Credevamo che la sfida più importante del governo fosse quella di combattere l'immigrazione irregolare e clandestina. Ci siamo sbagliati: la Lega Nord ha deciso di prendere di mira chi ha già un permesso di soggiorno, nella certezza - forse - che dietro quella parvenza di legalità, si celino anima e corpo di pericolosi criminali. Così, il capogruppo al Senato Federico Bricolo e la sua vice Rosy Mauro, hanno illustrato ieri ai giornalisti la proposta di un sistema a punti collegato al permesso di soggiorno. Hai dieci possibilità per non sgarrare. Esaurito il tuo credito, perdi il permesso e vieni espulso.

La patente a punti viene parametrata sul rispetto al codice della strada. Non è ben chiaro su cosa venga invece parametrato il permesso a punti, che oggi dovrebbe essere votato al Senato come emendamento al disegno di legge sulla sicurezza. Già ora, infatti, se uno commette un reato, può perdere il permesso e venire espulso. Si toglieranno dei punti agli stranieri maleducati? A quelli che parlano a voce troppo alta? Che sputano per terra, che posteggiano in zona vietata? E chi sarà l'ufficiale incaricato di tutti questi controlli? Il sistema prevede anche dei crediti: a chi verranno attribuiti? A coloro che attendono alla Stazione Termini i parlamentari della Lega Nord, per prendere in consegna le valigie e accompagnarli al taxi? Alle badanti che rinunciano alle ferie, perché nemmeno in quel periodo il figlio può prendersi cura del padre anziano?

 Scherzi a parte, aspettiamo a giudicare questo emendamento, che a prima vista sembra così strampalato. Il mio mentore, Sergio Briguglio, mi suggerisce prudenza: se calibrato nella giusta direzione, il sistema potrebbe avere addirittura un effetto positivo, e cioé di graduazione delle espulsioni. Oggi, in teoria, si può espellere un cristiano (o anche un musulmano: a proposito, la Lega chiede pure di sottoporre a referendum la costruzione di qualsiasi moschea) pure se ha presentato in ritardo la domanda di rinnovo del permesso di soggiorno: tutto è affidato alla discrezione delle Questure. Se si avesse la certezza, ad esempio, che tale ritardo vale due punti e che questi si possono recuperare col tempo, l'immigrato si potrebbe regolare.  E, d'altra parte, le espulsioni, decretate per una somma di violazioni, o per una più grave, forse sarebbero in numero inferiore, ma effettive, mentre oggi restano spesso sulla carta.

Dubito fortemente che l'obiettivo della Lega Nord sia questo. Mai dire mai, però. Noto poi che di tutto si parla tranne che del vero problema: come cambiare la legge Bossi-Fini, in modo da rendere possibile un incontro alla luce del sole tra domanda e offerta di lavoro, e non questo finto sistema di assunzioni a distanza che sottende in realtà il rapporto diretto con un irregolare. Quando ho sentito parlare di “permesso a punti”, pensavo che i punti fossero indispensabili per entrare nel nostro paese (attribuiti sulla base della conoscenza della lingua, del titolo di studio ecc.)  come già avviene in Canada, in Australia e, da poco, in Inghilterra. A monte, e non a valle: sul permesso da accordare e non su quello che già hai. Mi sbagliavo.

 Ma il restauro della Bossi-Fini non può tardare più di tanto. Me lo ha fatto capire in un'intervista pubblicata sul “Messaggero” di sabato 4 ottobre il prefetto Mario Morcone, che guida al Viminale il Dipartimento dell'Immigrazione. La prima misura da prendere sarà l'allungamento della durata dei permessi di soggiorno, anche per alleviare la burocrazia, che oggi impiega fino a un anno per consegnare il rinnovo. Morcone pensa poi a “un permesso per ricerca di lavoro” da riservare a qualifiche e mansioni di cui vi sia particolare carenza nel paese, a cominciare dalle badanti. Ne abbiamo parlato tante volte, come sapete. Se son rose, fioriranno.