie di nuovi requisiti.

Resta quindi il dubbio se li aveva o no per poter vincere la gara, ma soprattutto rimane il tema del danno arrecato alle entrate dell'erario perché immagino che la nuova concessione avrà un onere maggiorato. Se per un anno si protraggono i termini con il continuum della vecchia concessione, chi ha vinto la nuova aggiudicazione, in realtà, compensa forse i maggiori oneri che deve sostenere e nasce un sospetto su ciò che risparmia con questa dilazione di tempi.

Per tale motivo, con gli emendamenti presentati, proponiamo che il termine venga anticipato se non al 31 dicembre 2008 almeno al 31 marzo 2009.

 

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

GENTILE, relatore. Esprimo parere contrario su entrambi gli emendamenti.

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 1.1, presentato dai senatori Barbolini e Fontana.

Non è approvato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.2.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1.2, presentato dai senatori Barbolini e Fontana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli emendamenti e dell'ordine del giorno riferiti all'articolo 1-bis del decreto-legge, che invito i presentatori ad illustrare.

BARBOLINI (PD). Signora Presidente, i nostri emendamenti su questo articolo sono fondamentalmente tesi a delimitare l'ambito di un'operazione che, secondo noi, davvero ha esorbitato rispetto alle prescrizioni che dovevano in qualche modo portarci a rientrare dall'infrazione comunitaria.

Sono 329 le agenzie ippiche che devono essere superate. Si coglie l'occasione, con questa operazione, per compiere una riorganizzazione complessiva per 3.000 punti, andando ad una revisione delle convenzioni in essere. Si prefigurano altresì benefit - come diremo dopo - per chi è già titolare di una concessione e può quindi giovarsi di uno sconto per rientrare in questa nuova possibilità di riorganizzazione della propria attività.

Tutto ciò si sarebbe dovuto fare non tramite decreto, ma secondo una logica di inquadramento programmatico che consentisse di svolgere una discussione di merito, tra l'altro supportata da un provvedimento che le norme di legge richiedono come necessario, ossia una relazione che permettesse di disporre di più elementi per capire come affrontare il tema di una pianificazione della logistica e della localizzazione delle attività, per esercitare una maggior attenzione nella lotta e nel contrasto di comportamenti non regolari, per combattere la diffusione del gioco illegale, l'evasione e l'elusione fiscale, oltre che per garantire la tutela del giocatore.

Prima di concludere, vorrei mettere in evidenza un emendamento che sta particolarmente a cuore a me e alla la collega Fontana, l'1-bis.6. Con tale proposta di modifica si chiede che, per avere diritto di accesso alla gara, i soggetti già titolari di concessione non solo, come recita il testo attualmente in discussione, presentino alcuni requisiti (non devono avere contenziosi con l'Amministrazione dei monopoli ed essere in pari con i pagamenti, che sinceramente mi sembrano precondizioni minime), ma più significativamente siano in regola con gli adempimenti tributari e quelli contributivi in relazione al personale utilizzato. Sappiamo benissimo che può esservi il rischio di una non piena regolarizzazione del personale che svolge tali attività; porre tale condizione sarebbe un elemento di rigore, serietà, garanzia e trasparenza, soprattutto affermerebbe che la pubblica amministrazione presta particolare attenzione al rispetto delle regole che siamo o dovremmo essere tutti impegnati a veder rispettate.

BARELLI (PdL). Signora Presidente, l'emendamento 1-bis.15, nella stessa misura in cui alla Camera è stato finanziato l'UNIRE (attraverso un emendamento, appunto), tende a consentire al CONI e alle Federazioni sportive nazionali la possibilità di provvedere al bilancio del 2009 e degli anni successivi. È quindi soltanto una possibilità di vedere riassegnati i fondi che la specifica tabella collegata alla finanziaria ha fatto venir meno (circa 115 milioni di euro).

Il motivo credo sia molto condivisibile. So quanto il Governo e il Parlamento tengano allo sport italiano, all'attività delle federazioni sportive nazionali e delle strutture complessive del CONI. Confido quindi in un positivo accoglimento dell'emendamento da parte del Governo.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

GENTILE, relatore. Signora Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti 1-bis.1 e 1-bis.5, mentre sull'1-bis.2 mi rimetto al Governo.

Esprimo altresì parere contrario sugli emendamenti 1-bis.6, 1-bis.7, 1-bis.8, 1-bis.9, 1-bis.10, 1-bis.11, 1-bis.12 e 1-bis.14. Sull'emendamento 1-bis.15 mi rimetto al parere del Governo, mentre invito il presentatore a ritirare l'emendamento 1-bis.16.

Gli emendamenti presentati dal senatore Esposito e gli emendamenti 1-bis.13, 1-bis.17, 1-bis.18, 1-bis.19, 1-bis.20 e 1-bis.21 mi pare siano stati ritirati. Quanto all'ordine del giorno G1-bis.200 (testo corretto) potrebbe essere accolto come raccomandazione.

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.

Per quanto riguarda i due casi specifici in cui il relatore si è rimesso al Governo, invito il presentatore a ritirare l'emendamento 1-bis.2, precisando che il Governo si impegna ad accogliere le questioni poste al suo interno in un provvedimento successivo. Ciò alla luce della necessità del Governo di arrivare a una conversione in legge nei tempi previsti e per evitare che il decreto-legge decada. All'interno del testo in oggetto si affrontano alcune questioni che riguardano la sostituzione della riduzione del 25 per cento con risorse specifiche pari a 85.000 euro e la separazione sulla rete di raccolta scommesse per il settore dell'ippica. Questo è dunque l'impegno alla luce delle considerazioni comunitarie in materia.

Invito, quindi, a ritirare l'emendamento 1-bis.2 e a trasformarlo in un ordine del giorno, che il Governo è disponibile ad accogliere.

Lo stesso discorso vale per l'emendamento 1-bis.15, che intende estendere la situazione delle provvidenze in maniera più specifica anche al CONI, che sappiamo attraversare una fase di difficoltà nel reperimento delle risorse. Anche su questo versante vi è la disponibilità ad accogliere le questioni poste. Pertanto, chiedo il ritiro di tale emendamento ed esprimo l'impegno ad affrontare la questione in un provvedimento separato, ovviamente sempre all'interno della cornice comunitaria. Anche in questo caso il Governo è favorevole ad accogliere un ordine del giorno che recepisca il contenuto dell'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.1.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-bis.1, presentato dai senatori Barbolini e Fontana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Il senatore Costa accoglie l'invito del Governo a ritirare l'emendamento 1-bis.2 e a trasformarlo in un ordine del giorno?

 

COSTA (PdL). Sì, accolgo l'invito del Governo con le puntualizzazioni fatte.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G1-bis.2 non verrà posto in votazione.

Gli emendamenti 1-bis.3 e 1-bis.4 sono stati ritirati.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.5.

 

GIAMBRONE (IdV). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Giambrone, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-bis.5, presentato dal senatore Lannutti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.6.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-bis.6, presentato dai senatori Barbolini e Fontana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.7.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-bis.7, presentato dai senatori Barbolini e Fontana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.8, identico all'emendamento 1-bis.9.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-bis.8, presentato dai senatori Barbolini e Fontana, identico all'emendamento 1-bis.9, presentato dal senatore Lannutti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.10.

 

GIAMBRONE (IdV). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Giambrone, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-bis.10, presentato dal senatore Lannutti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.11, identico all'emendamento 1-bis.12.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-bis.11, presentato dai senatori Barbolini e Fontana, identico all'emendamento 1-bis.12, presentato dal senatore Lannutti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. L'emendamento 1-bis.13 è stato ritirato.

Sull'emendamento 1-bis.15 il Governo ha rivolto un invito al ritiro e a trasformarlo in un ordine del giorno.

RUSCONI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

RUSCONI (PD). Signora Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questo emendamento e anche di fare, eventualmente, una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ma l'emendamento è stato trasformato in ordine del giorno.

RUSCONI (PD). Non mi risulta sia stato trasformato in ordine del giorno. Chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento.

PRESIDENTE. È impossibile, perché è già stato trasformato in ordine del giorno.

RUSCONI (PD). Signora Presidente, senza fare polemiche, le faccio notare che il senatore Barelli ha illustrato l'emendamento, che il relatore si è rimesso al Governo e che quest'ultimo ha chiesto al presentatore di trasformarlo in ordine del giorno. Io chiedo di aggiungere la mia firma e di poterlo presentare a mio nome.

PRESIDENTE. Senatore Rusconi, la Presidenza ha il dovere di chiedere al senatore Barelli cosa intende fare.

BARELLI (PdL). Signora Presidente, considero positivamente l'impegno del Governo a riproporre quanto previsto dal mio emendamento in uno dei prossimi provvedimenti.

Accolgo quindi la richiesta e trasformo l'emendamento in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G1-bis.15 non verrà posto in votazione.

Senatore Rusconi, vuole aggiungere la firma all'ordine del giorno?

RUSCONI (PD). Aggiungo la firma all'ordine del giorno ma, se lei mi consente, vorrei ricordare che giovedì scorso vi è stata in Senato un'importantissima audizione del presidente del CONI Petrucci, che ha illustrato le condizioni del prossimo quadriennio olimpico del CONI in conseguenza del taglio di 112 milioni di euro in finanziaria.

Auspico, quindi, si intervenga nella direzione indicata dal senatore Barelli e che il Governo mantenga l'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno.

LEONI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEONI (LNP). Signora Presidente, vorrei aggiungere la firma all'ordine del giorno del senatore Barelli.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

L'emendamento 1.bis.16 è stato ritirato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-bis.14.

 

GIAMBRONE (IdV). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Giambrone, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-bis.14, presentato dal senatore Lannutti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Gli emendamenti 1-bis.17, 1-bis.18, 1-bis.19, 1-bis.20 e 1-bis.21 sono stati ritirati.

Il Governo accetta come raccomandazione l'ordine del giorno G1-bis.200 (testo corretto). Senatrice Germontani, insiste per la sua votazione?

 

GERMONTANI (PdL). No, signora Presidente.

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli emendamenti e dell'ordine del giorno riferiti all'articolo 1-ter del decreto-legge, che invito i presentatori ad illustrare.

BAIO (PD). Signora Presidente, aggiungo la firma all'emendamento 1-ter.1 e lo illustro. Con esso si chiede la soppressione dell'articolo 1-ter che contiene disposizioni in materia di apparecchi per il gioco lecito. La soppressione è legata anche al fatto che l'articolo non contempla nulla in ordine alle nuove forme di gioco che oggi interessano particolarmente la popolazione.

Sappiamo che in Italia, anche dagli studi compiuti da un'indagine conoscitiva svolta proprio dal Senato, le persone che scelgono di giocare e di usare le moltissime forme di gioco esistenti sono circa l'80 per cento della popolazione. Purtroppo, però, all'interno di questo 80 per cento una componente non irrilevante degenera nei suoi comportamenti e il gioco diventa una forma patologica, con manifestazioni che esigerebbero interventi di carattere sanitario, di cui non si discute qui oggi.

Sostanzialmente vorremmo che fossero previste, attraverso la soppressione dell'articolo, altre forme di utilizzo delle apparecchiature. Si sarebbe dovuto e potuto regolamentare questo settore in altro modo, per esempio posizionando gli apparecchi per il gioco in luoghi visibili e accessibili al pubblico, magari sui marciapiedi. Ciò disincentiverebbe in misura abissale il ricorso al gioco, ma soprattutto disincentiverebbe la permanenza delle persone nell'utilizzo di queste slot machine o di altro tipo di apparecchi. Credo si sarebbe potuto assumere tale indirizzo.

Il mio collega Barbolini, ma anche il Sottosegretario hanno evidenziato l'esigenza di regolamentare complessivamente il settore e il rappresentante del Governo si è assunto un impegno in tal senso. Riteniamo, però, che questa poteva essere l'occasione per porre fine soprattutto a quelle forme degenerative del gioco, delle quali ci dobbiamo occupare dal punto di vista psicologico e psichiatrico.

Riteniamo quindi che attraverso la soppressione dell'articolo 1-ter si ottenga un risultato migliore rispetto a quanto previsto, purtroppo in modo troppo impreciso e incentivante, all'interno di questo articolo.

BARBOLINI (PD). Signora Presidente, con l'emendamento 1-ter.4 (testo 2), ci interessa mettere in evidenza, in merito alla problematica delle sperimentazioni dei sistemi di gioco elettronico, la necessità, da un lato, di valorizzare il ruolo delle Commissioni parlamentari e la loro possibilità di essere coinvolte per poter esercitare una funzione di indirizzo e controllo, ma soprattutto di mettere maggiormente in sicurezza gli interessi erariali in gioco, cercando in primo luogo di fare salva (questo il testo delle integrazioni che proponiamo all'articolo), nell'interesse dell'erario, la possibilità di svolgimento di attività di verifica delle connessioni in rete del parco macchine e di eventuali azioni di recupero di PREU non versato.

Sappiamo che questo è un punto particolarmente dolente, sul quale sarebbe necessario alzare il livello di attenzione e porre in essere un'azione di recupero, anche con un intervento sanzionatorio molto più determinato e rigoroso.

 

PRESIDENTE. I restanti emendamenti.

Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti e sull'ordine del giorno in esame.

GENTILE, relatore. Signora Presidente, esprimo parere contrario agli emendamenti 1-ter.1 e, nonostante la riformulazione, all'emendamento 1-ter.4.

Esprimo invece parere favorevole all'ordine del giorno G1-ter.100.

Esprimo infine parere contrario all'emendamento 1-ter.0.100.

GIORGETTI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime un parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-ter.1.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-ter.1, presentato dal senatore Barbolini e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-ter.4 (testo 2).

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-ter.4 (testo 2), presentato dai senatori Barbolini e Fontana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. L'emendamento 1-ter.3 è stato ritirato.

Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G1-ter.100 non verrà posto in votazione.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-ter.0.100.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1-ter.0.100, presentato dai senatori Barbolini e Fontana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1196

 

PRESIDENTE. L'emendamento 1-ter.0.1 è stato ritirato, mentre gli emendamenti 1-ter.0.2, 1-ter.0.3, 1-ter.0.4, 1-ter.0.5 e 1-ter.0.6 sono inammissibili.

Passiamo alla votazione finale.

PINZGER (UDC-SVP-Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PINZGER (UDC-SVP-Aut). Signora Presidente, intervengo solamente per dichiarare il voto contrario del Gruppo parlamentare UDC, SVP e Autonomie al provvedimento in esame.

LANNUTTI (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LANNUTTI (IdV). Signora Presidente, onorevoli colleghi, anche il Gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo provvedimento, e ne spiego le ragioni.

Il Governo, ancora una volta, è stato sordo e cieco nel non accogliere alcuni emendamenti che potevano contribuire a battere quella che è la piaga della dipendenza. Basta leggere alcuni giornali e scorrere alcuni dei titoli apparsi dal 2005 al 2006, a cominciare dal «Corriere di Maremma» dell'11 gennaio 2005, che riporta: «La droga del gioco avvelena le famiglie. I malati chiedano aiuto senza vergogna. La psicologa del SERT: "Il pericolo da videopoker e cavalli". Al Lotto più si scommette, più si perde».

Questo grave allarme sociale è stato ricordato non solo dagli altri colleghi della minoranza, ma anche da valenti colleghi della maggioranza. Alcuni emendamenti - che purtroppo non sono stati accolti - proponevano, ad esempio, di vietare l'utilizzo di alcuni apparecchi ai minori di 16 anni. Vedo che anche il Gruppo Lega Nord è sensibile a questi problemi.

Lo voglio ripetere ancora oggi: c'è un grave allarme sociale e lo Stato diventa una sorta di biscazziere, perché incamera ingenti risorse che, come ho ricordato anche questa mattina, arrivano a circa 51 miliardi di euro alla fine dell'anno, ossia in media 850 euro per ognuno dei 60 milioni di abitanti e 2.428 euro per nucleo familiare.

Non voglio ora parlare dei fattori di rischio che inducono al gioco d'azzardo e che ne fanno un motivo di grave allarme sociale, tra cui figurano aspetti ambientali, educativi e psicologici.

La pratica delle scommesse discende fino a noi dall'abitudine, in uso nell'antica Grecia, di scommettere sui risultati dei giochi olimpici, oppure, nell'antica Roma, di scommettere sui combattimenti dei gladiatori con vere e proprie puntate. La diffusione globale del gioco d'azzardo trova conferma nella stessa etimologia della parola "azzardo" che deriva dal francese "hasard", una parola a sua volta di origine araba derivante dal termine "az-zahr", che designava il dado, uno dei più antichi oggetti a cui si lega la tradizione del gioco sociale di scommessa.

Lo sviluppo sociale del problema del gioco d'azzardo è in parte favorito anche dalle crescenti possibilità di scelta tra una vasta gamma di tipologie di gioco, ormai sempre più legalizzate, che riescono a rispondere alle simpatie dei giocatori con diverse propensioni e con differenti personalità. Così, i giocatori d'azzardo vanno dagli amanti della trasgressione da gran salone, come quella dei giochi da casinò e delle slot machine, agli appassionati dei videogiochi, che si lasciano conquistare dai sempre più diffusi videopoker, agli appassionati dei giochi d'azzardo popolari, come le lotterie, il gioco di numeri e di schedine, fino al Bingo, la moderna trasformazione del gioco della tombola, che riesce a conquistare anche interi gruppi grazie al suo profondo legame con il vissuto di una concessa usanza festiva a dimensione familiare.

Per chiarire le caratteristiche diagnostiche del gioco patologico - lo ha ricordato anche la senatrice Baio - è importante distinguere il vizio del gioco dalla malattia del gioco, sottolineando anche che spesso esiste una tendenza ad usare il primo termine per designare impropriamente comportamenti patologici. La distinzione è importante perché permette di individuare una delle caratteristiche fondamentali del gioco d'azzardo patologico (disturbo siglato in psichiatria), vale a dire la perdita di controllo sul proprio comportamento, che invece nel vizio è un comportamento volontario, che può essere controllato ed eventualmente interrotto da una persona che, tuttavia, lo mette in atto con volontà e consapevolezza delle connotazioni negative attribuite ad esso da un punto di vista morale.

In generale, secondo i criteri classificatori tradizionali della psichiatria, possiamo sintetizzare che siamo in presenza di gioco d'azzardo patologico quando esiste un comportamento persistente, ricorrente e disadattivo di gioco d'azzardo, intendendo in quest'ultimo caso che il gioco è in grado di avere delle pesanti ricadute negative sulla vita personale, sociale e lavorativa del giocatore.

Mi avvio alla conclusione, signora Presidente, onorevoli colleghi, nella disattenzione di quest'Aula (non è una novità), ricordando infine che il Governo, che ha tagliato 8 miliardi di euro di risorse alla scuola per appaltare l'istruzione pubblica ai privati, mentre trova fondi sufficienti per il decreto salvabanche per dare contributi agli istituti di credito ed ai lauti stipendi dei banchieri, non trova in alcun capitolo di spesa risorse per salvare le famiglie impoverite, che devono ricorrere al debito o all'illusione del gioco per sopravvivere. Anzi, con il decreto-legge n. 149 del 2008 oggi in discussione in Aula, il Governo incentiva lo Stato biscazziere, ritenendo che la soluzione dei problemi delle famiglie che soffrono una delle più gravi crisi economiche del dopoguerra, con la perdita dei risparmi e dei posti di lavoro, sia nel gioco e nelle scommesse.

Ho già ricordato le entrate dello Stato. Ho ricordato - lo hanno fatto anche altri colleghi - che ben il 4 per cento dei giocatori ha una dipendenza dal gioco, fenomeno che si aggrava nelle fasi economiche di recessione e che investe soprattutto le fasce di popolazione più povere e con meno disponibilità finanziaria, come le donne, le casalinghe, i pensionati, con casi in cui si arriva a indebitarsi per alimentare il vizio del gioco e perfino a perdere la casa per pagare i debiti da gioco.

Concludo, signora Presidente, onorevoli colleghi, affermando che questo Governo sbaglia ancora una volta ad approvare un decreto-legge che non prevede alcuna forma di tutela per i deboli e gli anziani e commette un tragico errore ad alimentare lo sfruttamento del vizio da parte di uno Stato biscazziere che avrebbe il dovere di salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie con strumenti più incisivi delle scommesse e delle lotterie. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

FRANCO Paolo (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Paolo (LNP). Signora Presidente, la posizione politica della Lega Nord in merito ai giochi e le scommesse nel tempo è sempre stata abbastanza definita e chiara. È un terreno difficile, sul quale in parte possiamo solo condividere quanto sostenuto poco fa dal collega Lannutti; tuttavia, su questo terreno possono anche esserci applicazioni importanti. Non bisogna ovviamente vedere il bicchiere mezzo vuoto, ma tramite giochi e scommesse si individuano modi anche fondamentali per sostenere alcuni settori.

In questo caso, lasciando perdere la parte più tecnica del decreto che andiamo a convertire quest'oggi (quindi quel richiamo ad adeguarsi a norme e ad inviti della Comunità europea affinché le procedure di gara avessero l'evidenza richiesta dalle norme europee), voglio invece mettere in evidenza l'importanza di un aspetto fortemente voluto dal ministro delle politiche agricole Luca Zaia, condiviso dal Governo ed approvato in prima lettura alla Camera, sulla base di emendamenti importanti presentati dai colleghi della Lega. Mi riferisco al fatto che, grazie allo strumento della regolazione delle parti di carattere sia erariale, sia organizzativo (nell'estensione del sistema di accoglimento e di ricevimento delle scommesse), si sia voluto sostenere un settore importante quale è quello di cui si occupa l'UNIRE, che controlla, regola e sviluppa le razze equine come propria funzione istituzionale. Si tratta di un'occasione per sostenere un settore importante, che ha dato al nostro Paese grandi risultati.

Spesso e volentieri siamo fagocitati da altri tipi di scommesse, che magari sono fini a loro stesse, per via del grande montepremi, o che si riferiscono ad attività sportive famosissime (soprattutto il calcio), le quali ricevono, sia grazie all'attività dei media, sia grazie ai montepremi - permettetemi questa parola - della raccolta pubblicitaria e degli investimenti delle società che le gestiscono, delle cifre inenarrabili. In questa occasione, invece, viene preso in considerazione uno sport importante, che ha dato fisicamente delle soddisfazioni fondamentali all'attività sportiva in Italia: mi riferisco all'ippica. È inutile citare quali siano i risultati ottenuti da tale disciplina, sia nel passato che nel presente. Oggi l'ippica vive un momento di difficoltà, unitamente ad altre attività sportive. Si può notare, pertanto, quanto sia importante procedere ad un riordino e ad un sostegno economico e finanziario dell'attività delle scommesse per mantenere in piedi questo settore, che - come dicevo poco fa - è in crisi. Tale sistema di scommesse è ben diverso dal gioco finalizzato esclusivamente al montepremi e al guadagno; esso presenta, appunto, il contraltare del mantenimento di uno sport e di un settore che sono sempre stati molto valorizzati ed hanno valorizzato il Paese di fronte al mondo intero.

Voglio quindi ringraziare ed esprimere la mia soddisfazione per il lavoro svolto dal Governo, dal ministro Zaia e dai colleghi della Camera; di tale lavoro si è fatta promotrice in prima persona la Lega Nord. Non si può fare di tutta l'erba un fascio, dicendo che i giochi e le scommesse sono in assoluto qualcosa di deleterio. Essi sono utili, come in questo caso, a sostenere un settore economico, sportivo, culturale e sociale molto importante.

Per questi motivi, e con la soddisfazione di rivendicare da parte del movimento politico cui appartengo e del ministro Zaia una grande attenzione al mondo dell'ippica e dell'allevamento dei cavalli e delle razze equine, confermo ovviamente il voto favorevole della Lega Nord. (Applausi dal Gruppo LNP).

BARBOLINI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBOLINI (PD). Signor Presidente, ancora una volta dobbiamo partire lamentando come in Senato i tempi di esame di questo provvedimento siano stati ridottissimi, soprattutto per la Commissione di merito, che non ha potuto disporre dei pareri delle altre Commissioni, anche su aspetti di rilievo. Che i tempi siano stati ridotti lo dimostra anche il fatto che la stessa maggioranza, per trovare un'intesa, ha dovuto chiedere una sospensione dei lavori d'Aula. Sono mancate la volontà e la disponibilità ad un confronto ampio, che potesse consentire anche delle modifiche, perché su diversi aspetti di questo provvedimento - su cui tornerò - ci sono delle formulazioni lacunose e, in qualche caso, anche di ambigua interpretazione.

Poiché parliamo di giochi, mi arrischio a scommettere, tanto per restare in tema, che di qui a breve saremo chiamati a correggere e precisare alcune delle disposizioni contenute nel provvedimento.

Venendo al merito, vi sono alcune cose che non convincono. Ho già detto delle perplessità in ordine all'ampio spostamento in avanti della decorrenza della nuova concessione per la gestione da parte della SISAL dell'esercizio del gioco dell'Enalotto. Qui si fa davvero un regalo importante al nuovo soggetto gestore, non so se per trascuratezza o per qualche compiacenza. Di fatto, questo è uno dei classici casi in cui ci sarebbe piaciuto vedere all'opera, al Ministero dell'economia, un Robin Hood in grado di misurarsi contro i poteri forti e di rastrellare qualche risorsa nell'interesse dell'erario. Invece, scopriamo che quando c'è da stringere al Ministero dell'economia l'animus pugnandi è più o meno quello di un don Abbondio e non va molto più in là di questo criterio e di questa regola.

Presidenza del vice presidente CHITI (ore 19,17)

 

(Segue BARBOLINI). Anche per quanto riguarda il rispetto delle normative comunitarie, abbiamo già avuto modo di discuterne ma qui si è colta l'occasione di ovviare a un'infrazione comunitaria ampliando, però, in maniera talmente rilevante la riorganizzazione da disegnare un nuovo assetto del sistema. Non si è però prestata attenzione ad elaborare quelle valutazioni dei criteri e dei parametri ordinatori previsti nel decreto Visco-Bersani, anche togliendo e cassando delle regole. Si è sostanzialmente andati nella direzione di sminuire gli strumenti e gli elementi che potessero orientare le scelte in funzione di individuare nuove modalità di distribuzione del gioco su base ippica allo scopo di combattere la diffusione di quello illegale, l'elusione e l'evasione fiscale oltre che garantire i giocatori.

Che da parte del Ministero e del Governo vi sia un calo di tensione e di attenzione sui temi della lotta all'evasione e all'elusione e nei confronti dell'illegalità non è certo una novità. È doveroso, però, stigmatizzarlo in maniera significativa soprattutto con riferimento ad un aspetto: noi rischiamo, per evitare una sanzione della Comunità europea, di incorrere in un'altra infrazione.

Non si giustifica diversamente, e non si comprende se non come un favore fatto a qualche altro interesse cui si vuole in qualche modo compiacere, lo sconto nei confronti di quei soggetti che, già titolari di concessione, se partecipano alla gara potranno abbattere il costo degli 85.000 euro del 25 per cento: è una regalia della quale, sinceramente, non si comprende il motivo. Ribadisco che si sarebbe dovuto esercitare un controllo molto più severo circa il fatto che questi soggetti abbiano ottemperato correttamente a quegli obblighi che l'essere titolari di convenzione riconosceva alla loro responsabilità.

Vorrei anche, se il collega Franco me lo permette, fare qualche riflessione sulla questione dell'UNIRE. Noi siamo favorevoli al fatto che si sia trovata la maniera di sostenere un settore in sofferenza, quale quello dell'allevamento dei cavalli. Da questo punto di vista, nutriamo però perplessità sull'UNIRE, sul suo metodo di lavoro e sulle responsabilità che hanno portato, nel corso degli anni, anche alla crisi del settore. È stato giusto, però, cercare di cogliere un'opportunità. Detto questo, ho l'impressione che nel definire la provvidenza si sia forse ricorsi a una misura extra large. Non so se qualcuno ha fatto bene i conti ma quel testo è scritto in una maniera certamente per iniziati e non per persone che possano agevolmente comprenderlo. Secondo me, esso contiene anche delle formulazioni che saranno fonte di ambiguità e di incertezza. Soprattutto, ritengo che non si siano fatti bene i conti.

Io, allora, ho provato a rifarli: se il volume complessivo delle scommesse nel settore delle macchinette è di 20 miliardi di euro su base 2008; se si stabilisce un aggio ulteriore dello 0,70 su quella base e se si presume che la base del gettito non diminuisca (bisogna infatti sapere che molte macchinette non sono collegate e non sono state portate a trasparenza ed emersione; c'è dunque una vastità molto maggiore di recupero potenziale di gettito); ebbene, si è qui innescato un meccanismo in base al quale il contributo che andrà all'UNIRE potrebbe crescere, ovviamente all'UNIRE ne saranno contenti, in progressione geometrica per non meno di 140 milioni di euro sul 2009 e, probabilmente, per un valore vicino ai 300 milioni di euro sul 2010.

Tutto questo, diciamo così, con una duplice ineleganza e inopportunità. La prima è quella di mettere il finanziamento di un determinato settore a carico di un altro segmento; la seconda è quella di garantire all'UNIRE un cespite grazie al quale si può continuare a dormire tranquilli, senza fare quelle riforme e quelle modificazioni di sistema di cui invece il comparto dei cavalli, dell'allevamento e della zootecnia equina avrebbe sicuramente necessità. Da questo punto di vista, credo che si sia fatto uno strafalcione e probabilmente qualcuno, fra qualche tempo, dovrà mordersi le mani. È emerso anche dalla discussione che poi ovviamente crescono le aspettative legittime da parte di numerosi altri attori.

Mi si risponderà che è una scelta politica, ma faccio fatica ad accettare che si sia così largheggiato nel dimensionamento di questo sostegno, che andrà ben oltre le previsioni e le intenzioni, e poi non si trovino da parte del Governo 20 milioni per garantire ai ciechi di guerra l'indennità sostitutiva dell'accompagnatore militare, si neghino le garanzie per il recupero dei crediti vantati dalle aziende italiane nei confronti dei Paesi stranieri, si taglino del 32 per cento le risorse del Fondo per le famiglie. Anche queste sono scelte politiche e noi prendiamo atto che il Governo e la maggioranza non le fanno.

In conclusione, credo si sia persa un'occasione (anche se il Governo sostiene che più avanti presenterà una proposta in merito) per rispondere alla necessità di promuovere il completamento della disciplina in materia di apparecchi per il gioco lecito, attraverso la sperimentazione delle macchine collegate in rete. Ci saremmo aspettati e ci aspettiamo di poter discutere su un progetto generale per l'effettiva messa in sicurezza di tutto il sistema dei giochi, che recuperi anche le risultanze del lavoro di indagine condotto dalla Commissione Grandi, sia con riferimento al profilo delle tecnologie utilizzate, sia con riguardo al rafforzamento degli interventi mirati al controllo ispettivo, che almeno a campione analizzino e sanzionino eventuali irregolarità.

Vorremmo che, mentre si riprende - speriamo - una riflessione sulla riforma dell'Agenzia dei monopoli di Stato, che è stata prevista dalla finanziaria del 2008, si attivi fin da subito una specifica direzione di vertice incaricata di occuparsi di accertamento, discussione e contenzioso, un organismo centrale di audit che consenta di tenere sotto monitoraggio i comportamenti, di intervenire contro le scorrettezze, di esercitare deterrenza nei confronti dei comportamenti censurabili. È tutto quello che fino ad oggi è mancato e purtroppo, lo denunciamo, ancora manca.

Un'ultima considerazione riguarda il tema dei giochi, che è emerso nella discussione. Su questo argomento è anche necessario avere attenzione all'educazione, alla formazione e alla tutela dei giocatori, all'introduzione di misure di contrasto e di sostegno contro le patologie di dipendenza, alla promozione di campagne di informazione e di sensibilizzazione volte a mettere in guardia contro le insidie dei giochi e le più sofisticate forme di cattura delle potenziali prede.

Come si vede, signor Presidente, il Partito Democratico considera necessario un approccio molto più rigoroso e complessivo al tema, di cui non ci sfuggono la rilevanza ma anche i profili di criticità. Spiace dover constatare che anche in questo caso Governo e maggioranza abbiano preferito intervenire con misure approssimative, poco coordinate, tradendo la volontà di incentivare comunque il gioco e forse strizzando l'occhio a qualche interesse particolare. Questa è una responsabilità che vi lasciamo per intero. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Invito i senatori a non usare l'emiciclo come luogo di riunione.

FERRARA (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (PdL). Signor Presidente, premetto che se, come richiamato dai colleghi, esiste la ludopatia, io non ne sono affetto, anzi sono affetto da ludoapatia, perché non gioco neanche a tressette, quindi l'argomento che stiamo trattando mi sfiora appena quanto alle problematiche che hanno richiamato i colleghi, mi coinvolge invece per la responsabilità che abbiamo noi tutti parlamentari di fare delle buone leggi.

Il provvedimento al nostro esame è una buona legge se ci atteniamo allo scopo della legge stessa, che era quello di recare urgentemente delle disposizioni in modo da adempiere alle prescrizioni comunitarie che - lo richiamiamo alla memoria dell'opposizione - erano già state esitate nel 2007 e che la passata maggioranza aveva tutto il tempo di mettere in atto ma non lo ha fatto, così come tantissime altre cose. Adesso tocca a noi farle al suo posto e certamente le faremo meglio.

Il senatore Lannutti dice che non stiamo intervenendo sul gioco. Considerato che gli emendamenti sul provvedimento (certamente siete stati attenti, ma avreste potuto esserlo ancora di più) erano inammissibili sia in questo come nell'altro ramo del Parlamento per estraneità di materia, considerato comunque che bisognerebbe forse intervenire sul gioco, vi facciamo osservare che se il gioco è una droga, come dice il senatore Lannutti, allora bisognerebbe comportarsi come voi avete detto tante volte che bisogna comportarsi nei confronti della droga. Non si capisce, tuttavia, perché per la droga siete antiproibizionisti e invece per il gioco siete proibizionisti. Direte che non è la stessa cosa, ma allora bisogna cominciare a comportarsi diversamente da come vi comportate voi. (Applausi dal Gruppo PdL. Commenti dai banchi dell'opposizione). A questo punto, visto che non siamo d'accordo, se la tossicodipendenza bisogna affrontarla in modo diverso rispetto alla ludopatia, la ludopatia bisogna affrontarla così come stiamo facendo noi, cioè prevedendo un'irregimentazione delle disposizioni, con opere di manutenzione e cercando di cogliere un obiettivo che voi non avete raggiunto ma che noi raggiungeremo.

Certamente bisogna ringraziare la minoranza, signor Presidente, se questa mattina abbiamo lavorato al provvedimento in Commissione e - il senatore Barbolini aveva ragione a vantarne il merito - con interventi coerenti, coincisi e chiarissimi in circa tre quarti d'ora ci siamo confrontati su una questione importante, cioè la manutenzione del settore dei giochi e la sua regolamentazione.

Questo lavoro però non è stato attinente soltanto alle disposizioni da prendere in considerazione per assicurare adempimenti comunitari, perché il dibattito che si è tenuto dimostra che l'attenzione del Governo e della maggioranza sulle proposte che sono state fatte non è di secondo piano. C'è un'attenzione tale per cui prossimamente, dice il Governo, tutto quello che è stato richiamato, nonché gli emendamenti che sono stati presentati e che non è stato possibile esaminare positivamente per la necessità di questo ramo del Parlamento di esitare il provvedimento in esame in tempi brevi, visto l'ostruzionismo nell'altro ramo del Parlamento (l'opposizione non può dirci che avremmo potuto cambiare il provvedimento pur sapendo che non era possibile cambiarlo perché nell'altro ramo del Parlamento era in corso l'ostruzionismo), saranno presi in considerazione. (Brusìo).

PRESIDENTE. La interrompo, senatore Ferrara, per consentirle di svolgere la sua dichiarazione di voto in un'Aula che almeno rispetti quello che sta dicendo. Prego i colleghi di fare silenzio e di non parlare addirittura accanto al senatore Ferrara.

FERRARA (PdL). La ringrazio, signor Presidente.

Oltre a far rilevare l'attenzione del Governo, sottolineando la solita doppiezza dei colleghi della minoranza, vorrei far osservare che il provvedimento al nostro esame raggiunge più obiettivi: da un lato, avvia un'operazione d'innovazione nel settore per la quale probabilmente potremo essere citati ad esempio nella Comunità europea; inoltre, come hanno detto molti colleghi, il provvedimento affronta la crisi del settore ippico, perché per 350.000 cavalli ci sono 75.000 addetti, quindi circa 5.000 famiglie. E si tratta non solo di famiglie di scommettitori, ma anche di famiglie di autotrasportatori, di giardinieri, di sellai, di manutentori, di addetti alle ditte di abbigliamento.

Con questo provvedimento, quindi, si sta operando un intervento di tipo socio-economico di non secondaria importanza. Si è, poi, cominciata a focalizzare la possibilità di introdurre, con un emendamento che poi è stato espunto nell'altro ramo del Parlamento, il gioco on line, che rappresenta una grande novità che consentirà una migliore regimentazione e un miglior controllo.

Ritornando al settore ippico, signor Presidente, si è consapevoli di cosa avrebbe significato l'introduzione del proibizionismo? Quante corse clandestine di cavalli ci sarebbero state? Come possiamo richiamare il Paese alla sicurezza se il pericolo serio che correva il settore ippico era quello delle corse clandestine?

In ultimo, Presidente, con questo provvedimento andiamo verso la prevenzione delle tante distorsioni che ci sono nel settore e, quindi, il nostro scopo non è soltanto quello importantissimo di disporre una tutela del consumatore debole, ma anche quello, attraverso la lotta al gioco illegale, di garantire il gettito all'erario. Si compie una doppia azione che si configura come una generale e complessa tutela nei confronti del cittadino che gioca e che, attraverso il gettito tributario, deve avere quello che si merita e quello che noi gli consentiremo con questo provvedimento.

Intervenendo a nome del Popolo della Libertà, richiamo quindi la maggioranza ad esprimere un voto favorevole. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

INCOSTANTE (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, del disegno di legge, composto del solo articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi dal Gruppo PdL).

 

Sull'ammissibilità di un emendamento al disegno di legge n. 1152

SCANU (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SCANU (PD). Signor Presidente, vorrei attirarre la sua attenzione su una circostanza che il Gruppo del Partito Democratico considera alquanto grave. È in discussione, come lei e i colleghi sanno, presso l'8a Commissione del Senato, l'Atto Senato n. 1152 recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione.

 

PRESIDENTE. Scusate, il senatore Scanu sta ponendo una questione importante; inviterei, pertanto, i colleghi a seguirla anche per apprezzare il senso dell'intervento.

 

SCANU (PD). In quella sede, il senatore Zanetta ha presentato un emendamento all'articolo 2 con il quale viene costituita la società Difesa Servizi Spa. Analogo tentativo era stato fatto presso la Camera dei deputati; il presidente Fini, in quella circostanza, ritenne di non dover ammettere la presentazione dell'emendamento per estraneità di materia. Ora, non che si debba pedissequamente emulare ciò che viene fatto nell'altra Camera, ma, a nostro giudizio, analogo atteggiamento dovrebbe tenere questa Presidenza, tenuto conto del fatto che, su un argomento che tratta di materiali e di contenimento dei prezzi, si vorrebbe in maniera surrettizia determinare una decisione del Senato che inciderebbe in maniera diretta e completa su tutta l'organizzazione della Difesa.

Questo, dal punto di vista del merito; dal punto di vista del metodo, invece, signor Presidente, tutto questo avverrebbe senza che le competenti Commissioni avessero la possibilità di operare la seppur minima valutazione.

A nome del Gruppo, signor Presidente, sono a pregarla di voler rappresentare al presidente Schifani, se lo crede, l'opportunità di emulare - scientemente e non pedissequamente - il suo collega della Camera, il presidente Gianfranco Fini. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Senatore Scanu, farò senz'altro presente la sua richiesta al presidente Schifani ed esamineremo l'emendamento; vi sono però due considerazioni che devo fare, senza con ciò assumere ora una determinazione, dal momento che ho seguito il suo intervento, ma non conosco l'emendamento in oggetto.

La prima riguarda un aspetto che tengo ben presente, per passata esperienza e per ruolo, ossia che vi è una diversità di Regolamenti, mai modificata, tra il Senato e la Camera: il Regolamento del Senato, rispetto a quello della Camera, sui decreti-legge consente una maggiore permissività in ordine alla presentazione di emendamenti. I Presidenti delle due Assemblee, quindi, sono entrambi chiamati al rispetto del Regolamento.

La seconda considerazione che vorrei fare è che, in prima istanza, ritengo che il giudizio sull'ammissibilità dell'emendamento debba essere espresso, a livello di Commissione, dal Presidente della stessa. Su questa base, poi, quando il testo arriverà in Aula, in sede di esame degli emendamenti, la Presidenza potrà esprimersi, altrimenti vi sarebbe un precedente pesante rispetto all'autonomia e al modo di lavorare delle Commissioni.

Questi due aspetti mi pare si debbano entrambi tener presenti, quindi così ci comporteremo.

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(733) Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (ore 19,38)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 733.

Ricordo che nella seduta pomeridiana del 12 novembre è proseguita la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Maritati. Ne ha facoltà.

MARITATI (PD). Signor Presidente, ho avuto modo di ascoltare uno dei pochissimi interventi degli esponenti di maggioranza in merito al disegno di legge sulla sicurezza che ci occupa, il quale ne ha proposto una strana versione politica. In sintesi, l'oratore così si è espresso: già nel corso della campagna elettorale, ed ancor più dopo la vittoria elettorale, il popolo italiano avrebbe chiesto con trepidazione ed urgenza di intervenire nel settore dell'ordine pubblico, perché la situazione d'insicurezza e di paura è tale da non avere precedenti nella storia del Paese. Eccoci qui, proseguiva l'oratore: questa maggioranza fa il proprio dovere, soddisfacendo le legittime attese e pretese degli italiani.

Penso che questo sia uno strano e furbo modo di porre la questione, innanzi tutto, come se la vittoria di una campagna elettorale legittimasse la maggioranza a fare di tutto, anche qualcosa che non corrisponde alle reali esigenze del Paese. Intanto, non abbiamo mai messo in dubbio la necessità che lo Stato sia sempre più presente, anche nel dare ai cittadini sicurezza e protezione. Ciò che ci divide dalla maggioranza, in questo momento, anche in questo settore, è il metodo che intende seguire, è la cultura che sottende a gran parte dei provvedimenti adottati, è il metodo scelto per assolvere a questo compito.

Non ci siamo mai opposti in maniera pregiudizievole alla trattazione dei vari decreti e dei testi di legge; non l'abbiamo mai fatto in modo ideologico, rispetto a quelli che sin dall'inizio della legislatura voi della maggioranza avete imposto e state imponendo all'esame della Commissione, quindi dell'Aula, senza una riflessione ed un confronto approfondito.

Quello che contestiamo è l'utilità e l'efficacia di buona parte dei provvedimenti che vi accingete ancora una volta a varare, forti solo della preponderanza numerica, senza confronto e riflessione, né una reale intenzione di affrontare il fenomeno sicurezza con serietà ed efficacia.

Per ragioni di tempo formulerò alcune brevi riflessioni soltanto su alcuni degli istituti che intendete introdurre, anche perché il testo al nostro esame si presenta quanto mai eterogeneo, interessandosi di circolazione stradale, di norme sull'immigrazione, prevedendo disposizioni sul contrasto al crimine organizzato ed intervenendo altresì sul cosiddetto regime speciale del carcere, previsto dall'articolo 41-bis, per gli appartenenti alle organizzazioni criminali di tipo mafioso. Si tratta di una sorta di zibaldone troppo variegato per essere particolarmente efficace.

L'articolo 46 prevede il «Concorso delle associazioni volontarie al presidio del territorio». Nell'ipotesi normativa si prevede un'inutile possibilità che associazioni di volontari possano segnalare all'autorità di polizia eventi pericolosi per la sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale. Sottolineo che tale previsione è assolutamente inutile perché non è inibito ad alcuno segnalare o denunciare fatti e circostanze ritenute pericolose o situazioni di disagio sociale. Non vedo la ragione, al di là di una deprecabile azione politica di mera propaganda, per inserire in una norma ciò che è che già possibile e legittimo fare da parte di singoli o di associazioni.

La seconda parte della norma in esame prevede invece qualcosa di assolutamente illegittimo e pericoloso: l'istituzionalizzazione delle cosiddette ronde, gruppi di cittadini chiamati formalmente da parte degli enti locali (territoriali o no? A questa domanda sarebbe opportuno che il Governo fornisse una risposta chiara e immediata) a cooperare nello svolgimento dell'attività di presidio del territorio.

Il provvedimento, se varato, sarebbe, come è stato in precedenza illustrato da altri colleghi del mio partito, contrario al dettato costituzionale, perché è demandato per legge alla competenza esclusiva delle forze dell'ordine il presidio del territorio, e sarebbe altresì pericoloso, proprio per la stessa sicurezza e per l'ordine pubblico. Il presidio del territorio, colleghi della maggioranza, è un compito così delicato e serio che in alcuni casi si è deciso, anche di recente, di impegnare persino l'Esercito, con tutte le incognite e le perplessità che hanno caratterizzato tale impiego. Si tratta ad ogni modo di un compito di esclusiva competenza delle forze dell'ordine, che devono svolgerlo con la consueta serietà e professionalità, requisiti che talvolta addirittura mancano persino nelle forze dell'ordine: so che sono casi eccezionali, ma è difficile avere serietà e professionalità da parte di chi è demandato a controllare il territorio.

L'impiego in tale settore di ronde private, oltre ad essere certamente illegittimo si profila pericoloso, in quanto porrebbe un problema di status di compiti e di poteri delle persone impiegate e degli effetti che i loro atti produrrebbero anche nei confronti di terzi. Si richiama, a sostegno dell'istituto che si vuole varare, un altro istituto già noto da tempo al nostro codice penale, ossia l'arresto in flagrante di reato ad opera di privati, dimenticando l'eccezionalità di un simile istituto, che resta nella sua validità per ipotesi isolate ed eccezionali, in cui il privato che dovesse essere vittima o testimone di un reato grave o gravissimo possa trattenere il presunto autore del delitto per il tempo strettamente necessario a far intervenire la forza pubblica.

Appare del tutto anomalo ed errato servirsi e utilizzare la forza privata di un numero indefinito di associazioni come strumento stabile di collaborazione con compiti e poteri che resterebbero affidati solo alla fantasia di sindaci sceriffi o alla volontà di farsi giustizia da sé. Non stona rammentare, ad esempio, che proprio in questi giorni alcuni colleghi hanno presentato un'importante interrogazione sul modo in cui il Comune di Milano sta assegnando incarichi ad associazioni proprio in questo serio e delicato settore del presidio del territorio.

In un momento in cui si profila peraltro la possibilità, anch'essa imposta dalla maggioranza, di reintrodurre il delitto di oltraggio al pubblico ufficiale, non si può fare a meno di chiederci chi sono questi collaboratori per il presidio del territorio e come verranno strutturati, inquadrati ed organizzati. Quale sarà il loro status giuridico? Saranno esercenti di un'attività di pubblico interesse o addirittura pubblici ufficiali? E con quali conseguenze in un momento in cui verranno a contatto con altri cittadini, reali o presunti autori di reato, verso i quali potranno usare anche la forza? Entro quali limiti? Tutto questo non è detto nel disegno di legge.

Penso che il problema dell'ordine e della sicurezza pubblica e, quindi, del contrasto ad ogni forma di illegalità sia un fatto tanto serio da non consentire, amici della maggioranza, interventi errati e pericolosi come questo che state proponendo.

Nel testo di legge in esame si reitera ancora una volta la cultura della repressione, tutta e solo basata sull'uso della forza, la repressione fisica, intesa non come l'extrema ratio di una necessità assoluta ed urgente di rispondere ad atti aggressivi e pericolosi non altrimenti neutralizzabili, ma come terapia sempre più generalizzata ed abusata.

Lo stesso criterio viene seguito nei confronti del fenomeno migratorio, quanto mai complesso, alla cui base vi sono atti di ingiustizia e di violenza, alcuni dei quali, giova ricordarlo in questa sede, si sono sedimentati nell'arco di secoli a danno di intere popolazioni e continenti, che oggi stanno esplodendo in modo clamoroso, con un numero sempre crescente di persone che fuggono dalla loro terra per salvaguardare la vita propria e quella dei loro cari a cagione di una situazione di fame e di violenza che si pone talvolta come la conseguenza storica di errori e violenze perpetrate dai popoli privilegiati a danno dei più sfruttati e poveri.

Eppure, a fronte di tale fenomeno, l'attuale maggioranza non sa offrire altra risposta al di fuori di una sterile ed inutile politica della repressione. Prima si inventa un delitto di immigrazione clandestina che, se varato, avrebbe imposto la celebrazione di decine di migliaia di processi e relative incarcerazioni, con conseguente ulteriore paralisi del sistema già compromesso della nostra giustizia. Ora si tira fuori una contravvenzione penale, che comunque imporrebbe l'esercizio dell'azione penale, da ritenersi estinta o interrotta solo nell'ipotesi di eseguita espulsione. Quando passeremo all'esame degli emendamenti approfondiremo questo aspetto e vedremo di che natura è l'intervento punitivo o l'oblazione, o la non oblazione, di questa contravvenzione.

Anche in tal modo appare tutta l'approssimazione e l'inutilità dei sistemi prospettati nel disegno di legge; strumenti inutili e dannosi per gli effetti devastanti sul già provato e quasi paralizzato sistema giudiziario; decine di migliaia - tanti sono - di processi da attivare dinanzi ai giudici di pace con una duplice, inutile conclusione: o il processo si concluderà, e con quali tempi non è possibile prevedere, ovvero interverrà l'espulsione, con la conseguente estinzione delle procedure. E se di estinzione si potrà tecnicamente parlare, lo vedremo. In entrambi i casi, chiedo ai colleghi della maggioranza quale sarebbe il risultato, quale sarebbe il vantaggio per la nostra società.

Trattandosi di una moltitudine di disperati, il più delle volte in possesso solo di laceri indumenti, quali possibilità vi sono, in realtà, che paghino l'ammenda? Ma se non pagassero si dovrebbe procedere alla conversione della pena pecuniaria in detentiva! E se invece il soggetto verrà realmente espulso, quale necessità vi è stata di ingolfare le aule di giustizia, già fin troppo congestionate, con un mare di inutili procedure?

Sin dal primo decreto sulla sicurezza che avete varato, abbiamo tentato, inutilmente, di contribuire ad una più utile e corretta impostazione delle norme proposte, consigliando l'introduzione, ad esempio, dell'istituto del rimpatrio assistito, che nel nostro Paese ha già trovato una proficua attuazione al tempo della guerra del Kosovo. L'attuazione di un simile istituto varrebbe certamente ad evitare abusi e vessazioni verso chi di violenze e di ingiustizie ne ha già subite troppe e anche ad utilizzare le risorse pubbliche con maggiore parsimonia e proficuità. Ricordo infatti che il trattenimento nei centri di identificazione e di espulsione costa più del sostegno per un rimpatrio assistito.

Il persistente diniego della maggioranza non trova alcuna giustificazione se non la pervicace, sterile volontà di mostrare i muscoli anche quando appare chiaramente come lo strumento meno idoneo a risolvere il problema.

La politica dei muscoli, della cosiddetta tolleranza zero, riappare ancora una volta, dopo l'esperienza dei campi rom, anche - sembra impossibile crederlo - nei riguardi dei senza fissa dimora. Si tratta di una categoria di cittadini, di persone tra le più povere e certamente escluse dai più elementari servizi essenziali che la società moderna offre, persone che vivono per strada, che portano con sé tutto il loro misero patrimonio. Nei confronti di tale persone, certamente sfortunate e deboli, sarebbe stato auspicabile ed apprezzabile un'iniziativa del Governo diretta alla conoscenza del fenomeno per definirne le cause e l'entità dello stesso, cercando i possibili rimedi.

Nulla di tutto ciò, perché il «Governo forte» di centrodestra, quello che dice di farsi rispettare e di tolleranza zero, decide di dare vita ad un registro in cui tutti i pericolosi clochard - i barboni - dovrebbero essere inseriti: un registro da tenere presso il Ministero dell'interno e non degli interventi sociali, una vera e propria schedatura che non si comprende a quale fine, con quali risultati e per la sicurezza di chi! Non risulta infatti - almeno le cronache non lo hanno mai evidenziato - che uno o più persone di questa categoria si siano resi responsabili di crimini o reati di ogni genere. Si ha al contrario notizia di veri e propri roghi umani che queste persone hanno subìto. Quindi, continuiamo a chiederci la ragione di un simile atteggiamento repressivo anche quando non serve o addirittura si concretizza con provvedimenti disumani. Non piani di sostegno ma interventi repressivi.

Ed ancora un'ultima perla. Secondo la stessa concezione, si prevede il test di lingua italiana come condizione per il rilascio del permesso di soggiorno di lunga durata: ad una moltitudine di disperati, assai spesso privi di una cultura di base anche del loro Paese e nella loro lingua, imponiamo, come requisito necessario per ottenere il permesso di soggiorno a lunga scadenza, la conoscenza della lingua italiana; e non pensiamo invece ad organizzare sistemi che favoriscano l'apprendimento della lingua, ma non traducendo questo mancato superamento del test come causa di espulsione o di diniego del permesso di soggiorno. Questa è una politica che non potrà mai trovarci d'accordo.

Siamo aperti ad una collaborazione vera, siamo disponibili a fornire tutto il nostro sostengo per interventi, per istituti che servano all'obiettivo di regolare in maniera civile il processo di immigrazione, di impedire o contenere le violazioni di legge, soprattutto quelle dei criminali, ma con istituti che non tocchino la dignità dell'uomo, che non facciano ridere l'intera Europa. È questo che chiediamo. Quindi, almeno in Aula, apritevi alla riflessione, al confronto e al contributo attivo che siamo ancora disposti a fornire. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Rizzi. Ne ha facoltà.

RIZZI (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, partirò dall'intervento del collega Maritati per chiedergli fondamentalmente in quale Paese surreale vive e quale Paese surreale ci sta dipingendo. Credo che sia finita l'epoca di pensare ad una immigrazione controllata e controllabile e che non vi sia davvero un'emergenza legata all'immigrazione clandestina.

Il discorso delle ronde a cui il collega alludeva prima non nasce da una volontà della Lega scollegata dalla realtà, ma da una precisa esigenza il territorio. È il Paese che ci chiede e ci urla un bisogno di sicurezza, che non è più garantita nelle nostre strade ma nemmeno nelle nostre case. Questo è quanto ci viene chiesto e questo è quello che abbiamo tentato di fare con l'emendamento sulle ronde e con tanti altri, atti a limitare l'ingresso incontrollato ed incontrollabile di una immigrazione che ci sta veramente mettendo in ginocchio, soprattutto dal punto di vista della sicurezza, perché l'immigrazione incontrollata e incontrollabile, alla fine, si traduce in una impossibilità da parte di questi cittadini extracomunitari di venire nel nostro Paese a crearsi in esso un futuro e quindi nell'essere assolutamente spinti progressivamente ad entrare nel giro della delinquenza.

Questo è il significato di tutta una serie di emendamenti che abbiamo voluto fortemente portare avanti per potenziare in senso ancora più restrittivo un «decreto sicurezza» che già apprezziamo profondamente e di cui il Paese sentiva veramente bisogno.

Ma abbiamo voluto fare ancora qualcosa di più. Un altro nodo dibattuto in Commissione ma anche sulla stampa è quello del permesso a punti e ancora di più lo è quello dell'obbligo di denuncia nei pronto soccorso dei cittadini extracomunitari clandestini, conseguente all'introduzione del reato di clandestinità, che ritengo assolutamente sacrosanto. E non è dimostrazione di razzismo o di menefreghismo nei confronti del cittadino sofferente il fatto di andarlo a denunciare: sono due cose distinte e separate. Un conto è il diritto alla salute, che non viene negato assolutamente a nessuno: nei nostri pronto soccorso tutti i cittadini, siano essi italiani o extracomunitari, ricevono le cure più premurose e le migliori possibili in quel momento, le vite umane vengono salvaguardate, le malattie vengono curate; ma se quello della salvaguardia della salute è un diritto, è altrettanto un diritto da parte nostra, dei cittadini di questo Paese, che la legalità venga comunque rispettata.

La clandestinità è di per sé aberrante; fortunatamente con questo decreto diventerà un reato. I reati perseguibili per legge vanno denunciati all'autorità giudiziaria e qualsiasi pubblico ufficiale (in questo caso il medico che opera nel pronto soccorso) che venga a conoscenza dell'esistenza di un reato ha l'obbligo morale, civile e civico di segnalarlo all'autorità giudiziaria perché vengano presi tutti i provvedimenti necessari per provvedere ad una rapida e duratura espulsione dal nostro Paese di individui che evidentemente sono qui solo ed esclusivamente per compiere reati.

Volevo solo puntualizzare questo piccolo particolare per fugare ogni dubbio e separare, una volta per tutte, la necessità di venire incontro ad un bisogno sanitario, dalla necessità, sacrosanta e sancita, di venire incontro al bisogno di sicurezza e alla limitazione di questa immigrazione, che ormai sta diventando selvaggia. Siamo alla resa dei conti: o riusciamo a fermarla adesso o non avremo una seconda occasione. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Adamo. Ne ha facoltà.

ADAMO (PD). Signor Presidente, l'intervento che mi ha preceduto mi permette di entrare più rapidamente in tema, perché, come abbiamo sentito dal collega, la clandestinità è delinquenza. Quindi, tutte le badanti che sono nelle nostre case, tutti i muratori che lavorano nei nostri cantieri ed i pizzaioli, che sappiamo essere clandestini perché con la Fini-Bossi sono anni che non riescono a regolarizzarsi, sono delinquenti.

Sono 700.000, caro collega: lei pensa di fare 700.000 accompagnamenti forzati o di metterli in carcere? Perché il punto di tutto il ragionamento che abbiamo fatto fino adesso è questo: cosa vogliamo fare dei 700.000 clandestini che abbiamo nel nostro Paese. Questo è un provvedimento che per la quarta volta viene inserito in disegni di legge diversi ed in decreti che trattano materie che non c'entrano niente; affrontiamo questi temi cercando di nascondere sotto il tappeto il problema dei problemi: la Fini-Bossi è fallita.

Non c'è problema, posso anche dire che la Turco-Napolitano è fallita, dal punto di vista del tentativo di definire quote e blocchi di ingresso e di regolare. Dobbiamo allora sederci intorno ad un tavolo; se c'è un problema bipartisan dovrebbe essere questo, perché è il problema del nostro futuro e del futuro dell'Europa. È un problema che riguarda tutte le società occidentali. Possiamo far finta di affrontarlo come se ci fosse capitato un accidente a cui cerchiamo di porre mano? Siamo già ai bimbi della seconda generazione, siamo già ai matrimoni misti, ad un'evoluzione della popolazione; dobbiamo affrontare questa tematica guardandola in faccia, per quella che è, cercando di evitare l'immigrazione non regolata ma dando il massimo di opportunità di integrazione e di cittadinanza a chi è qui per lavorare.

Vede, le sue parole, senatore Rizzi, ci fanno capire quanto siano - mi perdoni - poco sincere tutte le espressioni, non sue, ma di molti suoi colleghi, che quando sentono le nostre critiche ci dicono: «Per chi viene qui a lavorare onestamente, braccia aperte; sono i delinquenti che devono andare in galera». E tutti dicono: «Giusto, i delinquenti devono andare in galera e se sono stranieri devono essere espulsi e tornare a casa loro». Ma poi sentiamo dalle sue parole e leggiamo dai testi di legge che vengono qui proposti che non sono solo i delinquenti: tutti coloro che sono clandestini sono potenzialmente delinquenti.

Questo è un errore culturale molto grave, perché ogni volta che viene avviata un'indagine o un'inchiesta lei scoprirà che tanti delinquenti stranieri - lasciamo perdere gli italiani, in questo momento - hanno tanto di permesso di soggiorno e di timbri in tasca, laddove molti clandestini sono bravissime persone che - come ho detto - lavorano nelle nostre case. Non è lì il discrimine ed è un grave errore concettuale: additare alla gente la clandestinità come delinquenza è profondamente sbagliato. Poi è inutile piangere quando avvengono certi episodi di razzismo e di violenza razzista, se addirittura nei testi di legge si lascia capire che questa è l'opinione del legislatore. In questo modo si legittimano certi comportamenti.

Vorrei ringraziare il collega Maritati che è intervenuto prima e mi rivolgo al rappresentante del Governo, il sottosegretario Caliendo, che non mi pare mi stia ascoltando con passione, piuttosto mi sembra che stia leggendo. Mi rivolgo al relatore: il collega Maritati ha richiamato prima un'interrogazione. Ho proprio bisogno dell'attenzione del rappresentante del Governo. Signor Presidente, potrebbe richiamare l'attenzione del sottosegretario Caliendo?

 

PRESIDENTE. Sottosegretario Caliendo, la senatrice Adamo la sta chiamando in causa.

 

CALIENDO, sottosegretario di Stato per la giustizia. La stavo ascoltando, senatrice Adamo.

 

ADAMO (PD). La ringrazio. Ne approfitto per chiederle se il Governo intenda rispondere ad una mia interrogazione che purtroppo è del luglio scorso, atto n. 4-00254, a firma mia e della collega Della Monica, in merito ad un bando sul controllo del territorio emesso dal Comune di Milano. Ho l'onore di venire da una città che anticipa molto. Questo bando per il controllo del territorio in collaborazione con le forze dell'ordine è stato vinto da due associazioni: una si chiama «Blue Berets» e il suo presidente appartiene ad un noto gruppo di estrema destra; l'altra è un'associazione di ex poliziotti il cui presidente è un nostro collega consigliere comunale di Forza Italia.

Al di là del fatto che la gara - in quanto tale - è stata piuttosto strana, dal momento che hanno vinto due organizzazioni che dovrebbero occupare il territorio e che sono di matrice politica, vorrei chiedere al Ministero dell'interno se è così che pensano di interpretare quell'articolo: i Comuni pubblicano un bando di gara cui partecipano associazioni di varia provenienza e i vincitori ottengono una delega ad esercitare il controllo del territorio che spetta alle forze dell'ordine? Ma stiamo scherzando? Vorrei ottenere prima o poi una risposta alla mia interrogazione, perché ormai sono passati cinque mesi e mi interessa sapere che cosa pensi il Governo di bandi simili, oltre che naturalmente di soggetti di questo tipo che vincono.

Tornando al provvedimento in esame, non voglio richiamare in questo intervento quegli articoli - su cui c'è stato un lavoro comune vero e che riguardano serissime questioni (dall'antimafia ad altri gravi problemi) - a cui non solo abbiamo contribuito, ma che sono eredità di un'elaborazione passata, grazie al fatto che in Commissione la maggioranza ha saputo recuperare l'elaborazione che era stata fatta dal Partito Democratico e l'opposizione ha saputo collaborare. Di questo si è già parlato e non ho problemi ad esprimere apprezzamenti. Tuttavia, se a leggere questo testo fosse il famoso marziano che non sa niente delle nostre vicende locali, esso sembra scritto da due mani diverse e da due parlamenti diversi.

Al di là delle questioni che ho già cercato di sottolineare, vorrei riprendere solo un punto: ho provato a rileggere tutti gli articoli che parlano degli stranieri e non quelli che parlano di delinquenza, anche se ci sono fenomeni di delinquenza connessi all'immigrazione, come sempre quando ci sono grandi movimenti migratori (e noi italiani ne sappiamo qualcosa); in questo testo di legge ci sono quindi articoli sacrosanti che centrano problematiche riguardanti reati connessi alla tratta e a tutti i fenomeni che, purtroppo, in molte situazioni accompagnano i grandi fenomeni migratori.

Mi riferisco però agli altri, a quelli che non c'entrano niente. Perché le modalità per avere il permesso di soggiorno devono trovare spazio in un provvedimento sulla sicurezza? Perché le condizioni igienico-sanitarie necessarie per avere l'iscrizione anagrafica devono trovare collocazione in un provvedimento sulla sicurezza? Perché l'opportunità che gli stranieri imparino la lingua italiana, eccetera, deve trovare tale collocazione, se non per una logica del tutto sicuritaria, in base alla quale problematiche sociali e culturali serie e pesanti, che andrebbero affrontate per perseguire delle politiche sull'immigrazione serie, vengono da noi risolte come fossero questioni sicuritarie che, dunque, hanno a che fare con la sicurezza. È un grave errore culturale di cui paghiamo e pagheremo il prezzo.

È un argomento triste colleghi, ma ho provato a capire come fa un cittadino straniero ad avere un permesso di soggiorno mettendo insieme le nostre ultime disposizioni: ebbene, sembra un gioco dell'oca (torna a via dei giardini, tenta ancora). Quella che viene proposta è una corsa ad ostacoli continua. Il brutto però - ed è questo che mi preoccupa, voglio essere molto sincera - è tutto ciò che c'è dietro, il fatto cio che si sta cominciando a delineare una specie di doppio diritto. Sono molto fiera di vivere nel mondo occidentale e semmai dovessi poter vantare degli elementi di superiorità culturale - parola che non mi piace usare - li riferisco alla concezione democratica dello Stato liberale. Mi domando quindi: possiamo noi avviarci a divenire una società di doppio diritto, dove ci sono delle persone che, pur vivendo qui regolarmente, rischiano di perdere i diritti da un momento all'altro?

Questi provvedimenti spingono verso la clandestinità persino chi ha già un permesso di soggiorno, non aiutano a uscirne. Abbiamo registrato l'appello della CGIL, il ministro Maroni si è detto disposto a parlarne, ma non se ne è più saputo niente. Se si restringe lo spazio di tempo che intercorre tra la perdita del lavoro e la perdita del permesso di soggiorno in una fase di crisi economica come questa, come si gestirà la situazione? Abbiamo infatti 700.000 clandestini e, restringendo tale periodo, rischiamo di procurarcene di più con le nostre mani. Sono queste le contraddizioni che, muovendo da un pregiudizio di tipo culturale da sradicare, rischiano di farci commettere degli errori.

Tralasciamo le questioni etiche su cui ognuno può avere opinioni diverse; capisco anche la paura di larghi strati di società; non mi riferisco però a problematiche inerenti la sicurezza (tutti hanno paura o meno a seconda delle proprie posizioni), ma alla paura di affrontare una trasformazione sociale che va verso quel meticciato di cui, piaccia o non piaccia, il nuovo Presidente degli Stati Uniti è lampante protagonista e che è un futuro a cui dobbiamo guardare. Possiamo anche pensare di chiuderci in casa, di sprangare porte e finestre, di andare al bel tempo antico; temo però che il mondo vada da quella parte e noi dobbiamo affrontare tutto ciò con coraggio e intelligenza, con tutte le cautele del caso, sapendo che larghi strati di popolazione possono aver paura ad affrontare questo futuro. Ma il compito di una classe dirigente è accompagnare verso il futuro, non tornare indietro verso il Medioevo, negando a strati di nostri cittadini, che lavorano qui da anni, che hanno qui la loro famiglia e i loro figli, i diritti che teniamo per noi.

Mi viene in mente - tanto siamo qui praticamente tra amici, per cui possiamo anche lasciarci andare - l'antica Sparta. Io non voglio vivere in una società che assomiglia a Sparta, con gli spartiati che hanno tutti i diritti, gli iloti liberi, ma senza diritti civili, e una moltitudine di schiavi. La metafora è chiara. Naturalmente noi non parliamo di schiavismo, ma va da sé che queste norme, finché non ci diciamo cosa ne facciamo di queste 700.000 persone, aumentano la clandestinità.

Se non ci fosse la nostra collega leghista siciliana che tutti i lunedì viene ad aggiornarci sull'entità dei nuovi sbarchi di clandestini, noi non conosceremmo più tale fenomeno, perché la stampa, da quando non c'è più il Governo Prodi, non ne parla. Quei disgraziati che sbarcano, cosa volete che sappiano delle nostre norme? Continueranno a sbarcare, se non c'è un governo internazionale di certi fenomeni. È quello il tema di cui dobbiamo occuparci.

Concludo con un appello, se possibile. Signor Sottosegretario, Governo, amici della maggioranza, è possibile svolgere una sessione sulla situazione dell'immigrazione in Italia e in Europa, con i dati alla mano, vedendo quali sono i fenomeni? Al collega della Lega - che è andato via - ovviamente danno molto fastidio i colorati; non so se si sta rendendo conto che ormai il 50 per cento degli immigrati è comunitario, che il 50 per cento dei processi migratori sono guidati da donne, non più da uomini. I dati indicano una trasformazione. A Milano vi sono scuole con il 30 o il 40 per cento di stranieri e qualcuno vuole fare le classi separate. Il 25 per cento delle piccole nuove aziende ha per titolare un immigrato, nel Nord produttivo che tira il Paese.

Vogliamo confrontarci con questi fenomeni? Vogliamo decidere che a quelli che lavorano qui, che hanno il permesso di soggiorno, che hanno tutti i santi crismi e sono onesti concederemo la cittadinanza e il diritto di voto, favorendo i ricongiungimenti? O pensiamo di spingere anche loro in una sorta di precarietà?

Io ho letto un signore che si chiamava Carlo Marx (lo abbiamo letto in pochi), il quale parlava di esercito di riserva. Dobbiamo ritrovarci lì? Con dei lavoratori in una fascia grigia che teniamo come esercito di riserva e che hanno dei diritti solo se noi siamo così ricchi da non aver bisogno, ma che siamo pronti a buttare a mare appena abbiamo un momento di crisi economica? Così non si può governare. Io, almeno, non voglio vivere in un Paese così. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Giuliano. Ne ha facoltà.

GIULIANO (PdL). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, mi preme innanzitutto esprimere il mio consenso e il mio appoggio all'impianto generale del disegno di legge all'esame, che forse per la prima volta, in maniera adeguata e secondo le necessità, offre strumenti necessari per garantire ai cittadini tranquillità, serenità e la possibilità di vivere nella legalità.

Mi preme poi in maniera particolare, signor Presidente, signori relatori, signor rappresentante del Governo, illustrare un emendamento a firma mia e di altri senatori che vivono nel territorio di tutte e cinque le Province campane: i senatori Coronella, Sarro, Vetrella, Compagna, Sibilia, Esposito, Izzo e Calabrò. Si tratta dell'emendamento 48.0.107, che sostanzialmente riassume un mio vecchio disegno di legge, che approdò anche all'Aula due legislature fa e che ho riassunto sotto forma di emendamento perché fosse esaminato in questo contesto.

Chiedo perciò all'Assemblea e, in modo particolare, al rappresentante del Governo di dedicare a questo emendamento una particolare attenzione, perché credo che, se approvato, signori relatori, possa rappresentare uno strumento agevole, peraltro di trascurabile impegno finanziario, ma di straordinaria efficacia nella lotta alla criminalità organizzata.

Voi tutti avrete sicuramente seguito le vicende relative all'ultima, recente strage di camorra avvenuta sul litorale domizio, nel Comune di Castel Volturno, e le drastiche misure che sono state immediatamente adottate per fronteggiare in maniera efficace, nell'area della Provincia di Caserta, la tragica, sanguinosa, crudele ed inammissibile avanzata della criminalità organizzata.

In quel territorio, onorevoli colleghi, come saprete, lo Stato e le stesse istituzioni democratiche sono quotidianamente aggredite e spesso calpestate ed umiliate da clan camorristici, tra i quali tristemente primeggia, per ferocia, capacità e forza intimidatorie, quello tristemente noto come clan dei Casalesi.

La Direzione distrettuale antimafia, la Direzione investigativa antimafia di Napoli ed i tutori dell'ordine da tempo sono impegnati per combattere quelle forze del male e non di rado riescono ad ottenere, con grandi sacrifici e con encomiabile impegno, risultati a volte insperati.

Tutto ciò però non è ancora sufficiente, perché la criminalità camorristica è tuttora forte, pressante ed incombente su una popolazione che avverte questa presenza e che spesso, impotente ed impaurita, rimane annichilita, soffrendo l'angoscia quotidiana di rimanere vittima di atti di violenza e di sopraffazione.

Le ultime, recenti misure hanno sicuramente stretto la morsa intorno alla vasta area delinquenziale, tant'è che hanno portato all'arresto di molti latitanti e alla individuazione dei responsabili di numerose gesta criminali. Ma non basta, perché la straordinarietà dell'intervento è purtroppo destinata ad essere limitata nel tempo, anche se ci auguriamo che le forze dell'ordine lascino quel territorio dopo che avranno ristabilito in maniera accettabile e duratura la legalità.

Bisogna allora pensare anche a riforme strutturali che migliorino il sistema e lo rafforzino. Bisogna pensare, in particolare, ad un sistema giudiziario con una consistente e significativa presenza territoriale, che riesca ad intervenire ed a mettersi in moto in tempi rapidi, dando risposte pronte ed eliminando allo stesso tempo sprechi di risorse umane e finanziarie, oltre a difficoltà strutturali ed organizzative.

Onorevoli colleghi, attualmente i reati di matrice camorristica sono di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che ha giurisdizione su tutto il distretto della corte di appello di Napoli, su una popolazione cioè che comprende le Province di Napoli, Caserta, Salerno, Benevento ed Avellino: vale a dire circa 5 milioni di abitanti. Una corte che ha quindi dimensioni mastodontiche, di gran lunga superiore all'optimum generalmente indicato dagli esperti di organizzazione giudiziaria.

A ciò si aggiunga, ai fini della condivisibilità e sostenibilità dell'emendamento 48.0.107 (per la cui approvazione io mi rivolgo a tutta l'Aula, indipendentemente dalle barriere o barricate politiche che possono essere alzate), che ben il 40 per cento dei reati di camorra, signor rappresentante del Governo, vengono purtroppo consumati sul territorio casertano e che una pari percentuale di imputati vive e delinque in Provincia di Caserta.

Attualmente, pertanto, tra l'altro, accade che magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli istruiscono processi per i quali, al momento del dibattimento, quasi sempre, in maniera sistematica, direi, vengono poi delegati, per sostenere l'accusa, magistrati del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il che significa che il magistrato delegato, quello appunto di Santa Maria Capua Vetere, oltre ad essere sottratto al suo non lieve lavoro ordinario, deve leggere e studiare gli atti, sempre ponderosi, complessi e impegnativi, che già aveva formato, letto e studiato il suo collega della Direzione distrettuale antimafia: insomma, una inutile, faticosa e dispendiosa reiterazione che appesantisce ancora di più quella elefantiaca e lentissima macchina che è diventata la giustizia.

E ciò senza considerare che non di rado i magistrati della procura di Santa Maria Capua Vetere vengono delegati anche per attività di indagini, specie per quelle relative a processi di competenza della Direzione distrettuale antimafia ma iniziati o promossi dai pubblici ministeri sammaritani.

Con l'emendamento 48.0.107 in discussione si costituisce una nuova corte di appello in Caserta (che - faccio notare - è l'unico capoluogo di Provincia a non essere sede di tribunale: un fatto unico che si perpetua ormai nei decenni), e quindi, tra gli altri uffici che accompagnano questa istituenda corte di appello, vi sarebbe anche una Direzione distrettuale antimafia, con giurisdizione sui tribunali di Santa Maria Capua Vetere, Ariano Irpino e Nola, vale a dire su una popolazione di un milione di abitanti, che è un numero di persone che potremmo definire governabile.

Si tratterebbe perciò di un ufficio di dimensioni ottimali, rispetto alla effettiva domanda di giustizia di quella comunità, tenuto conto delle condizioni socio-economiche, del flusso dei procedimenti, del tasso di criminalità comune ed organizzata e, soprattutto, di alcune peculiarità locali che, ritenute straordinarie fino a pochi anni or sono (tant'è che per molti anni si è parlato di "fenomeno" della criminalità organizzata, a sottolineare la sua specificità, la sua straordinarietà), sono purtroppo diventate ordinarie.

La istituzione della nuova corte di appello, inoltre, rafforzerebbe, proprio in maniera fisica, la presenza dello Stato e rappresenterebbe un altro visibile e prestigioso simbolo della legalità.

Le popolazioni interessate e gli operatori del settore, signor rappresentante del Governo e signori relatori, ora stanno seguendo con viva apprensione questo momento ed attendono con straordinaria ed encomiabile fiducia che il Parlamento non li trascuri, anzi li aiuti a continuare a credere nello Stato, nella legalità e a coltivar l'ormai arida pianta della speranza.

Onorevoli senatori, da casertano e soprattutto da chi in quell'area ha operato come magistrato per moltissimi anni e sempre in territori difficili, sono fermamente convinto e vi assicuro che l'innovazione che caldeggio e che insieme a me sostengono anche i senatori che prima ho nominato (che fra l'altro alleggerirà in maniera consistente l'enorme mole di lavoro della corte di appello di Napoli) rappresenti uno strumento particolarmente duttile ed efficace per fronteggiare e combattere la criminalità organizzata.

Questa mia ferma convinzione, unitamente ai voti di una popolazione che attende con fiducia che lo Stato mostri il suo interesse e la sua partecipazione verso la straordinarietà di una situazione divenuta angosciante, mi induce a chiedervi in maniera veramente accorata il sostegno di tutti.

Invito pertanto tutti i colleghi a guardare con attenzione a questo caso. È un momento forse unico per la Provincia di Caserta perché possa essere offerto a quel territorio uno strumento di poco impegno finanziario, se non pressoché nullo, ma di straordinaria efficacia, in una lotta che è difficile, che vede spesso i cittadini ritirarsi perché intimoriti, perché hanno perso speranza e fiducia. Sta a noi restituire con questo gesto, che ha una simbolicità unica, un valore pregnante di incredibile visibilità, fiducia e speranza.

Chiedo quindi a tutti i componenti dei Gruppi di appoggiare questo emendamento in particolare e di contribuire in tal modo alla rinascita della fiducia e della speranza in quel territorio. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ceccanti. Ne ha facoltà.

CECCANTI (PD). Signor Presidente, vorrei proporre in dieci flash le preoccupazioni su questo provvedimento.

Il collega Rizzi della Lega diceva prima che c'è una domanda sociale prorompente in termini di sicurezza. Nessuno nega che ci siano giustamente preoccupazioni di tenuta sociale, rispetto a questo tema, e paure da far scomparire con un'azione credibile dei pubblici poteri, però c'è modo e modo di farlo: non ogni modo può essere giustificato, in particolare non ogni modo corrisponde con gli intenti e con i valori della Costituzione, con i fondamenti culturali della nostra civiltà.

Procedo con ordine. Ci sono cinque profili che ledono pesantemente le caratteristiche di dignità umana delle persone, tutelate nel nostro ordinamento.

L'articolo 39 del disegno di legge, che subordina il rilascio di tutti gli atti di stato civile (compresi quelli relativi alla filiazione, ma anche al matrimonio) alla titolarità del permesso di soggiorno, pone limiti fortissimi alla tutela dei diritti civili primari e lede, come ho già ricordato l'altro giorno, quel particolare primato della famiglia fondata sul matrimonio, che l'articolo 29 della Costituzione configura a difesa di forme troppo forti di invadenza dello Stato. È un punto chiave rispetto a questa normativa.

In secondo luogo, l'articolo 47 del provvedimento, sul rimpatrio dei minori comunitari che esercitano la prostituzione, è irragionevole dal punto di vista della logica della norma, perché costoro sono nel nostro Paese proprio con il consenso delle famiglie di origine, per cui riportiamo questi minori nelle famiglie che li hanno indotti a prostituirsi. Per di più, ciò lede la direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, che prevede misure del genere «soltanto in circostanze eccezionali, qualora vi siano motivi imperativi di pubblica sicurezza», come recita la direttiva, e quindi stiamo andando ad una violazione mediata dell'articolo 117 della Costituzione, secondo il quale le direttive sono norme interposte nel giudizio di costituzionalità.

Il terzo aspetto è quello del permesso di soggiorno a punti dell'articolo 41, il cosiddetto «accordo di integrazione» tra lo straniero e lo Stato: si rinvia il tutto ad un regolamento governativo per queste misure e ciò comporta una palese violazione dell'articolo 10 della Costituzione, che sancisce una riserva di legge, peraltro rinforzata, in materia di disciplina della condizione giuridica dello straniero. Per di più, non si escludono dalla possibilità di espulsione i titolari di protezione umanitaria, i rifugiati e gli asilanti, in chiara violazione del diritto internazionale e del diritto comunitario.

Il quarto aspetto, il trattenimento dello straniero nei centri di identificazione e di espulsione (articolo 39, comma 1, lettera l) viola palesemente la direttiva della Comunità europea «Migration Policy», che invece si invoca a sostegno, la quale prevede che il termine massimo di diciotto mesi valga solo per i casi di resistenza all'identificazione, non per la mera difficoltà dell'accertamento.

Inoltre, quinto ed ultimo rispetto a come il testo viola il principio della dignità umana, l'articolo 44 sulla schedatura dei clochard pone dei problemi molto seri, perché si rinvia tutto ad un mero decreto ministeriale, quando invece qui si tratta di dignità della persona e anche di tutela del dritto alla privacy.

Ci sono altri due aspetti nel testo vigente che violano invece la credibilità delle istituzioni. Vorrei insistere in particolar modo sulla questione delle cosiddette ronde di cui all'articolo 46, su cui anche oggi il periodico «Famiglia Cristiana» ha insistito in particolare per criticare questa legge, perché, vedete, quando noi creiamo un sistema in cui teorizziamo che, in nome del principio di sussidiarietà, delle realtà private entrino così in contatto sulla funzione di ordine pubblico e sicurezza, andiamo a colpire la credibilità di una risposta dello Stato e la logica stessa dello Stato, cioè il monopolio legittimo dell'uso della forza. Con questo articolo è come se lo Stato si volesse spossessare di questo primato legittimo dell'uso della forza e ricorresse ad attività di privati per il presidio del territorio, in violazione dell'articolo 13 della Costituzione, che sancisce una riserva di legge rispetto all'adozione di provvedimenti limitativi della libertà personale che potrebbero derivare da questo concerto; e, per di più, qui c'è il problema dei limiti alla libertà di associazione e al divieto di associazioni paramilitari che viene in luce.

L'altro aspetto (settimo punto), il secondo che va a colpire la credibilità dello Stato, è la norma-manifesto sull'immigrazione irregolare, che passa da reato penale, com'era nella prima versione, a reato amministrativo, ma in sostanza aggraverà il contenzioso giudiziario con l'unico effetto, uguale ad oggi, che ne conseguirà il provvedimento amministrativo dell'espulsione.

Gli ultimi tre punti, invece, sono relativi agli emendamenti in particolar modo dei colleghi della Lega, tre emendamenti decisamente preoccupanti. L'emendamento 39.305, del senatore Bricolo ed altri, prevede, rispetto alle prestazioni sanitarie, che in caso di rifiuto del richiedente alla corresponsione di quanto dovuto, le strutture sanitarie ne trasmettano segnalazione all'autorità competente, quindi praticamente vincola il diritto alle condizioni economiche e fa una norma-fotografia della condizione di povertà, fondamentalmente di extracomunitari, per spingerli a non usufruire del diritto alla salute, nel timore di possibili conseguenze rispetto alle segnalazioni all'autorità competente. C'erano state versioni ancora più preoccupanti, rispetto al diritto all'assistenza sanitaria, ma questa resta profondamente incostituzionale e, direi, antiumana.

Lo stesso dicasi per quanto riguarda l'idea dell'emendamento 41.300, del senatore Bricolo ed altri, in cui praticamente si applica retroattivamente la cosiddetta disciplina dell'accordo di integrazione, che poi è il permesso di soggiorno a punti, anche agli stranieri che sono già in possesso del permesso di soggiorno e quindi con una deminutio dei loro diritti. Qui si incorre nel noto principio, rispetto alla tutela dei diritti civili e sociali, del divieto di reformatio in peius, cioè una volta conseguito un determinato standard di godimento dei vari diritti non si può recedere da questo livello, pena una profonda violazione del senso profondo della nostra Costituzione.

Non meglio si può dire dell'emendamento 54.0.301 del collega Bricolo, in cui si vogliono, in sostanza, proibire forme di velo islamico; si procede in questo senso in una maniera tale che è persino peggiorativa rispetto al vecchio Testo unico di pubblica sicurezza vigente in periodi non particolarmente esaltanti della nostra storia. È scritto in un modo tale infatti che è obiettivamente pericoloso per molte persone.

In particolare, si afferma che: «È vietato in luogo pubblico o aperto al pubblico l'uso di indumenti o di qualunque altro mezzo atti a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona». Sarebbe comprensibile se si parlasse di impossibile riconoscimento della persona - che, peraltro, è una normativa già vigente - ma con l'espressione "difficoltoso" in connessione al riconoscimento della persona noi affidiamo all'interprete di questa legge la possibilità di colpire le persone più varie.

Ciò vale anche per il comma 2 dello stesso emendamento dove si legge: «Gli indumenti imposti da motivi religiosi sono parte integrante degli indumenti abituali e concorrono nel loro insieme ad identificare chi li indossa, purché portati in modo tale da rendere i tratti del viso ben riconoscibili». La dicitura non è «riconoscibili», ma «ben riconoscibili». Riusciamo ad immaginarci quali margini di limitazione alla libertà di espressione offre all'interprete la locuzione «ben riconoscibili» rispetto a cittadini che magari non conoscono bene la lingua e che avranno difficoltà a difendersi dall'accusa di non essere ben riconoscibili?

In conclusione, vorrei dire questo: i colleghi della Lega da cui derivano parte di queste iniziative hanno insistito, quando abbiamo esaminato il Trattato di Lisbona, con vari ordini del giorno sulle radici cristiane dell'Unione europea. Ora, sul termine radici cristiane si possono dire molte cose, dubito però che si possa parlare delle radici cristiane dell'Europa prescindendo dai criteri del giudizio finale di cui al capitolo 25 del Vangelo di Matteo.

Com'è noto, nei criteri del giudizio finale descritti nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo si dice: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato». A me non sembra che questa logica dell'«ero forestiero e mi avete ospitato» stia in varie parti di questo testo e, in particolare modo, negli emendamenti della Lega. È sempre pericoloso fare citazioni evangeliche prese a sé stanti, ma ricordo, anche in termini di realismo cristiano, quello che dice il paragrafo 298 del compendio della dottrina sociale della Chiesa: «La regolamentazione dei flussi migratori secondo criteri di equità e di equilibrio è una delle condizioni indispensabili per ottenere che gli inserimenti avvengano con le garanzie richieste dalla dignità della persona umana. Gli immigrati devono essere accolti in quanto persone e aiutati, insieme alle loro famiglie, ad integrarsi nella vita sociale. In tale prospettiva va rispettato e promosso il diritto al ricongiungimento familiare».

Ecco, se sostenete questi emendamenti, se sostenete queste norme che limitano il diritto di contrarre matrimonio, che limitano il diritto di indossare abiti che segnalano la propria religione con pericolose tendenze a una limitazione dei diritti personali, non fate poi la retorica delle radici cristiane dell'Europa perché, oltre che violare la Costituzione, violate questi principi che ci provengono da questa tradizione e di cui la Costituzione è una delle forme più elevate di secolarizzazione. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Marino Mauro Maria. Ne ha facoltà.

MARINO Mauro Maria (PD). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, penso che, nonostante si sia in pochi, abbia senso intervenire in questo dibattito, se non altro affinché vengano messi a verbale alcuni aspetti che temo si riveleranno estremamente reali e concreti, fra non molto tempo, quando si paleseranno nei loro effetti e usciranno dalla dimensione meramente mass-mediatica, per andarsi, invece, a confrontare con la vita quotidiana di tutti i cittadini.

Il disegno di legge n. 733 reca disposizioni in materia di sicurezza pubblica e contiene una normativa svariata, in parte assolutamente nuova e in parte innestata su leggi esistenti, con modifiche che in alcuni punti - bisogna riconoscerlo - rispondono alle sfide di evidenti criticità e ad oggettive esigenze sociali di ordine e giustizia e che pertanto sono da considerare condivisibili sotto il profilo della lotta al crimine, nella misura in cui non debordano da questo ben definito ambito.

Il testo in esame, purtroppo, però, risulta viziato - e, si potrebbe aggiungere, intenzionalmente inquinato - dall'impropria e illegittima intrusione di disposizioni di ben altra natura, portatrici di intolleranza e xenofobia, concernenti in particolare il fenomeno dell'immigrazione, sia regolare, sia illegale: una materia che non dovrebbe essere assimilabile alla codificazione dei delitti di pena applicabili a reati di gravità infinitamente maggiore, quali quelli commessi dalle mafie, che quasi quotidianamente soffocano, e qualche volta insanguinano, tante parti del Paese. Su questo aspetto, però, tornerò dopo, con una considerazione di carattere più generale.

Il provvedimento in esame fa infatti parte del cosiddetto pacchetto sicurezza, emanato a maggio, che prevedeva un decreto-legge, che - com'è normale - è già passato all'esame di questa Camera, e un disegno di legge: un pacchetto completo, quindi.

Il decreto-legge fu varato in fretta, tanto che addirittura lo si è già dovuto correggere con un altro decreto-legge: questo ci fa pensare al significato dell'uso e dell'abuso della decretazione d'urgenza. Lo si è corretto per la parte che riguardava la presenza dei soldati ed il numero del contingente dei soldati sulle strade. Esso, però, prevedeva anche alcuni contenuti assolutamente condivisibili, che si rifacevano a norme già presenti nel decreto Amato. Conteneva, inoltre, una serie di norme manifesto - permettetemi di definirle così, poi tornerò un attimo su questo concetto - che servivano per colpire fondamentalmente l'opinione pubblica e - come ha ammesso anche uno dei due relatori - a dare il senso dell'immediatezza della risposta del Governo alle promesse elargite durante la campagna elettorale. Forse, però, ciò è stato fatto non con quell'adeguata e coerente attenzione che sarebbe necessaria quando, usciti dalla fase della campagna elettorale, invece, si incide realmente sulla qualità della vita dei cittadini.

Da ultimo, nel decreto-legge, venivano anticipati anche alcuni contenuti del disegno di legge: si creavano, cioè, le condizioni prodromiche perché questo potesse avvenire. Veniva introdotta come aggravante l'ipotesi dell'immigrazione clandestina e i centri di permanenza temporanea venivano trasformati nella loro denominazione - questo aspetto è paradossale, perché contenuto all'interno di un decreto-legge - in centri di identificazione e di espulsione.

Devo dire che allora criticai molto l'uso del decreto-legge, in parte per gli aspetto cui ho appena accennato, ma anche per la carenza di quei requisiti di necessità, urgenza ed omogeneità della materia che dovrebbero essere elementi fondamentali per la sussistenza del decreto-legge.

Oggi, però, faccio pubblica ammenda, alla luce di quanto è successo, su quella mia critica relativa all'abuso dello strumento del decreto-legge: seguire l'iter normale, infatti, ha fatto sì che questo disegno di legge, dopo l'esame delle Commissioni riunite 1ª e 2ª, risulti assolutamente peggiore, dal mio punto di vista, addirittura del testo proposto dal Governo.

Cos'è successo? Semplicemente che le politiche della sicurezza sono state riscritte da una decina di emendamenti presentati dalla Lega Nord. Questi, più che badare alla sostanza, intesa come effettività e come possibilità di raggiungere il risultato, come attenzione - tante volte proclamata all'interno di quest'Aula - alla qualità della vita dei cittadini, sembravano invece dare più peso all'impatto che questa norma avrebbe potuto produrre, nel suo effetto annuncio, soprattutto sulle popolazioni del Nord Italia, con conseguenze concretamente paganti (come anche recentemente si è visto, nelle elezioni ultime del Trentino) rispetto a una parte, ma penso che non lo siano per il bene del Paese.

Già in precedenza avevo avanzato in Aula una serie di riflessioni sul significato dell'uso scientifico che veniva fatto di queste norme manifesto. In questo caso siamo persino arrivati a un livello ulteriore. Non solo si prescinde dalla sostanza, ma si cerca di fatto di creare una specie di circolo vizioso in cui prima si alimenta la paura, spesso si strumentalizzano i dati che riguardano la sicurezza dei cittadini (non ritorno su quanto avevo già dichiarato la scorsa volta, ma lo studio inviatoci da ASTRID faceva capire la differenza, man mano che ci si allontana dal proprio territorio, nella percezione della sicurezza da parte dei cittadini) e, dopo che si è messo in moto questo processo, contemporaneamente si fa finta di dare risposte.

Tuttavia, nella profonda discrasia che c'è fra la paura alimentata e la risposta a effetto immagine data, in quello spazio si va ad annidare l'insicurezza potenziale dei cittadini e il peggioramento conseguente della qualità della vita degli stessi. In questo alternarsi tra paura e speranza si apre un baratro che finirà per allontanare i cittadini dalle istituzioni, perché si creerà un meccanismo di aspettativa a cui non saremo in grado di venire incontro e alla fine rischieremo di perdere veramente tutti. Nello scollamento tra l'insicurezza reale e quella percepita lo spazio sarà quello del vuoto delle istituzioni.

Noi stiamo affrontando un disegno di legge che si occupa di sicurezza, ma al suo interno, al di là delle amenità che abbiamo visto sull'utilizzo dei soldati (parlo di amenità non con mancanza di rispetto, ma con riferimento all'impossibilità di ottenere gli obiettivi posti), troviamo una sola norma che preveda l'aumento della retribuzione delle forze dell'ordine? Troviamo una sola norma che rappresenti un'inversione di tendenza rispetto al DPEF, in cui è prevista la diminuzione di 8.000 uomini nell'arco di tre anni? Troviamo una sola norma che dia il senso della possibilità di aumentare la capacità di intervento delle forze dell'ordine sul territorio? No, non c'è assolutamente nulla, ma c'è la capacità di impattare sull'esterno il fatto che ci si occupa dei cittadini del Nord. Ho fatto questo cenno per sottolineare come la possibilità di vedere riscritte queste norme ha tragicamente prodotto un effetto negativo.

Devo ad ogni modo precisare che il provvedimento contiene alcuni contenuti condivisibili. In particolare, ci sono alcune norme introdotte in Commissione (anche su proposta del mio Gruppo), specialmente in materia di criminalità organizzata, di tutela penale rafforzata nei confronti di donne e minori stranieri vittime di sfruttamento e dell'immigrazione clandestina, e altre norme riprese dall'articolato dei quattro disegni di legge presentati nella scorsa legislatura dal ministro dell'interno Amato, che sicuramente hanno elementi di positività.

Tuttavia, a fronte di ciò, permettetemi di sottolineare che ci sono molte norme che sono innanzitutto disposizioni di dubbia legittimità costituzionale, che però colpiscono e fanno rumore; il rischio tuttavia è che facciano molto più rumore nelle chiacchiere da bar che non all'interno delle aule dei tribunali. Molte di queste incongruenze sono state evidenziate da altri miei colleghi che sono intervenuti prima di me e che hanno illustrato i limiti di questi norme, quindi non ci tornerò.

 

Mi soffermerò ancora qualche istante su un tema, quello dell'immigrazione, sul quale, come avevo già accennato all'inizio del mio intervento, si è perso il senso delle proporzioni. Di cosa si tratta? Si tratta di assecondare le paure più ingiustificate ed eccessive, i pregiudizi più vieti e incivili? Si tratta di dare in testa all'immigrato, al diverso di lingua e cultura, ai più sfortunati, deboli e diseredati? Si tratta di questo? Con quale criterio, con quale logica - dobbiamo infatti chiederci - si affastellano nello stesso testo di legge, si gettano come in un frullatore, elementi fra i più disparati ed eterogenei, estranei gli uni agli altri, quali il delitto di mafia e il diritto al matrimonio dell'immigrato, i guadagni della criminalità organizzata e il permesso di soggiorno a punteggio per lo straniero, la condanna del criminale incallito e l'espulsione dell'innocuo clandestino o minore straniero già vittimizzato dai nuovi schiavisti, la videosorveglianza dei luoghi pubblici e il test di lingua italiana o la stipula di un accordo di integrazione per il permesso di soggiorno dello straniero? Non potevano, o non potrebbero ancora, gli elementi attinenti all'ambito dell'immigrazione e della cittadinanza costituire un dispositivo a sé stante, venire stralciati da questo farraginoso disegno di legge dove c'entrano solo per rispondere ad esigenze, come dicevo prima, di immagine? Un disegno di legge che, come recita il titolo ufficiale, dovrebbe essenzialmente garantire la sicurezza pubblica dagli attacchi della micro e macrocriminalità. Ce lo possiamo o no dire che ciò cui bisognerebbe porre mano, come diceva giustamente la collega Adamo, è la legge Bossi-Fini, quella stessa legge la cui potenziale riforma era stata prevista dopo un periodo di adattamento? E invece no, si interviene a spot, in maniera non articolata, non approfondita, non organica, senza una visione globale di insieme, andando a colpire fondamentalmente i più deboli.

Cosa ha a che fare la repressione di elementari diritti umani degli immigrati, regolari e clandestini, con la repressione della criminalità organizzata? Assolutamente nulla. Ed è tale distorsione della realtà e della verità, tale forzatura, tale violenza al comune buon senso ed alle migliori regole della civiltà giuridica, paradosso dell'improprio connubio fra immigrazione e criminalità, ad inficiare un disegno di legge che, come ripeto, pur presenta aspetti di opportunità, urgenza e condivisibilità.

Ma un criterio, una logica e una strategia in questo guazzabuglio concettuale di criminalità e immigrazione sono ravvisabili. Purtroppo, ci sono. Sono il criterio, la logica e la strategia del pregiudizio; il disegno politico di accostare, fino ad identificare, l'immagine dell'immigrato, dello straniero, con l'immagine del criminale, del nemico.

Solo coloro che hanno conosciuto, come anche alcuni colleghi in quest'Aula - penso, ad esempio, al collega Randazzo - per esperienza diretta sulla loro pelle, le prove e i traumi, prima dello sradicamento e poi del riadattamento, prima dell'emigrazione e poi dell'immigrazione, le gioie dell'accettazione e della solidarietà e i dolori del rigetto, le vittorie e le sconfitte del multiculturalismo in distanti angoli della terra, solo costoro possono capire quanta insensibilità e, sotto certi aspetti, anche quanta disumanità vi sia in alcune delle nuove norme sull'immigrazione contenute in questo disegno di legge, ai cui punti salienti accenno molto brevemente.

Penso al test di lingua italiana per l'accettazione formale e definitiva dei nuovi arrivati. Quanti milioni di italiani, di ogni epoca, di ogni età, di ogni condizione sociale e di ogni grado di scolarizzazione o di analfabetismo, che hanno raggiunto svariati livelli di prosperità sotto i cieli stranieri sarebbero stati respinti se i grandi Paesi d'immigrazione che li hanno ospitati avessero imposto loro l'obbligo della conoscenza preventiva delle lingue locali? Problema che comunque non si risolve con il sistema delle classi differenziate, con l'emarginazione, con l'esclusione del diverso.

Si contempla poi il permesso di soggiorno a punti, che possono conquistare come voti scolastici fino alla lode e al premio, oppure perdere fino al castigo e all'espulsione; al contempo, si ipotizza l'astrusa norma di un contratto d'integrazione come condizione del permesso di soggiorno.

 

C'è ancora il reato di immigrazione clandestina di cui il relatore ha lamentato la derubricazione da delitto da codice penale a contravvenzione punibile con ammenda da cinquemila a diecimila euro. Ma non poteva che essere così. I motivi sono stati spiegati nei vari interventi in Commissione. Diversamente sarebbe stata soltanto la paralisi del sistema giudiziario e delle carceri.

Altre violazioni di diritti umani e di norme internazionali, e persino di princìpi sanciti dalla nostra Costituzione, si ravvisano nell'estensione del termine massimo di detenzione, perché di questo si tratta, dello straniero nei centri di identificazione ed espulsione dagli attuali 60 giorni a 18 mesi, snaturando contemporaneamente e creando le condizioni per un ruolo diverso dei vecchi centri di permanenza temporanea, e soprattutto - permettetemi - nella subordinazione del diritto di matrimonio, che fa parte delle libertà fondamentali degli esseri umani, alla cittadinanza.

Quando ancora a tutto questo si aggiungono le discriminanti disposizioni per un registro dei senza fissa dimora, e per l'istituzione di ronde civiche, di vigilantes, s'intuisce perfettamente che nelle categorie più deboli, indifese ed emarginate della società che si vogliono in particolare colpire ci sono proprio al primo posto, fra i più esposti e vulnerabili, tanti immigrati, l'anello debole della catena di un ordine razziale ancora da purificare secondo i canoni di una certa teologia pagana e padana.

Sia chiaro a tutti che nulla al mondo, nessuna legge, anche la più draconiana, nessuno sbarramento di cemento o filo spinato, nessuna potenza navale, potrà bloccare il fenomeno degli arrivi dei clandestini, perché ci sarà sempre una parte di sventurati che un varco lo troverà ad ogni costo, anche a costo della vita, come avviene in quella tomba d'acqua che è diventato ormai il Canale di Sicilia. Il rischio della morte non può far paura a chi ogni giorno contempla con i propri occhi la morte dalla fame o dalla guerra o dal genocidio.

Se non si apre la porta a chi bussa, chi bussa avrà la tentazione o la necessità di

sfondare la porta. Con questa legge, impietosa, voluta ed imposta soprattutto dalla Lega Nord, ci troviamo di fronte ad una prospettiva di discriminazione istituzionalizzata elevata a sistema, l'ipocrisia senza fine! In un'Italia che continua a definirsi solidale e cristiana, dove molti dei politici promotori di questo disegno di legge quando ne hanno convenienza si ergono a paladini dei valori della Chiesa, la macabra realtà è che non si ha vergogna a difendere e diffondere una guerra alle minoranze.

Sono questi i motivi che ci devono indurre ad una profonda riflessione, che ci portano a mettere a verbale queste considerazioni, sperando che un giorno non si possano e non si debbano realizzare e non si debba affermare: lo avevamo detto!

Penso che, alla luce di tutto questo, l'unica amara considerazione conclusiva è che all'atto della sua probabile approvazione il disegno di legge n. 733 sarà una legge da farci arrossire, agli occhi dell'Europa e del resto del mondo civile, senza contribuire significativamente a risolvere i reali problemi collegati alla sicurezza dei cittadini italiani. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Li Gotti. Ne ha facoltà.

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente, il Gruppo dell'Italia dei Valori condivide molte norme del testo proposto dalle Commissioni. Infatti, come è stato ricordato anche dal presidente Vizzini, il disegno di legge governativo ha ripreso in molte parti i contenuti dei disegni di legge nn. 583 e 617, presentati dall'Italia dei Valori.

Quindi, su molte norme ci ritroviamo e le condividiamo; ciò che sicuramente manca a questo provvedimento è il completamento. Ossia, nel momento in cui si interviene modificando norme, inasprendo sanzioni, inserendo nuovi tipi di reati, ancor più marcato appare il vuoto, che tuttora persiste, derivante dall'assenza di iniziative da parte del Governo in materia di modifica del processo. Parliamo di sicurezza, di necessità di rispondere alle esigenze dei cittadini secondo le nostre diverse angolazioni e prospettazioni - è chiaro che ognuno di noi può avere proprie convinzioni - ma ciò che manca e che ci accomuna nel giudizio è che tutto quello che andiamo a fare cade in un settore malato della giustizia, quello del processo: il grande malato del sistema.

Obiettivamente, fa sensazione rileggere quanto è venuto a riferirci in Commissione giustizia il Procuratore nazionale antimafia, che ha affermato che i punti deboli della lotta alla mafia, che sicuramente esistono, sono i punti deboli di tutto il sistema; per una strana correlazione, infatti, l'azione antimafia viene bloccata dalla lentezza dei processi. Egli si chiedeva anche, nel documento depositato agli atti della Commissione, come si concilia l'esigenza di accelerare il corso della giustizia con la circolare del Ministero della giustizia che invita comunque a ridurre le spese ed a far funzionare al minimo gli uffici.

Questo è quanto scritto nel documento che ci è stato consegnato. Su questo fronte c'è allora un totale vuoto. Continuiamo a muoverci nella direzione dell'inasprimento, intervenendo sulla parte sostanziale del diritto, e ad essere totalmente assenti sulla parte processuale, cioè sulla macchina che poi deve consentire la celebrazione dei processi, l'effettività della pena e l'ineluttabilità delle decisioni.

Quando nella scorsa legislatura - i cui testi in questa materia sono stati ripresi anche dal Governo - affrontammo tale problema lo facemmo nella contestualità della proposta di riforma dei codici. Non pensammo ad un intervento che potesse avere una sua efficacia in assenza di un contemporaneo intervento sui codici processuali, tant'è vero che il Governo si mosse prospettando soluzioni processuali che riguardavano la possibilità di celebrare i processi. La fine della legislatura ha impedito questo percorso, ma era una visione di insieme, era armonica: si interveniva sul piano sostanziale e sul piano processuale.

Invece ciò cui noi stiamo assistendo è che si interviene dal punto di vista sostanziale inasprendo le pene o individuando nuovi reati, però non si interviene sul processo. Si tagliano le risorse (e vale sempre ricordare che, nell'arco di un triennio, le risorse per la giustizia verranno defalcate del 40,5 per cento) e si taglia il personale del 10 per cento. Si incide quindi su quella macchina che dovrebbe fornire le risposte a quanto viene scritto sulla carta.

Ci sarà occasione, nel prosieguo dell'esame del disegno di legge, di intervenire in maniera più specifica sui singoli articoli, ma su due in particolare, che sono devianti rispetto a quello che era comunque uno spirito costruttivo, vorrei rassegnare già questa sera qualche breve riflessione. Vorrei spiegare in primo luogo perché questo è un provvedimento che contiene una norma di mera propaganda.

Con l'articolo 19 si introduce il reato di ingresso e di permanenza irregolare sul territorio dello Stato. Già appare singolare il fatto che, sino alle ore 23 del 4 novembre scorso, presso le Commissioni riunite affari costituzionali e giustizia, il testo proposto dal Governo prevedeva che il reato di ingresso irregolare fosse punito con una pena da sei mesi a quattro anni. Alla fine di quella stessa sera, in fase di votazione degli emendamenti, il Governo ha presentato un altro emendamento con il quale proponeva per il medesimo reato che non vi fosse più una pena da sei mesi a quattro anni, il processo per direttissima e l'arresto obbligatorio (questa era la norma al nostro esame fino alle ore 23 del 4 novembre), bensì che esso non fosse più un delitto, ma una contravvenzione: non più arresto obbligatorio, né processo per direttissima, ma semplicemente ammenda da 5.000 a 10.000 euro con applicazione in riferimento specifico alla normativa del giudice di pace.

Pensate veramente che l'immigrato irregolare paghi l'ammenda di 5.000 euro? Non credo che voi lo pensiate, anche perché sapete benissimo che il giudice di pace, nel momento in cui il condannato è insolvente, può e deve applicare altri tipi di pene. Quali sono le altre pene che dovrà applicare?

 

PRESIDENTE. La invito a concludere, senatore Li Gotti.

 

LI GOTTI (IdV). Ancora due minuti, Presidente.

 

PRESIDENTE. Le ho già concesso due minuti in più, perché non c'è un contingentamento. Prego, senatore Li Gotti, concluda.

LI GOTTI (IdV). Il giudice di pace che cosa potrà fare? Qualora il condannato lo richieda, deve sostituire l'ammenda con un lavoro di pubblica utilità per sei mesi. Sennonché sappiamo che questo non è possibile, perché se non si è regolari non si può svolgere un lavoro di pubblica utilità per le Regioni, le Province, i Comuni e altri enti, dal momento che occorre aprire una posizione assicurativa, previdenziale e assistenziale.

Quindi, questa soluzione è impraticabile. Allora, il giudice di pace dovrà convertire la pena pecuniaria con l'obbligo di permanenza domiciliare il sabato e la domenica: questa è la legge. Ossia, l'immigrato irregolare, condannato a 5.000 o a 6.000 euro, essendo insolvente e non potendo pagare l'ammenda, otterrà la conversione di quella pena in obbligo di residenza nel proprio domicilio il sabato e la domenica. Difficilmente, però, l'irregolare che sbarca nel nostro Paese ha un domicilio; pertanto, la normativa è inapplicabile e quindi mi chiedo a cosa serva.

Non avete invece riflettuto sufficientemente sulle conseguenze enormi che questo provvedimento produrrà sul nostro sistema, perché prevedendo la punizione sia dell'irregolare che fa ingresso (reato istantaneo), sia dell'irregolare che si trattiene nel nostro Paese (reato permanente), fermo il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, la platea dei destinatari dei processi è costituita da centinaia di migliaia di persone, vale a dire che tutti gli irregolari nel nostro Paese devono essere processati.

Il Ministero ha anche calcolato quanto potrà costare quest'operazione; fece questo conto esclusivamente quando la norma riguardava gli irregolari che attraversavano il confine, stimandoli in 49.050 (ora, con questa fattispecie, diventano centinaia di migliaia e non più circa 49000); fu stimato, inoltre, un costo di 650 euro a testa per il gratuito patrocinio. Moltiplicando 650 euro - calcolo effettuato dal Ministero nella scheda tecnica allegata al disegno di legge - per centinaia di migliaia di posizioni, si evince quale risultato economico produrrà la norma in esame: verranno spesi centinaia di milioni per svolgere processi che non produrranno nessuna utilità. Mi domando allora se c'era bisogno di mettere in moto questa macchina giudiziaria, già in affanno, appesantendola di centinaia di migliaia di processi, con un esborso di alcune centinaia di milioni; a quale risultato si intendeva arrivare?

L'articolo 13 del decreto legislativo n. 286 del 1998 prevede già l'espulsione amministrativa con accompagnamento alla frontiera. Se, modificando l'articolo 16 del suddetto provvedimento, prevedete la sanzione penale dell'espulsione, che viene eseguita con le modalità di cui al comma 4 dell'articolo 13 (ossia quelle dell'espulsione amministrativa) si poteva e si può arrivare ad applicare l'espulsione amministrativa, che è disposta proprio nel caso in cui lo straniero è entrato nel territorio dello Stato sottraendosi ai controlli di frontiera e non è stato respinto. La procedura dell'espulsione, inoltre, è sempre eseguita dal questore con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica.

Mi chiedo allora per quali ragioni non seguiate questa via. Il problema è che non si riesce a farlo. Visto che la soluzione è sempre l'espulsione (cioè voi prevedete comunque l'applicazione dell'articolo 13, comma 4, del decreto legislativo n. 286 del 1998), quindi si deve arrivare comunque a questo risultato, che bisogno c'era di passare attraverso questo pesante aggravio per il sistema giustizia in affanno, celebrando processi inutili con sanzioni inutili e con costi enormi?

Questa al nostro esame è chiaramente una norma manifesto, perché non ha risultati pratici se non un danno enorme per l'Erario; non ci sono aspetti concreti perché l'espulsione amministrativa è già prevista dal nostro sistema e ha già superato il vaglio di costituzionalità con una sentenza della Corte costituzionale del 2004: perché non applicate quella norma? La difficoltà di applicazione della norma non viene risolta dal passaggio attraverso la celebrazione di centinaia di migliaia di processi.

L'altra norma che rappresenta sicuramente qualcosa di veramente grave è l'inserimento, nell'articolo 46, del concorso delle associazioni tra cittadini al presidio del territorio. Cosa significa? Gli enti locali (non sappiamo quali essi siano), previo parere del comitato provinciale (non è un parere vincolante, è un semplice parere), sono legittimati ad avvalersi delle associazioni tra cittadini (non sappiamo cosa siano tali associazioni, come si costituiscano e attraverso quali modalità, chi ne possa far parte e una serie di altre cose), ma non ai fini della denunzia.

Presidente Vizzini, quando lei dice che dobbiamo scegliere tra l'omertà e la collaborazione, lei usa un'espressione un po' propagandistica. Il cittadino può denunziare quando vuole i reati; questa norma non ha una funzione pedagogica, nel senso che non si sta dicendo ai cittadini di denunziare i reati. Si sta dicendo che gli enti locali possono avvalersi delle associazioni di cittadini per cooperare nello svolgimento dell'attività di presidio del territorio, cioè di un'attività che devono svolgere le forze di polizia. Presidio del territorio vuol dire presenza sul territorio. E come lo faranno? Armati? Presidio del territorio per contrastare la criminalità significa anche potersi difendere dall'attacco di un criminale e quindi, anche al solo scopo difensivo, si dovrà consentire che le associazioni di cittadini che devono presidiare il territorio possano essere armate. Anche a scopi difensivi.

Ma cosa stiamo facendo nel nostro Paese? Veramente stiamo perdendo il senso della misura? Noi stiamo introducendo una polizia parallela, affidata agli enti locali, che dovranno munirsi di un parere non vincolante e che potranno, a titolo oneroso (non c'è scritto a titolo gratuito), avvalersi di associazioni tra cittadini. Li pagheranno e faranno svolgere loro un servizio di polizia che spetta invece allo Stato, che è un compito primario dello Stato, al quale noi non intendiamo rinunziare, perché appartiene ai principi dello Stato di diritto.

La sicurezza pubblica e l'ordine pubblico sono compito dello Stato, oppure anche delle istituzioni locali, che siano però inquadrate in organi istituzionalmente riconosciuti. Non è compito delle associazioni di cittadini.

Questa, secondo me, è una violazione pesante del nostro Stato di diritto. Mi riferisco alla rinunzia ad una concezione dello Stato alla quale penso che una parte della maggioranza sia sicuramente affezionata: vedere lo Stato come titolare di determinati poteri e non sottrarre allo Stato questi poteri, ma al contrario potenziare lo Stato nell'esercizio del suo potere, per la tutela e la sicurezza dei cittadini. Voi state così rinunziando a qualcosa che dovrebbe far parte della cultura, anche politica, di una parte di questa maggioranza.

Io rimango veramente sorpreso di come si possa, attraverso questa ulteriore norma manifesto, chiaramente incostituzionale, prospettare e far pensare agli italiani che abbiamo risolto il problema dell'ordine pubblico, perché ogni Comune potrà munirsi di gruppi di volontari che potranno girare la notte armati per tutelare la tranquillità dei cittadini che sono nelle loro case, sottraendo alla polizia quello che è il compito primario della polizia stessa e dello Stato.

Sono queste due norme in modo particolare - sulle altre interverremo poi in sede di esame dei singoli articoli - che fanno apparire questo disegno di legge assolutamente una norma manifesto, contraria allo spirito che dovrebbe animare chi pone al centro degli interessi la tutela del cittadino, la propria sicurezza e il contrasto al crimine. (Applausi dal Gruppo IdV).

PRESIDENTE. Colleghi, ho visto alcuni sguardi interrogativi rivolti alla Presidenza da parte di alcuni senatori. Il problema è che, non essendoci contingentamento dei tempi, ciascun senatore iscritto a parlare ha a disposizione 20 minuti. Poi, ognuno può autolimitarsi e alcuni hanno dato indicazioni di tempi che sono minori; se però durante l'intervento essi non vogliono più attenervisi per qualsiasi motivo, in quel caso la Presidenza può far rispettare soltanto il limite dei 20 minuti.

È iscritto a parlare il senatore Carrara. Ne ha facoltà.

CARRARA (PdL). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, l'articolo 19 del testo originario del disegno di legge in esame è dedicato ad un aspetto della sicurezza molto specifico: quello, ahimè, della sicurezza stradale.

Dico ahimè perché i dati allarmanti circa la mortalità sulle strade, nonché i troppi frequenti fatti di cronaca che, soprattutto il lunedì, ci impongono il triste rito della conta dei morti e feriti del weekend hanno imposto un giusto e opportuno intervento nel senso dell'inasprimento delle sanzioni per chi viene sorpreso alla guida in stato di ebbrezza.

Proprio questo aspetto così specifico della sicurezza, come più in generale trattata nel testo legislativo, ci rimanda ad un fenomeno molto diffuso, ma purtroppo sottovalutato: quello dell'uso e dell'abuso di sostanze alcoliche, ma non solo.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, alcuni dati devono farci riflettere sulla dimensione più generale di questa che rappresenta una vera e propria emergenza, non solo sociale ma anche sanitaria. Ogni anno nell'Unione europea 195.000 persone muoiono per cause riconducibili all'alcol. Una recente stima, condotta per l'Italia con metodologie adottate dall'OMS, indica in 24.000 il numero delle morti annuali causate dall'alcol fra i soggetti in età superiore ai 20 anni, 7.000 delle quali riguardano le sole donne. Secondo dati ISTAT, nel 2006 si sono verificati più di 6.000 incidenti stradali causati dallo stato psicofisico alterato del conducente; di questi il 71 per cento, pari a più di 4.200 casi, è stato causato da guida in stato di ebbrezza da alcol e da altre droghe.

È sulla base di questi dati, a mio avviso particolarmente preoccupanti, che voglio sviluppare una serie di considerazioni e raccomandazioni, che rivolgo al Governo, volte a rendere ancora più efficace il provvedimento legislativo in discussione. Infatti, signor Presidente, il semplice inasprimento delle sanzioni previsto per chi viene sorpreso a guidare sotto l'effetto dell'alcol potrebbe indurre a ritenere che questa drammatica emergenza sociale possa essere risolta solo attraverso la criminalizzazione della sostanza o, peggio ancora, dei suoi consumatori. Questi, in realtà, costituiscono una categoria estremamente eterogenea di persone nella quale possiamo e dobbiamo riconoscere chi fa un uso moderato dell'alcool, chi ne abusa occasionalmente e chi è affetto da una vera e propria dipendenza.

Ne consegue che l'accertamento, pur non prescindendo dall'applicazione della sanzione, può diventare l'occasione per un'operazione di informazione e di maggiore sensibilizzazione verso il problema degli effetti dell'alcol alla guida dell'automezzo. Nel caso della dipendenza e/o uso patologico dell'alcol, la sanzione può e deve essere accompagnata dall'avvio di un intervento terapeutico e riabilitativo, se vuole essere veramente efficace. Questo consentirà, a medio termine, una maggiore sicurezza sociale, un risparmio di vite umane e, naturalmente, di risorse economiche per effetto degli interventi di prevenzione delle recidive, su cui la semplice sanzione non ha alcun effetto. E questo è un dato che è stato dimostrato nel tempo.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, è bene riconoscere nel soggetto alcol-dipendente, laddove individuato, l'esistenza di un vero e proprio disturbo che travalica il vero ambito sociale per interessare anche quello clinico e riabilitativo. Il soggetto che abitualmente abusa di sostanze alcoliche non è, troppo semplicisticamente, affetto da un vizio, ma da una malattia dalle complesse sfaccettature cliniche.

L'abuso di alcol rappresenta oggi una vera e propria emergenza sociale, destinata ad aggravarsi se non si avvia subito un processo di ricollocazione del problema anche all'interno di una prospettiva clinico-terapeutica che, come tale, deve essere caratterizzata da opportuni percorsi di cura, riabilitazione e reinserimento.

In conclusione, cari colleghi, il tema della sicurezza non può non tener conto delle strategiche necessità che questi fenomeni emergenziali impongono. L'alcolismo e le tossicodipendenze debbono rappresentare un momento qualificante dell'agenda del Governo, integrando gli interventi sanzionatori con un coinvolgimento in rete di varie istituzioni, quali università, servizi ospedalieri e servizi territoriali. Questo allo scopo, in prima istanza, di individuare e gestire strategie preventive che possano così diventare appropriatamente efficaci.

Cerchiamo, cari colleghi, di non colpevolizzare tutti quelli che occasionalmente, a cena, vogliono assaporare un buon bicchiere di vino italiano. (Applausi dal Gruppo PdL e dai banchi del Governo. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Livi Bacci. Ne ha facoltà.

LIVI BACCI (PD). Signor Presidente, colleghi senatori e colleghe senatrici, tutti condividono il principio che la sicurezza dei cittadini e di tutti coloro che vivono o visitano il nostro Paese, a qualsiasi titolo lo facciano, è un bene primario, da assicurare e custodire. Ma su come questo bene primario venga conseguito e rafforzato le opinioni divergono.

Per quanto riguarda il disegno di legge in esame, specialmente nella parte attinente all'immigrazione, le divergenze sono ampie e profonde, perché il testo voluto dalla maggioranza contiene norme in alcuni casi inefficaci, in altri lesive dei diritti individuali, in altri ancora intrusive nella normale vita di italiani e stranieri.

Sotto il falso pretesto di frenare l'irregolarità - un principio sul quale, in astratto, tutti sono d'accordo - passa invece una sola logica: rendere difficile la vita agli immigrati, europei e non europei, regolari e irregolari e, in qualche caso, anche agli italiani.

Già il decreto-legge approvato nel luglio scorso conteneva il chiaro annuncio: l'aggravante della pena pari ad un terzo per i reati compiuti dall'immigrato irregolare, anche per colui - per intendersi - cui fosse scaduto il permesso di soggiorno il giorno prima. Una norma iniqua, che considera l'irregolarità come un'aggravante comune, come l'avere agito per abietti motivi o con crudeltà.

Sotto la pressione della Comunità europea, poi, il Ministro dell'interno ha dovuto ritirare un decreto legislativo che imponeva forti restrizioni alla libera circolazione dei cittadini europei, mediante l'allontanamento di chi fosse sprovvisto di adeguati requisiti di reddito. Una disposizione chiaramente contraria ai princìpi comunitari della libera circolazione nello spazio europeo.

Sulla questione dei rom e della loro schedatura-censimento, purtroppo avvenuta all'ombra della Croce Rossa, solo alcune acrobazie hanno impedito le censure comunitarie, ma non certo quelle dell'opinione pubblica e di molte istituzioni internazionali.

La mozione approvata alla Camera sulle cosiddette classi ponte, o differenziate, mostra poi il chiaro intento di orientare la politica scolastica verso la segmentazione, anziché verso la comunanza, degli allievi a seconda dell'origine etnico-linguistica.

Con il disegno di legge in questione, la maggioranza, ostaggio della Lega, sta facendo di peggio. Non illuda il fatto che il Governo abbia innestato una clamorosa marcia indietro sul reato di immigrazione clandestina, che avrebbe comportato l'arresto, il processo, l'espulsione di tutti gli irregolari, comprese le centinaia di migliaia di collaboratrici familiari. Una norma tanto proterva quanto inattuabile e ritirata più per la sua manifesta dannosità e impraticabilità (sistema carcerario che scoppia, tribunali intasati, costo delle espulsioni) che per le diffuse proteste dell'opinione pubblica, laica e religiosa.

Con la nuova formulazione dell'articolo 9, l'irregolarità continua ad essere un reato, derubricato da delitto a contravvenzione, ed è punibile con un'ammenda. La denuncia comporta l'espulsione; se questa è eseguita, il giudice dichiara non esservi luogo a procedere.

Questa formulazione più blanda - che ha aspetti giuridici assai controversi - non eviterà l'intasamento degli uffici giudiziari né le difficoltà logistiche per decine o centinaia di migliaia di espulsioni. Occorre ricordare che il numero degli irregolari sul nostro territorio è sconosciuto e variamente indicato da fonti responsabili in cifre comprese tra mezzo milione e un milione. Una massa di individui - quasi tutti operose lavoratrici e lavoratori - la cui sorte non può essere regolata da espulsioni di massa.

Occorre poi segnalare che il Governo non tiene conto delle indicazioni della direttiva europea, in corso di approvazione, che prevede che all'immigrato irregolare che non sia un pericolo per la sicurezza e l'ordine pubblico (cioè la stragrande maggioranza) debba essere concesso un periodo compreso tra i sette e i trenta giorni per ottemperare volontariamente all'ordine di rimpatrio, periodo prorogabile in circostanze particolari quali l'esistenza di figli a scuola, i legami familiari, la durata del soggiorno.

Il fatto è che l'irregolarità affonda le radici nelle vaste dimensioni dell'economia sommersa e si alimenta per le regole di ammissione contenute nella legge Bossi-Fini che rendono difficile l'ingresso legale all'immigrato che cerca un posto di lavoro, anche quando il posto esiste: solo prosciugando la prima e riformando le seconde si può pensare di riportare a maggiore legalità l'immigrazione.

Si dirà che sono politiche troppo impegnative perché l'attuale Governo le voglia perseguire; oppure che un certo elettorato non vuole sentir parlare di sconfessione della Bossi-Fini (anche se ha sortito effetti disastrosi). Eppure si tratterebbe solo di prendere atto con realismo della realtà, e cioè che il datore di lavoro artigiano o piccolo imprenditore o famiglia non è attrezzato per reperire all'estero, alla cieca, senza un incontro effettivo, il lavoratore che necessita. Così la legge viene aggirata: si arriva regolarmente, si cerca lavoro, si trova e si entra nell'irregolarità. È questa la ragione per la quale il serbatoio dell'irregolarità continua ad alimentarsi, ed a richiedere - stando alla lettera delle legge - un numero crescente di espulsioni.

Ma il Governo è anche sordo nei riguardi di altre proposte di buon senso quale quella, per esempio, di incentivare il ritorno volontario dell'irregolare, evitando quello coatto, che è molto costoso e che dovrebbe essere l'eccezione e non la regola. Oppure quella di dare permessi di soggiorno premiali agli irregolari che abbiano un lavoro, o che lo ricerchino, o che abbiano legami familiari, o siano da tempo nel nostro Paese e bene inseriti nella società, caratteristiche proprie di larga parte dei migranti non in regola oggi presenti in Italia.

Il florilegio delle misure che tendono a restringere i diritti e a disseminare difficoltà nella vita degli immigrati, come in quella degli italiani, è ampio e variato. Non ho tempo per passarlo in rassegna e mi limito a cogliere i fiori più amari.

Non era passato in Commissione l'emendamento della Lega che tendeva a limitare l'accesso alle cure sanitarie degli irregolari, con gravi pericoli per la sanità pubblica, (ma poi è stato ripresentato qui in Aula), ma è passata la norma che autorizza gli enti locali ad avvalersi di ronde di cittadini per cooperare nell'attività di presidio del territorio, con un'inaccettabile intrusione del privato nel mantenimento dell'ordine pubblico. Uno strumento che, se manovrato irresponsabilmente, può creare gravissimi problemi di conflitto sociale.

Si istituisce presso il Ministero dell'interno un registro dei senza fissa dimora italiani e stranieri le cui finalità non sono precisate, ma che suona minaccioso come le ronde e che rischia di bollare con un marchio assurdo individui in gravi condizioni di disagio, debolezza e vulnerabilità, col rischio di cadere nel ridicolo (sì, nel ridicolo): si può essere senza fissa dimora oggi e non domani; si può esserlo in un Comune e non in un altro. Chi e come e con quali criteri curerà l'iscrizione e la cancellazione dal registro? E, soprattutto, a che serve il registro?

Si burocratizza la spedizione di denaro all'estero mediante money transfer, veicolo semplice e poco costoso per trasferire le rimesse, col rischio di deviarle verso canali illegali e più rischiosi.

Effetti devastanti - mi soffermo velocemente su questo aspetto - avrà poi sulla tenuta delle anagrafi (che sono uno strumento essenziale di governo e di amministrazione, la base per le liste elettorali, il fondamento delle rilevazioni e delle indagini statistiche) la norma che subordina l'iscrizione anagrafica (vuoi per lo straniero regolare, vuoi per l'italiano) alla verifica dell'idoneità sanitaria dell'abitazione. In linea di diritto questa norma potrebbe portare alla cancellazione dalle anagrafi di milioni di famiglie che vivono in abitazioni degradate e antigieniche. Essa renderebbe insicura e incompleta l'iscrizione degli stranieri regolari in anagrafe, atto che determina l'ingresso nel sistema statistico informativo della popolazione.

La norma potrebbe essere facilmente aggirata segnalando abitazioni di comodo come residenza. È una norma che sarebbe sicuramente interpretata in maniera diseguale sul territorio, alterando il grado di completezza e di copertura dell'anagrafe. Essa, infine, non è a costo zero: agli uffici di anagrafe non spetta per legge la verifica delle condizioni delle abitazioni; altri uffici tecnici dovrebbe eseguirla, con costi elevatissimi.

Con un'altra norma si impedisce il matrimonio (diritto umano fondamentale) all'irregolare (così come facevano alcuni padroni di schiavi nelle piantagioni). Al regolare si preclude la carta di lungo-soggiornante (si badi: non il diritto di voto o la cittadinanza) se non viene superato un esame di italiano. Si propone un permesso di soggiorno a punti legato al processo di integrazione, del quale non vengono precisate né le tappe, né le modalità, né i contenuti. Al rinnovo del permesso, per chi non ha compiuto il percorso assegnato (a giudizio discrezionale delle autorità) si procede all'espulsione. Se non fossimo sbalorditi dal contenuto di questa norma improvvisata, saremmo curiosi di sapere in che modo si pensi di attuarla. Si introduce una tassa di 200 euro per ogni permesso di soggiorno concesso o rinnovato: un balzello odioso e pesante, la cui destinazione non è specificata. Almeno fosse indirizzato, questo prelievo, a rendere efficaci e veloci le procedure di rilascio e rinnovo dei permessi.

Quanto sopra ho detto tiene conto del testo proposto dalle Commissioni 1a e 2a, ma non degli ulteriori emendamenti presentati in Aula, tra i quali si distinguono quelli della Lega, espressione delle posizioni più retrive e più miopi in tema di immigrazione. L'idea di far pagare agli irregolari gli interventi di pronto soccorso e di comunicare l'identità di chi non può farlo alle autorità di pubblica sicurezza è contraria ad ogni principio umanitario. Essa può venire in mente solo ad un movimento politico che - quando fa comodo - invoca la strenua difesa dei principi della dottrina cristiana e cattolica, ma che, nella versione "padanica" (non dico nemmeno padania) su temi migratori, è rappresentata dalla croce celtica più che dalla croce di Cristo.

Il blocco di due anni dell'immigrazione non sta in piedi per mille e una ragione: la crisi morderà in alcune attività, ma non in altre; i ricongiungimenti familiari non potranno essere sospesi e via enumerando; assai meglio sarebbe prolungare da sei mesi a dodici la validità del permesso di soggiorno per ricerca di un nuovo lavoro ed evitare che la crisi non spinga immediatamente nell'illegalità i lavoratori stranieri che restano disoccupati.

La realtà è, cari colleghi della maggioranza, che non esprimete una politica dell'immigrazione - il fenomeno sociale più rilevante di questo inizio di secolo - e affidate la soluzione di ogni problema ad una normativa che impone solo divieti, controlli, limitazioni, come quella contenuta nei vari involucri incartati nel pacchetto sicurezza, il vostro regalo di Natale per gli immigrati. È un regalo che contiene un messaggio articolato in disposizioni inattuabili, con formulazioni pasticciate, e condito dal disprezzo dei diritti umani, con un chiaro avvertimento: la vita dell'immigrato sia difficile, la sua cacciata facile. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pardi. Ne ha facoltà.

PARDI (IdV). Signor Presidente, il mio intervento viene dopo quelli di molti colleghi che hanno sviscerato con acume e precisione numerosi aspetti interni del provvedimento che stiamo esaminando. Tra gli ultimi, l'intervento del senatore Li Gotti per disciplina giuridica e l'intervento del senatore Livi Bacci per larga conoscenza dei fatti sociali mi permettono di prendermi una libertà e di intervenire più sul contesto e sulla filosofia di questo provvedimento.

Il contesto, che è anche quello di altri provvedimenti, è presto detto: è il contesto della creazione sistematica della paura tramite la potenza di una propaganda martellante. Non c'è ovviamente un rapporto diretto tra la costruzione della paura e l'ossatura giuridica del provvedimento che stiamo esaminando, però, c'è una relazione larga.

Queste leggi vengono fuori perché in Italia c'è chi ha i mezzi, la voglia, la potenza per esercitare tale propaganda profonda, pervasiva, che entra in tutte le case e che ripete con monotona serietà e continua capacità intimidatoria questa realtà plumbea: l'Italia versa in una situazione in cui la criminalità non è più sotto controllo, dobbiamo temere ed essere paurosi.

La cosa curiosa e il risvolto ironico di questa faccenda sono che la potenza del mezzo propagandistico talvolta si esercita a rovescio. Ricordo, ad esempio, che durante il primo Governo Berlusconi vi fu un momento di involontaria ironia, in cui i mezzi di comunicazione del Presidente del Consiglio diffondevano la notizia che gli arrivi di immigrati clandestini via mare erano diminuiti di più del 200 per cento. Si potevano immaginare, cioè, senza fatica gli italiani che emigravano verso l'Albania, perché il rapporto ormai era completamente rovesciato grazie alle virtù salvifiche del Governo.

Dunque, la paura. Dall'imposizione della paura nasce qualcosa che alcuni esperti di diritto hanno definito populismo penale. Luigi Ferrajoli, grande giurista dei nostri giorni, che ha appena licenziato tre volumi di «Principia iuris», ricorda in un suo scritto questa espressione, attribuita a Denis Salas e Eduardo Jorge Prats. Che cosa è il populismo penale? È il modo per ottenere per via demagogica - cito testualmente - il consenso popolare rispondendo alla paura generata nella popolazione dalla criminalità di strada. Ma non c'è solo la paura, c'è l'immanenza della propaganda della paura, perché forse, se ci fosse solo la criminalità di strada, non basterebbe.

Dunque, il populismo penale si configura come una sorta di uso congiunturale del diritto penale, che va direttamente in senso soltanto repressivo, antigarantista e, oltretutto, nella sua essenza appare inefficace a promuovere davvero la prevenzione del crimine.

Siamo nel regno della tolleranza zero (che non abbiamo inventato noi, bensì un sindaco nuovayorkese), la quale ha contaminato rapidamente diversi territori, attraversando i mari e gli oceani, dilagando con una formula, anche questa, di salvezza. La tolleranza zero è, nella sua stringatezza, un'utopia reazionaria: è l'idea che si possano eliminare i delitti, e questa possibilità di eliminare il delitto presuppone un'involuzione totalitaria del sistema politico.

Ciò fa venire in mente il titolo dell'opera di un grande storico e filosofo morto qualche decennio fa, Michel Foucault, «Sorvegliare e punire». L'autore aveva articolato la sua trattazione basandosi nell'analisi della storia giuridica e penale dell'Europa sulla diffusione del panopticum, un tipo di prigione dove il secondino, il controllore, dal centro di uno spazio circolare può sorvegliare in tutte le direzioni della rosa dei venti i vari bracci del carcere. Panopticum, infatti, significa guardare dappertutto, ovunque. E la struttura del panopticum è la perfetta realizzazione di un'ideologia repressiva.

La tolleranza zero si accoppia ad una sorta di visione di un panopticum mondiale, un panopticum sociale, quest'idea che si possa sorvegliare e punire in tutte le direzioni. La tolleranza zero è vacua, perché naufraga, si interrompe contro qualsiasi evento che la mette in discussione. Il crimine di per sé non è eliminabile; il delitto di per sé non è eliminabile, nemmeno con la tolleranza zero, nemmeno con il panopticum. Anzi, un eccesso di attenzione repressiva può essere addirittura il meccanismo che scatena un vieppiù, una crescita della possibilità di crimine.

Da tale atmosfera ci si difende con l'invocazione ai nostri valori. Con una ripetizione oramai quasi ossessiva nella nostra cultura si sente rivolgere un appello ai nostri valori tradizionali. Tuttavia non sappiamo più che cosa siano i nostri valori tradizionali, il nostro stesso popolo li viola in continuazione. C'è un appello ai valori, alle tradizioni e alle radici, ma non abbiamo più radici. Non sappiamo più nemmeno che cosa sono le radici, ma ci richiamiamo ad esse in maniera retorica e oramai falsa, come se ci potessero salvare e come se potessimo aggrapparci ad esse sull'orlo del baratro.

Vi è poi un elemento stridente: la tolleranza zero si accoppia alla tolleranza totale. Si assiste, infatti, con una certa facilità, ad una sorta di duplicazione del diritto penale; un diritto penale che, da una parte, si configura come esercizio della legge potente nei confronti - in generale - dei deboli o dei prepotenti di basso grado sociale oppure degli immigrati, degli estranei e dei nemici e, dall'altra, è blando, permissivo, lassista nei confronti dei delitti di quelli che una volta chiamavamo i ceti forti, le classi dominanti, i potenti.

In realtà, esiste uno stretto rapporto logico tra il provvedimento in discussione e il cosiddetto lodo Alfano: da una parte, c'è l'invenzione di un diritto permissivo, che permette cioè a chi ha i mezzi e a chi ne ha la potestà di sciogliere se stesso dal vincolo delle leggi, mentre invece tale vincolo viene imposto, con una forza sempre più stringente e con un'intenzione sempre più repressiva, a chi non si può difendere e a chi spesso non ha nemmeno compiuto reati, ma è solo colpevole di una condizione.

Qui si verifica un'altra lesione del principio di legalità: il divieto penale associato alla pena rivolta verso una pura e semplice condizione, un modo di essere. Nel provvedimento in esame - e ne hanno già parlato in modo molto illuminante coloro che mi hanno proceduto - si prevede un atteggiamento di repressione e di pena nei confronti di chi è semplicemente l'attore di una condizione spesso involontaria. Ciò determina, nel concreto, fenomeni repellenti di esposizione alla violenza omicida.

Non ritorno su fatti noti, ma abbiamo avuto casi simili ai linciaggi di un tempo, che abbiamo esecrato nella letteratura americana, nel cinema e nella storia di un Occidente lontano. Ritornano le aggressioni contro i giovani neri colpevoli soltanto di essere tali, le esecuzioni per strada, gli incendi dei campi rom. È degno d'interesse dare uno sguardo ai soggetti di questo tipo di comportamenti. Non ci sono infatti soltanto le forze dell'ordine che, in un certo senso, sono i depositari dell'uso legale della violenza, ma ci sono anche i cittadini che da sé prendono l'iniziativa. Questi sono fenomeni terribili. Abbiamo creato una situazione in cui il cittadino, a un certo punto, si arroga il diritto di essere esso stesso l'attore della legge, di farsi legge e determinare una situazione per cui si può andare ad incendiare i campi rom e poi o si scompare oppure si riceve persino la colpevole solidarietà pelosa di organi di stampa, di vicini, di prossimi.

Si tratta di un'atmosfera molto pericolosa, che mi fa giudicare ulteriormente più pericolosa l'idea che si possa ricorrere, nell'esercitare il controllo sociale su fenomeni che sono di per sé slabbrati, magmatici e policentrici, alle ronde. Queste ultime sono un fenomeno di straordinario pericolo sociale. Ne ha già parlato il senatore Livi Bacci, ma vorrei tornare sull'idea che il cittadino possa prendere su di sé il carico dell'azione e formare una sorta di organizzazione che ha qualcosa di paramilitare (spesso poi si travestono da militari). Basta andarli a vedere, questi fenomeni, per constatare che dentro questo tipo di processo esiste una malattia militare.

Questa è una cosa che ci costringe quasi ad esagerare nella controproposta. Dobbiamo guardare a questi fenomeni non pensando alla prevenzione come l'esercizio di un'azione penale. La vera prevenzione, voglio esagerare, è pre-penale. La vera prevenzione viene prima di tutto il grande carico del grande macchinismo, dell'iniziativa giudiziaria, di polizia, e così via. La vera prevenzione è saper guardare con occhi sereni la realtà sociale, che non è poi così disastrosa, perché la situazione italiana è tutt'altro che catastrofica dal punto di vista dell'ordine sociale. Non ci sono fenomeni così terribili da costringerci a sovramisure di emergenza. Bisognerebbe esercitare lo sviluppo del senso civico, l'idea della promozione di una solidarietà sociale.

So bene che dire queste cose comporta l'accusa di indulgere in una sorta di retorica dolciastra (siamo troppo buoni, si pretende di esercitare la bontà coatta). Non penso che sia soltanto retorica dolciastra. Penso che nei confronti di queste dinamiche sociali di difficilissimo governo dovremmo recuperare quel senso di critica dell'individualismo esasperato. È piuttosto l'individualismo esasperato un'autentica modificazione della condizione umana. Nessuno di noi si è fatto da sé, neanche quelli che pensano di essere gli autori di se stessi. Noi siamo i figli, il frutto delle infinite persone che abbiano incontrato e che ci hanno influenzato, dei buoni e dei cattivi maestri, di chi ci ha insegnato qualcosa di importante e di chi invece ci ha fatto capire che si può anche insegnare in modo malvagio. E tuttavia questa è una relazione.

Noi siamo i figli delle esperienze degli altri; siamo i figli dei libri che abbiamo letto e persino di quelli che non abbiamo letto, che sappiamo che esistono e a cui facciamo riferimento; siamo figli delle bibliografie e delle memorie degli altri uomini. Non si può pensare di esercitare un'azione sociale dimenticando questo fenomeno fondamentale della specie umana.

Lévinas, un filosofo poco conosciuto, un omino piccolo piccolo, molto modesto, che nel dicembre del 1989 ricevette il premio Balzan per la filosofia a Berna, ha scritto due o tre libretti, esili, piccolissimi, e ha fatto dell'esame della condizione umana, considerata (strano per un filosofo) sotto un profilo quasi antropologico-fisico, il centro della sua filosofia. Dove si riconosce l'uomo o la donna? Si riconosce nel colloquio dei volti, nel fatto che un volto guarda l'altro volto, nel fatto che uno sguardo incontra un altro sguardo. Non c'è il solipsismo dell'uomo. L'uomo solipsista non esiste. È un dato che non c'è. La cosa fondamentale è questo incontro dell'altro, lo specchiarsi nell'altro, l'interrogarsi nell'altro.

Penso che una legislazione capace di recuperare questo senso profondo dell'umanità potrebbe forse produrre delle leggi migliori. (Applausi dal Gruppo IdV. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Data l'ora, rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

 

Sull'ordine dei lavori

BELISARIO (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BELISARIO (IdV). Signor Presidente, vedo i banchi desolatamente vuoti del centrodestra ... (Il senatore Berselli indica i banchi del centrosinistra). Ma io parlo per me. Dicevo, vedo i banchi desolatamente vuoti del centrodestra, i cui rappresentanti sono stati tanto inclini a parlare di ostruzionismo dell'Italia dei Valori in Aula.

Noi abbiamo utilizzato il nostro tempo e ci siamo. Meglio un ostruzionismo parlamentare serio, che nel caso di specie non c'è stato, che il menefreghismo della maggioranza, che sventola la bandiera di un disegno di legge in cui evidentemente non crede neppure lei. (Applausi dal Gruppo IdV).

 

Interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Ordine del giorno
per le sedute di mercoledì 19 novembre 2008

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi domani, mercoledì 19 novembre, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9,30 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

 

La seduta è tolta (ore 21,50).

 

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi (1196)

ORDINI DEL GIORNO

G100

BARBOLINI, FONTANA

V. testo 2

Il Senato, esaminato il provvedimento in titolo;

        premesso che:

            nel corso degli ultimi anni, si è accresciuto il rischio di infiltrazioni criminali nell'ambito delle attività legate al fenomeno dei giochi, anche al fine del riciclo di denaro di illecita provenienza;

            in tale ambito si segnala il lodevole lavoro della Guardia di finanza, che ha conseguito notevoli successi nel contrasto al fenomeno del gioco illecito e del riciclaggio di denaro;

        impegna il Governo:

            a mettere in atto tutte le misure necessarie per scongiurare ogni pericolo di infiltrazione criminale nella rete delle attività legate al settore dei giochi, per prevenire i possibili fenomeni di riciclaggio, anche attraverso l'istituzione, sia al Ministero dell'economia e delle finanze, sia nell'ambito dell'AAMS, di apposite Commissioni di monitoraggio e di verifica sulle predette attività illecite con il compito di riferire annualmente alle competenti commissioni parlamentari sulle attività svolte, e a razionalizzare la distribuzione delle apparecchiature da gioco sul territorio, evitando eccessive concentrazioni nei pressi delle scuole e dei luoghi di aggregazione giovanili;

            a destinare una quota delle risorse derivanti dal contrasto al fenomeno del gioco illecito e del riciclaggio del denaro al potenziamento delle dotazioni strumentali e di personale della Guardia di finanza.

G100 (testo 2)

BARBOLINI, FONTANA

Non posto in votazione (*)

Il Senato, esaminato il provvedimento in titolo;

        premesso che:

            nel corso degli ultimi anni, si è accresciuto il rischio di infiltrazioni criminali nell'ambito delle attività legate al fenomeno dei giochi, anche al fine del riciclo di denaro di illecita provenienza;

            in tale ambito si segnala il lodevole lavoro della Guardia di finanza, che ha conseguito notevoli successi nel contrasto al fenomeno del gioco illecito e del riciclaggio di denaro;

        impegna il Governo:

            a mettere in atto tutte le misure necessarie per scongiurare ogni pericolo di infiltrazione criminale nella rete delle attività legate al settore dei giochi;

            a destinare una quota delle risorse derivanti dal contrasto al fenomeno del gioco illecito e del riciclaggio del denaro al potenziamento delle dotazioni strumentali e di personale della Guardia di finanza.

________________

(*) Accolto dal Governo

G101

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Il Senato, esaminato il provvedimento in titolo;

        premesso che:

            l'ippica è in uno stato di crisi senza precedenti che rischia di pregiudicare definitivamente le prospettive del settore;

            dalla crisi non è possibile fuoriuscire positivamente senza un piano industriale che, a partire dall'UNIRE, avvii un processo di risanamento e di radicale riorganizzazione strutturale dell'intera filiera con l'obiettivo principale di sostenere e valorizzare la qualità del cavallo allevato in Italia.

        impegna il Governo:

            a porre in essere con urgenza tutte le iniziative e ad adottare i provvedimenti necessari per il superamento della crisi strutturale ed in particolare di assumere quale priorità la riforma dell'UNIRE al fine di dare certezza e stabilità ai finanziamenti del settore ippico.

G102

ESPOSITO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        considerato che l'allargamento della rete di raccolta delle scommesse a base ippica e sportiva, di cui all'articolo 1-bis, per il numero e le modalità con cui attuata comporta effetti di squilibrio nella offerta di prodotti su mercato già contrassegnato da tensioni negli ultimi mesi;

            rilevato che, infatti, attraverso l'offerta di 3000 concessioni in sostanza si mira a rimettere sul mercato 2.603 diritti non assegnati con i bandi adottati in attuazione del decreto legge n. 223/06 (c.d. «decreto Bersani») oltre a 329 agenzie «storiche» (per un totale di 2.932 punti di raccolta);

            visto che, tuttavia dei 2.603 diritti non assegnati dai predetti bandi, solo 829 si riferiscono a negozi di gioco (aventi come attività principale la commercializzazione dei giochi pubblici) e ben 1.774 a punti di gioco (cd. corner) svolgenti la commercializzazione dei giochi in via accessoria (per la precisione, 1.713 corner ippici e 61 corner sportivi);

            considerato che, l'istituzione di 3.000 concessioni che «non si estendono in ogni caso ai punti di vendita aventi come attività accessoria la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici», determinerebbe uno squilibrio tra punti di vendita caratterizzato dall'insuperabile predominio dei negozi sui corner, reso ancor più forte dalla presenza contestuale dei giochi a base ippica e di quelli a base sportiva, così creando di fatto le premesse per la scomparsa progressiva di migliaia di punti di raccolta, a prevalente conduzione familiare, quali sono i corner;

            considerato che, pertanto, può apparire opportuno quanto meno valutare la praticabilità di modalità di offerta progressiva e selettiva dei diritti di cui sopra, all'esito di una attenta fase di sperimentazione;

            considerato altresì che l'abrogazione dei parametri di distanza stabiliti dai bandi precedenti, attraverso le previsioni del comma 6 dell'art.  1-bis, di fatto porterebbe alla creazione di una rete distributiva distribuita e proliferata bruscamente senza alcuna ponderata e razionale valutazione commerciale per ciascun punto vendita;

            rilevato che tale situazione risulta ulteriormente perniciosa per la stabilità complessiva degli operatori presenti sul mercato, in quanto determinerebbe per i punti vendita già attivi sul territorio, una improvvisa, non preventivamente valutata concorrenza causante la dispersione della clientela acquisita, mentre per i punti vendita di nuova istituzione, la difficoltà di acquisire nuovi giocatori, stante la vicinanza di punti preesistenti con clientela già ampiamente fidelizzata;

            considerato che questa situazione è tale da ripercuotersi negativamente sulle entrate erariali derivanti dalla raccolta dei giochi pubblici

        impegna il governo:

            ad adottare ogni misura attuativa ed organizzativa per salvaguardare la sopravvivenza delle predette imprese, tutelando l'equilibrio complessivo del mercato e della raccolta erariale connessa, evitando improprie forme di perturbazione del mercato, garantendo in ogni caso una attenta gestione delle modalità di immissione sul mercato dei predetti diritti in funzione della relativa localizzazione rispetto ad altri punti di raccolta analoghi già operanti nel medesimo contesto territoriale, in modo tale che non ne possa derivare un effetto complessivo di minore efficienza di ciascun punto di articolazione della rete di raccolta delle scommesse in esame.

________________

(*) Accolto dal Governo

G103

COSTA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        premesso che:

            sono in corso nei confronti dell'Italia due procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea, concernenti alcune restrizioni della normativa vigente nel nostro Paese in materia di libera circolazione dei servizi di scommesse sportive, anche a distanza, in violazione dell'articolo 49 del Trattato delle Comunità europee;

            modalità di esercizio e raccolta a distanza dei giochi, già previste dal decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, nella legge 4 agosto 2006, n. 248, sono state avviate nel nostro Paese riscontrando anche un importante successo e interesse da parte degli stessi giocatori;

            in tale quadro, la normativa italiana vigente necessita di un aggiornamento che preveda elementi per il miglioramento dell'offerta nel settore delle scommesse on-line, assicuri, attraverso regole certe ed efficaci per gli operatori del settore, maggiore trasparenza del mercato, e continui a garantire, anche attraverso una maggiore responsabilizzazione dei giocatori, l'alto livello di tutela oggi raggiunto per la protezione dei consumatori, soprattutto dei soggetti più deboli e dei minori;

            una regolamentazione del settore dei giochi a distanza ed un regime impositivo più in linea con quelli di altri Stati europei ove il gioco e le scommesse on-line si sono già sviluppati in piena sicurezza e garanzia permetterebbe inoltre di contrastare il gioco non regolamentato e, nel contempo, generare maggiori introiti per l'Erario;

        impegna il Governo:

            a regolamentare quanto prima ed in maniera complessiva l'esercizio e la raccolta a distanza dei giochi in campo nazionale, valutando anche l'opportunità di intervenire per modificare il sistema di tassazione degli operatori del settore.

________________

(*) Accolto dal Governo come raccomandazione

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE ED ALLEGATO RECANTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE AL DECRETO-LEGGE IN SEDE DI CONVERSIONE NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI (*)

Art. 1.

    1. Il decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.

    2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

________________

(*) Approvato il disegno di legge composto del solo articolo 1.

Allegato

MODIFICAZIONI APPORTATE IN SEDE DI CONVERSIONE AL DECRETO-LEGGE 25 SETTEMBRE 2008, n. 149

        Dopo l'articolo 1 sono inseriti i seguenti:

        «Art. 1-bis. - (Assetto organizzativo della raccolta in rete fisica dei giochi e delle scommesse). - 1. Al fine di perseguire il progressivo superamento dell'assetto organizzativo della raccolta dei giochi e delle scommesse relativi alle corse dei cavalli, di cui al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 aprile 1998, n. 169, di attuare la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 13 settembre 2007 nella causa C-260/04, nonché di perseguire l'obiettivo della sostanziale integrazione fra giochi su base ippica e sportiva già determinato dall'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e successive modificazioni, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato attua un'apposita procedura selettiva in tempo utile per rispettare la data di revoca delle concessioni di cui alla predetta sentenza, stabilita al 31 gennaio 2009 dall'articolo 4-bis del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2008, n. 101.

        2. Oggetto della procedura di cui al comma 1 è la concessione, fino alla data del 30 giugno 2016, del diritto di esercizio e raccolta in rete fisica contestualmente di giochi su base ippica e sportiva, di cui all'articolo 1, comma 287, lettera a), della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, e all'articolo 38, comma 4, lettera a), del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, nei riguardi di soggetti fino al numero massimo di 3.000. Le predette concessioni non si estendono in ogni caso ai punti di vendita aventi come attività accessoria la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici.

        3. La procedura di cui al comma 1 è aperta alle domande di soggetti italiani ovvero di altri Stati dell'Unione europea in possesso dei requisiti di affidabilità già richiesti ai soggetti che hanno conseguito concessioni per l'esercizio e la raccolta di giochi di cui all'articolo 1, comma 287, lettera a), della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, e all'articolo 38, comma 4, lettera a), del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. La procedura è aperta altresì alle domande di soggetti che, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono titolari di concessione precedentemente conseguita, con scadenza successiva al 31 gennaio 2009, per l'esercizio e la raccolta di scommesse su base ippica ovvero su base sportiva. I soggetti di cui al primo periodo e i componenti dei relativi organi societari non devono avere controversie legali pendenti, per le quali non è ancora intervenuto il giudicato, nei confronti dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato relativamente alle concessioni di cui al presente comma. Sono comunque esclusi dalla procedura di cui al comma 1 i soggetti non in regola con i pagamenti dovuti alle amministrazioni interessate, relativamente a concessioni precedentemente conseguite.

        4. Il modulo di domanda di partecipazione alla procedura selettiva è reso disponibile nel sito internet www.aams.it dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Sono ammissibili esclusivamente le domande redatte utilizzando la stampa del modulo estratto dal predetto sito.

        5. Le concessioni di cui al comma 2 sono aggiudicate, fino a loro esaurimento, ai soggetti che abbiano presentato le offerte risultanti economicamente più elevate rispetto ad una base pari ad euro 85.000. Qualora le concessioni siano aggiudicate a soggetti già titolari, per concessione precedentemente conseguita, diversa da quella oggetto della sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee di cui al comma 1, di diritti di esercizio e raccolta in rete fisica di scommesse su base ippica ovvero su base sportiva, l'importo da corrispondere è ridotto del 25 per cento rispetto a quanto indicato nell'offerta. La convenzione accessiva alla concessione è predisposta dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato sulla base dello schema approvato con decreto del direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato 28 agosto 2006. All'atto della sottoscrizione della convenzione accessiva da parte dei concessionari di cui al comma 3, secondo periodo, risultati aggiudicatari all'esito della procedura di cui al comma 1, sono revocate le concessioni precedentemente conseguite da tali concessionari per l'esercizio e la raccolta di scommesse su base ippica ovvero su base sportiva.

        6. Il comma 1 dell'articolo 4-bis del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2008, n. 101, nonché le lettere f) e g) del comma 287 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, e le lettere f) e g) del comma 4 dell'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono abrogati. Al comma 13 dell'articolo 22 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, dopo le parole: ''al totalizzatore'' sono inserite le seguenti: ''e a quota fissa'' e le parole: '', esclusivamente nei giorni di svolgimento delle gare,'' sono soppresse.

        7. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009 è istituito un fondo, alimentato dalle maggiori entrate derivanti dall'attuazione del comma 5; quota parte delle risorse del predetto fondo è destinata, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, all'incremento del monte premi e delle provvidenze per l'allevamento dei cavalli ovvero, anche progressivamente, in funzione del processo di risanamento finanziario e di riassetto dei relativi settori, alle esigenze finanziarie relative alle attività istituzionali del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dell'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine (UNIRE), con esclusione delle ordinarie esigenze di funzionamento della medesima UNIRE. La parte del fondo non destinata alle predette esigenze è riversata all'entrata del bilancio dello Stato. A decorrere dal 1º gennaio 2009, la misura del prelievo erariale unico di cui all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, e di cui all'articolo 1, comma 531, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, è elevata al 12,70 per cento delle somme giocate; le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del presente periodo rispetto alle entrate relative all'anno 2008, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono assegnate all'UNIRE per essere interamente destinate all'incremento del monte premi. Al fine di consentire il completamento e il potenziamento infrastrutturali dei servizi istituzionali dell'UNIRE, per l'anno 2008 è assegnato al medesimo ente un contributo pari a 25 milioni di euro, al cui onere si provvede mediante corrispondente riduzione, per il medesimo anno, del fondo di cui all'articolo 1, comma 50, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Le eventuali ulteriori maggiori entrate derivanti dall'attuazione dei commi da 1 a 3 nonché del comma 5 del presente articolo, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono interamente destinate all'incremento del monte premi. Il piano annuale di utilizzazione delle risorse finanziarie dell'UNIRE è approvato, entro il 15 gennaio di ciascun anno, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sentite le competenti Commissioni parlamentari permanenti.

        8. All'articolo 1, comma 286, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, dopo le parole: ''eventi non sportivi'' sono inserite le seguenti: '', escluse le manifestazioni per la cui realizzazione concorrono i soggetti ai quali si applicano le disposizioni agevolative di cui al comma 185 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e che sono stati individuati con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 3 luglio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.  166 del 17 luglio 2008''.

        Art. 1-ter. - (Disposizioni in materia di apparecchi per il gioco lecito). - 1. Al fine di promuovere il completamento della disciplina in materia di apparecchi per il gioco lecito, di cui all'articolo 110, comma 6, lettera b), del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, sono dettate le disposizioni occorrenti per disciplinare, nel rispetto dell'articolo 110, comma 6, lettera b), del citato testo unico di cui al regio decreto n. 773 del 1931, la sperimentazione degli apparecchi di cui al predetto articolo 110, comma 6, lettera b), nonché per la sperimentazione della raccolta del gioco praticato mediante i medesimi apparecchi.

        2. L'articolo 1, comma 530, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che l'importo dello 0,5 per cento di cui alla lettera c) del predetto comma costituisce importo aggiuntivo e distinto dal canone di concessione fissato contrattualmente nello 0,3 per cento, il cui totale è dato dallo 0,8 per cento di cui alla lettera b) del medesimo comma. Tale importo dello 0,5 per cento è dovuto, a decorrere dal 1º gennaio 2007, a titolo di deposito cauzionale a garanzia dell'effettuazione degli investimenti e del conseguimento dei livelli di servizio di cui ai numeri 1) e 2) della citata lettera c), ed è restituito ai concessionari, ai sensi di tale ultima lettera, alle condizioni e nella proporzione in cui gli investimenti e i livelli di servizio risultano effettivamente conseguiti. Le conseguenti condizioni applicative sono regolate con appositi decreti dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e contenute in atti integrativi delle convenzioni accessive alle concessioni, che i concessionari sottoscrivono entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto».

ARTICOLO 1 DEL DECRETO-LEGGE

Articolo 1.

(Disposizioni in materia di raccolta del gioco Enalotto)

        1. Al fine di assicurare la tutela di preminenti interessi pubblici connessi alla continuità di gestione dell'esercizio del gioco Enalotto e del suo gioco opzionale ed in considerazione della riscontrata impossibilità di avvio nei tempi inizialmente previsti della nuova concessione per la gestione dei giochi numerici a totalizzatore nazionale, in corso di affidamento a seguito del bando di gara in data 29 giugno 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea n. S 126-154552 del 4 luglio 2007, ai sensi dell'articolo 1, comma 90, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, la gestione di tali giochi continua ad essere assicurata dall'attuale concessionario, alle condizioni vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, fino alla piena operatività della nuova concessione e comunque non oltre il 1º luglio 2009.

EMENDAMENTI

1.1

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Al comma 1, sostituire le parole: «1º luglio 2009» con le seguenti: «31 dicembre 2008».

1.2

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Al comma 1, sostituire le parole: «1º luglio 2009» con le seguenti: «31 marzo 2009».

ARTICOLO 1-BIS INTRODOTTO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 1-bis.

(Assetto organizzativo della raccolta in rete fisica dei giochi e delle scommesse)

        1. Al fine di perseguire il progressivo superamento dell'assetto organizzativo della raccolta dei giochi e delle scommesse relativi alle corse dei cavalli, di cui al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 aprile 1998, n. 169, di attuare la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 13 settembre 2007 nella causa C-260/04, nonché di perseguire l'obiettivo della sostanziale integrazione fra giochi su base ippica e sportiva già determinato dall'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e successive modificazioni, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato attua un'apposita procedura selettiva in tempo utile per rispettare la data di revoca delle concessioni di cui alla predetta sentenza, stabilita al 31 gennaio 2009 dall'articolo 4-bis del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2008, n. 101.

        2. Oggetto della procedura di cui al comma 1 è la concessione, fino alla data del 30 giugno 2016, del diritto di esercizio e raccolta in rete fisica contestualmente di giochi su base ippica e sportiva, di cui all'articolo 1, comma 287, lettera a), della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, e all'articolo 38, comma 4, lettera a), del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, nei riguardi di soggetti fino al numero massimo di 3.000. Le predette concessioni non si estendono in ogni caso ai punti di vendita aventi come attività accessoria la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici.

        3. La procedura di cui al comma 1 è aperta alle domande di soggetti italiani ovvero di altri Stati dell'Unione europea in possesso dei requisiti di affidabilità già richiesti ai soggetti che hanno conseguito concessioni per l'esercizio e la raccolta di giochi di cui all'articolo 1, comma 287, lettera a), della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, e all'articolo 38, comma 4, lettera a), del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. La procedura è aperta altresì alle domande di soggetti che, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono titolari di concessione precedentemente conseguita, con scadenza successiva al 31 gennaio 2009, per l'esercizio e la raccolta di scommesse su base ippica ovvero su base sportiva. I soggetti di cui al primo periodo e i componenti dei relativi organi societari non devono avere controversie legali pendenti, per le quali non è ancora intervenuto il giudicato, nei confronti dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato relativamente alle concessioni di cui al presente comma. Sono comunque esclusi dalla procedura di cui al comma 1 i soggetti non in regola con i pagamenti dovuti alle amministrazioni interessate, relativamente a concessioni precedentemente conseguite.

        4. Il modulo di domanda di partecipazione alla procedura selettiva è reso disponibile nel sito internet www.aams.it dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Sono ammissibili esclusivamente le domande redatte utilizzando la stampa del modulo estratto dal predetto sito.

        5. Le concessioni di cui al comma 2 sono aggiudicate, fino a loro esaurimento, ai soggetti che abbiano presentato le offerte risultanti economicamente più elevate rispetto ad una base pari ad euro 85.000. Qualora le concessioni siano aggiudicate a soggetti già titolari, per concessione precedentemente conseguita, diversa da quella oggetto della sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee di cui al comma 1, di diritti di esercizio e raccolta in rete fisica di scommesse su base ippica ovvero su base sportiva, l'importo da corrispondere è ridotto del 25 per cento rispetto a quanto indicato nell'offerta. La convenzione accessiva alla concessione è predisposta dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato sulla base dello schema approvato con decreto del direttore generale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato 28 agosto 2006. All'atto della sottoscrizione della convenzione accessiva da parte dei concessionari di cui al comma 3, secondo periodo, risultati aggiudicatari all'esito della procedura di cui al comma 1, sono revocate le concessioni precedentemente conseguite da tali concessionari per l'esercizio e la raccolta di scommesse su base ippica ovvero su base sportiva.

        6. Il comma 1 dell'articolo 4-bis del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2008, n. 101, nonché le lettere f) e g) del comma 287 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, e le lettere f) e g) del comma 4 dell'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, sono abrogati. Al comma 13 dell'articolo 22 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, dopo le parole: «al totalizzatore» sono inserite le seguenti: «e a quota fissa» e le parole: «, esclusivamente nei giorni di svolgimento delle gare,» sono soppresse.

        7. Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009 è istituito un fondo, alimentato dalle maggiori entrate derivanti dall'attuazione del comma 5; quota parte delle risorse del predetto fondo è destinata, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, all'incremento del monte premi e delle provvidenze per l'allevamento dei cavalli ovvero, anche progressivamente, in funzione del processo di risanamento finanziario e di riassetto dei relativi settori, alle esigenze finanziarie relative alle attività istituzionali del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dell'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine (UNIRE), con esclusione delle ordinarie esigenze di funzionamento della medesima UNIRE. La parte del fondo non destinata alle predette esigenze è riversata all'entrata del bilancio dello Stato. A decorrere dal 1º gennaio 2009, la misura del prelievo erariale unico di cui all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, e di cui all'articolo 1, comma 531, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, è elevata al 12,70 per cento delle somme giocate; le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del presente periodo rispetto alle entrate relative all'anno 2008, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono assegnate all'UNIRE per essere interamente destinate all'incremento del monte premi. Al fine di consentire il completamento e il potenziamento infrastrutturali dei servizi istituzionali dell'UNIRE, per l'anno 2008 è assegnato al medesimo ente un contributo pari a 25 milioni di euro, al cui onere si provvede mediante corrispondente riduzione, per il medesimo anno, del fondo di cui all'articolo 1, comma 50, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Le eventuali ulteriori maggiori entrate derivanti dall'attuazione dei commi da 1 a 3 nonché del comma 5 del presente articolo, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono destinate interamente all'incremento del monte premi. Il piano annuale di utilizzazione delle risorse finanziarie dell'UNIRE è approvato, entro il 15 gennaio di ciascun anno, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sentite le competenti Commissioni parlamentari permanenti.

        8. All'articolo 1, comma 286, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, dopo le parole: «eventi non sportivi» sono inserite le seguenti: «, escluse le manifestazioni per la cui realizzazione concorrono i soggetti ai quali si applicano le disposizioni agevolative di cui al comma 185 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e che sono stati individuati con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 3 luglio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.  166 del 17 luglio 2008».

EMENDAMENTI

1-bis.1

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole da: «del diritto di esercizio» fino alla fine del comma, con le seguenti:«di un numero massimo di tremila diritti di esercizio e raccolta in rete fisica contestualmente di giochi su base ippica e sportiva, di cui all'articolo 38, comma 2, lettera a) e comma 4, lettera a) del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248. Le predette concessioni non si estendono in ogni caso ai punti di vendita aventi come attività accessoria la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici. A ciascun partecipante alla procedura selettiva di cui al comma 1 può essere aggiudicato un numero massimo di diritti pari al 20 per cento dei diritti posti a gara».

1-bis.2

COSTA, ESPOSITO

Ritirato e trasformato nell'odg G1-bis.2

All'articolo 1-bis sono apportate le seguenti modificazioni:

        Al comma 2, sopprimere la parola: «contestualmente» nonché le parole: «nei riguardi di soggetti».

        Dopo le parole: «prodotti di gioco pubblici», sono aggiunte le parole: «su base ippica; conseguentemente i concessionari di questa tipologia di diritti hanno la facoltà di richiederne la conversione secondo il rapporto di un diritto della tipologia oggetto della procedura per tanti diritti il cui corrispettivo di aggiudicazione sia stato, unitariamente o per sommatoria, almeno pari alla base d'asta».

        Al comma 3 le parole: «su base ippica ovvero su base sportiva» sono sostituite dalle seguenti: «o di prodotti di gioco pubblici».

        Al comma 5, le parole: «è ridotto del 25 per cento rispetto a quanto indicato nell'offerta» sono sostituite dalle parole: «è di euro 85.000,00 per ciascun diritto. I diritti così assegnati, così come quelli assegnati in conversione ai sensi del secondo periodo del comma 2, non sono computati nel numero massimo di cui al comma citato». Al medesimo comma, dopo le parole: «28 agosto 2006» sono aggiunte le seguenti: «anche al fine di rendere omogenea la dotazione tecnologica dei punti di vendita aventi come attività principale la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici su base ippica di cui alla lettera a) del comma 4 dell'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.  223, convertito con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n.  248 a quella richiesta per i punti di vendita aventi come attività principale la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici su base sportiva di cui alla lettera a) del comma 2 della medesima norma».

        Al comma 6, dopo le parole: «n.  101» sono aggiunte le seguenti: «,  l'articolo 6 delle convenzioni di concessione approvate con decreti del direttore generale dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato del 28 agosto 2006».

1-bis.3

ESPOSITO

Ritirato

L'articolo 1-bis.è modificato come segue:

            Al comma 2) dopo le parole: «all'articolo 38» la parola: «comma 4» è sostituita dalle parole: «commi 2 e 4»; dopo la parola: «3000» sono aggiunte le seguenti: «diritti da localizzare su base nazionale», e dopo le parole: «prodotti di gioco pubblici.» sono aggiunte le parole: «È consentito ai concessionari di diritti di cui all'articolo 38 comma 4 lettera a) del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 da esercitarsi in punti di vendita aventi come attività accessoria la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici di convertirli in diritti della medesima tipologia di cui all'articolo 38 comma 2 lettera a) del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, alle condizioni di cui al successivo comma 5.».

            Al comma 3) dopo le parole: «all'articolo 38» le parole: «comma 4» sono sostituite dalle parole: «commi 2 e 4».

            Al comma 5) dopo le parole: «sono revocate le concessioni precedentemente conseguite da tali concessionari per l'esercizio e la raccolta di scommesse su base ippica ovvero su base sportiva.» sono aggiunte le parole: «La conversione dei diritti di cui al precedente comma 2 è realizzata su richiesta del concessionario previo versamento di euro 7.500,00 quale integrazione del prezzo di aggiudicazione. In ogni caso, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato assume i provvedimenti necessari a realizzare la parificazione della dotazione tecnologica di tutti i punti di vendita aventi come attività accessoria la commercializzazione di prodotti di gioco pubblici sul livello proprio di quelli che commercializzano prodotti di gioco pubblici su base ippica.».

            Al comma 6) dopo le parole: «n.  101» sono aggiunte le parole: «i commi 3, 4 e 8 dell'articolo 4), i commi 2 e 3 dell'articolo 5) e l'articolo 6) delle convenzioni accessive approvate con decreti del Direttore generale dell'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato del 28 agosto 2006», dopo le parole: «n. 311 e successive modificazioni, e le lettere» è aggiunta la parola: «e),».

1-bis.4

ESPOSITO

Ritirato

Al comma 2, sopprimere l'ultimo periodo.

1-bis.5

LANNUTTI, PEDICA, BELISARIO

Respinto

Al comma 3, al terzo periodo, sostituire le parole: «di cui al primo periodo» con le seguenti: «di cui al presente comma».

1-bis.6

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Al comma 3, ultimo periodo, aggiungere le seguenti: «, nonché con gli adempimenti tributari e quelli contributivi in relazione al personale utilizzato».

1-bis.7

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Dopo il comma 3, inserire il seguente:

        3-bis. Le concessioni di cui al comma 2 sono rilasciate singolarmente e non possono superare la soglia di concentrazione del 5 per cento in capo allo stesso soggetto richiedente, ancorché già titolare di concessione.

1-bis.8

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Al comma 5, sopprimere il secondo periodo.

1-bis.9

LANNUTTI, PEDICA, BELISARIO

Id. em. 1-bis.8

Al comma 5, sopprimere il secondo periodo.

1-bis.10

LANNUTTI, PEDICA, BELISARIO

Respinto

Dopo il comma 5, inserire il seguente:

        5-bis. Le concessioni di cui al comma 2 sono rilasciate singolarmente e non possono superare la soglia di concentrazione del 5 per cento in capo allo stesso soggetto richiedente, ancorché già titolare di concessione.

1-bis.11

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Sopprimere il comma 6.

1-bis.12

LANNUTTI, PEDICA, BELISARIO

Id. em. 1-bis.11

Sopprimere il comma 6.

1-bis.13

COSTA, ESPOSITO

Ritirato

Al comma 6, sopprimere il primo periodo.

1-bis.15

BARELLI

Ritirato e trasformato nell'odg G1-bis.15

Il comma 7 è sostituito dal seguente:

        «Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009 è istituito un fondo, alimentato dalle maggiori entrate derivanti dall'attuazione del comma 5; quota parte delle risorse del predetto fondo è destinata, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze all'incremento del montepremi e delle provvidenze per l'allevamento dei cavalli ovvero, anche progressivamente, in funzione del processo di risanamento finanziario e di assetto dei relativi settori alle esigenze finanziarie relative alle attività istituzionali del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dell'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine (UNIRE), con l'esclusione delle ordinarie esigenze di funzionamento della medesima UNIRE. La parte del fondo non destinata alle predette esigenze è riversata all'entrata del bilancio dello Stato. A decorrere dal 1º gennaio 2009 la misura del prelievo erariale unico di cui all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, e di cui all'articolo 1, comma 531, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è elevata al 13,4 per cento delle somme giocate; le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del presente periodo rispetto alle entrate relative all'anno 2008, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, sono assegnate in pari misura al Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), in funzione delle esigenze finanziarie relative alle attività istituzionali dell'ente, nonché, all'UNIRE per essere interamente destinate all'incremento dei montepremi. Al fine di consentire il completamento ed il potenziamento infrastrutturale dei servizi istituzionali UNIRE, per l'anno 2008 è assegnato al medesimo ente un contributo pari a 25 milioni di euro al cui onere si provvede mediante corrispondente riduzione per il medesimo anno del fondo di cui all'articolo 1, comma 50, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Le eventuali ulteriori maggiori entrate derivanti dall'attuazione dei commi da 1 a 4, nonché dal comma 6 del presente articolo, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, sono interamente destinate all'incremento del montepremi. Il piano annuale di utilizzazione delle risorse finanziarie UNIRE è approvato con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali entro il 15 gennaio di ciascun anno sentite le competenti Commissioni parlamentari permanenti».

1-bis.16

BARELLI

Ritirato

Il comma 7 è sostituito dal seguente:

        «Nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009 è istituito un fondo, alimentato dalle maggiori entrate derivanti dall'attuazione del comma 5; quota parte delle risorse del predetto fondo è destinata, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze all'incremento del montepremi e delle provvidenze per l'allevamento dei cavalli ovvero, anche progressivamente, in funzione del processo di risanamento finanziario e di assetto dei relativi settori alle esigenze finanziarie relative alle attività istituzionali del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dell'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine (UNIRE), con l'esclusione delle ordinarie esigenze di funzionamento della medesima UNIRE. La parte del fondo non destinata alle predette esigenze è riversata all'entrata del bilancio dello Stato. A decorrere dal 1º gennaio 2009 la misura del prelievo erariale unico di cui all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, e di cui all'articolo 1, comma 531, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è elevata al 13 per cento delle somme giocate; le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del presente periodo rispetto alle entrate relative all'anno 2008, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, sono assegnate in pari misura al Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), in funzione delle esigenze finanziarie relative alle attività istituzionali dell'ente, nonché, all'UNIRE per essere interamente destinate all'incremento dei montepremi. Al fine di consentire il completamento ed il potenziamento infrastrutturale dei servizi istituzionali UNIRE, per l'anno 2008 è assegnato al medesimo ente un contributo pari a 25 milioni di euro al cui onere si provvede mediante corrispondente riduzione per il medesimo anno del fondo di cui all'articolo 1, comma 50, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. Le eventuali ulteriori maggiori entrate derivanti dall'attuazione dei commi da 1 a 4, nonché dal comma 6 del presente articolo, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, sono interamente destinate all'incremento del montepremi. Il piano annuale di utilizzazione delle risorse finanziarie UNIRE è approvato con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali entro il 15 gennaio di ciascun anno sentite le competenti Commissioni Parlamentari permanenti».

1-bis.14

LANNUTTI, PEDICA, BELISARIO

Respinto

Al comma 7, primo periodo, dopo le parole: «quota parte» aggiungere le seguenti: «, pari al 20 per cento».

        Conseguentemente, al medesimo periodo, aggiungere, in fine, le parole: «quota parte pari al 10 per cento delle risorse del predetto fondo è destinata ad alimentare, per l'anno 2009, un apposito Fondo, da istituire nell'ambito dello stato di previsione del Ministero dell'interno, finalizzato al finanziamento delle attività di contrasto della criminalità organizzata nonché al potenziamento di risorse e mezzi per l'espletamento di indagini di polizia giudiziaria e per il miglioramento della funzionalità delle strutture necessarie ai compiti di pubblica sicurezza in materia di contrasto alla criminalità organizzata; con decreto del Ministro dell'interno, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite le modalità e i criteri di ripartizione delle risorse del predetto Fondo».

1-bis.17

VACCARI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 7 aggiungere i seguenti:

        «7-bis. All'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, comma 1, lettera c), al secondo periodo cancellare le parole: "le sale destinate al gioco disciplinato dal regolamento di cui al decreto del Ministero delle finanze 31 gennaio 2000, n. 29," e, dopo l'ultimo periodo, aggiungere il seguente: "Sono escluse dai punti vendita le sale destinate al gioco disciplinato dal regolamento di cui al decreto del Ministero delle finanze 31 gennaio, n. 29".

        7-ter. All'articolo 2, comma 1 del decreto ministeriale 3 gennaio 2000, n. 29, dopo la lettera b), aggiungere la seguente: b-bis. Parere vincolante dell'impatto ambientale delle sale sul territorio e di rispetto degli strumenti urbanistici, da parte dei competenti organi comunali.

        7-quater. All'articolo 3 del decreto ministeriale 21 novembre 2000, comma 5, lettera h), dopo le parole "otto ore al giorno", inserire le seguenti: "tra le ore 11 e le ore 23 nelle zone ad alta urbanizzazione"».

1-bis.18

VACCARI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 7 aggiungere il seguente:

        «7-bis. All'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, al comma 2, capoverso 287, lettera h), le parole: "venticinquemila" e: "settemilacinquecento" sono sostituite rispettivamente da: "cinquantamila" e "diciassettemilacinquecento"».

1-bis.19

VACCARI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 7 aggiungere il seguente:

        «7-bis. All'articolo 38 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, al comma 2, capoverso 287, lettera i), sostituire la parola: "duecentomila" con la seguente: "trecentomila"».

1-bis.20

VACCARI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 7 aggiungere il seguente:

        «7-bis. Nelle sale dove si svolge il gioco del bingo, di cui al decreto ministeriale 31 gennaio 2000, n. 29 e nei locali a queste collegate, non possono, in ogni caso, essere installati gli apparecchi per intrattenimento di cui all'articolo 110 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773».

1-bis.21

VACCARI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo il comma 7, sono inseriti i seguenti:

        «7-bis. Gli apparecchi per intrattenimento di cui ai commi 6 e 7 dell'articolo 110 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 non possono essere installati nei circoli privati e nelle sale di associazioni di qualsiasi specie.

        7-ter. Conseguentemente al comma 3 dell'articolo 110 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, le parole "ovvero nei circoli privati ed associazioni" sono soppresse».

ORDINI DEL GIORNO

G1-bis.200 (testo corretto)

GERMONTANI, FLERES, BEVILACQUA, DE ANGELIS, NESSA, CONTI, CIARRAPICO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        premesso che:

            il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi, è stato modificato durante la fase di conversione alla Camera dei deputati.

            l'articolo 1-bis, introdotto nella fase di conversione alla Camera dei deputati, al comma 7 recita: «A decorrere dal 1º gennaio 2009, la misura del prelievo erariale unico di cui all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, e di cui all'articolo 1, comma 531, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, è elevata al 12,70 per cento delle somme giocate; le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del presente periodo rispetto alle entrate relative all'anno 2008, rilevate annualmente dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono assegnate all'UNIRE per essere interamente destinate all'incremento del montepremi»;

            l'incremento del prelievo erariale unico sulle somme giocate, dunque, utilizza esclusivamente gli apparecchi da intrattenimento;

            il sostegno all'Unione Nazionale per l'incremento delle razze equine è motivato dalla esigenza di fare fronte alla crisi che attraversa il settore;

        considerato che:

            il sottosegretario di Stato all'Economia e alle finanze, Alberto Giorgetti, ha annunciato un'imminente disegno di legge di iniziativa governativa volta a disciplinare le possibilità di effettuare scommesse e giocate on-line;

            tale iniziativa legislativa può costituire l'occasione per intervenire in altri comparti delle norme che disciplinano il gioco pubblico,

        impegna il Governo a valutare la possibilità di omogeneizzare e armonizzare il prelievo tributario su tutte le forme di gioco, con particolare attenzione all'equilibrio tra i vari comparti e contemperando le esigenze di gettito con quelle di rilancio dell'intero settore.

________________

(*) Accolto dal Governo come raccomandazione

G1-bis.2 (già em. 1-bis.2)

COSTA, ESPOSITO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        in sede di esame del disegno di legge n. 1196,

        impegna il Governo ad assicurare l'adozione di tutte le misure previste dall'emendamento 1-bis.2, compatibilmente con le norme comunitarie.

________________

(*) Accolto dal Governo

G1-bis.15 (già em. 1-bis.15)

BARELLI, RUSCONI, LEONI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        in sede di esame del disegno di legge n. 1196,

        impegna il Governo ad affrontare e risolvere le problematiche di cui all'emendamento 1-bis.15.

________________

(*) Accolto dal Governo

ARTICOLO 1-TER INTRODOTTO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 1-ter.

(Disposizioni in materia di apparecchi per il gioco lecito)

        1. Al fine di promuovere il completamento della disciplina in materia di apparecchi per il gioco lecito, di cui all'articolo 110, comma 6, lettera b), del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, sono dettate le disposizioni occorrenti per disciplinare, nel rispetto dell'articolo 110, comma 6, lettera b), del citato testo unico di cui al regio decreto n. 773 del 1931, la sperimentazione degli apparecchi di cui al predetto articolo 110, comma 6, lettera b), nonché per la sperimentazione della raccolta del gioco praticato mediante i medesimi apparecchi.

        2. L'articolo 1, comma 530, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che l'importo dello 0,5 per cento di cui alla lettera c) del predetto comma costituisce importo aggiuntivo e distinto dal canone di concessione fissato contrattualmente nello 0,3 per cento, il cui totale è dato dallo 0,8 per cento di cui alla lettera b) del medesimo comma. Tale importo dello 0,5 per cento è dovuto, a decorrere dal 1º gennaio 2007, a titolo di deposito cauzionale a garanzia dell'effettuazione degli investimenti e del conseguimento dei livelli di servizio di cui ai numeri 1) e 2) della citata lettera c), ed è restituito ai concessionari, ai sensi di tale ultima lettera, alle condizioni e nella proporzione in cui gli investimenti e i livelli di servizio risultano effettivamente conseguiti. Le conseguenti condizioni applicative sono regolate con appositi decreti dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e contenute in atti integrativi delle convenzioni accessive alle concessioni, che i concessionari sottoscrivono entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

EMENDAMENTI

1-ter.1

BARBOLINI, FONTANA, BAIO

Respinto

Sopprimere l'articolo.

1-ter.4 (testo 2)

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Al comma 1, dopo le parole: «previo parere» aggiungere le seguenti: «vincolante» e dopo le parole: «mediante i medesimi apparecchi» aggiungere le seguenti: «fatta salva, nell'interesse dell'erario, la possibilità di svolgimento di attività di verifica delle connessioni in rete del parco macchine e di eventuali azioni di recupero di PREU non versato».

1-ter.3

ESPOSITO

Ritirato

L'articolo 1-ter,comma 2, è modificato come segue: al comma 2 le parole «e distinto dal» sono sostituite dalla seguente: «al».

        Aggiungere, in fine, il seguente periodo: «I livelli di servizio relativi allo scambio di informazioni con l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato sono, pertanto ed a tutti gli effetti, rilevati solo a partire dal 1º gennaio 2007, secondo le condizioni contenute nei predetti decreti».

ORDINE DEL GIORNO

G1-ter.100

OLIVA, PISTORIO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        premesso che:

            il provvedimento in discussione si occupa all'art. 1-ter della disciplina degli apparecchi per il gioco lecito;

            negli ultimi anni si è assistito in Italia ad una repentina e capillare diffusione di apparecchi noti come new slot o slot machine, collocati all'interno di differenti esercizi commerciali, e le dimensioni del fenomeno sono tali da far ritenere che esso coinvolga da un canto una fascia significativa della popolazione e dall'altro un numero rilevante di attività economiche;

            tra il 2006 e il 2007 il Ministero dell'economia e delle finanze ha effettuato verifiche circa possibili irregolarità nelle procedure di rilascio di tali apparecchi, nonché sul loro corretto funzionamento e sui rischi di evasione fiscale;

        impegna il Governo:

            ad individuare, anche attraverso gli atti normativi che saranno posti in essere su questa materia, strumenti che consentano di controllare con precisione la diffusione sul territorio dello Stato degli apparecchi per il gioco lecito;

            a rafforzare i controlli sulle procedure di rilascio e sul funzionamento di tali congegni e a fare in modo che il sistema sanzionatorio sia proporzionato ai danni per l'erario.

________________

(*) Accolto dal Governo

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 1-TER

1-ter.0.100 (già 1-ter.2)

BARBOLINI, FONTANA

Respinto

Dopo l'articolo 1-ter, inserire il seguente:

«Art. 1-quater.

        1. Entro centottanta dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, previo parere vincolante delle competenti Commissioni parlamentari, da esprimere entro 60 giorni dalla data di ricevimento, sono dettate le disposizioni occorrenti per disciplinare, nel rispetto dell'articolo 110, comma 6, lettera b), del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, la sperimentazione degli apparecchi di cui al predetto articolo 110, comma 6, lettera b), nonché per la sperimentazione della raccolta del gioco praticato mediante i medesimi apparecchi».

1-ter.0.1

VACCARI, FRANCO PAOLO

Ritirato

Dopo l'articolo 1-ter è inserito il seguente:

«Art. 1-quater.

(Limitazioni al gioco)

        1. A partire dal 1 gennaio 2009, il gioco del Lotto, dell'Enalotto e del Superenalotto sono consentiti esclusivamente ai soggetti con età superiore ai 16 anni.

        2. L'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato stabilisce entro il 31 dicembre 2008, le modalità operative per attuare e per verificare il rispetto della disposizione di cui al comma 1. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze è delegato a stabilire le sanzioni a carico dei soggetti trasgressori della disposizione di cui al comma 1».

1-ter.0.2

PEDICA, GIAMBRONE, LANNUTTI, BELISARIO, DI NARDO, MASCITELLI, RUSSO, CARLINO

Inammissibile

Dopo l'articolo 1-ter aggiungere il seguente:

«Art. 1-quater.

(Disposizioni in materia di esercizio del gioco del «Bingo»)

        1. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decretolegge, sono stabiliti i criteri per la progressiva riduzione delle concessioni per la gestione del gioco del Bingo, al fine di pervenire ad una riduzione della rete di sale destinate all'effettuazione del gioco, sul territorIo nazionale, pari ad un terzo delle sale attualmente operative. I gestori delle sale «Bingo» di cui verrà stabilita la chiusura, potranno usufruire delle concessioni rilasciate dai monopoli di Stato sino alla loro scadenza.

        2. È vietata qualsiasi tipo di pubblicità diretta o indiretta, tramite la stampa, internet, volantini etc. avente ad oggetto la fruizione del gioco d'azzardo nelle sale «Bingo».

        3. All'interno di tutte le sale «Bingo» esistenti sul territorio nazionale verranno affissi avvisi recanti informazioni sui pericoli della dipendenza dal gioco, sui medesimi avvisi verrà evidenziato un numero verde di assistenza da chiamare qualora si ritenesse di avere problemi di dipendenza dal gioco. Il numero di avvisi da affiggere in ciascuna sala «Bingo» sarà proporzionale alla grandezza della sala e comunque sufficiente ad assicurare una adeguata informazione.

        4. I minori di diciotto anni non potranno accedere alle sale «Bingo» anche se accompagnanti da persone adulte e mature. All'ingresso delle sale «Bingo» dovrà essere effettuato, da parte del personale autorizzato, il controllo del documenti d'identità dei soggetti più giovani.

        5. È fissato in euro 20,00 il tetto massimo di spesa pro capite giornaliera nelle sale «Bingo». Per poter comperare le schede del «Bingo» dovrà essere utilizzata una apposita tessera magnetica, rilasciata dal personale autorizzato che gestisce le sale «Bingo». All'interno della tessera magnetica ricaricabile verranno registrati i dati identificativi dell'acquirente, compreso il codice fiscale. Dovrà essere accompagnata da un documento di riconoscimento, pena la inutilizzabilità della stessa e non potrà essere ceduta a terzi. Ciascun giocatore potrà acquistare una sola tessera ricaricabile che diventerà automaticamente inservibile in qualsiasi sala «Bingo» non appena verrà raggiunto il limite massimo di spesa di euro 20,00 giornalieri. Lo smaltimento della stessa dovrà essere denunciato al personale competente all'interno di ciascuna sala «Bingo».

        6. I trasgressori delle disposizioni di cui al presente articolo verranno puniti, a seconda della gravità della condotta posta in essere, con pene pecuniarie a partite da euro 150,00 fino ad euro 1.000,00.

        7. Il presente articolo dovrà essere affisso in tutte le sale «Bingo» presenti sul territorio italiano.

1-ter.0.3

MONGIELLO, BARBOLINI, FONTANA

Inammissibile

Dopo l'articolo 1-ter aggiungere il seguente:

«Art. 1-quater.

(Etichettatura dei tagliandi delle lotterie istantanee)

        1. A decorrere dal 1º gennaio 2009, i tagliandi delle lotterie istantanee posti in vendita al pubblico devono obbligatoriamente contenere messaggi in lingua italiana su entrambi i lati del tagliando, indicati a stampa e in modo da coprire almeno il 20 per cento della corrispondente superficie, con le seguenti avvertenze:

            a) il gioco provoca dipendenza;

            b) il gioco eccessivo può ridurti in povertà;

            c) questo gioco può nuocere alla tua salute;

            d) proteggi la tua famiglia: non giocare in modo eccessivo;

            e) il tuo medico può aiutarti a smettere di giocare;

            f) il gioco crea un'elevata dipendenza, non eccedere.

        2. Le avvertenze di cui al comma 1 si alternano in modo da comparire con regolarità. Tali avvertenze sono stampate sulla superficie più visibile del tagliando, in posizione immediatamente identificabile dall'acquirente.

        3. Il testo delle avvertenze di cui al comma 1 è stampato:

            a) in caratteri Helvetica grassetto su fondo bianco, in modo che il corpo del testo risulti tale da occupare la maggior parte possibile della superficie riservata al testo prescritto;

            b) in lettere minuscole, ad eccezione di quella iniziale del messaggio e dove sia altrimenti imposto da regole grammaticali;

            c) con caratteri comunque centrati sull'area dove il testo viene stampato, parallelamente al bordo superiore della confezione;

            d) contornato da un bordo nero, con spessore minimo di 1 mm e massimo di 3 mm, ricompreso nelle superfici indicate al comma 1, che non interferisca in alcun modo con il testo dell'avvertenza o dell'informazione fornita e con l'area destinata al gioco.

        4. Le avvertenze di cui al comma 1 sono stampate in modo inamovibile ed indelebile, senza poter essere in alcun modo dissimulate, coperte od interrotte da altre indicazioni od immagini.

        5. Le avvertenze di cui al comma 1 sono apposte su tutti i prodotti comunque destinati alla vendita nel territorio nazionale, ivi comprese le aree di cui all'articolo 128 del testo unico delle disposizioni legislative in materia doganale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43.

        6. I tagliandi delle lotterie istantanee prodotti fino al 31 dicembre 2008 possono essere posti in vendita anche successivamente alla data del 1 o gennaio 2009, fino ad esaurimento delle relative scorte.

1-ter.0.4

MONGIELLO, BARBOLINI, FONTANA

Inammissibile

Dopo l'articolo 1-ter aggiungere il seguente:

«Art. 1-quater.

(Campagne di informazione e di educazione ai giochi e dalle scommesse)

        1. A decorrere dal 1º gennaio 2009, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le associazioni dei consumatori e degli utenti di cui all'articolo 137 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, e successive modificazioni, e le associazioni nazionali che hanno tra i principi statutari la prevenzione e la cura dalla dipendenza dai giochi e dalle scommesse, predispone apposite campagne di informazione e sensibilizzazione finalizzate:

            a) alla conoscenza dei danni alla salute derivanti dal gioco eccessivo e dalle scommesse;

            b) alla realizzazione e diffusione, attraverso le aziende sanitarie locali, di programmi finalizzati ad affrontare il problema della dipendenza dai giochi e dalle scommesse;

            c) a sostenere e coadiuvare i giocatori nei programmi per smettere di giocare e scommettere.

        2. Le campagne di informazione di cui al comma 1 possono essere effettuate anche mediante accordi di programma con la RAI-radiotelevisione italiana Spa e le altre emittenti a carattere nazionale e locale, e con la Federazione italiana editori giornali.

        3. Per le finalità di cui al comma 1, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, d'intesa con i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dell'economia e delle finanze, predispone altresì campagne di educazione al gioco e alle scommesse nelle scuole di ogni ordine e grado, tenendo conto delle esperienze nazionali ed internazionali scientificamente validate nel campo della prevenzione della dipendenza dai giochi e dalle scommesse.

        4. Ai maggiori oneri di cui al presente articolo, pari a 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, si provvede mediante incremento dello 0,07 per cento del prelievo erariale unico di cui all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, e di cui all'articolo l, comma 531, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni.

1-ter.0.5

MONGIELLO, BARBOLINI, FONTANA

Inammissibile

Dopo l'articolo 1-ter aggiungere il seguente:

«Art. 1-quater.

(Promozione di iniziative per la tutela della salute dei cittadini dai danni derivanti dai giochi e dalle scommesse)

        1. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, d'intesa con il Ministro

        dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, predispone programmi di educazione alla salute contro i danni derivanti dai giochi e dalle scommesse.

        2. Al fine di promuovere la tutela della salute dei minori dai danni derivanti dai giochi e dalle scommesse, possono essere ammessi ai benefici di cui alla legge 28 agosto 1997, n. 285, anche i progetti che favoriscono l'informazione e la prevenzione mirata a ridurre i danni alla salute derivanti dai giochi e dalle scommesse.

        3. Ai maggiori oneri di cui al presente articolo, pari a 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, si provvede mediante incremento dello 0,07 per cento del prelievo erariale unico di cui all'articolo 39, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, e di cui all'articolo 1, comma 531, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, e successive modificazioni.

1-ter.0.6

PISTORIO, OLIVA

Inammissibile

Dopo l'articolo, aggiungere il seguente:

«Art. 1-quater.

(Istituzione di case da gioco per la promozione di attività turistiche per lo sviluppo economico del Mezzogiorno)

        1. Al fine di riequilibrare, sul territorio nazionale e in ambito europeo, i flussi di risorse finanziarie provenienti da specifiche attività turistiche, in deroga al disposto degli articoli 718, 719, 720, 721 e 722 del codice penale, è autorizzata l'apertura di quattro case da gioco nelle regioni Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.

        2. L'autorizzazione, su richiesta dei comuni, è concessa con decreto del Ministro dell'Interno, d'intesa con le regioni interessate, da emanarsi secondo i seguenti principi e criteri:

            a) l'autorizzazione può essere concessa anche ad una società mista di cui la parte privata abbia operato nella gestione di case da gioco da non meno di un quinquennio. La società sarà partecipata per il 66 per cento in parti uguali da regione, provincia e comune interessati e per il 34 per cento da soggetti privati;

            b) la definizione dei requisiti di onorabilità per tutto il personale della società.

        3. I revisori contabili della società sono nominati dal Ministro dell'economia e delle finanze.

        4. L'autorizzazione ha la durata massima di trent'anni ed è rinnovabile.

        5. Non possono divenire sede di casa da gioco i comuni per i quali sono state adottate le misure previste dall'articolo 143 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nei cinque anni successivi all'adozione delle predette misure.

        6. Entro tre mesi dall'emanazione del decreto di cui al comma 2, il Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta regionale, sentito il parere delle competenti commissioni delle assemblee legislative, con proprio decreto emana il regolamento recante le norme per la disciplina e l'esercizio della casa da gioco.

        7. I proventi di pertinenza pubblica relativi la gestione della casa da gioco sono ripartiti come segue:

            a) il 50 per cento al comune sede della casa da gioco;

            b) il 25 per cento alla provincia in cui ha sede la casa da gioco;

            c) il 25 per cento alla Regione.

        8. Entro e non oltre il 31 marzo di ogni anno, i soggetti titolari della concessione trasmettono al comune competente, alla regione e al ministero dell'interno il bilancio di esercizio della casa da gioco, nonché di ogni attività data in concessione o ad essa connessa relativo all'anno precedente».

ARTICOLO 2 DEL DECRETO-LEGGE

Articolo 2.

(Entrata in vigore)

        1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge .

Allegato B

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Alberti Casellati, Baldassarri, Caliendo, Castelli, Ciampi, Ciarrapico, Davico, Dell'Utri, Galioto, Giovanardi, Mantica, Mantovani, Martinat, Montani, Palma, Pera, Tancredi e Viespoli.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Blazina e Peterlini, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa Centro Europea (INCE); Cabras, De Gregorio, Dini, Divina, Gamba, Malan e Marini, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Amoruso, per attività dell'Unione Interparlamentare.

Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, Ufficio di Presidenza

La Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha proceduto alla elezione dei Vice Presidenti e dei Segretari.

 

Sono risultati eletti:

Vice Presidenti: senatore De Sena e deputato Granata;

Segretari: deputato Genovese e senatore Vallardi.

Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, Ufficio di Presidenza

La Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale ha proceduto alla elezione dei Vice Presidenti e dei Segretari.

 

Sono risultati eletti:

Vice Presidenti: Astore e Mazzaracchio;

Segretari: Biondelli e Rizzi.

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Giai Mirella

Istituzione della banca dati nazionale di campioni di DNA di figli di italiani scomparsi, nati durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983 (1040)

previ pareri delle Commissioni 3° (Affari esteri, emigrazione), 5° (Bilancio), 12° (Igiene e sanita')

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Ceccanti Stefano ed altri

Modifiche all'articolo 138 della Costituzione relative al rafforzamento delle procedure per la revisione della parte I della Costituzione (1087)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Poretti Donatella, Sen. Perduca Marco

Istituzione del "Giorno della protezione civile e delle organizzazioni di volontariato" dedicato alle vittime dei disastri naturali e a coloro che si sono impegnati nelle azioni di soccorso umanitario (1090)

previ pareri delle Commissioni 5° (Bilancio), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali), 13° (Territorio, ambiente, beni ambientali)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. De Lillo Stefano

Modifiche alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, in materia di utilizzo dei volontari del servizio civile nazionale come accompagnatori dei ciechi civili (1094)

previ pareri delle Commissioni 5° (Bilancio)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Allegrini Laura

Modifica della denominazione e delle competenze della Commissione parlamentare per l'infanzia di cui all'articolo 1 della legge 23 dicembre 1997, n. 451 (1123)

previ pareri delle Commissioni 3° (Affari esteri, emigrazione), 5° (Bilancio)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Ceccanti Stefano

Modifica all'articolo 64 della Costituzione in materia di introduzione del ricorso alla Corte costituzionale contro le violazioni dei regolamenti parlamentari (1125)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Benedetti Valentini Domenico

Modifica dell'articolo 49 della Costituzione in materia di riconoscimento giuridico dei partiti politici (1160)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Vaccari Gianvittore

Distacco dei comuni di Cortina d'Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia dalla regione Veneto e loro aggregazione alla regione Trentino - Alto Adige, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (1161)

previ pareri delle Commissioni Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Totaro Achille

Delega al Governo per la scissione dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e la confluenza dei Ragionieri nel Collegio dei ragionieri e periti commerciali (1103)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali), 11° (Lavoro, previdenza sociale)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Bianchi Dorina

Norme concernenti l'esercizio dell'attività forense durante il mandato parlamentare (1171)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

4ª Commissione permanente Difesa

Sen. Costa Rosario Giorgio

Innalzamento dei limiti d'età per l'ammissione alla partecipazione ai concorsi per il transito nei ruoli normali da parte degli ufficiali delle Forze armate appartenenti ai ruoli speciali (1100)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

6ª Commissione permanente Finanze e tesoro

Sen. Carrara Valerio

Disposizioni in materia di agevolazioni fiscali per la prima casa in favore delle famiglie con un disabile grave a carico (1131)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio), 11° (Lavoro, previdenza sociale), 12° (Igiene e sanita')

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

10ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo

Sen. Giordano Basilio ed altri

Disposizioni per la tutela e la promozione della ristorazione italiana nel mondo (1145)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 3° (Affari esteri, emigrazione), 5° (Bilancio), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali), 9° (Agricoltura e produzione agroalimentare), Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

11ª Commissione permanente Lavoro, previdenza sociale

Sen. Giuliano Pasquale

Norme per la redazione e la pubblicazione del rendiconto annuale di esercizio dei sindacati e delle loro associazioni (1060)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro)

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

12ª Commissione permanente Igiene e sanita'

Sen. Spadoni Urbani Ada ed altri

Disposizioni per la promozione del parto indolore (1173)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio), Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 18/11/2008 );

 

12ª Commissione permanente Igiene e sanita'

Sen. Bianchi Dorina

Disposizioni concernenti il consenso al trapianto di organi (1190)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio)

(assegnato in data 18/11/2008 )..

Governo, trasmissione di atti per il parere

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera in data 14 novembre 2008, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204 - lo schema di decreto ministeriale recante ripartizione del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, per l'anno 2008 (n. 49).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 7ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il 18 dicembre 2008.

Governo, trasmissione di atti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 4 novembre 2008, ha inviato, ai sensi dell'articolo 8 della legge 12 giugno 1990, n. 146, recante "Norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali", copia dell'ordinanza n. 150 T, emessa dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in data 24 ottobre 2008 (n. 31).

 

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 11a Commissione permanente.

Corte costituzionale, Presidenza

Il Presidente della Corte costituzionale, professore Giovanni Maria Flick, con lettera in data 14 novembre 2008, ha comunicato di aver nominato Vice Presidente della Corte stessa il dottor Francesco Amirante.

Corte dei conti, trasmissione di documentazione

Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 14 novembre 2008, ha inviato le deliberazioni - adottate dalle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte stessa - n. 38/CONTR/PRG/08, concernente gli indirizzi e criteri di riferimento programmatico del controllo sulla gestione per l'anno 2009 (Atto n. 84), e 39/CONTR/PRG/08, concernente il programma di lavoro per l'anno 2009 (Atto n. 85).

 

I predetti documenti sono stati trasmessi, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente.

 

Interrogazioni

COMPAGNA, BIANCONI, BETTAMIO, TOMASSINI, DE LILLO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri del lavoro, della salute e delle politiche sociali e degli affari esteri - Premesso che:

nutrizione e idratazione, alla luce di leggi, convenzioni, consuetudini esistenti, mai sono state considerate terapia medica e, quindi, nel novero delle opzioni praticabili o non praticabili nelle nostre strutture sanitarie;

tale scelta in Italia è stata più volte confermata in protocolli e trattati internazionali, sempre ratificati dal Parlamento ed è, a vario titolo, parte integrante della coscienza popolare;

tale diritto - dovere alla somministrazione di "pane e acqua", legato ad una tradizione di rispetto in ogni caso di Human Rights irrinunciabili, verrebbe, invece, meno in un caso divenuto, a giudizio degli interroganti, recentemente materia di singolare accanimento giurisdizionale ma certo di nessun accanimento terapeutico;

per quanto risulta agli interroganti, se ne dedurrebbe, addirittura, secondo alcune interpretazioni, l'onere ed il disonore per le Case di cura di deformare il principio secondo cui "pane e acqua" non si negano a nessuno nella prassi per cui a qualcuno "pane e acqua" si debbano, talvolta, negare;

tale prassi nel nostro ordinamento non può scaturire da procedure e prerogative della funzione giurisdizionale;

di qui lo sconcerto, il disagio, l'angoscia del mondo dei disabili e più in generale fra coloro la cui esistenza in vita dipende dalla disponibilità dell'organizzazione sanitaria a nutrirli e idratarli;

di qui, in particolare, la vistosa contraddizione che rischia di determinarsi rispetto alla convenzione ONU siglata a New York nel 2006 dal Governo italiano dell'epoca, già ratificata da più di quaranta Paesi, la quale, all'articolo 25, redatto proprio all'indomani del drammatico caso di Terry Schiavo, prescrive che a nessun disabile possano mai venir negati "pane e acqua" sulla base dell'apprezzamento del suo grado di disabilità (l'articolo 25, lettera f)), si pone l'obiettivo di "prevenire il rifiuto discriminatorio di assistenza medica o di prestazione di cure e servizi sanitari o di cibo e liquidi in ragione della disabilità"),

gli interroganti chiedono di sapere:

se il Ministro degli affari esteri ritenga compatibili con il diritto internazionale le iniziative volte a disconoscere la somministrazione di alimentazione e idratazione artificiali ai pazienti in stato vegetativo;

se il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di competenza, non ritengano necessario ed urgente adottare iniziative volte a precisare e ribadire come in tutti gli istituti di cura della nostra organizzazione sanitaria vi sia ancora piena continuità del diritto-dovere di nutrizione ed idratazione di pazienti anche in stato vegetativo e come in materia nulla possa venir innovato dalla Corte di cassazione.

(3-00409)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

RUSCONI, VITA, VITALI, GARAVAGLIA Mariapia, CERUTI, PERTOLDI, FISTAROL, SOLIANI, PEGORER, LEDDI, ADAMO, MARINO Mauro Maria, MAGISTRELLI, GIARETTA, PIGNEDOLI, BAIO, BOSONE, BASSOLI, ROSSI Paolo - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'economia e delle finanze e per i rapporti con le Regioni - Premesso che:

l'Ente italiano della montagna è un ente pubblico di ricerca istituito a seguito della soppressione del precedente Istituto nazionale per le montagne-INM (ex Istituto nazionale della montagna-IMONT) secondo un percorso di razionalizzazione degli enti pubblici, con particolare riferimento al ruolo di servizio per le istituzioni nazionali, regionali e locali deputate ad occuparsi di problemi e di iniziative rivolte alla montagna italiana;

il suddetto ente è tuttora commissariato ed in attesa di attuazione dei dettami statutari conseguenti;

come agli interroganti consta a seguito di nota loro inviata dal commissario dell'ente, richiamante il verbale n. 10/CR EIM del 2 settembre 2008, nel quale si dà contezza di quanto osservato dal Collegio dei revisori riunitosi in quella data, il Collegio dei revisori dell'EIM ha richiamato l'attenzione delle autorità e dei Ministri competenti, al fine di segnalare la condizione per la quale, in assenza di uno sblocco dei finanziamenti previsti dalle norme finanziarie e dagli impegni assunti dai Ministeri interessati (in particolare il Ministero dell'economia) l'ente è prossimo alla paralisi operativa;

non è dato conoscere quali siano, allo stato, l'orientamento e le deliberazioni delle autorità vigilanti, che, a giudizio degli interroganti, dovrebbero affrontare le tematiche in discorso con la dovuta ponderazione,

si chiede di sapere quali misure il Governo intenda assumere al fine di garantire il funzionamento dell'EIM, anzitutto provvedendo ad adottare le urgenti iniziative di competenza del Governo medesimo in materia di finanziamento dell'ente, a cominciare dagli impegni onerosi pregressi, che nessuna norma di legge finanziaria ha bloccato e che attendono di essere erogati.

(3-00406)

MONGIELLO, FRANCO Vittoria, AMATI, BARBOLINI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

la promozione dell'imprenditorialità femminile è una delle azioni costantemente perseguite dai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, consapevoli dell'importanza, sociale oltre che economica, assunta dalla riduzione delle differenze di genere: prova ne sia il fatto che il 25 per cento delle piccole e microimprese italiane è guidato da una donna;

un'autorevole ricerca realizzata in Italia, "Do women pay more for credit? Evidence from Italy (Nber working paper 2008)", ha evidenziato l'esistenza di una forma occulta di discriminazione attuata dal sistema bancario nei confronti delle imprese guidate da donne;

i ricercatori hanno, innanzitutto, verificato l'applicazione ai fidi bancari richiesti da questo tipo di aziende di un tasso medio di interesse superiore dello 0,3 per cento rispetto ad imprese analoghe amministrate o dirette da uomini;

tale differenza di trattamento non trova altre apparenti motivazioni diverse dalla discriminazione: le imprese femminili registrano una percentuale di fallimenti inferiore rispetto a quelle maschili e non è rintracciabile una differenza territoriale nel trattamento discriminante, che si presenta omogeneo in tutto il territorio del Paese;

la discriminazione appare più evidente se si considera che, in caso di prestito garantito, il tasso di interesse medio rientra nella norma se a garantirlo è un uomo, altrimenti l'impresa femminile è ulteriormente penalizzata dall'indicazione di una donna quale garante e può arrivare a pagare tassi superiori dello 0,6 per cento,

si chiede di sapere:

se al Ministro in indirizzo risulti vero quanto riportato dalla ricerca citata in premessa;

quali misure e provvedimenti urgenti di competenza intenda adottare al fine di garantire la realizzazione di un'effettiva parità di trattamento tra imprese femminili e imprese maschili in relazione al sistema del credito.

(3-00407)

VITA, RUSCONI, GARAVAGLIA Mariapia, MARCUCCI, CERUTI, FRANCO Vittoria - Al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:

il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha scelto Mario Resca per guidare la Direzione generale per i musei, sottolineando che "Resca ha dato la sua disponibilità ad assumere l'incarico di direttore della nuova struttura che si occuperà della gestione e dello sviluppo dei musei e delle aree di cultura aperte al pubblico una volta entrato in vigore il regolamento attuativo della riforma del Ministero dei beni culturali";

nelle more, ha detto il Ministro, "Resca assumerà il ruolo di consigliere del Ministro per le politiche museali, al fine di avviare la sua attività per il rilancio del settore museale nazionale";

l'imprenditore ferrarese Mario Resca in questo periodo è consigliere di amministrazione di Lancôme Italia e di società del gruppo Rcs-Corriere della Sera e del gruppo Versace, mentre dal 1995 al 2007 è stato presidente e amministratore delegato di McDonald's Italia;

la scelta di Mario Resca appare agli interroganti in netto contrasto con gli annunci fatti nei mesi e nelle scorse settimane dal ministro Bondi in merito all'opportunità di ricorrere ad una selezione di carattere internazionale per scegliere una figura così importante;

per dirigere la Direzione generale ai musei non occorrono solo capacità manageriali, ma serve un tecnico dotato di elevate competenze tecnico-scientifiche e di un'autorevolezza riconosciutagli in campo nazionale e internazionale;

premesso inoltre che il Ministero per i beni e le attività culturali è tra i più penalizzati dai tagli operati dal decreto-legge n. 112 del 2008 (cosiddetta manovra d'estate) convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 e dal disegno di legge finanziaria per il 2009, tagli che costituiscono ben il 17 per cento della dotazione del Ministero che viene quindi ridotta da 2 miliardi di euro disponibili prima dell'estate a 1,7 miliardi di euro,

si chiede di sapere:

quali siano le motivazioni che hanno portato alla scelta di Mario Resca alla Direzione generale per i musei;

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per verificare lo stato in cui versano molti musei italiani a causa dei tagli ingenti apportati al settore dei beni culturali.

(3-00408)

LI GOTTI, BELISARIO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno e della giustizia - Premesso che:

si apprende da fonti di stampa ("la Repubblica", 16 novembre 2008, pag. 20) che la Giunta della Regione Sicilia avrebbe programmato una significativa opera di razionalizzazione economico-finanziaria in ambito sanitario, consistente in tagli di numerosi posti-letto ospedalieri ed una contestuale riduzione del dieci per cento dei finanziamenti alle strutture sanitarie private;

tali tagli si renderebbero necessari per abbattere il debito sanitario regionale, attestatosi nel 2007 a circa un miliardo di euro;

il progetto è stato inaugurato dall'Assessore regionale alla sanità dottor Massimo Russo, lodato pubblicamente dal Ministro del lavoro, salute e politiche sociali. In particolare l'Assessore intenderebbe far approvare dall'Assemblea regionale siciliana la sua proposta di legge per ridurre da 29 a 14 il numero delle ASL della Regione Sicilia;

a quanto consta agli interroganti, esponenti siciliani del Popolo delle libertà, guidati dal Ministro della giustizia, on. Angelino Alfano, oltre ad aver accusato l'assessore Massimo Russo di aver fornito al Ministro «una falsa rappresentazione della realtà», avrebbero incontrato il Ministro per descrivergli le asserite falsità dell'assessore regionale, dottor Massimo Russo;

il Ministro della giustizia avrebbe personalmente sollecitato il ministro Sacconi «a frenare l'azione dell'assessore regionale Russo»;

sempre nel richiamato articolo di "la Repubblica", si legge che l'Assessore alla sanità, a commento dell'incontro suddetto, avrebbe dichiarato: «Avevo messo tutto sul conto, mi batto per la legalità e questo non piace a qualcuno. Il PdL mi ha sfiduciato? A screditarmi è la cattiva politica che si oppone al cambiamento e che difende interessi elettorali»;

stando sempre a fonti di stampa, autorevoli ambienti politici di Forza Italia solleciterebbero la nomina dell'on. Dore Misuraca a segretario regionale di Forza Italia. L'on. Dore Misuraca è coniugato con Barbara Cittadini, Presidente della sezione regionale siciliana dell'Associazione italiana ospedalità privata (AIOP), influente lobby di case di cura private, direttamente interessate dai tagli dei finanziamenti di 50 milioni di euro, decisi proprio dall'assessore Russo;

considerato inoltre che:

il progetto di risanamento dell'assessore Massimo Russo, d'intesa con il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, configura un enorme e concreto sforzo per coniugare la legalità con la sanità siciliana: bacino di enorme interesse per le organizzazioni criminali e mafiose tra cui "Cosa Nostra";

un primo segnale di insofferenza all'attività ed al suddetto progetto del dottor Massimo Russo sarebbe stata attuata dal Sindaco di Palermo con il "licenziamento" di due assessori comunali appartenenti al Movimento per l'Autonomia, partito di riferimento del Presidente della Regione Raffaele Lombardo;

a giudizio degli interroganti, un ulteriore segno di intolleranza si sarebbe verificato nell'Aula del Senato in data 12 novembre 2008 avendo il vicepresidente del Gruppo parlamentare del Popolo delle libertà, sen. Gaetano Quagliariello chiesto l'immediata convocazione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo prima di procedere alla elezione di due segretari d'Aula. Uno di questi, infatti, avrebbe dovuto far parte del Movimento per l'Autonomia, e ciò proprio in espressa relazione con la vicenda siciliana. Invero il senatore Quagliariello ha palesemente segnalato la difficoltà, per la maggioranza parlamentare, di votare l'esponente di un partito "escluso" dal Comune di Palermo. Queste le sue parole: "Signor Presidente, le agenzie qualche ora fa hanno battuto la notizia di una crisi politica al Comune di Palermo, in virtù della quale il sindaco di quel Comune ha ritirato le deleghe agli assessori del Movimento per l'Autonomia. Evidentemente questo fatto pone un problema nei rapporti tra tale partito e la maggioranza per la rilevanza che il Comune di Palermo riveste soprattutto per il Movimento per l'Autonomia e speriamo che la questione possa risolversi nel più breve tempo possibile. Questo aspetto ha una valenza istituzionale anche per il Senato della Repubblica, perché oggi pomeriggio ci accingevamo a procedere ad una votazione nella quale avremmo scelto due senatori Segretari del Consiglio di Presidenza, uno dei quali per l'appunto, su designazione della maggioranza, era un rappresentante del Movimento per l'Autonomia, al quale confermiamo pienamente la nostra stima. Il problema assume una dimensione istituzionale perché, in virtù del Regolamento, è necessario sapere quali sono i rapporti tra il Movimento per l'Autonomia e la maggioranza per poter garantire a quest'ultima di essere maggioranza anche nel Consiglio di Presidenza. Sono convinto che, anche da parte delle forze di opposizione, tutto si può concepire tranne che una maggioranza, che tra le altre cose è considerata salda in quest'Aula, non abbia la maggioranza nel Consiglio di Presidenza per il modo in cui è concepito il nostro Regolamento. In virtù di questa novità credo sia opportuna - lo chiedo a nome del mio Gruppo - una convocazione della Conferenza dei Capigruppo per prendere in considerazione la situazione che si è creata e regolare di conseguenza i lavori della nostra Aula";

considerato ancora che:

il processo di isolamento dell'assessore Massimo Russo sarebbe stato avviato dal popolo delle libertà siciliano, addirittura con la scesa in campo del Ministro della giustizia, on. Angelino Alfano;

come la storia tristemente insegna, l'isolamento ha spesso rappresentato la condizione per successive e più pesanti azioni ritorsive;

il progetto di risanamento dell'Assessore regionale Russo si scontra, come da lui stesso affermato, con l'illegalità di consistenti ambienti politici ed affaristici;

a giudizio degli interroganti, il coinvolgimento del Ministro della giustizia, on. Angelino Alfano, apparrebbe intrusivo, inquietante oltre che - sotto il profilo istituzionale - assolutamente improprio,

si chiede di sapere:

quali iniziative siano state adottate e si intendano adottare per evitare il pericoloso isolamento - politico ed istituzionale - dell'Assessore regionale Massimo Russo;

quali provvedimenti siano stati assunti o, in difetto, quali provvedimenti si intendano assumere, con celerità, per tutelare al meglio la sicurezza personale del dottor Massimo Russo, evidentemente esposto a possibili azioni ritorsive.

(3-00410)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

GRAMAZIO - Ai Ministri del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

in questi giorni il Consiglio regionale del Lazio ha in discussione il Piano di rientro per la spesa sanitaria e il Piano sanitario regionale;

nell'Aula della Pisana si è aperto un confronto forte fra le varie anime che formano il Consiglio regionale del Lazio;

all'interrogante, eletto nel Lazio, appare doveroso evidenziare due denunce fatte dai consiglieri regionali del Lazio Tommaso Luzzi e Donato Robilotta;

il 13 novembre 2008, il consigliere Robilotta ha, fra l'altro, dichiarato: «Ho saputo questa mattina che la gara per l'ospedale dei Castelli Romani (...) è stata espletata, si sono aperte le buste e, guarda caso, ha vinto la stessa ditta che un mese fa avevo detto (...) al bar della Regione» come possibile vincitrice; «ai Castelli si vociferava da mesi che quella ditta» cioè la CCC) «avrebbe vinto l'appalto, e l'ha vinto»: era una chiacchera da bar che è diventata una realtà;

il consigliere Tommaso Luzzi, nel suo intervento nell'Aula della Pisana, ha dichiarato che la CCC si è aggiudicata la gara, facendo un ribasso del 5,170 per cento mentre la seconda classificata avrebbe fatto un ribasso del 27,875 per cento, con «un aumento della spesa di 15 milioni di euro per la costruzione dell'ospedale»;

nel Lazio si tagliano migliaia di posti letto, si chiudono strutture ospedaliere quali il San Giacomo e l'ospedale Forlanini, si investono oltre 110 milioni di euro per costruire un ospedale inutile ai Castelli Romani;

si dovrebbero cancellare, con la costruzione di questo nuovo ospedale, tre strutture sanitarie nel Piano sanitario regionale, non si comprende come e dove, così come non si comprende perché si continuino a tagliare posti letto e in contemporanea si investano milioni di euro per costruire una nuova struttura ospedaliera;

la Commissione aggiudicatrice, formata dall'ingegner Zappatore, dall'ingegner Fumero, dal dottor Vella, dall'avvocato Chiofalo, dal dottor Scaramandei, dalla dottoressa Vetturini e dal geometra Quaranta, ha assegnato alla CCC la possibilità di costruire l'ospedale dei Castelli romani;

come dichiarato dai consiglieri regionali Tommaso Luzzi e Donato Robilotta questa costruzione, con l'aggiudicazione della gara, prevede un ulteriore esborso di denaro pubblico con l'aggravante che la ditta vincitrice ha presentato, come già denunciato in Consiglio regionale del Lazio durante il dibattito, un ribasso minore, ottenendo comunque l'aggiudicazione della gara,

l'interrogante chiede di conoscere:

quali interventi, nell'ambito delle rispettive, specifiche competenze, intendano assumere i Ministri in indirizzo a garanzia della spesa sanitaria, della trasparenza della gara, nonché dell'utilizzo nei Castelli romani di strutture adeguate al Servizio sanitario regionale;

se la costruzione dell'ospedale dei Castelli Romani e il relativo finanziamento rientrino negli accordi tra il Governo ed il Presidente della Regione Lazio, anche nella sua qualità di Commissario straordinario.

(4-00820)

BUTTI - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali - Premesso che:

l'acufene è una patologia fortemente invalidante che si manifesta come disturbo costituito da rumori che, sotto diversa forma (fischi, ronzii, fruscii, crepitii, soffi, pulsazioni, eccetera), vengono percepiti in un orecchio, in entrambi o in generale nella testa e che possono risultare fastidiosi a tal punto da influire sulla qualità della vita di chi ne soffre;

è stato calcolato che nella popolazione priva di difetti uditivi un soggetto su dieci soffre o ha sofferto di acufene, mentre nella popolazione con ipoacusia, cioè con riduzione uditiva, la percentuale sale a circa il 50 per cento. Inoltre, più del 20 per cento degli abitanti ha avuto esperienze non traumatiche di acufene che, per il 7 per cento hanno richiesto l'assistenza del medico otorino, per il 5 per cento hanno provocato disabilità e per il 2 per cento un grave handicap;

in base ai dati dell'associazione italiana Tinnitus-Acufene (AIT) onlus, che conta in Italia 2.000 iscritti, risulta che i portatori di acufene sono circa 3 milioni,

si chiede di sapere quali misure di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare per avviare ricerche scientifiche e studi clinici sulla patologia dell'acufene.

(4-00821)

FILIPPI Marco - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

l'articolo 1, comma 1020, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), nell'innalzare il canone di concessione a carico dei concessionari al 2,4 per cento dei proventi netti dei pedaggi, ha destinato il 42 per cento di tale canone direttamente all'Anas per rendere più efficaci ed efficienti le attività di vigilanza e controllo svolte sui concessionari;

in data 30 luglio 2007 è stata emanata con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, la direttiva prevista ai sensi del predetto articolo 1, comma 1023, della legge finanziaria per il 2007, con la quale si stabilisce, al paragrafo 5, lettera ii), che l'Anas è tenuta a fissare i principi che regolano l'assunzione a tempo indeterminato del personale dell'Ispettorato vigilanza sulle concessioni autostradali, nel rispetto dei principi di trasparenza, predeterminazione e oggettività dei criteri di selezione;

l'ammontare del canone di concessione per l'anno 2007, destinato all'Anas per le predette attività di vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, come risultanti dal bilancio di esercizio 2007, pari ad 45,029 milioni di euro, è stato utilizzato per soli 14,715 milioni di euro, rinviando agli anni successivi la quota non spesa di 30,314 milioni di euro, che andrà a sommarsi a quella che maturerà negli stessi anni;

è evidente, a giudizio dell'interrogante, l'oggettiva incapacità dell'Anas di utilizzare tali ingenti risorse e la necessità che tali risorse non siano utilizzate per altre finalità,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda rendere noto l'elenco di tutti i dipendenti della struttura dell'Ispettorato vigilanza sulle concessioni autostradali assunti alla data del 31 dicembre 2006;

quali siano state le procedure e criteri di selezione adottati per l'assunzione dei dipendenti della struttura dell'Ispettorato e se le stesse corrispondano ai principi di trasparenza, predeterminazione e oggettività dei relativi criteri di selezione del personale stabiliti dalla direttiva del 30 luglio 2007 dei Ministri delle infrastrutture e dell'economia e delle finanze;

se intenda verificare che i nuovi assunti dall'Ispettorato a far data dal 1° gennaio 2007 e coloro che hanno incarichi di consulenza e di collaborazione con il medesimo Ispettorato non abbiano uno stretto grado di parentela con i dipendenti della struttura e quali iniziative intenda adottare al fine di rimuovere le eventuali anomalie emerse a seguito di tale verifica;

se intenda promuovere l'adozione di interventi normativi per consentire il trasferimento delle risorse di cui in premessa non utilizzate dall'Anas per le attività di vigilanza e controllo sui concessionari in favore dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato per lo svolgimento della propria attività istituzionale.

(4-00822)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

 

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

  

3a Commissione permanente (Affari esteri, emigrazione):

 

3-00409, dei senatori Compagna ed altri, sulla nutrizione e idratazione dei pazienti in stato vegetativo.

Interrogazioni, ritiro

È stata ritirata l'interrogazione 4-00511, del senatore Rusconi.