(Sergio Briguglio 22/10/2008)
NORME SU IMMIGRAZIONE,
ASILO, CITTADINANZA E TRATTA
Nota: in grassetto le modifiche apportate durante la XVI Legislatura. Per un'analoga
evidenziazione delle modifiche apportate durante la XV Legislatura si veda http://www.stranieriinitalia.it/briguglio/immigrazione-e-asilo/2008/marzo/sinottico-normativa-16.html
-
D.
LGS. 286/1998: Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Testo
unico delle disposizioni concernenti la disciplina dellĠimmigrazione e norme
sulla condizione dello straniero, e successive modificazioni introdotte
da
o
Decreto
legislativo 19 ottobre 1998, n. 380,
Disposizioni correttive al testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma
dell'articolo 47, comma 2, della legge 6 marzo 1998, n 40;
o
Decreto
legislativo 13 aprile 1999, n. 113, Disposizioni correttive al testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello
straniero, a norma dell'articolo 47, comma 2, della legge 6 marzo 1998,
n. 40;
o
Legge 7 Giugno 2002, n.
106, Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto-legge 4 aprile 2002, n. 51, concernente disposizioni urgenti recanti
misure di contrasto all'immigrazione clandestina e garanzie per soggetti
colpiti da provvedimenti di accompagnamento alla frontiera;
o
Legge 30
luglio 2002, n. 189, Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di
asilo;
o
Testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia.
(testo A) approvato con il DPR 30 maggio 2002 n. 115;
o
Legge 27 Dicembre 2002,
n. 289, Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale dello Stato;
o
Legge 14 Febbraio 2003,
n. 34, Ratifica ed esecuzione della Convenzione
internazionale per la repressione degli attentati terroristici mediante
utilizzo di esplosivo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite a
New York il 15 dicembre 1997, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno;
o
Decreto legislativo 7
Aprile 2003, n. 87, Attuazione della direttiva 2001/51/CE che integra le
disposizioni dell'articolo 26 della Convenzione applicativa dell'Accordo di
Schengen del 14 giugno 1985;
o
Legge 12 Novembre 2004,
n. 271, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 Settembre
2004, n. 241, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione;
o
Legge 31
luglio 2005, n. 155, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge
27 luglio 2005, n. 144, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo
internazionale;
o
Legge 27 Dicembre 2006,
n. 296, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale
e pluriennale dello (legge finanziaria 2007);
o
Decreto legislativo 8
Gennaio 2007, n. 3, Attuazione della direttiva
2003/109/CE relativa allo status di
cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo;
o
Decreto legislativo 8
Gennaio 2007, n. 5, Attuazione della direttiva
2003/86/CE relativa al diritto di
ricongiungimento familiare;
o
Legge 26
Febbraio 2007, n. 17, Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto-legge 28 Dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Disposizioni di delegazione legislativa;
o
Decreto legislativo 6
Febbraio 2007, n. 30, Attuazione
della direttiva 2004/38/CE relativa
al diritto dei cittadini dell'Unione
e dei loro familiari
di circolare e
di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri;
o
Legge 6
Aprile 2007, n. 46, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 Febbraio 2007, n. 10, recante
disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali;
o
Decreto legislativo 10
Agosto 2007, n. 154, Attuazione della direttiva
2004/114/CE, relativa alle condizioni di ammissione dei cittadini di Paesi
terzi per motivi di studio, scambio di alunni, tirocinio non retribuito o
volontariato;
o
Decreto
legislativo 9 Gennaio 2008, n. 17, Attuazione della
direttiva 2005/71/CE relativa ad una
procedura specificamente concepita per l'ammissione di cittadini di Paesi terzi
a fini di ricerca scientifica;
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica;
o
Legge 6
Agosto 2008, n. 133, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 Giugno 2008, n. 112, recante misure
urgenti per lo sviluppo economico, la
semplificazione, la competitivita', la stabilizzazione della finanza pubblica e
la perequazione tributaria;
o
Decreto
legislativo 3 Ottobre 2008, n. 160, Modifiche
ed integrazioni al decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 5, recante attuazione
della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto di ricongiungimento familiare.
-
C.
P. (disposizioni rilevanti):
Codice penale, come modificato da
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
-
C.
P. P. (disposizioni rilevanti):
Codice di procedura penale, come modificato da
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
-
D. LGS. 271/1989 (disposizioni rilevanti): Decreto Legislativo 28
Luglio 1989, n. 271, Norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del
Codice di Procedura Penale, come modificato da
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
-
L.
68/1993 (disposizioni rilevanti): Legge 19 Marzo 1993, n. 68, Conversione in legge, con modificazioni,
del decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 8, recante disposizioni urgenti in
materia di finanza derivata e di contabilita' pubblica, e successive
modificazioni introdotte da
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
-
L.
488/1999 (disposizioni rilevanti): Legge
23 Dicembre 1999, n. 488, Disposizioni per la
formazione del bilancio annuale e pluriennale dello (legge finanziaria 2000)
-
D. LGS. 267/2000 (disposizioni rilevanti): Decreto legislativo 18 Agosto 2000, n. 267,
Testo unico delle leggi sull'ordinamento
degli enti locali, e successive modificazioni
introdotte da
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
-
L. 328/2000 (disposizioni rilevanti): Legge 8 Novembre 2000, n. 328, Legge
quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali
-
L.
388/2000 (disposizioni rilevanti): Legge
23 Dicembre 2000, n. 388, Disposizioni per la
formazione del bilancio annuale e pluriennale dello (legge finanziaria 2001)
-
L.
103/2002: Legge 24
maggio 2002, n. 103, Norme in materia di
docenti di scuole e universita' straniere operanti in Italia
-
L.
189/2002 (ulteriori disposizioni):
Legge 30 luglio 2002, n. 189, Modifica alla normativa
in materia di immigrazione e di asilo, e successive modificazioni
introdotte da
o
Legge 9 Ottobre 2002, n.
222, Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto-legge 9 settembre 2002, n. 195, recante disposizioni urgenti in materia
di legalizzazione del lavoro irregolare di extracomunitari;
o
Legge 27 Dicembre 2002,
n. 289, Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale dello Stato;
o
Legge 12 Novembre 2004,
n. 271, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 Settembre
2004, n. 241, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione.
-
L.
222/2002 (ulteriori disposizioni):
Legge 9 Ottobre 2002, n. 222, Conversione in legge,
con modificazioni, del decreto-legge 9 settembre 2002, n. 195, recante
disposizioni urgenti in materia di legalizzazione del lavoro irregolare di
extracomunitari, e successive modificazioni introdotte da
o
Legge 12 Novembre 2004,
n. 271, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 Settembre
2004, n. 241, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione.
-
D.
LGS. 85/2003: Decreto legislativo
7 Aprile 2003, n. 85, Attuazione della direttiva 2001/55/CE relativa alla
concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di
sfollati ed alla cooperazione in ambito comunitario
-
D.
LGS. 215/2003: Decreto
legislativo 9 Luglio 2003, n. 215, e successive modificazioni, Attuazione della
direttiva 2000/43/CE per la paritaĠ di trattamento tra le persone
indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, e successive modificazioni
introdotte da
o Decreto legislativo 2 Agosto 2004, n. 256, Correzione di errori materiali nei decreti legislativi 9
luglio 2003, n. 215 e n. 216, concernenti disposizioni per la parit di
trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica,
nonche' in materia di occupazione e di condizioni di lavoro;
o Legge 6 Giugno 2008, n. 101, Conversione
in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 Aprile 2008, n. 59, recante
disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di
sentenze della Corte di giustizia delle Comunita' europee.
-
D.
LGS. 276/2003 (disposizioni rilevanti): Decreto legislativo 10 Settembre 2003, n. 276, e successive
modificazioni, Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del
lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30, e
successive modificazioni introdotte da
o Decreto legislativo 6 Ottobre 2004, n. 251, Disposizioni correttive del decreto legislativo 10
settembre 2003, n. 276, in materia di occupazione e mercato del lavoro;
o
Legge 14
Maggio 2005, n. 80, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge
14 Marzo 2005, n. 35, recante disposizioni urgenti nellĠambito del Piano
di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale. Deleghe al Governo
per la modifica del codice di procedura civile in materia di processo di
cassazione e di arbitrato nonche' per la riforma organica della disciplina
delle procedure concorsuali;
o Legge 2 Dicembre 2005, n. 248, Conversione
in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 Settembre 2005, n. 203,
recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in
materia tributaria e finanziaria;
o Legge 23 dicembre 2005, n. 266,
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
(legge finanziaria 2006);
o Legge 4 Agosto 2006, n. 248, Conversione
in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 Luglio 2006, n. 223, recante
disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e
la razionalizzazione della spesa pubblica, nonche' interventi in materia di
entrate e di contrasto all'evasione fiscale;
o Legge 6 Agosto 2008, n. 133, Conversione
in legge, con modificazioni, del decreto-legge
25 Giugno 2008, n. 112, recante misure urgenti per lo
sviluppo economico, la semplificazione, la competitivita', la stabilizzazione
della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
-
L.
271/2004 (ulteriori disposizioni):
Legge 12 Novembre 2004, n. 271, Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto-legge 14 Settembre 2004, n. 241, recante disposizioni urgenti in
materia di immigrazione
-
D.
LGS. 12/2005: Decreto Legislativo
10 gennaio 2005, n.12, Attuazione
della direttiva 2001/40/CE relativa al
riconoscimento reciproco
delle decisioni di allontanamento dei cittadini di
Paesi terzi
-
L.
80/2005 (disposizioni rilevanti): Legge 14 maggio 2005, n.
80, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo
2005, n. 35, recante disposizioni urgenti nellĠambito del Piano di azione per
lo sviluppo economico, sociale e territoriale. Deleghe al Governo per la
modifica del codice di procedura civile in materia di processo di cassazione e
di arbitrato nonche' per la riforma organica della disciplina delle procedure
concorsuali
-
D. LGS. 76/2005 (disposizioni rilevanti): Decreto
Legislativo 15 aprile 2005, n.76, Definizione delle norme generali sul
diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, a norma dell'articolo 2, comma
1, lettera c), della legge 28 marzo 2003, n. 53
-
L.
155/2005 (ulteriori
disposizioni rilevanti): Legge 31 luglio 2005, n. 155, Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, recante misure urgenti
per il contrasto del terrorismo internazionale
-
L.
296/2006 (ulteriori disposizioni rilevanti): Legge 27 Dicembre 2006, n. 296, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello (legge finanziaria 2007)
-
D. LGS. 3/2007 (ulteriori disposizioni rilevanti): Decreto
legislativo 8 Gennaio 2007, n. 3, Attuazione della direttiva
2003/109/CE relativa allo status di
cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo
-
D. LGS. 5/2007 (ulteriori disposizioni rilevanti): Decreto
legislativo 8 Gennaio 2007, n. 5, Attuazione della direttiva
2003/86/CE relativa al diritto di ricongiungimento familiare
-
D. LGS. 24/2007: Decreto Legislativo 25
Gennaio 2007, n.24, Attuazione della direttiva 2003/110/CE, relativa
all'assistenza durante il transito nell'ambito di provvedimenti di espulsione
per via aerea
-
D.
LGS. 30/2007: Decreto legislativo
6 Febbraio 2007, n.30, Attuazione
della direttiva 2004/38/CE relativa
al diritto dei cittadini dell'Unione
e dei loro familiari
di circolare e
di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, e
successive modificazioni introdotte da
o
Decreto
legislativo 28 Febbraio 2008, n. 32, Modifiche e integrazioni al decreto legislativo 6 febbraio
2007, n. 30, recante attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto
dei cittadini dell'Unione e loro familiari di circolare e di soggiornare
liberamente nel territorio degli Stati membri
-
L.
68/2007: Legge 28 Maggio 2007, n.
68, Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per visite,
affari, turismo e studio
-
D.
LGS. 206/2007: Decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, Attuazione
della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche
professionali, nonche' della direttiva 2006/100/CE che adegua determinate
direttive sulla libera circolazione delle persone a seguito dellĠadesione di
Bulgaria e Romania
-
L. 125/2008 (ulteriori
disposizioni rilevanti):
Legge 24 Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
-
L.
133/2008 (ulteriori disposizioni rilevanti): Legge 6 Agosto 2008, n.
133, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25
Giugno 2008, n. 112, recante misure urgenti per lo
sviluppo economico, la semplificazione, la competitivita', la stabilizzazione
della finanza pubblica e la perequazione tributaria
-
DPR
394/1999: Decreto del Presidente della Repubblica 31 Agosto 1999, n. 394,
Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello
straniero, a norma dell'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, e successive modificazioni introdotte da
o
Legge 11 Agosto 2003, n.
228, Misure contro la tratta di persone;
o
Decreto del
Presidente della Repubblica 18 Ottobre
2004, n. 334, Regolamento recante modifiche ed
integrazioni al D.P.R. 31 agosto 1999, n. 394, in materia di immigrazione
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
-
DPCM
535/1999: Decreto del Presidente
del Consiglio dei Ministri 9 dicembre 1999, n. 535,
Regolamento concernente i compiti del Comitato per i
minori stranieri, a norma dell'articolo 33, commi 2 e 2-bis, del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286
Asilo
-
L.
39/1990 (artt. 1 - 1 septies) Legge 28 Febbraio 1990, Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 30 Dicembre 1989, n. 416, Norme urgenti in
materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei cittadini
extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi
giaĠ presenti nel territorio dello Stato, e sucessive modificazioni inrtrodotte
da
o
Decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dellĠimmigrazione e norme sulla condizione dello
straniero;
o
Legge 30
luglio 2002, n. 189, Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di
asilo;
o
Decreto
Legislativo 19 novembre 2007, n.251, Attuazione della direttiva 2004/83/CE
recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi,
della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione
internazionale, nonche' norme minime sul contenuto della protezione
riconosciuta;
o Decreto legislativo 28 gennaio 2008, n.
25, Attuazione della direttiva 2005/85/CE recante norme minime per le procedure
applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello
status di rifugiato.
-
L.
563/1995 (disposizioni rilevanti): Decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, convertito
dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563, concernente:
Disposizioni urgenti per l'ulteriore impiego del personale delle Forze armate
in attivita' di controllo della frontiera marittima nella regione Puglia
-
D. LGS. 140/2005: Decreto Legislativo 30 maggio 2005, n.140, Attuazione della
direttiva 2003/9/CE che stabilisce norme minime relative all'accoglienza dei
richiedenti asilo negli Stati membri, e successive modificazioni introdotte da
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
-
D. LGS. 251/2007: Decreto Legislativo 19 novembre 2007, n.251, Attuazione della
direttiva 2004/83/CE recante norme minime sull'attribuzione, a cittadini di
Paesi terzi o apolidi, della qualifica di rifugiato o di persona altrimenti
bisognosa di protezione internazionale, nonche' norme minime sul contenuto
della protezione riconosciuta
-
D. LGS. 25/2008: Decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, Attuazione della
direttiva 2005/85/CE recante norme minime per le procedure applicate negli
Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di
rifugiato, e successive modificazioni introdotte da
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica.
o
Decreto
legislativo 3 Ottobre 2008, n. 159, Modifiche
ed integrazioni al decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, recante
attuazione della direttiva 2005/85/CE relativa alle norme minime per le
procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della
revoca dello status di rifugiato.
-
DM 233/1996 (disposizioni rilevanti): Decreto del Ministro dell'interno 2 Gennaio 1996 n. 233,
Regolamento per l'attuazione dell'art. 2 del D.L. 30 ottobre 1995, n. 451,
convertito dalla L. 29 dicembre 1995, n. 563, concernente: Disposizioni urgenti
per l'ulteriore impiego del personale delle Forze armate in attivita' di
controllo della frontiera marittima nella regione Puglia
-
DPR
303/2004: Decreto del Presidente della Repubblica 16 Settembre 2004, n.
303, Regolamento relativo alle procedure per il
riconoscimento dello status di rifugiato, e successive modificazioni introdotte
da
o
Legge 24
Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 Maggio 2008, n. 92, recante misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica
Cittadinanza
-
L.
91/1992: Legge 5 Febbraio 1992,
n. 91, Nuove norme sulla cittadinanza, e successive
modificazioni introdotte da
o
Decreto del
Presidente della Repubblica 18 Aprile
1994, n. 362, Regolamento recante disciplina dei
procedimenti ai acquisto della cittadinanza italiana
o
Decreto del
Presidente della Repubblica 3 Novembre
2000, n. 396, Regolamento per la revisione e la
semplificazione dell'ordinamento dello stato civile.
o
Legge 14 dicembre 2000,
n. 379, Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle
persone nate e gia' residenti nei territori appartenuti all'Impero austro-ungarico
e ai loro discendenti
o
Legge 8
marzo 2006, n.124, Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, concernenti il
riconoscimento della cittadinanza italiana ai connazionali dell'Istria, di
Fiume e della Dalmazia e ai loro discendenti
-
L.
379/2000: Legge 14 dicembre 2000, n. 379, Disposizioni per il
riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e gia' residenti
nei territori appartenuti all'Impero austro-ungarico e ai loro discendenti
-
L.
51/2006 (disposizioni
rilevanti): Legge 23 Febbraio 2006,
n. 51, Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, recante definizione e proroga di
termini, nonche' conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi
all'esercizio di deleghe legislative
-
DPR
572/1993: Decreto del Presidente della Repubblica 12 ottobre 1993, n. 572, Regolamento di esecuzione della legge 5 febbraio 1992,
n.91, recante nuove norme sulla cittadinanza
-
DPR
362/1994: Decreto del Presidente della Repubblica 18 Aprile 1994, n. 362, Regolamento recante disciplina dei procedimenti ai acquisto
della cittadinanza italiana
Tratta
-
L. 228/2003 (ulteriori
disposizioni): Legge 11 Agosto 2003, n. 228, Misure contro la tratta
di persone
D. LGS. 286/1998 *
Testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dellĠimmigrazione e norme sulla condizione dello
straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 L. 133/2008 D. LGS. 160/2008 |
TESTO UNICO DELLE
DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA DISCIPLINA DELLĠIMMIGRAZIONE E NORME SULLA
CONDIZIONE DELLO STRANIERO. |
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TITOLO I |
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PRINCIPI
GENERALI |
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Art.
1 |
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(Ambito
di applicazione) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 1) |
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1.
Il presente testo unico, in attuazione dellĠarticolo 10, secondo comma, della
Costituzione, si applica, salvo che sia diversamente disposto, ai cittadini
di Stati non appartenenti all'Unione europea e agli apolidi, di seguito
indicati come stranieri. |
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2.
Il presente testo unico non si applica ai cittadini degli Stati membri
dell'Unione europea, se non in quanto si tratti di norme pi favorevoli, e
salvo il disposto dell'articolo 45 della legge 6 marzo 1998, n.40. |
2.
Il presente testo unico non si applica ai cittadini degli Stati membri dell'Unione
europea, salvo quanto previsto dalle norme di attuazione dell'ordinamento
comunitario.[1] |
3.
Quando altre disposizioni di legge fanno riferimento a istituti concernenti
persone di cittadinanza diversa da quella italiana ovvero ad apolidi, il riferimento
deve intendersi agli istituti previsti dal presente testo unico. Sono fatte
salve le disposizioni interne, comunitarie e internazionali pi favorevoli
comunque vigenti nel territorio dello Stato. |
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4.
Nelle materie di competenza legislativa delle regioni, le disposizioni del
presente testo unico costituiscono principi fondamentali ai sensi
dell'articolo 117 della Costituzione. Per le materie di competenza delle
regioni a statuto speciale e delle province autonome, esse hanno il valore di
norme fondamentali di riforma economico-sociale della Repubblica. |
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5.
Le disposizioni del presente testo unico non si applicano qualora sia
diversamente previsto dalle norme vigenti per lo stato di guerra. |
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6.
Il regolamento di attuazione del presente testo unico, di seguito denominato
regolamento di attuazione, emanato ai sensi dellĠarticolo 17, comma 1,
della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio
dei Ministri, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge 6 marzo 1998, n. 40. |
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7.
Prima dellĠemanazione, lo schema di regolamento di cui al comma 6 trasmesso
al Parlamento per lĠacquisizione del parere delle Commissioni competenti per
materia, che si esprimono entro trenta giorni. Decorso tale termine, il regolamento
emanato anche in mancanza del parere. |
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Art.2 |
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(Diritti
e doveri dello straniero) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 2; |
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legge
30 dicembre 1986, n. 943, art. 1) |
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1.
Allo straniero comunque presente alla frontiera o nel territorio dello Stato
sono riconosciuti i diritti fondamentali della persona umana previsti dalle
norme di diritto interno, dalle convenzioni internazionali in vigore e dai
principi di diritto internazionale generalmente riconosciuti. |
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2.
Lo straniero regolarmente soggiornante nel territorio dello Stato gode dei
diritti in materia civile attribuiti al cittadino italiano, salvo che le
convenzioni internazionali in vigore per l'Italia e il presente testo unico
dispongano diversamente. Nei casi in cui il presente testo unico o le
convenzioni internazionali prevedano la condizione di reciprocit, essa
accertata secondo i criteri e le modalit previste dal regolamento di
attuazione. |
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3.
La Repubblica italiana, in attuazione della convenzione dell'OIL n. 143 del
24 giugno 1975, ratificata con legge 10 aprile 1981, n. 158, garantisce a
tutti i lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti nel suo territorio e
alle loro famiglie parit di trattamento e piena uguaglianza di diritti
rispetto ai lavoratori italiani. |
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4.
Lo straniero regolarmente soggiornante partecipa alla vita pubblica locale. |
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5.
Allo straniero riconosciuta
parit di trattamento con il cittadino relativamente alla tutela
giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi, nei rapporti con la
pubblica amministrazione e nell'accesso ai pubblici servizi, nei limiti e nei
modi previsti dalla legge. |
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6.
Ai fini della comunicazione allo straniero dei provvedimenti concernenti
l'ingresso, il soggiorno e l'espulsione, gli atti sono tradotti, anche sinteticamente,
in una lingua comprensibile al destinatario, ovvero, quando ci non sia
possibile, nelle lingue
francese, inglese o spagnola, con preferenza per quella indicata
dall'interessato. |
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7.
La protezione diplomatica si esercita nei limiti e nelle forme previsti dalle
norme di diritto internazionale. Salvo che vi ostino motivate e gravi ragioni
attinenti alla amministrazione della giustizia e alla tutela dell'ordine
pubblico e della sicurezza nazionale, ogni straniero presente in Italia ha
diritto di prendere contatto con le autorit del Paese di cui cittadino e
di essere in ci agevolato da ogni pubblico ufficiale interessato al
procedimento. L'autorit giudiziaria, l'autorit di pubblica sicurezza e ogni
altro pubblico ufficiale hanno l'obbligo di informare, nei modi e nei termini
previsti dal regolamento di attuazione, la rappresentanza diplomatica o
consolare pi vicina del Paese a cui appartiene lo straniero in ogni caso in
cui esse abbiano proceduto ad adottare nei confronti di costui provvedimenti
in materia di libert personale, di allontanamento dal territorio dello
Stato, di tutela dei minori, di status personale ovvero in caso di decesso
dello straniero o di ricovero ospedaliero urgente e hanno altres l'obbligo
di far pervenire a tale rappresentanza documenti e oggetti appartenenti allo
straniero che non debbano essere trattenuti per motivi previsti dalla legge.
Non si fa luogo alla predetta informazione quando si tratta di stranieri che
abbiano presentato una domanda di asilo, di stranieri ai quali sia stato
riconosciuto lo status di rifugiato, ovvero di stranieri nei cui confronti
sono state adottate misure di protezione temporanea per motivi umanitari. |
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8.
Gli accordi internazionali stipulati per le finalit di cui all'articolo 11,
comma 4, possono stabilire situazioni giuridiche pi favorevoli per i
cittadini degli Stati interessati a speciali programmi di cooperazione per
prevenire o limitare le immigrazioni clandestine. |
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9.
Lo straniero presente nel territorio italiano comunque tenuto
allĠosservanza degli obblighi previsti dalla normativa vigente. |
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ÒArticolo 2-bis |
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(Comitato per il coordinamento e il monitoraggio) |
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1. EĠ istituito il Comitato per il coordinamento e il monitoraggio
delle disposizioni del presente testo unico, di seguito denominato ÇComitatoÈ |
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2. Il Comitato presieduto dal Presidente o dal vice
Presidente del Consiglio dei ministri o da un Ministro delegato dal
Presidente del Consiglio dei ministri, ed composto dai ministri interessati
ai temi trattati in ciascuna riunione in numero non inferiore a quattro e da
un Presidente di Regione o di Provincia autonoma designato dalla Conferenza
dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome. |
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3. Per
lĠistruttoria delle questioni di competenza del Comitato, istituito un
gruppo tecnico di lavoro presso il Ministero dellĠinterno, composto dai
rappresentanti dei Dipartimenti degli affari regionali, delle pari
opportunit e delle politiche comunitarie, dellĠinnovazione e le tecnologie,
e dei Ministeri degli affari esteri, dellĠinterno, della giustizia, delle
attivit produttive, dellĠistruzione, dellĠuniversit e della ricerca, del
lavoro e delle politiche sociali, della difesa, dellĠeconomia e delle
finanze, della salute, delle politiche agricole e forestali, dei beni e delle
attivit culturali, delle comunicazioni, oltre che da un rappresentante del
Ministro per gli italiani nel mondo e da tre esperti designati dalla
Conferenza unificata di cui allĠarticolo 8 del decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281. Alle riunioni, in relazione alle materie oggetto di esame,
possono essere invitati anche rappresentanti di ogni altra pubblica
amministrazione interessata allĠattuazione delle disposizioni del presente
testo unico, nonch degli enti e delle associazioni nazionali e delle
organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro di cui allĠarticolo 3,
comma 1. |
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4. Con
regolamento, da emanare ai sensi dellĠarticolo 17, comma 1, della legge 23
agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, su proposta del Presidente
del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro degli affari esteri,
con il Ministro dellĠinterno e con il Ministro per le politiche comunitarie,
sono definite le modalit di coordinamento delle attivit del gruppo tecnico
con le strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri. |
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Art.
3 |
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(Politiche
migratorie) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 3) |
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1.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti i Ministri interessati, il
Consiglio nazionale
dell'economia e del lavoro,
la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e di Bolzano, la Conferenza Stato-citt e
autonomie locali, gli enti e le associazioni nazionali maggiormente attivi
nellĠassistenza e nellĠintegrazione degli immigrati e le organizzazioni dei
lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano
nazionale, predispone ogni tre
anni, salva la necessitaĠ di un termine pi breve,
il documento programmatico relativo alla politica dellĠimmigrazione e degli
stranieri nel territorio dello Stato, che approvato dal Governo e trasmesso
al Parlamento. Le competenti Commissioni parlamentari esprimono il loro
parere entro trenta giorni dal ricevimento del documento programmatico. Il
documento programmatico emanato, tenendo conto dei pareri ricevuti, con
decreto del Presidente della Repubblica ed pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica italiana. Il Ministro dellĠInterno presenta
annualmente al Parlamento una relazione sui risultati raggiunti attraverso i
provvedimenti attuativi del documento programmatico. |
|
2.
Il documento programmatico
indica le azioni e gli interventi che lo Stato italiano, anche in
cooperazione con gli altri Stati membri dell'Unione europea, con le organizzazioni
internazionali, con le istituzioni comunitarie e con organizzazioni non governative, si
propone di svolgere in materia di immigrazione, anche mediante la conclusione
di accordi con i Paesi di origine. Esso indica altres le misure di carattere economico e
sociale nei confronti degli stranieri soggiornanti nel territorio dello
Stato, nelle materie che non debbono essere disciplinate con legge. |
|
3.
Il documento individua inoltre i criteri generali per la definizione dei
flussi di ingresso nel territorio dello Stato, delinea gli interventi
pubblici volti a favorire le relazioni familiari, l'inserimento sociale e
l'integrazione culturale degli stranieri residenti in Italia, nel rispetto
delle diversit e delle identit
culturali delle persone, purch non confliggenti con lĠordinamento giuridico,
e prevede ogni possibile strumento per un positivo reinserimento nei Paesi di origine. |
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4. Con
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentiti il Comitato di cui
allĠarticolo 2-bis, comma 2, la Conferenza unificata di cui allĠarticolo 8
del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e le competenti
Commissioni parlamentari, sono annualmente definite, entro il termine del 30
novembre dellĠanno precedente a quello di riferimento del decreto, sulla base
dei criteri generali individuati nel documento programmatico, le quote
massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro
subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale, e per lavoro
autonomo, tenuto conto dei ricongiungimenti familiari e delle misure di
protezione temporanea eventualmente disposte ai sensi dellĠarticolo 20.
Qualora se ne ravvisi la opportunitaĠ, ulteriori decreti possono essere
emanati durante lĠanno. I visti di ingresso ed i permessi di soggiorno per lavoro
subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale, e per lavoro
autonomo, sono rilasciati entro il limite delle quote predette. In caso di
mancata pubblicazione del decreto di programmazione annuale, il Presidente
del Consiglio dei ministri puoĠ provvedere, in via transitoria, con proprio
decreto, nel limite delle quote stabilite per lĠanno precedente[2]. |
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5.
NellĠambito delle rispettive attribuzioni e dotazioni di bilancio, le
regioni, le province, i comuni e gli altri enti locali adottano i provvedimenti
concorrenti al perseguimento dellĠobbiettivo di rimuovere gli ostacoli che di
fatto impediscono il pieno riconoscimento dei diritti e degli interessi
riconosciuti agli stranieri nel territorio dello Stato, con particolare
riguardo a quelle inerenti allĠalloggio, alla lingua, allĠintegrazione
sociale, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona umana. |
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6.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare di
concerto con il Ministro dellĠinterno, si provvede allĠistituzione di
Consigli territoriali per lĠimmigrazione, in cui siano
rappresentati le competenti amministrazioni locali dello Stato, la Regione,
gli enti locali, gli enti e le associazioni localmente attivi nel soccorso e
nellĠassistenza agli immigrati, le organizzazioni dei lavoratori e dei datori
di lavoro, con compiti di
analisi delle esigenze e di promozione degli interventi da attuare a livello
locale. |
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6-bis.
Fermi restando i trattamenti dei dati previsti per il perseguimento delle
proprie finalita' istituzionali, il Ministero dell'interno espleta,
nell'ambito del Sistema statistico nazionale e senza oneri aggiuntivi a
carico del bilancio dello Stato, le attivita' di raccolta di dati a fini
statistici sul fenomeno dell'immigrazione extracomunitaria per tutte le
pubbliche amministrazioni interessate alle politiche migratorie. |
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7.
Nella prima applicazione delle disposizioni del presente articolo, il
documento programmatico di cui al comma 1 predisposto entro novanta giorni dalla data di
entrata in vigore della legge 6 marzo 1998, n. 40. Lo stesso
documento indica la data entro cui sono adottati i decreti di cui al comma 4. |
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8.
Lo schema del documento programmatico di cui al comma 7 trasmesso al
Parlamento per lĠacquisizione del parere delle Commissioni competenti per
materia, che si esprimono entro trenta giorni. Decorso tale termine, il
decreto emanato anche in mancanza del parere. |
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TITOLO
II |
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DISPOSIZIONI
SULL'INGRESSO, IL SOGGIORNO E L'ALLONTANAMENTO DAL TERRITORIO DELLO STATO |
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CAPO I
DISPOSIZIONI
SULLĠINGRESSO E IL SOGGIORNO |
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|
Art.
4
(Ingresso
nel territorio dello Stato) |
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(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 4) |
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1.
L'ingresso nel territorio dello Stato consentito allo straniero in possesso
di passaporto valido o documento equipollente e del visto d'ingresso, salvi i
casi di esenzione, e pu avvenire, salvi i casi di forza maggiore, soltanto attraverso i valichi di
frontiera appositamente istituiti. |
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2. Il visto di ingresso rilasciato dalle rappresentanze
diplomatiche o consolari italiane nello Stato di origine o di stabile
residenza dello straniero. Per soggiorni non superiori a tre mesi sono
equiparati ai visti rilasciati dalle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane
quelli emessi, sulla base di specifici accordi, dalle autorit diplomatiche o
consolari di altri Stati. Contestualmente al rilascio del visto di ingresso
lĠautorit diplomatica o consolare italiana consegna allo straniero una
comunicazione scritta in lingua a lui comprensibile o, in mancanza, in
inglese, francese, spagnolo o arabo, che illustri i diritti e i doveri dello
straniero relativi allĠingresso ed al soggiorno in Italia. Qualora non
sussistano i requisiti previsti dalla normativa in vigore per procedere al
rilascio del visto, lĠautorit diplomatica o consolare comunica il diniego
allo straniero in lingua a lui comprensibile, o, in mancanza, in inglese,
francese, spagnolo o arabo. In deroga a quanto stabilito dalla legge 7 agosto
1990, n. 241, e successive modificazioni, per motivi di sicurezza o di
ordine pubblico il diniego non deve essere motivato, salvo quando riguarda le
domande di visto presentate ai sensi degli articoli 22, 24, 26, 27, 28, 29,
36 e 39. La presentazione di documentazione falsa o contraffatta o di false
attestazioni a sostegno della domanda di visto comporta automaticamente,
oltre alle relative responsabilit penali, lĠinammissibilit della domanda.
Per lo straniero in possesso di permesso di soggiorno sufficiente, ai fini
del reingresso nel territorio dello Stato, una preventiva comunicazione
allĠautorit di frontiera. |
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3.
Ferme restando le disposizioni di cui all'articolo 3, comma 4, l'Italia, in
armonia con gli obblighi assunti con lĠadesione a specifici accordi internazionali,
consentir lĠingresso nel proprio territorio allo straniero che dimostri di
essere in possesso di idonea documentazione atta a confermare lo scopo e le
condizioni del soggiorno, nonch la disponibilit di mezzi di sussistenza
sufficienti per la durata del soggiorno e, fatta eccezione per i permessi di
soggiorno per motivi di lavoro, anche per il ritorno nel Paese di
provenienza. I mezzi di sussistenza sono definiti con apposita direttiva
emanata dal Ministro dellĠinterno, sulla base dei criteri indicati nel
documento di programmazione di cui allĠarticolo 3, comma 1. Non ammesso in Italia lo straniero che non soddisfi
tali requisiti o che sia considerato una minaccia per lĠordine pubblico o la
sicurezza dello Stato o di uno dei Paesi con i quali lĠItalia abbia
sottoscritto accordi per la soppressone dei controlli alle frontiere interne
e la libera circolazione delle persone o che risulti condannato, anche a
seguito di applicazione della pena su richiesta ai sensi dellĠarticolo 444
del codice di procedura penale, per reati previsti dallĠarticolo 380, commi 1
e 2, del codice di procedura penale ovvero per reati inerenti gli
stupefacenti, la libertaĠ sessuale, il favoreggiamento dellĠimmigrazione
clandestina verso lĠItalia e dellĠemigrazione clandestina dallĠItalia verso
altri Stati o per reati diretti al reclutamento di persone da destinare alla
prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione o di minori da
impiegare in attivitaĠ illecite. Lo straniero per il quale e'
richiesto il ricongiungimento familiare, ai sensi dell'articolo 29, non e'
ammesso in Italia quando rappresenti una minaccia concreta e attuale per
l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato o di uno dei Paesi con i quali
l'Italia abbia sottoscritto accordi per la soppressione dei controlli alle
frontiere interne e la libera circolazione delle persone. |
|
4. LĠingresso in Italia pu essere consentito
con visti per soggiorni di breve durata, validi fino a 90 giorni e per
soggiorni di lunga durata che comportano per il titolare la concessione di un
permesso di soggiorno in Italia con motivazione identica a quella menzionata
nel visto[3]. Per
soggiorni inferiori a tre mesi, saranno considerati validi anche i motivi
esplicitamente indicati in visti rilasciati da autorit diplomatiche o consolari
di altri Stati in base a specifici accordi internazionali sottoscritti e
ratificati dallĠItalia ovvero a norme comunitarie. |
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5. Il Ministero degli affari esteri adotta,
dandone tempestiva comunicazione alle competenti Commissioni parlamentari,
ogni opportuno provvedimento di revisione o modifica dellĠelenco dei Paesi i
cui cittadini siano soggetti ad obbligo di visto, anche in attuazione di
obblighi derivanti da accordi internazionali in vigore. |
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6.
Non possono fare ingresso nel territorio dello Stato e sono respinti dalla
frontiera gli stranieri espulsi, salvo che abbiano ottenuto la speciale
autorizzazione o che sia trascorso il periodo di divieto di ingresso, gli
stranieri che debbono essere espulsi e quelli segnalati, anche in base ad
accordi o convenzioni internazionali in vigore in Italia, ai fini del respingimento o della non
ammissione per gravi motivi di ordine
pubblico, di sicurezza nazionale e di tutela delle relazioni
internazionali. |
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7.
L'ingresso comunque
subordinato al rispetto degli adempimenti e delle formalit prescritti con il
regolamento di attuazione. |
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Art.
5 |
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(Permesso
di soggiorno) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 5) |
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1.
Possono soggiornare nel territorio dello Stato gli stranieri entrati
regolarmente ai sensi dell'articolo 4, che siano muniti di carta di soggiorno
o di permesso di soggiorno, rilasciati e in corso
di validit a norma del presente testo unico o che siano in possesso
di permesso di soggiorno o titolo equipollente rilasciato dalla competente
autorit di uno Stato appartenente all'Unione europea, nei limiti ed alle
condizioni previsti da specifici accordi. |
|
2.
Il permesso di soggiorno deve essere richiesto, secondo le modalit previste
nel regolamento di attuazione, al questore della provincia in cui lo
straniero si trova entro otto giorni lavorativi dal suo ingresso nel
territorio dello Stato ed rilasciato per le attivit previste dal visto
d'ingresso o dalle disposizioni vigenti. Il regolamento di attuazione pu prevedere speciali
modalit di rilascio relativamente ai soggiorni brevi per motivi di turismo,
di giustizia, di attesa di emigrazione in altro Stato e per lĠesercizio delle
funzioni di ministro di culto nonch
ai soggiorni in case di cura , ospedali, istituti civili e religiosi e
altre convivenze.[4] |
|
2-bis. Lo straniero che richiede il permesso di soggiorno
sottoposto a rilievi fotodattiloscopici.[5] |
|
3.
La durata del permesso di soggiorno non
rilasciato per motivi di lavoro quella prevista dal visto
dĠingresso, nei limiti stabiliti dal presente testo unico o in attuazione
degli accordi e delle convenzioni internazionali in vigore. La durata non pu
comunque essere: |
|
a) superiore a tre mesi, per visite, affari e turismo;[6] |
|
b) (É); |
|
c) superiore ad un anno, in relazione alla
frequenza di un corso per studio o per formazione debitamente
certificata; il permesso
tuttavia rinnovabile annualmente nel caso di corsi pluriennali;[7] |
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d) (É); |
|
e) superiore alle necessit specificamente documentate, negli altri casi
consentiti dal presente testo unico o dal regolamento di attuazione. |
|
3-bis. Il permesso di soggiorno per motivi di lavoro rilasciato a
seguito della stipula del contratto di soggiorno per lavoro di cui
allĠarticolo 5-bis. La durata del relativo permesso di soggiorno per lavoro
quella prevista dal contratto di soggiorno e comunque non pu superare: |
|
a) in
relazione ad uno o pi contratti di lavoro stagionale, la durata complessiva
di nove mesi; |
|
b) in relazione ad un contratto di lavoro subordinato
a tempo determinato, la durata di un anno. |
|
c) in relazione ad un contratto di lavoro subordinato
a tempo indeterminato, la durata di
due anni. |
|
3-ter. Allo straniero che dimostri di essere venuto in Italia almeno
due anni di seguito per prestare lavoro stagionale pu essere rilasciato,
qualora si tratti di impieghi ripetitivi, un permesso pluriennale, a tale
titolo, fino a tre annualit, per la durata temporale annuale di cui ha
usufruito nellĠultimo dei due anni precedenti con un solo provvedimento. Il
relativo visto di ingresso rilasciato ogni anno. Il permesso revocato
immediatamente nel caso in cui lo straniero violi le disposizioni del
presente testo unico. |
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3-quater. Possono inoltre soggiornare nel territorio dello Stato gli
stranieri muniti di permesso di soggiorno per lavoro autonomo rilasciato
sulla base della certificazione della competente rappresentanza diplomatica o
consolare italiana della sussistenza dei requisiti previsti dallĠarticolo 26
del presente testo unico. Il permesso di soggiorno non pu avere validit
superiore ad un periodo di due anni. |
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3-quinquies. La rappresentanza diplomatica o consolare italiana che rilascia
il visto di ingresso per motivi di lavoro, ai sensi dei commi 2 e 3
dellĠarticolo 4, ovvero il visto di ingresso per lavoro autonomo, ai sensi
del comma 5 dellĠarticolo 26, ne daĠ comunicazione anche in via telematica al
Ministero dellĠinterno e allĠINPS nonche' all'INAILper lĠinserimento
nellĠarchivio previsto dal comma 9 dellĠarticolo 22 entro trenta giorni dal
ricevimento della documentazione. Uguale comunicazione data al Ministero
dellĠinterno per i visti di ingresso per ricongiungimento familiare di cui
allĠarticolo 29 entro trenta giorni dal ricevimento della documentazione. |
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3 sexies Nei casi di ricongiungimento familiare, ai
sensi dellĠarticolo 29, la durata del permesso di soggiorno non pu essere
superiore a due anni |
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4.
Il rinnovo del permesso di soggiorno richiesto
dallo straniero al questore della provincia in cui dimora, almeno novanta
giorni prima della scadenza nei casi di cui al comma 3-bis, lettera c),
sessanta giorni prima nei casi di cui alla lettera b) del medesimo comma
3-bis, e trenta giorni nei restanti casi, ed sottoposto alla verifica delle
condizioni previste per il rilascio e delle diverse condizioni previste dal
presente testo unico. Fatti salvi i diversi termini previsti dal presente
testo unico e dal regolamento di attuazione, il permesso di soggiorno
rinnovato per una durata non superiore a quella stabilita con rilascio
iniziale. |
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4-bis. Lo straniero che richiede il rinnovo del permesso
di soggiorno sottoposto a rilievi fotodattiloscopici. [8] |
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5.
Il permesso di soggiorno o il suo rinnovo sono rifiutati e, se il permesso di
soggiorno stato rilasciato, esso revocato, quando mancano o vengono a
mancare i requisiti richiesti per lĠingresso e il soggiorno nel territorio
dello Stato, fatto salvo quanto previsto dallĠarticolo 22, comma 9, e sempre
che non siano sopraggiunti nuovi elementi che ne consentano il rilascio e che
non si tratti di irregolarit amministrative sanabili. Nell'adottare il
provvedimento di rifiuto del rilascio, di revoca o di diniego di rinnovo del
permesso di soggiorno dello straniero che ha esercitato il diritto al
ricongiungimento familiare ovvero del familiare ricongiunto, ai sensi
dell'articolo 29, si tiene anche conto della natura e della effettivita' dei
vincoli familiari dell'interessato e dell'esistenza di legami familiari e
sociali con il suo Paese d'origine, nonche', per lo straniero gia' presente
sul territorio nazionale, anche della durata del suo soggiorno nel medesimo
territorio nazionale. |
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5-bis.
Nel valutare la pericolosita' dello straniero per l'ordine pubblico e la
sicurezza dello Stato o di uno dei Paesi con i quali l'Italia abbia
sottoscritto accordi per la soppressione dei controlli alle frontiere interne
e la libera circolazione delle persone ai fini dell'adozione del
provvedimento di revoca o di diniego di rinnovo del permesso di soggiorno per
motivi familiari, si tiene conto anche di eventuali condanne per i reati
previsti dall'articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura
penale, ovvero per i reati di cui all'articolo 12, commi 1 e 3. |
|
6.
Il rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno possono essere altres
adottati sulla base di convenzioni o accordi internazionali, resi esecutivi
in Italia, quando lo straniero non soddisfi le condizioni di soggiorno
applicabili in uno degli Stati contraenti, salvo che ricorrano seri motivi,
in particolare di carattere umanitario[9]
o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato
italiano. |
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7.
Gli stranieri muniti del permesso di soggiorno o titolo equipollente
rilasciato dall'autorit di uno Stato appartenente all'Unione europea, valido
per il soggiorno in Italia sono tenuti a dichiarare la loro presenza al
questore con le modalit e nei termini di cui al comma 2. Agli stessi
rilasciata idonea ricevuta della dichiarazione di soggiorno. Ai
contravventori si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una
somma da lire 200 mila a lire 600 mila. Qualora la dichiarazione non venga
resa entro 60 giorni dall'ingresso nel territorio dello Stato pu essere
disposta l'espulsione amministrativa. |
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8. Il permesso
di soggiorno e la carta di soggiorno di cui allĠarticolo 9 sono rilasciati
mediante utilizzo di mezzi a tecnologia avanzata con caratteristiche
anticontraffazione conformi ai tipi da approvare con decreto del Ministro
dellĠinterno, di concerto con il Ministro per lĠinnovazione e le tecnologie
in attuazione del regolamento (CE) n. 1030/2002 del 13 giugno 2002,
riguardante lĠadozione di un modello uniforme per i permessi di soggiorno
rilasciati a cittadini di Paesi terzi. Il permesso di soggiorno e la carta di
soggiorno rilasciati in conformit ai predetti modelli recano inoltre i dati
personali previsti, per la carta di identit e gli altri documenti
elettronici, dall'articolo 36 del testo unico delle disposizioni legislative
e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. |
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8-bis. Chiunque contraff o altera un visto di ingresso o reingresso,
un permesso di soggiorno, un contratto di soggiorno o una carta di soggiorno,
ovvero contraff o altera documenti al fine di determinare il rilascio di un
visto di ingresso o reingresso, di un permesso di soggiorno, di un contratto
di soggiorno o di una carta di soggiorno, punito con la reclusione da uno a
sei anni. Se la falsit concerne un atto o parte di un atto che faccia fede
fino a querela di falso la reclusione da tre a dieci anni. La pena
aumentata se il fatto commesso da un pubblico ufficiale. |
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9.
Il permesso di soggiorno rilasciato, rinnovato o convertito entro venti
giorni dalla data in cui stata presentata la domanda, se sussistono i
requisiti e le condizioni previsti dal presente testo unico e dal regolamento
di attuazione per il permesso di soggiorno richiesto ovvero, in mancanza di
questo, per altro tipo di permesso da rilasciare in applicazione del presente
testo unico. |
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Articolo
5 bis |
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(Contratto di soggiorno per lavoro subordinato) |
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1. Il
contratto di soggiorno per lavoro subordinato stipulato fra un datore di
lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia e un
prestatore di lavoro, cittadino di uno Stato non appartenente allĠUnione
europea o apolide, contiene (É): |
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a) la
garanzia da parte del datore di lavoro della disponibilit di un alloggio per
il lavoratore che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge per gli
alloggi di edilizia residenziale pubblica; |
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b) lĠimpegno al pagamento da parte del
datore di lavoro delle spese di viaggio per il rientro del lavoratore nel
Paese di provenienza. |
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2. Non costituisce titolo valido per il rilascio del permesso di
soggiorno il contratto che non contenga le dichiarazioni di cui alla lettere
a) e b) del comma 1. |
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3. Il contratto di soggiorno per lavoro
sottoscritto in base a quanto previsto dallĠarticolo 22 presso lo sportello
unico per lĠimmigrazione della provincia nella quale risiede o ha sede legale
il datore di lavoro o dove
avr luogo la prestazione lavorativa secondo le modalit previste nel regolamento di
attuazione. |
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Art.
6 |
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(Facolt
ed obblighi inerenti al soggiorno) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 6; |
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r.d. 18 giugno 1931, n. 773, artt.144,
comma 2Ħ, e 148) |
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1.
Il permesso di soggiorno rilasciato per motivi di lavoro subordinato, lavoro
autonomo e familiari pu essere utilizzato anche per le altre attivit
consentite. Quello rilasciato per motivi di studio e formazione pu essere
convertito, comunque prima della sua scadenza e
previa stipula del contratto di soggiorno per lavoro ovvero previo rilascio
della certificazione attestante la sussistenza dei requisiti previsti
dall'articolo 26, in
permesso di soggiorno per motivi di lavoro nell'ambito delle quote stabilite
a norma dell'articolo 3, comma 4, secondo le modalit previste dal regolamento di attuazione. |
|
2.
Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attivit sportive e
ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato
civile o all'accesso a pubblici servizi, i documenti inerenti al soggiorno di
cui all'articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica
amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni
ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati. |
|
3.
Lo straniero che, a richiesta degli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza,
non esibisce, senza giustificato motivo, il passaporto o altro documento di
identificazione, ovvero il permesso o la carta di soggiorno punito con
l'arresto fino a sei mesi e l'ammenda
fino a lire ottocentomila. |
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4.
Qualora vi sia motivo di dubitare della identit personale dello straniero,
questi eĠ sottoposto a rilievi fotodattiloscopici e segnaletici. |
|
5.
Per le verifiche previste dal presente testo unico o dal regolamento di
attuazione, l'autorit di pubblica sicurezza, quando vi siano fondate
ragioni, richiede agli stranieri informazioni e atti comprovanti la disponibilit di un reddito, da
lavoro o da altra fonte legittima, sufficiente al sostentamento proprio e dei
familiari conviventi nel territorio dello Stato. |
|
6.
Salvo quanto stabilito nelle leggi militari, il Prefetto pu vietare agli
stranieri il soggiorno in comuni o in localit che comunque interessano la
difesa militare dello Stato. Tale divieto comunicato agli stranieri per
mezzo della autorit locale di pubblica sicurezza o col mezzo di pubblici
avvisi. Gli stranieri, che trasgrediscono al divieto, possono essere
allontanati per mezzo della forza pubblica. |
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7.
Le iscrizioni e variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente
soggiornante sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani
con le modalit previste dal regolamento di attuazione. In ogni caso la
dimora dello straniero si considera abituale anche in caso di documentata
ospitalit da pi di tre mesi presso un centro di accoglienza. Dell'avvenuta
iscrizione o variazione l'ufficio d comunicazione alla questura
territorialmente competente. |
|
8.
Fuori dei casi di cui al comma 7, gli stranieri che soggiornano nel
territorio dello Stato devono
comunicare al questore competente per territorio, entro i quindici giorni
successivi, le eventuali variazioni del proprio domicilio abituale. |
|
9.
Il documento di identificazione
per stranieri rilasciato su modello conforme al tipo approvato con decreto
del Ministro dell'interno. Esso non valido per l'espatrio, salvo che sia
diversamente disposto dalle convenzioni o dagli accordi internazionali. |
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10.
Contro i provvedimenti di cui allĠarticolo 5 e al presente articolo ammesso
ricorso al tribunale amministrativo regionale competente. |
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Art.
7 (Obblighi
dellĠospitante e del datore di lavoro) (R.d.
18 giugno 1931, n. 773, art. 147) 1.
Chiunque, a qualsiasi titolo, d alloggio ovvero ospita uno straniero o
apolide, anche se parente o affine, ovvero cede allo stesso la propriet o il
godimento di beni immobili, rustici o urbani, posti nel territorio dello
Stato, tenuto a darne comunicazione scritta, entro quarantotto ore,
all'autorit locale di pubblica sicurezza. |
|
2.
La comunicazione comprende, oltre alle generalit del denunciante, quelle
dello straniero o apolide, gli estremi del passaporto o del documento di
identificazione che lo riguardano, l'esatta ubicazione dell'immobile ceduto o
in cui la persona alloggiata, ospitata o presta servizio ed il titolo per
il quale la comunicazione dovuta . |
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2-bis. Le violazioni delle disposizioni di cui al
presente articolo sono soggette alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 160 a 1100
euro. |
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Art.
8 |
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(Disposizioni
particolari) |
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(R.d.
18 giugno 1931, n. 773, art. 149) |
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1.
Le disposizioni del presente capo non si applicano ai componenti del sacro
collegio e del corpo diplomatico e consolare. |
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Art.
9 |
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(Permesso
di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 7) |
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1.
Lo straniero in possesso, da almeno cinque anni, di un permesso di soggiorno
in corso di validit, che dimostra la disponibilit di un reddito non
inferiore allĠimporto annuo dellĠassegno sociale e, nel caso di richiesta
relativa ai familiari, di un reddito sufficiente secondo i parametri indicati
nell'articolo 29, comma 3, lettera b) e di un alloggio idoneo che rientri nei
parametri minimi previsti dalla legge regionale per gli alloggi di edilizia
residenziale pubblica ovvero che sia fornito dei requisiti di idoneit
igienico-sanitaria accertati dallĠAzienda unit sanitaria locale competente per
territorio, pu chiedere al questore il rilascio del permesso di soggiorno CE
per soggiornanti di lungo periodo, per s e per i familiari di cui
allĠarticolo 29, comma 1.[10]
|
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2
Il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo a tempo indeterminato
ed rilasciato entro novanta giorni dalla richiesta. |
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3.La
disposizione di cui al comma 1 non si applica agli stranieri che: |
|
a)
soggiornano per motivi di studio o formazione professionale; |
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b)
soggiornano a titolo di protezione temporanea o per motivi umanitari ovvero
hanno chiesto il permesso di soggiorno a tale titolo e sono in attesa di una
decisione su tale richiesta; |
|
c)
soggiornano per asilo ovvero hanno chiesto il riconoscimento dello status di
rifugiato e sono ancora in attesa di una decisione definitiva circa tale
richiesta; |
|
d)
sono titolari di un permesso di soggiorno di breve durata previsto dal
presente testo unico e dal regolamento di attuazione; |
|
e)
godono di uno status giuridico previsto dalla convenzione di Vienna del 1961 sulle
relazioni diplomatiche, dalla convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni
consolari, dalla convenzione del 1969 sulle missioni speciali o dalla
convenzione di Vienna del 1975 sulla rappresentanza degli Stati nelle loro
relazioni con organizzazioni internazionali di carattere universale. |
|
4.
Il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo non pu essere
rilasciato agli stranieri pericolosi per lĠordine pubblico o la sicurezza
dello Stato. Nel valutare la pericolosita' si tiene conto anche
dell'appartenenza dello straniero ad una delle categorie indicate
nell'articolo 1 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, come sostituito
dall'articolo 2 della legge 3 agosto 1988, n. 327, o nell'articolo 1 della
legge 31 maggio 1965, n. 575, come sostituito dall'articolo 13 della legge 13
settembre 1982, n. 646, ovvero in relazione ad eventuali condanne, anche non
definitive, per i reati previsti dallĠarticolo 380 del codice di procedura
penale, nonch, limitatamente ai delitti non colposi, dallĠarticolo 381 del
medesimo codice. Ai fini dellĠadozione di un provvedimento di diniego al
rilascio del permesso di soggiorno di cui al presente comma il questore tiene
conto anche della durata del soggiorno nel territorio nazionale e
dellĠinserimento sociale, familiare e lavorativo dello straniero. |
|
5.
Ai fini del calcolo del periodo di cui al comma 1, non si computano i periodi
di soggiorno per i motivi indicati nelle lettere d) ed e). |
|
6.
Le assenze dello straniero dal territorio nazionale non interrompono la
durata del periodo di cui al comma 1 e sono incluse nel computo del medesimo
periodo quando sono inferiori a sei mesi consecutivi e non superano
complessivamente dieci mesi nel quinquennio, salvo che detta interruzione sia
dipesa dalla necessit di adempiere agli obblighi militari, da gravi e
documentati motivi di salute ovvero da altri gravi e comprovati motivi. |
|
7.
Il permesso di soggiorno di cui al comma 1 revocato: |
|
a) se stato acquisito fraudolentemente; |
|
b) in caso di espulsione, di cui al comma 9; |
|
c) quando mancano o vengano a mancare i requisiti
per il rilascio, di cui al comma 4; |
|
d) in caso di assenza continuativa dal territorio
dell'Unione per un periodo di dodici mesi consecutivi; |
|
e) in caso di conferimento di permesso di soggiorno
di lungo periodo da parte di altro Stato membro dellĠUnione europea, previa
comunicazione da parte di questĠultimo, e comunque in caso di assenza dal
territorio dello Stato per un periodo superiore a sei anni. |
|
8.
Lo straniero al quale stato revocato il permesso di soggiorno ai sensi
delle lettere d) ed e) del comma 7, pu riacquistarlo, con le stesse modalit
di cui al presente articolo. In tal caso, il periodo di cui al comma 1,
ridotto a tre anni. |
|
9.
Allo straniero, cui sia stato revocato il permesso di soggiorno CE per
soggiornanti di lungo periodo e nei cui confronti non debba essere disposta
lĠespulsione rilasciato un permesso di soggiorno per altro tipo in
applicazione del presente testo unico. |
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10. Nei confronti del titolare del permesso di soggiorno
CE per soggiornanti di lungo periodo, lĠespulsione pu essere disposta: |
|
a) per gravi motivi di ordine pubblico o sicurezza
dello Stato; |
|
b) nei casi di cui allĠarticolo 3, comma 1, del
decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito dalla legge 31 luglio 2005,
n. 155; |
|
c) quando lo straniero appartiene ad una delle
categorie indicate allĠarticolo 1 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423,
ovvero allĠarticolo 1 della legge 31 maggio 1965 n. 575, sempre che sia stata
applicata, anche in via cautelare, una delle misure di cui allĠarticolo 14
della legge 19 marzo 1990, n. 55. |
|
11. Ai fini dellĠadozione del provvedimento di
espulsione di cui al comma 10, si tiene conto anche dellĠet
dellĠinteressato, della durata del soggiorno sul territorio nazionale, delle
conseguenze dellĠespulsione per lĠinteressato e i suoi familiari,
dell'esistenza di legami familiari e sociali nel territorio nazionale e
dell'assenza di tali vincoli con il Paese di origine. |
|
12.
Oltre a quanto previsto per lo straniero regolarmente soggiornante nel
territorio dello Stato, il titolare del permesso di soggiorno CE per
soggiornanti di lungo periodo pu: |
|
a) fare ingresso nel territorio dello Stato in
esenzione di visto e circolare liberamente sul territorio nazionale salvo
quanto previsto dall'articolo 6, comma 6; |
|
b) svolgere nel territorio dello Stato ogni
attivit lavorativa subordinata o autonoma salvo quelle che la legge
espressamente riserva al cittadino o vieta allo straniero. Per lo svolgimento
di attivit di lavoro subordinato non richiesta la stipula del contratto di
soggiorno di cui allĠarticolo 5-bis.; |
|
c) usufruire delle prestazioni di assistenza
sociale, di previdenza sociale, di quelle relative ad erogazioni in materia
sanitaria, scolastica e sociale, di quelle relative allĠaccesso a beni e
servizi a disposizione del pubblico, compreso lĠaccesso alla procedura per
lĠottenimento di alloggi di edilizia residenziale pubblica,salvo che sia
diversamente disposto e sempre che sia dimostrata lĠeffettiva residenza dello
straniero sul territorio nazionale; |
|
d) partecipare alla vita pubblica locale, con le
forme e nei limiti previsti dalla vigente normativa. |
|
13.
EĠ autorizzata la riammissione sul territorio nazionale dello straniero
espulso da altro Stato membro dellĠUnione europea titolare del permesso di
soggiorno CE per soggiornati di lungo periodo di cui al comma 1 che non
costituisce un pericolo per lĠordine pubblico e la sicurezza dello Stato. |
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Art. 9-bis |
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(Stranieri in possesso di
un permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo rilasciato da
altro Stato membro) |
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1.
Lo straniero, titolare di un permesso di soggiorno CE per soggiornanti di
lungo periodo rilasciato da altro Stato membro dellĠUnione europea e in corso
di validit, pu chiedere di soggiornare sul territorio nazionale per un
periodo superiore a tre mesi, al fine di: |
|
a)
esercitare unĠattivit economica in qualit di lavoratore subordinato o
autonomo, ai sensi degli articoli 5, comma 3-bis, 22 e 26. Le certificazioni
di cui allĠarticolo 26 sono rilasciate dallo Sportello unico per
lĠimmigrazione; |
|
b)
frequentare corsi di studio o di formazione professionale, ai sensi della
vigente normativa; |
|
c)
soggiornare per altro scopo lecito previa dimostrazione di essere in possesso
di mezzi di sussistenza non occasionali, di importo superiore al doppio
dellĠimporto minimo previsto dalla legge per lĠesenzione dalla partecipazione
alla spesa sanitaria e di una assicurazione sanitaria per il periodo del
soggiorno. |
|
2.
Allo straniero di cui al comma 1 rilasciato un permesso di soggiorno
secondo le modalit previste dal presente testo unico e dal regolamento di
attuazione. |
|
3.
Ai familiari dello straniero titolare del permesso di soggiorno CE per
soggiornanti di lungo periodo e in possesso di un valido titolo di soggiorno
rilasciato dallo Stato membro di provenienza, rilasciato un permesso di
soggiorno per motivi di famiglia, ai sensi dellĠarticolo 30, commi 2, 3 e 6,
previa dimostrazione di aver risieduto in qualit di familiari del soggiornante
di lungo periodo nel medesimo Stato membro e di essere in possesso dei
requisiti di cui allĠarticolo 29, comma 3. |
|
4.
Per soggiorni inferiori a tre mesi, allo straniero di cui ai commi 1 e 3 si
applica lĠarticolo 5, comma 7, con esclusione del quarto periodo. |
|
5.
Agli stranieri di cui ai commi 1 e 3 consentito lĠingresso nel territorio
nazionale in esenzione di visto e si prescinde dal requisito dellĠeffettiva
residenza allĠestero per la procedura di rilascio del nulla osta di cui
allĠarticolo 22. |
|
6.
Il permesso di soggiorno di cui ai commi 2 e 3 rifiutato e, se rilasciato,
revocato, agli stranieri pericolosi per lĠordine pubblico o la sicurezza
dello Stato. Nel valutare la pericolosita' si tiene conto anche
dell'appartenenza dello straniero ad una delle categorie indicate
nell'articolo 1 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, come sostituito
dall'articolo 2 della legge 3 agosto 1988, n. 327, o nell'articolo 1 della
legge 31 maggio 1965, n. 575, come sostituito dall'articolo 13 della legge 13
settembre 1982, n. 646, ovvero in relazione ad eventuali condanne, anche non
definitive, per i reati previsti dallĠarticolo 380 del codice di procedura
penale, nonch, limitatamente ai delitti non colposi, dallĠarticolo 381 del
medesimo codice. NellĠadottare il provvedimento si tiene conto dellĠet
dellĠinteressato, della durata del soggiorno sul territorio nazionale, delle
conseguenze dellĠespulsione per lĠinteressato e i suoi familiari,
dellĠesistenza di legami familiari e sociali nel territorio nazionale e
dell'assenza di tali vincoli con il Paese di origine. |
|
7.
Nei confronti degli stranieri di cui al comma 6 adottato il provvedimento
di espulsione ai sensi dellĠarticolo 13, comma 2, lettera b) e
lĠallontanamento effettuato verso lo Stato membro dellĠUnione europea che
ha rilasciato il permesso di soggiorno. Nel caso sussistano i presupposti per
lĠadozione del provvedimento di espulsione ai sensi dellĠarticolo 13, comma
1, e dellĠarticolo 3 comma 1, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito,
con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, lĠespulsione
adottata sentito lo Stato membro che ha rilasciato il permesso di soggiorno e
lĠallontanamento effettuato fuori dal territorio dellĠUnione europea. |
|
8.
Allo straniero di cui ai commi 1 e 3, in possesso dei requisiti di cui
allĠarticolo 9 e' rilasciato, entro novanta giorni dalla richiesta, un
permesso di soggiorno CE per soggiornati di lungo periodo. DellĠavvenuto
rilascio informato lo Stato membro che ha rilasciato il precedente permesso
di soggiorno CE per soggiornati di lungo periodo. |
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CAPO
II |
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CONTROLLO
DELLE FRONTIERE, RESPINGIMENTO |
|
ED
ESPULSIONE |
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Art.
10 |
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(Respingimento) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 8) |
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1.
La polizia di frontiera respinge gli stranieri che si presentano ai valichi
di frontiera senza avere i requisiti richiesti dal presente testo unico per
l'ingresso nel territorio dello Stato. |
|
2.
Il respingimento con accompagnamento alla frontiera altres disposto dal
questore nei confronti degli stranieri: |
|
a) che entrando nel territorio dello Stato
sottraendosi ai controlli di frontiera, sono fermati allĠingresso o subito
dopo; |
|
b) che, nelle circostanze di cui al comma 1,
sono stati temporaneamente ammessi nel territorio per necessit di pubblico
soccorso. |
|
3.
Il vettore che ha condotto alla
frontiera uno straniero privo dei documenti di cui
all'articolo 4 o che deve essere comunque respinto a norma del presente articolo tenuto a
prenderlo immediatamente a carico
ed a ricondurlo nello
Stato di provenienza, o in
quello che ha rilasciato il documento di viaggio eventualmente
in possesso dello
straniero. Tale disposizione si applica anche
quando l'ingresso e' negato allo straniero in transito, qualora il vettore
che avrebbe dovuto trasportarlo nel Paese di destinazione rifiuti di
imbarcarlo o le autorita' dello Stato di destinazione gli abbiano negato
l'ingresso o lo abbiano rinviato nello Stato. |
|
4.
Le disposizioni dei commi 1, 2 e 3
e quelle dell'articolo 4, commi 3 e 6, non si applicano nei casi
previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano lĠasilo politico, il
riconoscimento dello status di rifugiato ovvero lĠadozione di misure di protezione temporanea per
motivi umanitari. |
|
5.
Per lo straniero respinto prevista lĠassistenza necessaria presso i valichi
di frontiera. |
|
6.
I respingimenti di cui al presente articolo sono registrati dallĠautorit di
pubblica sicurezza. |
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|
Art.
11 |
|
(Potenziamento
e coordinamento dei controlli di frontiera) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 9) |
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1.
Il Ministro dell'interno e il Ministro degli affari esteri adottano il piano
generale degli interventi per il potenziamento ed il perfezionamento, anche
attraverso l'automazione delle procedure, delle misure di controllo di
rispettiva competenza, nell'ambito delle compatibilit con i sistemi
informativi di livello extranazionale previsti dagli accordi o convenzioni
internazionali in vigore e delle disposizioni vigenti in materia di
protezione dei dati personali . |
|
1.-bis Il
Ministro dellĠinterno, sentito, ove necessario, il Comitato nazionale per
lĠordine e la sicurezza pubblica, emana le misure necessarie per il
coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre
italiana. Il Ministro dellĠinterno promuove altres apposite misure di
coordinamento tra le autorit italiane competenti in materia di controlli
sullĠimmigrazione e le autorit europee competenti in materia di controlli
sullĠimmigrazione ai sensi dellĠAccordo di Schengen, ratificato ai sensi
della legge 30 settembre 1993, n. 388. |
|
2.
Delle parti di piano che riguardano sistemi informativi automatizzati e dei
relativi contratti data
comunicazione all'Autorit per l'informatica nella pubblica amministrazione. |
|
3.
Nell'ambito e in attuazione delle direttive adottate dal Ministro
dell'interno, i prefetti delle province di confine terrestre ed i prefetti
dei capoluoghi delle regioni interessate alla frontiera marittima promuovono
le misure occorrenti per il coordinamento dei controlli di frontiera e della
vigilanza marittima e terrestre, d'intesa con i prefetti delle altre province
interessate, sentiti i questori
e i dirigenti delle zone di
polizia di frontiera, nonch le autorit marittime e militari ed i
responsabili degli organi di polizia, di livello non inferiore a quello
provinciale, eventualmente
interessati, e sovrintendono all'attuazione delle direttive emanate in
materia. |
|
4.
Il Ministero degli affari esteri e il Ministero
dell'interno promuovono le iniziative occorrenti, d'intesa con i Paesi
interessati, al fine di accelerare l'espletamento degli accertamenti ed il
rilascio dei documenti eventualmente necessari per migliorare l'efficacia dei
provvedimenti previsti dal presente testo unico, e per la reciproca collaborazione
a fini di contrasto dell'immigrazione clandestina. A tale scopo, le intese di
collaborazione possono prevedere la cessione a titolo gratuito alle autorit
dei Paesi interessati di beni mobili ed apparecchiature specificamente
individuate, nei limiti delle compatibilit funzionali e finanziarie definite
dal Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica e, se si tratta di beni,
apparecchiature o servizi accessori forniti da altre amministrazioni, con il
Ministro competente. |
|
5.
Il Ministero dell'interno, nell'ambito degli
interventi di sostegno alle politiche preventive di contrasto
all'immigrazione clandestina dei Paesi di accertata provenienza,
contribuisce, per gli anni 2004 e 2005, alla realizzazione, nel territorio
dei Paesi interessati, di strutture, utili ai fini del contrasto di flussi
irregolari di popolazione migratoria verso il territorio italiano. |
|
5-bis. Il Ministero dellĠinterno, nellĠambito degli interventi
di sostegno alle politiche preventive di contrasto allĠimmigrazione
clandestina dei Paesi di accertata provenienza, contribuisce, per gli anni
2004 e 2005, alla realizzazione, nel territorio dei Paesi interessati, di
strutture, utili ai fini del contrasto di flussi irregolari di popolazione
migratoria verso il territorio italiano. |
|
6.
Presso i valichi di frontiera sono previsti servizi di accoglienza al fine di
fornire informazioni e assistenza agli stranieri che intendano presentare
domanda di asilo o far ingresso in Italia per un soggiorno di durata
superiore a tre mesi. Tali servizi sono messi a disposizione, ove possibile,
allĠinterno della zona di transito. |
|
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|
Art.
12 |
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(Disposizioni
contro le immigrazioni clandestine) |
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|
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 10) |
|
|
|
1.
Salvo che il fatto costituisca pi grave reato,
chiunque in violazione delle disposizioni del presente testo unico
compie atti diretti a procurare lĠingresso nel territorio dello Stato di uno
straniero ovvero atti diretti a procurare lĠingresso illegale in altro Stato
del quale la persona non cittadina o non ha titolo di residenza permanente,
eĠ punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa fino a 15.000
euro per ogni persona. |
|
2.
Fermo restando quanto previsto dallĠarticolo 54 del codice penale, non
costituiscono reato le attivit di soccorso e assistenza umanitaria prestate
in Italia nei confronti degli stranieri in condizioni di bisogno comunque
presenti nel territorio dello Stato. |
|
3. Salvo
che il fatto costituisca pi grave reato, chiunque, al fine di trarre
profitto anche indiretto, compie atti diretti a procurare lĠingresso di
taluno nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni del
presente testo unico, ovvero a procurare lĠingresso illegale in altro Stato
del quale la persona non cittadina o non ha titolo di residenza permanente,
punito con la reclusione da quattro a quindici anni e con la multa di
15.000 euro per ogni persona. |
|
3-bis. Le pene di cui ai commi 1 e 3 sono aumentate se: a) il fatto riguarda l'ingresso o la permanenza illegale nel
territorio dello Stato di cinque o pi persone; b) per procurare l'ingresso o la permanenza illegale la persona
stata esposta a pericolo per la sua vita o la sua incolumit; c) per procurare l'ingresso o la permanenza illegale la persona
stata sottoposta a trattamento inumano o degradante; c-bis)
il fatto eĠ commesso da tre o piuĠ persone in concorso tra loro o utilizzando
servizi internazionali di trasporto ovvero documenti contraffatti o alterati
o comunque illegalmente ottenuti. |
|
3-ter. Se i
fatti di cui al comma 3 sono compiuti al fine di reclutare persone da
destinare alla prostituzione o comunque allo sfruttamento sessuale ovvero
riguardano lĠingresso di minori da impiegare in attivit illecite al fine di
favorirne lo sfruttamento, la pena detentiva eĠ aumentata da un terzo
alla metaĠ e si applica la multa di 25.000 euro per
ogni persona. |
|
3-quater. Le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista
dagli articoli 98 e 114 del codice penale, concorrenti con le aggravanti di
cui ai commi 3-bis e 3-ter, non possono essere ritenute equivalenti o
prevalenti rispetto a queste e le diminuzioni di pena si operano sulla
quantit di pena risultante dallĠaumento conseguente alle predette
aggravanti. |
|
3-quinquies. Per i delitti previsti dai commi precedenti le pene
sono diminuite fino alla met nei confronti dellĠimputato che si adopera per
evitare che lĠattivit delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori,
aiutando concretamente lĠautorit di polizia o lĠautorit giudiziaria nella
raccolta di elementi di prova decisivi per la ricostruzione dei fatti, per
lĠindividuazione o la cattura di uno o pi autori di reati e per la
sottrazione di risorse rilevanti alla consumazione dei delitti. |
|
3-sexies. AllĠarticolo 4-bis, comma 1, terzo periodo, della
legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni, dopo le
parole: Ò609-octies del codice penaleÒ sono inserite le seguenti: Ònonch
dallĠarticolo 12, commi 3, 3-bis e 3-ter del testo unico di cui al decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286,Ò. |
|
3-septies.
In relazione ai procedimenti per i delitti previsti dal comma 3, si applicano
le disposizioni dellĠarticolo 10 della legge 11 agosto 2003, n. 228.
LĠesecuzione delle operazioni disposta dĠintesa con la Direzione centrale
dellĠimmigrazione e della polizia delle frontiere. |
|
4.
Nei casi previsti dai commi 1 e 3 e' obbligatorio l'arresto in flagranza ed
e' disposta la confisca del mezzo di trasporto utilizzato per i medesimi
reati, anche nel caso di applicazione della pena su richiesta delle parti.
Nei medesimi casi si procede comunque con giudizio direttissimo, salvo che
siano necessarie speciali indagini. |
|
5.
Fuori dei casi previsti dai commi precedenti, e salvo che il fatto non costituisca pi grave reato,
chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla condizione di
illegalit dello straniero o
nellĠambito delle attivit punite a norma del presente articolo, favorisce la
permanenza di questi nel territorio dello Stato in violazione delle norme del
presente testo unico, punito con la reclusione fino a quattro anni e con
la multa fino a lire trenta
milioni. |
5.
Fuori dei casi previsti dai commi precedenti, e salvo che il fatto non costituisca pi grave reato,
chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla condizione di
illegalit dello straniero o
nellĠambito delle attivit punite a norma del presente articolo, favorisce la
permanenza di questi nel territorio dello Stato in violazione delle norme del
presente testo unico, punito con la reclusione fino a quattro anni e con
la multa fino a lire trenta
milioni. Quando il fatto commesso in concorso da due o pi persone,
ovvero riguarda la permanenza di cinque o pi persone, la pena aumentata da
un terzo alla met.[11] |
|
5-bis.
Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chiunque a titolo oneroso,
al fine di trarre ingiusto profitto, da' alloggio ad uno straniero, privo di
titolo di soggiorno, in un immobile di cui abbia disponibilita', ovvero lo
cede allo stesso, anche in locazione, e' punito con la reclusione da sei mesi
a tre anni. La condanna con provvedimento irrevocabile ovvero l'applicazione
della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di
procedura penale, anche se e' stata concessa la sospensione condizionale della
pena, comporta la confisca dell'immobile, salvo che appartenga a persona
estranea al reato. Si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni
vigenti in materia di gestione e destinazione dei beni confiscati. Le somme
di denaro ricavate dalla vendita, ove disposta, dei beni confiscati sono
destinate al potenziamento delle attivita' di prevenzione e repressione dei
reati in tema di immigrazione clandestina.[12] |
6.
Il vettore aereo, marittimo o terrestre, tenuto ad accertarsi che lo straniero trasportato sia in possesso dei documenti richiesti per l'ingresso nel territorio dello Stato, nonch a riferire all'organo di polizia di
frontiera dell'eventuale presenza a bordo dei
rispettivi mezzi di trasporto
di stranieri in posizione irregolare.
In caso di inosservanza anche di uno solo degli obblighi di cui al
presente comma, si applica la sanzione
amministrativa del
pagamento di una somma
da euro 3.500 a euro 5.500 per ciascuno
degli
stranieri
trasportati. Nei casi pi gravi disposta la sospensione da uno a
dodici mesi, ovvero la revoca della licenza, autorizzazione o concessione
rilasciata dallĠautorit amministrativa italiana inerenti allĠattivit
professionale svolta e al mezzo di trasporto utilizzato. Si osservano le disposizioni di cui alla legge 24 novembre 1981, n. 689 . |
|
7.
Nel corso di operazioni di polizia finalizzate al contrasto delle
immigrazioni clandestine, disposte nellĠambito delle direttive di cui
allĠarticolo 11, comma 3, gli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza
operanti nelle province di confine e nelle acque territoriali possono
procedere al controllo e alle ispezioni dei mezzi di trasporto e delle cose
trasportate, ancorch soggetti a speciale regime doganale, quando, anche in
relazione a specifiche circostante di luogo e di tempo, sussistono fondati
motivi di ritenere che possano essere utilizzati per uno dei reati previsti
dal presente articolo. DellĠesito dei controlli e delle ispezioni redatto
processo verbale in appositi moduli, che trasmesso entro quarantotto ore al
procuratore della Repubblica il quale, se ne ricorrono i presupposti, lo
convalida nelle successive quarantotto ore. Nelle medesime circostanze gli ufficiali di polizia giudiziaria
possono altres procedere a perquisizioni, con lĠosservanza delle
disposizioni di cui allĠarticolo 352, commi 3 e 4, del codice di procedura
penale. |
|
8.
I beni (É)sequestrati nel corso di operazioni di polizia finalizzate alla
prevenzione e repressione dei reati previsti dal presente articolo, sono
affidati dall'autorita' giudiziaria procedente in custodia giudiziale, salvo
che vi ostino esigenze processuali, agli organi di polizia che ne facciano
richiesta per l'impiego in attivita' di polizia ovvero ad altri organi dello
Stato o ad altri enti pubblici per finalita' di giustizia, di protezione
civile o di tutela ambientale. I mezzi di trasporto non possono essere in
alcun caso alienati. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni dell'articolo 100,
commi 2 e 3, del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli
stupefacenti e sostanze psicotrope, approvato con decreto del Presidente
della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309. |
|
8-bis. Nel caso che non siano state presentate istanze di
affidamento per mezzi di trasporto sequestrati, si applicano le disposizioni
dell'articolo 301-bis, comma 3, del testo unico delle disposizioni
legislative in materia doganale, di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, e successive modificazioni. |
|
8-ter. La distruzione pu essere direttamente disposta dal
Presidente del Consiglio dei Ministri o dalla autorit da lui delegata,
previo nullaosta dell'autorit giudiziaria procedente. |
|
8-quater. Con il provvedimento che dispone la distruzione ai
sensi del comma 8-ter sono altres fissate le modalit di esecuzione. |
|
8-quinquies. I beni acquisiti dallo Stato a seguito di
provvedimento definitivo di confisca sono, a richiesta, assegnati
all'amministrazione o trasferiti all'ente che ne abbiano avuto l'uso ai sensi
del comma 8 ovvero sono alienati o distrutti. I mezzi di trasporto non
assegnati, o trasferiti per le finalit di cui al comma 8, sono comunque
distrutti. Si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni vigenti in
materia di gestione e destinazione dei beni confiscati. Ai fini della
determinazione dell'eventuale indennit, si applica il comma 5 dell'articolo
301-bis del citato testo unico di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, e successive modificazioni. |
|
9.
Le somme di denaro confiscate a
seguito di condanna per uno dei reati previsti dal presente articolo, nonch
le somme di denaro ricavate dalla vendita, ove disposta, dei beni confiscati,
sono destinate al potenziamento delle attivit di prevenzione e repressione
dei medesimi reati, anche a livello internazionale mediante interventi
finalizzati alla collaborazione e alla assistenza tecnico-operativa con le
forze di polizia dei Paesi interessati. A tal fine, le somme affluiscono ad
apposito capitolo dellĠentrata del bilancio dello Stato per essere assegnate,
sulla base di specifiche richieste, ai pertinenti capitoli dello stato di
previsione del Ministero dellĠinterno, rubrica ÒSicurezza pubblicaÓ. |
|
9-bis. La nave italiana in servizio di polizia, che incontri nel
mare territoriale o nella zona contigua, una nave, di cui si ha fondato
motivo di ritenere che sia adibita o coinvolta nel trasporto illecito di
migranti, pu fermarla, sottoporla ad ispezione e, se vengono rinvenuti
elementi che confermino il coinvolgimento della nave in un traffico di
migranti, sequestrarla conducendo la stessa in un porto dello Stato. |
|
9-ter. Le navi della Marina militare, ferme restando le
competenze istituzionali in materia di difesa nazionale, possono essere
utilizzate per concorrere alle attivit di cui al comma 9-bis. |
|
9-quater. I poteri di cui al comma 9-bis possono essere
esercitati al di fuori delle acque territoriali, oltre che da parte delle
navi della Marina militare, anche da parte delle navi in servizio di polizia,
nei limiti consentiti dalla legge, dal diritto internazionale o da accordi
bilaterali o multilaterali, se la nave batte la bandiera nazionale o anche
quella di altro Stato, ovvero si tratti di una nave senza bandiera o con
bandiera di convenienza. |
|
9-quinquies. Le modalit di intervento delle navi della Marina
militare nonch quelle di raccordo con le attivit svolte dalle altre unit
navali in servizio di polizia sono definite con decreto interministeriale dei
Ministri dellĠinterno, della difesa, dellĠeconomia e delle finanze e delle
infrastrutture e dei trasporti. |
|
9-sexies. Le disposizioni di cui ai commi 9-bis e 9-quater si
applicano, in quanto compatibili, anche per i controlli concernenti il
traffico aereo. |
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Art.
13 |
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(Espulsione
amministrativa) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 11) |
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1.
Per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, il Ministro
dellĠinterno pu disporre lĠespulsione dello straniero anche non residente
nel territorio dello Stato, dandone preventiva notizia al Presidente del Consiglio
dei ministri e al Ministro degli affari esteri. |
|
2.
LĠespulsione disposta dal prefetto quando lo straniero: |
|
a) entrato nel territorio dello Stato
sottraendosi ai controlli di frontiera e non stato respinto ai sensi
dellĠarticolo 10; |
|
b) si trattenuto nel territorio dello Stato in assenza della comunicazione di cui all'articolo 27,
comma 1-bis, o senza aver richiesto il permesso di soggiorno nel
termine prescritto, salvo che il ritardo sia dipeso da forza maggiore, ovvero
quando il permesso di soggiorno stato revocato o annullato, ovvero
scaduto da pi di sessanta giorni e non ne stato chiesto il rinnovo; |
|
c) appartiene a taluna delle categorie indicate
nellĠarticolo 1 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, come sostituito dallĠarticolo
2 della legge 3 agosto 1988, n. 327, o nellĠarticolo 1 della legge 31 maggio
1965, n. 575, come sostituito dallĠarticolo 13 della legge 13 settembre 1982,
n. 646. |
|
2-bis.
Nell'adottare il provvedimento di espulsione ai sensi del comma 2, lettere a)
e b), nei confronti dello straniero che ha esercitato il diritto al
ricongiungimento familiare ovvero del familiare ricongiunto, ai sensi
dell'articolo 29, si tiene anche conto della natura e della effettivita' dei
vincoli familiari dell'interessato, della durata del suo soggiorno nel
territorio nazionale nonche' dell'esistenza di legami familiari, culturali o
sociali con il suo Paese d'origine. |
|
3.
LĠespulsione disposta in ogni caso con decreto
motivato immediatamente esecutivo, anche se sottoposto a gravame o
impugnativa da parte dellĠinteressato. Quando lo straniero sottoposto a
procedimento penale e non si trova in stato di custodia cautelare in carcere,
il questore, prima di eseguire lĠespulsione, richiede il nulla osta
allĠautorit giudiziaria, che pu negarlo solo in presenza di inderogabili
esigenze processuali valutate in relazione allĠaccertamento della
responsabilit di eventuali concorrenti nel reato o imputati in procedimenti
per reati connessi, e allĠinteresse della persona offesa. In tal caso
lĠesecuzione del provvedimento sospesa fino a quando lĠautorit giudiziaria
comunica la cessazione delle esigenze processuali. Il questore, ottenuto il
nulla osta, provvede allĠespulsione con le modalit di cui al comma 4. Il
nulla osta si intende concesso qualora lĠautorit giudiziaria non provveda
entro quindici giorni dalla data di ricevimento della richiesta. In attesa della decisione sulla richiesta di nulla osta,
il questore pu adottare la misura del trattenimento presso un centro di
permanenza temporanea, ai sensi dellĠarticolo 14. |
3.
LĠespulsione disposta in ogni caso con decreto motivato immediatamente
esecutivo, anche se sottoposto a gravame o impugnativa da parte
dellĠinteressato. Quando lo straniero sottoposto a procedimento penale e
non si trova in stato di custodia cautelare in carcere, il questore, prima di
eseguire lĠespulsione, richiede il nulla osta allĠautorit giudiziaria, che
pu negarlo solo in presenza di inderogabili esigenze processuali valutate in
relazione allĠaccertamento della responsabilit di eventuali concorrenti nel
reato o imputati in procedimenti per reati connessi, e allĠinteresse della
persona offesa. In tal caso lĠesecuzione del provvedimento sospesa fino a
quando lĠautorit giudiziaria comunica la cessazione delle esigenze
processuali. Il questore, ottenuto il nulla osta, provvede allĠespulsione con
le modalit di cui al comma 4. Il nulla osta si intende concesso qualora
lĠautorit giudiziaria non provveda entro sette[13] giorni dalla data di ricevimento della richiesta.
In attesa della decisione sulla richiesta di nulla osta, il questore pu
adottare la misura del trattenimento presso un centro di identificazione
ed espulsione[14], ai sensi dellĠarticolo 14. |
3
bis. Nel caso di arresto in flagranza o di fermo,
il giudice rilascia il nulla osta allĠatto della convalida, salvo che
applichi la misura della custodia cautelare in carcere ai sensi dellĠarticolo
391, comma 5, del codice di procedura penale, o che ricorra una delle ragioni
per le quali il nulla osta pu essere negato ai sensi del comma 3. |
|
3
ter. Le disposizioni di cui al comma 3 si applicano
anche allo straniero sottoposto a procedimento penale, dopo che sia stata
revocata o dichiarata estinta per qualsiasi ragione la misura della custodia
cautelare in carcere applicata nei suoi confronti. Il giudice, con lo stesso
provvedimento con il quale revoca o dichiara lĠestinzione della misura,
decide sul rilascio del nulla osta allĠesecuzione dellĠespulsione. Il
provvedimento immediatamente comunicato al questore. |
|
3
quater. Nei casi previsti dai commi 3, 3-bis e
3-ter, il giudice, acquisita la prova dellĠavvenuta espulsione, se non
ancora stato emesso il provvedimento che dispone il giudizio, pronuncia
sentenza di non luogo a procedere. é sempre disposta la confisca delle cose
indicate nel secondo comma dellĠarticolo 240 del codice penale. Si applicano
le disposizioni di cui ai commi 13, 13-bis, 13-ter e 14. |
|
3
quinquies. Se lo straniero espulso rientra
illegalmente nel territorio dello Stato prima del termine previsto dal comma
14 ovvero, se di durata superiore, prima del termine di prescrizione del
reato pi grave per il quale si era proceduto nei suoi confronti, si applica
lĠarticolo 345 del codice di procedura penale. Se lo straniero era stato
scarcerato per decorrenza dei termini di durata massima della custodia
cautelare, questĠultima ripristinata a norma dellĠarticolo 307 del codice
di procedura penale. |
|
3
sexies. (...) |
|
4.
LĠespulsione sempre eseguita dal
questore con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica ad
eccezione dei casi di cui al comma 5. |
|
5.
Nei confronti dello straniero che si trattenuto
nel territorio dello Stato quando il permesso di soggiorno scaduto di
validit da pi di sessanta giorni e non ne stato chiesto il rinnovo,
lĠespulsione contiene lĠintimazione a lasciare il territorio dello Stato
entro il termine di quindici giorni. Il questore dispone lĠaccompagnamento
immediato alla frontiera dello straniero, qualora il prefetto rilevi il
concreto pericolo che questĠultimo si sottragga allĠesecuzione del
provvedimento. |
|
5-bis. Nei casi previsti ai commi 4 e 5 il questore comunica
immediatamente e, comunque, entro quarantotto ore dalla sua adozione al giudice di pace
territorialmente competente il provvedimento con il quale disposto
l'accompagnamento alla frontiera. LĠesecuzione del provvedimento del
questore di allontanamento dal territorio nazionale sospesa fino alla
decisione sulla convalida. LĠudienza per la convalida si svolge in camera di
consiglio con la partecipazione necessaria di un difensore tempestivamente avvertito. LĠinteressato anchĠesso
tempestivamente informato e condotto nel luogo in cui il giudice tiene
lĠudienza. Si applicano le disposizioni di
cui al sesto e al settimo periodo del comma 8, in quanto compatibili.
Il giudice provvede alla convalida, con decreto motivato, entro le
quarantotto ore successive, verificata lĠosservanza dei termini, la
sussistenza dei requisiti previsti dal presente articolo e sentito
lĠinteressato, se comparso. In attesa della definizione del procedimento di
convalida, lo straniero espulso trattenuto in uno dei centri di permanenza
temporanea ed assistenza, di cui allĠarticolo 14, salvo
che il procedimento possa essere definito nel luogo in cui eĠ stato adottato
il provvedimento di allontanamento anche prima del trasferimento in uno dei
centri disponibili. Quando la convalida concessa, il provvedimento
di accompagnamento alla frontiera diventa esecutivo. Se la convalida non
concessa ovvero non osservato il termine per la decisione, il provvedimento
del questore perde ogni effetto. Avverso il decreto di convalida
proponibile ricorso per cassazione. Il relativo ricorso non sospende
lĠesecuzione dellĠallontanamento dal territorio nazionale. Il termine di quarantotto ore entro il quale il giudice
di pace deve provvedere alla convalida, decorre dal momento della
comunicazione del provvedimento alla cancelleria. |
5-bis. Nei casi previsti ai commi 4 e 5 il questore comunica
immediatamente e, comunque, entro quarantotto ore dalla sua adozione al giudice di pace
territorialmente competente il provvedimento con il quale disposto
l'accompagnamento alla frontiera. LĠesecuzione del provvedimento del
questore di allontanamento dal territorio nazionale sospesa fino alla
decisione sulla convalida. LĠudienza per la convalida si svolge in camera di
consiglio con la partecipazione necessaria di un difensore tempestivamente avvertito. LĠinteressato anchĠesso
tempestivamente informato e condotto nel luogo in cui il giudice tiene
lĠudienza. Si applicano le disposizioni di
cui al sesto e al settimo periodo del comma 8, in quanto compatibili.
Il giudice provvede alla convalida, con decreto motivato, entro le
quarantotto ore successive, verificata lĠosservanza dei termini, la sussistenza
dei requisiti previsti dal presente articolo e sentito lĠinteressato, se
comparso. In attesa della definizione del procedimento di convalida, lo
straniero espulso trattenuto in uno dei centri di identificazione ed
espulsione[15], di cui allĠarticolo 14, salvo
che il procedimento possa essere definito nel luogo in cui eĠ stato adottato
il provvedimento di allontanamento anche prima del trasferimento in uno dei
centri disponibili. Quando la convalida concessa, il provvedimento
di accompagnamento alla frontiera diventa esecutivo. Se la convalida non
concessa ovvero non osservato il termine per la decisione, il provvedimento
del questore perde ogni effetto. Avverso il decreto di convalida
proponibile ricorso per cassazione. Il relativo ricorso non sospende
lĠesecuzione dellĠallontanamento dal territorio nazionale. Il termine di quarantotto ore entro il quale il giudice
di pace deve provvedere alla convalida, decorre dal momento della
comunicazione del provvedimento alla cancelleria. |
5-ter.
Al fine di assicurare la tempestivit del procedimento di convalida dei
provvedimenti di cui ai commi 4 e 5, ed allĠarticolo 14, comma 1, le questure
forniscono al giudice di pace, nei limiti delle risorse disponibili, il
supporto occorrente e la disponibilit di un locale idoneo. |
|
6.
(É). |
|
7.
Il decreto di espulsione e il provvedimento di cui al comma 1 dellĠarticolo
14, nonch ogni altro atto concernente lĠingresso, il soggiorno e
lĠespulsione, sono comunicati allĠinteressato unitamente allĠindicazione delle
modalit di impugnazione e ad una traduzione in una lingua da lui conosciuta,
ovvero, ove non sia possibile, in lingua francese, inglese o spagnola. |
|
8. Avverso
il decreto di espulsione pu essere presentato unicamente il ricorso al giudice di pace del luogo
in cui ha sede lĠautorit che ha disposto lĠespulsione. Il termine di
sessanta giorni dalla data del provvedimento di espulsione. Il giudice
di pace accoglie o rigetta il ricorso, decidendo
con unico provvedimento adottato, in ogni caso, entro venti giorni dalla data
di deposito del ricorso. Il ricorso di cui al presente comma pu essere
sottoscritto anche personalmente, ed presentato anche per il tramite della
rappresentanza diplomatica o consolare italiana nel Paese di destinazione. La
sottoscrizione del ricorso, da parte della persona interessata, autenticata
dai funzionari delle rappresentanze diplomatiche o consolari che provvedono a
certificarne lĠautenticit e ne curano lĠinoltro allĠautorit giudiziaria. Lo
straniero ammesso allĠassistenza legale da parte di un patrocinatore legale
di fiducia munito di procura speciale rilasciata avanti allĠautorit
consolare. Lo straniero altres ammesso al gratuito patrocinio a spese
dello Stato[16], e, qualora sia sprovvisto di un difensore, assistito
da un difensore designato dal giudice nellĠambito dei soggetti iscritti nella
tabella di cui allĠarticolo 29 delle norme di attuazione, di coordinamento e
transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28
luglio 1989, n. 271, nonch ove necessario, da un interprete.[17] |
|
9.
(É). |
|
10
(É). |
|
11.
Contro il decreto di espulsione emanato ai sensi del comma 1 ammesso
ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede di Roma. |
|
12.
Fatto salvo quanto previsto dallĠarticolo 19, lo straniero espulso rinviato
allo Stato di appartenenza, ovvero, quando ci non sia possibile, allo Stato
di provenienza. |
|
13. Lo
straniero espulso non pu rientrare nel territorio dello Stato senza una
speciale autorizzazione del Ministro dellĠinterno. In caso di trasgressione
lo straniero punito con la reclusione da un anno a quattro anni ed
nuovamente espulso con accompagnamento immediato alla frontiera. La disposizione di cui al primo
periodo del presente comma non si applica nei confronti dello straniero gia'
espulso ai sensi dell'articolo 13, comma 2, lettere a) e b), per il quale e'
stato autorizzato il ricongiungimento, ai sensi dell'articolo 29. |
|
13 bis. Nel caso di espulsione disposta dal giudice, il trasgressore del
divieto di reingresso punito con la reclusione da uno a quattro anni. Allo
straniero che, gi denunciato per il reato di cui al comma 13 ed espulso,
abbia fatto reingresso sul territorio nazionale si applica la pena della
reclusione da uno a cinque anni. |
|
13 ter. Per i reati di cui ai commi 13 e 13-bis obbligatorio lĠarresto
dellĠautore del fatto anche fuori dei casi di flagranza e si procede con rito
direttissimo. |
|
14.
Salvo che sia diversamente disposto, il divieto di
cui al comma 13 opera per un periodo di dieci anni. Nel decreto di espulsione
pu essere previsto un termine pi breve, in ogni caso non inferiore a cinque
anni, tenuto conto della complessiva condotta tenuta dallĠinteressato nel
periodo di permanenza in Italia. |
|
15.Le
disposizioni di cui al comma 5 non si applicano allo straniero che
dimostri sulla base di elementi
obiettivi di essere giunto nel territorio dello Stato prima della data di
entrata in vigore della legge 6 marzo 1998, n. 40. In tal caso, il questore
pu adottare la misura di cui allĠarticolo 14, comma 1. |
|
16.
LĠonere derivante dal comma 10 del presente articolo valutato in lire 4
miliardi per lĠanno 1997 e in lire 8 miliardi annui a decorrere dallĠanno
1998. |
|
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|
Art.
l3-bis |
|
(Partecipazione
dell'amministrazione nei procedimenti in camera di consiglio) |
|
|
|
1.
Se il ricorso di cui all'articolo 13 e' tempestivamente proposto, il giudice
di pace fissa l'udienza in camera di
consiglio con decreto, steso in calce al ricorso. Il ricorso presentato fuori
dei termini e' inammissibile. Il ricorso con in calce il provvedimento del
giudice e' notificato, a cura della cancelleria, all'autorita' che ha emesso
il provvedimento. |
|
2.
L'autorita' che ha emesso il decreto di espulsione puo' stare in giudizio
personalmente o avvalersi di funzionari appositamente delegati. La stessa
facolta' puo' essere esercitata nel procedimento di cui all'articolo 14,
comma 4. |
|
3.
Gli atti del procedimento e la decisione sono esenti da ogni tassa e imposta. |
|
4.
La decisione non e' reclamabile, ma e' impugnabile per Cassazione. |
|
|
|
|
|
|
|
Art.
14 |
|
(Esecuzione
dellĠespulsione) |
|
|
|
(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 12) |
|
|
|
1.
Quando non possibile eseguire con immediatezza lĠespulsione mediante
accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento, perch occorre
procedere al soccorso dello straniero, ad accertamenti supplementari in
ordine alla sua identit o nazionalit, ovvero allĠacquisizione di documenti
per il viaggio, ovvero per l'indisponibilit di vettore o altro mezzo di
trasporto idoneo, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il
tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza temporanea e
assistenza pi vicino, tra quelli individuati o costituiti con decreto del
Ministro dellĠinterno, di concerto con i Ministri per la solidariet sociale
e del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. |
1.
Quando non possibile eseguire con immediatezza lĠespulsione mediante
accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento, perch occorre
procedere al soccorso dello straniero, ad accertamenti supplementari in
ordine alla sua identit o nazionalit, ovvero allĠacquisizione di documenti
per il viaggio, ovvero per l'indisponibilit di vettore o altro mezzo di
trasporto idoneo, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il
tempo strettamente necessario presso il centro di identificazione ed
espulsione[18] pi vicino, tra quelli individuati o costituiti con
decreto del Ministro dellĠinterno, di concerto con i Ministri per la
solidariet sociale e del tesoro, del bilancio e della programmazione
economica. |
2.
Lo straniero trattenuto nel centro con modalit tali da assicurare la
necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignit. Oltre a quanto
previsto dall'articolo 2, comma 6, assicurata in ogni caso la libert di
corrispondenza anche telefonica con l'esterno. |
|
3.
Il questore del luogo in cui si trova il centro trasmette copia degli atti al
giudice di pace territorialmente competente, per la convalida, , senza
ritardo e comunque entro le quarantotto ore dallĠadozione del provvedimento. |
|
4.
LĠudienza per la convalida si svolge in camera di consiglio con la
partecipazione necessaria di un difensore tempestivamente
avvertito. LĠinteressato anchĠesso tempestivamente informato e condotto nel
luogo in cui il giudice tiene lĠudienza. Si
applicano in quanto compatibili le disposizioni di cui al sesto e al settimo
periodo del comma 8 dellĠarticolo 13. Il giudice provvede alla
convalida, con decreto motivato, entro le quarantotto ore successive,
verificata lĠosservanza dei termini, la sussistenza dei requisiti previsti
dallĠarticolo 13 e dal presente articolo, escluso il requisito della
vicinanza del centro di permanenza temporanea ed
assistenza di cui al comma 1, e sentito lĠinteressato, se comparso. Il
provvedimento cessa di avere ogni effetto qualora non sia osservato il
termine per la decisione. La convalida pu essere disposta anche in occasione
della convalida del decreto di accompagnamento alla frontiera, nonch in sede
di esame del ricorso avverso il provvedimento di espulsione. |
4.
LĠudienza per la convalida si svolge in camera di consiglio con la
partecipazione necessaria di un difensore tempestivamente
avvertito. LĠinteressato anchĠesso tempestivamente informato e condotto nel
luogo in cui il giudice tiene lĠudienza. Si
applicano in quanto compatibili le disposizioni di cui al sesto e al settimo
periodo del comma 8 dellĠarticolo 13. Il giudice provvede alla
convalida, con decreto motivato, entro le quarantotto ore successive,
verificata lĠosservanza dei termini, la sussistenza dei requisiti previsti
dallĠarticolo 13 e dal presente articolo, escluso il requisito della
vicinanza del centro di identificazione ed
espulsione[19] di cui al comma 1, e sentito lĠinteressato, se
comparso. Il provvedimento cessa di avere ogni effetto qualora non sia
osservato il termine per la decisione. La convalida pu essere disposta anche
in occasione della convalida del decreto di accompagnamento alla frontiera,
nonch in sede di esame del ricorso avverso il provvedimento di espulsione. |
5.
La convalida comporta la permanenza nel centro per
un periodo di complessivi trenta giorni. Qualora lĠaccertamento dellĠidentit
e della nazionalit, ovvero lĠacquisizione di documenti per il viaggio
presenti gravi difficolt, il giudice, su richiesta del questore, pu
prorogare il termine di ulteriori trenta giorni. Anche prima di tale termine,
il questore esegue lĠespulsione o il respingimento, dandone comunicazione
senza ritardo al giudice. |
|
5 bis. Quando non sia stato possibile trattenere lo straniero presso un
centro di permanenza temporanea, ovvero siano trascorsi i termini di
permanenza senza aver eseguito lĠespulsione o il respingimento, il questore
ordina allo straniero di lasciare il territorio dello Stato entro il termine
di cinque giorni.
L'ordine dato con
provvedimento scritto, recante l'indicazione delle conseguenze penali della
sua trasgressione. |
5 bis. Quando non sia stato possibile trattenere lo straniero presso un
centro di identificazione ed espulsione[20], ovvero siano trascorsi i termini di
permanenza senza aver eseguito lĠespulsione o il respingimento, il questore
ordina allo straniero di lasciare il territorio dello Stato entro il termine
di cinque giorni.
L'ordine dato con
provvedimento scritto, recante l'indicazione delle conseguenze penali della
sua trasgressione. |
5 ter. Lo straniero che senza giustificato motivo si trattiene nel
territorio dello Stato in violazione dellĠordine impartito dal questore ai
sensi del comma 5-bis punito con la reclusione da uno a quattro anni se
lĠespulsione stata disposta per ingresso illegale sul territorio nazionale
ai sensi dellĠarticolo 13, comma 2, lettere a) e c) ovvero per non aver
richiesto il permesso di soggiorno nel termine prescritto in assenza di cause
di forza maggiore, ovvero per essere stato il permesso revocato o annullato.
Si applica la pena dellĠarresto da sei mesi ad un anno se lĠespulsione
stata disposta percheĠ il permesso di soggiorno eĠ scaduto da pi di sessanta
giorni e non ne stato richiesto il rinnovo. In ogni caso si procede
allĠadozione di un nuovo provvedimento di espulsione con accompagnamento alla
frontiera a mezzo della forza pubblica. |
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5 quater. Lo straniero gia' espulso ai sensi del comma 5-ter, primo
periodo, che viene trovato, in violazione delle norme del presente testo
unico, nel territorio dello Stato punito con la reclusione da uno a cinque anni. Se lĠipotesi riguarda lo
straniero espulso ai sensi del comma 5-ter, secondo periodo, la pena la
reclusione da uno a quattro anni. |
|
5 quinquies. Per i reati previsti ai commi 5-ter e 5-quater si procede con
rito direttissimo. Al fine di assicurare lĠesecuzione dellĠespulsione, il
questore dispone i provvedimenti di cui al comma 1. Per i reati previsti dai commi 5-ter,
primo periodo, e 5-quater obbligatorio lĠarresto dellĠautore del fatto. |
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6.
Contro i decreti di convalida e di proroga di cui al comma 5 proponibile
ricorso per cassazione. Il relativo ricorso non sospende lĠesecuzione della
misura. |
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7.
Il questore, avvalendosi della forza pubblica, adotta efficaci misure di vigilanza affinch lo straniero
non si allontani indebitamente dal centro e provvede a ripristinare senza
ritardo la misura nel caso questa venga violata. |
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8.
Ai fini dellĠaccompagnamento anche collettivo alla frontiera, possono essere
stipulate convenzioni con soggetti che esercitano trasporti di linea o con
organismi anche internazionali che svolgono attivit di assistenza per
stranieri. |
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9.
Oltre a quanto previsto dal regolamento di attuazione e dalle norme in
materia di giurisdizione, il Ministro dell'interno adotta i provvedimenti
occorrenti per l'esecuzione di quanto disposto dal presente articolo, anche
mediante convenzioni con altre amministrazioni dello Stato, con gli enti
locali, con i proprietari o concessionari di aree, strutture e altre
installazioni, nonch per la fornitura di beni e servizi. Eventuali deroghe
alle disposizioni vigenti in materia finanziaria e di contabilit sono
adottate di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della
programmazione economica. Il Ministro dellĠinterno promuove inoltre le intese
occorrenti per gli interventi di competenza di altri Ministri. |
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Art.
15 |
|
(Espulsione
a titolo di misura di sicurezza e disposizioni per
lĠesecuzione dellĠespulsione) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 13) |
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1.
Fuori dei casi previsti dal codice penale, il giudice pu ordinare
lĠespulsione dello straniero che sia condannato per taluno dei delitti
previsti dagli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale, sempre che
risulti socialmente pericoloso. |
|
1-bis. Della emissione del provvedimento di custodia cautelare o
della definitiva sentenza di condanna ad una pena detentiva nei confronti di
uno straniero proveniente da Paesi extracomunitari viene data tempestiva
comunicazione al questore ed alla competente autorit consolare al fine di
avviare la procedura di identificazione dello straniero e consentire, in
presenza dei requisiti di legge, lĠesecuzione della espulsione subito dopo la
cessazione del periodo di custodia cautelare o di detenzione. |
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Art.
16 |
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(Espulsione
a titolo di sanzione sostitutiva o alternativa alla detenzione) |
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1.
Il giudice, nel pronunciare sentenza di condanna per un reato non colposo o
nellĠapplicare la pena su richiesta ai sensi dellĠarticolo 444 del codice di
procedura penale nei confronti dello straniero che si trovi in taluna delle
situazioni indicate nellĠarticolo 13, comma 2, quando ritiene di dovere
irrogare la pena detentiva entro il limite di due anni e non ricorrono le
condizioni per ordinare la sospensione condizionale della pena ai sensi
dellĠarticolo 163 del codice penale n le cause ostative indicate
nellĠarticolo 14, comma 1, del presente testo unico, pu sostituire la medesima pena con
la misura dellĠespulsione per un periodo non inferiore a cinque anni. |
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2.
LĠespulsione di cui al comma 1 eseguita
dal questore anche se la sentenza non irrevocabile, secondo le modalit di
cui allĠarticolo 13, comma 4. |
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3.
LĠespulsione di cui al comma 1 non pu essere
disposta nei casi in cui la condanna riguardi uno o pi delitti previsti
dallĠarticolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale,
ovvero i delitti previsti dal presente testo unico, puniti con pena edittale
superiore nel massimo a due anni. |
|
4.
Se lo straniero espulso a norma del comma 1 rientra
illegalmente nel territorio dello Stato prima del termine previsto
dallĠarticolo 13, comma 14, la sanzione sostitutiva revocata dal giudice
competente. |
|
5.
Nei confronti dello straniero, identificato,
detenuto, che si trova in taluna delle situazioni indicate nellĠarticolo 13,
comma 2, che deve scontare una pena detentiva, anche residua, non superiore a
due anni, disposta lĠespulsione. Essa non pu essere disposta nei casi in
cui la condanna riguarda uno o pi delitti previsti dallĠarticolo 407, comma
2, lettera a), del codice di procedura penale, ovvero i delitti previsti dal
presente decreto. |
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6.
Competente a disporre lĠespulsione di cui al comma
5 il magistrato di sorveglianza, che decide con decreto motivato, senza formalit,
acquisite le informazioni degli organi di polizia sullĠidentit e sulla
nazionalit dello straniero. Il decreto di espulsione comunicato allo
straniero che, entro il termine di dieci giorni, pu proporre opposizione
dinanzi al tribunale di sorveglianza. Il tribunale decide nel termine di
venti giorni. |
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7.
LĠesecuzione del decreto di espulsione di cui al
comma 6 sospesa fino alla decorrenza dei termini di impugnazione o della
decisione del tribunale di sorveglianza e, comunque, lo stato di detenzione
permane fino a quando non siano stati acquisiti i necessari documenti di
viaggio. LĠespulsione eseguita dal questore competente per il luogo di
detenzione dello straniero con la modalit dellĠaccompagnamento alla
frontiera a mezzo della forza pubblica. |
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8.
La pena estinta alla scadenza del termine di
dieci anni dallĠesecuzione dellĠespulsione di cui al comma 5, sempre che lo
straniero non sia rientrato illegittimamente nel territorio dello Stato. In
tale caso, lo stato di detenzione ripristinato e riprende lĠesecuzione
della pena. |
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9. LĠespulsione a titolo di sanzione sostitutiva o alternativa
alla detenzione non si applica ai casi di cui allĠarticolo 19. |
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Art.17 |
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(Diritto di difesa) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 15) |
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1.
Lo straniero parte offesa ovvero sottoposto
a procedimento penale autorizzato a rientrare in Italia per il tempo
strettamente necessario per lĠesercizio del diritto di difesa, al solo fine
di partecipare al giudizio o al compimento di atti per i quali necessaria
la sua presenza. LĠautorizzazione rilasciata dal questore anche per il
tramite di una rappresentanza diplomatica o consolare su documentata
richiesta della parte offesa o dellĠimputato
o del difensore. |
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CAPO
III |
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DISPOSIZIONI
DI CARATTERE UMANITARIO |
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Art.
18 |
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(Soggiorno
per motivi di protezione sociale) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 16) |
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1.
Quando, nel corso di operazioni di polizia, di indagini o di un procedimento
per taluno dei delitti di cui allĠarticolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.
75, o di quelli previsti dallĠarticolo 380 del codice di procedura
penale, ovvero nel corso di
interventi assistenziali dei servizi sociali degli enti locali, siano
accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno
straniero, ed emergano concreti pericoli per la sua incolumit, per effetto
dei tentativi di sottrarsi ai condizionamenti di unĠassociazione dedita ad
uno dei predetti delitti o delle dichiarazioni rese nel corso delle indagini
preliminari o del giudizio, il questore, anche su proposta del Procuratore
della Repubblica, o con il parere favorevole della stessa autorit, rilascia
uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi
alla violenza ed ai condizionamenti dellĠorganizzazione criminale e di
partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale. |
|
2.
Con la proposta o il parere di cui al comma 1, sono comunicati al questore gli elementi da cui risulti la
sussistenza delle condizioni ivi indicate, con particolare riferimento alla
gravit ed attualit del pericolo ed alla rilevanza del contributo offerto
dallo straniero per lĠefficace contrasto dellĠorganizzazione criminale ovvero
per la individuazione o cattura dei responsabili dei delitti indicati nello
stesso comma. Le modalit di partecipazione al programma di assistenza ed
integrazione sociale sono comunicate al Sindaco. |
|
3.
Con il regolamento di attuazione sono stabilite le disposizioni occorrenti
per lĠaffidamento della realizzazione del programma a soggetti diversi da
quelli istituzionalmente preposti ai servizi sociali dellĠente locale, e per
lĠespletamento dei relativi controlli. Con lo stesso regolamento sono
individuati i requisiti idonei a garantire la competenza e la capacit di
favorire lĠassistenza e lĠintegrazione sociale, nonch la disponibilit di
adeguate strutture organizzative dei soggetti predetti. |
|
4.
Il permesso di soggiorno rilasciato a norma del presente articolo ha la
durata di sei mesi e pu essere rinnovato per un anno, o per il maggior periodo occorrente per motivi di
giustizia. Esso revocato in caso di interruzione del programma o di
condotta incompatibile con le finalit dello stesso, segnalate dal
procuratore della Repubblica o, per quanto di competenza, dal servizio
sociale dellĠente locale, o comunque accertate dal questore, ovvero quando
vengono meno le altre condizioni che ne hanno giustificato il rilascio. |
|
5.
Il permesso di soggiorno previsto dal presente articolo consente lĠaccesso ai
servizi assistenziali e allo studio, nonch lĠiscrizione nelle liste di
collocamento e lo svolgimento di lavoro subordinato, fatti salvi i requisiti
minimi di et. Qualora, alla scadenza del permesso di soggiorno,
lĠinteressato risulti avere in corso un rapporto di lavoro, il permesso pu
essere ulteriormente prorogato o rinnovato per la durata del rapporto
medesimo o, se questo a tempo indeterminato, con le modalit stabilite per
tale motivo di soggiorno. Il permesso di soggiorno previsto dal presente
articolo pu essere altres convertito in permesso di soggiorno per motivi di
studio qualora il titolare sia iscritto ad un corso regolare di studi. |
|
6.
Il permesso di soggiorno previsto dal presente articolo pu essere altres
rilasciato, allĠatto delle dimissioni dallĠistituto di pena, anche su
proposta del procuratore della Repubblica o del giudice di sorveglianza
presso il tribunale per i minorenni, allo straniero che ha terminato
lĠespiazione di una pena detentiva, inflitta per reati commessi durante la
minore et, e ha dato prova concreta di partecipazione a un programma di assistenza e
integrazione sociale. |
|
6-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano, in
quanto compatibili, anche ai cittadini di Stati membri dell'Unione europea
che si trovano in una situazione di gravitaĠ ed attualitaĠ di pericolo. |
|
7.
LĠonere derivante dal presente articolo valutato in lire 5 miliardi per
lĠanno 1997 e in lire 10 miliardi annui a decorrere dallĠanno 1998. |
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Art.19 |
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(Divieti
di espulsione e di respingimento) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 17) |
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|
1.
In nessun caso pu disporsi lĠespulsione o il respingimento verso uno Stato
in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di
razza, di sesso, di
lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali o
sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato
verso un altro Stato nel quale
non sia protetto dalla persecuzione. |
|
2.
Non consentita
l'espulsione, salvo che nei casi
previsti dallĠarticolo 13, comma 1, nei confronti: |
|
a) degli stranieri minori di anni diciotto,
salvo il diritto a seguire il genitore o l'affidatario espulsi; |
|
b) degli stranieri in possesso della carta di
soggiorno, salvo il disposto dellĠarticolo 9; |
|
c) degli stranieri conviventi con parenti entro il
quarto grado o con il coniuge, di
nazionalit italiana; |
|
d) delle donne in stato di gravidanza o nei sei mesi successivi alla
nascita del figlio cui provvedono. |
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Art.
20 |
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(Misure straordinarie di accoglienza per
eventi eccezionali) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 18) |
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|
1.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato dĠintesa con
i Ministri degli affari esteri,
dellĠinterno, per la solidariet sociale, e con gli altri Ministri
eventualmente interessati, sono stabilite, nei limiti delle risorse
preordinate allo scopo nellĠambito del Fondo di cui all'articolo 45, le
misure di protezione temporanea da adottarsi, anche in deroga a disposizioni
del presente testo unico, per rilevanti esigenze umanitarie, in occasione di
conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravit in Paesi
non appartenenti allĠUnione Europea.
|
|
2.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri o un Ministro da lui delegato
riferiscono annualmente al Parlamento sull'attuazione delle misure adottate. |
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TITOLO
III |
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DISCIPLINA
DEL LAVORO |
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Art.
21 |
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(Determinazione
dei flussi di ingresso) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 19; legge 30 dicembre 1986, n. 943,art. 9, comma 3,
e art. 10; legge 8 agosto 1995, n. 335, art. 3, comma 13) |
|
|
|
1.
LĠingresso nel territorio dello Stato per motivi di lavoro subordinato,
anche stagionale e di lavoro
autonomo, avviene nellĠambito delle quote di ingresso stabilite nei decreti
di cui allĠarticolo 3, comma 4. Nello stabilire le
quote i decreti prevedono restrizioni numeriche allĠingresso di lavoratori di
Stati che non collaborano adeguatamente nel contrasto allĠimmigrazione
clandestina o nella riammissione di propri cittadini destinatari di provvedimenti
di rimpatrio. Con tali decreti sono altres assegnate in via
preferenziale quote riservate ai
lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al
terzo grado in linea retta di ascendenza, residenti in Paesi non comunitari che chiedano di essere inseriti in un apposito elenco,
costituito presso le rappresentanze diplomatiche o consolari, contenente le
qualifiche professionali dei lavoratori stessi, nonch agli Stati non appartenenti allĠUnione europea, con i
quali il Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro
dellĠinterno e il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, abbia concluso accordi finalizzati alla regolamentazione dei flussi dĠingresso e
delle procedure di riammissione. NellĠambito di tali intese possono essere
definiti appositi accordi in materia di flussi per lavoro
stagionale, con le corrispondenti autorit nazionali responsabili delle
politiche del mercato del lavoro dei paesi di provenienza. |
|
2.
Le intese o accordi bilaterali di cui al comma 1 possono inoltre prevedere la
utilizzazione in Italia, con contratto di lavoro subordinato, di gruppi di
lavoratori per lĠesercizio di determinate opere o servizi limitati nel tempo;
al termine del rapporto di lavoro i lavoratori devono rientrare nel paese di
provenienza. |
|
3.
Gli stessi accordi possono prevedere procedure e modalit per il rilascio
delle autorizzazioni al lavoro. |
|
4.
I decreti annuali devono tenere conto delle indicazioni fornite, in modo
articolato per qualifiche o mansioni, dal Ministero del lavoro e della
previdenza sociale sullĠandamento dellĠoccupazione e dei tassi di
disoccupazione a livello nazionale e regionale, nonch sul numero dei
cittadini stranieri non appartenenti allĠUnione europea iscritti nelle liste
di collocamento. |
|
4 bis. Il
decreto annuale ed i decreti infrannuali devono altres essere predisposti in
base ai dati sulla effettiva richiesta di lavoro suddivisi per regioni e per
bacini provinciali dĠutenza, elaborati dallĠanagrafe informatizzata,
istituita presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di cui al
comma 7. Il regolamento di attuazione prevede possibili forme di
collaborazione con altre strutture pubbliche e private, nei limiti degli
ordinari stanziamenti di bilancio. |
|
4-ter. Le regioni possono trasmettere, entro il 30 novembre di
ogni anno, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, un rapporto sulla
presenza e sulla condizione degli immigrati extracomunitari nel territorio
regionale, contenente anche le indicazioni previsionali relative ai flussi
sostenibili nel triennio successivo in rapporto alla capacit di assorbimento
del tessuto sociale e produttivo. |
|
5.
Le intese o accordi bilaterali di cui al comma 1 possono prevedere che i
lavoratori stranieri che intendono fare ingresso in Italia per motivi di lavoro subordinato,
anche stagionale, si iscrivano
in apposite liste, identificate dalle medesime intese, specificando le loro
qualifiche o mansioni, nonch gli altri requisiti indicati dal regolamento di
attuazione. Le predette intese possono inoltre prevedere le modalit di
tenuta delle liste, per il
successivo inoltro agli uffici del Ministero del lavoro e della previdenza
sociale. |
|
6.
NellĠambito delle intese o accordi di cui al presente testo unico, il
Ministro degli affari esteri, dĠintesa con il Ministro del lavoro e della
previdenza sociale, pu predisporre progetti integrati per il reinserimento
di lavoratori extracomunitari nei Paesi di origine, laddove ne esistano le
condizioni e siano fornite idonee garanzie dai governi dei Paesi di
provenienza, ovvero lĠapprovazione di
domande di enti pubblici e privati, che richiedano di predisporre
analoghi progetti anche per altri Paesi. |
|
7.
Il regolamento di attuazione prevede forme di istituzione di unĠanagrafe
annuale informatizzata delle offerte e delle richieste di lavoro subordinato
dei lavoratori stranieri e stabilisce le modalit di collegamento con
lĠarchivio organizzato dallĠIstituto nazionale della previdenza sociale
(I.N.P.S.) e con le questure. |
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8.
LĠonere derivante dal presente articolo valutato in lire 350 milioni annui
a decorrere dallĠanno 1998. |
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Art.
22 |
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(Lavoro
subordinato a tempo determinato e indeterminato) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 20; |
|
legge
30 dicembre 1986, n. 943, artt.8, 9 e 11 |
|
legge
8 agosto 1995, n. 335, art. 3, comma 13) |
|
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|
1.
In ogni provincia istituito presso la
prefettura-ufficio territoriale di Governo uno sportello unico per
lĠimmigrazione, responsabile dellĠintero procedimento relativo allĠassunzione
di lavoratori subordinati stranieri a tempo determinato ed indeterminato. |
|
2.
Il datore di lavoro italiano o straniero
regolarmente soggiornante in Italia che intende instaurare in Italia un
rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato con uno
straniero residente allĠestero deve presentare allo sportello unico per
lĠimmigrazione della provincia di residenza ovvero
di quella in cui ha sede legale lĠimpresa, ovvero di quella ove avr luogo la
prestazione lavorativa: |
|
a)
richiesta nominativa di nulla osta al lavoro; |
|
b)
idonea documentazione relativa alle modalit di sistemazione alloggiativa per
il lavoratore straniero; |
|
c)
la proposta di contratto di soggiorno con
specificazione delle relative condizioni, comprensiva dellĠimpegno al
pagamento da parte dello stesso datore di lavoro delle spese di ritorno dello
straniero nel Paese di provenienza; |
|
d)
dichiarazione di impegno a comunicare ogni variazione concernente il rapporto
di lavoro. |
|
3.
Nei casi in cui non abbia una conoscenza diretta
dello straniero, il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente
soggiornante in Italia pu richiedere, presentando la documentazione di cui
alle lettere b) e c) del comma 2, il nulla osta al lavoro di una o pi
persone iscritte nelle liste di cui allĠarticolo 21, comma 5, selezionate
secondo criteri definiti nel regolamento di attuazione. |
|
4.
Lo sportello unico per lĠimmigrazione comunica le
richieste di cui ai commi 2 e 3 al centro per lĠimpiego di cui allĠarticolo 4
del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, competente in relazione
alla provincia di residenza, domicilio o sede legale. Il centro per lĠimpiego
provvede a diffondere le offerte per via telematica agli altri centri ed a
renderle disponibili su sito Internet o con ogni altro mezzo possibile ed attiva
gli eventuali interventi previsti dallĠarticolo 2 del decreto legislativo 21
aprile 2000, n. 181. Decorsi venti giorni senza che sia stata presentata
alcuna domanda da parte di lavoratore nazionale o comunitario, anche per via
telematica, il centro trasmette allĠufficio territoriale richiedente una
certificazione negativa, ovvero le domande acquisite comunicandole altres al
datore di lavoro. Ove tale termine sia decorso senza che il centro per
lĠimpiego abbia fornito riscontro, lo sportello unico procede ai sensi del
comma 5. |
|
5.
Lo sportello unico per lĠimmigrazione, nel
complessivo termine massimo di quaranta giorni dalla presentazione della
richiesta, a condizione che siano state rispettate le prescrizioni di cui al
comma 2 e le prescrizioni del contratto collettivo di lavoro applicabile alla
fattispecie, rilascia, in ogni caso, sentito il questore, il nulla osta nel
rispetto dei limiti numerici, quantitativi e qualitativi determinati a norma
dellĠarticolo 3, comma 4, e dellĠarticolo 21, e, a richiesta del datore di
lavoro, trasmette la documentazione, ivi compreso il codice fiscale, agli
uffici consolari, ove possibile in via telematica. Il nulla osta al lavoro
subordinato ha validit per un periodo non superiore a sei mesi dalla data
del rilascio. |
|
6.
Gli uffici consolari del Paese di residenza o di
origine dello straniero provvedono, dopo gli accertamenti di rito, a
rilasciare il visto di ingresso con indicazione del codice fiscale,
comunicato dallo sportello unico per lĠimmigrazione. Entro otto giorni
dallĠingresso, lo straniero si reca presso lo sportello unico per
lĠimmigrazione che ha rilasciato il nulla osta per la firma del contratto di
soggiorno che resta ivi conservato e, a cura di questĠultima, trasmesso in
copia allĠautorit consolare competente ed al centro per lĠimpiego competente. |
|
7.
Il datore di lavoro che omette di comunicare allo
sportello unico per lĠimmigrazione qualunque variazione del rapporto di
lavoro intervenuto con lo straniero, punito con la sanzione amministrativa
da 500 a 2.500 euro. Per lĠaccertamento e lĠirrogazione della sanzione
competente il prefetto. |
|
8.
Salvo quanto previsto dallĠarticolo 23, ai fini
dellĠingresso in Italia per motivi di lavoro, il lavoratore extracomunitario
deve essere munito del visto rilasciato dal consolato italiano presso lo
Stato di origine o di stabile residenza del lavoratore. |
|
9.
Le questure forniscono all'INPS e allĠINAIL, tramite collegamenti telematici,
le informazioni anagrafiche relative ai lavoratori extracomunitari ai quali
concesso il permesso di soggiorno per motivi di lavoro, o comunque idoneo per
l'accesso al lavoro e comunicano altres il rilascio dei permessi concernenti
i familiari ai sensi delle disposizioni di cui al
titolo IV; l'INPS, sulla base delle informazioni ricevute, costituisce
un ÇArchivio anagrafico dei lavoratori extracomunitariÈ, da condividere con
altre amministrazioni pubbliche; lo scambio delle informazioni avviene in
base a convenzione tra le amministrazioni interessate. Le stesse informazioni
sono trasmesse, in via telematica, a cura delle questure, allĠufficio
finanziario competente che provvede allĠattribuzione del codice fiscale. |
|
10.
Lo sportello unico per lĠimmigrazione fornisce al
Ministero del lavoro e delle politiche sociali il numero ed il tipo di nulla
osta rilasciati secondo le classificazioni adottate nei decreti di cui
allĠarticolo 3, comma 4. |
|
11.
La perdita del posto di lavoro non costituisce motivo di revoca del permesso
di soggiorno al lavoratore extracomunitario ed i suoi familiari legalmente
soggiornanti. Il lavoratore straniero in possesso del permesso di soggiorno
per lavoro subordinato che perde il posto di lavoro, anche per dimissioni,
pu essere iscritto nelle liste di collocamento per il periodo di residua
validit del permesso di soggiorno, e comunque, salvo che si tratti di
permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per un periodo non inferiore a
sei mesi. Il regolamento di attuazione stabilisce le modalit di
comunicazione ai centri per lĠimpiego, anche ai fini dell'iscrizione del
lavoratore straniero nelle liste di collocamento con priorit rispetto a
nuovi lavoratori extracomunitari. |
|
12.
Il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri
privi del permesso di soggiorno previsto dal presente articolo, ovvero il cui
permesso sia scaduto e del quale non sia stato
chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, revocato o annullato,
punito con lĠarresto da tre mesi
ad un anno e con lĠammenda di 5000 euro per
ogni lavoratore impiegato. |
12. Il datore di lavoro
che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di
soggiorno previsto dal presente articolo, ovvero il cui permesso sia scaduto
e del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, revocato
o annullato, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la
multa di 5000 euro per ogni
lavoratore impiegato.[21] |
13.
Salvo quanto previsto, per i lavoratori stagionali, dall'articolo 25, comma
5, in caso di rimpatrio il lavoratore extracomunitario conserva i diritti
previdenziali e di sicurezza sociale maturati e pu goderne indipendentemente
dalla vigenza di un accordo di reciprocit al
verificarsi della maturazione dei requisiti previsti dalla normativa vigente,
al compimento del sessantacinquesimo anno di et, anche in deroga al
requisito contributivo minimo previsto dallĠarticolo 1, comma 20, della legge
8 agosto 1995, n. 335. |
|
14.
Le attribuzioni degli istituti di patronato e di assistenza sociale, di cui
alla legge 30 marzo 2001, n.152, sono estese ai lavoratori extracomunitari
che prestino regolare attivit di lavoro in Italia. |
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15.
I lavoratori italiani ed extracomunitari possono chiedere il riconoscimento
di titoli di formazione professionale acquisiti all'estero; in assenza di
accordi specifici, il Ministro del lavoro e della politiche sociali, sentita
la commissione centrale per l'impiego, dispone condizioni e modalit di
riconoscimento delle qualifiche per singoli casi. Il lavoratore
extracomunitario pu inoltre partecipare, a norma del presente testo unico, a
tutti i corsi di formazione e di riqualificazione programmati nel territorio
della Repubblica. |
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16. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano
alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di
Bolzano ai sensi degli statuti e delle relative norme di attuazione. |
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Art. 23 |
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(Titoli
di prelazione) |
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1. NellĠambito
di programmi approvati, anche su proposta delle regioni e delle province
autonome, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero
dellĠistruzione, dellĠuniversit e della ricerca e realizzati anche in
collaborazione con le regioni, le province autonome e altri enti locali,
organizzazioni nazionali degli imprenditori e datori di lavoro e dei
lavoratori, nonch organismi internazionali finalizzati al trasferimento dei
lavoratori stranieri in Italia ed al loro inserimento nei settori produttivi
del Paese, enti ed associazioni operanti nel settore dellĠimmigrazione da
almeno tre anni, possono essere previste attivit di istruzione e di
formazione professionale nei Paesi di origine. |
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2. LĠattivit di cui al comma 1 finalizzata: a) allĠinserimento lavorativo mirato nei settori
produttivi italiani che operano allĠinterno dello Stato; b) allĠinserimento lavorativo mirato nei settori
produttivi italiani che operano allĠinterno dei Paesi di origine; c) allo sviluppo delle attivit produttive o
imprenditoriali autonome nei Paesi di origine. |
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3. Gli
stranieri che abbiano partecipato alle attivit di cui al comma 1 sono
preferiti nei settori di impiego ai quali le attivit si riferiscono ai fini
della chiamata al lavoro di cui allĠarticolo 22, commi 3, 4 e 5, secondo le
modalit previste nel regolamento di attuazione del presente testo unico. |
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4. Il
regolamento di attuazione del presente testo unico prevede agevolazioni di
impiego per i lavoratori autonomi stranieri che abbiano seguito i corsi di
cui al comma 1. |
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Art.
24 |
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(Lavoro
stagionale) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 22) |
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1.
Il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente soggiornante in Italia,
o le associazioni di categoria per conto dei loro associati, che intendano
instaurare in Italia un rapporto di lavoro subordinato a carattere stagionale
con uno straniero devono presentare richiesta nominativa allo sportello unico
per lĠimmigrazione della provincia di residenza ai sensi dellĠarticolo 22.
Nei casi in cui il datore di lavoro italiano o straniero regolarmente
soggiornante o le associazioni di categoria non abbiano una conoscenza
diretta dello straniero, la richiesta, redatta
secondo le modalit previste dallĠarticolo 22, deve essere immediatamente
comunicata al centro per lĠimpiego competente, che verifica nel termine di
cinque giorni lĠeventuale disponibilit di lavoratori italiani o comunitari a
ricoprire lĠimpiego stagionale offerto. Si applicano le disposizioni di cui
allĠarticolo 22, comma 3.
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2.
Lo sportello unico per lĠimmigrazione, rilascia comunque l'autorizzazione nel
rispetto del diritto di precedenza maturato decorsi dieci giorni dalla comunicazione
di cui al comma 1 e non oltre venti giorni dalla data di ricezione dalla
richiesta del datore di lavoro. |
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3.
L'autorizzazione al lavoro stagionale ha validit da venti giorni ad un
massimo di nove mesi, in corrispondenza della durata del lavoro stagionale
richiesto, anche con riferimento allĠaccorpamento di gruppi di lavori di pi
breve periodo da svolgere presso diversi datori di lavoro. |
|
4.
Il lavoratore stagionale, ove abbia rispettato le condizioni indicate nel
permesso di soggiorno e sia rientrato nello Stato di provenienza alla
scadenza del medesimo, ha diritto di precedenza per il rientro in Italia
nellĠanno successivo per ragioni di lavoro stagionale, rispetto ai cittadini
del suo stesso paese che non abbiano mai fatto regolare ingresso in Italia
per motivi di lavoro. Pu inoltre convertire il permesso di soggiorno per
lavoro stagionale in permesso di soggiorno per lavoro subordinato a tempo
determinato o indeterminato qualora se ne verifichino le condizioni. |
|
5.
Le Commissioni regionali tripartite, di cui all'articolo 4, comma 1, del
decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, possono stipulare con le
organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello regionale dei
lavoratori e dei datori di lavoro, con le regioni e con gli enti locali,
apposite convenzioni dirette a favorire lĠaccesso dei lavoratori stranieri ai
posti di lavoro stagionale. Le convenzioni possono individuare il trattamento
economico e normativo, comunque non inferiore a quello previsto per i
lavoratori italiani e le misure per assicurare idonee condizioni di lavoro
della manodopera, nonch eventuali incentivi diretti o indiretti per favorire
lĠattivazione dei flussi e dei deflussi e le misure complementari relative
allĠaccoglienza.. |
|
6.
Il datore di lavoro che occupa alle sue dipendenze, per lavori di carattere
stagionale, uno o pi stranieri privi del permesso di soggiorno per lavoro
stagionale, ovvero il cui permesso sia scaduto, revocato o annullato,
punito ai sensi dellĠarticolo 22, comma 12. |
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Art.
25 |
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(
Previdenza e assistenza per i lavoratori stagionali) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 23) |
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1.
In considerazione della durata limitata dei contratti nonch della loro
specificit, agli stranieri
titolari di permesso di soggiorno per lavoro stagionale si applicano le
seguenti forme di previdenza e assistenza obbligatoria, secondo le norme
vigenti nei settori di attivit : |
|
a) assicurazione per lĠinvalidit, la vecchiaia
e i superstiti; |
|
b) assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
e le malattie professionali; |
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c) assicurazione contro le malattie; |
|
d) assicurazione di maternit. |
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2.
In sostituzione dei contributi per lĠassegno per il nucleo familiare e per
lĠassicurazione contro la disoccupazione involontaria, il datore di lavoro
tenuto a versare allĠIstituto nazionale della previdenza sociale (INPS) un
contributo in misura pari allĠimporto dei medesimi contributi ed in base alle
condizioni e alle modalit stabilite per questi ultimi. Tali contributi sono destinati ad interventi di
carattere socio-assistenziale a favore dei lavoratori di cui allĠarticolo 45. |
|
3.
Nei decreti attuativi del
documento programmatico sono definiti
i requisiti, gli ambiti e
le modalit degli interventi di cui al comma 2. |
|
4.
Sulle contribuzioni di cui ai commi 1 e 2 si applicano le riduzioni degli
oneri sociali previste per il settore di svolgimento dellĠattivit
lavorativa. |
|
5.
Ai contribuiti di cui al comma 1, lettera a), si
applicano le disposizioni dellĠarticolo 22, comma 13, concernenti il
trasferimento degli stessi allĠistituito o ente assicuratore dello Stato di
provenienza. EĠ fatta salva la possibilit di ricostruzione della
posizione contributiva in caso di successivo ingresso. |
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Art.
26 |
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(Ingresso
e soggiorno per lavoro autonomo) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 24) |
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1.
LĠingresso in Italia dei lavoratori stranieri non appartenenti allĠUnione
europea che intendono esercitare nel territorio dello Stato unĠattivit non
occasionale di lavoro autonomo pu essere consentito a condizione che
lĠesercizio di tali attivit non sia riservato dalla legge ai cittadini
italiani, o a cittadini di uno degli Stati membri dellĠUnione Europea. |
|
2.
In ogni caso lo straniero che intenda esercitare in Italia una attivit
industriale, professionale, artigianale o commerciale, ovvero costituire
societ di capitale o di persone o
accedere a cariche societarie deve altres dimostrare di disporre di
risorse adeguate per lĠesercizio dellĠattivit che intende intraprendere in
Italia; di essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge italiana per
lĠesercizio della singola attivit, compresi, ove richiesti, i requisiti per
lĠiscrizione in albi e registri; di essere in possesso di una attestazione
dellĠautorit competente in data
non anteriore a tre mesi che dichiari che non sussistono motivi ostativi al
rilascio dellĠautorizzazione o della
licenza prevista per
lĠesercizio dellĠattivit che lo straniero intende svolgere. |
|
3.
Il lavoratore non appartenente allĠUnione europea deve comunque dimostrare di
disporre di idonea sistemazione alloggiativa e di un reddito annuo,
proveniente da fonti lecite, di importo superiore al livello minimo previsto
dalla legge per lĠesenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria (É). |
|
4.
Sono fatte salve le norme pi favorevoli previste da accordi internazionali
in vigore per lĠItalia. |
|
5.La
rappresentanza diplomatica o consolare, accertato il possesso dei requisiti
indicati dal presente articolo ed acquisiti i nulla osta del Ministero degli
affari esteri, del Ministero dellĠinterno e del Ministero eventualmente
competente in relazione allĠattivit che lo straniero intende svolgere in
Italia, rilascia il visto di ingresso per lavoro autonomo, con lĠespressa
indicazione dellĠattivit cui il visto si riferisce, nei limiti numerici
stabiliti a norma dellĠarticolo 3, comma 4, e dellĠarticolo 21. La rappresentanza diplomatica o consolare rilascia,
altres, allo straniero la certificazione dellĠesistenza dei requisiti
previsti dal presente articolo ai fini degli adempimenti previsti
dallĠarticolo 5, comma 3-quater, per la concessione del permesso di soggiorno
per lavoro autonomo. |
|
6.
Le procedure di cui al comma 5 sono
effettuate secondo le
modalit previste dal regolamento di attuazione. |
|
7.
Il visto di ingresso per lavoro autonomo deve essere rilasciato o negato
entro centoventi giorni dalla data di presentazione della domanda e della
relativa documentazione e deve essere utilizzato entro centottanta giorni
dalla data del rilascio. |
|
7-bis.
La condanna con provvedimento irrevocabile per
alcuno dei reati previsti dalle disposizioni del Titolo III, Capo III,
Sezione II, della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni,
relativi alla tutela del diritto di autore, e dagli articoli 473 e 474 del codice
penale comporta la revoca del permesso di soggiorno rilasciato allo straniero
e lĠespulsione del medesimo con accompagnamento alla frontiera a mezzo della
forza pubblica. |
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Art.
27 |
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(Ingresso
per lavoro in casi particolari) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 25; |
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legge
30 dicembre 1986, n. 943, art.14, commi 2 e 4) |
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1.
Al di fuori degli ingressi per lavoro di cui agli articoli precedenti,
autorizzati nell'ambito delle
quote di cui all'articolo 3, comma 4, il regolamento di attuazione disciplina
particolari modalit e termini per il rilascio delle autorizzazioni al
lavoro, dei visti di ingresso e dei permessi di soggiorno per lavoro
subordinato, per ognuna delle seguenti categorie di lavoratori stranieri: |
|
a) dirigenti o personale altamente
specializzato di societ aventi
sede o filiali in Italia ovvero
di uffici di rappresentanza di societ estere che abbiano la sede principale
di attivit nel territorio di uno Stato membro dellĠOrganizzazione mondiale
del commercio, ovvero dirigenti di sedi principali in Italia di societ
italiane o di societ di altro Stato membro dellĠUnione europea; |
|
b)
lettori universitari di scambio o di
madre lingua; |
|
c) i professori universitari destinati a
svolgere in Italia un incarico accademico; |
|
d)
traduttori e interpreti; |
|
e)
collaboratori familiari aventi
regolarmente in corso allĠestero da almeno un anno, rapporti di lavoro
domestico a tempo pieno con cittadini italiani o di uno degli Stati membri
dellĠUnione europea residenti allĠestero che si trasferiscono in Italia, per la prosecuzione del
rapporto di lavoro domestico; |
|
f)
persone che, autorizzate a soggiornare
per motivi di formazione professionale, svolgano periodi temporanei di
addestramento presso datori di lavoro italiani effettuando anche prestazioni
che rientrano nellĠambito del lavoro subordinato; |
|
g)
lavoratori alle dipendenze di
organizzazioni o imprese operanti nel territorio italiano, che siano stati
ammessi temporaneamente a domanda del datore di lavoro, per adempiere
funzioni o compiti specifici, per un periodo limitato o determinato, tenuti a lasciare lĠItalia quando
tali compiti o funzioni siano terminati; |
|
h)
lavoratori marittimi occupati nella
misura e con le modalit stabilite nel regolamento di attuazione; |
|
i) lavoratori dipendenti regolarmente
retribuiti da datori di lavoro, persone fisiche o giuridiche, residenti o
aventi sede allĠestero e da questi direttamente retribuiti, i quali siano
temporaneamente trasferiti dallĠestero presso persone fisiche o giuridiche,
italiane o straniere, residenti in Italia, al fine di effettuare nel
territorio italiano determinate prestazioni oggetto di contratto di appalto
stipulato tra le predette persone fisiche o giuridiche residenti o aventi
sede in Italia e quelle residenti o aventi sede allĠestero, nel rispetto
delle disposizioni dellĠart.1655 del codice civile e della legge 23 ottobre
1960, n. 1369, e delle norme internazionali e comunitarie; |
|
l)
lavoratori occupati presso circhi o
spettacoli viaggianti allĠestero; |
|
m)
personale artistico e tecnico per
spettacoli lirici, teatrali, concertistici o di balletto; |
|
n)
ballerini, artisti e musicisti da
impiegare presso locali di intrattenimento; |
|
o)
artisti da impiegare da enti musicali
teatrali o cinematografici o da imprese radiofoniche o televisive, pubbliche
o private, o da enti pubblici, nellĠambito di manifestazioni culturali o
folcloristiche; |
|
p)
stranieri che siano destinati a
svolgere qualsiasi tipo di attivit sportiva professionistica presso societ
sportive italiane ai sensi della legge 23 marzo 1981, n. 91; |
|
q)
giornalisti corrispondenti
ufficialmente accreditati in Italia e dipendenti regolarmente retribuiti da
organi di stampa quotidiani o periodici, ovvero da emittenti radiofoniche o
televisive straniere; |
|
r)
persone che, secondo le norme di
accordi internazionali in vigore per lĠItalia, svolgono in Italia attivit di
ricerca o un lavoro occasionale nellĠambito di programmi di scambi di giovani
o di mobilit di giovani o sono persone collocate Òalla pariÓ; |
|
r-bis) infermieri professionali assunti presso strutture
sanitarie pubbliche e private. |
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1-bis. Nel caso in cui i lavoratori di cui alla lettera i) del
comma 1 siano dipendenti regolarmente retribuiti da datori di lavoro, persone
fisiche o giuridiche, residenti o aventi sede in uno Stato membro dell'Unione
europea, il nulla osta al lavoro e' sostituito da una comunicazione, da parte
del committente, del contratto in base al quale la prestazione di servizi ha
luogo, unitamente ad una dichiarazione del datore di lavoro contenente i
nominativi dei lavoratori da distaccare e attestante la regolarita' della
loro situazione con riferimento alle condizioni di residenza e di lavoro
nello Stato membro dell'Unione europea in cui ha sede il datore di lavoro. La
comunicazione e' presentata allo sportello unico della Prefettura-Ufficio
territoriale del Governo, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno. |
|
2.
In deroga alle disposizioni del presente testo unico i lavoratori
extracomunitari dello spettacolo possono essere assunti alle dipendenze dei
datori di lavoro per esigenze connesse alla realizzazione e produzione di
spettacoli previa apposita autorizzazione rilasciata dall'ufficio speciale
per il collocamento dei lavoratori dello spettacolo o sue sezioni periferiche
che provvedono, sentito il Dipartimento dello spettacolo, previo nulla osta
provvisorio dell'autorit provinciale di pubblica sicurezza. L'autorizzazione
rilasciata, salvo che si tratti di personale artistico ovvero di personale
da utilizzare per periodi non superiori a tre mesi, prima che il lavoratore
extracomunitario entri nel territorio nazionale. I lavoratori extracomunitari
autorizzati a svolgere attivit lavorativa subordinata nel settore dello
spettacolo non possono cambiare settore di attivit n la qualifica di
assunzione. Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto
con le Autorit di Governo competenti in materia di turismo ed in materia di
spettacolo, determina le procedure e le modalit
per il rilascio dell'autorizzazione prevista dal presente comma. |
|
3.
Rimangono ferme le disposizioni che prevedono il possesso della cittadinanza
italiana per lo svolgimento di determinate attivit. |
|
4.
Il regolamento di cui all'articolo 1 contiene altres norme per lĠattuazione
delle convenzioni ed accordi internazionali in vigore relativamente
allĠingresso e soggiorno dei lavoratori stranieri occupati alle dipendenze di
rappresentanze diplomatiche o consolari
o di enti di diritto internazionale aventi sede in Italia. |
|
5.
LĠingresso e il soggiorno dei lavoratori frontalieri non appartenenti allĠUnione europea
disciplinato dalle disposizioni particolari previste negli accordi
internazionali in vigore con gli Stati confinanti. |
|
5 bis. Con decreto del Ministro per i beni e le attivit culturali, su
proposta del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), sentiti i Ministri
dellĠinterno e del lavoro e delle politiche sociali, determinato il limite
massimo annuale dĠingresso degli sportivi stranieri che svolgono attivit
sportiva a titolo professionistico o comunque retribuita, da ripartire tra le
federazioni sportive nazionali. Tale ripartizione effettuata dal CONI con
delibera da sottoporre allĠapprovazione del Ministro vigilante. Con la stessa
delibera sono stabiliti i criteri generali di assegnazione e di tesseramento
per ogni stagione agonistica anche al fine di assicurare la tutela dei vivai
giovanili. |
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Art. 27-bis |
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(Ingresso e soggiorno per volontariato) |
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1. Con decreto del Ministero della solidarieta' sociale, di concerto
con il Ministero dell'interno e degli affari esteri, da emanarsi entro il 30
giugno di ciascun anno, e' determinato il contingente annuale degli stranieri
ammessi a partecipare a programmi di volontariato ai sensi del presente testo
unico. |
|
2. Nell'ambito del contingente di cui al comma 1 e' consentito
l'ingresso e il soggiorno di cittadini stranieri di eta' compresa tra i 20 e
i 30 anni per la partecipazione ad un programma di volontariato, previo
rilascio di apposito nulla osta, a seguito della verifica dei seguenti
requisiti: |
|
a) appartenenza dell'organizzazione promotrice del programma di
volontariato ad una delle seguenti categorie: |
|
1) enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, in base alla
legge 20 maggio 1985, n. 222, nonche' enti civilmente riconosciuti in base
alle leggi di approvazione di intese con le confessioni religiose ai sensi
dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione; |
|
2) organizzazioni non governative riconosciute ai sensi della
legge 26 febbraio 1987, n. 49; |
|
3) associazioni di promozione sociale iscritte nel registro
nazionale di cui alla legge 7 dicembre 2000, n. 383; |
|
b) stipula di apposita convenzione fra lo straniero e
l'organizzazione promotrice del programma di volontariato, in cui siano
specificate le funzioni del volontario, le condizioni di inquadramento di cui
beneficera' per espletare tali funzioni, l'orario cui sara' tenuto, le
risorse stanziate per provvedere alle sue spese di viaggio, vitto, alloggio e
denaro per le piccole spese per tutta la durata del soggiorno, nonche', ove
necessario, l'indicazione del percorso di formazione anche per quanto
riguarda la conoscenza della lingua italiana; |
|
c) sottoscrizione da parte dell'organizzazione promotrice del
programma di volontariato di una polizza assicurativa per le spese relative
all'assistenza sanitaria e alla responsabilita' civile verso terzi e
assunzione della piena responsabilita' per la copertura delle spese relative
al soggiorno del volontario, per l'intero periodo di durata del programma, e
per il viaggio di ingresso e ritorno. La sottoscrizione della polizza e'
obbligatoria anche per le associazioni di cui al n. 3) della lettera a) del
comma 2, che abbiano stipulato convenzioni ai sensi dell'articolo 30 della
legge 7 dicembre 2000, n. 383, in deroga a quanto previsto dal comma 5 del
medesimo articolo. |
|
3. La domanda di nulla osta e' presentata dalla organizzazione
promotrice del programma di volontariato allo Sportello unico per
l'immigrazione presso la Prefettura-Ufficio territoriale del Governo competente
per il luogo ove si svolge il medesimo programma di volontariato. Lo
Sportello, acquisito dalla Questura il parere sulla insussistenza dei motivi
ostativi all'ingresso dello straniero nel territorio nazionale e verificata
l'esistenza dei requisiti di cui al comma 1, rilascia il nulla osta. |
|
4. Il nulla osta e' trasmesso, in via telematica, dallo
sportello unico per l'immigrazione, alle rappresentanze consolari all'estero,
alle quali e' richiesto il relativo visto di ingresso entro sei mesi dal rilascio
del nulla osta. |
|
5. Il permesso di soggiorno e' richiesto e rilasciato ai sensi
delle disposizioni vigenti, per la durata del programma di volontariato e di
norma per un periodo non superiore ad un anno. In casi eccezionali,
specificamente individuati nei programmi di volontariato e valutati sulla
base di apposite direttive che saranno emanate dalle Amministrazioni
interessate, il permesso puo' avere una durata superiore e comunque pari a
quella del programma. In nessun caso il permesso di soggiorno, che non e'
rinnovabile ne' convertibile in altra tipologia di permesso di soggiorno,
puo' avere durata superiore a diciotto mesi. |
|
6. Il periodo di durata del permesso di soggiorno rilasciato ai
sensi della presente disposizione non e' computabile ai fini del rilascio del
permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo di cui
all'articolo 9-bis. |
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Art. 27-ter |
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(Ingresso e soggiorno per ricerca scientifica) |
|
1. L'ingresso ed il soggiorno per periodi superiori a tre mesi,
al di fuori delle quote di cui all'articolo 3, comma 4, e' consentito a
favore di stranieri in possesso di un titolo di studio superiore, che nel
Paese dove e' stato conseguito dia accesso a programmi di dottorato. Il
cittadino straniero, denominato ricercatore ai soli fini dell'applicazione
delle procedure previste nel presente articolo, e' selezionato da un istituto
di ricerca iscritto nell'apposito elenco tenuto dal Ministero
dell'universita' e della ricerca. |
|
2. L'iscrizione nell'elenco di cui al comma 1, valida per cinque
anni, e' disciplinata con decreto del Ministro dell'universita' e della
ricerca e, fra l'altro, prevede: |
|
a) l'iscrizione nell'elenco da parte di istituti, pubblici o
privati, che svolgono attivita' di ricerca intesa come lavoro creativo svolto
su base sistematica per aumentare il bagaglio delle conoscenze, compresa la
conoscenza dell'uomo, della cultura e della societa', e l'utilizzazione di
tale bagaglio di conoscenze per concepire nuove applicazioni; |
|
b) la determinazione delle risorse finanziarie minime a
disposizione dell'istituto privato per chiedere l'ingresso di ricercatori e
il numero consentito; |
|
c) l'obbligo dell'istituto di farsi carico delle spese connesse
all'eventuale condizione d'irregolarita' del ricercatore, compresi i costi
relativi all'espulsione, per un periodo di tempo pari a sei mesi dalla
cessazione della convenzione di accoglienza di cui al comma 3; |
|
d) le condizioni per la revoca dell'iscrizione nel caso di
inosservanza alle norme del presente articolo. |
|
3. Il ricercatore e l'istituto di ricerca di cui al comma 1
stipulano una convenzione di accoglienza con cui il ricercatore si impegna a
realizzare il progetto di ricerca e l'istituto si impegna ad accogliere il
ricercatore. Il progetto di ricerca deve essere approvato dagli organi di
amministrazione dell'istituto medesimo che valutano l'oggetto della ricerca,
i titoli in possesso del ricercatore rispetto all'oggetto della ricerca,
certificati con una copia autenticata del titolo di studio, ed accertano la
disponibilita' delle risorse finanziarie per la sua realizzazione. La
convenzione stabilisce il rapporto giuridico e le condizioni di lavoro del
ricercatore, le risorse mensili messe a sua disposizione, pari ad almeno il
doppio dell'assegno sociale, le spese per il viaggio di ritorno, la stipula
di una polizza assicurativa per malattia per il ricercatore ed i suoi
familiari ovvero l'obbligo per l'istituto di provvedere alla loro iscrizione
al Servizio sanitario nazionale. |
|
4. La domanda di nulla osta per ricerca scientifica, corredata
dell'attestato di iscrizione all'elenco di cui al comma 1 e di copia
autentica della convenzione di accoglienza di cui al comma 3, e' presentata
dall'istituto di ricerca allo sportello unico per l'immigrazione presso la
prefettura-ufficio territoriale del Governo competente per il luogo ove si
svolge il programma di ricerca. Lo Sportello, acquisito dalla Questura il
parere sulla insussistenza di motivi ostativi all'ingresso dello straniero
nel territorio nazionale, rilascia il nulla osta. |
|
5. La convenzione di accoglienza decade automaticamente nel caso
di diniego al rilascio del nulla osta. |
|
6. Il visto di ingresso puo' essere richiesto entro sei mesi
dalla data del rilascio del nulla osta, trasmesso in via telematica alle
rappresentanze consolari all'estero a cura dello Sportello unico per
l'immigrazione, ed e' rilasciato prioritariamente rispetto ad altre tipologie
di visto. |
|
7. Il permesso di soggiorno per ricerca scientifica e' richiesto
e rilasciato, ai sensi del presente testo unico, per la durata del programma
di ricerca e consente lo svolgimento dell'attivita' indicata nella
convenzione di accoglienza nelle forme di lavoro subordinato, di lavoro
autonomo o borsa di addestramento alla ricerca. In caso di proroga del
programma di ricerca, il permesso di soggiorno e' rinnovato, per una durata
pari alla proroga, previa presentazione del rinnovo della convenzione di
accoglienza. Nell'attesa del rilascio del permesso di soggiorno e' comunque
consentita l'attivita' di ricerca. Per le finalita' di cui all'articolo 9, ai
titolari di permesso di soggiorno per ricerca scientifica rilasciato sulla
base di una borsa di addestramento alla ricerca si applicano le disposizioni
previste per i titolari di permesso per motivi di studio o formazione professionale. |
|
8. Il ricongiungimento familiare e' consentito al ricercatore,
indipendentemente dalla durata del suo permesso di soggiorno, ai sensi e alle
condizioni previste dall'articolo 29. Ai familiari e' rilasciato un permesso
di soggiorno di durata pari a quello del ricercatore. |
|
9. La procedura di cui al comma 4 si applica anche al
ricercatore regolarmente soggiornante sul territorio nazionale ad altro
titolo, diverso da quello per richiesta di asilo o di protezione temporanea.
In tale caso, al ricercatore e' rilasciato il permesso di soggiorno di cui al
comma 7 in esenzione di visto e si prescinde dal requisito dell'effettiva
residenza all'estero per la procedura di rilascio del nulla osta di cui al
comma 4. |
|
10. I ricercatori titolari del permesso di soggiorno di cui al
comma 7 possono essere ammessi, a parita' di condizioni con i cittadini
italiani, a svolgere attivita' di insegnamento collegata al progetto di
ricerca oggetto della convenzione e compatibile con le disposizioni
statutarie e regolamentari dell'istituto di ricerca. |
|
11. Nel rispetto degli accordi internazionali ed europei cui
l'Italia aderisce, lo straniero ammesso come ricercatore in uno Stato
appartenente all'Unione europea puo' fare ingresso in Italia senza necessita'
del visto per proseguire la ricerca gia' iniziata nell'altro Stato. Per
soggiorni fino a tre mesi non e' richiesto il permesso di soggiorno ed il
nulla osta di cui al comma 4 e' sostituito da una comunicazione allo
sportello unico della prefettura - ufficio territoriale del Governo della
provincia in cui e' svolta l'attivita' di ricerca da parte dello straniero,
entro otto giorni dall'ingresso. La comunicazione e' corredata da copia
autentica della convenzione di accoglienza stipulata nell'altro Stato, che
preveda un periodo di ricerca in Italia e la disponibilita' di risorse,
nonche' una polizza di assicurazione sanitaria valida per il periodo di
permanenza sul territorio nazionale, unitamente ad una dichiarazione
dell'istituto presso cui si svolge l'attivita'. Per periodi superiori a tre
mesi, il soggiorno e' subordinato alla stipula della convenzione di
accoglienza con un istituto di ricerca di cui comma 1 e si applicano le
disposizioni di cui ai commi 4 e 7. In attesa del rilascio del permesso di
soggiorno e' comunque consentita l'attivita' di ricerca. |
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TITOLO
IV |
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DIRITTO
ALLĠUNITAĠ FAMILIARE E TUTELA DEI MINORI |
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Art.
28 |
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(Diritto
all'unit familiare) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 26) |
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1.
Il diritto a mantenere o a riacquistare lĠunit familiare nei confronti dei
familiari stranieri riconosciuto, alle condizioni previste dal presente
testo unico, agli stranieri titolari di carta di soggiorno o di permesso di
soggiorno di durata non inferiore a un anno rilasciato per motivi di lavoro
subordinato o autonomo, ovvero per asilo, per studio, per motivi religiosi o
per motivi familiari. |
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2.
Ai familiari stranieri di cittadini italiani o di uno Stato membro
dellĠUnione Europea continuano ad applicarsi le disposizioni del decreto del
Presidente della Repubblica 30 dicembre 1965, n. 1656[22],
fatte salve quelle pi favorevoli del presente testo unico o del regolamento
di attuazione. |
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3.
In tutti i procedimenti amministrativi e giurisdizionali finalizzati a dare
attuazione al diritto all'unit familiare e riguardanti i minori, deve essere
preso in considerazione con carattere di priorit il superiore interesse del
fanciullo, conformemente a quanto previsto dall'articolo 3, comma 1, della
Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva ai sensi
della legge 27 maggio 1991, n. 176. |
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Art.29 |
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(Ricongiungimento familiare) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 27) |
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1.
Lo straniero pu chiedere il ricongiungimento per i seguenti familiari: |
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a) coniuge; |
a)
coniuge non legalmente separato e di
eta' non inferiore a diciotto anni;[23] |
b)
figli minori, anche del coniuge o nati
fuori del matrimonio, non coniugati, a condizione che l'altro genitore,
qualora esistente, abbia dato il suo consenso; |
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c) figli maggiorenni a carico qualora permanentemente non
possano provvedere alle proprie indispensabili esigenze di vita in ragione
del loro stato di salute; |
c)
figli maggiorenni a carico, qualora per ragioni oggettive non possano provvedere alle proprie indispensabili
esigenze di vita in ragione del loro stato di salute che comporti
invalidita' totale ;[24] |
d) genitori a carico che non dispongano di un adeguato
sostegno familiare nel Paese di origine o di provenienza. |
d) genitori a carico qualora non abbiano altri figli nel Paese di origine
o di provenienza, ovvero genitori ultrasessantacinquenni qualora gli altri
figli siano impossibilitati al loro sostentamento per documentati, gravi
motivi di salute.[25] |
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1-bis.
Ove gli stati di cui al comma 1, lettere b), c) e d) non possano essere
documentati in modo certo mediante certificati o attestazioni rilasciati da
competenti autorita' straniere, in ragione della mancanza di una autorita'
riconosciuta, o comunque quando sussistano fondati dubbi sulla autenticita'
della predetta documentazione, le rappresentanze diplomatiche o consolari
provvedono al rilascio di certificazioni, ai sensi dell'articolo 49 del
decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, sulla base
dell'esame del DNA (acido desossiribonucleico), effettuato a spese degli
interessati.[26] |
2.
Ai fini del ricongiungimento si considerano minori i figli di et inferiore a
diciotto anni al momento della presentazione dellĠistanza di
ricongiungimento. I minori adottati o affidati o sottoposti a tutela sono
equiparati ai figli. |
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3.
Salvo quanto previsto dallĠarticolo 29-bis, lo straniero che richiede il
ricongiungimento deve dimostrare la disponibilit: |
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a) di un alloggio che rientri nei parametri
minimi previsti dalla legge regionale per gli alloggi di edilizia
residenziale pubblica, ovvero che sia fornito dei requisiti di idoneit
igienico-sanitaria accertati dallĠAzienda unit sanitaria locale competente
per territorio. Nel caso di un figlio di et inferiore agli anni 14 al
seguito di uno dei genitori, sufficiente il consenso del titolare
dell'alloggio nel quale il minore effettivamente dimorer; |
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b)
di un reddito annuo derivante da fonti
lecite non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale se si chiede il
ricongiungimento di un solo familiare, al doppio dellĠimporto annuo
dell'assegno sociale se si chiede il ricongiungimento di due o tre familiari,
al triplo dell'importo annuo dell'assegno sociale se si chiede il
ricongiungimento di quattro o pi familiari. Per il ricongiungimento di due o
pi figli di et inferiore agli anni quattordici richiesto, in ogni caso,
un reddito minimo non superiore al doppio dellĠimporto annuo dellĠassegno
sociale. Ai fini della determinazione del reddito si tiene conto anche del
reddito annuo complessivo dei familiari conviventi con il richiedente. |
b)
di un reddito minimo annuo
derivante da fonti lecite non inferiore allĠimporto annuo dellĠassegno
sociale aumentato della meta' dellĠimporto dellĠassegno sociale per ogni
familiare da ricongiungere. Per il
ricongiungimento di due o piu' figli di eta' inferiore agli anni quattordici ovvero
per il ricongiungimento di due o piu' familiari dei titolari dello status di
protezione sussidiaria e'
richiesto, in ogni caso, un reddito non inferiore al doppio dellĠimporto
annuo dellĠassegno sociale. Ai fini della determinazione del reddito si tiene
conto anche del reddito annuo complessivo dei familiari conviventi con il
richiedente;[27] |
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b-bis)
di una assicurazione sanitaria o di altro titolo idoneo a garantire la
copertura di tutti i rischi nel territorio nazionale a favore dellĠascendente
ultrasessantacinquenne ovvero della sua iscrizione al Servizio sanitario
nazionale, previo pagamento di un contributo il cui importo e' da
determinarsi con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle
politiche sociali, di concerto con il Ministro dellĠeconomia e delle finanze,
da adottarsi entro il 30 ottobre 2008 e da aggiornarsi con cadenza biennale,
sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e di Bolzano.[28] |
4.
E' consentito l'ingresso, al seguito dello straniero titolare di carta di
soggiorno o di un visto di ingresso per lavoro subordinato relativo a
contratto di durata non inferiore a un anno, o per lavoro autonomo non
occasionale, ovvero per studio o per motivi religiosi, dei familiari con i
quali possibile attuare il ricongiungimento, a condizione che ricorrano i
requisiti di disponibilit di alloggio e di reddito di cui al comma 3. |
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5.
Salvo quanto disposto dallĠarticolo 4, comma 6, consentito lĠingresso, per
ricongiungimento al figlio minore regolarmente soggiornante in Italia, del
genitore naturale che dimostri, entro un anno dallĠingresso in Italia, il
possesso dei requisiti di disponibilit di alloggio e di reddito di cui al
comma 3. |
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6.
Al familiare autorizzato allĠingresso ovvero alla permanenza sul territorio
nazionale ai sensi dellĠarticolo 31, comma 3, rilasciato, in deroga a
quanto previsto dallĠarticolo 5, comma 3-bis, un permesso per assistenza
minore, rinnovabile, di durata corrispondente a quella stabilita dal
Tribunale per il minorenni. Il permesso di soggiorno consente di svolgere
attivit lavorativa ma non pu essere convertito in permesso per motivi di
lavoro. |
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7.
La domanda di nulla osta al ricongiungimento familiare, corredata della
documentazione relativa ai requisiti di cui al comma 3, presentata allo
sportello unico per lĠimmigrazione presso la prefettura-ufficio territoriale
di Governo competente per il luogo di dimora del richiedente, la quale ne
rilascia copia contrassegnata con timbro datario e sigla del dipendente
incaricato del ricevimento. LĠufficio, acquisito dalla questura il parere
sulla insussistenza dei motivi ostativi allĠingresso dello straniero nel
territorio nazionale, di cui allĠarticolo 4, comma 3, ultimo periodo, e
verificata lĠesistenza dei requisiti di cui al comma 3, rilascia il nulla
osta ovvero un provvedimento di diniego dello stesso. Il rilascio del visto
nei confronti del familiare per il quale e' stato rilasciato il predetto
nulla osta subordinato all'effettivo accertamento dell'autenticita', da
parte dell'autorita' consolare italiana, della documantazione comprovante i
presupposti di parentela, coniugio, minore et o lo stato di salute. |
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8.
Trascorsi novanta giorni dalla richiesta del nulla osta, lĠinteressato pu
ottenere il visto di ingresso
direttamente dalle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane, dietro
esibizione della copia degli atti contrassegnata dallo sportello unico per lĠimmigrazione,
da cui risulti la data di presentazione della domanda e della relativa
documentazione. |
8.
Trascorsi centottanta[29] giorni dalla richiesta del nulla osta,
lĠinteressato puo' ottenere il
visto di ingresso direttamente dalle rappresentanze diplomatiche e consolari
italiane, dietro esibizione della copia degli atti contrassegnata dallo
sportello unico per lĠimmigrazione, da cui risulti la data di presentazione
della domanda e della relativa documentazione. |
9.
La richiesta di ricongiungimento familiare respinta se accertato che il
matrimonio o lĠadozione hanno avuto luogo allo scopo esclusivo di consentire
allĠinteressato di entrare o soggiornare nel territorio dello Stato. |
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10.
Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano: |
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a)
quando il soggiornante chiede il riconoscimento dello status di rifugiato e
la sua domanda non ancora stata oggetto di una decisione definitiva; |
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b)
agli stranieri destinatari delle misure di protezione temporanea, disposte ai
sensi del decreto legislativo 7 aprie 2003, n.85 ovvero delle misure di cui
allĠarticolo 20; |
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c)
nelle ipotesi di cui allĠarticolo 5, comma 6. |
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Art.
29-bis |
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Ricongiungimento
familiare dei rifugiati |
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1.
Lo straniero al quale stato riconosciuto lo status di rifugiato pu
richiedere il ricongiungimento familiare per le medesime categorie di
familiari e con la stessa procedura di cui allĠarticolo 29. Non si applicano,
in tal caso, le disposizioni di cui allĠarticolo 29, comma 3. |
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2.
Qualora un rifugiato non possa fornire documenti ufficiali che provino i suoi
vincoli familiari, in ragione del suo status, ovvero della mancanza di
unĠautorit riconosciuta o della presunta inaffidabilit dei documenti
rilasciati dallĠautorit locale, rilevata anche in sede di cooperazione
consolare Schengen locale, ai sensi della decisione del Consiglio europeo del
22 dicembre 2003, le rappresentanze diplomatiche o consolari provvedono al
rilascio di certificazioni, ai sensi dellĠarticolo 49 del decreto del
Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n.200, sulla base delle verifiche
ritenute necessarie, effettuate a spese degli interessati. Pu essere fatto
ricorso, altres ad altri mezzi atti a provare lĠesistenza del vincolo
familiare, tra cui elementi tratti da documenti rilasciati dagli organismi
internazionali ritenuti idonei dal Ministero degli affari esteri. Il rigetto
della domanda non pu essere motivato unicamente dallĠassenza di documenti
probatori |
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3.
Se il rifugiato un minore non accompagnato, consentito lĠingresso ed il
soggiorno, ai fini del ricongiungimento, degli ascendenti diretti di primo
grado. |
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Art.30 |
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(Permesso
di soggiorno per motivi familiari) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 28) |
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1.
Fatti salvi i casi di rilascio o di rinnovo della carta di soggiorno, il
permesso di soggiorno per motivi familiari rilasciato: |
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a) allo straniero che ha fatto ingresso in
Italia con visto di ingresso per ricongiungimento familiare, ovvero con visto
di ingresso al seguito del proprio familiare nei casi previsti dallĠarticolo
29, ovvero con visto di ingresso per ricongiungimento al figlio minore; |
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b)
agli stranieri regolarmente
soggiornanti ad altro titolo da almeno un anno che abbiano contratto
matrimonio nel territorio dello Stato con cittadini italiani o di uno Stato
membro dellĠUnione europea, ovvero con cittadini stranieri regolarmente
soggiornanti; |
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c)
al familiare straniero regolarmente
soggiornante, in possesso dei requisiti per il ricongiungimento con il
cittadino italiano o di uno Stato membro dellĠUnione europea residenti in
Italia, ovvero con straniero regolarmente soggiornante in Italia. In tal caso
il permesso del familiare convertito in permesso di soggiorno per motivi
familiari. La conversione pu essere richiesta entro un anno dalla data di
scadenza del titolo di soggiorno originariamente posseduto dal familiare.
Qualora detto cittadino sia un rifugiato si prescinde dal possesso di un
valido permesso di soggiorno da parte del familiare; |
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d) al genitore straniero, anche naturale, di minore
italiano residente in Italia. In tal caso il permesso di soggiorno per motivi
familiari rilasciato anche a prescindere dal possesso di un valido titolo
di soggiorno, a condizione che il genitore richiedente non sia stato privato
della potest genitoriale secondo la legge italiana. |
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1-bis. Il permesso di soggiorno nei casi di cui al comma 1, lettera b),
immediatamente revocato qualora sia accertato che al matrimonio non
seguita lĠeffettiva convivenza salvo che dal matrimonio sia nata prole. La richiesta di rilascio o di rinnovo del permesso
di soggiorno dello straniero di cui al comma 1, lettera a), e' rigettata e il
permesso di soggiorno e' revocato se e' accertato che il matrimonio o
l'adozione hanno avuto luogo allo scopo esclusivo di permettere
all'interessato di soggiornare nel territorio dello Stato. |
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2.
Il permesso di soggiorno per motivi familiari consente l'accesso ai servizi
assistenziali, l'iscrizione a corsi di studio o di formazione professionale,
l'iscrizione nelle liste di collocamento, lo svolgimento di lavoro
subordinato o autonomo, fermi i requisiti minimi di et per lo svolgimento di
attivit di lavoro. |
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3.
Il permesso di soggiorno per motivi familiari ha la stessa durata del
permesso di soggiorno del familiare straniero in possesso dei requisiti per
il ricongiungimento ai sensi dellĠarticolo 29 ed rinnovabile insieme con
questĠultimo. |
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4.
(...) |
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5.
In caso di morte del familiare in possesso dei
requisiti per il ricongiungimento e in caso di separazione legale o di
scioglimento del matrimonio o, per il figlio che non possa ottenere la carta
di soggiorno, al compimento del diciottesimo anno di et, il permesso di
soggiorno pu essere convertito in permesso per lavoro subordinato, per lavoro autonomo o per studio, fermi i
requisiti minimi di et per lo svolgimento di attivit di lavoro. |
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6.
Contro il diniego del nulla osta al ricongiungimento familiare e del permesso
di soggiorno per motivi familiari, nonch contro gli altri provvedimenti
dell'autorit amministrativa in materia di diritto all'unit familiare,
l'interessato pu presentare ricorso al tribunale in composizione monocratica
del luogo in cui risiede, il quale provvede, sentito lĠinteressato, nei modi
di cui agli articoli 737 e seguenti del codice di procedura civile. Il
decreto che accoglie il ricorso pu disporre il rilascio del visto anche in
assenza del nulla osta. Gli atti del procedimento sono esenti da imposta di
bollo e di registro e da ogni altra tassa. LĠonere derivante
dallĠapplicazione del presente comma valutato in lire 150 milioni annui a
decorrere dallĠanno 1998. |
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Art.
31 |
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(Disposizioni
a favore dei minori) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 29) |
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1.
Il figlio minore dello straniero con questi convivente e regolarmente
soggiornante iscritto nel permesso di soggiorno o nella carta di soggiorno
di uno o di entrambi i genitori fino al compimento del quattordicesimo anno
di et e segue la condizione giuridica del genitore con il quale convive,
ovvero la pi favorevole tra quelle dei genitori con cui convive. Fino al
medesimo limite di et il minore che risulta affidato ai sensi dellĠarticolo
4 della legge 4 maggio 1983, n. 184,
iscritto nel permesso di soggiorno o nella carta di soggiorno dello
straniero al quale affidato e segue la condizione giuridica di
questĠultimo, se pi favorevole. LĠassenza occasionale e temporanea dal
territorio dello Stato non esclude il requisito della convivenza e il rinnovo
dellĠiscrizione. |
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2.
Al compimento del quattordicesimo anno di et al minore iscritto nel permesso
di soggiorno o nella carta di soggiorno del genitore ovvero dello straniero
affidatario rilasciato un permesso di soggiorno per motivi familiari valido
fino al compimento della maggiore et, ovvero una carta di soggiorno. |
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3.
Il Tribunale per i minorenni, per gravi motivi connessi con lo sviluppo
psicofisico e tenuto conto dell'et e delle condizioni di salute del minore
che si trova nel territorio italiano, pu autorizzare l'ingresso o la
permanenza del familiare, per un periodo di tempo determinato, anche in deroga alle altre
disposizioni del presente testo unico. LĠautorizzazione revocata quando
vengono a cessare i gravi motivi che ne giustificavano il rilascio o per
attivit del familiare incompatibili con le esigenze del minore o con la
permanenza in Italia. I provvedimenti sono comunicati alla rappresentanza
diplomatica o consolare e al questore per gli adempimenti di rispettiva
competenza. |
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4.
Qualora ai sensi del presente testo unico debba essere disposta l'espulsione
di un minore straniero il provvedimento adottato, su richiesta del
questore, dal Tribunale per i minorenni. |
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Art.
32 |
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(Disposizioni
concernenti minori affidati |
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al
compimento della maggiore et) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 30) |
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1.
Al compimento della maggiore et, allo straniero nei cui confronti sono state
applicate le disposizioni di cui allĠarticolo 31, commi 1 e 2, e ai minori
comunque affidati ai sensi dellĠarticolo 2 della legge 4 maggio 1983, n. 184,
pu essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivi di studio, di
accesso al lavoro, di lavoro subordinato o autonomo, per esigenze sanitarie o
di cura. Il permesso di soggiorno per accesso al lavoro prescinde dal
possesso dei requisiti di cui allĠarticolo 23. |
|
1-bis. Il permesso di soggiorno di cui al comma 1 pu essere
rilasciato per motivi di studio, di accesso al lavoro ovvero di lavoro
subordinato o autonomo, al compimento della maggiore et, semprech non sia
intervenuta una decisione del Comitato per i minori stranieri di cui
allĠarticolo 33, ai minori stranieri non accompagnati che siano stati ammessi
per un periodo non inferiore a due anni in un progetto di integrazione
sociale e civile gestito da un ente pubblico o privato che abbia
rappresentanza nazionale e che comunque sia iscritto nel registro istituito
presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ai sensi dellĠarticolo 52 del
decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394. |
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1-ter. LĠente gestore dei progetti deve garantire e provare con
idonea documentazione, al momento del compimento della maggiore et del
minore straniero di cui al comma 1-bis, che lĠinteressato si trova sul
territorio nazionale da non meno di tre anni, che ha seguito il progetto per
non meno di due anni, ha la disponibilit di un alloggio e frequenta corsi di
studio ovvero svolge attivit lavorativa retribuita nelle forme e con le
modalit previste dalla legge italiana, ovvero in possesso di contratto di
lavoro anche se non ancora iniziato. |
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1-quater. Il numero dei permessi di soggiorno rilasciati ai
sensi del presente articolo portato in detrazione dalle quote di ingresso
definite annualmente nei decreti di cui allĠarticolo 3, comma 4. |
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Art. 33 |
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(Comitato
per i minori stranieri ) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 31) |
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1.
Al fine di vigilare sulle modalit di soggiorno dei minori stranieri
temporaneamente ammessi sul territorio dello Stato e di coordinare le
attivit delle amministrazioni interessate istituito, senza ulteriori oneri
a carico del bilancio dello Stato, un Comitato presso la Presidenza del
Consiglio dei ministri composto da rappresentanti dei Ministeri degli affari
esteri, dell'interno e di grazia
e giustizia, del Dipartimento per gli affari sociali della Presidenza del
Consiglio dei ministri, nonch da due rappresentanti dellĠAssociazione
nazionale dei comuni italiani (ANCI), da un rappresentante dellĠUnione
province dĠItalia (UPI) e da due rappresentanti di organizzazioni
maggiormente rappresentative operanti nel settore dei problemi della
famiglia. |
|
2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o del
Ministro da lui delegato, sentiti i Ministri degli affari esteri,
dell'interno e di grazia e giustizia, sono definiti i compiti del Comitato di
cui al comma 1, concernenti la tutela dei diritti dei minori stranieri in
conformita' alle previsioni della Convenzione sui diritti del fanciullo del
20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio
1991, n. 176. In particolare sono stabilite: a) le regole e le modalita'
per l'ingresso ed il soggiorno nel territorio dello Stato dei minori
stranieri (É)in eta' superiore a sei anni, che entrano in Italia nell'ambito
di programmi solidaristici di accoglienza temporanea promossi da enti,
associazioni o famiglie italiane, nonche' per l'affidamento temporaneo e per
il rimpatrio dei medesimi; b)
le modalita' di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati presenti
nel territorio dello Stato, nell'ambito delle attivita' dei servizi sociali
degli enti locali e i compiti di impulso e di raccordo del Comitato di cui al
comma 1 con le amministrazioni interessate ai fini dell'accoglienza, del
rimpatrio assistito e del ricongiungimento del minore con la sua famiglia nel
Paese d'origine o in un Paese terzo. |
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2-bis.
Il provvedimento di rimpatrio del minore straniero non accompagnato per le
finalita' di cui al comma 2, e' adottato dal Comitato di cui al comma 1. Nel
caso risulti instaurato nei confronti dello stesso minore un procedimento
giurisdizionale, l'autorita' giudiziaria rilascia il nulla osta, salvo che
sussistano inderogabili esigenze processuali. |
|
3.
Il Comitato si avvale, per lĠespletamento delle attivit di competenza, del
personale e dei mezzi in dotazione al Dipartimento degli affari sociali della
Presidenza del Consiglio dei Ministri ed ha sede presso il Dipartimento
medesimo. |
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TITOLO
V |
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DISPOSIZIONI
IN MATERIA SANITARIA, NONCHEĠ DI ISTRUZIONE, ALLOGGIO, PARTECIPAZIONE ALLA
VITA PUBBLICA E INTEGRAZIONE SOCIALE. |
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CAPO
I |
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DISPOSIZIONI
IN MATERIA SANITARIA |
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Art.
34 |
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(Assistenza
per gli stranieri |
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iscritti
al Servizio sanitario nazionale) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 32) |
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1.
Hanno lĠobbligo di iscrizione al servizio sanitario nazionale e hanno parit
di trattamento e piena uguaglianza di diritti e doveri rispetto ai cittadini
italiani per quanto attiene allĠobbligo contributivo, allĠassistenza erogata
in Italia dal servizio sanitario nazionale e alla sua validit
temporale : |
|
a) gli stranieri regolarmente soggiornanti che abbiano
in corso regolari attivit di lavoro subordinato o di lavoro autonomo o
siano iscritti nelle liste di collocamento; |
|
b) gli stranieri regolarmente soggiornanti o che
abbiano chiesto il rinnovo del titolo di soggiorno, per lavoro subordinato,
per lavoro autonomo, per motivi familiari, per asilo politico, per asilo
umanitario, per richiesta di asilo, per attesa adozione, per affidamento, per
acquisto della cittadinanza. |
|
2.
LĠassistenza sanitaria spetta altres ai familiari a carico regolarmente soggiornanti.
Nelle more dellĠiscrizione al servizio sanitario nazionale ai minori figli di
stranieri iscritti al servizio sanitario nazionale assicurato fin dalla
nascita il medesimo trattamento dei minori iscritti. |
|
3.
Lo straniero regolarmente soggiornante, non rientrante tra le categorie
indicate nei commi 1 e 2 tenuto ad assicurarsi contro il rischio di
malattie, infortunio e maternit mediante stipula di apposita polizza
assicurativa con un istituto assicurativo italiano o straniero, valida sul territorio
nazionale, ovvero mediante iscrizione al servizio sanitario nazionale valida
anche per i familiari a carico. Per lĠiscrizione al servizio sanitario
nazionale deve essere corrisposto a titolo di partecipazione alle spese un
contributo annuale, di importo percentuale pari a quello previsto per i
cittadini italiani, sul reddito complessivo conseguito nellĠanno precedente
in Italia e allĠestero. L'ammontare del contributo determinato con decreto
del Ministro della sanit di concerto con il Ministro del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica e non pu essere inferiore al
contributo minimo previsto dalle norme vigenti. |
|
4.
LĠiscrizione volontaria al servizio sanitario nazionale pu essere altres
richiesta: |
|
a) dagli stranieri soggiornanti in Italia
titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio ; |
|
b) dagli stranieri regolarmente soggiornanti
collocati alla pari, ai sensi dellĠaccordo europeo sul collocamento alla
pari, adottato a Strasburgo il 24 novembre 1969, ratificato e reso esecutivo ai sensi della legge 18 maggio
1973 n. 304. |
|
5.
I soggetti di cui al comma 4 sono tenuti a corrispondere per lĠiscrizione al
servizio sanitario nazionale, a titolo di partecipazione alla spesa, un
contributo annuale forfettario
negli importi e secondo
le modalit previsti dal decreto di cui al comma 3. |
|
6.
Il contributo per gli stranieri indicati al comma 4, lettere a) e b) non
valido per i familiari a carico. |
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7.
Lo straniero assicurato al servizio sanitario nazionale iscritto nella azienda
sanitaria locale del comune in cui dimora secondo le modalit previste dal
regolamento di attuazione. |
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Art.
35 |
|
(Assistenza
sanitaria per gli stranieri |
|
non
iscritti al Servizio sanitario nazionale) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 33) |
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|
1.
Per le prestazioni sanitarie erogate ai cittadini stranieri non iscritti al servizio sanitario nazionale
devono essere corrisposte, dai soggetti tenuti al pagamento di tali
prestazioni, le tariffe determinate dalle regioni e province autonome ai
sensi dellĠarticolo 8, commi 5 e 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992,
n. 502, e successive modificazioni. |
|
2.
Restano salve le norme che disciplinano lĠassistenza sanitaria ai cittadini
stranieri in Italia in base a trattati
e accordi internazionali bilaterali o multilaterali di reciprocit
sottoscritti dallĠItalia. |
|
3.
Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con
le norme relative allĠingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere
urgenti o comunque essenziali, ancorch continuative, per malattia ed
infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia
della salute individuale e collettiva. Sono, in particolare garantiti: |
|
a) la tutela sociale della gravidanza e della
maternit, a parit di trattamento con le cittadine italiane, ai sensi delle
leggi 29 luglio 1975, n. 405, e
22 maggio 1978, n. 194, e del decreto del Ministro della sanit 6 marzo 1995,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 1995, a parit di
trattamento con i cittadini italiani ; |
|
b) la tutela della salute del minore in
esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989,
ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176; |
|
c) le vaccinazioni secondo la normativa e
nellĠambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati
dalle regioni; |
|
d) gli interventi di profilassi internazionale; |
|
e) la profilassi, la diagnosi e la cura delle
malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai. |
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4.
Le prestazioni di cui al comma 3 sono erogate senza oneri a carico dei
richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le
quote di partecipazione alla spesa a parit con i cittadini italiani. |
|
5.
L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con
le norme sul soggiorno non pu comportare alcun tipo di segnalazione
all'autorit, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parit di
condizioni con il cittadino italiano. |
|
6.
Fermo restando il finanziamento delle prestazioni ospedaliere urgenti o
comunque essenziali a carico del Ministero dellĠinterno, agli oneri recati
dalle rimanenti prestazioni contemplate nel comma 3, nei confronti degli
stranieri privi di risorse economiche sufficienti, si provvede nell'ambito
delle disponibilit del Fondo sanitario nazionale, con corrispondente
riduzione dei programmi riferiti agli interventi di emergenza. |
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Art.
36 |
|
(Ingresso
e soggiorno per cure mediche) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 34) |
|
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1.
Lo straniero che intende ricevere cure mediche in Italia e lĠeventuale
accompagnatore possono ottenere uno specifico visto di ingresso ed il
relativo permesso di soggiorno. A tale fine gli interessati devono presentare
una dichiarazione della struttura sanitaria italiana prescelta che indichi il
tipo di cura, la data di inizio della stessa e la durata presunta del
trattamento terapeutico, devono attestare lĠavvenuto deposito di una somma a
titolo cauzionale, tenendo conto del costo presumibile delle prestazioni
sanitarie richieste, secondo modalit stabilite dal regolamento di
attuazione, nonch documentare la disponibilit in Italia di vitto e alloggio
per lĠaccompagnatore e per il periodo di convalescenza dellĠinteressato. La
domanda di rilascio del visto o di rilascio o rinnovo del permesso pu anche
essere presentata da un familiare o da chiunque altro vi abbia interesse. |
|
2.
Il trasferimento per cure in Italia con rilascio di permesso di soggiorno per
cure mediche altres consentito nellĠambito di programmi umanitari definiti
ai sensi dellĠarticolo 12, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 502, come modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 1993,
n. 517, previa autorizzazione del Ministero della sanit dĠintesa con il
Ministero degli affari esteri. Le aziende sanitarie locali e le aziende
ospedaliere, tramite le regioni, sono rimborsate delle spese sostenute che
fanno carico al fondo sanitario nazionale. |
|
3.
Il permesso di soggiorno per cure mediche ha una durata pari alla durata
presunta del trattamento terapeutico ed rinnovabile finch durano le
necessit terapeutiche documentate. |
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4.
Sono fatte salve le disposizioni in materia di profilassi internazionale. |
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CAPO
II |
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DISPOSIZIONI
IN MATERIA DI ISTRUZIONE |
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E
DIRITTO ALLO STUDIO E PROFESSIONE |
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Art.
37 |
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(Attivit
professionali) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 35) |
|
|
|
1.
Agli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, in possesso dei titoli
professionali legalmente riconosciuti in Italia abilitanti all'esercizio
delle professioni, consentita,
in deroga alle disposizioni che prevedono il requisito della cittadinanza
italiana, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge,
l'iscrizione agli Ordini o Collegi professionali o, nel caso di professioni
sprovviste di albi, l'iscrizione in elenchi speciali da istituire presso i
Ministeri competenti, secondo quanto previsto dal regolamento di attuazione.
L'iscrizione ai predetti albi o elenchi condizione necessaria per
l'esercizio delle professioni anche con rapporto di lavoro subordinato. Non
possono usufruire della deroga gli stranieri che sono stati ammessi in
soprannumero ai corsi di diploma, di laurea o di specializzazione, salvo
autorizzazione del Governo dello Stato di appartenenza. |
|
2.
Le modalit, le condizioni ed i limiti temporali per l'autorizzazione
all'esercizio delle professioni
e per il riconoscimento dei relativi titoli abilitanti non ancora
riconosciuti in Italia sono stabiliti con il regolamento di attuazione. Le
disposizioni per il riconoscimento dei titoli saranno definite dai Ministri
competenti, di concerto con il Ministro dellĠuniversit e della ricerca
scientifica e tecnologica, sentiti gli Ordini professionali e le associazioni
di categoria interessate. |
|
3.
Gli stranieri di cui al comma 1, a decorrere dalla scadenza del termine ivi
previsto, possono iscriversi agli Ordini, Collegi ed elenchi speciali
nell'ambito delle quote definite a norma dell'articolo 3, comma 4, e secondo
percentuali massime di impiego definite in conformit ai criteri stabiliti
dal regolamento di attuazione. |
|
4.
In caso di lavoro subordinato, garantita la parit di trattamento
retributivo e previdenziale con i cittadini italiani. |
|
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Art.
38 |
|
(Istruzione
degli stranieri. Educazione interculturale) |
|
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 36) |
|
legge
30 dicembre 1986, n. 943, art.9, commi 4 e 5) |
|
|
|
1.
I minori stranieri presenti sul territorio sono soggetti allĠobbligo
scolastico; ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di
diritto allĠistruzione, di accesso ai servizi educativi, di partecipazione
alla vita della comunit scolastica. |
|
2.
LĠeffettivit del diritto allo studio garantita dallo Stato, dalle Regioni
e dagli enti locali anche mediante lĠattivazione di appositi corsi ed
iniziative per lĠapprendimento della lingua italiana. |
|
3.
La comunit scolastica accoglie le differenze linguistiche e culturali come
valore da porre a fondamento del rispetto reciproco, dello scambio tra le
culture e della tolleranza; a tale fine promuove e favorisce iniziative volte
alla accoglienza, alla tutela della cultura e della lingua dĠorigine e alla
realizzazione di attivit interculturali comuni. |
|
4.
Le iniziative e le attivit di cui al comma 3 sono realizzate sulla base di
una rilevazione dei bisogni locali e di una programmazione territoriale
integrata, anche in convenzione con le associazioni degli stranieri, con le rappresentanze diplomatiche o
consolari dei Paesi di appartenenza e con le organizzazioni di volontariato. |
|
5.
Le istituzioni scolastiche, nel quadro di una programmazione territoriale
degli interventi, anche sulla base di convenzioni con le Regioni e gli enti
locali, promuovono: |
|
a) lĠaccoglienza degli stranieri adulti
regolarmente soggiornanti mediante lĠattivazione di corsi di alfabetizzazione
nelle scuole elementari e medie ; |
|
b) la realizzazione di unĠofferta culturale
valida per gli stranieri adulti regolarmente soggiornanti che intendano
conseguire il titolo di studio della scuola dellĠobbligo ; |
|
c) la predisposizione di percorsi integrativi
degli studi sostenuti nel paese di provenienza al fine del conseguimento del
titolo dellĠobbligo o del diploma di scuola secondaria superiore ; |
|
d) la realizzazione ed attuazione di corsi di
lingua italiana ; |
|
e) la realizzazione di corsi di formazione anche
nel quadro di accordi di collaborazione internazionale in vigore per
lĠItalia. |
|
6. Le regioni, anche attraverso altri
enti locali, promuovono programmi culturali per i diversi gruppi nazionali,
anche mediante corsi effettuati presso le scuole superiori o istituti
universitari. Analogamente a quanto disposto per i figli dei lavoratori
comunitari e per i figli degli emigrati italiani che tornano in Italia, sono
attuati specifici insegnamenti integrativi, nella lingua e cultura di
origine. |
|
7.
Con regolamento adottato ai sensi dellĠarticolo 17, comma 1, della legge 23
agosto 1988, n. 400, sono dettate le disposizioni di attuazione del presente
capo, con specifica indicazione: |
|
a) delle modalit di realizzazione di specifici
progetti nazionali e locali, con particolare riferimento allĠattivazione di
corsi intensivi di lingua italiana nonch dei corsi di formazione ed aggiornamento
del personale ispettivo, direttivo e docente delle scuole di ogni ordine e
grado e dei criteri per lĠadattamento dei programmi di insegnamento; |
|
b) dei criteri per il riconoscimento dei titoli
di studio e degli studi effettuati nei paesi di provenienza ai fini
dellĠinserimento scolastico , nonch dei criteri e delle modalit di
comunicazione con le famiglie degli alunni stranieri, anche con lĠausilio di
mediatori culturali qualificati; |
|
c) dei criteri per lĠiscrizione e l'inserimento
nelle classi degli stranieri provenienti dall'estero, per la ripartizione
degli alunni stranieri nelle classi e per l'attivazione di specifiche
attivit di sostegno linguistico; |
|
d) dei criteri per la stipula delle convenzioni
di cui ai commi 4 e 5. |
|
|
|
|
|
Art.
39 |
|
(Accesso
ai corsi delle universit) |
|
|
|
(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 37) |
|
|
|
1.
In materia di accesso allĠistruzione universitaria e di relativi interventi
per il diritto allo studio assicurata la parit di trattamento tra lo
straniero e il cittadino italiano, nei limiti e con le modalit di cui al
presente articolo. |
|
2.
Le universit, nella loro autonomia e nei limiti delle loro disponibilit
finanziarie, assumono iniziative volte al conseguimento degli obiettivi del
documento programmatico di cui allĠarticolo 3, promuovendo lĠaccesso degli
stranieri ai corsi universitari di cui allĠarticolo 1 della legge 19 novembre
1990, n. 341, tenendo conto degli orientamenti comunitari in materia, in particolare riguardo
allĠinserimento di una quota di studenti universitari stranieri, stipulando apposite intese con gli
atenei stranieri per la mobilit studentesca, nonch organizzando attivit di
orientamento e di accoglienza. |
|
3.
Con il regolamento di attuazione sono disciplinati : |
|
a)
gli adempimenti richiesti agli
stranieri per il conseguimento del visto di ingresso e del permesso di
soggiorno per motivi di studio anche con riferimento alle modalit di
prestazione di garanzia di copertura economica da parte di enti o cittadini
italiani o stranieri regolarmente soggiornanti nel territorio dello Stato in
luogo della dimostrazione di disponibilit di mezzi sufficienti di
sostentamento da parte dello studente straniero; |
|
b) la rinnovabilita' del permesso di soggiorno per motivi di
studio, anche ai fini della prosecuzione del corso di studi con l'iscrizione
ad un corso di laurea diverso da quello per il quale lo straniero ha fatto
ingresso, previa autorizzazione dell'universita', e l'esercizio di attivita'
di lavoro subordinato o autonomo da parte dello straniero titolare di tale
permesso; |
|
c)
lĠerogazione di borse di studio,
sussidi e premi agli studenti stranieri, anche a partire da anni di corso
successivi al primo, in coordinamento
con la concessione delle provvidenze previste dalla normativa vigente
in materia di diritto allo studio universitario e senza obbligo di
reciprocit; |
|
d) i criteri per la valutazione della
condizione economica dello straniero ai fini dellĠuniformit di trattamento
in ordine alla concessione delle provvidenze di cui alla lettera c); |
|
e) la realizzazione di corsi di lingua italiana
per gli stranieri che intendono accedere allĠistruzione universitaria in
Italia; |
|
f) il riconoscimento dei titoli di studio
conseguiti allĠestero. |
|
4.
In base alle norme previste dal presente articolo e dal regolamento di
attuazione, sulla base delle disponibilit comunicate dalle universit,
disciplinato annualmente, con decreto del Ministro degli affari esteri, di
concerto con il Ministro dellĠuniversit e della ricerca scientifica e tecnologica
e con il Ministro dellĠinterno, il numero massimo dei visti di ingresso e dei permessi di soggiorno per
lĠaccesso allĠistruzione universitaria degli studenti stranieri residenti
allĠestero. Lo schema di decreto trasmesso al Parlamento per lĠacquisizione
del parere delle Commissioni competenti per materia che si esprimono entro i
successivi trenta giorni. |
|
4-bis. Nel rispetto degli accordi internazionali ed europei cui
l'Italia aderisce, lo straniero in possesso di un titolo di soggiorno per studio
rilasciato da uno Stato appartenente all'Unione europea, in quanto iscritto
ad un corso universitario o ad un istituto di insegnamento superiore, puo'
fare ingresso in Italia per soggiorni superiori a tre mesi senza necessita'
del visto per proseguire gli studi gia' iniziati nell'altro Stato o per
integrarli con un programma di studi ad esso connessi, purche' abbia i
requisiti richiesti per il soggiorno ai sensi del presente testo unico e
qualora congiuntamente: |
|
a) partecipi ad un programma di scambio comunitario o bilaterale
con lo Stato di origine ovvero sia stato autorizzato a soggiornare per motivi
di studio in uno Stato appartenente all'Unione europea per almeno due anni; |
|
b) corredi la richiesta di soggiorno con una documentazione,
proveniente dalle autorita' accademiche del Paese dell'Unione nel quale ha
svolto il corso di studi, che attesti che il nuovo programma di studi da
svolgere in Italia e' effettivamente complementare al programma di studi gia'
svolto. |
|
4-ter. Le condizioni di cui al comma 4-bis, lettera a) non sono
richieste qualora il programma di studi dello straniero preveda
obbligatoriamente che una parte di esso si svolga in Italia. |
|
5.
é comunque consentito lĠaccesso ai corsi
universitari e alle scuole di specializzazione delle universitaĠ, a parit di condizioni con gli studenti italiani, agli
stranieri titolari di carta di soggiorno, ovvero di permesso di soggiorno per
lavoro subordinato o per lavoro autonomo, per motivi familiari, per asilo
politico, per asilo umanitario, o per motivi religiosi, ovvero agli stranieri
regolarmente soggiornanti da almeno un anno in possesso di titolo di studio
superiore conseguito in Italia, nonch agli stranieri, ovunque residenti, che
sono titolari dei diplomi finali delle scuole italiane allĠestero o delle
scuole straniere o internazionali, funzionanti in Italia o allĠestero,
oggetto di intese bilaterali o di normative speciali per il riconoscimento
dei titoli di studio e soddisfino le condizioni generali richieste per
lĠingresso per studio. |
|
|
|
|
|
Art. 39-bis |
|
(Soggiorno di studenti, scambio di alunni, tirocinio
professionale) |
|
|
|
1. E' consentito l'ingresso e il soggiorno per motivi di studio,
secondo le modalita' stabilite nel regolamento di attuazione, dei cittadini
stranieri: |
|
a) maggiori di eta' ammessi a frequentare corsi di studio negli
istituti di istruzione secondaria superiore e corsi di istruzione e
formazione tecnica superiore; |
|
b) ammessi a frequentare corsi di formazione professionale e
tirocini formativi nell'ambito del contingente annuale stabilito con decreto
del Ministro della solidarieta' sociale, di concerto con i Ministri
dell'interno e degli affari esteri, sentita la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano,
di cui al decreto legislativo 29 agosto 1997, n. 281; |
|
c) minori di eta' non inferiore a quindici anni in presenza di
adeguate forme di tutela; |
|
d) minori di eta' non inferiore a quattordici anni che
partecipano a programmi di scambio o di iniziative culturali approvati dal
Ministero degli affari esteri, dal Ministero della pubblica istruzione, dal
Ministero dell'universita' e della ricerca o dal Ministero per i beni e le
attivita' culturali per la frequenza di corsi di studio presso istituti e scuole
secondarie nazionali statali o paritarie o presso istituzioni accademiche. |
|
|
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CAPO
III |
|
|
|
DISPOSIZIONI
IN MATERIA DI ALLOGGIO E |
|
ASSISTENZA
SOCIALE |
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|
Art.
40 |
|
(Centri
di accoglienza. Accesso allĠabitazione) |
|
|
|
(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 38) |
|
|
|
1.
Le regioni, in collaborazione con le province e con i comuni e con le
associazioni e le organizzazioni di volontariato predispongono centri di
accoglienza destinati ad ospitare, anche in strutture ospitanti cittadini
italiani o cittadini di altri Paesi dellĠUnione europea, stranieri
regolarmente soggiornanti per motivi diversi dal turismo, che siano
temporaneamente impossibilitati a provvedere autonomamente alle proprie
esigenze alloggiative e di sussistenza. (É) |
|
1-bis. LĠaccesso
alle misure di integrazione sociale riservato agli stranieri non
appartenenti a Paesi dellĠUnione europea che dimostrino di essere in regola
con le norme che disciplinano il soggiorno in Italia ai sensi del presente
testo unico e delle leggi e regolamenti vigenti in materia. |
|
2.
I centri di accoglienza sono finalizzati a rendere autosufficienti gli
stranieri ivi ospitati nel pi breve tempo possibile. I centri di accoglienza provvedono,
ove possibile, ai servizi sociali e culturali idonei a favorire lĠautonomia e
lĠinserimento sociale degli ospiti. Ogni regione determina i requisiti
gestionali e strutturali dei centri e consente convenzioni con enti privati e
finanziamenti. |
|
3.
Per centri di accoglienza si intendono le strutture alloggiative che, anche
gratuitamente, provvedono alle immediate esigenze alloggiative ed alimentari,
nonch, ove possibile, allĠofferta di occasioni di apprendimento della lingua
italiana, di formazione professionale, di scambi culturali con la popolazione
italiana, e allĠassistenza socio-sanitaria degli stranieri impossibilitati a
provvedervi autonomamente per il tempo strettamente necessario al
raggiungimento dellĠautonomia personale per le esigenze di vitto e alloggio
nel territorio in cui vive lo straniero. |
|
4.
Lo straniero regolarmente soggiornante pu accedere ad alloggi sociali,
collettivi o privati, predisposti secondo i criteri previsti dalle leggi
regionali, dai comuni di maggiore insediamento degli stranieri o da
associazioni, fondazioni o organizzazioni di volontariato ovvero da altri
enti pubblici o privati, nellĠambito di strutture alloggiative,
prevalentemente organizzate in forma di pensionato, aperte ad italiani e
stranieri, finalizzate ad offrire una sistemazione alloggiativa dignitosa a
pagamento, secondo quote calmierate,
nellĠattesa del reperimento di un alloggio ordinario in via
definitiva. |
|
5.
(...) |
|
6.
Gli stranieri titolari di carta di soggiorno e gli
stranieri regolarmente soggiornanti in possesso di permesso di soggiorno
almeno biennale e che esercitano una regolare attivit di lavoro subordinato
o di lavoro autonomo hanno diritto di accedere, in condizioni di parit con i
cittadini italiani, agli alloggi di edilizia residenziale pubblica e ai
servizi di intermediazione delle agenzie sociali eventualmente predisposte da
ogni regione o dagli enti locali per agevolare lĠaccesso alle locazioni
abitative e al credito agevolato in materia di edilizia, recupero, acquisto e
locazione della prima casa di abitazione. |
|
|
|
|
|
|
|
Art.
41 |
|
(Assistenza
sociale) |
|
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|
(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 39) |
|
|
|
1. Gli stranieri titolari della carta di
soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore ad un anno,
nonch i minori iscritti nella loro carta di soggiorno o nel loro permesso di
soggiorno, sono equiparati ai cittadini italiani ai fini della fruizione
delle provvidenze e delle prestazioni, anche economiche, di assistenza
sociale, incluse quelle previste per coloro che sono affetti da morbo di
Hansen o da tubercolosi, per i sordomuti, per i ciechi civili, per gli
invalidi civili e per gli indigenti.[30] |
|
|
|
|
|
CAPO
IV |
|
|
|
DIPOSIZIONI
SULLĠINTEGRAZIONE SOCIALE, SULLE DISCRIMINAZIONI E ISTITUZIONE DEL FONDO PER
LE |
|
POLITICHE
MIGRATORIE |
|
|
|
Art.
42 |
|
(Misure
di integrazione sociale) |
|
|
|
(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 40; |
|
legge
30 dicembre 1986, n. 943, art.2) |
|
|
|
1.
Lo Stato, le regioni, le province e i comuni, nellĠambito delle proprie
competenze, anche in collaborazione con le associazioni di stranieri e con le
organizzazioni stabilmente operanti in loro favore, nonch in collaborazione
con le autorit o con enti pubblici e privati dei Paesi di origine,
favoriscono: |
|
a) le attivit intraprese in favore degli
stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, anche al fine di effettuare
corsi della lingua e della cultura di origine, dalle scuole e dalle
istituzioni culturali straniere legalmente funzionanti nella Repubblica ai
sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 389, e
successive modificazioni ed integrazioni; |
|
b) la diffusione di ogni informazione utile
al positivo inserimento degli
stranieri nella societ italiana in particolare riguardante i loro
diritti e i loro doveri, le
diverse opportunit di integrazione e crescita personale e comunitaria
offerte dalle amministrazioni pubbliche e dallĠassociazionismo, nonch alle
possibilit di un positivo reinserimento nel Paese di origine; |
|
c) la conoscenza e la valorizzazione delle
espressioni culturali, ricreative, sociali, economiche e religiose degli
stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e ogni iniziativa di
informazione sulle cause dellĠimmigrazione e di prevenzione delle
discriminazioni razziali o della
xenofobia anche attraverso la raccolta presso le biblioteche
scolastiche e universitarie, di libri, periodici e materiale audiovisivo prodotti nella lingua originale
dei Paesi di origine degli stranieri residenti in Italia o provenienti da
essi; |
|
d) la realizzazione di convenzioni con
associazioni regolarmente
iscritte nel registro di cui al comma
2 per lĠimpiego allĠinterno delle proprie strutture di stranieri, titolari di carta di
soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore a due anni, in
qualit di mediatori interculturali al fine di agevolare i rapporti tra le
singole amministrazioni e gli stranieri appartenenti ai diversi gruppi
etnici, nazionali, linguisitici e religiosi; |
|
e) lĠorganizzazione di corsi di formazione,
ispirati a criteri di convivenza in una societ multiculturale e di
prevenzione di comportamenti discriminatori, xenofobi o razzisti, destinati agli operatori degli organi
e uffici pubblici e degli enti privati che hanno rapporti abituali con
stranieri o che esercitano competenze rilevanti in materia di immigrazione. |
|
2. Per i fini indicati nel comma 1
istituito presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per gli affari sociali un
registro delle associazioni
selezionate secondo criteri e requisiti previsti nel regolamento di
attuazione. |
|
3.
Ferme restando le iniziative promosse dalle regioni e dagli enti locali, allo
scopo di individuare, con la
partecipazione dei cittadini stranieri, le iniziative idonee alla rimozione
degli ostacoli che impediscono lĠeffettivo esercizio dei diritti e dei doveri
dello straniero, istituito presso il Consiglio nazionale dellĠeconomia e
del lavoro, un organismo nazionale di coordinamento. Il Consiglio nazionale
dellĠeconomia e del lavoro, nellĠambito delle proprie attribuzioni, svolge
inoltre compiti di studio e promozione di attivit volte a favorire la
partecipazione degli stranieri alla vita pubblica e la circolazione delle informazioni sulla applicazione
della presente legge. |
|
4.
Ai fini dellĠacquisizione delle osservazioni degli enti e delle associazioni
nazionali maggiormente attivi nellĠassistenza e nellĠintegrazione degli
immigrati di cui allĠarticolo 3, comma 1, e del collegamento con i Consigli
territoriali di cui allĠart. 3, comma 6, nonch dellĠesame delle
problematiche relative alla condizione degli stranieri immigrati, istituita
presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Consulta per i problemi
degli stranieri immigrati e delle loro famiglie, presieduta dal Presidente
del Consiglio dei Ministri o da un Ministro da lui delegato. Della
Consulta sono chiamati a far
parte, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri: |
|
a) rappresentanti delle associazioni e degli enti
presenti nell'organismo di cui al comma 3 e rappresentanti delle associazioni
che svolgono attivita' particolarmente significative nel settore
dell'immigrazione in numero non inferiore a dieci; |
|
b) rappresentanti
degli stranieri extracomunitari designati dalle associazioni pi
rappresentative operanti in Italia, in numero non inferiore a sei; |
|
c) rappresentanti
designati dalle confederazioni sindacali nazionali degli stranieri, in numero
non inferiore a quattro; |
|
d) rappresentanti
designati dalle organizzazioni sindacali nazionali dei datori di lavoro dei
diversi settori economici, in numero non inferiore a tre; |
|
e) otto
esperti designati rispettivamente dai Ministeri del lavoro e della previdenza
sociale, della pubblica istruzione, dell'interno, di grazia e giustizia,
degli affari esteri, delle finanze e dai Dipartimenti della solidariet
sociale e delle pari opportunit; |
|
f) otto rappresentanti delle autonomie locali, di
cui due designati dalle regioni, uno dall'Associazione nazionale dei comuni
italiani (ANCI), uno dall'Unione delle province italiane (UPI) e quattro
dalla Conferenza unificata di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
281; |
|
g) due rappresentanti del Consiglio nazionale
dellĠeconomia e del lavoro (CNEL); |
|
g bis) esperti dei problemi dell'immigrazione in numero non superiore
a dieci. |
|
5.
Per ogni membro effettivo della Consulta nominato un supplente. |
|
6.
Resta ferma la facolt delle regioni di istituire, in analogia con quanto
disposto al comma 4, lettere a), b), c), d) e g), con competenza nelle
materie loro attribuite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato,
consulte regionali per i problemi dei lavoratori extracomunitari e delle loro
famiglie. |
|
7.
Il regolamento di attuazione stabilisce le modalit di costituzione e
funzionamento della Consulta di cui al comma 4 e dei consigli territoriali. |
|
8.
La partecipazione alle Consulte di cui ai commi 4 e 6 dei membri di cui al
presente articolo e dei supplenti gratuita, con esclusione del rimborso
delle eventuali spese di viaggio per coloro che non siano dipendenti dalla
pubblica amministrazione e non risiedano nel comune nel quale hanno sede i
predetti organi. |
|
|
|
|
|
|
|
Art.
43 |
|
(Discriminazione
per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi) |
|
|
|
(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 41) |
|
|
|
1. Ai fini del presente capo, costituisce
discriminazione ogni comportamento che, direttamente o indirettamente,
comporti una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla
razza, il colore, lĠascendenza o lĠorigine nazionale o etnica, le convinzioni
e le pratiche religiose, e che abbia lo scopo o lĠeffetto di distruggere o di
compromettere il riconoscimento, il godimento o lĠesercizio, in condizioni di
parit, dei diritti umani e delle libert fondamentali in campo politico,
economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica. |
|
2. In ogni caso compie un atto di
discriminazione: |
|
a) il pubblico ufficiale o la persona incaricata
di pubblico servizio o la persona esercente un servizio di pubblica necessit
che nellĠesercizio delle sue funzioni compia od ometta atti nei riguardi di
un cittadino straniero che, soltanto a causa della sua condizione di
straniero o di appartenente ad una determinata razza, religione, etnia o
nazionalit, lo discriminino ingiustamente; |
|
b) chiunque imponga condizioni pi svantaggiose
o si rifiuti di fornire beni o servizi offerti al pubblico ad uno straniero
soltanto a causa della sua condizione di straniero o di appartenente ad una
determinata razza, religione, etnia o nazionalit; |
|
c) chiunque illegittimamente imponga condizioni
pi svantaggiose o si rifiuti di fornire lĠaccesso allĠoccupazione,
allĠalloggio, allĠistruzione, alla formazione e ai servizi sociali e
socio-assistenziali allo straniero regolarmente soggiornante in Italia
soltanto in ragione della sua condizione di straniero o di appartenente ad
una determinata razza, religione, etnia o nazionalit; |
|
d) chiunque impedisca, mediante azioni od
omissioni, lĠesercizio di unĠattivit economica legittimamente intrapresa da
uno straniero regolarmente soggiornante in Italia, soltanto in ragione della
sua condizione di straniero o di appartenente ad una determinata razza,
confessione religiosa, etnia o nazionalit; |
|
e) il datore di lavoro o i suoi preposti i
quali, ai sensi dellĠarticolo 15 della legge 20 maggio 1970, n. 300, come
modificata e integrata dalla legge 9 dicembre 1977, n. 903, e dalla legge 11
maggio 1990, n. 108, compiano qualsiasi atto o comportamento che produca un
effetto pregiudizievole discriminando, anche indirettamente, i lavoratori in
ragione della loro appartenenza ad una razza, ad un gruppo etnico o
linguistico, ad una confessione religiosa, ad una cittadinanza. Costituisce discriminazione indiretta
ogni trattamento pregiudizievole conseguente allĠadozione di criteri che
svantaggino in modo proporzionalmente maggiore i lavoratori appartenenti ad una determinata razza, ad un
determinato gruppo etnico o linguistico, ad una determinata confessione
religiosa o ad una cittadinanza e riguardino requisiti non essenziali allo
svolgimento dellĠattivit lavorativa. |
|
3. Il presente articolo e lĠarticolo 44 si
applicano anche agli atti xenofobi, razzisti o discriminatori compiuti nei
confronti dei cittadini italiani, di apolidi e di cittadini di altri Stati
membri dellĠUnione europea presenti in Italia. |
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Art.
44 |
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(Azione
civile contro la discriminazione) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 42) |
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1. Quando il comportamento di un privato o
della pubblica amministrazione produce una discriminazione per motivi
razziali, etnici, nazionali o religiosi, il giudice pu, su istanza di parte,
ordinare la cessazione del comportamento pregiudizievole e adottare ogni altro
provvedimento idoneo, secondo le circostanze, a rimuovere gli effetti della
discriminazione. |
|
2. La domanda si propone con ricorso
depositato, anche personalmente dalla parte, nella cancelleria del tribunale in composizione monocratica del luogo
di domicilio dellĠistante. |
|
3. Il tribunale in
composizione monocratica, sentite le parti, omessa ogni formalit non
essenziale al contraddittorio, procede nel modo che ritiene pi opportuno
agli atti di istruzione indispensabili in relazione ai presupposti e ai fini
del provvedimento richiesto. |
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4. Il tribunale in
composizione monocratica provvede con ordinanza allĠaccoglimento o al
rigetto della domanda. Se accoglie la domanda emette i provvedimenti
richiesti che sono immediatamente esecutivi. |
|
5. Nei casi di urgenza il tribunale in composizione monocratica provvede con
decreto motivato, assunte, ove occorra, sommarie informazioni. In tal caso
fissa, con lo stesso decreto, lĠudienza di comparizione delle parti davanti a
s entro un termine non superiore a quindici giorni, assegnando allĠistante
un termine non superiore a otto giorni per la notificazione del ricorso e del
decreto. A tale udienza il tribunale in
composizione monocratica, con ordinanza, conferma, modifica o revoca i
provvedimenti emanati nel decreto. |
|
6. Contro i provvedimenti del tribunale in composizione monocratica ammesso
reclamo al tribunale nei termini di cui allĠarticolo 739, secondo comma, del codice di
procedura civile. Si applicano, in quanto compatibili, gli articoli 737, 738
e 739 del codice di procedura civile. |
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7. Con la decisione che definisce il giudizio
il giudice pu altres
condannare il convenuto al risarcimento del danno, anche non patrimoniale. |
|
8. Chiunque elude lĠesecuzione di
provvedimenti del tribunale in composizione
monocratica di cui ai commi 4 e 5 e dei provvedimenti del tribunale di cui al comma 6
punito ai sensi dell'articolo 388, primo comma, del codice penale. |
|
9. Il ricorrente, al fine di dimostrare la
sussistenza a proprio danno del comportamento discriminatorio in ragione
della razza, del gruppo etnico o linguistico, della provenienza geografica,
della confessione religiosa o della cittadinanza pu dedurre elementi di
fatto anche a carattere statistico relativi alle assunzioni, ai regimi contributivi,
allĠassegnazione delle mansioni e qualifiche, ai trasferimenti, alla
progressione in carriera e ai licenziamenti dellĠazienda interessata. Il
giudice valuta i fatti dedotti nei limiti di cui allĠarticolo 2729, primo
comma, del codice civile. |
|
10. Qualora il datore di lavoro ponga in
essere un atto o un comportamento discriminatorio di carattere collettivo,
anche in casi in cui non siano individuabili in modo immediato e diretto i
lavoratori lesi dalle discriminazioni, il ricorso pu essere presentato dalle rappresentanze locali delle
organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale. Il
giudice, nella sentenza che accerta le discriminazioni sulla base del ricorso
presentato ai sensi del presente articolo, ordina al datore di lavoro di
definire, sentiti i predetti soggetti e organismi, un piano di rimozione
delle discriminazioni accertate. |
|
11. Ogni accertamento di atti o comportamenti
discriminatori ai sensi dellĠarticolo 43 posti in essere da imprese alle
quali siano stati accordati benefici ai sensi delle leggi vigenti dello Stato
o delle regioni, ovvero che abbiano stipulato contratti di appalto attinenti
allĠesecuzione di opere pubbliche, di servizi o di forniture,
immediatamente comunicato dal tribunale in composizione
monocratica, secondo le modalit previste dal regolamento di
attuazione, alle amministrazioni pubbliche o enti pubblici che abbiano
disposto la concessione del beneficio, incluse le agevolazioni finanziarie o
creditizie, o dellĠappalto. Tali amministrazioni o enti revocano il beneficio
e, nei casi pi gravi, dispongono lĠesclusione del responsabile per due anni
da qualsiasi ulteriore concessione di agevolazioni finanziarie o creditizie,
ovvero da qualsiasi appalto. |
|
12. Le regioni, in collaborazione con le
province e con i comuni, con le associazioni di immigrati e del volontariato
sociale, ai fini dellĠapplicazione delle norme del presente articolo e dello
studio del fenomeno, predispongono centri di osservazione, di informazione e
di assistenza legale per gli stranieri, vittime delle discriminazioni per
motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. |
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Art.
45 |
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(Fondo
nazionale per le politiche migratorie) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 43) |
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1. Presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri istituito il Fondo nazionale per le politiche migratorie,
destinato al finanziamento delle
iniziative di cui agli articoli
20, 38, 40, 42 e 46, inserite nei programmi annuali o pluriennali
dello Stato, delle regioni, delle province e dei comuni. La dotazione del
Fondo, al netto delle somme derivanti dal contributo di cui al comma 3,
stabilito in lire 12.500 milioni per lĠanno 1997, in lire 58.000 milioni per
lĠanno 1998 e in lire 68.000 milioni per lĠanno 1999. Alla determinazione del
Fondo per gli anni successivi si provvede ai sensi dellĠarticolo 11, comma 3,
lett. d), della legge 5 agosto 1978, n. 468 e successive modificazioni ed
integrazioni. Al Fondo affluiscono altres le somme derivanti da contributi e
donazioni eventualmente disposti da privati, enti, organizzazioni, anche
internazionali, da organismi dellĠUnione europea, che sono versati
allĠentrata del bilancio dello Stato per essere assegnati al predetto Fondo.
Il Fondo annualmente ripartito con decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri, di concerto con i Ministri interessati. Il regolamento di
attuazione disciplina le modalit per la presentazione, lĠesame,
lĠerogazione, la verifica, la rendicontazione e la revoca del finanziamento
del Fondo. |
|
2. Lo Stato, le regioni, le province, i
comuni adottano, nelle materie di propria competenza, programmi annuali o
pluriennali relativi a proprie iniziative e attivit concernenti
lĠimmigrazione, con particolare riguardo allĠeffettiva e completa attuazione
operativa del presente testo unico e del regolamento di attuazione, alle
attivit culturali, formative, informative, di integrazione e di promozione
di pari opportunit. I programmi sono adottati secondo i criteri e le
modalit indicati dal regolamento di attuazione e indicano le iniziative
pubbliche e private prioritarie per il finanziamento da parte del Fondo,
compresa l'erogazione di contributi agli enti locali per l'attuazione del
programma. |
|
3. Con effetto dal mese successivo alla data
di entrata in vigore della legge
6 marzo 1998, n. 40, e comunque da data non successiva al 1Ħ gennaio 1998, il
95 per cento delle somme derivanti dal gettito del contributo di cui
all'articolo 13, comma 2, della legge 30 dicembre 1986, n. 943, destinato
al finanziamento delle politiche del Fondo di cui al comma 1. Con effetto dal
mese successivo alla data di entrata in vigore del presente testo unico tale
destinazione disposta per lĠintero ammontare delle predette somme. A tal
fine le medesime somme sono versate dall'INPS all'entrata del bilancio dello
Stato per essere assegnate al predetto Fondo. Il contributo di cui
all'articolo 13, comma 2, della legge 30 dicembre 1986, n. 943, soppresso a
decorrere dal 1Ħ gennaio 2000. |
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Art.
46 |
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(Commissione
per le politiche di integrazione) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 44) |
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1. Presso la Presidenza del Consiglio
dei ministri - Dipartimento per
gli affari sociali istituita la commissione per le politiche di
integrazione. |
|
2. La commissione ha i compiti di predisporre
per il Governo, anche ai fini dellĠobbligo di riferire al Parlamento, il
rapporto annuale sullo stato di attuazione delle politiche per lĠintegrazione
degli immigrati, di formulare proposte di interventi di adeguamento di tali
politiche nonch di fornire risposta a quesiti posti dal Governo concernenti
le politiche per lĠimmigrazione, interculturali, e gli interventi contro il
razzismo. |
|
3.
La commissione composta da rappresentanti del Dipartimento per gli affari sociali e del Dipartimento per
le pari opportunita' della
Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri degli affari
esteri, dellĠinterno, di grazia e giustizia, del lavoro e della previdenza
sociale, della sanit, della pubblica istruzione, nonch da un numero massimo
di dieci esperti, con qualificata esperienza nel campo dellĠanalisi sociale,
giuridica ed economica dei problemi dellĠimmigrazione, nominati con decreto
del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro per la
solidariet sociale. Il presidente della commissione scelto tra i
professori universitari di ruolo esperti nelle materie suddette ed
collocato in posizione di fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio dei
ministri. Possono essere invitati a partecipare alle sedute della commissione
i rappresentanti della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, della Conferenza
Stato-citt ed autonomie locali di altre amministrazioni pubbliche
interessate a singole questioni oggetto di esame. |
|
4. Con il decreto di cui al comma 3 sono
determinati lĠorganizzazione della segreteria della commissione, istituita
presso il Dipartimento per gli affari sociali della Presidenza del Consiglio
dei ministri, nonch i rimborsi ed i compensi spettanti ai membri della
commissione e ad esperti dei quali la commissione intenda avvalersi per lo
svolgimento dei propri compiti. |
|
5. Entro i limiti dello stanziamento annuale
previsto per il funzionamento della commissione dal decreto di cui
allĠarticolo 45, comma 1, la commissione pu affidare lĠeffettuazione di
studi e ricerche ad istituzioni pubbliche e private, a gruppi o a singoli
ricercatori mediante convenzioni deliberate dalla commissione e stipulate dal
presidente della medesima, e provvedere allĠacquisto di pubblicazioni o
materiale necessario per lo svolgimento dei propri compiti. |
|
6. Per lĠadempimento dei propri compiti la
commissione pu avvalersi della collaborazione di tutte le amministrazioni
dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, degli enti pubblici, delle
regioni e degli enti locali. |
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TITOLO
VI |
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NORME
FINALI |
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Art.
47 |
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(
Abrogazioni) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 46) |
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|
1. Dalla data di entrata in vigore del
presente testo unico, sono abrogati: |
|
a) gli articoli 144, 147, 148 e 149 del testo
unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18
giugno 1931, n. 773; |
|
b) le disposizioni della legge 30 dicembre 1986,
n. 943, ad eccezione dellĠart. 3; |
|
c) il comma 13 dellĠarticolo 3 della legge 8
agosto 1995, n. 335. |
|
2.
Restano abrogate le seguenti disposizioni: |
|
a) lĠarticolo 151 del testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773; |
|
b) l'articolo 25 della legge 22 maggio 1975, n.
152 ; |
|
c) lĠarticolo 12 della legge 30 dicembre 1986,
n. 943; |
|
d) l'articolo 5, commi sesto, settimo e ottavo,
del decreto-legge 30 dicembre, 1979, n. 663, convertito, con
modificazioni, dalla legge 29
febbraio 1980, n. 33 ; |
|
e) gli articoli 2 e seguenti del decreto-legge
30 dicembre 1989, n.416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28
febbraio 1990, n. 39; |
|
f) l'articolo 4 della legge 18 gennaio 1994, n.
50; |
|
g) l'articolo 116 del testo unico approvato con
decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297. |
|
3. AllĠart. 20, comma 2, della legge 2
dicembre 1991, n. 390, restano soppresse le parole: |
|
Ò,
sempre che esistano trattati o accordi internazionali bilaterali o
multilaterali di reciprocit tra la Repubblica italiana e gli Stati di
origine degli studenti, fatte salve le diverse disposizioni previste
nellĠambito dei programmi in favore dei Paesi in via di sviluppoÓ. |
|
4. A decorrere dalla data di entrata in
vigore del regolamento di attuazione del presente testo unico sono abrogate
le disposizioni ancora in vigore del Titolo V del regolamento di esecuzione
del Testo unico 18 giugno 1941, n. 773, delle leggi di pubblica sicurezza,
approvato con regio decreto 6 maggio 1940, n. 635. |
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|
Art.
48 |
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(Copertura
finanziaria) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 48) |
|
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|
1.
AllĠonere derivante dallĠattuazione della legge 6 marzo 1998, n. 40 e del
presente testo unico, valutato in lire 42.500 milioni per il 1997 e in lire
124.000 milioni per ciascuno degli anni 1998 e 1999, si provvede: |
|
a) quanto a lire 22.500 milioni per lĠanno
1997 e a lire 104.000 milioni
per ciascuno degli anni 1998 e 1999, mediante riduzione dello stanziamento
iscritto ai fini del bilancio triennale 1997-1999 al capitolo 6856 dello
stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione
economica per lĠanno 1997, allo scopo parzialmente utilizzando, quanto a lire
22.500 milioni per lĠanno 1997 e a lire 29.000 milioni per ciascuno degli
anni 1998 e 1999, lĠaccantonamento relativo al Ministero del tesoro, del
bilancio e della programmazione economica; quanto a lire 50.000 milioni per
ciascuno degli anni 1998 e 1999 lĠaccantonamento relativo alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri; quanto a lire 20.000 milioni per ciascuno degli anni 1998 e 1999,
lĠaccantonamento relativo al Ministero della pubblica istruzione; quanto a
lire 5.000 milioni per ciascuno degli anni 1998 e 1999, lĠaccantonamento
relativo al Ministero degli affari esteri; |
|
b) quanto a lire 20.000 milioni per ciascuno
degli anni 1997, 1998 e 1999, mediante riduzione dello stanziamento iscritto,
ai fini del bilancio triennale 1997-1999, al capitolo 9001 dello stato di
previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione
economica per lĠanno 1997, allo scopo parzialmente utilizzando lĠaccantonamento
relativo al Ministero dellĠinterno. |
|
2.
Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica
autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di
bilancio. |
|
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|
Art.
49 |
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(Disposizioni finali e
transitorie) |
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(Legge
6 marzo 1998, n. 40, art. 49) |
|
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1.
Nella prima applicazione delle disposizioni della legge 6 marzo 1998, n. 40 e
del presente testo unico si provvede a dotare le questure che ancora non ne
fossero provviste delle apparecchiature tecnologiche necessarie per la
trasmissione in via telematica dei dati di identificazione personale nonch
delle operazioni necessarie per assicurare il collegamento tra le questure e
il sistema informativo della Direzione centrale della polizia criminale. |
|
1-bis. Agli stranieri gia' presenti nel territorio
dello Stato anteriormente alla data di entrata in vigore della legge 6 marzo
1998, n. 40, in possesso dei requisiti stabiliti dal decreto di
programmazione dei flussi per il 1998 emanato ai sensi dell'articolo 3, comma
4, in attuazione del documento programmatico di cui all'articolo 3, comma 1,
che abbiano presentato la relativa domanda con le modalita' e nei termini
previsti dal medesimo decreto, puo' essere rilasciato il permesso di
soggiorno per i motivi ivi indicati.
Per gli anni successivi al 1998, gli ingressi per motivi di lavoro di
cui all'articolo 3, comma 4, restano disciplinati secondo le modalita' ivi
previste. In mancanza dei requisiti richiesti per l'ingresso nel territorio
dello Stato, si applicano le misure previste dal presente testo unico. |
|
2. AllĠonere conseguente allĠapplicazione del comma
1, valutato in lire 8.000
milioni per lĠanno 1998, si provvede a carico delle risorse di cui
allĠarticolo 48 e comunque nel rispetto del tetto massimo di spesa ivi
previsto. |
|
2-bis. Per il perfezionamento delle operazioni di
identificazione delle persone detenute o internate, il Dipartimento
dell'amministrazione penitenziaria adotta modalita' di effettuazione dei
rilievi segnaletici conformi a quelle gia' in atto per le questure e si
avvale delle procedure definite d'intesa con il Dipartimento della pubblica
sicurezza. |
|
C. P. *
Codice penale
(Disposizioni rilevanti)
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 |
|
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Art.
61 |
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Circostanze
aggravanti comuni |
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Aggravano
il reato, quando non ne sono elementi costitutivi o circostanze aggravanti
speciali , le circostanze seguenti: |
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1)
lĠavere agito per motivi abietti o futili; |
|
2)
lĠaver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro, ovvero per
conseguire o assicurare a s o ad altri il prodotto o il profitto o il prezzo
ovvero la impunit di un altro reato; |
|
3)
lĠavere nei delitti colposi, agito nonostante la previsione dellĠevento; |
|
4)
lĠavere adoperato sevizie, o lĠaver agito con crudelt verso le persone; |
|
5)
lĠavere profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da
ostacolare la pubblica o privata difesa; |
|
6)
lĠavere il colpevole commesso il reato durante il tempo, in cui si
sottratto volontariamente alla esecuzione di un mandato o di un ordine di
arresto o di cattura o di carcerazione, spedito per un precedente reato; |
|
7)
lĠavere, nei delitti contro il patrimonio, o che comunque offendono il
patrimonio, ovvero nei delitti determinati da motivi di lucro, cagionato alla
persona offesa dal reato un danno patrimoniale di rilevante gravit; |
|
8)
lĠavere aggravato o tentato di aggravare le conseguenze del delitto commesso; |
|
9)
lĠavere commesso il fatto con abuso di poteri, o con violazione dei doveri
inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio, ovvero alla
qualit di ministro di un culto; |
|
10)
lĠavere commesso il fatto contro un pubblico ufficiale o una persona incaricata
di un pubblico servizio, o rivestita della qualit di ministro del culto
cattolico o di un culto ammesso nello Stato, ovvero contro un agente
diplomatico o consolare di uno Stato estero, nellĠatto o a causa
dellĠadempimento delle funzioni o del servizio; |
|
11)
lĠavere commesso il fatto con abuso di autorit o di relazioni domestiche,
ovvero con abuso di relazioni di ufficio, di prestazione dĠopera, di
coabitazione, o di ospitalit. |
11)
lĠavere commesso il fatto con abuso di autorit o di relazioni domestiche,
ovvero con abuso di relazioni di ufficio, di prestazione dĠopera, di
coabitazione, o di ospitalit; |
|
11-bis)
L'avere il colpevole commesso il fatto mentre si trova illegalmente sul
territorio nazionale.[31] |
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|
Art.
235 |
|
Espulsione
dello straniero dallo Stato |
Espulsione
od allontanamento dello
straniero dallo Stato[32] |
|
|
LĠespulsione
dello straniero dal territorio dello Stato ordinata dal giudice, oltre che
nei casi espressamente preveduti dalla legge, quando lo straniero sia
condannato alla reclusione per un tempo non inferiore a dieci anni. Allo
straniero che trasgredisce allĠordine di espulsione, pronunciato dal giudice
si applicano le sanzioni stabilite dalle leggi di sicurezza pubblica per il
caso di contravvenzione allĠordine di espulsione emanato dallĠAutorit
amministrativa. |
Il
giudice ordina l'espulsione dello
straniero ovvero l'allontanamento
dal territorio dello Stato del cittadino appartenente ad uno Stato membro
dell'Unione europea, oltre che nei
casi espressamente preveduti dalla legge, quando lo straniero o il
cittadino appartenente ad uno Stato membro dellĠUnione europea sia condannato alla reclusione per un tempo superiore
ai due anni. Ferme
restando le disposizioni in materia di esecuzione delle misure di sicurezza
personali, lĠespulsione e lĠallontanamento dal territorio dello Stato sono
eseguiti dal questore secondo le modalit di cui, rispettivamente,
allĠarticolo 13, comma 4, del testo unico di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, e allĠarticolo 20, comma 11, del decreto
legislativo 6 febbraio 2007, n. 30. Il
trasgressore dell'ordine di
espulsione od allontanamento
pronunciato dal giudice e' punito con la reclusione da uno a quattro anni.
In tal caso obbligatorio lĠarresto dellĠautore del fatto, anche fuori dei
casi di flagranza, e si procede con rito direttissimo.[33] |
|
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Art.
312 |
|
Espulsione
dello straniero |
Espulsione
od allontanamento dello
straniero dallo Stato[34] |
|
|
Lo
straniero, condannato a una pena restrittiva della libert personale per
taluno dei delitti preveduti da questo Titolo, espulso dallo Stato |
Il
giudice ordina l'espulsione dello straniero ovvero l'allontanamento dal
territorio dello Stato del cittadino appartenente ad uno Stato membro
dell'Unione europea, oltre che nei casi espressamente preveduti dalla legge,
quando lo straniero o il cittadino appartenente ad uno Stato membro
dell'Unione europea sia condannato
ad una pena restrittiva della liberta' personale per taluno dei delitti
preveduti da questo titolo. Ferme restando le disposizioni in materia di
esecuzione delle misure di sicurezza personali, lĠespulsione e
lĠallontanamento dal territorio dello Stato sono eseguiti dal questore
secondo le modalit di cui, rispettivamente, allĠarticolo 13, comma 4, del
testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e
allĠarticolo 20, comma 11, del decreto legislativo 6 febbraio 2007,
n. 30.[35] |
|
Il
trasgressore dell'ordine di espulsione od allontanamento pronunciato dal
giudice e' punito con la reclusione da uno a quattro anni. In tal caso
obbligatorio lĠarresto dellĠautore del fatto, anche fuori dei casi di
flagranza, e si procede con rito direttissimo.[36] |
|
|
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|
Art.
495 |
|
Falsa
attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identit o su
qualit personali proprie o di altri |
|
|
|
Chiunque
dichiara o attesta falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico,
lĠidentit o lo stato o altre qualit della propria o dellĠaltrui persona
punito con la reclusione fino a tre anni. Alla stessa pena soggiace chi
commette il fatto in una dichiarazione destinata a essere riprodotta in un
atto pubblico. |
Chiunque
dichiara o attesta falsamente al pubblico ufficiale lĠidentit, lo stato o altre qualit della propria o dellĠaltrui
persona punito con la reclusione da uno a sei anni. (...)[37] |
La
reclusione non inferiore ad un anno: |
La reclusione non
inferiore a due anni: |
1)
se si tratta di dichiarazioni in atti dello stato civile; |
1) se si tratta di
dichiarazioni in atti dello stato civile; |
2)
se la falsa dichiarazione sulla propria identit, sul proprio stato o sulle
proprie qualit personali resa da un imputato allĠAutorit giudiziaria,
ovvero se, per effetto della falsa dichiarazione, nel casellario giudiziale
una decisione penale viene iscritta sotto un falso nome. |
2)
se la falsa dichiarazione sulla propria identit, sul proprio stato o sulle
proprie qualit personali resa allĠautorit giudiziaria da un imputato o da una persona sottoposta ad
indagini, ovvero se per effetto
della falsa dichiarazione, nel casellario giudiziale una decisione penale
viene iscritta sotto falso nome.[38] |
La
pena diminuita se chi ha dichiarato il falso intendeva ottenere, per s o
per altri, il rilascio di certificati o di autorizzazioni amministrative
sotto falso nome, o con altre indicazioni mendaci. |
(...)[39] |
|
|
|
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|
|
Art.
495-ter[40] |
|
Fraudolente
alterazioni per impedire lĠidentificazione o lĠaccertamento di qualit
personali |
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|
Chiunque,
al fine di impedire la propria o altrui identificazione altera parti del
proprio o dellĠaltrui corpo utili per consentire lĠaccertamento di identit o
di altre qualit personali, punito con la reclusione da uno a sei anni. Il
fatto aggravato se commesso nellĠesercizio di una professione sanitaria. |
|
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|
Art.
496 |
|
False
dichiarazioni sulla identit o su qualit personali proprie o di altri |
|
|
|
Chiunque,
fuori dei casi indicati negli articoli precedenti, interrogato sulla
identit, sullo stato o su altre qualit della propria o dellĠaltura persona,
fa mendaci dichiarazioni a un pubblico ufficiale, o a persona incaricata di
un pubblico servizio nellĠesercizio delle funzioni o del servizio, punito
con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a lire un milione (Û
516,46). |
Chiunque,
fuori dei casi indicati negli articoli precedenti, interrogato sulla identit,
sullo stato o su altre qualit della propria o dellĠaltrui persona, fa
mendaci dichiarazioni a un pubblico ufficiale, o a persona incaricata di un
pubblico servizio, nellĠesercizio delle funzioni o del servizio, punito con
la reclusione da uno a cinque anni.[41] |
C. P. P. *
Codice di procedura penale
(Disposizioni rilevanti)
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 |
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Art. 51 |
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Uffici del pubblico ministero. Attribuzioni del procuratore
della Repubblica distrettuale |
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3-bis. Quando si tratta di procedimenti per i delitti, consumati
o tentati, di cui agli articoli 416, sesto comma, 600, 601, 602, 416-bis e
630 c.p., per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal
predetto art. 416-bis ovvero al fine di agevolare lĠattivit delle
associazioni previste dallo stesso articolo, nonch per i delitti previsti
dallĠart. 74 del Testo Unico approvato con D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309 e dall'articolo 291-quater del testo unico approvato
con decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, le funzioni indicate nel comma 1 lett. a) sono
attribuite allĠufficio del pubblico ministero presso il tribunale del
capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente. |
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3-ter. Nei casi previsti dal comma 3-bis se ne fa richiesta il
procuratore distrettuale il procuratore generale presso la Corte di Appello
pu, per giustificati motivi, disporre che le funzioni di pubblico ministero
per il dibattimento siano esercitate da un magistrato designato dal
procuratore della Repubblica presso il giudice competente. |
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Art.381
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Arresto
facoltativo in flagranza |
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2.
Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria hanno altres facolt di
arrestare chiunque colto in flagranza di uno dei seguenti delitti : |
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a)
peculato mediante profitto dellĠerrore altrui previsto dallĠart. 316 c.p.; |
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b)
corruzione per un atto contrario ai doveri dĠufficio prevista dagli artt. 319
(comma 4) e 321 c.p.; |
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c)
violenza o minaccia a un pubblico ufficiale prevista dallĠart. 336 comma 2
c.p.; |
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d)
commercio e somministrazione di medicina guasti e di sostanze alimentari
nocive previsti dagli artt. 443 e 444 c.p.; |
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e)
corruzione di minorenni prevista dallĠart. 530 c.p.; |
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f)
lesione personale prevista dallĠart. 582 c.p.; |
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g)
furto previsto dallĠart. 624 c.p.; |
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h)
danneggiamento aggravato a norma dellĠart. 635 comma 2 c.p.; |
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i)
truffa prevista dallĠart. 640 c.p.; |
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l)
appropriazione indebita prevista dallĠart. 646 c.p.; |
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m)
alterazione di armi e fabbricazione di esplosivi non riconosciuti previste
dagli artt. 3 e 24 comma 1 della L. 18 aprile 1975 n. 110; |
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m
bis) fabbricazione, detenzione o uso di documento di identificazione falso
previsti dall'art. 497-bis del codice penale. |
m
bis) fabbricazione, detenzione o uso di documento di identificazione falso
previsti dall'art. 497-bis del codice penale; |
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m-ter)
falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identit o
su qualit personali proprie o di altri, prevista dallĠarticolo 495 del
codice penale; |
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m-quater)
fraudolente alterazioni per impedire lĠidentificazione o lĠaccertamento di
qualit personali, previste dallĠarticolo 495-ter del codice penale.[42] |
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Art.656 |
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Esecuzione
delle pene detentive |
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9.
La sospensione dellĠesecuzione di cui al comma 5 non pu essere disposta: |
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a)
nei confronti dei condannati per i delitti di cui allĠarticolo 4-bis della
legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni; |
a)
nei confronti dei condannati per i delitti di cui allĠarticolo 4-bis della
legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni, nonch di cui
agli articoli 423-bis,
624, quando ricorrono due o pi circostanze tra quelle indicate dall'articolo
625, 624-bis del codice
penale, e per i delitti in cui ricorre l'aggravante di cui all'articolo 61,
primo comma, numero 11-bis),
del medesimo codice;[43] |
b)
nei confronti di coloro che, per il fatto oggetto della condanna da eseguire,
si trovano in stato di custodia cautelare in carcere nel momento in cui la
sentenza diviene definitiva. |
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... |
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D.
LGS. 271/1989 *
Decreto Legislativo 28 Luglio 1989, n.
271, Norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del Codice di Procedura penale
(Disposizioni rilevanti)
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 |
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Art.132-bis
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Formazione
dei ruoli di udienza |
Formazione
dei ruoli di udienza e trattazione dei processi[44] |
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1.
Nella formazione dei ruoli di udienza assicurata priorit assoluta alla
trattazione dei procedimenti quando ricorrono ragioni di urgenza con
riferimento alla scadenza dei termini di custodia cautelare. |
1.
Nella formazione dei ruoli di udienza e nella trattazione dei processi assicurata la priorit assoluta (...): |
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a)
ai processi relativi ai delitti di cui all'articolo 407, comma 2, lettera a),
del codice di procedura penale e ai delitti di criminalit organizzata, anche
terroristica; |
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b)
ai processi relativi ai delitti commessi in violazione delle norme relative
alla prevenzione degli infortuni e all'igiene sul lavoro e delle norme in
materia di circolazione stradale, ai delitti di cui al testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero, di cui al al decreto legislativo 25 luglio 1998,
n. 286, nonch ai delitti puniti con la pena della reclusione non inferiore
nel massimo a quattro anni; |
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c)
ai processi a carico di imputati detenuti, anche per reato diverso da quello
per cui si procede; |
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d)
ai processi nei quali l'imputato stato sottoposto ad arresto o a fermo di
indiziato di delitto, ovvero a misura cautelare personale, anche revocata o
la cui efficacia sia cessata; |
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e)
ai processi nei quali contestata la recidiva, ai sensi dell'articolo 99,
quarto comma, del codice penale; |
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f)
ai processi da celebrare con giudizio direttissimo e con giudizio immediato.[45] |
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2.
I dirigenti degli uffici giudicanti adottano i provvedimenti organizzativi
necessari per assicurare la rapida definizione dei processi per i quali
prevista la trattazione prioritaria.[46] |
L.
68/1993 *
Legge 19 Marzo 1993, n. 68, Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 8, recante disposizioni urgenti in materia di
finanza derivata e di contabilita' pubblica
(Disposizioni rilevanti)
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 |
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Art.
16-quater |
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Disposizioni
relative ai servizi di polizia stradale della polizia municipale |
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1. Il personale
della polizia municipale addetto ai servizi di polizia stradale accede ai
sistemi informativi automatizzati del pubblico registro automobilistico e
della Direzione generale della motorizzazione civile e pu accedere, in
deroga all'art. 9 della legge 1ĵ aprile 1981, n. 121 e successive
modificazioni, qualora in possesso della qualifica di agente di pubblica
sicurezza, allo schedario dei veicoli rubati operante presso il Centro
elaborazione dati di cui all'art. 8 della predetta legge n. 121. |
1.
Il personale della polizia municipale addetto ai servizi di polizia stradale
accede ai sistemi informativi automatizzati del pubblico registro
automobilistico e della Direzione generale della motorizzazione civile e pu
accedere, in deroga all'art. 9 della legge 1ĵ aprile 1981, n. 121 e
successive modificazioni, qualora in possesso della qualifica di agente di
pubblica sicurezza, allo schedario dei veicoli rubati e allo schedario dei
documenti d'identit rubati o smarriti operanti presso il Centro elaborazione dati di cui
all'articolo 8 della predetta legge n. 121. Il personale della polizia
municipale in possesso della qualifica di agente di pubblica sicurezza pu
altres accedere alle informazioni concernenti i permessi di soggiorno
rilasciati e rinnovati, in relazione a quanto previsto dall'articolo 54,
comma 5-bis, del testo
unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive
modificazioni.[47] |
... |
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L.
488/1999 *
Legge 23 Dicembre 1999, n. 488, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello (legge finanziaria 2000)
(Disposizioni rilevanti)
Art. 49
Riduzione degli oneri sociali e tutela
della maternitaĠ
...
8. Alle donne residenti, cittadine italiane o comunitarie ovvero
in possesso di carta di soggiorno ai sensi dell'articolo 9 del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, per le quali sono in atto o sono stati
versati contributi per la tutela previdenziale obbligatoria della maternita',
e' corrisposto, per ogni figlio nato, o per ogni minore adottato o in
affidamento preadottivo dalla stessa data di cui al comma 1, un assegno di
importo complessivo pari a lire 3 milioni, per l'intero nel caso in cui non sia
corrisposta alcuna prestazione per la tutela previdenziale obbligatoria della
maternita', ovvero per la quota differenziale rispetto alla prestazione
complessiva in godimento se questa risulta inferiore, quando si verifica uno
dei seguenti casi:
a) quando la donna lavoratrice ha in corso di godimento una
qualsiasi forma di tutela previdenziale della maternita' e possa far valere
almeno tre mesi di contribuzione nel periodo che va dai diciotto al nove mesi
antecedenti alla nascita o all'effettivo ingresso del minore nel nucleo
familiare;
b) qualora il periodo intercorrente tra la data della perdita del
diritto a prestazioni previdenziali o assistenziali derivanti dallo
svolgimento, per almeno tre mesi, di attivita' lavorativa, cosi' come
individuate con i decreti di cui al comma 14, e la data della nascita o
dell'effettivo ingresso del minore nel nucleo familiare, non sia superiore a
quello del godimento di tali prestazioni, e comunque non sia superiore a nove
mesi. Con i medesimi decreti e' altresi' definita la data di inizio del
predetto periodo nei casi in cui questa non risulti esattamente individuabile;
c) in caso di recesso, anche volontario, dal rapporto di lavoro
durante il periodo di gravidanza, qualora la donna possa far valere tre mesi di
contribuzione nel periodo che va dai diciotto ai nove mesi antecedenti alla
nascita.
9. L'assegno di cui al comma 8, che e' posto a carico dello Stato,
e' concesso ed erogato dall'INPS, a domanda dell'interessato, da presentare in
carta semplice nel termine perentorio di sei mesi dalla nascita o
dall'effettivo ingresso del minore nel nucleo familiare.
...
D.
LGS. 267/2000 *
Decreto legislativo 18 Agosto 2000,
n. 267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti
locali
(Disposizioni rilevanti)
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 |
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Art.
54 |
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Attribuzioni
del sindaco nelle funzioni di competenza statale |
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5-bis.
Il sindaco segnala alle competenti autorit, giudiziaria o di pubblica
sicurezza, la condizione irregolare dello straniero o del cittadino
appartenente ad uno Stato membro dell'Unione europea, per la eventuale
adozione di provvedimenti di espulsione o di allontanamento dal territorio
dello Stato.[48] |
... |
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L.
328/2000 *
Legge 8 Novembre 2000, n. 328, Legge
quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali
(Disposizioni rilevanti)
Art. 2
Diritto alle prestazioni
1. Hanno diritto di usufruire delle
prestazioni e dei servizi del sistema integrato di interventi e servizi sociali
i cittadini italiani e, nel rispetto degli accordi internazionali, con le
modalit e nei limiti definiti dalle leggi regionali, anche i cittadini di
Stati appartenenti allĠUnione europea ed i loro familiari, nonch gli
stranieri, individuati ai sensi dellĠarticolo 41 del testo unico di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Ai profughi, agli stranieri ed
agli apolidi sono garantite le misure di prima assistenza, di cui allĠarticolo
129, comma 1, lettera h),
del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.
...
L.
388/2000 *
Legge 23 Dicembre 2000, n. 388, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello (legge finanziaria 2001)
(Disposizioni rilevanti)
Art. 80
Disposizioni in materia di politiche
sociali
...
4. Il comma 3
dellĠarticolo 65 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, sostituito dal
seguente:
Ç3. LĠassegno di
cui al comma 1 corrisposto integralmente, per un ammontare di 200.000 lire
mensili e per tredici mensilit, per i valori dellĠISE del beneficiario
inferiori o uguali alla differenza tra il valore dellĠISE di cui al comma 1 e
il predetto importo dellĠassegno su base annua. Per valori dellĠISE del
beneficiario compresi tra la predetta differenza e il valore dellĠISE di cui al
comma 1 lĠassegno corrisposto in misura pari alla differenza tra lĠISE di cui
al comma 1 e quello del beneficiario, e per importi annui non inferiori a
20.000 lireÈ.
5. LĠassegno di cui allĠarticolo 65 della legge 23 dicembre 1998,
n. 448, e successive modificazioni, come ulteriormente modificato dal
presente articolo, e come interpretato ai sensi del comma 9, eĠ concesso, nella
misura e alle condizioni previste dal medesimo articolo 65 e dalle relative
norme di attuazione, ai nuclei familiari di cui al decreto legislativo 31 marzo
1998, n. 109, e successive modificazioni, nei quali siano presenti il
richiedente, cittadino italiano o comunitario, residente nel territorio dello
Stato, e tre minori di anni 18 conviventi con il richiedente, che siano figli
del richiedente medesimo o del coniuge o da essi ricevuti in affidamento
preadottivo.
6. Le disposizioni di cui ai commi 4 e 5
sono efficaci per gli assegni da concedere per lĠanno 2001 e successivi.
...
9. Le disposizioni dellĠarticolo 65 della
legge 23 dicembre 1998, n. 448, si interpretano nel senso che il diritto a
percepire lĠassegno spetta al richiedente convivente con i tre figli minori,
che ne abbia fatta annualmente domanda nei termini previsti dalle disposizioni
di attuazione.
...
19. Ai sensi dellĠarticolo 41 del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, lĠassegno sociale e le provvidenze
economiche che costituiscono diritti soggettivi in base alla legislazione
vigente in materia di servizi sociali sono concessi, alle condizioni previste
dalla legislazione medesima, agli stranieri che siano titolari di carta di
soggiorno; per le altre prestazioni e servizi sociali lĠequiparazione con i
cittadini italiani consentita a favore degli stranieri che siano almeno
titolari di permesso di soggiorno di durata non inferiore ad un anno. Sono
fatte salve le disposizioni previste dal decreto legislativo 18 giugno 1998,
n. 237, e dagli articoli 65 e 66 della legge 23 dicembre 1998,
n. 448, e successive modificazioni.[49]
...
L.
103/2002 *
Legge 24 maggio 2002, n. 103, Norme in materia di docenti di scuole e universita'
straniere operanti in Italia
Articolo 1
1. I docenti con contratto di lavoro presso le
istituzioni scolastiche straniere autorizzate ai sensi della legge 30 ottobre
1940, n. 1636, e del regolamento recante semplificazione dei procedimenti di
autorizzazione al funzionamento di scuole e di istituzioni culturali straniere
in Italia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n.
389, operanti in Italia da almeno cinque anni e che abbiano permanentemente
attivato tutte le annualit dei rispettivi curricoli, nonch i docenti con
contratto di lavoro o di collaborazione coordinata e continuativa presso le
filiazioni in Italia di universita' o istituti superiori di insegnamento a
livello universitario stranieri di cui all'articolo 2 della legge 14 gennaio
1999, n. 4, sono ammessi nel territorio dello Stato anche in deroga alle quote
massime dei flussi definite annualmente ai sensi della normativa vigente.
L.
189/2002 *
Legge 30 luglio 2002, n. 189, Modifica
alla normativa in materia di immigrazione e di asilo
(Ulteriori disposizioni)
Articolo 1
(Cooperazione con stati stranieri)
1.
Al fine di favorire le elargizioni in favore di iniziative di sviluppo
umanitario, di qualunque natura, al testo unico delle imposte sui redditi,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917,
sono apportate le seguenti modificazioni:
a) allĠarticolo 13-bis, comma 1, alla lettera i-bis),
dopo le parole Òorganizzazioni non lucrative di utilit sociale (ONLUS)Ó sono
aggiunte le seguenti: Ò delle iniziative umanitarie, religiose o laiche,
gestite da fondazioni, associazioni, comitati ed enti individuati con decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri, nei Paesi non appartenenti
allĠOrganizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)Ó;
b) allĠarticolo 65, comma 2, alla lettera c-sexies),
dopo le parole Òa favore delle ONLUSÓ sono aggiunte le seguenti: Ò , nonch le
iniziative umanitarie, religiose o laiche, gestite da fondazioni, associazioni,
comitati ed enti individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri ai sensi dellĠarticolo 13-bis, comma 1, lettera i-bis), nei Paesi non
appartenenti allĠOCSE;Ó.
2. Nella
elaborazione e nella eventuale revisione dei programmi bilaterali di
cooperazione e di aiuto per interventi non a scopo umanitario nei confronti dei
Paesi non appartenenti allĠUnione europea, con esclusione delle iniziative a
carattere umanitario, il Governo tiene conto anche della collaborazione
prestata dai Paesi interessati alla prevenzione dei flussi migratori illegali e
al contrasto delle organizzazioni criminali operanti nellĠimmigrazione
clandestina, nel traffico di esseri umani, nello sfruttamento della
prostituzione, nel traffico di stupefacenti, di armamenti, nonch in materia di
cooperazione giudiziaria e penitenziaria e nella applicazione della normativa
internazionale in materia di sicurezza della navigazione.
3. Si pu
procedere alla revisione dei programmi di cooperazione e di aiuto di cui al
comma 2 qualora i Governi degli Stati interessati non adottino misure di
prevenzione e vigilanza atte a prevenire il rientro illegale sul territorio
italiano di cittadini espulsi.
Articolo
6
(Contratto di soggiorno per lavoro subordinato)
É
2. Con il regolamento di cui allĠarticolo 34, comma 1, si procede
allĠattuazione e allĠintegrazione delle disposizioni recate dallĠarticolo 5-bis
del testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, introdotto
dal comma 1 del presente articolo, con particolare riferimento allĠassunzione
dei costi per gli alloggi di cui al comma 1, lettera a), del medesimo articolo
5-bis, prevedendo a quali condizioni gli stessi siano a carico del lavoratore.
Articolo
13
(Esecuzione
dellĠespulsione)
É
2.
Per la
costruzione di nuovi centri di permanenza temporanea e assistenza autorizzata
la spesa nel limite massimo di 12,39 milioni di euro per lĠanno 2002, 24,79
milioni di euro per lĠanno 2003 e 24,79 milioni di euro per lĠanno 2004.
Articolo
30
(Misure
di potenziamento delle rappresentanze e degli uffici consolari)
1. Al fine di
provvedere alle straordinarie esigenze di servizio connesse con lĠattuazione
delle misure previste dalla presente legge, e nelle more del completamento
degli organici del Ministero degli affari esteri mediante ricorso alle
ordinarie procedure di assunzione del personale, le rappresentanze diplomatiche
e gli uffici consolari di prima categoria possono assumere, previa
autorizzazione dellĠAmministrazione centrale, personale con contratto
temporaneo della durata di sei mesi, nel limite complessivo di ottanta unit,
anche in deroga ai limiti del contingente di cui allĠarticolo 152, primo comma,
del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e
successive modificazioni. Per le stesse esigenze il contratto pu essere
rinnovato per due ulteriori successivi periodi di sei mesi, anche in deroga al
limite temporale di cui allĠarticolo 153, secondo e terzo comma, del citato
decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967. Le suddette unit
di personale sono destinate a svolgere mansioni amministrative ordinarie nelle
predette sedi allĠestero. Nelle medesime sedi un corrispondente numero di unit
di personale di ruolo appartenente alle aree funzionali conseguentemente
adibito allĠespletamento di funzioni istituzionali in materia di immigrazione
ed asilo, nonch di rilascio dei visti di ingresso.
2. Per lĠassunzione
del personale di cui al comma 1 si applicano le procedure previste per il
personale temporaneo di cui allĠarticolo 153 del citato decreto del Presidente
della Repubblica n. 18 del 1967.
Articolo
32
(Procedura
semplificata)
...
2. Per la costruzione
di nuovi centri di identificazione autorizzata la spesa nel limite massimo di
25,31 milioni di euro per lĠanno 2003.
Articolo
33
(Dichiarazione
di emersione di lavoro irregolare)
1. Chiunque, nei tre
mesi antecedenti la data di entrata in vigore della presente legge, ha occupato
alle proprie dipendenze personale di origine extracomunitaria, adibendolo ad
attivit di assistenza a componenti della famiglia affetti da patologie o
handicap che ne limitano lĠautosufficienza ovvero al lavoro domestico di
sostegno al bisogno familiare, pu denunciare, entro due mesi dalla data di
entrata in vigore della presente legge, la sussistenza del rapporto di lavoro
alla prefettura-ufficio territoriale del Governo competente per territorio
mediante presentazione della dichiarazione di emersione nelle forme previste
dal presente articolo. La denuncia di cui al primo periodo del presente comma
limitata ad una unit per nucleo familiare, con riguardo al lavoro domestico di
sostegno al bisogno familiare. La dichiarazione di emersione presentata dal
richiedente, a proprie spese, agli uffici postali. Per quanto concerne la data,
fa fede il timbro dell'ufficio postale accettante.
2. La dichiarazione di
emersione contiene a pena di inammissibilit:
a) le generalit del
datore di lavoro ed una dichiarazione attestante la cittadinanza italiana o,
comunque, la regolarit della sua presenza in Italia;
b) lĠindicazione delle
generalit e della nazionalit dei lavoratori occupati;
c) lĠindicazione della
tipologia e delle modalit di impiego;
d) lĠindicazione della
retribuzione convenuta, in misura non inferiore a quella prevista dal vigente
contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento.
3. Ai fini della
ricevibilit, alla dichiarazione di emersione sono allegati:
a) attestato di
pagamento di un contributo forfettario, pari allĠimporto trimestrale
corrispondente al rapporto di lavoro dichiarato, senza aggravio di ulteriori
somme a titolo di penali ed interessi;
b) copia di impegno a stipulare con il
prestatore dĠopera, nei termini di cui al comma 5, il contratto di soggiorno
dallĠarticolo 5-bis del testo unico di cui al decreto legislativo n. 286
del 1998, introdotto dallĠarticolo 6 della presente -legge;
c) certificazione medica della patologia o
handicap del componente la famiglia alla cui assistenza destinato il
lavoratore. Tale certificazione non richiesta qualora il lavoratore
extracomunitario sia adibito al lavoro domestico di sostegno al bisogno
familiare.
4. Nei venti giorni
successivi alla ricezione della dichiarazione di cui al comma 1, la prefettura
- ufficio territoriale del Governo competente per territorio verifica
l'ammissibilit e la ricevibilit della dichiarazione e la questura accerta se
sussistono motivi ostativi all'eventuale rilascio del permesso di soggiorno
della durata di un anno, dandone comunicazione alla prefettura - ufficio
territoriale del Governo, che assicura la tenuta di un registro informatizzato
di coloro che hanno presentato la denuncia di cui al comma 1 e dei lavoratori
extracomunitari cui riferita la denuncia. E' data facolta'
all'INAIL di accedere al registro informatizzato.
5. Nei dieci giorni successivi alla
comunicazione della mancanza di motivi ostativi al rilascio del permesso di
soggiorno di cui al comma 4, la prefettura - ufficio territoriale del Governo
invita le parti a presentarsi per stipulare il contratto di soggiorno nelle
forme previste dalla presente legge e alle condizioni contenute nella
dichiarazione di emersione e per il contestuale rilascio del permesso di
soggiorno, permanendo le condizioni soggettive di cui al comma 4. Il permesso
di soggiorno rinnovabile previo accertamento da parte dellĠorgano competente
della prova della continuazione del rapporto e della regolarit della posizione
contributiva previdenziale ed assistenziale del lavoratore extracomunitario
interessato, salvo quanto previsto
dallĠarticolo 5, commi 5 e 9, e dallĠarticolo 6, comma 1, del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni. La mancata presentazione delle parti comporta
lĠarchiviazione del relativo procedimento.
6. I soggetti di cui al
comma 1, che inoltrano la dichiarazione di emersione del lavoro irregolare ai
sensi dei commi da 1 a 3, non sono punibili per le violazioni delle norme
relative al soggiorno, al lavoro, di carattere finanziario, fiscale,
previdenziale e assistenziale nonch per gli altri reati e le violazioni
amministrative comunque afferenti allĠoccupazione dei lavoratori
extracomunitari indicati nella dichiarazione di emersione, compiute
antecedentemente alla data di entrata in vigore della presente legge. Fino alla
data del rilascio del permesso di soggiorno ovvero fino alla data della
comunicazione della sussistenza di motivi ostativi al rilascio del permesso di
soggiorno non si applica lĠarticolo 22, comma 12, del testo unico di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive
modificazioni. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali determina con
proprio decreto i parametri retributivi e le modalit di calcolo e di
corresponsione delle somme di cui al comma 3, lettera a), nonch le modalit
per la successiva imputazione delle stesse sia per far fronte
all'organizzazione e allo svolgimento dei compiti di cui al presente articolo,
sia in relazione alla posizione contributiva, previdenziale e assistenziale del
lavoratore interessato in modo da garantire lĠequilibrio finanziario delle
relative gestioni previdenziali. Il Ministro, con proprio decreto, determina
altres le modalit di corresponsione delle somme e degli interessi dovuti per
i contributi previdenziali concernenti periodi denunciati antecedenti ai tre
mesi di cui al comma 3.
7. Le disposizioni del presente articolo non si applicano ai
rapporti di lavoro che occupino prestatori dĠopera extracomunitari
a) nei confronti dei quali sia stato emesso un provvedimento di
espulsione per motivi diversi dal mancato rinnovo del permesso di soggiorno,
salvo che sussistano le condizioni per la revoca del provvedimento in presenza
di circostanze obiettive riguardanti lĠinserimento sociale. La revoca, fermi
restando i casi di esclusione di cui alle lettere b) e c), non pu essere in
ogni caso disposta nellĠipotesi in cui il lavoratore extracomunitario sia stato
sottoposto a procedimento penale per delitto non colposo che non si sia
concluso con un provvedimento che abbia dichiarato che il fatto non sussiste o
non costituisce reato o che lĠinteressato non lo ha commesso, ovvero risulti
destinatario di un provvedimento di espulsione mediante accompagnamento alla
frontiera a mezzo della forza pubblica, ovvero abbia lasciato il territorio
nazionale e si trovi nelle condizioni di cui allĠarticolo 13, comma 13, del
testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, e successive
modificazioni. Le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello
Stato per lavoro subordinato di cui allĠarticolo 3, comma 4, del citato decreto
legislativo n. 286 del 1998, come sostituito dallĠarticolo 3, comma 2,
della presente legge, sono decurtate dello stesso numero di permessi di
soggiorno per lavoro, rilasciati a seguito di revoca di provvedimenti di
espulsione ai sensi della presente lettera;
b) che risultino segnalati, anche in base ad accordi o convenzioni
internazionali in vigore in Italia, ai fini della non ammissione nel territorio
dello Stato;
c) che risultino denunciati per uno dei reati indicati negli
articoli 380 e 381 del codice di procedura penale, salvo che i relativi
procedimenti si siano conclusi con un provvedimento che abbia dichiarato che il
fatto non sussiste o non costituisce reato o che lĠinteressato non lo ha
commesso ovvero nei casi di archiviazione previsti dallĠarticolo 411 del codice
di procedura penale, ovvero risultino destinatari dellĠapplicazione di una
misura di prevenzione, salvi in ogni caso gli effetti della riabilitazione.[50]
Le disposizioni del presente articolo non
costituiscono impedimento all'espulsione degli stranieri che risultino
pericolosi per la sicurezza dello Stato.
8. Chiunque presenta
una falsa dichiarazione di emersione ai sensi del comma 1, al fine di eludere
le disposizioni in materia di immigrazione della presente legge, punito con
la reclusione da due a nove mesi, salvo che il fatto costituisca pi grave
reato.
Articolo 34
(Norme transitorie e finali)
1. Entro sei mesi dalla data della pubblicazione della presente
legge nella Gazzetta Ufficiale si procede, ai sensi dellĠarticolo 17, comma 1,
della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni,
allĠemanazione delle norme di attuazione ed integrazione della presente legge,
nonch alla revisione ed armonizzazione delle disposizioni contenute nel
regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999,
n. 394. Con il medesimo regolamento sono definite le modalit di
funzionamento dello sportello unico per lĠimmigrazione previsto dalla presente
legge; fino alla data di entrata in vigore del predetto regolamento le funzioni
giaĠ esercitate in materia di immigrazione dalle direzioni provinciali del
lavoro alla data di entrata in vigore della presente legge continuano ad essere
svolte dalle direzioni medesime.
2. Entro quattro mesi dalla data della pubblicazione della
presente legge nella Gazzetta Ufficiale si procede, con regolamento emanato ai
sensi dellĠarticolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e
successive modificazioni, alla revisione ed integrazione delle disposizioni
regolamentari vigenti sullĠimmigrazione, sulla condizione dello straniero e sul
diritto di asilo, limitatamente alle seguenti finalit:
a) razionalizzare lĠimpiego della telematica nelle comunicazioni,
nelle suddette materie, tra le amministrazioni pubbliche;
b) assicurare la massima interconnessione tra gli archivi gi
realizzati a riguardo o in via di realizzazione presso le amministrazioni
pubbliche;
c) promuovere le opportune iniziative per la riorganizzazione
degli archivi esistenti.
3. Il regolamento
previsto dallĠarticolo 1-bis, comma 3, del decreto-legge 30 dicembre 1989,
n. 416, convertito con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1999,
n. 39, introdotto dallĠarticolo 32, emanato entro sei mesi dalla data di
entrata in vigore della presente legge. Le disposizioni di cui agli articoli 31
e 32 si applicano a decorrere dalla data di entrata in vigore del predetto
regolamento; fino a tale data si applica la disciplina anteriormente vigente.
4.
Fino al completamento di un adeguato programma di
realizzazione di una rete di centri di permanenza temporanea e assistenza,
accertato con decreto del Ministro dellĠinterno, sentito il Comitato di cui al
comma 2 dellĠarticolo 2-bis del testo unico di cui al decreto legislativo
n. 286 del 1998, introdotto dallĠarticolo 2 della presente legge, il
sindaco, in particolari situazioni di emergenza, pu disporre lĠalloggiamento,
nei centri di accoglienza di cui allĠarticolo 40 del citato testo unico di cui
al decreto legislativo n. 286 del 1998, di stranieri non in regola con le
disposizioni sullĠingresso e sul soggiorno nel territorio dello Stato, fatte
salve le disposizioni sul loro allontanamento dal territorio medesimo.
Articolo 35
(Istituzione della Direzione centrale dell'immigrazione e della
polizia delle frontiere).
1. é istituita, presso il Dipartimento della pubblica sicurezza
del Ministero dellĠinterno, la Direzione centrale dellĠimmigrazione e della
polizia delle frontiere con compiti di impulso e di coordinamento delle
attivit di polizia di frontiera e di contrasto dellĠimmigrazione clandestina,
nonch delle attivit demandate alle autorit di pubblica sicurezza in materia
di ingresso e soggiorno degli stranieri. Alla suddetta Direzione centrale
preposto un prefetto, nellĠambito della dotazione organica esistente.
2. Fermo restando quanto previsto dal comma 1, la determinazione
del numero e delle competenze degli uffici in cui si articola la Direzione
centrale dellĠimmigrazione e della polizia delle frontiere, nonch la
determinazione delle piante organiche e dei mezzi a disposizione, sono
effettuate con decreto del Ministro dellĠinterno, di concerto con il Ministro
dellĠeconomia e delle finanze, ai sensi dellĠarticolo 5 della legge 1ĵ aprile
1981, n. 121. DallĠistituzione della Direzione centrale, che si avvale
delle risorse umane, strumentali e finanziarie esistenti, non derivano nuovi o
maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.
3. La denominazione della Direzione centrale di cui allĠarticolo
4, comma 2, lettera h), del regolamento di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 7 settembre 2001, n. 398, conseguentemente modificata in
ÇDirezione centrale per la polizia stradale, ferroviaria, delle comunicazioni e
per i reparti speciali della Polizia di StatoÈ.
4. Eventuali integrazioni e modifiche delle disposizioni di cui ai
commi precedenti sono effettuate con la procedura di cui allĠarticolo 17, comma
4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
Articolo
36
(Esperti
della Polizia di Stato)
1. NellĠambito delle strategie finalizzate alla prevenzione
dellĠimmigrazione clandestina, il Ministero dellĠinterno, dĠintesa con il
Ministero degli affari esteri, pu inviare presso le rappresentanze
diplomatiche e gli uffici consolari funzionari della Polizia di Stato in
qualit di esperti nominati secondo le procedure e le modalit previste
dallĠarticolo 168 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967,
n. 18. A tali fini il contingente previsto dal citato articolo 168
aumentato sino ad un massimo di ulteriori undici unit, riservate agli esperti
della Polizia di Stato, corrispondenti agli esperti nominati ai sensi del
presente comma.
2. AllĠonere derivante dallĠattuazione del presente articolo,
determinato nella misura di 778.817 euro per lĠanno 2002 e di 1.557.633 euro
annui a decorrere dallĠanno 2003, si provvede mediante corrispondente riduzione
dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2002-2004,
nellĠambito dellĠunit previsionale di base di parte corrente ÇFondo specialeÈ
dello stato di previsione del Ministero dellĠeconomia e delle finanze per
lĠanno 2002, allo scopo parzialmente utilizzando lĠaccantonamento relativo al
medesimo Ministero.
Art.37
(Disposizione relative al Comitato parlamentare di controllo
sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attivit di
Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione)
1. Al Comitato parlamentare istituito dallĠarticolo 18 della legge
30 settembre 1993, n. 388, che assume la denominazione di ÇComitato
parlamentare di controllo sullĠattuazione dellĠaccordo di Schengen, di
vigilanza sullĠattivit di Europol, di controllo e vigilanza in materia di
immigrazioneÈ sono altres attribuiti compiti di indirizzo e vigilanza circa la
concreta attuazione della presente legge, nonch degli accordi internazionali e
della restante legislazione in materia di immigrazione ed asilo. Su tali
materie il Governo presenta annualmente al Comitato una relazione. Il Comitato
riferisce annualmente alle Camere sulla propria attivit.
(Norma
finanziaria)
1. DallĠapplicazione degli articoli 2, 5, 17, 18, 19, 20, 25 e 34
non devono derivare oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.
2. AllĠonere derivante dallĠattuazione dellĠarticolo 30, comma 1,
valutato in euro 1.515.758 per lĠanno 2002, e in euro 3.031.517 per lĠanno
2003, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento
iscritto, ai fini del bilancio triennale 2002-2004, nellĠambito dellĠunit
previsionale di base di parte corrente ÇFondo specialeÈ dello stato di
previsione del Ministero dellĠeconomia e delle finanze per lĠanno 2002, allo
scopo parzialmente utilizzando lĠaccantonamento relativo al Ministero degli
affari esteri.
3. AllĠonere derivante dallĠattuazione degli articoli 1, 12, comma
1, lettera c), 13 e 32, valutato in 25,91 milioni di euro per lĠanno 2002,
130,65 milioni di euro per lĠanno 2003, 125,62 milioni di euro per lĠanno 2004
e 117,75 milioni di euro a decorrere dal 2005, si provvede mediante
corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio
triennale 2002-2004, nellĠambito dellĠunit previsionale di base di parte
corrente ÇFondo specialeÈ dello stato di previsione del Ministero dellĠeconomia
e delle finanze per lĠanno 2002, allo scopo parzialmente utilizzando
lĠaccantonamento relativo al medesimo Ministero.
4. Il Ministro dellĠeconomia e delle finanze autorizzato ad
apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
L. 222/2002 *
Legge 9 Ottobre 2002, n. 222, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge
9 settembre 2002, n. 195, recante disposizioni urgenti in materia di
legalizzazione del lavoro irregolare di extracomunitari
(Ulteriori disposizioni)
Articolo 1.
(Legalizzazione di lavoro irregolare)
1. Chiunque,
nellĠesercizio di unĠattivit di impresa sia in forma individuale che
societaria, ha occupato, nei tre mesi antecedenti la data di entrata in vigore
del presente decreto, alle proprie dipendenze lavoratori extracomunitari in
posizione irregolare, pu denunciare, entro la data dellĠ11 novembre 2002, la
sussistenza del rapporto di lavoro alla Prefettura-Ufficio territoriale del
Governo competente per territorio, mediante la presentazione, a proprie spese,
di apposita dichiarazione attraverso gli uffici postali. Qualora si tratti di
societ operanti in Italia, la denuncia sottoscritta e presentata dal legale
rappresentante. A tutti gli effetti, la data di presentazione quella recata
dal timbro dellĠufficio postale accettante. La dichiarazione di emersione
presentata dal richiedente, a proprie spese, agli uffici postali.
2. La dichiarazione contiene, a pena di inammissibilit:
a) i dati identificativi dellĠimprenditore o della societ e del
suo legale rappresentante;
b) lĠindicazione delle generalit e della nazionalit del
lavoratore straniero occupato al quale si riferisce la dichiarazione;
c) lĠindicazione della tipologia e delle modalit di impiego;
d) lĠindicazione della retribuzione convenuta, in misura non
inferiore a quella prevista dal vigente contratto collettivo nazionale di
lavoro di riferimento.
3. Ai fini della ricevibilit, alla dichiarazione sono allegati:
a) copia sottoscritta della dichiarazione di impegno a stipulare,
nei termini di cui al comma 5, il contratto di soggiorno per lavoro subordinato
a tempo indeterminato ovvero per un contratto di lavoro di durata non inferiore
ad un anno nelle forme di cui allĠarticolo 5-bis del testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dellĠimmigrazione e norme sulla
condizione dello straniero, di seguito denominato: Çtesto unicoÈ, di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, introdotto dallĠarticolo 6 della
legge 30 luglio 2002, n. 189;
b) attestato di pagamento di un contributo forfettario pari a 700
euro per ciascun lavoratore.
4. Nei sessanta giorni successivi alla ricezione della
dichiarazione di cui al comma 1, la Prefettura-Ufficio territoriale del
Governo, che assicura la tenuta di un registro informatizzato di coloro che
hanno presentato la predetta dichiarazione e dei lavoratori extracomunitari ai
quali riferita la medesima dichiarazione, verifica lĠammissibilit e la ricevibilit
della dichiarazione e la comunica al centro per lĠimpiego competente per
territorio. La questura accerta se sussistono motivi ostativi allĠeventuale
rilascio del permesso di soggiorno di validit pari ad un anno.
5. Nei dieci giorni successivi alla comunicazione della mancanza
di motivi ostativi al rilascio del permesso di soggiorno di cui al comma 4, la
Prefettura-Ufficio territoriale del Governo invita le parti a presentarsi per
stipulare il contratto di soggiorno per lavoro subordinato e per il contestuale
rilascio del permesso di soggiorno, permanendo le condizioni soggettive di cui
al comma 4. La mancata presentazione delle parti comporta lĠimprocedibilit e
lĠarchiviazione del relativo procedimento. Il permesso di soggiorno pu essere
rinnovato previo accertamento dellĠesistenza di un rapporto di lavoro a tempo
indeterminato ovvero a tempo determinato di durata non inferiore ad un anno,
nonch della regolarit della posizione contributiva previdenziale ed
assistenziale del lavoratore extracomunitario interessato, salvo quanto previsto dallĠarticolo 5, commi 5 e 9,
e dallĠarticolo 6, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998,
n. 286, e successive modificazioni.
6. I soggetti di cui al comma 1, che inoltrano la dichiarazione di
emersione del lavoro irregolare ai sensi dei commi da 1 a 3, non sono punibili
per le violazioni delle norme relative al soggiorno, al lavoro, di carattere
finanziario, fiscale, previdenziale e assistenziale nonch per gli altri reati
e le violazioni amministrative comunque afferenti allĠoccupazione dei
lavoratori extracomunitari indicati nella dichiarazione di emersione, compiute
antecedentemente alla data di entrata in vigore del presente decreto. Fino alla
data del rilascio del permesso di soggiorno ovvero fino alla data della
comunicazione della sussistenza di motivi ostativi al rilascio del permesso di
soggiorno non si applica lĠarticolo 22, comma 12, del testo unico di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni. Le
predette cause di non punibilit non si applicano a coloro che abbiano
presentato una dichiarazione di emersione contenente dati non rispondenti al
vero, al fine di procurare il permesso di soggiorno a stranieri.
7. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali determina, con
proprio decreto, le modalit per lĠimputazione del contributo forfettario di
cui al comma 3, lettera b), sia per fare fronte allĠorganizzazione e allo
svolgimento dei compiti di cui al presente articolo, sia in relazione alla
posizione contributiva previdenziale ed assistenziale del lavoratore
interessato, al fine di garantire lĠequilibrio finanziario delle relative
gestioni previdenziali. Il Ministro, con proprio decreto, determina altres le
modalit di corresponsione delle somme e degli interessi dovuti per i
contributi previdenziali concernenti i periodi denunciati antecedenti ai tre
mesi di cui al comma 1.
8. Le disposizioni del presente articolo non si applicano ai
rapporti di lavoro riguardanti lavoratori extracomunitari:
a) nei confronti dei quali sia stato emesso un provvedimento di
espulsione per motivi diversi dal mancato rinnovo del permesso di soggiorno,
salvo che sussistano le condizioni per la revoca del provvedimento in presenza
di circostanze obiettive riguardanti lĠinserimento sociale. La revoca, fermi
restando i casi di esclusione di cui alle successive lettere b) e c), non pu
essere in ogni caso disposta nellĠipotesi in cui il lavoratore extracomunitario
sia o sia stato sottoposto a procedimento penale per delitto non colposo che non
si sia concluso con un provvedimento che abbia dichiarato che il fatto non
sussiste o non costituisce reato o che lĠinteressato non lo ha commesso, ovvero
risulti destinatario di un provvedimento di espulsione mediante accompagnamento
alla frontiera a mezzo della forza pubblica, ovvero abbia lasciato il
territorio nazionale e si trovi nelle condizioni di cui allĠarticolo 13, comma
13, del testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, e
successive modificazioni. Le quote massime di stranieri da ammettere nel
territorio dello Stato per lavoro subordinato di cui allĠarticolo 3, comma 4,
del citato decreto legislativo n. 286 del 1998, e successive
modificazioni, sono decurtate dello stesso numero di permessi di soggiorno per
lavoro, rilasciati a seguito di revoca di provvedimenti di espulsione ai sensi
della presente lettera.
b) che risultino
segnalati, anche in base ad accordi o convenzioni internazionali in vigore in
Italia, ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato;
c) che risultino denunciati per uno dei reati indicati negli
articoli 380 e 381 del codice di procedura penale, salvo che il procedimento
penale si sia concluso con un provvedimento che abbia dichiarato che il fatto
non sussiste o non costituisce reato o che lĠinteressato non lo ha commesso
ovvero nei casi di archiviazione previsti dallĠarticolo 411 del codice di
procedura penale, ovvero risultino destinatari dellĠapplicazione di una misura
di prevenzione o di sicurezza, salvi, in ogni caso, gli effetti della
riabilitazione.[51]
9. Chiunque presenta una falsa dichiarazione di emersione ai sensi
del comma 1, al fine di eludere le disposizioni in materia di immigrazione del
presente decreto, punito con la reclusione da due a nove mesi, salvo che il
fatto costituisca pi grave reato.
9-bis. Per i soggetti diversi dal datore di lavoro, lĠobbligo
relativo alla comunicazione dellĠalloggio di cui allĠarticolo 7 del testo unico
di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive
modificazioni, in relazione ai lavoratori extracomunitari denunciati, pu
essere adempiuto fino alla data dellĠ11 novembre 2002. La medesima disposizione
si applica anche relativamente alla procedura di emersione di cui allĠarticolo
33 della legge 30 luglio 2002, n. 189
Articolo 2.
(Disposizioni transitorie e finali)
1. Fino alla data di conclusione della procedura di cui
allĠarticolo 1, non possono essere adottati provvedimenti di allontanamento dal
territorio nazionale nei confronti dei lavoratori compresi nella dichiarazione
di cui allo stesso articolo, salvo che risultino pericolosi per la sicurezza
dello Stato.
2. Il rilascio del permesso di soggiorno ai sensi dellĠarticolo 1,
comma 5, comporta la contestuale revoca degli eventuali provvedimenti di
espulsione gi adottati nei confronti dello straniero che ha stipulato il
contratto di soggiorno.
3. In deroga a quanto previsto dallĠarticolo 5, comma 2-bis, del
testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, come
introdotto dallĠarticolo 5, comma 1, lettera b), della legge 30 luglio 2002, n.
189, i lavoratori extracomunitari che stipulano il contratto di soggiorno per
lavoro subordinato ai sensi dellĠarticolo 1, comma 5, del presente decreto
ovvero altro contratto di lavoro, sono sottoposti a rilievi fotodattiloscopici
entro un anno dalla data di rilascio del permesso di soggiorno e, comunque, in
sede di rinnovo dello stesso.
4. Le disposizioni dei commi 1, 2 e 3, nonch le modalit di
presentazione della dichiarazione di legalizzazione di cui allĠarticolo 1,
comma 1, ultimo periodo, si osservano anche per la presentazione delle
dichiarazioni di emersione di lavoro irregolare previste dallĠarticolo 33 della
legge 30 luglio 2002, n. 189.
5. Le disposizioni di cui ai commi 2-bis e 4-bis dellĠarticolo 5
del testo unico, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, come
modificato dallĠarticolo 5, comma 1, lettere b) e g), della legge 30 luglio
2002, n. 189, non si applicano allo straniero che richiede il permesso di
soggiorno di cui al comma 3, lettere a) ed e), del medesimo articolo, di durata
non superiore a tre mesi, ovvero per cure mediche, o che ne richiede il
rinnovo.
6. Per il trattamento dei rilievi fotodattiloscopici di cui agli
articoli 5, commi 2-bis e 4-bis, e 6, comma 4, del testo unico, di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, come modificati, rispettivamente,
dagli articoli 5 e 7 della legge 30 luglio 2002, n. 189, si applica la
disciplina in materia di tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al
trattamento dei dati personali, prevista allĠarticolo 4, comma 2, della legge
31 dicembre 1996, n. 675, e successive modificazioni.
7. AllĠatto della consegna della carta dĠidentit elettronica, di
cui allĠarticolo 36 del testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, i cittadini italiani
sono sottoposti a rilievi dattiloscopici, ai sensi dellĠarticolo 5, commi 2-bis
e 4-bis, del testo unico, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286,
come modificato dallĠarticolo 5, comma 1, lettere b) e g), della legge 30
luglio 2002, n. 189, secondo modalit stabilite, anche per quanto riguarda
lĠutilizzazione e la conservazione dei dati e lĠaccesso alle informazioni raccolte,
con il decreto di cui al comma 1 del medesimo articolo 36 del citato decreto
del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000.
8. Al comma 4, primo periodo, dellĠarticolo 1-sexies del
decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla
legge 28 febbraio 1990, n. 39, introdotto dallĠarticolo 32 della legge 30
luglio 2002, n. 189, per soggetto destinatario dei servizi di accoglienza di
cui al comma 1 del medesimo articolo si intende lo straniero con permesso
umanitario di cui allĠarticolo 5, comma 6, del testo unico, di cui al decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni.
9. I datori di lavoro che, in esecuzione della garanzia prevista
nel contratto di soggiorno per lavoro subordinato di cui allĠarticolo 6 della
legge 30 luglio 2002, n. 189, abbiano sostenuto le spese per fornire un
alloggio rispondente ai requisiti di legge, possono, a titolo di rivalsa e per
la durata della prestazione, trattenere mensilmente dalla retribuzione del
dipendente una somma massima pari ad un terzo dellĠimporto complessivo mensile.
...
Articolo 3.
(Copertura finanziaria)
1. AllĠonere derivante dallĠattuazione dellĠarticolo 2, comma 3,
valutato in euro 1.420.160 per lĠanno 2002 ed in euro 5.955.640 per lĠanno
2003, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento
iscritto, ai fini del bilancio triennale 2002-2004, nellĠambito dellĠunit
previsionale di base di parte corrente ÇFondo specialeÈ dello stato di
previsione del Ministero dellĠeconomia e delle finanze per lĠanno 2002, allo
scopo parzialmente utilizzando lĠaccantonamento relativo al medesimo Ministero.
2. AllĠonere derivante dallĠattuazione dellĠarticolo 1, commi 4 e
5, valutato in euro 1.267.443 per lĠanno 2002 ed in euro 1.861.548 per lĠanno
2003, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento
iscritto, ai fini del bilancio triennale 2002-2004, nellĠambito dellĠunit
previsionale di base di parte corrente ÇFondo specialeÈ dello stato di
previsione del Ministero dellĠeconomia e delle finanze per lĠanno 2002, allo
scopo parzialmente utilizzando lĠaccantonamento relativo al medesimo Ministero.
2-bis. Per lĠerogazione del compenso per lavoro straordinario a
favore del personale dellĠAmministrazione civile dellĠinterno impiegato per
fronteggiare lĠulteriore attivit richiesta per la definizione delle procedure
di regolarizzazione di cui allĠarticolo 1, autorizzata la spesa nella misura
massima di 459.658,20 euro per lĠanno 2002 e di 1.103.179,69 euro a decorrere
dallĠanno 2003, cui si provvede mediante corrispondente riduzione dello
stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2002-2004, nellĠambito
dellĠunit previsionale di base di parte corrente ÒFondo specialeÒ dello stato
di previsione del Ministero dellĠeconomia e delle finanze per lĠanno 2002, allo
scopo parzialmente utilizzando lĠaccantonamento relativo al medesimo Ministero
3. Il Ministro dellĠeconomia e delle finanze eĠ autorizzato ad
apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
D. LGS. 85/2003 *
Decreto legislativo 7 Aprile 2003, n. 85,
Attuazione della direttiva 2001/55/CE relativa alla concessione della
protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati ed alla
cooperazione in ambito comunitario
Art. 1.
Finalita'
1. Il presente decreto disciplina la concessione della protezione
temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati provenienti da Paesi non
appartenenti all'Unione europea che non possono rientrare nei Paesi di origine
secondo le indicazioni della direttiva 2001/55/CE del 20 luglio 2001 del
Consiglio dell'Unione europea, di seguito denominato Consiglio.
Art. 2.
Definizioni
1. Ai fini del presente decreto s'intende per:
a) "protezione temporanea": la procedura di carattere
eccezionale che garantisce, nei casi di afflusso massiccio o di imminente
afflusso massiccio di sfollati provenienti da Paesi non appartenenti all'Unione
europea che non possono rientrare nel loro Paese d'origine, una tutela
immediata e temporanea alle persone sfollate, in particolare qualora sussista
il rischio che il sistema d'asilo non possa far fronte a tale afflusso;
b) "Convenzione di Ginevra": la Convenzione del 28
luglio 1951 relativa allo status dei rifugiati, modificata dal protocollo di
New York del 31 gennaio 1967;
c) "sfollati": i cittadini di Paesi terzi o apolidi che
hanno forzatamente abbandonato il loro Paese o regione d'origine o che sono
stati evacuati, in particolare in risposta all'appello di organizzazioni
internazionali, ed il cui rimpatrio in condizioni sicure e stabili risulta
momentaneamente impossibile in dipendenza della situazione nel Paese stesso,
anche nell'ambito d'applicazione dell'articolo 1A della Convenzione di Ginevra,
ed in particolare le persone fuggite da zone di conflitto armato o di violenza
endemica ovvero le persone che siano soggette a rischio grave di violazioni
sistematiche o generalizzate dei diritti umani o siano state vittime di
siffatte violazioni;
d) "afflusso massiccio": l'arrivo nel territorio
dell'Unione europea di un numero considerevole di sfollati, provenienti da un
Paese determinato o da una zona geografica determinata, sia che il loro arrivo
avvenga spontaneamente o sia agevolato, per esempio, mediante un programma di
evacuazione;
e) "rifugiati": i cittadini di Paesi terzi o apolidi ai
sensi dell'articolo 1A della Convenzione di Ginevra;
f) "minori non accompagnati": i cittadini di Paesi non
appartenenti all'Unione europea o gli apolidi di eta' inferiore ai diciotto
anni che entrano nel territorio nazionale senza essere accompagnati da una
persona adulta, finche' non ne assuma effettivamente la custodia una persona
per essi responsabile, ovvero i minori che sono stati abbandonati, una volta
entrati nel territorio nazionale;
g) "richiedente il ricongiungimento": un cittadino di un
Paese estraneo all'Unione europea che gode della protezione temporanea e che
intende ricongiungersi ai suoi familiari;
h) "decisione del Consiglio europeo": la decisione del
Consiglio presa ai sensi degli articoli 5 e 6 della direttiva 2001/55/CE del 20
luglio 2001 che accerta l'esistenza di un afflusso massiccio di sfollati ovvero
dichiara la sopravvenuta possibilita' di rimpatrio.
Art. 3.
Misure di protezione temporanea
1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri adottato
ai sensi dell'articolo 20 del testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero,
approvato con decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, di seguito
denominato: "testo unico", sono stabilite, nei limiti delle risorse
di cui all'articolo 12, le misure di protezione temporanea per fronteggiare
l'afflusso massiccio di sfollati accertato con decisione del Consiglio, ai
sensi dell'articolo 5 della direttiva 2001/55/CE per la durata massima di un
anno, prorogabile, con decisione del Consiglio, una sola volta per un pari
periodo e nei limiti previsti dalla dichiarazione di disponibilita' a ricevere
sfollati rilasciata al Consiglio dal Governo italiano.
2. La protezione temporanea cessa alla scadenza del termine
deliberato dal Consiglio ovvero in qualsiasi momento per effetto di decisione
del medesimo Consiglio.
Art. 4.
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
1. Il decreto di cui all'articolo 3, comma 1, stabilisce:
a) la data di decorrenza della protezione temporanea;
b) le categorie di sfollati ammessi alla protezione temporanea;
c) la disponibilita' ricettiva per l'accoglienza degli sfollati;
d) le procedure, con le relative agevolazioni, per il rilascio
agli sfollati individuati dalla lettera b), degli eventuali visti per
l'ingresso nel territorio nazionale;
e) le procedure per il rilascio agli sfollati individuati dalla
lettera b), del permesso di soggiorno esteso allo studio e al lavoro, quelle
relative alla disciplina degli eventuali ricongiungimenti familiari e alla
registrazione dei dati personali degli sfollati. Del numero dei permessi di
soggiorno rilasciati si tiene conto nell'adozione del decreto di programmazione
annuale ai sensi di quanto disposto all'articolo 3, comma 4, del testo unico;
f) il punto di contatto nazionale per la cooperazione
amministrativa con gli altri Stati membri dell'Unione europea ai fini
dell'attuazione della protezione temporanea e dell'interscambio di dati di cui
al presente decreto;
g) le misure assistenziali, d'intesa con la Conferenza unificata
di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, anche
mediante il coinvolgimento delle associazioni ed enti di volontariato, comprese
quelle per l'alloggio, l'assistenza sociale, per le cure mediche, per il
sostentamento e l'accesso al sistema educativo per i minori alla pari con i
cittadini italiani, nonche' per l'accesso alla formazione professionale o a
tirocini nelle imprese. Misure specifiche assistenziali sono stabilite per le
categorie di persone con bisogni particolari, quali i minori non accompagnati e
le persone che abbiano subito torture, stupri o altre gravi forme di violenza
psicologica, fisica o sessuale;
h) gli interventi, anche con la collaborazione di associazioni od
organizzazioni internazionali o intergovernative, per consentire il rimpatrio
volontario;
i) gli altri interventi necessari per l'attuazione della decisione
del Consiglio, compresi quelli relativi al trasferimento della persona protetta
temporaneamente fra Stati membri e quelli inerenti la cooperazione
amministrativa di cui alla lettera f);
l) le procedure da attuarsi nel caso di presentazione di una
domanda di asilo da parte di una persona temporaneamente protetta.
2. Nei confronti dei minori non accompagnati si applicano le norme
di cui all'articolo 33 del testo unico.
Art. 5.
Casi di esclusione
1. Gli sfollati possono essere esclusi dalle misure di protezione
temporanea quando sussistano gravi motivi per ritenere che abbiano commesso:
a) un crimine contro la pace, un crimine di guerra o un crimine
contro l'umanita' cosi' come definiti dagli strumenti internazionali elaborati
per stabilire disposizioni riguardo a tali crimini, cosi' come recepiti
dall'ordinamento interno;
b) un reato grave, di natura non politica, al di fuori del
territorio nazionale e prima dell'ammissione alle procedure di protezione
temporanea. La valutazione della gravita' del reato deve tenere conto della
gravita' del pericolo cui andrebbe incontro lo straniero in caso di rimpatrio.
Le condotte connotate di particolare crudelta', anche se attuate con finalita'
politica, sono considerate di natura non politica;
c) atti contrari ai principi e alle finalita' delle Nazioni Unite.
2. Sono esclusi dalle misure di protezione temporanea gli sfollati
che abbiano riportato condanna, con sentenza passata in giudicato, anche nei
casi di applicazione di pena a richiesta ai sensi dell'articolo 444 del codice
di procedura penale, per reati previsti dall'articolo 380, commi 1 e 2, del
codice di procedura penale, ovvero per reati inerenti gli stupefacenti, la
liberta' sessuale, il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina verso
l'Italia e dell'emigrazione clandestina dall'Italia verso altri Stati o per
reati diretti al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo
sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attivita' illecite
ovvero per motivi di ordine o sicurezza pubblica.
3. Le decisioni di esclusione dalla protezione temporanea sono adottate
esclusivamente in base al comportamento personale dell'interessato e sul
principio di proporzionalita'.
4. Gli sfollati esclusi dalle misure di protezione temporanea sono
allontanati dal territorio nazionale ai sensi dell'articolo 13 del testo unico.
Art. 6.
Ricongiungimento familiare
1. Il ricongiungimento familiare nei confronti della persona
ammessa alla protezione temporanea ai sensi del presente decreto puo' essere
richiesto per:
a) il coniuge non legalmente separato;
b) i figli minori a carico anche adottivi, ed anche del solo
coniuge o nati fuori del matrimonio, non coniugati ovvero legalmente separati.
I minori in affidamento o sottoposti a tutela sono equiparati ai figli. Ai fini
del ricongiungimento si considerano minori i figli di eta' inferiore a diciotto
anni;
c) i genitori della persona ammessa alla protezione temporanea che
vivevano insieme come parte del nucleo familiare nel periodo in cui gli eventi
hanno determinato il forzato abbandono e che erano totalmente o parzialmente a
carico del richiedente il ricongiungimento in tale periodo, qualora non abbiano
altri figli nel Paese d'origine o di provenienza, ovvero i genitori
ultrasessantacinquenni conviventi nel medesimo periodo e a carico, anche
parzialmente, degli stessi richiedenti, qualora gli altri figli siano
impossibilitati al loro sostentamento per documentati gravi motivi di salute;
d) i figli maggiorenni della persona ammessa alla protezione
temporanea che vivevano insieme come parte del nucleo familiare nel periodo in
cui gli eventi hanno determinato il forzato abbandono e che erano totalmente o
parzialmente a carico del richiedente il ricongiungimento in tale periodo,
qualora non possano per ragioni oggettive provvedere al proprio sostentamento a
causa del loro stato di salute che comporti invalidita' totale.
2. I ricongiungimenti nei confronti delle persone indicate alla
lettera c) del comma 1 possono essere disposti solo nei confronti di coloro che
risultino soggiornanti fuori del territorio degli Stati membri dell'Unione
europea.
3. Ai familiari ricongiunti e' rilasciato un permesso di soggiorno
per protezione temporanea di durata pari a quella del familiare che ha chiesto
il ricongiungimento.
4. I trasferimenti da o verso uno Stato membro dell'Unione europea
non possono essere effettuati senza il consenso degli interessati.
Art. 7.
Istanze di asilo
1. L'ammissione alle misure di protezione temporanea non preclude
la presentazione dell'istanza per il riconoscimento dello status di rifugiato
ai sensi della Convenzione di Ginevra. Il decreto di cui all'articolo 3, comma
1, stabilisce i tempi dell'esame delle domande per il riconoscimento dello
status di rifugiato presentate da persone che beneficiano della protezione
temporanea, con riferimento all'eventuale rinvio dell'esame e della decisione
sull'istanza al termine della protezione temporanea.
2. Qualora l'esame delle domande per il riconoscimento dello
status di rifugiato non sia stato differito ai sensi del comma 1, il
richiedente lo status di rifugiato potra' beneficiare del regime di protezione
temporanea solo se presenti rinuncia alla istanza di riconoscimento dello
status di rifugiato e o se la medesima istanza ha avuto un esito finale
negativo.
3. Qualora l'esame delle domande per il riconoscimento dello status
di rifugiato sia stato differito ai sensi del comma 1, il decreto di cui
all'articolo 3, comma 2, stabilisce le modalita' del soggiorno in attesa della
decisione per le persone che hanno goduto della protezione temporanea e che
hanno presentato una domanda di asilo.
Art. 8.
Informazioni
1. Alla persona che gode della protezione temporanea viene
consegnato un documento redatto in una lingua che e' presumibile che essa
conosca o, in mancanza, in inglese, francese, spagnolo o arabo che illustra i suoi
diritti, i suoi doveri e le norme inerenti alla protezione temporanea.
2. Le persone che godono della protezione temporanea e che,
nell'ambito della collaborazione amministrativa con gli altri Stati membri,
vengono trasferite da uno Stato membro all'altro o chiedono ed ottengano il
trasferimento vengono fornite di un lasciapassare conforme al modello di cui
all'allegato I.
Art. 9.
Ricorsi
1. Avverso i provvedimenti di diniego della protezione temporanea
e gli altri provvedimenti connessi al presente decreto si osservano le norme
dell'articolo 6, comma 10, del testo unico , ad eccezione dei ricorsi fondati
su norme contenute nell'articolo 6 del presente decreto per i quali si
osservano le norme di cui all'articolo 30, comma 6, del testo unico.
2. I provvedimenti di diniego della protezione temporanea e tutti
gli altri provvedimenti di rigetto di istanze della persona protetta
temporaneamente sono motivati e recano l'indicazione dell'autorita' presso la
quale e' possibile ricorrere e dei relativi termini di presentazione del
ricorso.
Art. 10.
Divieto di allontanamento
1. Le persone che godono della protezione temporanea, salvo
accordi bilaterali con un altro Stato membro, ovvero in caso di trasferimento
volontario tra Stati membri, ovvero previa autorizzazione dell'Autorita' che ha
rilasciato il permesso di soggiorno, non possono allontanarsi dal territorio
nazionale. La persona che gode della protezione temporanea accordata da un
altro Stato membro che entri illegalmente nel territorio nazionale e'
allontanata verso quest'ultimo.
Art. 11.
Rimpatri
1. Con il decreto di cui all'articolo 3, comma 2, sono stabilite:
a) le modalita' per il rimpatrio volontario o assistito da attuare
anche con la collaborazione di associazioni od organizzazioni nazionali,
internazionali od intergovernative;
b) le modalita' per attuare il rimpatrio forzoso, da attuarsi in
modo rispettoso della dignita' umana;
c) le modalita' per la temporanea permanenza sul territorio
nazionale delle persone che per gravi motivi di salute o per impellenti ragioni
umanitarie non sono in grado di rientrare nel Paese di provenienza alla
scadenza del regime di protezione temporanea;
d) le modalita' per la temporanea permanenza sul territorio
nazionale per coloro nella cui famiglia vi siano minori che frequentino corsi
scolastici fino al termine dell'anno scolastico in corso.
Art. 12.
Copertura finanziaria
1. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto,
valutato in 35 milioni di euro per l'anno 2003, si provvede mediante
corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5
della legge 16 aprile 1987, n. 183.
2. Le somme non utilizzate entro il 31 dicembre 2004 vengono
riversate dal Ministero dell'interno al Fondo di rotazione di cui all'articolo
5 della citata legge n. 183 del 1987.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad
apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio in
applicazione del presente articolo.
Art. 13.
Norme finali
1. Per tutto quanto non previsto dal presente decreto, si
applicano le disposizioni del testo unico, e successive modificazioni.
2. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Il presente
decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta
ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a
chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
D. LGS. 215/2003 *
Decreto legislativo 9 Luglio 2003, n. 215, e
successive modificazioni, Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la paritaĠ
di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine
etnica
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 101/2008 |
|
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Art. 1 |
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Oggetto |
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1. Il presente decreto reca le
disposizioni relative all'attuazione della parita' di trattamento tra le
persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, disponendo le
misure necessarie affinche' le differenze di razza o di origine etnica non
siano causa di discriminazione, anche in un'ottica che tenga conto del
diverso impatto che le stesse forme di discriminazione possono avere su donne
e uomini, nonche' dell'esistenza di forme di razzismo a carattere culturale e
religioso. |
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Art. 2 |
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Nozione di discriminazione |
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1. Ai fini del presente decreto,
per principio di parita' di trattamento si intende l'assenza di qualsiasi
discriminazione diretta o indiretta a causa della razza o dell'origine
etnica. Tale principio comporta che non sia praticata alcuna discriminazione
diretta o indiretta, cosi' come di seguito definite: |
|
a) discriminazione diretta quando,
per la razza o l'origine etnica, una persona e' trattata meno favorevolmente
di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata un'altra in situazione analoga; |
|
b) discriminazione indiretta
quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un
comportamento apparentemente neutri possono mettere le persone di una
determinata razza od origine etnica in una posizione di particolare
svantaggio rispetto ad altre persone. |
|
2. E' fatto salvo il disposto
dell'articolo 43, commi 1 e 2, del testo unico delle disposizioni concernenti
la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero,
approvato con decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, di seguito
denominato: Çtesto unicoÈ. |
|
3. Sono, altresi', considerate
come discriminazioni, ai sensi del comma 1, anche le molestie ovvero quei
comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi di razza o di origine
etnica, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignita' di una persona e
di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo. |
3. Sono, altresi', considerate
come discriminazioni, ai sensi del comma 1, anche le molestie ovvero quei
comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi di razza o di origine
etnica, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignita' di una persona e
di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante od offensivo.[52] |
4. L'ordine di discriminare
persone a causa della razza o dell'origine etnica e' considerato una
discriminazione ai sensi del comma 1. |
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Art. 3. |
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Ambito di applicazione |
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1. Il principio di parita' di
trattamento senza distinzione di razza ed origine etnica si applica a tutte
le persone sia nel settore pubblico che privato ed e' suscettibile di tutela
giurisdizionale, secondo le forme previste dall'articolo 4, con specifico
riferimento alle seguenti aree: |
|
a) accesso all'occupazione e al
lavoro, sia autonomo che dipendente, compresi i criteri di selezione e le
condizioni di assunzione; |
|
b) occupazione e condizioni di
lavoro, compresi gli avanzamenti di carriera, la retribuzione e le condizioni
del licenziamento; |
|
c) accesso a tutti i tipi e
livelli di orientamento e formazione professionale, perfezionamento e
riqualificazione professionale, inclusi i tirocini professionali; |
|
d) affiliazione e attivita'
nell'ambito di organizzazioni di lavoratori, di datori di lavoro o di altre
organizzazioni professionali e prestazioni erogate dalle medesime
organizzazioni; |
|
e) protezione sociale, inclusa la
sicurezza sociale; |
|
f) assistenza sanitaria; |
|
g) prestazioni sociali; |
|
h) istruzione; |
|
i) accesso a beni e servizi,
incluso l'alloggio. |
|
2. Il presente decreto legislativo
non riguarda le differenze di trattamento basate sulla nazionalita' e non
pregiudica le disposizioni nazionali e le condizioni relative all'ingresso,
al soggiorno, all'accesso all'occupazione, all'assistenza e alla previdenza
dei cittadini dei Paesi terzi e degli apolidi nel territorio dello Stato, ne'
qualsiasi trattamento, adottato in base alla legge, derivante dalla
condizione giuridica dei predetti soggetti. |
|
3. Nel rispetto dei principi di
proporzionalita' e ragionevolezza, nell'ambito del rapporto di lavoro o
dell'esercizio dell'attivita' di impresa, non costituiscono atti di
discriminazione ai sensi dell'articolo 2 quelle differenze di trattamento
dovute a caratteristiche connesse alla razza o all'origine etnica di una
persona, qualora, per la natura di un'attivita' lavorativa o per il contesto
in cui essa viene espletata, si tratti di caratteristiche che costituiscono
un requisito essenziale e determinante ai fini dello svolgimento
dell'attivita' medesima. |
|
4. Non costituiscono, comunque,
atti di discriminazione ai sensi dell'articolo 2 quelle differenze di
trattamento che, pur risultando indirettamente discriminatorie, siano
giustificate oggettivamente da finalita' legittime perseguite attraverso
mezzi appropriati e necessari. |
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Art. 4 |
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Tutela giurisdizionale dei diritti |
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1. La tutela giurisdizionale
avverso gli atti e i comportamenti di cui all'articolo 2 si svolge nelle
forme previste dall'articolo 44, commi da 1 a 6, 8 e 11, del testo unico. |
1. La tutela giurisdizionale
avverso gli atti e i comportamenti di cui all'articolo 2 si svolge nelle
forme previste dall'articolo 44, commi da 1 a 6, 8 e 11, del testo unico,
in quanto compatibili.[53] |
2. Chi intende agire in giudizio
per il riconoscimento della sussistenza di una delle discriminazioni di cui
all'articolo 2 e non ritiene di avvalersi delle procedure di conciliazione
previste dai contratti collettivi, puo' promuovere il tentativo di
conciliazione ai sensi dell'articolo 410 del codice di procedura civile o,
nell'ipotesi di rapporti di lavoro con le amministrazioni pubbliche, ai sensi
dell'articolo 66 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, anche tramite
le associazioni di cui all'articolo 5, comma 1. |
|
3. Il ricorrente, al fine di
dimostrare la sussistenza di un comportamento discriminatorio a proprio
danno, puo' dedurre in giudizio, anche sulla base di dati statistici,
elementi di fatto, in termini gravi, precisi e concordanti, che il giudice valuta
ai sensi dell'articolo 2729, primo comma, del codice civile. |
3. Quando il
ricorrente fornisce elementi di fatto, desunti anche da dati di carattere
statistico, idonei a fondare, in termini precisi e concordanti, la
presunzione dell'esistenza di atti, patti o comportamenti discriminatori,
spetta al convenuto l'onere di provare l'insussistenza della discriminazione.[54] |
4. Con il provvedimento che
accoglie il ricorso il giudice, oltre a provvedere, se richiesto, al
risarcimento del danno anche non patrimoniale, ordina la cessazione del
comportamento, della condotta o dell'atto discriminatorio, ove ancora
sussistente, nonche' la rimozione degli effetti. Al fine di impedirne la
ripetizione, il giudice puo' ordinare, entro il termine fissato nel
provvedimento, un piano di rimozione delle discriminazioni accertate. |
|
5. Il giudice tiene conto, ai fini
della liquidazione del danno di cui al comma 4, che l'atto o il comportamento
discriminatorio costituiscono ritorsione ad una precedente azione giudiziale
ovvero ingiusta reazione ad una precedente attivita' del soggetto leso volta
ad ottenere il rispetto del principio della parita' di trattamento. |
|
6. Il giudice puo' ordinare la
pubblicazione del provvedimento[55]
di cui ai commi 4 e 5, a spese del convenuto, per una sola volta su un
quotidiano di tiratura nazionale. |
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7. Resta salva la giurisdizione
del giudice amministrativo per il personale di cui all'articolo 3, comma 1,
del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. |
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Art. 4-bis[56] |
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Protezione delle vittime |
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1. La tutela giurisdizionale di cui all'articolo 4 si applica
altresi' nei casi di comportamenti, trattamenti o altre conseguenze
pregiudizievoli posti in essere o determinate, nei confronti della persona
lesa da una discriminazione diretta o indiretta o di qualunque altra persona,
quale reazione ad una qualsiasi attivita' diretta ad ottenere la parita' di
trattamento. |
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Art. 5 |
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Legittimazione ad agire |
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1. Sono legittimati ad agire ai
sensi dell'articolo 4, in forza di delega, rilasciata, a pena di nullita',
per atto pubblico o scrittura privata autenticata, in nome e per conto o a
sostegno del soggetto passivo della discriminazione, le associazioni e gli
enti inseriti in un apposito elenco approvato con decreto del Ministro del
lavoro e delle politiche sociali e del Ministro per le pari opportunita' ed
individuati sulla base delle finalita' programmatiche e della continuita'
dell'azione. |
1. Sono legittimati ad agire ai
sensi degli articoli 4 e 4-bis, in
forza di delega, rilasciata, a pena di nullita', per atto pubblico o
scrittura privata autenticata, in nome e per conto o a sostegno del soggetto
passivo della discriminazione, le associazioni e gli enti inseriti in un
apposito elenco approvato con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche
sociali e del Ministro per le pari opportunita' ed individuati sulla base
delle finalita' programmatiche e della continuita' dell'azione.[57] |
2. Nell'elenco di cui al comma 1
possono essere inseriti le associazioni e gli enti iscritti nel registro di
cui all'articolo 52, comma 1, lettera a), del decreto del Presidente della
Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, nonche' le associazioni e gli enti
iscritti nel registro di cui all'articolo 6. |
|
3. Le associazioni e gli enti
inseriti nell'elenco di cui al comma 1 sono, altresi', legittimati ad agire
ai sensi dell'articolo 4 nei casi di discriminazione collettiva qualora non
siano individuabili in modo diretto e immediato le persone lese dalla
discriminazione. |
3. Le associazioni e gli enti
inseriti nell'elenco di cui al comma 1 sono, altresi', legittimati ad agire
ai sensi degli articoli 4 e 4-bis nei
casi di discriminazione collettiva qualora non siano individuabili in modo
diretto e immediato le persone lese dalla discriminazione.[58] |
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Art. 6 |
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Registro delle associazioni e
degli enti che svolgono attivita' nel campo della lotta alle discriminazioni |
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1. Presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunita' e' istituito
il registro delle associazioni e degli enti che svolgono attivita' nel campo
della lotta alle discriminazioni e della promozione della parita' di
trattamento. |
|
2. L'iscrizione nel registro e'
subordinata al possesso dei seguenti requisiti: |
|
a) avvenuta costituzione, per atto
pubblico o per scrittura privata autenticata, da almeno un anno e possesso di
uno statuto che sancisca un ordinamento a base democratica e preveda come
scopo esclusivo o preminente il contrasto ai fenomeni di discriminazione e la
promozione della parita' di trattamento, senza fine di lucro; |
|
b) tenuta di un elenco degli
iscritti, aggiornato annualmente con l'indicazione delle quote versate
direttamente all'associazione per gli scopi statutari; |
|
c) elaborazione di un bilancio
annuale delle entrate e delle uscite con indicazione delle quote versate
dagli associati e tenuta dei libri contabili, conformemente alle norme
vigenti in materia di contabilita' delle associazioni non riconosciute; |
|
d) svolgimento di un'attivita'
continuativa nell'anno precedente; |
|
e) non avere i suoi rappresentanti
legali subito alcuna condanna, passata in giudicato, in relazione
all'attivita' dell'associazione medesima, e non rivestire i medesimi
rappresentanti la qualifica di imprenditori o di amministratori di imprese di
produzione e servizi in qualsiasi forma costituite, per gli stessi settori in
cui opera l'associazione. |
|
3. La Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Dipartimento per le pari opportunita' provvede annualmente
all'aggiornamento del registro. |
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Art. 7 |
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Ufficio per il contrasto delle discriminazioni |
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1. E' istituito presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunita'
un ufficio per la promozione della parita' di trattamento e la rimozione
delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica, con funzioni
di controllo e garanzia delle parita' di trattamento e dell'operativita'
degli strumenti di tutela, avente il compito di svolgere, in modo autonomo e
imparziale, attivita' di promozione della parita' e di rimozione di qualsiasi
forma di discriminazione fondata sulla razza o sull'origine etnica, anche in
un'ottica che tenga conto del diverso impatto che le stesse discriminazioni
possono avere su donne e uomini, nonche' dell'esistenza di forme di razzismo
a carattere culturale e religioso. |
|
2. In particolare, i compiti
dell'ufficio di cui al comma 1 sono i seguenti: |
|
a) fornire assistenza, nei
procedimenti giurisdizionali o amministrativi intrapresi, alle persone che si
ritengono lese da comportamenti discriminatori, anche secondo le forme di cui
all'articolo 425 del codice di procedura civile; |
|
b) svolgere, nel rispetto delle
prerogative e delle funzioni dell'autorita' giudiziaria, inchieste al fine di
verificare l'esistenza di fenomeni discriminatori; |
|
c) promuovere l'adozione, da parte
di soggetti pubblici e privati, in particolare da parte delle associazioni e
degli enti di cui all'articolo 6, di misure specifiche, ivi compresi progetti
di azioni positive, dirette a evitare o compensare le situazioni di
svantaggio connesse alla razza o all'origine etnica; |
|
d) diffondere la massima
conoscenza possibile degli strumenti di tutela vigenti anche mediante azioni
di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul principio della parita' di
trattamento e la realizzazione di campagne di informazione e comunicazione; |
|
e) formulare raccomandazioni e
pareri su questioni connesse alle discriminazioni per razza e origine etnica,
nonche' proposte di modifica della normativa vigente; |
|
f) redigere una relazione annuale
per il Parlamento sull'effettiva applicazione del principio di parita' di
trattamento e sull'efficacia dei meccanismi di tutela, nonche' una relazione
annuale al Presidente del Consiglio dei Ministri sull'attivita' svolta; |
|
g) promuovere studi, ricerche,
corsi di formazione e scambi di esperienze, in collaborazione anche con le
associazioni e gli enti di cui all'articolo 6, con le altre organizzazioni
non governative operanti nel settore e con gli istituti specializzati di
rilevazione statistica, anche al fine di elaborare linee guida in materia di
lotta alle discriminazioni. |
|
3. L'ufficio ha facolta' di
richiedere ad enti, persone ed imprese che ne siano in possesso, di fornire
le informazioni e di esibire i documenti utili ai fini dell'espletamento dei
compiti di cui al comma 2. |
|
4. L'ufficio, diretto da un
responsabile nominato dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un
Ministro da lui delegato, si articola secondo le modalita' organizzative
fissate con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, con
cui si provvede ad apportare le opportune modifiche al decreto del Presidente
del Consiglio dei Ministri in data 23 luglio 2002, recante ordinamento delle
strutture generali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale n. 207 del 4 settembre 2002. |
|
5. L'ufficio puo' avvalersi anche
di personale di altre amministrazioni pubbliche, ivi compresi magistrati e
avvocati e procuratori dello Stato, in posizione di comando, aspettativa o
fuori ruolo, nonche' di esperti e consulenti esterni. Si applica l'articolo
17, commi 14 e 17, della legge 15 maggio 1997, n. 127. |
|
6. Il numero dei soggetti di cui
al comma 5 e' determinato con il decreto di cui al comma 4, secondo quanto
previsto dall'articolo 29 della legge 23 agosto 1988, n. 400 e dall'articolo
9 del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 303. |
|
7. Gli esperti di cui al comma 5
sono scelti tra soggetti, anche estranei alla pubblica amministrazione,
dotati di elevata professionalita' nelle materie giuridiche, nonche' nei
settori della lotta alle discriminazioni, dell'assistenza materiale e
psicologica ai soggetti in condizioni disagiate, del recupero sociale, dei
servizi di pubblica utilita', della comunicazione sociale e dell'analisi
delle politiche pubbliche. |
|
8. Sono fatte salve le competenze
delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano. |
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Art. 8 |
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Copertura finanziaria |
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1. Agli oneri finanziari derivanti
dall'istituzione e funzionamento dell'ufficio di cui all'articolo 7, nel
limite massimo di spesa di 2.035.357 euro annui a decorrere dal 2003, si
provvede ai sensi dell'articolo 29, comma 2, della legge 1Ħ marzo 2002, n.
39. |
|
2. Fatto salvo quanto previo dal comma 1, dall'attuazione del
presente decreto non derivano oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato. |
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D. LGS. 276/2003 *
Decreto legislativo 10 Settembre 2003, n. 276, e
successive modificazioni, Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e
mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30
(Disposizioni rilevanti)
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 133/2008 |
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... |
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Capo II |
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Prestazioni
occasionali di tipo accessorio rese da particolari soggetti |
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Art. 70. |
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Definizione e campo
di applicazione |
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1. Per prestazioni
di lavoro accessorio si intendono attivita' lavorative di natura meramente
occasionale rese da soggetti a rischio di esclusione sociale o comunque non
ancora entrati nel mercato del lavoro, ovvero in procinto di uscirne,
nell'ambito: |
1. Per prestazioni
di lavoro accessorio si intendono attivita' lavorative di natura occasionale rese
nell'ambito: |
a) dei piccoli
lavori domestici a carattere straordinario, compresa la assistenza
domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con handicap; |
a) di lavori domestici (...); |
|
b) di lavori di giardinaggio, pulizia e manutenzione di
edifici, strade, parchi e monumenti; |
b) dell'insegnamento
privato supplementare; |
c) dell'insegnamento
privato supplementare; |
c) dei piccoli
lavori di giardinaggio, nonche' di pulizia e manutenzione di edifici e
monumenti; |
(...) |
d) della
realizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli; |
d) (...) di
manifestazioni (...) sportive,
culturali o caritatevoli o di lavori di emergenza o di solidarieta'; |
e) della
collaborazione con enti pubblici e associazioni di volontariato per lo
svolgimento di lavori di emergenza, come quelli dovuti a calamita' o eventi
naturali improvvisi, o di solidarieta'; |
e) dei periodi di vacanza da parte di giovani con meno di 25
anni di eta', regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso l'universita'
o un istituto scolastico di ogni ordine e grado; |
|
f) di attivita' agricole di carattere stagionale effettuate
da pensionati e da giovani di cui alla lettera e), ovvero delle attivita'
agricole svolte a favore dei soggetti di cui all'articolo 34, comma 6, del
decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633; |
e-bis)
dell'impresa familiare di cui all'articolo 230-bis del codice civile,
limitatamente al commercio, al turismo e ai servizi; |
g)
dell'impresa familiare di cui all'articolo 230-bis del codice civile,
limitatamente al commercio, al turismo e ai servizi; |
e-ter)
dell'esecuzione di vendemmie di breve durata e a carattere saltuario,
effettuata da studenti e pensionati. |
h) della consegna porta a porta e della vendita ambulante di
stampa quotidiana e periodica.[59] |
2. Le attivita' lavorative di cui al comma 1, anche se svolte a
favore di piu' beneficiari, configurano rapporti di natura meramente
occasionale e accessoria, intendendosi per tali le attivita' che non danno
complessivamente luogo, con riferimento al medesimo committente, a compensi
superiori a 5.000 euro nel corso di un anno solare. |
|
3. Le
imprese familiari possono utilizzare prestazioni di lavoro accessorio per un
importo complessivo non superiore, nel corso di ciascun anno fiscale, a
10.000 euro. |
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Art. 71. |
(...)[60] |
Prestatori di lavoro
accessorio |
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1. Possono svolgere
attivita' di lavoro accessorio: |
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a) disoccupati da
oltre un anno; |
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b) casalinghe,
studenti e pensionati; |
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c) disabili e
soggetti in comunita' di recupero; |
|
d) lavoratori
extracomunitari, regolarmente soggiornanti in Italia, nei sei mesi successivi
alla perdita del lavoro. |
|
2. l soggetti di cui
al comma 1, interessati a svolgere prestazioni di lavoro accessorio,
comunicano la loro disponibilita' ai servizi per l'impiego delle province,
nell'ambito territoriale di riferimento, o ai soggetti accreditati di cui
all'articolo 7. A seguito della loro comunicazione i soggetti interessati
allo svolgimento di prestazioni di lavoro accessorio ricevono, a proprie
spese, una tessera magnetica dalla quale risulti la loro condizione. |
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Art. 72. |
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Disciplina del
lavoro accessorio |
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1.
Per ricorrere a prestazioni di lavoro accessorio, i
beneficiari acquistano presso le rivendite autorizzate uno o piu' carnet di
buoni per prestazioni di lavoro accessorio il cui valore nominale e' fissato
con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da adottarsi
entro trenta giorni[61]
e periodicamente aggiornato. |
|
2. Tale valore nominale e' stabilito tenendo conto della media
delle retribuzioni rilevate per le attivita' lavorative affini a quelle di
cui all'articolo 70, comma 1, nonche' del costo di gestione del servizio. |
|
3. Il prestatore di lavoro accessorio percepisce il proprio
compenso presso il concessionario, di cui al comma 5, all'atto della
restituzione dei buoni ricevuti dal beneficiario della prestazione di lavoro
accessorio. Tale compenso e' esente da qualsiasi imposizione fiscale e non
incide sullo stato di disoccupato o inoccupato del prestatore di lavoro
accessorio. |
|
4. Fermo restando quanto disposto dal comma 4-bis, il
concessionario provvede al pagamento delle spettanze alla persona che
presenta i buoni, registrandone i dati anagrafici e il codice fiscale,
effettua il versamento per suo conto dei contributi per fini previdenziali
all'INPS, alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge
8 agosto 1995, n. 335, in misura pari al 13 per cento del valore nominale del
buono, e per fini assicurativi contro gli infortuni all'INAIL, in misura pari
al 7 per cento del valore nominale del buono, e trattiene l'importo
autorizzato dal decreto di cui al comma 1, a titolo di rimborso spese. |
|
4-bis. Con riferimento all'impresa familiare di cui all'articolo
70, comma 1, lettera e-bis), trova applicazione la normale disciplina
contributiva e assicurativa del lavoro subordinato. |
4-bis. Con riferimento all'impresa familiare di cui all'articolo
70, comma 1, lettera g),
trova applicazione la normale disciplina contributiva e assicurativa del
lavoro subordinato.[62] |
5. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio
decreto, individua le aree e il concessionario del servizio attraverso cui
avviare una prima fase di sperimentazione delle prestazioni di lavoro
accessorio e regolamenta criteri e modalit per il versamento dei contributi
di cui al comma 4 e delle relative coperture assicurative e previdenziali. |
5. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali individua con proprio decreto (...) il concessionario del servizio (...)
e regolamenta i criteri e le modalita' per il versamento dei
contributi di cui al comma 4 e delle relative coperture assicurative e previdenziali.
In attesa del decreto ministeriale i concessionari del servizio sono
individuati nell'I.N.P.S. e nelle agenzie per il lavoro di cui agli articoli
4, comma 1, lettere a) e c) e 6, commi 1, 2 e 3 del presente decreto.[63] |
|
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... |
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L. 271/2004 *
Legge 12 Novembre 2004, n. 271, Conversione in
legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 Settembre 2004, n. 241, recante
disposizioni urgenti in materia di immigrazione
(Ulteriori disposizioni)
Art.
1
...
2-bis. Rimane ferma la competenza del tribunale in composizione
monocratica e del tribunale per i minorenni ai sensi del comma 6 dellĠarticolo
30 e del comma 3 dellĠarticolo 31 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n.
286, e successive modificazioni. In pendenza di un giudizio riguardante le
materie sopra citate, i provvedimenti di convalida di cui agli articoli 13 e 14
dello stesso decreto legislativo e lĠesame dei relativi ricorsi sono di
competenza del tribunale in composizione monocratica
Art. 1-bis.
(Disposizioni urgenti in materia di rilascio e rinnovo dei
permessi di soggiorno)
1. AllĠarticolo 39 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, dopo il
comma 4, sono aggiunti i seguenti:
"4-bis.
NellĠambito delle direttive impartite dal Ministro dellĠinterno per la semplificazione
delle procedure amministrative e per la riduzione degli oneri amministrativi
negli uffici di pubblica sicurezza, il Ministero dellĠinterno pu altres
stipulare, senza oneri aggiuntivi perla finanza pubblica, convenzioni con
concessionari di pubblici servizi o altri soggetti non pubblici per la raccolta
e lĠinoltro agli uffici dellĠAmministrazione dellĠinterno delle domande,
dichiarazioni o atti dei privati indirizzati ai medesimi uffici nonch per lo
svolgimento di altre operazioni preliminari allĠadozione dei provvedimenti
richiesti e per lĠeventuale inoltro, ai privati interessati, dei provvedimenti
o atti conseguentemente rilasciati. Con decreto del Ministro dellĠinterno, si
determina lĠimporto dellĠonere a carico dellĠinteressato al rilascio dei
provvedimenti richiesti.
4-ter. Per le
finalit di cui al comma 4-bis, gli incaricati del pubblico servizio, addetti
alle procedure definite dalle convenzioni, possono essere autorizzati a
procedere allĠidentificazione degli interessati, con lĠosservanza delle
disposizioni di legge o di regolamento in vigore per gli addetti alla ricezione
delle domande, dichiarazioni o atti destinati alle pubbliche
amministrazioni"È.
D. LGS.
12/2005 *
Decreto Legislativo 10 gennaio 2005, n.12,
Attuazione della direttiva 2001/40/CE
relativa al riconoscimento
reciproco delle decisioni di allontanamento dei cittadini di Paesi terzi
Art. 1.
Finalita'
1.
Il presente decreto non si applica ai familiari dei cittadini dell'Unione
europea che hanno esercitato il proprio diritto alla libera circolazione.
2.
Per familiari di cittadini dell'Unione europea si intendono il coniuge, i
discendenti diretti o quelli del coniuge di eta' inferiore ai 21 anni o a
carico, gli ascendenti diretti a carico del cittadino o del coniuge.
Art.
2.
Decisioni
di allontanamento e misure di esecuzione
1.
Fermo restando quanto previsto dagli articoli 23 e 96 della Convenzione di
applicazione dell'accordo di Schengen del 14 giugno 1985, ratificata con legge
30 settembre 1993, n. 388, ai fini del presente decreto, le decisioni di
allontanamento, adottate dalle competenti autorita' nazionali, sono i
provvedimenti di respingimento e di espulsione disposti, rispettivamente, dal
Questore, dal Ministro dell'interno e dal Prefetto, ai sensi degli articoli 10
e 13 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina
dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, di seguito
denominato: Çtesto unicoÈ, nonche' i corrispondenti provvedimenti di
allontanamento adottati dalle competenti autorita' di uno Stato membro
dell'Unione europea.
2.
L'autorita' nazionale competente ad adottare una misura di esecuzione per
l'attuazione di una decisione di allontanamento adottata da un altro Stato
membro dell'Unione europea e' il Prefetto che provvede, secondo la procedura di
cui all'articolo 13, comma 3, del testo unico, previa eventuale acquisizione,
dallo Stato membro autore della decisione di allontanamento, dei documenti
necessari per comprovare l'attualita' della medesima decisione, anche
attraverso i canali di consultazione di cui all'articolo 3 del presente
decreto.
3.
All'esecuzione dell'espulsione provvede il Questore, secondo le modalita' di
cui all'articolo 13 e all'articolo 14 del testo unico.
4.
L'esecuzione dell'espulsione, nei confronti di uno straniero in possesso di un
titolo di soggiorno, puo' essere disposta, previa revoca del provvedimento
autorizzativo, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 6, del testo unico, da parte
dell'autorita' che lo ha rilasciato.
Art.
3.
Procedura
di consultazione fra gli Stati membri
1.
L'accertamento della situazione concernente gli stranieri destinatari della
decisione di allontanamento viene effettuata dal dipartimento della pubblica
sicurezza del Ministero dell'interno, avvalendosi del Servizio per la
cooperazione internazionale di polizia che utilizzera' i canali di
consultazione utili ai fini dell'accertamento richiesto.
2.
Il Ministero dell'interno provvedera' a comunicare allo Stato membro autore
della decisione di allontanamento l'avvenuta esecuzione della medesima.
Art.
4.
Trattamento
di dati personali
1.
Per il trattamento dei dati personali derivanti dall'attuazione del presente
decreto si applicano le disposizioni del codice in materia di protezione dei
dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
Art.
5.
Ricorsi
1.
Avverso il provvedimento di esecuzione delle decisioni di allontanamento di cui
all'articolo 2, comma 2, l'interessato puo' proporre ricorso all'autorita'
giudiziaria prevista dall'articolo 13, comma 8, del testo unico, del luogo in
cui ha sede l'autorita' che ha emesso il provvedimento impugnato.
Art.
6.
Casi
di esclusione
1.
Ai fini dell'applicazione del presente decreto, sono fatte salve le
disposizioni internazionali e comunitarie sulla individuazione dello Stato
competente per l'esame della domanda di asilo presentata in uno degli Stati
membri dell'Unione europea e gli accordi di riammissione vigenti tra l'Italia e
gli Stati membri.
2.
Sono escluse dall'applicazione del presente decreto le decisioni di
allontanamento adottate in contrasto con le Convenzioni internazionali in
vigore in materia di diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali, nonche'
in contrasto con l'articolo 19 del testo unico.
Art.
7.
Costi
1.
Se le decisioni di allontanamento non possono essere eseguite a spese dello
straniero interessato lo Stato autore e lo Stato esecutore compensano tra loro
gli squilibri finanziari che possono risultare dall'applicazione del presente
decreto, secondo i criteri e le modalita' previste dalla decisione 2004/191/CE
del Consiglio, del 23 febbraio 2004.
L. 80/2005 *
Legge 14 maggio 2005, n. 80,
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo 2005,
n. 35, recante disposizioni urgenti nellĠambito del Piano di azione per lo
sviluppo economico, sociale e territoriale. Deleghe al Governo per la modifica
del codice di procedura civile in materia di processo di cassazione e di
arbitrato nonche' per la riforma organica della disciplina delle procedure
concorsuali
(Disposizioni rilevanti)
...
Art. 1-ter.
(Quote massime di
lavoratori stranieri per esigenze di carattere stagionale)
1. In attesa della definizione delle quote massime di stranieri da
ammettere nel territorio dello Stato per lavoro subordinato ai sensi
dell'articolo 3, comma 4, del testo unico di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, possono essere stabilite, con
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, quote massime di stranieri
da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro subordinato per esigenze di
carattere stagionale per i settori dell'agricoltura e del turismo, anche in
misura superiore alle quote stabilite nell'anno precedente. Sono comunque fatti
salvi i provvedimenti gia' adottati.
...
D. LGS. 76/2005 *
Decreto Legislativo 15 aprile 2005, n.76, Definizione
delle norme generali sul diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, a
norma dell'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 28 marzo 2003, n. 53
(Disposizioni rilevanti)
Art.
1.
Diritto-dovere
all'istruzione e alla formazione
...
6.
La fruizione dell'offerta di istruzione e di formazione come previsto dal
presente decreto costituisce per tutti ivi compresi, ai sensi dell'articolo 38
del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione
e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, i minori stranieri presenti nel territorio dello Stato,
oltre che un diritto soggettivo, un dovere sociale ai sensi dell'articolo 4,
secondo comma, della Costituzione, sanzionato come previsto dall'articolo 5.
...
Art.
5.
Vigilanza
sull'assolvimento del diritto-dovere e sanzioni
1.
Responsabili dell'adempimento del dovere di istruzione e formazione sono i
genitori dei minori o coloro che a qualsiasi titolo ne facciano le veci, che
sono tenuti ad iscriverli alle istituzioni scolastiche o formative.
2.
Alla vigilanza sull'adempimento del dovere di istruzione e formazione, anche
sulla base dei dati forniti dalle anagrafi degli studenti di cui all'articolo
3, cosi' come previsto dal presente decreto, provvedono:
a)
il comune, ove hanno la residenza i giovani che sono soggetti al predetto
dovere;
b)
il dirigente dell'istituzione scolastica o il responsabile dell'istituzione
formativa presso la quale sono iscritti ovvero abbiano fatto richiesta di
iscrizione gli studenti tenuti ad assolvere al predetto dovere;
c)
la provincia, attraverso i servizi per l'impiego in relazione alle funzioni di
loro competenza a livello territoriale;
d)
i soggetti che assumono, con il contratto di apprendistato di cui all'articolo
48 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, i giovani tenuti
all'assolvimento del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, nonche'
il tutore aziendale di cui al comma 4, lettera f), del predetto articolo, e i
soggetti competenti allo svolgimento delle funzioni ispettive in materia di
previdenza sociale e di lavoro, di cui al decreto legislativo 23 aprile 2004,
n. 124.
3.
In caso di mancato adempimento del dovere di istruzione e formazione si
applicano a carico dei responsabili le sanzioni relative al mancato
assolvimento dell'obbligo scolastico previsto dalle norme previgenti.
...
L. 155/2005 *
Legge 31 luglio 2005, n. 155,
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 luglio 2005, n.
144, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale
(Ulteriori disposizioni rilevanti)
...
Art. 2.
Permessi di soggiorno a fini investigativi
1. Anche fuori dei casi di cui al capo II del decreto-legge 15
gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991,
n. 82, e successive modificazioni, e di cui all'articolo 18 del testo unico
delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero, di cui al decretolegislativo 25 luglio 1998, n.
286, di seguito denominato: Çdecreto legislativo n. 286 del 1998È, e in deroga
a quanto previsto dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 286 del 1998,
quando, nel corso di operazioni di polizia, di indagini o di un procedimento
relativi a delitti commessi per finalit di terrorismo, anche internazionale, o
di eversione dell'ordine democratico, vi e' l'esigenza di garantire la
permanenza nel territorio dello Stato dello straniero che abbia offerto
all'autorit giudiziaria o agli organi di polizia una collaborazione avente le
caratteristiche di cui al comma 3 dell'articolo 9 del citato decreto-legge n. 8
del 1991 il questore, autonomamente o su segnalazione dei responsabili di
livello almeno provinciale delle Forze di polizia ovvero dei direttori dei
Servizi informativi e di sicurezza, ovvero quando ne e' richiesto dal
procuratore della Repubblica, rilascia allo straniero uno speciale permesso di
soggiorno, di durata annuale e rinnovabile per eguali periodi.
2. Con la segnalazione di cui al comma 1, sono comunicati al
questore gli elementi da cui risulti la sussistenza delle condizioni ivi
indicate, con particolare riferimento alla rilevanza del contributo offerto
dallo straniero.
3. Il permesso di soggiorno rilasciato a norma del presente
articolo pu essere rinnovato, per motivi di giustizia o di sicurezza pubblica.
Esso e' revocato in caso di condotta incompatibile con le finalit dello
stesso, segnalate dal procuratore della Repubblica, dagli altri organi di cui
al comma 1 o comunque accertate dal questore, ovvero quando vengono meno le
altre condizioni che ne hanno giustificato il rilascio.
4. Per quanto non previsto dal presente articolo, si applicano le
disposizioni dei commi 5 e 6 dell'articolo 18 del decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286.
5. Quando la collaborazione offerta ha avuto straordinaria
rilevanza per la prevenzione nel territorio dello Stato di attentati
terroristici alla vita o all'incolumit delle persone o per la concreta
riduzione delle conseguenze dannose o pericolose degli attentati stessi ovvero
per identificare i responsabili di atti di terrorismo, allo straniero pu
essere concessa, con le stesse modalit di cui al comma 1 la carta di
soggiorno, anche in deroga alle disposizioni dell'articolo 9 del decreto
legislativo n. 286 del 1998.
Art. 3.
Nuove norme in materia di espulsioni degli stranieri per motivi di
prevenzione del terrorismo
1. Oltre a quanto previsto dagli articoli 9, comma 5, e 13, comma
1, del decreto legislativo n. 286 del 1998 il Ministro dell'interno o, su sua
delega, il prefetto pu disporre l'espulsione dello straniero appartenente ad
una delle categorie di cui all'articolo 18 della legge 22 maggio 1975, n. 152,
o nei cui confronti vi sono fondati motivi di ritenere che la sua permanenza
nel territorio dello Stato possa in qualsiasi modo agevolare organizzazioni o
attivit terroristiche, anche internazionali.
2. Nei casi di cui al comma 1, l'espulsione e' eseguita
immediatamente, salvo che si tratti di persona detenuta, anche in deroga alle
disposizioni del comma 3 dell'articolo 13 del decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, concernenti l'esecuzione dell'espulsione dello straniero
sottoposto a procedimento penale e di quelle di cui al comma 5-bis del medesimo
articolo 13. Ugualmente si procede nei casi di espulsione di cui al comma 1
dell'articolo 13 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
3. Il prefetto pu altres omettere, sospendere o revocare il
provvedimento di espulsione di cui all'articolo 13, comma 2, del decreto
legislativo n. 286 del 1998, informando preventivamente il Ministro
dell'interno, quando sussistono le condizioni per il rilascio del permesso di
soggiorno di cui all'articolo 2 del presente decreto, ovvero quando sia
necessario per l'acquisizione di notizie concernenti la prevenzione di attivit
terroristiche, ovvero per la prosecuzione delle indagini o delle attivit
informative dirette alla individuazione o alla cattura dei responsabili dei
delitti commessi con finalit di terrorismo.
4. Contro i decreti di espulsione di cui al comma 1 e' ammesso
ricorso al tribunale amministrativo competente per territorio. Il ricorso
giurisdizionale in nessun caso pu sospendere l'esecuzione del provvedimento.
4-bis. Nei confronti dei provvedimenti di espulsione, di cui al
comma 1, adottati dal Ministro dell'interno, o su sua delega, non e' ammessa la
sospensione dell'esecuzione in sede giurisdizionale ai sensi dell'articolo 21
della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, e successive modificazioni, o
dell'articolo 36 del regio decreto 17 agosto 1907, n. 642.
5. Quando nel corso dell'esame dei ricorsi di cui al comma 4 del
presente articolo e di quelli di cui all'articolo 13, comma 11, del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, la decisione dipende dalla cognizione di
atti per i quali sussiste il segreto d'indagine o il segreto di Stato, il
procedimento e' sospeso fino a quando l'atto o i contenuti essenziali dello
stesso non possono essere comunicati al Tribunale amministrativo. Qualora la
sospensione si protragga per un tempo superiore a due anni, il Tribunale
amministrativo pu fissare un termine entro il quale l'amministrazione e'
tenuta a produrre nuovi elementi per la decisione o a revocare il provvedimento
impugnato. Decorso il predetto termine, il Tribunale amministrativo decide allo
stato degli atti.
6. Le disposizioni di cui ai commi 2 e 5 si applicano fino al 31
dicembre 2007.
...
L. 296/2006 *
Legge 27 Dicembre 2006, n. 296, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello (legge finanziaria 2007)
(Ulteriori disposizioni rilevanti)
Art. 1
...
1184. All'articolo
4-bis del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, il comma 6 e' sostituito
dai seguenti:
"6. Le
comunicazioni di assunzione, cessazione, trasformazione e proroga dei rapporti
di lavoro autonomo, subordinato, associato, dei tirocini e di altre esperienze
professionali, previste dalla normativa vigente, inviate al Servizio competente
nel cui ambito territoriale e' ubicata la sede di lavoro, con i moduli di cui
al comma 7, sono valide ai fini dell'assolvimento degli obblighi di
comunicazione nei confronti delle direzioni regionali e provinciali del lavoro,
dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, dell'Istituto nazionale delle
assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro, o di altre forme previdenziali
sostitutive o esclusive, nonche' nei confronti della Prefettura – Ufficio
territoriale del Governo.
...
6-ter. Per le
comunicazioni di cui al presente articolo, i datori di lavoro pubblici e
privati devono avvalersi dei servizi informatici resi disponibili dai servizi
competenti presso i quali e' ubicata la sede di lavoro. Il decreto di cui al
comma 7 disciplina anche le modalita' e i tempi di applicazione di quanto
previsto dal presente comma".
...
1315. A decorrere
dall'applicazione dei nuovi importi dei diritti da riscuotere corrispondenti
alle spese amministrative per il trattamento delle domande di visto per l'area
Schengen, come modificati dalla decisione n. 2006/440/CE del Consiglio, del 1ĵ
giugno 2006, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea L 175 del
29 giugno 2006, e comunque non prima della data di entrata in vigore della
presente legge, l'importo della tariffa per i visti nazionali di breve e di
lunga durata previsto all'articolo 26 della tabella dei diritti consolari, di
cui all'articolo 1 della legge 2 maggio 1983, n. 185, e' determinato
nell'importo di 75 euro .
1316. In caso di
aggiornamenti successivi degli importi dei diritti da riscuotere corrispondenti
alle spese amministrative per il trattamento delle domande di visto per l'area
Schengen, al fine di rendere permanente la differenziazione delle due tariffe,
l'importo della tariffa per i visti nazionali di breve e di lunga durata di cui
alla tabella citata nel comma 1315, e' conseguentemente aumentato di 15 euro
rispetto alla tariffa prevista per i visti per l'area Schengen.
...
1324. Per i soggetti
non residenti, le detrazioni per carichi di famiglia di cui all'articolo 12 del
decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive
modificazioni, spettano per gli anni 2007, 2008 e 2009, a condizione che gli
stessi dimostrino, con idonea documentazione, individuata con apposito decreto
del Ministro dell'economia e delle finanze da emanare entro trenta giorni dalla
data di entrata in vigore della presente legge, che le persone alle quali tali
detrazioni si riferiscono non possiedano un reddito complessivo superiore, al
lordo degli oneri deducibili, al limite di cui al suddetto articolo 12, comma
2, compresi i redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato, e di non
godere, nel paese di residenza, di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi
familiari.
1325. Per i cittadini
extracomunitari che richiedono, sia attraverso il sostituto d'imposta sia con
la dichiarazione dei redditi, le detrazioni di cui al comma 1324, la
documentazione puo' essere formata da:
a) documentazione
originale prodotta dall'autorita' consolare del Paese d'origine, con traduzione
in lingua italiana e asseverazione da parte del prefetto competente per
territorio;
b) documentazione con
apposizione dell'apostille per i soggetti che provengono dai Paesi che hanno
sottoscritto la Convenzione dell'Aja del 5 ottobre 1961;
c) documentazione
validamente formata dal Paese d'origine, ai sensi della normativa ivi vigente,
tradotta in italiano e asseverata come conforme all'origine dal consolato
italiano del Paese d'origine.
1326. La richiesta di
detrazione, per gli anni successivi a quello di prima presentazione della documentazione
di cui al comma 1325 deve essere accompagnata da dichiarazione che confermi il
perdurare della situazione certificata ovvero da una nuova documentazione
qualora i dati certificati debbano essere aggiornati.
1327. Il comma 6-bis
dell'articolo 21 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e' abrogato.
...
D. LGS. 3/2007 *
Decreto legislativo 8 Gennaio 2007, n. 3, Attuazione della direttiva 2003/109/CE relativa allo status
di cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo
(Ulteriori disposizioni rilevanti)
...
Art. 2.
Disposizioni transitorie
...
2. Agli stranieri gia' titolari di carta di soggiorno si applicano
le norme del presente decreto.
3. Quando leggi, regolamenti, decreti, od altre norme o
provvedimenti, fanno riferimento alla carta di soggiorno, il riferimento si
intende al permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, di cui
all'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, come modificato
dall'articolo 1.
4. Il Ministero dell'interno provvede all'individuazione del punto
di contatto e allo scambio di informazioni e documentazione con gli Stati
membri dell'Unione europea in applicazione del presente decreto.
...
Art. 4.
Norma finale
1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente
decreto si procede, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto
1988, n. 400, e successive modificazioni, all'emanazione delle norme di
attuazione ed integrazione del presente decreto, nonche' alla revisione ed
armonizzazione delle disposizioni contenute nel regolamento di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394.
D. LGS. 5/2007 *
Decreto legislativo 8 Gennaio 2007, n. 5, Attuazione della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto
di ricongiungimento familiare
(Ulteriori disposizioni rilevanti)
Art. 1.
Fi n a l i t a'
1. Il presente decreto legislativo stabilisce le condizioni per l'esercizio del diritto al ricongiungimento familiare dei cittadini di Paesi terzi, legalmente soggiornanti nel territorio dello Stato italiano, in applicazione della direttiva 2003/86/CE del Consiglio, del 22 settembre 2003.
...
Art. 4.
Disposizione finale
1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto si procede, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, all'emanazione delle norme di attuazione ed integrazione del presente decreto, nonche' alla revisione ed armonizzazione delle disposizioni contenute nel regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394.
D. LGS.
24/2007 *
Decreto Legislativo 25 gennaio 2007, n. 24,
Attuazione della direttiva 2003/110/CE, relativa all'assistenza durante il
transito nell'ambito di provvedimenti di espulsione per via aerea
Art. 1.
Finalita'
1. Il presente decreto definisce le misure di assistenza tra autorita' competenti nell'ambito dell'espulsione per via aerea, con o senza scorta, negli aeroporti di transito degli Stati membri, secondo le disposizioni contenute nella direttiva 2003/110/CE, del Consiglio, del 25 novembre 2003.
2. Il presente decreto lascia impregiudicati gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Ginevra relativa allo statuto dei rifugiati, del 28 luglio 1951, ratificata con legge 24 luglio 1954, n. 722, dalle Convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo e di liberta' fondamentali, nonche' dalle Convenzioni internazionali in materia di estradizione.
Art. 2.
Definizioni
1. Ai fini del presente decreto legislativo, si intende per:
a) "cittadino di un Paese terzo": ogni persona che non ha la cittadinanza di uno Stato membro dell'Unione europea, della Repubblica di Islanda o del Regno di Norvegia;
b) "Stato membro richiedente": lo Stato membro che esegue una decisione di espulsione di un cittadino di un Paese terzo e che richiede il transito nell'aeroporto di un'altro Stato membro;
c) "Stato membro richiesto": lo Stato membro nel cui aeroporto deve aver luogo il transito;
d) "componenti della scorta": ogni persona dello Stato membro richiedente che e' incaricata di accompagnare il cittadino di un Paese terzo, incluse le persone preposte all'assistenza medica e gli interpreti;
e) "transito per via aerea": il passaggio, attraverso la zona di un aeroporto dello Stato membro richiesto, del cittadino di un Paese terzo ed eventualmente dei componenti della scorta ai fini dell'espulsione per via aerea.
Art. 3.
Autorita' centrale
1. Il Ministero dell'interno - Dipartimento della Pubblica sicurezza - Direzione centrale per l'immigrazione e la polizia delle frontiere, di seguito denominata: "Direzione centrale", e' competente a ricevere ed inoltrare le richieste di transito per via aerea.
Art. 4.
Richiesta di transito per via aerea
1. Al fine dell'esecuzione di un provvedimento di espulsione di un cittadino di un Paese terzo, qualora non sia ragionevolmente possibile fare ricorso ad un volo diretto verso il Paese di destinazione, la direzione centrale presenta all'Autorita' centrale individuata dallo Stato membro richiesto la richiesta di transito per via aerea, contenente i dati indicati nell'allegato A, che forma parte integrante del presente decreto, previo accertamento della mancanza di impedimenti all'eventuale transito attraverso altri Stati ovvero alla riammissione da parte dello Stato di destinazione. La richiesta di transito per via aerea non e', in linea di massima, presentata se l'attuazione della misura di espulsione rende necessario un cambio di aeroporto nel territorio dello Stato membro richiesto.
2. Fatti salvi gli obblighi di cui all'articolo 1, comma 2, la richiesta di transito per via aerea presentata dall'Autorita' centrale individuata dallo Stato membro richiedente alla Direzione centrale puo' essere rifiutata se:
a) il cittadino di un Paese terzo risulti in Italia imputato ovvero condannato, anche a seguito di applicazione della pena su richiesta, ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, per reati previsti dall'articolo 380, commi 1 e 2, del codice di procedura penale e, in ogni caso, per reati inerenti agli stupefacenti, alla liberta' sessuale, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina verso l'Italia e dell'emigrazione clandestina dall'Italia verso altri Stati o per reati diretti al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attivita' illecite, nonche' destinatario di provvedimenti restrittivi della liberta' personale, fermo restando quanto previsto dalla legge 22 aprile 2005, n. 69, e fatti salvi gli obblighi derivanti dalle Convenzioni internazionali in materia di estradizione;
b) sussistono impedimenti al transito attraverso altri Stati o alla riammissione da parte dello Stato di destinazione ovvero dello Stato richiedente;
c) il provvedimento richiede un cambio di aeroporto nel territorio nazionale;
d) l'assistenza non puo' essere fornita al momento della richiesta;
e) il cittadino di un Paese terzo e' considerato una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato.
3. Nell'ipotesi di cui al comma 2, lettera d), la Direzione centrale comunica, quanto prima, allo Stato membro richiedente una diversa data, quanto piu' vicina possibile a quella richiesta, per l'effettuazione del transito, sempreche' siano soddisfatte le altre condizioni per l'autorizzazione al transito.
4. L'autorizzazione al transito per via aerea gia' rilasciata puo' essere ritirata se, successivamente al rilascio, diventano noti ovvero si verificano fatti che, ai sensi del comma 2, ne avrebbero giustificato il rifiuto.
5. La Direzione centrale comunica per iscritto, immediatamente, alla competente autorita' dello Stato richiedente l'eventuale rifiuto o ritiro dell'autorizzazione al transito, ovvero l'impossibilita' per qualsiasi altro motivo di procedere al transito, motivando la propria decisione.
6. Il transito per via aerea non e' richiesto ne' e' autorizzato se il cittadino di un Paese terzo corre il rischio di subire, nel Paese di destinazione o di transito, trattamenti inumani umilianti, torture o la pena di morte ovvero rischia la vita o la liberta' a causa della sua razza, religione, nazionalita', del suo orientamento sessuale, delle sue convinzioni politiche o della sua appartenenza ad un genere o ad un determinato gruppo sociale.
Art. 5.
Modalita' di presentazione della richiesta di transito per via aerea
1. La richiesta di transito per via aerea e' presentata per iscritto alla Direzione centrale, non oltre due giorni prima del transito e contiene i dati indicati nell'allegato A. In casi di particolare urgenza, debitamente motivati, tale termine puo' essere piu' breve.
2. La Direzione centrale comunica per iscritto allo Stato richiedente l'accoglimento o il rifiuto dell'istanza entro due giorni dalla ricezione della richiesta ovvero nel termine piu' breve di cui al comma 1. Il termine per la comunicazione della decisione puo' essere motivatamente prorogato fino ad un massimo di quarantotto ore.
3. In mancanza di comunicazione della decisione ovvero della proroga entro la data richiesta, le operazioni di transito sono avviate, trascorso il termine di cui al comma 2, previa comunicazione da parte dello Stato richiedente. Le disposizioni del presente comma sono derogabili sulla base di accordi o intese bilaterali o multilaterali.
4. La richiesta di transito per via aerea deve prevedere, in linea di massima, la dotazione della scorta, salvo comprovati motivi segnalati dallo Stato richiedente.
Art. 6.
Misure di assistenza
1. La Direzione centrale, nel limite delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili in base alla legislazione vigente e nel rispetto delle norme internazionali, adotta ogni disposizione idonea ad assicurare che le operazioni di transito si svolgano nel piu' breve tempo possibile e, comunque, entro ventiquattro ore, avvalendosi di appositi punti di contatto presso gli aeroporti.
2. La Direzione centrale, nel limite delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili sulla base della legislazione vigente e nel rispetto delle norme internazionali, previe consultazioni reciproche con l'Autorita' centrale richiedente, stabilisce e fornisce tutte le misure di sostegno necessarie dall'atterraggio fino alla partenza del cittadino di un Paese terzo e in particolare:
a) l'attesa del cittadino di un Paese terzo all'aeromobile e l'accompagnamento nella zona aeroportuale di transito, fino al volo di connessione;
b) il vitto per il cittadino di un Paese terzo e, eventualmente, per i componenti della scorta;
c) la presa in consegna, la conservazione e l'inoltro dei documenti di viaggio, specie in caso di espulsione senza scorta;
d) nei casi di transito senza scorta, la comunicazione all'Autorita' richiedente del luogo e dell'ora di partenza del cittadino di un Paese terzo dal territorio dello Stato;
e) la comunicazione all'Autorita' richiedente di eventuali incidenti gravi verificatisi durante il transito.
3. In ogni caso, sono garantite al cittadino di un Paese terzo ed ai componenti della scorta le cure urgenti o, comunque, essenziali.
4. Qualora le modalita' del transito lo richiedano, e per il tempo strettamente necessario, il cittadino di un Paese terzo e' collocato, in attesa della partenza, nei locali adibiti ad ufficio di pubblica sicurezza o, ove consentito, negli appositi spazi della zona sterile aeroportuale.
5. Fatto salvo quanto disposto dall'articolo 7, comma 2, qualora non sia possibile portare a termine le operazioni di transito nel termine di cui al comma 1, la Direzione centrale, previe richiesta e consultazione con l'autorita' richiedente, assume tutte le misure necessarie alla prosecuzione delle operazioni di transito che devono, in ogni caso, concludersi entro le successive quarantotto ore.
6. Le spese per le prestazioni di cui ai commi 2, lettera b), e 3, nonche' ogni altra spesa eventualmente conseguente alle misure di sostegno fornite e adeguatamente documentate, sono a carico dello Stato richiedente.
Art. 7.
Obbligo di riammissione
1. Il cittadino di un Paese terzo, per il quale la Direzione centrale ha presentato richiesta di transito per via aerea, e' riammesso sul territorio nazionale qualora:
a) l'autorizzazione al transito per via aerea sia stata rifiutata o ritirata;
b) il cittadino di un Paese terzo sia uscito, senza autorizzazione, dalla zona aeroportuale di transito;
c) l'espulsione del cittadino di un Paese terzo in un altro Paese di transito o nel Paese di destinazione o l'imbarco sul volo di connessione siano falliti;
d) non sia stato possibile, per qualsiasi motivo, condurre a termine le operazioni di transito con la partenza del cittadino di un Paese terzo per un altro Paese di transito ovvero per il Paese di destinazione.
2. Qualora non sia stato possibile effettuare il transito di un cittadino di un Paese terzo nel territorio nazionale, la Direzione centrale presta l'assistenza necessaria per la riammissione dello stesso nel territorio dello Stato richiedente. Le spese del viaggio di ritorno sono a carico dello Stato richiedente.
Art. 8.
Obblighi e poteri della scorta
1. Durante le operazioni di transito per via aerea, i componenti della scorta che accompagna il cittadino di un Paese terzo non portano armi e indossano abiti civili. Essi sono tenuti ad esibire l'autorizzazione al transito rilasciata dalla Direzione centrale ovvero, nei casi di cui all'articolo 5, comma 3, la comunicazione del transito.
2. Nell'esecuzione delle operazioni di transito i poteri dei componenti della scorta sono limitati all'autodifesa, salva la necessita' di adottare misure ragionevoli e proporzionate per impedire che il cittadino di un Paese terzo fugga, provochi lesioni a se stesso o a terzi ovvero arrechi danni a beni, nel rispetto della legislazione dello Stato membro richiesto, e sempre che a tale necessita' non possano provvedere i competenti funzionari nazionali o che prestano le misure di assistenza.
Art. 9.
Norma finanziaria
1. Dall'attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
D. LGS.
30/2007 *
Decreto legislativo 6 Febbraio 2007, n.30, e
successive modificazioni, Attuazione della
direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione
e dei loro familiari
di circolare e
di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri
Art. 1.
Finalita'
1.
Il presente decreto legislativo disciplina:
a)
le modalita' d'esercizio del diritto di libera circolazione, ingresso e
soggiorno nel territorio dello Stato da parte dei cittadini dell'Unione europea
e dei familiari di cui all'articolo 2 che accompagnano o raggiungono i medesimi
cittadini;
b)
il diritto di soggiorno permanente nel territorio dello Stato dei cittadini
dell'Unione europea e dei familiari di cui all'articolo 2 che accompagnano o
raggiungono i medesimi cittadini;
c)
le limitazioni ai diritti di cui alle lettere a) e b) per motivi di ordine
pubblico e di pubblica sicurezza.
Art.
2.
Definizioni
1.
Ai fini del presente decreto legislativo, si intende per:
a)
Çcittadino dell'UnioneÈ: qualsiasi persona avente la cittadinanza di uno Stato
membro;
b)
ÇfamiliareÈ:
1)
il coniuge;
2)
il partner che abbia contratto con il cittadino dell'Unione un'unione
registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro, qualora la
legislazione dello Stato membro ospitante equipari l'unione registrata al
matrimonio e nel rispetto delle condizioni previste dalla pertinente
legislazione dello Stato membro ospitante;
3)
i discendenti diretti di eta' inferiore a 21 anni o a carico e quelli del
coniuge o partner di cui alla lettera b);
4)
gli ascendenti diretti a carico e quelli del coniuge o partner di cui alla
lettera b);
c)
ÇStato membro ospitanteÈ: lo Stato membro nel quale il cittadino dell'Unione si
reca al fine di esercitare il diritto di libera circolazione o di soggiorno.
Art.
3.
Aventi
diritto
1.
Il presente decreto legislativo si applica a qualsiasi cittadino dell'Unione
che si rechi o soggiorni in uno Stato membro diverso da quello di cui ha la
cittadinanza, nonche' ai suoi familiari ai sensi dell'articolo 2, comma 1,
lettera b), che accompagnino o raggiungano il cittadino medesimo.
2.
Senza pregiudizio del diritto personale di libera circolazione e di soggiorno
dell'interessato, lo Stato membro ospitante, conformemente alla sua
legislazione nazionale, agevola l'ingresso e il soggiorno delle seguenti
persone:
a)
ogni altro familiare, qualunque sia la sua cittadinanza, non definito
all'articolo 2, comma 1, lettera b), se e' a carico o convive, nel paese di
provenienza, con il cittadino dell'Unione titolare del diritto di soggiorno a
titolo principale o se gravi motivi di salute impongono che il cittadino
dell'Unione lo assista personalmente;
b)
il partner con cui il cittadino dell'Unione abbia una relazione stabile
debitamente attestata dallo Stato del cittadino dell'Unione.
3.
Lo Stato membro ospitante effettua un esame approfondito della situazione
personale e giustifica l'eventuale rifiuto del loro ingresso o soggiorno.
Art.
4.
Diritto
di circolazione nell'ambito dell'Unione europea
1.
Ferme le disposizioni relative ai controlli dei documenti di viaggio alla
frontiera, il cittadino dell'Unione in possesso di documento d'identita' valido
per l'espatrio, secondo la legislazione dello Stato membro, ed i suoi familiari
non aventi la cittadinanza di uno Stato membro, ma in possesso di un passaporto
valido, hanno il diritto di lasciare il territorio nazionale per recarsi in un
altro Stato dell'Unione.
2.
Per i soggetti di cui al comma 1, minori degli anni diciotto, ovvero interdetti
o inabilitati, il diritto di circolazione e' esercitato secondo le modalita'
stabilite dalla legislazione dello Stato di cui hanno la cittadinanza.
Art.
5.
Diritto
di ingresso
1.
Ferme le disposizioni relative ai controlli dei documenti di viaggio alla
frontiera, il cittadino dell'Unione in possesso di documento d'identita' valido
per l'espatrio, secondo la legislazione dello Stato membro, ed i suoi familiari
non aventi la cittadinanza di uno Stato membro, ma in possesso di un passaporto
valido, sono ammessi nel territorio nazionale.
2.
I familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro sono assoggettati
all'obbligo del visto d'ingresso, nei casi in cui e' richiesto. Il possesso
della carta di soggiorno di cui all'articolo 10 in corso di validita' esonera
dall'obbligo di munirsi del visto.
3.
I visti di cui al comma 2 sono rilasciati gratuitamente e con priorita'
rispetto alle altre richieste.
4.
Nei casi in cui e' esibita la carta di soggiorno di cui all'articolo 10 non
sono apposti timbri di ingresso o di uscita nel passaporto del familiare non
avente la cittadinanza di uno Stato membro dell'Unione europea.
5.
Il respingimento nei confronti di un cittadino dell'Unione o di un suo
familiare non avente la cittadinanza di uno Stato membro, sprovvisto dei
documenti di viaggio o del visto di ingresso, non e' disposto se l'interessato,
entro ventiquattro ore dalla richiesta, fa pervenire i documenti necessari
ovvero dimostra con altra idonea documentazione, secondo la legge nazionale, la
qualifica di titolare del diritto di libera circolazione.
5
bis. In ragione della prevista durata del suo soggiorno, il cittadino
dell'Unione o il suo familiare puo' presentarsi ad un ufficio di polizia per
dichiarare la propria presenza nel territorio nazionale secondo le modalita'
stabilite con decreto del Ministro dell'interno da adottare entro trenta giorni
dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. Qualora non sia
stata effettuata tale dichiarazione di presenza, si presume, salvo prova
contraria, che il soggiorno si sia protratto da oltre tre mesi.
Art.
6.
Diritto
di soggiorno fino a tre mesi
1.
I cittadini dell'Unione hanno il diritto di soggiornare nel territorio
nazionale per un periodo non superiore a tre mesi senza alcuna condizione o
formalita', salvo il possesso di un documento d'identita' valido per l'espatrio
secondo la legislazione dello Stato di cui hanno la cittadinanza.
2.
Le disposizioni del comma 1 si applicano anche ai familiari non aventi la
cittadinanza di uno Stato membro che accompagnano o raggiungono il cittadino
dell'Unione, in possesso di un passaporto in corso di validita', che hanno
fatto ingresso nel territorio nazionale ai sensi dell'articolo 5, comma 2.
3.
Fatte salve le disposizioni di leggi speciali conformi ai Trattati dell'Unione
europea ed alla normativa comunitaria in vigore, i cittadini di cui ai commi 1
e 2, nello svolgimento delle attivita' consentite, sono tenuti ai medesimi
adempimenti richiesti ai cittadini italiani.
Art.
7.
Diritto
di soggiorno per un periodo superiore a tre mesi
1.
Il cittadino dell'Unione ha diritto di soggiornare nel territorio nazionale per
un periodo superiore a tre mesi quando:
a)
e' lavoratore subordinato o autonomo nello Stato;
b)
dispone per se' stesso e per i propri familiari di risorse economiche
sufficienti, per non diventare un onere a carico dell'assistenza sociale dello
Stato durante il periodo di soggiorno, e di un'assicurazione sanitaria o di
altro titolo idoneo comunque denominato che copra tutti i rischi nel territorio
nazionale;
c)
e' iscritto presso un istituto pubblico o privato riconosciuto per seguirvi
come attivita' principale un corso di studi o di formazione professionale e
dispone, per se' stesso e per i propri familiari, di risorse economiche
sufficienti, per non diventare un onere a carico dell'assistenza sociale dello
Stato durante il suo periodo di soggiorno, da attestare attraverso una
dichiarazione o con altra idonea documentazione, e di un'assicurazione sanitaria
o di altro titolo idoneo che copra tutti i rischi nel territorio nazionale;
d)
e' familiare, come definito dall'articolo 2, che accompagna o raggiunge un
cittadino dell'Unione che ha diritto di soggiornare ai sensi delle lettere a),
b) o c).
2.
Il diritto di soggiorno di cui al comma 1 e' esteso ai familiari non aventi la
cittadinanza di uno Stato membro quando accompagnano o raggiungono nel
territorio nazionale il cittadino dell'Unione, purche' questi risponda alle
condizioni di cui al comma 1, lettere a), b) o c).
3.
Il cittadino dell'Unione, gia' lavoratore subordinato o autonomo sul territorio
nazionale, conserva il diritto al soggiorno di cui al comma 1, lettera a)
quando:
a)
e' temporaneamente inabile al lavoro a seguito di una malattia o di un infortunio;
b)
e' in stato di disoccupazione involontaria debitamente comprovata dopo aver
esercitato un'attivita' lavorativa per oltre un anno nel territorio nazionale
ed e' iscritto presso il Centro per l'impiego, ovvero ha reso la dichiarazione,
di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181,
cosi' come sostituito dall'articolo 3 del decreto legislativo 19 dicembre 2002,
n. 297, che attesti l'immediata disponibilita' allo svolgimento di attivita'
lavorativa;
c)
e' in stato di disoccupazione involontaria debitamente comprovata al termine di
un contratto di lavoro di durata determinata inferiore ad un anno, ovvero si e'
trovato in tale stato durante i primi dodici mesi di soggiorno nel territorio
nazionale, e' iscritto presso il Centro per l'impiego ovvero ha reso la
dichiarazione, di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 21
aprile 2000, n. 181, cosi' come sostituito dall'articolo 3 del decreto
legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, che attesti l'immediata disponibilita'
allo svolgimento di attivita' lavorativa. In tale caso, l'interessato conserva
la qualita' di lavoratore subordinato per un periodo di un anno;
d)
segue un corso di formazione professionale. Salvo il caso di disoccupazione
involontaria, la conservazione della qualita' di lavoratore subordinato
presuppone che esista un collegamento tra l'attivita' professionale
precedentemente svolta e il corso di formazione seguito.
Art.
8.
Ricorsi
avverso il mancato riconoscimento del diritto di soggiorno
1.
Avverso il provvedimento di rifiuto e revoca del diritto di cui agli articoli 6
e 7, e' ammesso ricorso al tribunale in composizione monocratica del luogo ove
dimora il richiedente, il quale provvede, sentito l'interessato, nei modi di
cui agli articoli 737 e seguenti del codice di procedura civile.
Art.
9.
Formalita'
amministrative per i cittadini dell'Unione ed i loro familiari
1.
Al cittadino dell'Unione che intende soggiornare in Italia, ai sensi
dell'articolo 7 per un periodo superiore a tre mesi, si applica la legge 24
dicembre 1954 n. 1228, ed il nuovo regolamento anagrafico della popolazione
residente, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio
1989, n. 223.
2.
Fermo quanto previsto dal comma 1, l'iscrizione e' comunque richiesta trascorsi
tre mesi dall'ingresso ed e' rilasciata immediatamente una attestazione
contenente l'indicazione del nome e della dimora del richiedente, nonche' la
data della richiesta.
3.
Oltre a quanto previsto per i cittadini italiani dalla normativa di cui al
comma 1, per l'iscrizione anagrafica di cui al comma 2, il cittadino
dell'Unione deve produrre la documentazione attestante:
a)
l'attivita' lavorativa, subordinata o autonoma, esercitata se l'iscrizione e'
richiesta ai sensi dell'articolo 7, comma 1, lettera a);
b)
la disponibilita' di risorse economiche sufficienti per se' e per i propri
familiari, secondo i criteri di cui all'articolo 29, comma 3, lettera b), del
testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, nonche' la titolarita' di una assicurazione sanitaria ovvero di
altro titolo comunque denominato idoneo a coprire tutti i rischi nel territorio
nazionale, se l'iscrizione e' richiesta ai sensi dell'articolo 7, comma 1,
lettera b);
c)
l'iscrizione presso un istituto pubblico o privato riconosciuto dalla vigente
normativa e la titolarita' di un'assicurazione sanitaria ovvero di altro titolo
comunque denominato idoneo a coprire tutti i rischi, nonche' la disponibilita'
di risorse economiche sufficienti per se' e per i propri familiari, secondo i
criteri di cui all'articolo 29, comma 3, lettera b), del citato decreto
legislativo n. 286 del 1998, se l'iscrizione e' richiesta ai sensi
dell'articolo 7, comma 1, lettera c).
4.
Il cittadino dell'Unione puo' dimostrare di disporre, per se' e per i propri
familiari, di risorse economiche sufficienti a non gravare sul sistema di
assistenza pubblica, anche attraverso la dichiarazione di cui agli articoli 46
e 47 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia
di documentazione amministrativa di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.
5.
Ai fini dell'iscrizione anagrafica, oltre a quanto previsto per i cittadini
italiani dalla normativa di cui al comma 1, i familiari del cittadino
dell'Unione europea che non hanno un autonomo diritto di soggiorno devono
presentare, in conformita' alle disposizioni del decreto del Presidente della
Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445:
a)
un documento di identita' o il passaporto in corso di validita', nonche' il
visto di ingresso quando richiesto;
b)
un documento che attesti la qualita' di familiare e, qualora richiesto, di
familiare a carico;
c)
l'attestato della richiesta d'iscrizione anagrafica del familiare cittadino
dell'Unione.
6.
Salvo quanto previsto dal presente decreto, per l'iscrizione anagrafica ed il
rilascio della ricevuta di iscrizione e del relativo documento di identita' si
applicano le medesime disposizioni previste per il cittadino italiano.
7.
Le richieste di iscrizioni anagrafiche dei familiari del cittadino dell'Unione
che non abbiano la cittadinanza di uno Stato membro sono trasmesse, ai sensi
dell'articolo 6, comma 7, del citato decreto legislativo n. 286 del 1998, a
cura delle amministrazioni comunali alla Questura competente per territorio.
Art.
10.
Carta
di soggiorno per i familiari del cittadino comunitario non aventi la
cittadinanza di uno Stato membro dell'Unione europea
1.
I familiari del cittadino dell'Unione non aventi la cittadinanza di uno Stato
membro, di cui all'articolo 2, trascorsi tre mesi dall'ingresso nel territorio
nazionale, richiedono alla questura competente per territorio di residenza la
ÇCarta di soggiorno di familiare di un cittadino dell'UnioneÈ, redatta su
modello conforme a quello stabilito con decreto del Ministro dell'interno da
emanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto
legislativo. Fino alla data di entrata in vigore del predetto decreto, e'
rilasciato il titolo di soggiorno previsto dalla normativa vigente alla data di
entrata in vigore del presente decreto.
2.
Al momento della richiesta di rilascio della carta di soggiorno, al familiare
del cittadino dell'Unione e' rilasciata una ricevuta secondo il modello
definito con decreto del Ministro dell'interno di cui al comma 1.
3.
Per il rilascio della Carta di soggiorno, e' richiesta la presentazione:
a)
del passaporto o documento equivalente, in corso di validita', nonche' del
visto di ingresso, qualora richiesto;
b)
di un documento che attesti la qualita' di familiare e, qualora richiesto, di
familiare a carico;
c)
dell'attestato della richiesta d'iscrizione anagrafica del familiare cittadino
dell'Unione;
d)
della fotografia dell'interessato, in formato tessera, in quattro esemplari.
4.
La carta di soggiorno di familiare di un cittadino dell'Unione ha una validita'
di cinque anni dalla data del rilascio.
5.
La carta di soggiorno mantiene la propria validita' anche in caso di assenze
temporanee del titolare non superiori a sei mesi l'anno, nonche' di assenze di
durata superiore per l'assolvimento di obblighi militari ovvero di assenze fino
a dodici mesi consecutivi per rilevanti motivi, quali la gravidanza e la
maternita', malattia grave, studi o formazione professionale o distacco per
motivi di lavoro in un altro Stato; e' onere dell'interessato esibire la
documentazione atta a dimostrare i fatti che consentono la perduranza di
validita'.
6.
Il rilascio della carta di soggiorno di cui al comma 1 e' gratuito, salvo il
rimborso del costo degli stampati e del materiale usato per il documento.
Art.
11.
Conservazione
del diritto di soggiorno dei familiari in caso di decesso o di partenza del cittadino
dell'Unione europea
1.
Il decesso del cittadino dell'Unione o la sua partenza dal territorio nazionale
non incidono sul diritto di soggiorno dei suoi familiari aventi la cittadinanza
di uno Stato membro, a condizione che essi abbiano acquisito il diritto di
soggiorno permanente ai sensi dell'articolo 14 o siano in possesso dei
requisiti previsti dall'articolo 7, comma 1.
2.
Il decesso del cittadino dell'Unione non comporta la perdita del diritto di
soggiorno dei familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro, sempre
che essi abbiano soggiornato nel territorio nazionale per almeno un anno prima
del decesso del cittadino dell'Unione ed abbiano acquisito il diritto di
soggiorno permanente di cui all'articolo 14 o dimostrino di esercitare un'attivita'
lavorativa subordinata od autonoma o di disporre per se' e per i familiari di
risorse sufficienti, affinche' non divengano un onere per il sistema di
assistenza sociale dello Stato durante il loro soggiorno, nonche' di una
assicurazione sanitaria che copra tutti i rischi nello Stato, ovvero di fare
parte del nucleo familiare, gia' costituito nello Stato, di una persona che
soddisfa tali condizioni. Le risorse sufficienti sono quelle indicate
all'articolo 9, comma 3.
3.
Nell'ipotesi di cui al comma 2, quando non sussiste il requisito del soggiorno
nel territorio nazionale per almeno un anno si applica l'articolo 30, comma 5,
del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni.
4.
La partenza del cittadino dell'Unione dal territorio nazionale o il suo decesso
non comportano la perdita del diritto di soggiorno dei figli o del genitore che
ne ha l'affidamento, indipendentemente dal requisito della cittadinanza, se
essi risiedono nello Stato e sono iscritti in un istituto scolastico per
seguirvi gli studi, e fino al termine degli studi stessi.
Art.
12.
Mantenimento
del diritto di soggiorno dei familiari in caso di divorzio e di annullamento
del matrimonio
1.
Il divorzio e l'annullamento del matrimonio dei cittadini dell'Unione non
incidono sul diritto di soggiorno dei loro familiari aventi la cittadinanza di
uno Stato membro, a condizione che essi abbiano acquisito il diritto di
soggiorno permanente di cui all'articolo 14 o soddisfino personalmente le
condizioni previste all'articolo 7, comma 1.
2.
Il divorzio e l'annullamento del matrimonio con il cittadino dell'Unione non
comportano la perdita del diritto di soggiorno dei familiari del cittadino
dell'Unione non aventi la cittadinanza di uno Stato membro a condizione che essi
abbiano acquisito il diritto al soggiorno permanente di cui all'articolo 14 o
che si verifichi una delle seguenti condizioni:
a)
il matrimonio e' durato almeno tre anni, di cui almeno un anno nel territorio
nazionale, prima dell'inizio del procedimento di divorzio o annullamento;
b)
il coniuge non avente la cittadinanza di uno Stato membro ha ottenuto
l'affidamento dei figli del cittadino dell'Unione in base ad accordo tra i
coniugi o a decisione giudiziaria;
c)
l'interessato risulti parte offesa in procedimento penale, in corso o definito
con sentenza di condanna, per reati contro la persona commessi nell'ambito
familiare;
d)
il coniuge non avente la cittadinanza di uno Stato membro beneficia, in base ad
un accordo tra i coniugi o a decisione giudiziaria, di un diritto di visita al
figlio minore, a condizione che l'organo giurisdizionale ha ritenuto che le
visite devono obbligatoriamente essere effettuate nel territorio nazionale, e
fino a quando sono considerate necessarie.
3.
Nei casi di cui al comma 2, quando non si verifichi alcuna delle condizioni di
cui alle lettere a), b), c) e d), si applica l'articolo 30, comma 5, del citato
decreto legislativo n. 286 del 1998, e successive modificazioni.
4.
Nei casi di cui al comma 2, salvo che gli interessati abbiano acquisito il
diritto di soggiorno permanente di cui al successivo articolo 14, il loro
diritto di soggiorno e' comunque subordinato al requisito che essi dimostrino
di esercitare un'attivita' lavorativa subordinata o autonoma, o di disporre per
se' e per i familiari di risorse sufficienti, affinche' non divengano un onere
per il sistema di assistenza sociale dello Stato durante il soggiorno, nonche'
di una assicurazione sanitaria che copra tutti i rischi nello Stato, ovvero di
fare parte del nucleo familiare, gia' costituito nello Stato, di una persona
che soddisfa tali condizioni. Le risorse sufficienti sono quelle indicate
all'articolo 9, comma 3.
Art.
13.
Mantenimento
del diritto di soggiorno
1.
I cittadini dell'Unione ed i loro familiari beneficiano del diritto di
soggiorno di cui all'articolo 6, finche' hanno le risorse economiche di cui
all'articolo 9, comma 3, che gli impediscono di diventare un onere eccessivo
per il sistema di assistenza sociale dello Stato membro ospitante e finche' non
costituiscano un pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica.
2.
I cittadini dell'Unione e i loro familiari beneficiano del diritto di soggiorno
di cui agli articoli 7, 11 e 12, finche' soddisfano le condizioni fissate negli
stessi articoli.
3.
Ferme le disposizioni concernenti l'allontanamento per motivi di ordine e
sicurezza pubblica, un provvedimento di allontanamento non puo' essere adottato
nei confronti di cittadini dell'Unione o dei loro familiari, qualora;
a)
i cittadini dell'Unione siano lavoratori subordinati o autonomi;
b)
i cittadini dell'Unione siano entrati nel territorio dello Stato per cercare un
posto di lavoro. In tale caso i cittadini dell'Unione e i membri della loro
famiglia non possono essere allontanati fino a quando i cittadini dell'Unione
possono dimostrare di essere iscritti nel Centro per l'impiego da non piu' di
sei mesi, ovvero di aver reso la dichiarazione di immediata disponibilita' allo
svolgimento dell'attivita' lavorativa, di cui all'articolo 2, comma 1, del
decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, cosi' come sostituito dall'articolo
3 del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297 e di non essere stati
esclusi dallo stato di disoccupazione ai sensi dell'articolo 4 del medesimo
decreto legislativo n. 297 del 2002[64].
Art.
14.
Diritto
di soggiorno permanente
1.
Il cittadino dell'Unione che ha soggiornato legalmente ed in via continuativa
per cinque anni nel territorio nazionale ha diritto al soggiorno permanente non
subordinato alle condizioni previste dagli articoli 7, 11, 12 e 13.
2.
Salve le disposizioni degli articoli 11 e 12, il familiare non avente la
cittadinanza di uno Stato membro acquisisce il diritto di soggiorno permanente
se ha soggiornato legalmente in via continuativa per cinque anni nel territorio
nazionale unitamente al cittadino dell'Unione.
3.
La continuita' del soggiorno non e' pregiudicato da assenze che non superino
complessivamente sei mesi l'anno, nonche' da assenze di durata superiore per
l'assolvimento di obblighi militari ovvero da assenze fino a dodici mesi
consecutivi per motivi rilevanti, quali la gravidanza e la maternita', malattia
grave, studi o formazione professionale o distacco per motivi di lavoro in un
altro Stato membro o in un Paese terzo.
4.
Il diritto di soggiorno permanente si perde in ogni caso a seguito di assenze
dal territorio nazionale di durata superiore a due anni consecutivi.
Art.
15.
Deroghe
a favore dei lavoratori che hanno cessato la loro attivita' nello Stato membro
ospitante e dei loro familiari
1.
In deroga all'articolo 14 ha diritto di soggiorno permanente nello Stato prima
della maturazione di un periodo continuativo di cinque anni di soggiorno:
a)
il lavoratore subordinato o autonomo il quale, nel momento in cui cessa
l'attivita', ha raggiunto l'eta' prevista ai fini dell'acquisizione del diritto
alla pensione di vecchiaia, o il lavoratore subordinato che cessa di svolgere
un'attivita' subordinata a seguito di pensionamento anticipato, a condizione
che abbia svolto nel territorio dello Stato la propria attivita' almeno negli
ultimi dodici mesi e vi abbia soggiornato in via continuativa per oltre tre
anni. Ove il lavoratore appartenga ad una categoria per la quale la legge non
riconosce il diritto alla pensione di vecchiaia, la condizione relativa all'eta'
e' considerata soddisfatta quando l'interessato ha raggiunto l'eta' di 60 anni;
b)
il lavoratore subordinato o autonomo che ha soggiornato in modo continuativo
nello Stato per oltre due anni e cessa di esercitare l'attivita' professionale
a causa di una sopravvenuta incapacita' lavorativa permanente. Ove tale
incapacita' sia stata causata da un infortunio sul lavoro o da una malattia
professionale che da' all'interessato diritto ad una prestazione interamente o
parzialmente a carico di un'istituzione dello Stato, non si applica alcuna
condizione relativa alla durata del soggiorno;
c)
il lavoratore subordinato o autonomo che, dopo tre anni d'attivita' e di
soggiorno continuativi nello Stato, eserciti un'attivita' subordinata o
autonoma in un altro Stato membro, pur continuando a risiedere nel territorio
dello Stato, permanendo le condizioni previste per l'iscrizione anagrafica.
2.
Ai fini dell'acquisizione dei diritti previsti nel comma 1, lettere a) e b), i
periodi di occupazione trascorsi dall'interessato nello Stato membro in cui
esercita un'attivita' sono considerati periodi trascorsi nel territorio
nazionale.
3.
I periodi di iscrizione alle liste di mobilita' o di disoccupazione
involontaria, cosi' come definiti dal decreto legislativo 19 dicembre 2002, n.
297, o i periodi di sospensione dell'attivita' indipendenti dalla volonta'
dell'interessato e l'assenza dal lavoro o la cessazione dell'attivita' per
motivi di malattia o infortunio sono considerati periodi di occupazione ai fini
dell'applicazione delle disposizioni di cui al comma 1.
4.
La sussistenza delle condizioni relative alla durata del soggiorno e
dell'attivita' di cui al comma 1, lettera a) e lettera b), non sono necessarie
se il coniuge e' cittadino italiano, ovvero ha perso la cittadinanza italiana a
seguito del matrimonio con il lavoratore dipendente o autonomo.
5.
I familiari, qualunque sia la loro cittadinanza, del lavoratore subordinato o
autonomo, che soggiornano con quest'ultimo nel territorio dello Stato, godono
del diritto di soggiorno permanente se il lavoratore stesso ha acquisito il
diritto di soggiorno permanente in forza del comma 1.
6.
Se il lavoratore subordinato o autonomo decede mentre era in attivita' senza
aver ancora acquisito il diritto di soggiorno permanente a norma del comma 1, i
familiari che hanno soggiornato con il lavoratore nel territorio acquisiscono
il diritto di soggiorno permanente, qualora si verifica una delle seguenti
condizioni:
a)
il lavoratore subordinato o autonomo, alla data del suo decesso, abbia
soggiornato in via continuativa nel territorio nazionale per due anni;
b)
il decesso sia avvenuto in seguito ad un infortunio sul lavoro o ad una
malattia professionale;
c)
il coniuge superstite abbia perso la cittadinanza italiana a seguito del matrimonio
con il lavoratore dipendente o autonomo.
7.
Se non rientrano nelle condizioni previste dal presente articolo, i familiari
del cittadino dell'Unione di cui all'articolo 11, comma 2, e all'articolo 12,
comma 2, che soddisfano le condizioni ivi previste, acquisiscono il diritto di
soggiorno permanente dopo aver soggiornato legalmente e in via continuativa per
cinque anni nello Stato membro ospitante.
Art.
16.
Attestazione
di soggiorno permanente per i cittadini dell'Unione europea
1.
A richiesta dell'interessato, il comune di residenza rilascia al cittadino di
uno Stato membro dell'Unione europea un attestato che certifichi la sua
condizione di titolare del diritto di soggiorno permanente. L'attestato e'
rilasciato entro trenta giorni dalla richiesta corredata dalla documentazione
atta a provare le condizioni, rispettivamente previsti dall'articolo 14 e
dall'articolo 15.
2.
L'attestato di cui al comma 1 puo' essere sostituito da una istruzione
contenuta nel microchip della carta di identita' elettronica di cui al decreto
legislativo 7 marzo 2005, n. 82, secondo le regole tecniche stabilite dal
Ministero dell'interno.
Art.
17.
Carta
di soggiorno permanente per i familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato
membro
1.
Ai familiari del cittadino comunitario non aventi la cittadinanza di uno Stato
membro dell'Unione europea, che abbiano maturato il diritto di soggiorno
permanente, la Questura rilascia una ÇCarta di soggiorno permanente per
familiari di cittadini europeiÈ.
2.
La richiesta di Carta di soggiorno permanente e' presentata alla Questura
competente per territorio di residenza prima dello scadere del periodo di
validita' della Carta di soggiorno di cui all'articolo 10 ed e' rilasciata
entro 90 giorni, su modello conforme a quello stabilito con decreto del
Ministro dell'interno.
3.
Il rilascio dell'attestazione e' gratuito, salvo il rimborso del costo degli
stampati o del materiale utilizzato.
4.
Le interruzioni di soggiorno che non superino, ogni volta, i due anni
consecutivi, non incidono sulla validita' della carta di soggiorno permanente.
Art.
18.
Continuita'
del soggiorno
1.
La continuita' del soggiorno, ai fini del presente decreto legislativo, nonche'
i requisiti prescritti dagli articoli 13, 14, 15 e 16 possono essere comprovati
con le modalita' previste dalla legislazione vigente.
2.
La continuita' del soggiorno e' interrotta dal provvedimento di allontanamento
adottato nei confronti della persona interessata, che costituisce causa di
cancellazione anagrafica.
Art.
19.
Disposizioni
comuni al diritto di soggiorno e al diritto di soggiorno permanente
1.
I cittadini dell'Unione e i loro familiari hanno diritto di esercitare
qualsiasi attivita' economica autonoma o subordinata, escluse le attivita' che
la legge, conformemente ai Trattati dell'Unione europea ed alla normativa
comunitaria in vigore, riserva ai cittadini italiani.
2.
Fatte salve le disposizioni specifiche espressamente previste dal Trattato CE e
dal diritto derivato, ogni cittadino dell'Unione che risiede, in base al
presente decreto, nel territorio nazionale gode di pari trattamento rispetto ai
cittadini italiani nel campo di applicazione del Trattato. Il beneficio di tale
diritto si estende ai familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro
che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno
permanente.
3.
In deroga al comma 2 e se non attribuito autonomamente in virtu' dell'attivita'
esercitata o da altre disposizioni di legge, il cittadino dell'Unione ed i suoi
familiari non godono del diritto a prestazioni d'assistenza sociale durante i
primi tre mesi di soggiorno o, comunque, nei casi previsti dall'articolo 13,
comma 3, lettera b), salvo che tale diritto sia automaticamente riconosciuto in
forza dell'attivita' esercitata o da altre disposizioni di legge.
4.
La qualita' di titolare di diritto di soggiorno e di titolare di diritto di
soggiorno permanente puo' essere attestata con qualsiasi mezzo di prova
previsto dalla normativa vigente.
Art.
20.
Limitazioni
al diritto di ingresso e di soggiorno
1.
Salvo quanto previsto dall'articolo 21, il diritto di ingresso e soggiorno dei
cittadini dell'Unione o dei loro familiari, qualsiasi sia la loro cittadinanza,
puo' essere limitato con apposito provvedimento solo per: motivi di sicurezza
dello Stato; motivi imperativi di pubblica sicurezza; altri motivi di ordine
pubblico o di pubblica sicurezza.
2.
I motivi di sicurezza dello Stato sussistono anche quando la persona da
allontanare appartiene ad una delle categorie di cui all'articolo 18 della
legge 22 maggio 1975, n. 152, ovvero vi sono fondati motivi di ritenere che la
sua permanenza nel territorio dello Stato possa in qualsiasi modo agevolare
organizzazioni o attivita' terroristiche, anche internazionali.
3.
I motivi imperativi di pubblica sicurezza sussistono quando la persona da
allontanare abbia tenuto comportamenti che costituiscono una minaccia concreta,
effettiva e grave ai diritti fondamentali della persona ovvero all'incolumita'
pubblica, rendendo urgente l'allontanamento perche' la sua ulteriore permanenza
sul territorio e' incompatibile con la civile e sicura convivenza. Ai fini
dell'adozione del provvedimento, si tiene conto anche di eventuali condanne,
pronunciate da un giudice italiano o straniero, per uno o piu' delitti non
colposi, consumati o tentati, contro la vita o l'incolumita' della persona, o
per uno o piu' delitti corrispondenti alle fattispecie indicate nell'articolo 8
della legge 22 aprile 2005, n. 69, di eventuali ipotesi di applicazione della
pena su richiesta a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale per
i medesimi delitti, ovvero dell'appartenenza a taluna delle categorie di cui
all'articolo 1 della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, e successive
modificazioni, o di cui all'articolo 1 della legge 31 maggio 1965, n. 575, e
successive modificazioni, nonche' di misure di prevenzione o di provvedimenti
di allontanamento disposti da autorita' straniere.
4.
I provvedimenti di allontanamento sono adottati nel rispetto del principio di
proporzionalita' e non possono essere motivati da ragioni di ordine economico,
ne' da ragioni estranee ai comportamenti individuali dell'interessato che
rappresentino una minaccia concreta e attuale all'ordine pubblico o alla
pubblica sicurezza. L'esistenza di condanne penali non giustifica di per se'
l'adozione di tali provvedimenti.
5.
Nell'adottare un provvedimento di allontanamento, si tiene conto della durata
del soggiorno in Italia dell'interessato, della sua eta', della sua situazione
familiare e economica, del suo stato di salute, della sua integrazione sociale
e culturale nel territorio nazionale e dell'importanza dei suoi legami con il
Paese di origine.
6.
I titolari del diritto di soggiorno permanente di cui all'articolo 14 possono
essere allontanati dal territorio nazionale solo per motivi di sicurezza dello
Stato, per motivi imperativi di pubblica sicurezza o per altri gravi motivi di
ordine pubblico o di pubblica sicurezza.
7.
I beneficiari del diritto di soggiorno che hanno soggiornato nel territorio
nazionale nei precedenti dieci anni o che siano minorenni possono essere
allontanati solo per motivi di sicurezza dello Stato o per motivi imperativi di
pubblica sicurezza, salvo l'allontanamento sia necessario nell'interesse stesso
del minore, secondo quanto previsto dalla Convenzione sui diritti del fanciullo
del 20 novembre 1989, ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176.
8.
Le malattie o le infermita' che possono giustificare limitazioni alla liberta'
di circolazione nel territorio nazionale sono solo quelle con potenziale
epidemico individuate dall'Organizzazione mondiale della sanita', nonche' altre
malattie infettive o parassitarie contagiose, sempreche' siano oggetto di
disposizioni di protezione che si applicano ai cittadini italiani. Le malattie
che insorgono successivamente all'ingresso nel territorio nazionale non possono
giustificare l'allontanamento.
9.
Il Ministro dell'interno adotta i provvedimenti di allontanamento per motivi
imperativi di pubblica sicurezza dei soggetti di cui al comma 7, nonche' i
provvedimenti di allontanamento per motivi di ordine pubblico o di sicurezza
dello Stato. Negli altri casi, i provvedimenti di allontanamento sono adottati
dal prefetto del luogo di residenza o dimora del destinatario.
10.
I provvedimenti di allontanamento sono motivati, salvo che vi ostino motivi
attinenti alla sicurezza dello Stato. Se il destinatario non comprende la
lingua italiana, il provvedimento e' accompagnato da una traduzione del suo
contenuto, anche mediante appositi formulari, sufficientemente dettagliati,
redatti in una lingua a lui comprensibile o, se cio' non e' possibile per
indisponibilita' di personale idoneo alla traduzione del provvedimento in tale
lingua, comunque in una delle lingue francese, inglese, spagnola o tedesca,
secondo la preferenza indicata dall'interessato. Il provvedimento e' notificato
all'interessato e riporta le modalita' di impugnazione e, salvo quanto previsto
al comma 11, indica il termine stabilito per lasciare il territorio nazionale
che non puo' essere inferiore ad un mese dalla data della notifica e, nei casi
di comprovata urgenza, puo' essere ridotto a dieci giorni. Il provvedimento
indica anche la durata del divieto di reingresso che non puo' essere superiore
a dieci anni nei casi di allontanamento per i motivi di sicurezza dello Stato e
a cinque anni negli altri casi.
11.
Il provvedimento di allontanamento per motivi di sicurezza dello Stato e per
motivi imperativi di pubblica sicurezza e' immediatamente eseguito dal questore
e si applicano le disposizioni di cui all'articolo 13, comma 5-bis, del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
12.
Nei casi di cui al comma 10, se il destinatario del provvedimento di
allontanamento si trattiene oltre il termine fissato, il questore dispone
l'esecuzione immediata del provvedimento di allontanamento dell'interessato dal
territorio nazionale. Si applicano, per la convalida del provvedimento del
questore, le disposizioni del comma 11.
13.
Il destinatario del provvedimento di allontanamento puo' presentare domanda di
revoca del divieto di reingresso dopo che, dall'esecuzione del provvedimento,
sia decorsa almeno la meta' della durata del divieto, e in ogni caso decorsi
tre anni. Nella domanda devono essere addotti gli argomenti intesi a dimostrare
l'avvenuto oggettivo mutamento delle circostanze che hanno motivato la
decisione di vietarne il reingresso nel territorio nazionale. Sulla domanda,
entro sei mesi dalla sua presentazione, decide con atto motivato l'autorita'
che ha emanato il provvedimento di allontanamento. Durante l'esame della
domanda l'interessato non ha diritto di ingresso nel territorio nazionale.
14.
Il destinatario del provvedimento di allontanamento che rientra nel territorio
nazionale in violazione del divieto di reingresso, e' punito con la reclusione
fino a due anni, nell'ipotesi di allontanamento per motivi di sicurezza dello
Stato, ovvero fino ad un anno, nelle altre ipotesi. Il giudice puo' sostituire
la pena della reclusione con la misura dell'allontanamento immediato con
divieto di reingresso nel territorio nazionale, per un periodo da cinque a
dieci anni. L'allontanamento e' immediatamente eseguito dal questore, anche se
la sentenza non e' definitiva.
15.
Si applica la pena detentiva della reclusione fino a tre anni in caso di reingresso
nel territorio nazionale in violazione della misura dell'allontanamento
disposta ai sensi del comma 14, secondo periodo.
16.
Nei casi di cui ai commi 14 e 15 si procede con rito direttissimo. In caso di
condanna, salvo che il giudice provveda ai sensi del comma 14, secondo periodo,
e' sempre adottato un nuovo provvedimento di allontanamento immediatamente
esecutivo, al quale si applicano le norme del comma 11.
17.
I provvedimenti di allontanamento di cui al presente articolo sono adottati
tenendo conto anche delle segnalazioni motivate del sindaco del luogo di
residenza o di dimora del destinatario del provvedimento.
Art.20-bis.
Procedimento
penale pendente a carico del destinatario del provvedimento di allontanamento
1.
Qualora il destinatario del provvedimento di allontanamento di cui all'articolo
20, commi 11 e 12, sia sottoposto a procedimento penale, si applicano le
disposizioni di cui all'articolo 13, commi 3, 3-bis, 3-ter, 3-quater e
3-quinquies, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
2.
Il nulla osta di cui all'articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, si intende concesso qualora l'autorita' giudiziaria non
provveda entro quarantotto ore dalla data di ricevimento della richiesta.
3.
Non si da' luogo alla sentenza di cui all'articolo 13, comma 3-quater, del
citato decreto legislativo n. 286 del 1998, qualora si proceda per i reati di
cui all'articolo 380 del codice di procedura penale.
4.
Quando il procedimento penale pendente sia relativo ai reati di cui
all'articolo 380 del codice di procedura penale, si puo' procedere
all'allontanamento solo nell'ipotesi in cui il soggetto non sia sottoposto a
misura cautelare detentiva per qualsiasi causa.
5.
In deroga alle disposizioni sul divieto di reingresso, il destinatario del
provvedimento di allontanamento, sottoposto ad un procedimento penale ovvero
parte offesa nello stesso, puo' essere autorizzato a rientrare nel territorio
dello Stato, dopo l'esecuzione del provvedimento, per il tempo strettamente
necessario all'esercizio del diritto di difesa, al solo fine di partecipare al
giudizio o di compiere atti per i quali e' necessaria la sua presenza. Salvo
che la presenza dell'interessato possa procurare gravi turbative o grave
pericolo all'ordine pubblico o alla sicurezza pubblica, l'autorizzazione e'
rilasciata dal questore, anche per il tramite di una rappresentanza diplomatica
o consolare, su documentata richiesta del destinatario del provvedimento di
allontanamento, o del suo difensore.
Art.20-ter.
Autorita'
giudiziaria competente per la convalida dei provvedimenti del questore
1.
Ai fini della convalida dei provvedimenti emessi dal questore ai sensi degli
articoli 20 e 20-bis, e' competente il tribunale ordinario in composizione
monocratica.
Art.
21[65].
Allontanamento
per cessazione delle condizioni che determinano il diritto di soggiorno
1.
Il provvedimento di allontanamento dei cittadini degli altri Stati membri
dell'Unione europea o dei loro familiari, qualunque sia la loro cittadinanza,
puo' altresi' essere adottato quando vengono a mancare le condizioni che
determinano il diritto di soggiorno dell'interessato ai sensi degli articoli 6,
7 e 13 e salvo quanto previsto dagli articoli 11 e 12.
2.
Il provvedimento di cui al comma 1 e' adottato dal prefetto, territorialmente
competente secondo la residenza o dimora del destinatario, anche su
segnalazione motivata del sindaco del luogo di residenza o dimora, con atto
motivato e notificato all'interessato. Il provvedimento e' adottato tenendo
conto della durata del soggiorno dell'interessato, della sua eta', della sua
salute, della sua integrazione sociale e culturale e dei suoi legami con il
Paese di origine. Il provvedimento riporta le modalita' di impugnazione,
nonche' il termine per lasciare il territorio nazionale, che non puo' essere
inferiore ad un mese. Se il destinatario non comprende la lingua italiana, si
applicano le disposizioni di cui all'articolo 20, comma 10.
3.
Unitamente al provvedimento di allontanamento e' consegnata all'interessato una
attestazione di obbligo di adempimento dell'allontanamento, secondo le
modalita' stabilite con decreto del Ministro dell'interno e del Ministro degli
affari esteri, da presentare presso un consolato italiano. Il provvedimento di
allontanamento di cui al comma 1 non puo' prevedere un divieto di reingresso
sul territorio nazionale.
4.
Qualora il cittadino dell'Unione o il suo familiare allontanato sia individuato
sul territorio dello Stato oltre il termine fissato nel provvedimento di
allontanamento, senza aver provveduto alla presentazione dell'attestazione di
cui al comma 3, e' punito con l'arresto da un mese a sei mesi e con l'ammenda
da 200 a 2.000 euro.
Art.
22.
Ricorsi
avverso i provvedimenti di allontanamento
1.
Avverso il provvedimento di allontanamento per motivi di sicurezza dello Stato
di cui all'articolo 20, commi 1 e 2, e per motivi di ordine pubblico puo'
essere presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, sede
di Roma.
2.
Avverso il provvedimento di allontanamento per motivi di pubblica sicurezza,
per motivi imperativi di pubblica sicurezza e per i motivi di cui all'articolo
21 puo' essere presentato ricorso entro venti giorni dalla notifica, a pena di
inammissibilita', al tribunale ordinario in composizione monocratica in cui ha
sede[66]
l'autorita' che lo ha adottato. La parte puo' stare in giudizio personalmente.
3.
I ricorsi di cui ai commi 1 e 2, sottoscritti personalmente dall'interessato,
possono essere presentati anche per il tramite di una rappresentanza diplomatica
o consolare italiana; in tale caso l'autenticazione della sottoscrizione e
l'inoltro all'autorita' giudiziaria italiana sono effettuati dai funzionari
della rappresentanza. La procura speciale al patrocinante legale e' rilasciata
avanti all'autorita' consolare, presso cui sono eseguite le comunicazioni
relative al procedimento.
4.
I ricorsi di cui ai commi 1 e 2 possono essere accompagnati da una istanza di
sospensione dell'esecutorieta' del provvedimento di allontanamento. Fino
all'esito dell'istanza di cui al presente comma, l'efficacia del provvedimento
impugnato resta sospesa, salvo che il provvedimento di allontanamento si basi
su una precedente decisione giudiziale ovvero sia fondato su motivi di
sicurezza dello Stato o su motivi imperativi di pubblica sicurezza.
5.
Sul ricorso di cui al comma 2, il tribunale decide a norma degli articoli 737,
e seguenti, del codice di procedura civile. Qualora i tempi del procedimento
dovessero superare il termine entro il quale l'interessato deve lasciare il
territorio nazionale ed e' stata presentata istanza di sospensione ai sensi del
comma 4, il giudice decide con priorita' sulla stessa prima della scadenza del
termine fissato per l'allontanamento.
6.
Al cittadino comunitario o al suo familiare, qualunque sia la sua cittadinanza,
cui e' stata negata la sospensione del provvedimento di allontanamento sono
consentiti, a domanda, l'ingresso ed il soggiorno nel territorio nazionale per
partecipare al procedimento di ricorso, salvo che la sua presenza possa procurare
gravi turbative o grave pericolo all'ordine pubblico o alla sicurezza pubblica.
L'autorizzazione e' rilasciata dal questore anche per il tramite di una
rappresentanza diplomatica o consolare su documentata richiesta
dell'interessato.
7.
Nel caso in cui il ricorso e' respinto, l'interessato presente sul territorio
dello Stato deve lasciare immediatamente il territorio nazionale.
Art.
23.
Applicabilita'
ai soggetti non aventi la cittadinanza italiana che siano familiari di
cittadini italiani
1.
Le disposizioni del presente decreto legislativo, se piu' favorevoli, si
applicano ai familiari di cittadini italiani non aventi la cittadinanza
italiana.
Art.
24.
Norma
finanziaria
1.
Agli oneri derivanti dagli articoli 2, 3, 7, 11, 14 e 15, valutati in 14,5
milioni di euro a decorrere dall'anno 2007, si provvede a carico del Fondo di
rotazione di cui all'articolo 5 della legge 16 aprile 1987, n. 183, le cui
risorse sono versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere
riassegnate all'I.N.P.S. e al Fondo sanitario nazionale.
2.
Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio degli oneri
di cui al presente decreto legislativo, ai fini dell'adozione dei provvedimenti
correttivi di cui all'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n.
468, e successive modificazioni, ovvero delle misure correttive da assumere, ai
sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera i-quater), della medesima legge. Gli
eventuali decreti emanati ai sensi dell'articolo 7, secondo comma, n. 2), della
legge 5 agosto 1978, n. 468, prima della data di entrata in vigore dei
provvedimenti o delle misure di cui al precedente periodo, sono tempestivamente
trasmesse alle Camere, corredati di apposite relazioni illustrative.
3.
Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con
propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Art.
25.
Norme
finali e abrogazioni
1.
Le amministrazioni competenti provvederanno, senza nuovi o maggiori oneri a
carico della finanza pubblica, a diffondere tramite i propri siti internet i
contenuti del presente decreto.
2.
Alla data di entrata in vigore del presente decreto sono o restano abrogati il
decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1965, n. 1656, il decreto
legislativo 18 gennaio 2002, n. 52, il decreto del Presidente della Repubblica
18 gennaio 2002, n. 53, il decreto del Presidente della Repubblica 18 gennaio
2002, n. 54[67].
3.
Il comma 4 dell'articolo 30 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e'
abrogato.
L. 68/2007 *
Legge 28 Maggio 2007, n. 68, Disciplina dei
soggiorni di breve durata per visite, affari, turismo e studio
Art. 1.
Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per
visite, affari, turismo e studio
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma 4, e dell'articolo 5, comma 3,
del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione
e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, per l'ingresso in Italia per
visite, affari, turismo e studio non e' richiesto il permesso di soggiorno
qualora la durata del soggiorno stesso sia non superiore a tre mesi. In tali
casi si applicano le disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2, del medesimo
testo unico e il termine di durata per cui e' consentito il soggiorno e' quello
indicato nel visto di ingresso, se richiesto.
2. Al momento dell'ingresso o, in caso di provenienza da Paesi
dell'area Schengen, entro otto giorni dall'ingresso, lo straniero dichiara la
sua presenza, rispettivamente all'autorita' di frontiera o al questore della
provincia in cui si trova, secondo le modalita' stabilite con decreto del
Ministro dell'interno.
3. In caso di inosservanza degli obblighi di cui al comma 2, salvo
che il ritardo sia dipeso da forza maggiore, lo straniero e' espulso ai sensi
dell'articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, e successive modificazioni. La medesima sanzione si applica
qualora lo straniero, avendo presentato la dichiarazione di cui al comma 2, si
sia trattenuto nel territorio dello Stato oltre i tre mesi o il minore termine
stabilito nel visto di ingresso.
Art. 2.
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello
della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
D. LGS.
206/2007 *
Decreto legislativo 9 novembre 2007, n.
206, Attuazione della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle
qualifiche professionali, nonche' della direttiva 2006/100/CE che adegua
determinate direttive sulla libera circolazione delle persone a seguito
dellĠadesione di Bulgaria e Romania
TITOLO I
DISPOSIZIONI GENERALI
Capo I
Ambito di applicazione e definizioni
Art. 1.
Oggetto
1. Il presente decreto disciplina il riconoscimento, per lĠaccesso
alle professioni regolamentate e il loro esercizio, con esclusione di quelle il
cui svolgimento sia riservato dalla legge a professionisti in quanto partecipi
sia pure occasionalmente dellĠesercizio di pubblici poteri ed in particolare le
attivita' riservate alla professione notarile, delle qualifiche professionali
gia' acquisite in uno o piu' Stati membri dellĠUnione europea, che permettono
al titolare di tali qualifiche di esercitare nello Stato membro di origine la
professione corrispondente.
2. Restano salve le disposizioni vigenti che disciplinano il
profilo dellĠaccesso al pubblico impiego.
Art. 2.
Ambito di applicazione
1. Il presente decreto si applica ai cittadini degli Stati membri
dellĠUnione europea che vogliano esercitare sul territorio nazionale, quali
lavoratori subordinati o autonomi, compresi i liberi professionisti, una
professione regolamentata in base a qualifiche professionali conseguite in uno
Stato membro dellĠUnione europea e che, nello Stato dĠorigine, li abilita
allĠesercizio di detta professione.
2. Le disposizioni del presente decreto non si applicano ai
cittadini degli Stati membri dellĠUnione europea titolari di qualifiche
professionali non acquisite in uno Stato membro, per i quali continuano ad
applicarsi le disposizioni vigenti. Per le professioni che rientrano nel titolo
III, capo IV, il riconoscimento deve avvenire nel rispetto delle condizioni
minime di formazione elencate in tale capo.
3. Per il riconoscimento dei titoli di formazione acquisiti dai
cittadini dei Paesi aderenti allo Spazio economico europeo e della
Confederazione Svizzera, si applicano gli accordi in vigore con lĠUnione
europea.
Art. 3.
Effetti del riconoscimento
1. Il riconoscimento delle qualifiche professionali operato ai
sensi del presente decreto legislativo permette di accedere, se in possesso dei
requisiti specificamente previsti, alla professione corrispondente per la quale
i soggetti di cui allĠarticolo 2, comma 1, sono qualificati nello Stato membro
dĠorigine e di esercitarla alle stesse condizioni previste dallĠordinamento
italiano.
2. Ai fini dellĠarticolo 1, comma 1, la professione che
lĠinteressato esercitera' sul territorio italiano sara' quella per la quale e'
qualificato nel proprio Stato membro dĠorigine, se le attivita' sono
comparabili.
3. Salvo quanto previsto dagli articoli 12 e 16, comma 10, con
riguardo allĠuso del titolo professionale, il prestatore puo' usare nella
professione la denominazione del proprio titolo di studio, ed eventualmente la
relativa abbreviazione, nella lingua dello Stato membro nel quale il titolo di
studio e' stato conseguito. LĠuso di detta denominazione o dellĠabbreviazione
non e' tuttavia consentito se idoneo ad ingenerare confusione con una
professione regolamentata nel territorio nazionale, per la quale lĠinteressato
non ha ottenuto il riconoscimento della qualifica professionale; in tal caso la
denominazione potra' essere utilizzata a condizione che ad essa siano apportate
le modifiche o aggiunte idonee alla differenziazione, stabilite dallĠautorita'
competente di cui allĠarticolo 5.
Art. 4.
Definizioni
1. Ai fini del presente decreto si applicano le seguenti
definizioni:
a) Çprofessione regolamentataÈ:
1) lĠattivita', o lĠinsieme delle attivita', il cui esercizio e'
consentito solo a seguito di iscrizione in Ordini o Collegi o in albi, registri
ed elenchi tenuti da amministrazioni o enti pubblici, se la iscrizione e'
subordinata al possesso di qualifiche professionali o allĠaccertamento delle
specifiche professionalita';
2) i rapporti di lavoro subordinato, se lĠaccesso ai medesimi e'
subordinato, da disposizioni legislative o regolamentari, al possesso di
qualifiche professionali;
3) lĠattivita' esercitata con lĠimpiego di un titolo professionale
il cui uso e' riservato a chi possiede una qualifica professionale;
4) le attivita' attinenti al settore sanitario nei casi in cui il
possesso di una qualifica professionale e' condizione determinante ai fini
della retribuzione delle relative prestazioni o della ammissione al rimborso;
5) le professioni esercitate dai membri di unĠassociazione o di un
organismo di cui allĠAllegato I.
b) Çqualifiche professionaliÈ: le qualifiche attestate da un
titolo di formazione, un attestato di competenza di cui allĠarticolo 19, comma
1, lettera a), numero 1), o unĠesperienza professionale; non costituisce
qualifica professionale quella attestata da una decisione di mero
riconoscimento di una qualifica professionale acquisita in Italia adottata da
parte di un altro Stato membro;
c) Çtitolo di formazioneÈ: diplomi, certificati e altri titoli
rilasciati da unĠuniversita' o da altro organismo abilitato secondo particolari
discipline che certificano il possesso di una formazione professionale
acquisita in maniera prevalente sul territorio della Comunita'. Hanno eguale
valore i titoli di formazione rilasciati da un Paese terzo se i loro possessori
hanno maturato, nellĠeffettivo svolgimento dellĠattivita' professionale,
unĠesperienza di almeno tre anni sul territorio dello Stato membro che ha
riconosciuto tale titolo, certificata dal medesimo;
d) Çautorita' competenteÈ: qualsiasi autorita' o organismo
abilitato da disposizioni nazionali a rilasciare o a ricevere titoli di
formazione e altri documenti o informazioni, nonche' a ricevere le domande e ad
adottare le decisioni di cui al presente decreto;
e) Çformazione regolamentataÈ: la formazione che porta al
conseguimento degli attestati o qualifiche conseguiti ai sensi della legge 21
dicembre 1978, n. 845 e della legge 28 febbraio 1987, n. 56, nonche' qualsiasi
formazione che, secondo le prescrizioni vigenti, e' specificamente orientata
allĠesercizio di una determinata professione e consiste in un ciclo di studi
completato, eventualmente, da una formazione professionale, un tirocinio
professionale o una pratica professionale, secondo modalita' stabilite dalla
legge;
f) Çesperienza professionaleÈ: lĠesercizio effettivo e legittimo
della professione;
g) Çtirocinio di adattamentoÈ: lĠesercizio di una professione
regolamentata sotto la responsabilita' di un professionista qualificato,
accompagnato eventualmente da una formazione complementare secondo modalita'
stabilite dalla legge. Il tirocinio e' oggetto di una valutazione da parte
dellĠautorita' competente;
h) Çprova attitudinaleÈ: un controllo riguardante esclusivamente
le conoscenze professionali del richiedente effettuato dalle autorita'
competenti allo scopo di valutare lĠidoneita' del richiedente ad esercitare una
professione regolamentata;
i) Çdirigente dĠaziendaÈ: qualsiasi persona che abbia svolto in
unĠimpresa del settore professionale corrispondente:
1) la funzione di direttore dĠazienda o di filiale;
2) la funzione di institore o vice direttore dĠazienda, se tale
funzione implica una responsabilita' corrispondente a quella dellĠimprenditore
o del direttore dĠazienda rappresentato;
3) la funzione di dirigente responsabile di uno o piu' reparti
dellĠazienda, con mansioni commerciali o tecniche;
l) ÇStato membro di stabilimentoÈ: lo stato membro dellĠUnione
europea nel quale il prestatore e' legalmente stabilito per esercitarvi una
professione;
m) ÇStato membro dĠorigineÈ: lo Stato membro in cui il cittadino
dellĠUnione europea ha acquisito le proprie qualifiche professionali;
n) Çpiattaforma comuneÈ: lĠinsieme dei criteri delle qualifiche
professionali in grado di colmare le differenze sostanziali individuate tra i
requisiti in materia di formazione esistenti nei vari Stati membri per una
determinata professione. Queste differenze sostanziali sono individuate tramite
il confronto tra la durata ed i contenuti della formazione in almeno due terzi
degli Stati membri, inclusi tutti gli Stati membri che regolamentano la
professione in questione. Le differenze nei contenuti della formazione possono
risultare dalle differenze sostanziali nel campo di applicazione delle
attivita' professionali.
Art. 5.
Autorita' competente
1. Ai fini del riconoscimento di cui al titolo II e al titolo III,
capi II e IV, sono competenti a ricevere le domande, a ricevere le
dichiarazioni e a prendere le decisioni:
a) la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le
politiche giovanili e le attivita' sportive, per le attivita' che riguardano il
settore sportivo ed, in particolare, quelle esercitate con la qualifica di
professionista sportivo;
b) la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per lo
sviluppo e competitivita' del turismo, per le attivita' che riguardano il
settore turistico;
c) il Ministero titolare della vigilanza per le professioni che
necessitano, per il loro esercizio, dellĠiscrizione in Ordini, Collegi, albi,
registri o elenchi, fatto salvo quanto previsto alla lettera g);
d) la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della
funzione pubblica, per le professioni svolte in regime di lavoro subordinato
presso la pubblica amministrazione, salvo quanto previsto alle lettere e), f) e
g);
e) il Ministero della salute, per le professioni sanitarie;
f) il Ministero della pubblica istruzione, per i docenti di scuole
dellĠinfanzia, primaria, secondaria di primo grado e secondaria superiore e per
il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola;
g) il Ministero dellĠuniversita' e della ricerca per il personale
ricercatore e per le professioni di architetto, pianificatore territoriale,
paesaggista, conservatore dei beni architettonici ed ambientali, architetto
junior e pianificatore junior;
h) il Ministero dellĠuniversita' e della ricerca per ogni altro
caso relativamente a professioni che possono essere esercitate solo da chi e'
in possesso di qualifiche professionali di cui allĠarticolo 19, comma 1,
lettere d) ed e), salvo quanto previsto alla lettera c);
i) il Ministero per i beni e le attivita' culturali per le
attivita' afferenti al settore del restauro e della manutenzione dei beni culturali,
secondo quanto previsto dai commi 7, 8 e 9 dellĠarticolo 29 del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni;
l) il Ministero del lavoro e della previdenza sociale per ogni
altro caso relativamente a professioni che possono essere esercitate solo da
chi e' in possesso di qualifiche professionali di cui allĠarticolo 19, comma 1,
lettere a), b) e c);
m) le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento
e di Bolzano per le professioni per le quali sussiste competenza esclusiva, ai
sensi dei rispettivi statuti.
2. Per le attivita' di cui al titolo III, capo III, le regioni e
le province autonome di Trento e di Bolzano individuano lĠautorita' competente
a pronunciarsi sulle domande di riconoscimento presentate dai beneficiari.
3. Fino allĠindividuazione di cui al comma 2, sulle domande di
riconoscimento provvedono:
a) la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le
politiche giovanili e le attivita' sportive, per le attivita' di cui
allĠallegato IV, Lista III, punto 4), limitatamente alle attivita' afferenti al
settore sportivo;
b) la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per lo
sviluppo e la competitivita' del turismo, per le attivita' di cui allĠallegato
IV, Lista II e III, e non comprese nelle lettere c), d) e) ed f);
c) il Ministero dello sviluppo economico per le attivita' di cui
allĠallegato IV, Lista I, Lista II e Lista III e non comprese nelle lettere d),
e) ed f);
d) il Ministero per i beni e le attivita' culturali per le attivita'
di cui allĠallegato IV, Lista III, punto 4), limitatamente alle attivita'
riguardanti biblioteche e musei;
e) il Ministero del lavoro e della previdenza sociale per le
attivita' di cui allĠallegato IV, Lista III, punto 4), classe ex 851 e 855;
f) il Ministero dei trasporti per le attivita' di cui allĠallegato
IV, Lista II e Lista III, nelle parti afferenti ad attivita' di trasporto.
Art. 6.
Punto di contatto
1. Il Dipartimento per il coordinamento delle politiche
comunitarie assolve i compiti di:
a) Coordinatore nazionale presso la Commissione europea;
b) Punto nazionale di contatto per le informazioni e lĠassistenza
sui riconoscimenti di cui al presente decreto legislativo.
2. Il coordinatore di cui al comma 1, lettera a) promuove:
a) una applicazione uniforme del presente decreto da parte delle
autorita' di cui allĠarticolo 5;
b) la circolazione di ogni informazione utile ad assicurare
lĠapplicazione del presente decreto, in particolare quelle relative alle
condizioni dĠaccesso alle professioni regolamentate.
3. Le autorita' di cui allĠarticolo 5 mettono a disposizione del
coordinatore di cui al comma 1, lettera a) le informazioni e i dati statistici
necessari ai fini della predisposizione della relazione biennale
sullĠapplicazione del presente decreto da trasmettere alla Commissione europea.
4. Il punto di contatto di cui al comma 1, lettera b):
a) assicura ai cittadini e ai punti di contatto degli altri Stati
membri le informazioni utili ai fini dellĠapplicazione del presente decreto e
in particolare informazioni sulla legislazione nazionale che disciplina le
professioni e il loro esercizio compresa la legislazione sociale ed eventuali
norme deontologiche;
b) assiste, se del caso, i cittadini per lĠottenimento dei diritti
attribuiti loro dal presente decreto cooperando con le autorita' competenti. Su
richiesta della Commissione europea, entro due mesi a partire dalla data di
ricevimento di tale richiesta, il punto di contatto assicura le informazioni
sui risultati dellĠassistenza prestata;
c) valuta le questioni di particolare rilevanza o complessita',
congiuntamente con un rappresentante delle regioni e province autonome
designato in sede di Conferenza Stato-regioni e province autonome di Trento e
di Bolzano, nellĠambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali
disponibili a legislazione vigente.
5. LĠAutorita' competente di cui allĠarticolo 5 puo' istituire un
proprio punto di contatto che, in relazione ai riconoscimenti di propria
competenza, assicura i compiti di cui alla lettera a) e b) del comma 4. I casi
trattati ai sensi del comma 4, lettera b) sono comunicati al punto di contatto
di cui al comma 1, lettera b).
6. Della attivazione del punto di contatto lĠamministrazione
competente ai sensi dellĠarticolo 5 informa il Dipartimento per il
coordinamento delle politiche comunitarie, ai fini dellĠesercizio delle
competenze a questo attribuite quale coordinatore nazionale.
Art. 7.
Conoscenze linguistiche
1. Fermi restando i requisiti di cui al titolo II ed al titolo
III, per lĠesercizio della professione i beneficiari del riconoscimento delle
qualifiche professionali devono possedere le conoscenze linguistiche
necessarie.
Capo II
Rapporti con autorita' non nazionali
Art. 8.
Cooperazione amministrativa
1. Ogni autorita' di cui allĠarticolo 5 assicura che le
informazioni richieste dallĠautorita' dello Stato membro dĠorigine nel rispetto
della disciplina nazionale relativa alla protezione dei dati personali siano
fornite non oltre trenta giorni. Lo scambio di informazioni puo' avvenire anche
per via telematica secondo modalita' definite con lĠUnione europea.
2. Lo scambio di informazioni di cui al comma 1 puo' riguardare,
in particolare, le azioni disciplinari e le sanzioni penali adottate nei
riguardi del professionista oggetto di specifica procedura di riconoscimento
professionale di cui al titolo II e al titolo III, qualora suscettibili di
incidere, anche indirettamente, sulla attivita' professionale.
3. Al fine di cui al comma 1 gli Ordini e Collegi professionali
competenti, se esistenti, danno comunicazione allĠautorita' di cui allĠarticolo
5 di tutte le sanzioni che incidono sullĠesercizio della professione.
4. NellĠambito della procedura di riconoscimento a norma del
titolo III lĠautorita' di cui allĠarticolo 5, in caso di fondato dubbio, puo'
chiedere allĠautorita' competente dello Stato membro dĠorigine conferma
sullĠautenticita' degli attestati o dei titoli di formazione da esso rilasciati
e, per le attivita' previste dal titolo III, capo IV, conferma che siano
soddisfatte le condizioni minime di formazione previste dalla legge.
5. Nei casi di cui al titolo III, in presenza di un titolo di
formazione rilasciato da una autorita' competente dello Stato membro di origine
a seguito di una formazione ricevuta in tutto o in parte in un centro
legalmente stabilito in Italia, ovvero nel territorio di un altro Stato membro
dellĠUnione europea, lĠautorita' competente di cui allĠarticolo 5 assicura
lĠammissione alla procedura di riconoscimento previa verifica, presso la
competente autorita' dello stato membro dĠorigine, che:
a) il programma di formazione del centro che ha impartito la
formazione sia stato certificato nelle forme prescritte dallĠautorita'
competente che ha rilasciato il titolo di formazione;
b) il titolo di formazione in oggetto sia lo stesso titolo
rilasciato dallĠautorita' competente dello stato membro dĠorigine a seguito del
percorso formativo impartito integralmente nella propria struttura dĠorigine;
c) i titoli di formazione di cui alla lettera b) conferiscano gli
stessi diritti dĠaccesso e di esercizio della relativa professione.
TITOLO II
LIBERA PRESTAZIONE DI SERVIZI
Capo I
Principi generali
Art. 9.
Libera prestazione di servizi e prestazione occasionale e
temporanea
1. Fatti salvi gli articoli da 10 a 15, la libera prestazione di
servizi sul territorio nazionale non puo' essere limitata per ragioni attinenti
alle qualifiche professionali:
a) se il prestatore e' legalmente stabilito in un altro Stato
membro per esercitarvi la corrispondente professione;
b) in caso di spostamento del prestatore; in tal caso, se nello
Stato membro di stabilimento la professione non e' regolamentata, il prestatore
deve aver esercitato tale professione per almeno due anni nel corso dei dieci
anni che precedono la prestazione di servizi.
2. Le disposizioni del presente titolo si applicano esclusivamente
nel caso in cui il prestatore si sposta sul territorio dello Stato per
esercitare, in modo temporaneo e occasionale, la professione di cui al comma 1.
3. Il carattere temporaneo e occasionale della prestazione e'
valutato, dallĠautorita' di cui allĠart. 5, caso per caso, tenuto conto anche
della natura della prestazione, della durata della prestazione stessa, della
sua frequenza, della sua periodicita' e della sua continuita'.
4. In caso di spostamento, il prestatore e' soggetto alle norme
che disciplinano lĠesercizio della professione che e' ammesso ad esercitare,
quali la definizione della professione, lĠuso dei titoli e la responsabilita'
professionale connessa direttamente e specificamente alla tutela e sicurezza
dei consumatori, nonche' alle disposizioni disciplinari applicabili ai
professionisti che, sul territorio italiano, esercitano la professione
corrispondente.
Capo II
Adempimenti per lĠesercizio della prestazione di servizi temporanea
e occasionale.
Art. 10.
Dichiarazione preventiva in caso di spostamento del prestatore
1. Il prestatore che ai sensi dellĠarticolo 9 si sposta per la
prima volta da un altro Stato membro sul territorio nazionale per fornire
servizi e' tenuto ad informare 30 giorni prima, salvo i casi di urgenza,
lĠautorita' di cui allĠarticolo 5 con una dichiarazione scritta, contenente
informazioni sulla prestazione di servizi che intende svolgere, nonche' sulla
copertura assicurativa o analoghi mezzi di protezione personale o collettiva
per la responsabilita' professionale. Tale dichiarazione ha validita' per
lĠanno in corso e deve essere rinnovata, se il prestatore intende
successivamente fornire servizi temporanei o occasionali in tale Stato membro.
Il prestatore puo' fornire la dichiarazione con qualsiasi mezzo idoneo di
comunicazione.
2. In occasione della prima prestazione, o in qualunque momento
interviene un mutamento oggettivo della situazione attestata dai documenti, la
dichiarazione di cui al comma 1 deve essere corredata di:
a) un certificato o copia di un documento che attesti la
nazionalita' del prestatore;
b) una certificazione dellĠautorita' competente che attesti che il
titolare e' legalmente stabilito in uno Stato membro per esercitare le attivita'
in questione e che non gli e' vietato esercitarle, anche su base temporanea, al
momento del rilascio dellĠattestato;
c) un documento che comprovi il possesso delle qualifiche
professionali;
d) nei casi di cui allĠarticolo 9, comma 1, lettera b), una prova
con qualsiasi mezzo che il prestatore ha esercitato lĠattivita' in questione
per almeno due anni nei precedenti dieci anni;
e) per le professioni nel settore della sicurezza la prova di
assenza di condanne penali.
3. Per i cittadini dellĠUnione europea stabiliti legalmente in
Italia lĠattestato di cui al comma 2, lettera b) e' rilasciato, a richiesta
dellĠinteressato e dopo gli opportuni accertamenti, dallĠautorita' competente
di cui allĠarticolo 5.
4. Il prestatore deve informare della sua prestazione, prima
dellĠesecuzione o, in caso di urgenza, immediatamente dopo, lĠente di
previdenza obbligatoria competente per la professione esercitata. La
comunicazione, che non comporta obblighi di iscrizione o di contribuzione, puo'
essere effettuata con qualsiasi mezzo idoneo.
Art. 11.
Verifica preliminare
1. Nel caso delle professioni regolamentate aventi ripercussioni
in materia di pubblica sicurezza o di sanita' pubblica, che non beneficiano del
riconoscimento ai sensi del titolo III, capo IV, allĠatto della prima
prestazione di servizi le Autorita' di cui allĠarticolo 5 possono procedere ad
una verifica delle qualifiche professionali del prestatore prima della prima
prestazione di servizi.
2. La verifica preliminare e' esclusivamente finalizzata ad evitare
danni gravi per la salute o la sicurezza del destinatario del servizio per la
mancanza di qualifica professionale del prestatore.
3. Entro un mese dalla ricezione della dichiarazione e dei
documenti che la corredano, lĠautorita' di cui allĠarticolo 5 informa il
prestatore che non sono necessarie verifiche preliminari, ovvero comunica
lĠesito del controllo ovvero, in caso di difficolta' che causi un ritardo, il
motivo del ritardo e la data entro la quale sara' adottata la decisione
definitiva, che in ogni caso dovra' essere adottata entro il secondo mese dal
ricevimento della documentazione completa.
4. In caso di differenze sostanziali tra le qualifiche
professionali del prestatore e la formazione richiesta dalle norme nazionali,
nella misura in cui tale differenza sia tale da nuocere alla pubblica sicurezza
o alla sanita' pubblica, il prestatore puo' colmare tali differenze attraverso
il superamento di una specifica prova attitudinale, con oneri a carico
dellĠinteressato secondo quanto previsto dallĠarticolo 25. La prestazione di
servizi deve poter essere effettuata entro il mese successivo alla decisione
adottata in applicazione del comma 3.
5. In mancanza di determinazioni da parte dellĠautorita'
competente entro il termine fissato nei commi precedenti, la prestazione di
servizi puo' essere effettuata.
Art. 12.
Titolo professionale
1. Per le professioni di cui al titolo III, capo IV e nei casi in
cui le qualifiche sono state verificate ai sensi dellĠarticolo 11, la
prestazione di servizi e' effettuata con il titolo professionale previsto dalla
normativa italiana.
2. In tutti gli altri casi la prestazione e' effettuata con il
titolo professionale dello Stato membro di stabilimento allorche' un siffatto
titolo regolamentato esista in detto Stato membro per lĠattivita' professionale
di cui trattasi.
3. Il titolo di cui al comma 2 e' indicato nella lingua ufficiale
o in una delle lingue ufficiali dello Stato membro di stabilimento.
4. Nei casi in cui il suddetto titolo professionale non esista
nello Stato membro di stabilimento il prestatore indica il suo titolo di
formazione nella lingua ufficiale o in una delle lingue ufficiali di detto
Stato membro.
Art. 13.
Iscrizione automatica
1. Copia delle dichiarazioni di cui allĠarticolo 10, comma 1, e'
trasmessa dallĠautorita' competente di cui allĠarticolo 5 al competente Ordine
o Collegio professionale, se esistente, che provvede ad una iscrizione
automatica in apposita sezione degli albi istituiti e tenuti presso i consigli
provinciali e il consiglio nazionale con oneri a carico dellĠOrdine o Collegio
stessi.
2. Nel caso di professioni di cui allĠarticolo 11, comma 1, e di
cui al titolo III, capo IV, contestualmente alla dichiarazione e' trasmessa
copia della documentazione di cui allĠarticolo 10, comma 2.
3. LĠiscrizione di cui al comma 1 e' assicurata per la durata di
efficacia della dichiarazione di cui allĠarticolo 10, comma 1.
4. LĠiscrizione allĠordine non comporta lĠiscrizione ad enti di
previdenza obbligatoria.
Art. 14.
Cooperazione tra autorita' competenti
1. Le informazioni pertinenti circa la legalita' dello
stabilimento e la buona condotta del prestatore, nonche' lĠassenza di sanzioni
disciplinari o penali di carattere professionale sono richieste e assicurate
dalle autorita' di cui allĠarticolo 5.
2. Le autorita' di cui allĠarticolo 5 provvedono affinche' lo
scambio di tutte le informazioni necessarie per un reclamo del destinatario di
un servizio contro un prestatore avvenga correttamente. I destinatari sono
informati dellĠesito del reclamo.
Art. 15.
Informazioni al destinatario della prestazione
1. Nei casi in cui la prestazione e' effettuata con il titolo
professionale dello Stato membro di stabilimento o con il titolo di formazione
del prestatore, il prestatore e' tenuto a fornire al destinatario del servizio,
in lingua italiana o in altra lingua comprensibile dal destinatario del
servizio, le seguenti informazioni:
a) se il prestatore e' iscritto in un registro commerciale o in un
analogo registro pubblico, il registro in cui e' iscritto, il suo numero
dĠiscrizione o un mezzo dĠidentificazione equivalente, che appaia in tale
registro;
b) se lĠattivita' e' sottoposta a un regime di autorizzazione
nello Stato membro di stabilimento, gli estremi della competente autorita' di
vigilanza;
c) lĠordine professionale, o analogo organismo, presso cui il
prestatore e' iscritto;
d) il titolo professionale o, ove il titolo non esista, il titolo
di formazione del prestatore e lo Stato membro in cui e' stato conseguito;
e) se il prestatore esercita unĠattivita' soggetta allĠIVA, il
numero dĠidentificazione IVA di cui agli articoli 214 e 215 della direttiva
2006/112/CE del Consiglio, del 28 novembre 2006, relativa al sistema comune
dĠimposta sul valore aggiunto;
f) le prove di qualsiasi copertura assicurativa o analoghi mezzi
di tutela personale o collettiva per la responsabilita' professionale.
TITOLO III
LIBERTAĠ DI STABILIMENTO
Capo I
Norme procedurali
Art. 16.
Procedura di riconoscimento in regime di stabilimento
1. Ai fini del riconoscimento professionale come disciplinato dal
presente titolo, il cittadino di cui allĠarticolo 2 presenta apposita domanda
allĠautorita' competente di cui allĠarticolo 5.
2. Entro trenta giorni dal ricevimento della domanda di cui al
comma 1 lĠautorita' accerta la completezza della documentazione esibita, e ne
da' notizia allĠinteressato. Ove necessario, lĠAutorita' competente richiede le
eventuali necessarie integrazioni.
3. Fuori dai casi previsti dallĠarticolo 5, comma 2, per la
valutazione dei titoli acquisiti, lĠautorita' indice una conferenza di servizi
ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, previa consultazione del Consiglio
Universitario Nazionale per le attivita' di cui al titolo III, capo IV, sezione
VIII, alla quale partecipano rappresentanti:
a) delle amministrazioni di cui allĠarticolo 5;
b) del Dipartimento per il coordinamento delle politiche
comunitarie;
c) del Ministero degli affari esteri.
4. Nella conferenza dei servizi sono sentiti un rappresentante
dellĠOrdine o Collegio professionale ovvero della categoria professionale
interessata.
5. Il comma 3 non si applica se la domanda di riconoscimento ha
per oggetto titoli identici a quelli su cui e' stato provveduto con precedente
decreto e nei casi di cui al capo IV del presente titolo, sezioni I, II, III,
IV, V, VI e VII.
6. Sul riconoscimento provvede lĠautorita' competente con decreto
motivato, da adottarsi nel termine di tre mesi dalla presentazione della
documentazione completa da parte dellĠinteressato. Il decreto e' pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Per le professioni di cui
al capo II e al capo III del presente titolo il termine e' di quattro mesi.
7. Nei casi di cui allĠarticolo 22, il decreto stabilisce le
condizioni del tirocinio di adattamento e della prova attitudinale,
individuando lĠente o organo competente a norma dellĠarticolo 24.
8. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nei
casi di cui allĠarticolo 5, comma 2, individuano le modalita' procedimentali di
valutazione dei titoli di loro competenza, assicurando forme equivalenti di
partecipazione delle altre autorita' interessate. Le autorita' di cui
allĠarticolo 5, comma 2, si pronunciano con proprio provvedimento, stabilendo,
qualora necessario, le eventuali condizioni di cui al comma 7 del presente
articolo.
9. Se lĠesercizio della professione in questione e' condizionato
alla prestazione di un giuramento o ad una dichiarazione solenne, al cittadino
interessato e' proposta una formula appropriata ed equivalente nel caso in cui
la formula del giuramento o della dichiarazione non possa essere utilizzata da
detto cittadino.
10. I beneficiari del riconoscimento esercitano la professione
facendo uso della denominazione del titolo professionale, e della sua eventuale
abbreviazione, prevista dalla legislazione italiana.
Art. 17.
Domanda per il riconoscimento
1. La domanda di cui allĠarticolo 16 e' corredata dei seguenti
documenti:
a) un certificato o copia di un documento che attesti la
nazionalita' del prestatore;
b) una copia degli attestati di competenza o del titolo di
formazione che da' accesso alla professione ed eventualmente un attestato
dellĠesperienza professionale dellĠinteressato;
c) nei casi di cui allĠarticolo 27, un attestato relativo alla
natura ed alla durata dellĠattivita', rilasciato dallĠautorita' o
dallĠorganismo competente dello Stato membro dĠorigine o dello Stato membro da
cui proviene il cittadino di cui allĠarticolo 2, comma 1.
2. Le autorita' competenti di cui allĠarticolo 5 possono invitare
il richiedente a fornire informazioni quanto alla sua formazione nella misura
necessaria a determinare lĠeventuale esistenza di differenze sostanziali
rispetto alla formazione richiesta sul territorio dello Stato italiano. Qualora
sia impossibile per il richiedente fornire tali informazioni, le autorita'
competenti di cui allĠarticolo 5 si rivolgono al punto di contatto,
allĠautorita' competente o a qualsiasi altro organismo pertinente dello Stato
membro di origine.
3. Qualora lĠaccesso a una professione regolamentata sia subordinato
ai requisiti dellĠonorabilita' e della moralita' o allĠassenza di dichiarazione
di fallimento, o lĠesercizio di tale professione possa essere sospeso o vietato
in caso di gravi mancanze professionali o di condanne per reati penali, la
sussistenza di tali requisiti si considera provata da documenti rilasciati da
competenti autorita' dello Stato membro di origine o dello Stato membro da cui
proviene il cittadino di cui allĠarticolo 2, comma 1.
4. Nei casi in cui lĠordinamento dello Stato membro di origine o
dello Stato membro da cui proviene lĠinteressato non preveda il rilascio dei
documenti di cui al comma 3, questi possono essere sostituiti da una
dichiarazione giurata o, negli Stati membri in cui tale forma di dichiarazione
non e' contemplata, da una dichiarazione solenne, prestata dallĠinteressato
dinanzi ad unĠautorita' giudiziaria o amministrativa competente o,
eventualmente, dinanzi ad un notaio o a un organo qualificato dello Stato
membro di origine o dello Stato membro da cui proviene lĠinteressato.
5. Le certificazioni di cui al comma 3, nel caso in cui cittadini
stabiliti in Italia intendano stabilirsi in altri Stati membri, devono essere
fatte pervenire alle autorita' degli Stati membri richiedenti entro due mesi.
6. Qualora lĠaccesso ad una professione regolamentata sia
subordinato al possesso di sana costituzione fisica o psichica, tale requisito
si considera dimostrato dal documento prescritto nello Stato membro di origine
o nello Stato membro da cui proviene lĠinteressato. Qualora lo Stato membro di
origine o di provenienza non prescriva documenti del genere, le autorita'
competenti di cui allĠarticolo 5 accettano un attestato rilasciato da
unĠautorita' competente di detti Stati.
7. Qualora lĠesercizio di una professione regolamentata sia subordinato
al possesso di capacita' finanziaria del richiedente o di assicurazione contro
i danni derivanti da responsabilita' professionale, tali requisiti si
considerano dimostrati da un attestato rilasciato da una banca o societa' di
assicurazione con sede in uno Stato membro.
8. I documenti di cui ai commi 3, 6 e 7 al momento della loro
presentazione non devono essere di data anteriore a tre mesi.
9. Nei casi previsti dal titolo III, capo IV, la domanda e'
corredata da un certificato dellĠautorita' competente dello Stato membro di
origine attestante che il titolo di formazione soddisfa i requisiti stabiliti
dalla normativa comunitaria in materia di riconoscimento dei titoli di
formazione in base al coordinamento delle condizioni minime di formazione.
Capo II
Regime generale di riconoscimento di titoli di formazione
Art. 18.
Ambito di applicazione
1. Il presente capo si applica a tutte le professioni non coperte
dai capi III e IV del presente titolo e nei seguenti casi:
a) alle attivita' elencate allĠallegato IV, qualora il migrante
non soddisfi i requisiti di cui agli articoli da 28 a 30;
b) ai medici chirurghi con formazione di base, i medici chirurghi
specialisti, gli infermieri responsabili dellĠassistenza generale, gli
odontoiatri, odontoiatri specialisti, i veterinari, le ostetriche, i farmacisti
e gli architetti, qualora il migrante non soddisfi i requisiti di pratica
professionale effettiva e lecita previsti agli articoli 32, 37, 40, 43, 45, 47,
49 e 55.
c) agli architetti, qualora il migrante sia in possesso di un
titolo di formazione non elencato allĠallegato V, punto 5.7;
d) fatti salvi gli articoli 31, comma 1, 32 e 35, ai medici, agli
infermieri, agli odontoiatri, ai veterinari, alle ostetriche, ai farmacisti e
agli architetti in possesso di titoli di formazione specialistica, che devono
seguire la formazione che porta al possesso dei titoli elencati allĠallegato V,
punti 5.1.1, 5.2.2, 5.3.2, 5.4.2, 5.5.2, 5.6.2 e 5.7.1, e solamente ai fini del
riconoscimento della pertinente specializzazione;
e) agli infermieri responsabili dellĠassistenza generale e agli
infermieri specializzati in possesso di titoli di formazione specialistica, che
seguono la formazione che porta al possesso dei titoli elencati allĠallegato V,
punto 5.2.2, qualora il migrante chieda il riconoscimento in un altro Stato
membro in cui le pertinenti attivita' professionali sono esercitate da
infermieri specializzati sprovvisti della formazione di infermiere responsabile
dellĠassistenza generale;
f) agli infermieri specializzati sprovvisti della formazione di
infermiere responsabile dellĠassistenza generale, qualora il migrante chieda il
riconoscimento in un altro Stato membro in cui le pertinenti attivita'
professionali sono esercitate da infermieri responsabili dellĠassistenza
generale, da infermieri specializzati sprovvisti della formazione di infermiere
responsabile dellĠassistenza generale o da infermieri specializzati in possesso
di titoli di formazione specialistica, che seguono la formazione che porta al
possesso dei titoli elencati allĠallegato V, punto 5.2.2;
g) ai migranti in possesso dei requisiti previsti allĠarticolo 4,
comma 1, lettera c), secondo periodo.
Art. 19.
Livelli di qualifica
1. Ai soli fini dellĠapplicazione delle condizioni di
riconoscimento professionale di cui allĠarticolo 21, le qualifiche
professionali sono inquadrate nei seguenti livelli:
a) attestato di competenza: attestato rilasciato da unĠautorita'
competente dello Stato membro dĠorigine designata ai sensi delle disposizioni
legislative, regolamentari o amministrative di tale Stato membro, sulla base:
1) o di una formazione non facente parte di un certificato o
diploma ai sensi delle lettere b), c), d) o e), o di un esame specifico non
preceduto da una formazione o dellĠesercizio a tempo pieno della professione
per tre anni consecutivi in uno Stato membro o a tempo parziale per un periodo
equivalente nei precedenti dieci anni,
2) o di una formazione generale a livello dĠinsegnamento
elementare o secondario attestante che il titolare possiede conoscenze
generali;
b) certificato: certificato che attesta il compimento di un ciclo
di studi secondari,
1) o generale completato da un ciclo di studi o di formazione
professionale diversi da quelli di cui alla lettera c) o dal tirocinio o dalla
pratica professionale richiesti in aggiunta a tale ciclo di studi,
2) o tecnico o professionale, completato eventualmente da un ciclo
di studi o di formazione professionale di cui al punto 1, o dal tirocinio o
dalla pratica professionale richiesti in aggiunta a tale ciclo di studi;
c) diploma: diploma che attesta il compimento:
1) o di una formazione a livello di insegnamento post-secondario
diverso da quello di cui alle lettere d) ed e) di almeno un anno o di una
durata equivalente a tempo parziale, di cui una delle condizioni di accesso e',
di norma, il completamento del ciclo di studi secondari richiesto per accedere
allĠinsegnamento universitario o superiore ovvero il completamento di una
formazione scolastica equivalente al secondo ciclo di studi secondari, nonche'
la formazione professionale eventualmente richiesta oltre al ciclo di studi
post-secondari;
2) o, nel caso di professione regolamentata, di una formazione a
struttura particolare inclusa nellĠallegato II equivalente al livello di
formazione indicato al punto 1 che conferisce un analogo livello professionale
e prepara a un livello analogo di responsabilita' e funzioni;
d) diploma: diploma che attesta il compimento di una formazione a
livello di insegnamento post-secondario di una durata minima di tre e non
superiore a quattro anni o di una durata equivalente a tempo parziale,
impartita presso unĠuniversita' o un istituto dĠinsegnamento superiore o un
altro istituto che impartisce una formazione di livello equivalente, nonche' la
formazione professionale eventualmente richiesta oltre al ciclo di studi
post-secondari;
e) diploma: diploma che attesta che il titolare ha completato un
ciclo di studi post-secondari della durata di almeno quattro anni, o di una
durata equivalente a tempo parziale, presso unĠuniversita' o un istituto
dĠinsegnamento superiore ovvero un altro istituto di livello equivalente e, se
del caso, che ha completato con successo la formazione professionale richiesta
in aggiunta al ciclo di studi post-secondari.
Art. 20.
Titoli di formazione assimilati
1. é assimilato a un titolo di formazione che sancisce una
formazione di cui allĠarticolo 19, anche per quanto riguarda il livello, ogni
titolo di formazione o insieme di titoli di formazione rilasciato da
unĠautorita' competente di un altro Stato membro, se sancisce una formazione
acquisita nella Comunita', riconosciuta da tale Stato membro come formazione di
livello equivalente al livello in questione e tale da conferire gli stessi
diritti dĠaccesso o di esercizio alla professione o tale da preparare al
relativo esercizio.
2. é altresi' assimilata ad un titolo di formazione, alle stesse
condizioni del comma 1, ogni qualifica professionale che, pur non rispondendo
ai requisiti delle norme legislative, regolamentari o amministrative dello
Stato membro dĠorigine per lĠaccesso a una professione o il suo esercizio,
conferisce al suo titolare diritti acquisiti in virtu' di tali disposizioni. La
disposizione trova applicazione se lo Stato membro dĠorigine eleva il livello
di formazione richiesto per lĠammissione ad una professione e per il suo
esercizio, e se una persona che ha seguito una precedente formazione, che non
risponde ai requisiti della nuova qualifica, beneficia dei diritti acquisiti in
forza delle disposizioni nazionali legislative, regolamentari o amministrative;
in tale caso, detta formazione precedente e' considerata, ai fini
dellĠapplicazione dellĠarticolo 21, corrispondente al livello della nuova
formazione.
Art. 21.
Condizioni per il riconoscimento
1. Al fine dellĠapplicazione dellĠarticolo 18, comma 1, per
lĠaccesso o lĠesercizio di una professione regolamentata sono ammessi al
riconoscimento professionale le qualifiche professionali che sono prescritte da
un altro Stato membro per accedere alla corrispondente professione ed
esercitarla. Gli attestati di competenza o i titoli di formazione ammessi al
riconoscimento soddisfano le seguenti condizioni:
a) essere stati rilasciati da unĠautorita' competente in un altro
Stato membro, designata ai sensi delle disposizioni legislative, regolamentari
o amministrative di tale Stato;
b) attestare un livello di qualifica professionale almeno
equivalente al livello immediatamente precedente a quella prevista dalle
normative nazionali.
2. LĠaccesso e lĠesercizio della professione regolamentata di cui
al comma 1 sono consentiti anche ai richiedenti che abbiano esercitato a tempo
pieno tale professione per due anni, nel corso dei precedenti dieci, in un
altro Stato membro che non la regolamenti e abbiano uno o piu' attestati di
competenza o uno o piu' titoli di formazione che soddisfino le seguenti
condizioni:
a) essere stati rilasciati da unĠautorita' competente in un altro
Stato membro, designata ai sensi delle disposizioni legislative, regolamentari
o amministrative di tale Stato membro;
b) attestare un livello di qualifica professionale almeno
equivalente al livello immediatamente precedente a quello previsto dalle
normative nazionali;
c) attestare la preparazione del titolare allĠesercizio della
professione interessata.
3. Non sono necessari i due anni di esperienza professionale di
cui al comma 2 se i titoli di formazione posseduti dal richiedente attestano
una formazione regolamentata ai sensi dellĠarticolo 4, comma 1, lettera e), dei
livelli di cui allĠarticolo 19, comma 1, lettere b), c), d) ed e). Sono
considerate formazioni regolamentate del livello di cui allĠarticolo 19, comma
1, lettera c), quelle di cui allĠallegato III.
4. In deroga al comma 2, lettera b), e al comma 3, il
riconoscimento di cui al comma 1 e' assicurato nel caso in cui lĠaccesso a
detta professione e' subordinato al possesso di un titolo di formazione che
attesta il compimento di una formazione a livello di insegnamento superiore o
universitario di una durata pari a quattro anni e se il richiedente possiede un
titolo di formazione di cui allĠarticolo 19, comma 1, lettera c).
Art. 22.
Misure compensative
1. Il riconoscimento di cui al presente capo puo' essere
subordinato al compimento di un tirocinio di adattamento non superiore a tre
anni o di una prova attitudinale, a scelta del richiedente, in uno dei seguenti
casi:
a) se la durata della formazione da lui seguita ai sensi
dellĠarticolo 21, comma 1 e 2, e' inferiore di almeno un anno a quella
richiesta in Italia;
b) se la formazione ricevuta riguarda materie sostanzialmente
diverse da quelle coperte dal titolo di formazione richiesto in Italia;
c) se la professione regolamentata include una o piu' attivita'
professionali regolamentate, mancanti nella corrispondente professione dello
Stato membro dĠorigine del richiedente, e se la differenza e' caratterizzata da
una formazione specifica, richiesta dalla normativa nazionale e relativa a
materie sostanzialmente diverse da quelle dellĠattestato di competenza o del
titolo di formazione in possesso del richiedente.
2. Nei casi di cui al comma 1 per lĠaccesso alle professioni di
avvocato, dottore commercialista, ragioniere e perito commerciale, consulente
per la proprieta' industriale, consulente del lavoro, attuario e revisore
contabile, nonche' per lĠaccesso alle professioni di maestro di sci e di guida
alpina, il riconoscimento e' subordinato al superamento di una prova
attitudinale.
3. Con decreto dellĠautorita' competente di cui allĠarticolo 5,
sentita la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per il
coordinamento delle politiche comunitarie, sono individuate altre professioni
per le quali la prestazione di consulenza o assistenza in materia di diritto
nazionale costituisce un elemento essenziale e costante dellĠattivita'.
4. Nei casi di cui al comma 1 il riconoscimento e' subordinato al
superamento di una prova attitudinale se:
a) riguarda casi nei quali si applica lĠarticolo 18, lettere b) e
c), lĠarticolo 18, comma 1, lettera d), per quanto riguarda i medici e gli
odontoiatri, lĠarticolo 18, comma 1, lettera f), qualora il migrante chieda il
riconoscimento per attivita' professionali esercitate da infermieri
professionali e per gli infermieri specializzati in possesso di titoli di
formazione specialistica, che seguono la formazione che porta al possesso dei
titoli elencati allĠallegato V, punto 5.2.2 e lĠarticolo 18, comma 1, lettera
g);
b) riguarda casi di cui allĠarticolo 18, comma 1, lettera a), per
quanto riguarda attivita' esercitate a titolo autonomo o con funzioni direttive
in una societa' per le quali la normativa vigente richieda la conoscenza e
lĠapplicazione di specifiche disposizioni nazionali.
5. Ai fini dellĠapplicazione del comma 1, lettere b) e c), per
Çmaterie sostanzialmente diverseÈ si intendono materie la cui conoscenza e' essenziale
allĠesercizio della professione regolamentata e che in termini di durata o
contenuto sono molto diverse rispetto alla formazione ricevuta dal migrante.
6. LĠapplicazione del comma 1 comporta una successiva verifica
sullĠeventuale esperienza professionale attestata dal richiedente al fine di
stabilire se le conoscenze acquisite nel corso di detta esperienza
professionale in uno Stato membro o in un Paese terzo possano colmare la
differenza sostanziale di cui al comma 3, o parte di essa.
7. Con decreto del Ministro interessato, sentiti il Ministro per
le politiche europee e i Ministri competenti per materia, osservata la
procedura comunitaria di preventiva comunicazione agli altri Stati membri e
alla Commissione contenente adeguata giustificazione della deroga, possono
essere individuati altri casi per i quali in applicazione del comma 1 e'
richiesta la prova attitudinale.
8. Il decreto di cui al comma 7 e' efficace tre mesi dopo la sua
comunicazione alla Commissione europea, se la stessa nel detto termine non
chiede di astenersi dallĠadottare la deroga.
Art. 23.
Tirocinio di adattamento e prova attitudinale
1. Nei casi di cui allĠarticolo 22, la durata e le materie oggetto
del tirocinio di adattamento e della prova attitudinale sono stabilite dallĠAutorita'
competente a seguito della Conferenza di servizi di cui allĠarticolo 16, se
convocata. In caso di valutazione finale sfavorevole il tirocinio puo' essere
ripetuto. Gli obblighi, i diritti e i benefici sociali di cui gode il
tirocinante sono stabiliti dalla normativa vigente, conformemente al diritto
comunitario applicabile.
2. La prova attitudinale si articola in una prova scritta o
pratica e orale o in una prova orale sulla base dei contenuti delle materie
stabilite ai sensi del comma 1. In caso di esito sfavorevole o di mancata
presentazione dellĠinteressato senza valida giustificazione, la prova
attitudinale non puo' essere ripetuta prima di sei mesi.
3. Ai fini della prova attitudinale le autorita' competenti di cui
allĠarticolo 5 predispongono un elenco delle materie che, in base ad un
confronto tra la formazione richiesta sul territorio nazionale e quella
posseduta dal richiedente, non sono contemplate dai titoli di formazione del
richiedente. La prova verte su materie da scegliere tra quelle che figurano
nellĠelenco e la cui conoscenza e' una condizione essenziale per poter
esercitare la professione sul territorio dello Stato. Lo status del richiedente
che desidera prepararsi per sostenere la prova attitudinale e' stabilito dalla
normativa vigente.
Art. 24.
Esecuzione delle misure compensative
1. Con riferimento allĠarticolo 5, comma 1, con decreto del
Ministro competente ai sensi dellĠarticolo 17, comma 3, della legge 23 agosto
1988, n. 400, sono definite, con riferimento alle singole professioni, le
procedure necessarie per assicurare lo svolgimento, la conclusione,
lĠesecuzione e la valutazione delle misure di cui agli articoli 23 e 11.
Art. 25.
Disposizioni finanziarie
1. Gli eventuali oneri aggiuntivi derivanti dallĠattuazione delle
misure previste dagli articoli 11 e 23 sono a carico dellĠinteressato sulla
base del costo effettivo del servizio, secondo modalita' da stabilire con
decreto del Ministro competente da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di
entrata in vigore del presente decreto.
Art. 26.
Piattaforma comune
1. La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per il
coordinamento delle politiche comunitarie, al fine di elaborare proposte in
materia di piattaforme comuni di cui allĠarticolo 4, comma 1, lettera n), da
sottoporre alla Commissione europea, convoca apposite conferenze di servizi cui
partecipano le autorita' competenti di cui allĠarticolo 5. Sulla ipotesi di
piattaforma elaborata dallĠautorita' competente di cui allĠarticolo 5 o, in
mancanza, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per il
coordinamento delle politiche comunitarie, vengono sentiti, se si tratta di
professioni regolamentate, gli ordini, i collegi o gli albi, ove esistenti, e,
in mancanza, le associazioni rappresentative sul territorio nazionale, se si
tratta di professioni non regolamentate in Italia, le associazioni
rappresentative sul territorio nazionale e, se si tratta di attivita' nellĠarea
dei servizi non intellettuali e non regolamentate, le associazioni di categoria
rappresentative a livello nazionale.
2. AllĠelaborazione di piattaforme comuni, proposte da altri Stati
membri, partecipano le autorita' competenti di cui allĠarticolo 5, sentiti, se
si tratta di professioni regolamentate, gli ordini, i collegi o gli albi, ove
esistenti, e, in mancanza, le associazioni rappresentative sul territorio
nazionale, se si tratta di professioni non regolamentate in Italia, le
associazioni rappresentative sul territorio nazionale e, se si tratta di
attivita' nellĠarea dei servizi non intellettuali e non regolamentate, le
associazioni di categoria rappresentative a livello nazionale. Analogamente si
procede in ogni altro caso in cui a livello europeo deve essere espressa la
posizione italiana in materia di piattaforma comune.
3. Al fine della valutazione in ordine alla rappresentativita' a
livello nazionale delle professioni non regolamentate si tiene conto:
a) della avvenuta costituzione per atto pubblico o per scrittura
privata autenticata o per scrittura privata registrata presso lĠufficio del
registro, da almeno quattro anni;
b) della adozione di uno statuto che sancisca un ordinamento a
base democratica, senza scopo di lucro, la precisa identificazione delle
attivita' professionali cui lĠassociazione si riferisce e dei titoli
professionali o di studi necessari per farne parte, la rappresentativita'
elettiva delle cariche interne e lĠassenza di situazioni di conflitto di
interesse o di incompatibilita', la trasparenza degli assetti organizzativi e
lĠattivita' dei relativi organi, la esistenza di una struttura organizzativa, e
tecnico-scientifica adeguata allĠeffettivo raggiungimento delle finalita'
dellĠassociazione;
c) della tenuta di un elenco degli iscritti, aggiornato
annualmente con lĠindicazione delle quote versate direttamente allĠassociazione
per gli scopi statutari;
d) di un sistema di deontologia professionale con possibilita' di
sanzioni;
e) della previsione dellĠobbligo della formazione permanente;
f) della diffusione su tutto il territorio nazionale;
g) della mancata pronunzia nei confronti dei suoi rappresentanti
legali di condanna, passata in giudicato, in relazione allĠattivita'
dellĠassociazione medesima.
4. Qualora le qualifiche professionali del richiedente rispondano
ai criteri stabiliti nel provvedimento comunitario di adozione della
piattaforma comune, il riconoscimento professionale non puo' prevedere
lĠapplicazione dei provvedimenti di compensazione di cui allĠarticolo 22. Le
associazioni in possesso dei requisiti di cui al periodo precedente sono individuate,
previo parere del Consiglio nazionale dellĠeconomia e del lavoro, con decreto
del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro per le politiche
europee e del Ministro competente per materia.
5. Se successivamente allĠadozione da parte dellĠUnione europea le
autorita' competenti di cui allĠarticolo 5 ritengono che i criteri stabiliti
nel provvedimento comunitario di adozione della piattaforma comune non offrano
piu' garanzie adeguate quanto alle qualifiche professionali, ne informa il coordinatore
di cui allĠarticolo 6 che cura la trasmissione dellĠinformazione alla
Commissione europea per le iniziative del caso.
Capo III
Riconoscimento sulla base dellĠesperienza professionale
Art. 27.
Requisiti in materia di esperienza professionale
1. Per le attivita' elencate nellĠallegato IV il cui accesso o
esercizio e' subordinato al possesso di conoscenze e competenze generali,
commerciali o professionali, il riconoscimento professionale e' subordinato
alla dimostrazione dellĠesercizio effettivo dellĠattivita' in questione in un
altro Stato membro ai sensi degli articoli 28, 29 e 30.
Art. 28.
Condizioni per il riconoscimento delle attivita' di cui alla Lista
I dellĠallegato IV
1. In caso di attivita' di cui alla Lista I dellĠallegato IV,
lĠattivita' deve essere stata precedentemente esercitata:
a) per sei anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente
dĠazienda; oppure
b) per tre anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente
dĠazienda, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per
lĠattivita' in questione, una formazione di almeno tre anni sancita da un
certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un
competente organismo professionale; oppure
c) per quattro anni consecutivi come lavoratore autonomo o
dirigente dĠazienda, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto,
per lĠattivita' in questione, una formazione di almeno due anni sancita da un
certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un
competente organismo professionale; oppure
d) per tre anni consecutivi come lavoratore autonomo, se il
beneficiario prova di aver esercitato lĠattivita' in questione per almeno
cinque anni come lavoratore subordinato; oppure
e) per cinque anni consecutivi in funzioni direttive, di cui
almeno tre anni con mansioni tecniche che implichino la responsabilita' di
almeno uno dei reparti dellĠazienda, se il beneficiario prova di aver in
precedenza ricevuto, per lĠattivita' in questione, una formazione di almeno tre
anni sancita da un certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del
tutto valida da un competente organismo professionale.
2. Nei casi di cui alle lettere a) e d) del comma 1 lĠattivita'
non deve essere cessata da piu' di 10 anni alla data di presentazione della
documentazione completa dellĠinteressato alle autorita' competenti di cui
allĠarticolo 5.
3. Il comma 1, lettera e), non si applica alle attivita' del
gruppo ex 855 (parrucchieri) della nomenclatura ISIC.
Art. 29.
Condizioni per il riconoscimento delle attivita' di cui alla Lista
II dellĠAllegato IV
1. In caso di attivita' di cui alla Lista II dellĠallegato IV,
lĠattivita' in questione deve essere stata precedentemente esercitata:
a) per cinque anni consecutivi come lavoratore autonomo o
dirigente dĠazienda; oppure
b) per tre anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente
dĠazienda, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per
lĠattivita' in questione, una formazione di almeno tre anni sancita da un
certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un
competente organismo professionale; oppure
c) per quattro anni consecutivi come lavoratore autonomo o
dirigente dĠazienda, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto,
per lĠattivita' in questione, una formazione di almeno due anni sancita da un
certificato riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un
competente organismo professionale; oppure
d) per tre anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente
dĠazienda, se il beneficiario prova di aver esercitato lĠattivita' in questione
per almeno cinque anni come lavoratore subordinato; oppure
e) per cinque anni consecutivi come lavoratore subordinato, se il
beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per lĠattivita' in
questione, una formazione di almeno tre anni sancita da un certificato
riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un competente
organismo professionale; oppure
f) per sei anni consecutivi come lavoratore subordinato, se il
beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per lĠattivita' in
questione, una formazione di almeno due anni sancita da un certificato
riconosciuto da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un competente
organismo professionale.
2. Nei casi di cui alle lettere a) e d) del comma 1, lĠattivita'
non deve essere cessata da piu' di 10 anni alla data di presentazione della
documentazione completa dellĠinteressato alle autorita' competenti di cui
allĠarticolo 5.
Art. 30.
Condizioni per il riconoscimento delle attivita' di cui alla Lista
III dellĠallegato IV
1. In caso di attivita' di cui alla Lista III dellĠallegato IV,
lĠattivita' in questione deve essere stata precedentemente esercitata:
a) per tre anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente
dĠazienda; oppure
b) per due anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente
dĠazienda, se il beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per
lĠattivita' in questione, una formazione sancita da un certificato riconosciuto
da uno Stato membro o giudicata del tutto valida da un competente organismo
professionale; oppure
c) per due anni consecutivi come lavoratore autonomo o dirigente
dĠazienda se il beneficiario prova di aver in precedenza esercitato lĠattivita'
in questione come lavoratore subordinato per almeno tre anni; oppure
d) per tre anni consecutivi come lavoratore subordinato, se il
beneficiario prova di aver in precedenza ricevuto, per lĠattivita' in
questione, una formazione sancita da un certificato riconosciuto da uno Stato
membro o giudicata del tutto valida da un competente organismo professionale.
2. Nei casi di cui alle lettere a) e c) del comma 1, lĠattivita'
non deve essere cessata da piu' di 10 anni alla data di presentazione della
documentazione completa dellĠinteressato alle autorita' competenti di cui
allĠarticolo 5.
Capo IV
Riconoscimento sulla base del coordinamento delle condizioni
minime di formazione
SEZIONE I
Disposizioni comuni
Art. 31.
Principio di riconoscimento automatico
1. I titoli di formazione di medico, che danno accesso alle
attivita' professionali di medico con formazione di base e medico specialista,
infermiere responsabile dellĠassistenza generale, odontoiatra, odontoiatra
specialista, veterinario, farmacista e architetto, di cui allĠallegato V e
rispettivamente ai punti 5.1.1, 5.1.2, 5.2.2, 5.3.2, 5.3.3, 5.4.2, 5.6.2 e
5.7.1, conformi alle condizioni minime di formazione di cui rispettivamente
agli articoli 33, 34, 38, 41, 42, 44, 46 e 50, rilasciati a cittadini di cui
allĠarticolo 2, comma 1, da altri Stati membri, sono riconosciuti dalle
autorita' di cui allĠarticolo 5 con gli stessi effetti dei titoli rilasciati in
Italia per lĠaccesso, rispettivamente, allĠattivita' di medico chirurgo, medico
chirurgo specialista, infermiere responsabile dellĠassistenza generale,
odontoiatra, odontoiatra specialista, veterinario, farmacista e architetto.
2. I titoli di formazione di cui al comma 1 devono essere
rilasciati dalle autorita' competenti degli altri Stati membri e essere
accompagnati dai certificati di cui allĠallegato V e rispettivamente ai punti
5.1.1, 5.1.2, 5.2.2, 5.3.2, 5.3.3, 5.4.2, 5.6.2 e 5.7.1.
3. Le disposizioni del primo e secondo comma, non pregiudicano,
rispettivamente, i diritti acquisiti di cui agli articoli 32, 35, 37, 40, 43,
45, 49 e 55.
4. I diplomi e i certificati rilasciati da altri Stati membri
conformemente allĠarticolo 36 ed elencati nellĠallegato V punto 5.1.4, sono
riconosciuti con gli stessi effetti dei diplomi rilasciati in Italia per
lĠaccesso allĠattivita' di medico di medicina generale nel quadro del regime
nazionale di previdenza sociale; sono fatti comunque salvi i diritti acquisiti
di cui allĠarticolo 37.
5. I titoli di formazione di ostetrica rilasciati ai cittadini di
cui allĠarticolo 2, comma 1, da altri Stati membri elencati nellĠallegato V
punto 5.5.2, conformi alle condizioni minime di formazione di cui allĠarticolo
46 e rispondenti alle modalita' di cui allĠarticolo 47, sono riconosciuti
dallĠAutorita' di cui allĠarticolo 5, con gli stessi effetti dei titoli
rilasciati in Italia per lĠaccesso allĠattivita' di ostetrica; sono fatti
comunque salvi i diritti acquisiti di cui allĠarticolo 49.
6. I titoli di formazione di architetto oggetto di riconoscimento
automatico di cui al comma 1, attestano una formazione iniziata al piu' presto
nel corso dellĠanno accademico indicato nellĠallegato V, punto 5.7.1.
7. LĠaccesso e lĠesercizio delle attivita' professionali di medico
chirurgo, infermiere responsabile dellĠassistenza generale, dentista,
veterinario, ostetrica e farmacista sono subordinati al possesso di un titolo
di formazione di cui allĠallegato V, e rispettivamente ai punti 5.1.1, 5.1.2,
5.1.4, 5.2.2, 5.3.2, 5.3.3, 5.4.2, 5.5.2 e 5.6.2.
8. Il Ministero della salute e il Ministero dellĠuniversita' e
della ricerca, rispettivamente per le professioni sanitarie e per le
professioni nel campo dellĠarchitettura di cui al presente Capo, notificano
alla Commissione europea le disposizioni legislative, regolamentari e
amministrative che adottano in materia di rilascio di titoli di formazione nei
settori coperti dal presente capo. Inoltre per i titoli di formazione nel
settore dellĠarchitettura, questa notifica e' inviata anche agli altri Stati
membri.
9. Le informazioni notificate di cui al comma 8 sono pubblicate
nella Gazzetta Ufficiale dellĠUnione europea attraverso una comunicazione della
Commissione europea nella quale sono indicate le denominazioni date dagli Stati
membri ai titoli di formazione e, eventualmente, lĠorganismo che rilascia il
titolo di formazione, il certificato che accompagna tale titolo e il titolo
professionale corrispondente, che compare nellĠallegato V e, rispettivamente,
nei punti 5.1.1, 5.1.2, 5.1.3, 5.1.4, 5.2.2, 5.3.2, 5.3.3, 5.4.2, 5.5.2, 5.6.2
e 5.7.1.
10. Gli elenchi di cui allĠallegato V sono aggiornati e
modificati, in conformita' alle relative modifiche definite in sede
comunitaria, relativamente alle professioni sanitarie, con decreto del Ministro
della salute, di concerto con il Ministro dellĠuniversita' e della ricerca, e, relativamente
alla professione di architetto, con decreto del Ministero dellĠuniversita' e
della ricerca.
11. I beneficiari del riconoscimento sono tenuti ad assolvere gli
obblighi di formazione continua previsti dalla legislazione vigente.
12. Non hanno diritto al riconoscimento professionale ai sensi del
presente decreto come medico chirurgo e infermiere responsabile dellĠassistenza
generale le persone in possesso del titolo bulgaro di feldsher rilasciato in
Bulgaria anteriormente al 31 dicembre 1999 e che esercitavano questa
professione nellĠambito del regime nazionale di sicurezza sociale bulgaro alla
data del 1Ħ gennaio 2000.
Art. 32.
Diritti acquisiti
1. Fatti salvi i diritti acquisiti relativi alle professioni di
cui al presente capo i titoli di formazione che danno accesso alle attivita'
professionali di medico con formazione di medico di base e di medico
specialista, di infermiere responsabile dellĠassistenza generale, di
odontoiatra, di odontoiatra specialista, di veterinario, di farmacista in possesso
dei cittadini di cui allĠarticolo 2, comma 1 e che non soddisfano lĠinsieme dei
requisiti di formazione di cui agli articoli 33, 34, 38, 41, 42, 44, 46 e 50
sono riconosciuti se sanciscono il compimento di una formazione iniziata prima
delle date indicate nellĠallegato V, punti 5.1.1., 5.1.2., 5.2.2., 5.3.2,
5.3.3, 5.4.2, 5.5.2, 5.6.2 e se sono accompagnati da un attestato che certifica
lĠesercizio effettivo e lecito dellĠattivita' in questione per almeno tre anni
consecutivi nei cinque anni che precedono il rilascio dellĠattestato stesso.
2. Il riconoscimento e' altresi' assicurato ai titoli di
formazione in medicina che danno accesso alle attivita' professionali di medico
con formazione di base e di medico specialista, di infermiere responsabile dellĠassistenza
generale, di odontoiatra, di odontoiatra specialista, di veterinario, di
ostetrica e di farmacista acquisiti sul territorio della ex Repubblica
democratica tedesca, che non soddisfano i requisiti minimi di formazione di cui
agli articoli 33, 34, 38, 41, 42, 44, 46 e 50 se tali titoli sanciscono il
completamento di una formazione iniziata:
a) prima del 3 ottobre 1990 per i medici con formazione di base,
infermieri responsabile dellĠassistenza generale, odontoiatri, odontoiatri
specialisti, veterinari, ostetriche e farmacisti;
b) prima del 3 aprile 1992 per i medici specialisti.
3. I titoli di formazione di cui al comma 2 consentono lĠesercizio
delle attivita' professionali su tutto il territorio della Germania alle stesse
condizioni dei titoli di formazione rilasciati dalle competenti autorita'
tedesche di cui allĠallegato V, 5.1.1., 5.1.2, 5.2.2, 5.3.2, 5.3.3, 5.4.2,
5.5.2, 5.6.2.
4. Sono altresi' riconosciuti i titoli di formazione in medicina,
che danno accesso alle attivita' professionali di medico con formazione di base
e di medico specialista, di infermiere responsabile dellĠassistenza generale,
di veterinario, di ostetrica, di farmacista e di architetto che sono in
possesso dei cittadini di cui allĠarticolo 2, comma 1, e che sono stati rilasciati
nellĠex Cecoslovacchia, o per i quali la corrispondente formazione e' iniziata,
per la Repubblica ceca e la Slovacchia, anteriormente al 1Ħ gennaio 1993,
qualora le autorita' dellĠuno o dellĠaltro Stato membro sopra indicato
attestino che detti titoli di formazione hanno sul loro territorio la stessa
validita' giuridica dei titoli che esse rilasciano e, per quanto riguarda gli
architetti, la stessa validita' giuridica dei titoli menzionati, per detti
Stati membri, allĠallegato VI, punto 6), per quanto riguarda lĠaccesso e
lĠesercizio delle attivita' professionali di medico con formazione di base,
medico specialista, infermiere responsabile dellĠassistenza generale,
veterinario, ostetrica e farmacista, relativamente alle attivita' di cui
allĠarticolo 51, e di architetto, relativamente alle attivita' di cui
allĠarticolo 54. Detto attestato deve essere corredato da un certificato
rilasciato dalle medesime autorita', il quale dimostri lĠeffettivo e lecito
esercizio da parte dei cittadini in questione, nel territorio di questi, delle
attivita' in oggetto per almeno tre anni consecutivi nei cinque anni precedenti
il rilascio del certificato.
5. Sono altresi' riconosciuti ai sensi dellĠarticolo 31 i titoli
di formazione in medicina, che danno accesso alle attivita' professionali di
medico con formazione di base e di medico specialista, di infermiere
responsabile dellĠassistenza generale, di odontoiatra, di odontoiatra
specialista, di veterinario, di ostetrica, di farmacista e di architetto che
sono in possesso dei cittadini di cui allĠarticolo 2, comma 1, e che sono stati
rilasciati nellĠex Unione Sovietica, o per cui la corrispondente formazione e'
iniziata: a) per lĠEstonia, anteriormente al 20 agosto 1991; b) per la
Lettonia, anteriormente al 21 agosto 1991; c) per la Lituania, anteriormente
allĠ11 marzo 1990, qualora le autorita' di uno dei tre Stati membri sopra
citati attestino che detti titoli hanno sul loro territorio la stessa validita'
giuridica dei titoli che esse rilasciano e, per quanto riguarda gli architetti,
la stessa validita' giuridica dei titoli menzionati, per detti Stati membri,
allĠallegato VI, punto 6, per quanto riguarda lĠaccesso alle, e lĠesercizio
delle, attivita' professionali di medico con formazione di base, medico
specialista, infermiere responsabile dellĠassistenza generale, dentista,
dentista specialista, veterinario, ostetrica e farmacista, relativamente alle
attivita' di cui allĠarticolo 46, e di architetto, relativamente alle attivita'
di cui allĠarticolo 54. Detto attestato deve essere corredato da un certificato
rilasciato dalle medesime autorita', il quale dimostri lĠeffettivo e lecito
esercizio da parte dei cittadini in questione, nel territorio di questi, delle
attivita' in oggetto per almeno tre anni consecutivi nei cinque anni precedenti
il rilascio del certificato.
6. Sono altresi' ammessi al riconoscimento di cui allĠarticolo 31
i titoli di formazione in medicina, che danno accesso alle attivita'
professionali di medico con formazione di base e di medico specialista, di infermiere
responsabile dellĠassistenza generale, di odontoiatra, di odontoiatra
specialista, di veterinario, di ostetrica, di farmacista e di architetto che
sono in possesso dei cittadini di cui allĠarticolo 1 e che sono stati
rilasciati nellĠex Jugoslavia, o per i quali la corrispondente formazione e'
iniziata, per la Slovenia, anteriormente al 25 giugno 1991, qualora le
autorita' dello Stato membro sopra citato attestino che detti titoli hanno sul
loro territorio la stessa validita' giuridica dei titoli che esse rilasciano e,
per quanto riguarda gli architetti, la stessa validita' giuridica dei titoli
menzionati, per detto Stato membro, allĠallegato VI, punto 6, per quanto
riguarda lĠaccesso alle, e lĠesercizio delle, attivita' professionali di medico
con formazione di base, medico specialista, infermiere responsabile
dellĠassistenza generale, dentista, dentista specialista, veterinario,
ostetrica e farmacista, relativamente alle attivita' di cui allĠarticolo 51, e
di architetto, relativamente alle attivita' di cui allĠarticolo 54. Detto
attestato deve essere corredato da un certificato rilasciato dalle medesime
autorita', il quale dimostri lĠeffettivo e lecito esercizio da parte dei
cittadini di tale Stato membro, nel territorio di questo, delle attivita' in
questione per almeno tre anni consecutivi nei cinque anni precedenti il
rilascio del certificato.
7. I titoli di formazione di medico, di infermiere responsabile
dellĠassistenza generale, di odontoiatra, di veterinario, di ostetrica e di
farmacista rilasciati ai cittadini di cui allĠarticolo 2, comma 1, da un altro
Stato membro e che non corrispondono alle denominazioni che compaiono per tale
Stato allĠallegato V, 5.1.1, 5.1.2, 5.1.3, 5.1.4, 5.2.2, 5.3.2, 5.3.3, 5.4.2,
5.5.2, e 5.6.2 sono riconosciuti se accompagnati da un certificato rilasciato
da autorita' od organi competenti di detto Stato membro che attesti che tali
titoli di formazione sanciscono il compimento di una formazione ai sensi degli
articoli 33, 34, 36, 38, 41, 42, 44, 46 e 50 e che sono assimilati dallo Stato
membro che li ha rilasciati a quelli le cui denominazioni appaiono
nellĠallegato V, punti 5.1.1, 5.1.2, 5.1.3, 5.1.4, 5.2.2, 5.3.2, 5.3.3, 5.4.2,
5.5.2 e 5.6.2.
SEZIONE II
Medico chirurgo
Art. 33.
Formazione dei medici chirurghi
1. LĠammissione alla formazione di medico chirurgo e' subordinata
al possesso del diploma di scuola secondaria superiore, che dia accesso, per
tali studi, alle universita'.
2. La formazione di medico chirurgo garantisce lĠacquisizione da
parte dellĠinteressato delle seguenti conoscenze e competenze:
a) adeguate conoscenze delle scienze sulle quali si fonda lĠarte
medica, nonche' una buona comprensione dei metodi scientifici, compresi i
principi relativi alla misura delle funzioni biologiche, alla valutazione di
fatti stabiliti scientificamente e allĠanalisi dei dati;
b) adeguate conoscenze della struttura, delle funzioni e del
comportamento degli esseri umani, in buona salute e malati, nonche' dei
rapporti tra lĠambiente fisico e sociale dellĠuomo ed il suo stato di salute;
c) adeguate conoscenze dei problemi e delle metodologie cliniche
atte a sviluppare una concezione coerente della natura delle malattie mentali e
fisiche, dei tre aspetti della medicina: prevenzione, diagnosi e terapia,
nonche' della riproduzione umana;
d) adeguata esperienza clinica acquisita sotto opportuno controllo
in ospedale.
3. La formazione di cui al comma l comprende un percorso formativo
di durata minima di sei anni o un minimo di 5.500 ore di insegnamento teoriche
e pratiche impartite in una universita' o sotto il controllo di una
universita'.
4. Per coloro che hanno iniziato i loro studi prima del 1Ħ gennaio
1972, la formazione di cui al comma 2 puo' comportare una formazione pratica a
livello universitario di 6 mesi effettuata a tempo pieno sotto il controllo
delle autorita' competenti.
5. Fermo restando il principio dellĠinvarianza della spesa, la
formazione continua, ai sensi del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229,
assicura la formazione professionale e lĠaggiornamento permanente di coloro che
hanno completato i loro studi, per tutto lĠarco della vita professionale.
Art. 34.
Formazione medica specialistica e denominazione medica
specialistica
1. LĠammissione alla formazione medica specializzata e'
subordinata al compimento e alla convalida di sei anni di studi nel quadro del
ciclo di formazione di cui allĠarticolo 33 durante i quali sono state acquisite
appropriate conoscenze di medico chirurgo.
2. La formazione che permette di ottenere un diploma di medico
chirurgo specialista nelle specializzazioni indicate nellĠallegato V, punti
5.1.2, 5.1.3 risponde ai seguenti requisiti:
a) presupporre il conferimento e validita' del titolo conseguito a
seguito di un ciclo di formazione di cui allĠarticolo 33 nel corso del quale
siano state acquisite adeguate conoscenze nel campo della medicina di base;
b) insegnamento teorico e pratico, effettuato in un centro
universitario, un centro ospedaliero universitario o anche un istituto di cure
sanitarie a tal fine autorizzato da autorita' od organi competenti;
c) formazione a tempo pieno sotto il controllo delle autorita' o
enti competenti.
3. Il rilascio di un diploma di medico chirurgo specialista e'
subordinato al possesso di un diploma di medico chirurgo di cui allĠallegato V,
punto 5.1.1.
4. Le durate minime della formazione specialistica non possono
essere inferiori a quelle indicate, per ciascuna di tale formazione,
nellĠallegato V, punto 5.1.3.
5. I titoli di formazione di medico specialista di cui
allĠarticolo 31 sono quelli rilasciati dalle autorita' od organi competenti di
cui allĠallegato V, punto 5.1.2 che corrispondono per la formazione
specialistica in questione alle denominazioni vigenti negli Stati membri cosi'
come riportato allĠallegato V, 5.1.3.
Art. 35.
Diritti acquisiti specifici dei medici specialisti
1. I cittadini di cui allĠarticolo 2, comma 1, in possesso di un
diploma di medico specialista di cui allĠallegato V, punti 5.1.2 e 5.1.3
conseguito in un altro Stato membro, la cui formazione medico specialistica,
svolta secondo le modalita' del tempo parziale, era disciplinata da
disposizioni legislative, regolamentari e amministrative vigenti alla data del
20 giugno 1975, che hanno iniziato la loro formazione di specialisti entro il
31 dicembre 1983, possono ottenere il riconoscimento del loro titolo di medico
specialista, purche' detto titolo di specializzazione sia accompagnato da un
attestato rilasciato dallĠautorita' competente dello Stato membro presso cui e'
stato conseguito il titolo che certifichi lĠeffettivo e lecito esercizio da
parte degli interessati dellĠattivita' specialistica in questione per almeno
tre anni consecutivi nei cinque precedenti il rilascio dellĠattestato.
2. é riconosciuto il titolo di medico specialista rilasciato in
Spagna ai medici, cittadini di cui allĠarticolo 2, comma 1, che hanno
completato una formazione specialistica prima del 1Ħ gennaio 1995 anche se tale
formazione non soddisfa i requisiti minimi di formazione di cui allĠarticolo
34, se ad esso si accompagna un certificato rilasciato dalle competenti
autorita' spagnole attestante che gli interessati hanno superato la prova di
competenza professionale specifica organizzata nel contesto delle misure
eccezionali di regolarizzazione di cui al decreto reale 1497/99, al fine di verificare
se detti interessati possiedono un livello di conoscenze e di competenze
comparabile a quello dei medici che possiedono titoli di medico specialista
menzionati per la Spagna, allĠallegato V, punti 5.1.2 e 5.1.3.
3. Laddove siano state abrogate le disposizioni legislative,
regolamentari o amministrative sul rilascio dei titoli di formazione di medico
specialista di cui allĠallegato V, punti 5.1.2 e 5.1.3, e siano stati adottati
a favore dei cittadini italiani provvedimenti sui diritti acquisiti, e' riconosciuto
ai cittadini degli altri Stati membri in possesso di un titolo di medico
specialista conseguito in un Paese dellĠUnione il diritto di beneficiare delle
stesse misure, purche' i titoli di formazione specialistica in loro possesso
siano stati rilasciati dallo Stato di provenienza prima della data a partire
dalla quale lĠItalia ha cessato di rilasciare i titoli di formazione per la
specializzazione interessata. Le date di abrogazione di queste disposizioni si
trovano allĠallegato V. 5.1.3.
Art. 36.
Formazione specifica in medicina generale
1. LĠammissione alla formazione specifica in medicina generale
presuppone il compimento del ciclo di studi di cui allĠarticolo 33.
2. Il corso di formazione specifica in medicina generale della
durata di almeno tre anni e' riservato ai laureati in medicina e chirurgia,
abilitati allĠesercizio professionale.
3. Al termine del suddetto corso e' rilasciato il diploma di
formazione specifica in medicina generale.
4. Fatto salvo quanto indicato dallĠarticolo 24, comma 3, del
decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, il corso di formazione specifica in
medicina generale comporta un impegno dei partecipanti a tempo pieno con
obbligo della frequenza alle attivita' didattiche teoriche e pratiche, da
svolgersi sotto il controllo delle regioni e province autonome. Il corso si
conclude con il rilascio di un diploma di formazione in medicina generale da
parte delle regioni e delle province autonome, conforme al modello predisposto
con decreto del Ministro della salute.
5. La durata del corso di cui al comma 2, puo' essere ridotta per
un periodo massimo di un anno e comunque pari a quello della formazione pratica
impartita durante il corso di laurea in medicina e chirurgia di cui
allĠarticolo 33, se detta formazione e' stata dispensata in un centro
ospedaliero riconosciuto, che disponga di attrezzature e di servizi adeguati di
medicina generale o nellĠambito di uno studio di medicina generale riconosciuto
o in un centro riconosciuto in cui i medici dispensano cure primarie. AllĠinizio
di ogni anno accademico, le universita' notificano lĠattivazione di tali
periodi di formazione al Ministero della salute e al Ministero dellĠuniversita'
e della ricerca.
6. Il corso di formazione specifica in medicina generale, che si
svolge a tempo pieno sotto il controllo delle regioni e province autonome, e'
di natura piu' pratica che teorica.
Art. 37.
Diritti acquisiti specifici dei medici di medicina generale
1. Hanno altresi' diritto ad esercitare lĠattivita' professionale
in qualita' di medico di medicina generale i medici chirurghi abilitati
allĠesercizio professionale entro il 31 dicembre 1994.
2. Detto diritto e' esteso ai medici, cittadini di un altro Stato
membro gia' iscritti allĠalbo dei medici chirurghi ai sensi della legge 22 maggio
1978, n. 217, e che erano titolari, alla data del 31 dicembre 1996 di un
rapporto convenzionale per lĠattivita' di medico in medicina generale.
3. Ai cittadini di cui allĠarticolo 2, comma 1, in possesso di un
titolo di medico conseguito in uno Stato membro a seguito di un ciclo di
formazione di cui allĠarticolo 33, titolari di diritti acquisiti nello Stato di
origine o di provenienza secondo quanto stabilito da ciascuno Stato membro ed
indicato nellĠallegato V, punto 5.1.4, e' riconosciuto il diritto di esercitare
in Italia lĠattivita' di medico di medicina generale senza il titolo di
formazione di cui allĠallegato V, punto 5.1.4.
4. I cittadini comunitari di cui al comma 3, titolari di diritti
acquisiti, ai fini del suddetto riconoscimento devono produrre una
certificazione rilasciata dallĠautorita' competente dello Stato membro di
provenienza attestante il diritto di esercitare in detto Stato lĠattivita' di
medico di medicina generale nel quadro del regime nazionale di previdenza
sociale senza il titolo di formazione di cui allĠallegato V, punto 5.1.4.
5. I medici di cui ai commi 1 e 2 che intendono esercitare
lĠattivita' professionale in qualita' di medico di medicina generale nel regime
nazionale di sicurezza sociale di uno degli altri Stati membri anche se non
sono in possesso di una formazione specifica in medicina generale devono
chiedere il rilascio del relativo certificato al competente ordine provinciale
dei medici chirurghi previa presentazione della documentazione comprovante i
diritti acquisiti.
6. Il Ministero della salute fornisce a richiesta delle competenti
autorita' dei Paesi comunitari le informazioni inerenti alle istanze dei medici
chirurghi italiani tendenti ad ottenere lĠammissione allĠesercizio
dellĠattivita' specifica in medicina generale nei Paesi dellĠUnione europea e
rilascia le certificazioni richieste, previa acquisizione della relativa
documentazione.
SEZIONE III
Infermiere responsabile dellĠassistenza generale
Art. 38.
Formazione dĠinfermiere responsabile dellĠassistenza generale
1. LĠammissione alla formazione dĠinfermiere responsabile
dellĠassistenza generale e' subordinata al compimento di una formazione
scolastica generale di 10 anni sancita da un diploma, certificato o altro
titolo rilasciato da autorita' od organi competenti di uno Stato membro o da un
certificato attestante il superamento di un esame dĠammissione, di livello
equivalente, alle scuole per infermieri.
2. La formazione dĠinfermiere responsabile dellĠassistenza
generale avviene a tempo pieno con un programma che corrisponde almeno a quello
di cui allĠallegato V, punto 5.2.1.
3. La formazione dĠinfermiere responsabile dellĠassistenza
generale comprende almeno tre anni di studi o 4.600 ore dĠinsegnamento teorico
e clinico. LĠinsegnamento teorico rappresenta almeno un terzo e quello clinico
almeno la meta' della durata minima della formazione. Possono essere accordate
esenzioni parziali a persone che hanno acquisito parte di questa formazione nel
quadro di altre formazioni di livello almeno equivalente.
4. LĠinsegnamento teorico e' la parte di formazione in cure
infermieristiche con cui il candidato infermiere acquisisce le conoscenze, la
comprensione, le competenze e gli atteggiamenti professionali necessari a
pianificare, dispensare e valutare cure sanitarie globali. La formazione e'
impartita da insegnanti di cure infermieristiche e da altro personale
competente, in scuole per infermieri e in altri luoghi dĠinsegnamento scelti
dallĠente di formazione.
5. LĠinsegnamento clinico e' la parte di formazione in cure infermieristiche
con cui il candidato infermiere apprende, nellĠambito di un gruppo e a diretto
contatto con individui o collettivita' sani o malati, a pianificare, dispensare
e valutare le necessarie cure infermieristiche globali in base a conoscenze e competenze
acquisite. Egli apprende non solo a lavorare come membro di un gruppo, ma anche
a essere un capogruppo che organizza cure infermieristiche globali, e anche
lĠeducazione alla salute per singoli individui e piccoli gruppi in seno
allĠistituzione sanitaria o alla collettivita'. LĠistituzione incaricata della
formazione dĠinfermiere e' responsabile del coordinamento tra lĠinsegnamento
teorico e quello clinico per tutto il programma di studi. LĠattivita'
dĠinsegnamento ha luogo in ospedali e altre istituzioni sanitarie e nella
collettivita', sotto la responsabilita' di infermieri insegnanti e con la
cooperazione e lĠassistenza di altri infermieri qualificati. AllĠattivita'
dellĠinsegnamento potra' partecipare anche altro personale qualificato. I
candidati infermieri partecipano alle attivita' dei servizi in questione nella
misura in cui queste contribuiscono alla loro formazione, consentendo loro di
apprendere ad assumersi le responsabilita' che le cure infermieristiche
implicano.
6. La formazione di infermiere responsabile dellĠassistenza
generale garantisce lĠacquisizione da parte dellĠinteressato delle conoscenze e
competenze seguenti:
a) unĠadeguata conoscenza delle scienze che sono alla base
dellĠassistenza infermieristica di carattere generale, compresa una sufficiente
conoscenza dellĠorganismo, delle funzioni fisiologiche e del comportamento
delle persone in buona salute e malate, nonche' delle relazioni esistenti tra
lo stato di salute e lĠambiente fisico e sociale dellĠessere umano;
b) una sufficiente conoscenza della natura e dellĠetica della
professione e dei principi generali riguardanti la salute e lĠassistenza
infermieristica;
c) unĠadeguata esperienza clinica; tale esperienza, che dovrebbe
essere scelta per il suo valore formativo, dovrebbe essere acquisita sotto il
controllo di personale infermieristico qualificato e in luoghi in cui il numero
del personale qualificato e lĠattrezzatura siano adeguati allĠassistenza
infermieristica dei pazienti;
d) la capacita' di partecipare alla formazione del personale
sanitario e unĠesperienza di collaborazione con tale personale;
e) unĠesperienza di collaborazione con altre persone che svolgono
unĠattivita' nel settore sanitario.
Art. 39.
Esercizio delle attivita' professionali dĠinfermiere responsabile
dellĠassistenza generale
1. Le attivita' professionali dĠinfermiere responsabile
dellĠassistenza generale sono le attivita' esercitate a titolo professionale e
indicate nellĠallegato V, punto 5.2.2.
Art. 40.
Diritti acquisiti specifici agli infermieri responsabili
dellĠassistenza generale
1. Se agli infermieri responsabili dellĠassistenza generale si
applicano le norme generali sui diritti acquisiti, le attivita' da essi svolte
devono comprendere la piena responsabilita' della programmazione, organizzazione
e somministrazione delle cure infermieristiche ai pazienti.
2. Per quanto riguarda i titoli polacchi di formazione di
infermiere responsabile dellĠassistenza generale, si applicano solo le seguenti
disposizioni relative ai diritti acquisiti. Per i cittadini degli Stati membri
i cui titoli di formazione di infermiere responsabile dellĠassistenza generale
sono stati rilasciati o la cui corrispondente formazione e' iniziata in Polonia
anteriormente al 1Ħ maggio 2004 e che non soddisfano i requisiti minimi di
formazione di cui allĠarticolo 38 vengono riconosciuti come prova sufficiente i
seguenti titoli di formazione di infermiere responsabile dellĠassistenza
generale se corredati di un certificato il quale dimostri lĠeffettivo e lecito
esercizio da parte dei cittadini di tale Stato membro, nel territorio della
Polonia, delle attivita' di infermiere responsabile dellĠassistenza generale
per il periodo di seguito specificato: a) titolo di formazione di grado licenza
di infermiere (dyplom licencjata pielgniarstwa): almeno tre anni consecutivi
nei cinque anni precedenti il rilascio del certificato; b) titolo di formazione
di grado diploma di infermiere (dyplom pielgniarki albo pielgniarki
dyplomowanej) che attesta il completamento dellĠistruzione post-secondaria
ottenuto da una scuola professionale medica: almeno cinque anni consecutivi nei
sette anni precedenti il rilascio del certificato. Le suddette attivita' devono
aver incluso lĠassunzione della piena responsabilita' per la pianificazione,
lĠorganizzazione e la prestazione delle attivita' infermieristiche nei
confronti del paziente.
3. Vengono riconosciuti, inoltre, i titoli di infermiere
rilasciati in Polonia ad infermieri che hanno completato anteriormente al 1Ħ
maggio 2004 la corrispondente formazione che non soddisfa i requisiti minimi di
formazione di cui allĠarticolo 32, sancita dal titolo di Çlicenza di
infermiereÈ ottenuto sulla base di uno speciale programma di rivalorizzazione
di cui allĠarticolo 11 della legge del 20 aprile 2004 che modifica la legge
sulle professioni di infermiere e ostetrica e taluni altri atti giuridici
(Gazzetta Ufficiale della Repubblica di Polonia del 30 aprile 2004, n. 92, pag.
885) e al regolamento del Ministro della sanita' dellĠ11 maggio 2004 sulle
condizioni dettagliate riguardanti i corsi impartiti agli infermieri e alle
ostetriche, che sono titolari di un certificato di scuola secondaria (esame
finale - maturita') e che hanno conseguito un diploma di infermiere e di
ostetrica presso un liceo medico o una scuola professionale medica (Gazzetta
Ufficiale della Repubblica di Polonia del 13 maggio 2004, n. 110, pag. 1170),
allo scopo di verificare che gli interessati sono in possesso di un livello di
conoscenze e di competenze paragonabile a quello degli infermieri in possesso
delle qualifiche che, per quanto riguarda la Polonia, sono definite
nellĠallegato V, 5.2.2.
4. Per i cittadini degli Stati membri i cui titoli di infermiere
responsabile dellĠassistenza generale sono stati rilasciati o la cui
corrispondente formazione e' iniziata in Romania anteriormente alla data di
adesione e la cui formazione non soddisfa i requisiti minimi di formazione di
cui allĠarticolo 38, e' riconosciuto il titolo di formazione di infermiere
responsabile dellĠassistenza generale (certificat de competente professionale
de asistent medical generalist) con istruzione post-secondaria ottenuta da una
scoala postliceala come prova sufficiente se corredato di un attestato il quale
dimostri lĠeffettivo e lecito esercizio da parte dei cittadini di tale Stato
membro, nel territorio della Romania, delle attivita' di infermiere
responsabile dellĠassistenza generale per un periodo di almeno cinque anni
consecutivi nei sette anni precedenti la data di rilascio dellĠattestato. Le
suddette attivita' devono aver incluso lĠassunzione della piena responsabilita'
per la pianificazione, lĠorganizzazione e lo svolgimento delle attivita'
infermieristiche nei confronti del paziente.
SEZIONE IV
Odontoiatra
Art. 41.
Formazione dellĠodontoiatra
1. LĠammissione alla formazione di odontoiatra e' subordinata al
possesso di un diploma di scuola secondaria superiore che dia accesso, per tali
studi, alle universita'.
2. La formazione dellĠodontoiatra comprende un percorso di studi
teorici e pratici della durata minima di cinque anni svolti a tempo pieno. Il
programma di studi, che permette il conseguimento del diploma di laurea in
odontoiatria e protesi dentaria, corrisponde almeno a quello di cui
allĠallegato V, punto 5.3.1. Detti studi sono effettuati presso unĠuniversita'
o sotto il controllo di unĠuniversita'.
3. La formazione dellĠodontoiatra garantisce lĠacquisizione da
parte dellĠinteressato delle sottoelencate conoscenze e competenze:
a) adeguate conoscenze delle scienze sulle quali si fonda
lĠodontoiatria, nonche' una buona comprensione dei metodi scientifici e, in
particolare, dei principi relativi alla misura delle funzioni biologiche, alla
valutazione di fatti stabiliti scientificamente e allĠanalisi dei dati;
b) adeguate conoscenze della costituzione, della fisiologia e del
comportamento di persone sane e malate, nonche' del modo in cui lĠambiente
naturale e sociale influisce sullo stato di salute dellĠuomo, nella misura in
cui cio' sia correlato allĠodontoiatria;
c) adeguate conoscenze della struttura e della funzione di denti,
bocca, mascelle e dei relativi tessuti, sani e malati, nonche' dei loro
rapporti con lo stato generale di salute ed il benessere fisico e sociale del
paziente;
d) adeguata conoscenza delle discipline e dei metodi clinici che
forniscano un quadro coerente delle anomalie, lesioni e malattie dei denti,
della bocca, delle mascelle e dei relativi tessuti, nonche' dellĠodontoiatria
sotto lĠaspetto preventivo, diagnostico e terapeutico;
e) adeguata esperienza clinica acquisita sotto opportuno controllo.
4. La formazione di odontoiatra conferisce le competenze
necessarie per esercitare tutte le attivita' inerenti alla prevenzione, alla
diagnosi e alla cura delle anomalie e delle malattie dei denti, della bocca,
delle mascelle e dei relativi tessuti.
5. Le attivita' professionali dellĠodontoiatra sono stabilite
dallĠarticolo 1 della legge 24 luglio 1985, n. 409.
Art. 42.
Formazione di odontoiatra specialista
1. LĠammissione alle scuole di specializzazione in odontoiatria
presuppone il possesso di un diploma di laurea in odontoiatria e protesi
dentaria, corredato della relativa abilitazione allĠesercizio professionale.
Tale diploma attesta il compimento con successo di cinque anni di studi teorici
e pratici nellĠambito del ciclo di formazione di cui allĠarticolo 41.
2. Accedono alle scuole di specializzazione in odontoiatria di cui
al comma 1 anche coloro i quali sono in possesso dei requisiti previsti agli
articoli 32 e 43.
3. La formazione dellĠodontoiatra specialista comprende un
insegnamento teorico e pratico che si svolge presso una universita', una
azienda ospedaliera o un istituto accreditato a tale fine dalle universita'.
4. La formazione di odontoiatra specialista si svolge a tempo
pieno, per un periodo non inferiore a tre anni, sotto il controllo delle
autorita' od organi competenti. Essa richiede la partecipazione personale dello
specializzando alle attivita' e responsabilita' proprie della disciplina.
Art. 43.
Diritti acquisiti specifici degli odontoiatri
1. Ai fini dellĠesercizio dellĠattivita' professionale di
odontoiatra di cui allĠallegato V, punto 5.3.2, ai cittadini di cui
allĠarticolo 2, comma 1, in possesso di un titolo di medico rilasciato in
Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania, che hanno iniziato la
formazione in medicina entro la data indicata per ciascuno dei suddetti Stati
nellĠallegato V, punto 5.3.2, e' riconosciuto il titolo di formazione di medico
purche' accompagnato da un attestato rilasciato dalla autorita' competente
dello Stato di provenienza.
2. Detto attestato deve certificare il contestuale rispetto delle
sottoelencate condizioni:
a) che tali cittadini hanno esercitato effettivamente, lecitamente
e a titolo principale nello Stato di provenienza lĠattivita' professionale di
odontoiatra, per almeno tre anni consecutivi nel corso dei cinque precedenti il
rilascio dellĠattestato;
b) che tali persone sono autorizzate a esercitare la suddetta
attivita' alle stesse condizioni dei titolari del titolo di formazione indicato
per lo Stato di provenienza nellĠallegato V, punto 5.3.2.
3. é dispensato dal requisito della pratica professionale di tre
anni, di cui al comma 2, lettera a), chi ha portato a termine studi di almeno
tre anni, che le autorita' competenti dello Stato di provenienza
dellĠinteressato certificano equivalenti alla formazione di cui allĠarticolo
41.
4. Per quanto riguarda la Repubblica Ceca e la Slovacchia, i
titoli di formazione conseguiti nellĠex Cecoslovacchia sono riconosciuti al
pari dei titoli di formazione cechi e slovacchi e alle stesse condizioni
stabilite nei commi precedenti.
5. Il Ministero della salute, previi opportuni accertamenti ed in
collaborazione con gli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, attesta
il possesso dei titoli di formazione in medicina rilasciati in Italia a chi ha
iniziato la formazione universitaria in medicina dopo il 28 gennaio 1980 e
prima del 31 dicembre 1984. LĠattestato deve certificare il rispetto delle tre
seguenti condizioni:
a) che tali persone hanno superato la specifica prova attitudinale
organizzata dalle competenti autorita' italiane per verificare il possesso
delle conoscenze e competenze di livello paragonabile a quelle dei possessori
del titolo di formazione indicato per lĠItalia allĠallegato V, punto 5.3.2;
b) che tali persone hanno esercitato effettivamente, lecitamente e
a titolo principale in Italia lĠattivita' professionale di odontoiatra, per
almeno tre anni consecutivi nel corso dei cinque precedenti il rilascio
dellĠattestato;
c) che tali persone sono autorizzate a esercitare o esercitano
effettivamente, lecitamente e a titolo principale lĠattivita' professionale di
odontoiatra alle stesse condizioni dei possessori del titolo di formazione
indicato per lĠItalia allĠallegato V, punto 5.3.2.
6. é dispensato dalla prova attitudinale, di cui al quinto comma,
lettera a), chi ha portato a termine studi di almeno tre anni, che il Ministero
della salute, previi gli opportuni accertamenti presso il Ministero
dellĠuniversita' e della ricerca ed in collaborazione con gli Ordini dei medici
chirurghi e degli odontoiatri certificano equivalenti alla formazione di cui
allĠarticolo 41. Sono equiparati ai predetti soggetti coloro che hanno iniziato
la formazione universitaria in Italia di medico dopo il 31 dicembre 1984,
purche' i tre anni di studio sopra citati abbiano avuto inizio entro il 31
dicembre 1994.
SEZIONE V
Veterinario
Art. 44.
Formazione del medico veterinario
1. LĠammissione alla formazione del medico veterinario e'
subordinata al possesso di un diploma di scuola secondaria superiore che dia
accesso, per tali studi, alle Universita'.
2. Il diploma di laurea in medicina veterinaria si consegue a
seguito di un corso di studi universitari teorici e pratici, della durata
minima di cinque anni, svolti a tempo pieno, effettuati presso unĠuniversita' o
sotto il controllo di unĠuniversita'.
3. Il ciclo di formazione per il conseguimento del titolo di
medico veterinario verte almeno sul programma indicato nellĠallegato V, punto
5.4.1.
4. La formazione di medico veterinario garantisce lĠacquisizione
da parte dellĠinteressato delle sottoelencate conoscenze e competenze:
a) adeguate conoscenze delle scienze sulle quali si fondano le
attivita' di medico veterinario;
b) adeguate conoscenze della struttura e delle funzioni degli
animali in buona salute, del loro allevamento, della loro riproduzione e della
loro igiene in generale, come pure della loro alimentazione, compresa la
tecnologia impiegata nella fabbricazione e conservazione degli alimenti
rispondenti alle loro esigenze;
c) adeguate conoscenze nel settore del comportamento e della
protezione degli animali;
d) adeguate conoscenze delle cause, della natura, dellĠevoluzione,
degli effetti, della diagnosi e della terapia delle malattie degli animali, sia
individualmente che collettivamente; fra queste, una particolare conoscenza
delle malattie trasmissibili allĠuomo;
e) adeguate conoscenze della medicina preventiva;
f) adeguate conoscenze dellĠigiene e della tecnologia per
ottenere, fabbricare e immettere in commercio i prodotti alimentari animali o
di origine animale destinati al consumo umano;
g) adeguate conoscenze per quanto riguarda le disposizioni
legislative, regolamentari e amministrative relative alle materie
summenzionate;
h) unĠadeguata esperienza clinica e pratica sotto opportuno
controllo.
Art. 45.
Diritti acquisiti specifici dei medici veterinari
1. Fatto salvo lĠarticolo 32, ai cittadini di cui allĠarticolo 2,
comma 1, i cui titoli di formazione di veterinario sono stati rilasciati in
Estonia o per i quali la corrispondente formazione e' iniziata in tale Stato
anteriormente al 1Ħ maggio 2004 e' riconosciuto il titolo di medico veterinario
se corredato di un certificato rilasciato dallĠautorita' competente
dellĠEstonia attestante che detti cittadini hanno effettivamente e lecitamente
svolto lĠattivita' professionale di medico veterinario in tale territorio per
almeno cinque anni consecutivi nei sette anni precedenti il rilascio di detto
certificato.
SEZIONE VI
Ostetrica
Art. 46.
Formazione di ostetrica
1. La formazione di ostetrica comprende almeno una delle
formazioni che seguono: a) una formazione specifica a tempo pieno di ostetrica
di almeno 3 anni di studi teorici e pratici (possibilita' I) vertente almeno
sul programma di cui allĠallegato V, punto 5.5.1; b) una formazione specifica a
tempo pieno di ostetrica di 18 mesi (possibilita' II), vertente almeno sul
programma di cui allĠallegato V, punto 5.5.1 le cui materie non siano comprese
in un insegnamento equivalente per la formazione di infermiere responsabile dellĠassistenza
generale. LĠente incaricato della formazione delle ostetriche e' responsabile
del coordinamento tra teoria e pratica per tutto il programma di studi.
2. LĠaccesso alla formazione di ostetrica e' subordinato a una
delle condizioni che seguono:
a) compimento almeno dei primi dieci anni di formazione scolastica
generale, per la possibilita' I, o
b) possesso di un titolo di formazione dĠinfermiere responsabile
dellĠassistenza generale di cui allĠallegato V, 5.5.1, per la possibilita' II.
3. La formazione di ostetrica garantisce lĠacquisizione da parte
dellĠinteressato delle conoscenze e competenze seguenti:
a) unĠadeguata conoscenza delle scienze che sono alla base delle
attivita' di ostetrica, ed in special modo dellĠostetricia e della ginecologia;
b) unĠadeguata conoscenza della deontologia e della legislazione
professionale;
c) unĠapprofondita conoscenza delle funzioni biologiche,
dellĠanatomia e della fisiologia nei settori dellĠostetricia e del neonato,
nonche' una conoscenza dei rapporti tra lo stato di salute e lĠambiente fisico
e sociale dellĠessere umano e del suo comportamento;
d) unĠadeguata esperienza clinica acquisita sotto il controllo di
personale ostetrico qualificato e in istituti autorizzati;
e) la necessaria comprensione della formazione del personale
sanitario e unĠesperienza di collaborazione con tale personale.
Art. 47.
Condizioni per il riconoscimento del titolo di formazione di
ostetrica
1. I titoli di formazione di ostetrica di cui allĠallegato V,
punto 5.5.2, beneficiano del riconoscimento automatico ai sensi dellĠarticolo
31 se soddisfano uno dei seguenti requisiti:
a) una formazione a tempo pieno di ostetrica di almeno tre anni:
1) subordinata al possesso di un diploma, certificato o altro
titolo che dia accesso agli istituti universitari o di insegnamento superiore
o, in mancanza di esso, che garantisca un livello equivalente di conoscenze,
oppure
2) seguita da una pratica professionale di due anni al termine
della quale sia rilasciato un attestato ai sensi del comma 2;
b) una formazione a tempo pieno di ostetrica di almeno due anni o
3.600 ore subordinata al possesso di un titolo di formazione dĠinfermiere
responsabile dellĠassistenza generale di cui allĠallegato V, punto 5.2.2;
c) una formazione a tempo pieno di ostetrica di almeno 18 mesi o
3.000 ore subordinata al possesso di un titolo di formazione dĠinfermiere
responsabile dellĠassistenza generale di cui allĠallegato V, 5.2.2 e seguita da
una pratica professionale di un anno per la quale sia rilasciato un attestato
ai sensi del comma 2.
2. LĠattestato di cui al comma 1 e' rilasciato dalle autorita'
competenti dello Stato membro dĠorigine e certifica che il titolare, dopo
lĠacquisizione del titolo di formazione di ostetrica, ha esercitato in modo
soddisfacente, in un ospedale o in un istituto di cure sanitarie a tal fine
autorizzato, tutte le attivita' di ostetrica per il periodo corrispondente.
Art. 48.
Esercizio delle attivita' professionali di ostetrica
1. Le disposizioni della presente sezione si applicano alle
attivita' di ostetrica come definite dalla legislazione vigente, fatto salvo il
comma 2, ed esercitate con i titoli professionali di cui allĠallegato V, punto
5.5.2.
2. Le ostetriche sono autorizzate allĠesercizio delle seguenti
attivita':
a) fornire una buona informazione e dare consigli per quanto
concerne i problemi della pianificazione familiare;
b) accertare la gravidanza e in seguito sorvegliare la gravidanza
diagnosticata come normale da un soggetto abilitato alla professione medica,
effettuare gli esami necessari al controllo dellĠevoluzione della gravidanza
normale;
c) prescrivere gli esami necessari per la diagnosi quanto piu'
precoce di gravidanze a rischio;
d) predisporre programmi di preparazione dei futuri genitori ai
loro compiti, assicurare la preparazione completa al parto e fornire consigli
in materia di igiene e di alimentazione;
e) assistere la partoriente durante il travaglio e sorvegliare lo
stato del feto nellĠutero con i mezzi clinici e tecnici appropriati;
f) praticare il parto normale, quando si tratti di presentazione
del vertex, compresa, se necessario, lĠepisiotomia e, in caso di urgenza,
praticare il parto nel caso di una presentazione podalica;
g) individuare nella madre o nel bambino i segni di anomalie che
richiedono lĠintervento di un medico e assistere questĠultimo in caso
dĠintervento; prendere i provvedimenti dĠurgenza che si impongono in assenza
del medico e, in particolare, lĠestrazione manuale della placenta seguita
eventualmente dalla revisione uterina manuale;
h) esaminare il neonato e averne cura; prendere ogni iniziativa
che sĠimponga in caso di necessita' e, eventualmente, praticare la rianimazione
immediata;
i) assistere la partoriente, sorvegliare il puerperio e dare alla
madre tutti i consigli utili affinche' possa allevare il neonato nel modo
migliore;
l) praticare le cure prescritte da un medico;
m) redigere i necessari rapporti scritti.
Art. 49.
Diritti acquisiti specifici alle ostetriche
1. Viene riconosciuta come prova sufficiente per i cittadini degli
altri Stati membri dellĠUnione europea, i cui titoli di formazione in
ostetricia soddisfano tutti i requisiti minimi di formazione di cui
allĠarticolo 46 ma, ai sensi dellĠarticolo 47, sono riconoscibili solo se
accompagnati dallĠattestato di pratica professionale di cui al suddetto
articolo 47, comma 2, i titoli di formazione rilasciati dagli Stati membri
prima della data di riferimento di cui allĠallegato V, punto 5.5.2,
accompagnati da un attestato che certifichi lĠeffettivo e lecito esercizio da
parte di questi cittadini delle attivita' in questione per almeno due anni
consecutivi nei cinque che precedono il rilascio dellĠattestato.
2. Le condizioni di cui al comma 1 si applicano ai cittadini degli
Stati membri i cui titoli di formazione in ostetricia sanciscono una formazione
acquisita sul territorio della ex Repubblica democratica tedesca e che soddisfa
tutti i requisiti minimi di formazione di cui allĠarticolo 46, ma, ai sensi
dellĠarticolo 47, sono riconoscibili solo se accompagnati dallĠattestato di
pratica professionale di cui allĠarticolo 47, comma 2, se sanciscono una
formazione iniziata prima del 3 ottobre 1990.
3. Per i cittadini degli Stati membri i cui titoli di formazione
in ostetricia sono stati rilasciati o la cui corrispondente formazione e'
iniziata in Polonia anteriormente al 1Ħ maggio 2004 e che non soddisfano i
requisiti minimi di formazione di cui allĠarticolo 41, i seguenti titoli di
formazione in ostetricia sono riconosciuti come prova sufficiente se corredati
da un certificato il quale dimostri lĠeffettivo e lecito esercizio da parte
degli interessati delle attivita' di ostetrica per il periodo di seguito
specificato:
a) titolo di formazione di grado licenza in ostetricia (dyplom
licencjata poloznictwa): almeno tre anni consecutivi nei cinque anni precedenti
il rilascio del certificato;
b) titolo di formazione di grado diploma in ostetricia che
certifichi il compimento di un ciclo di istruzione post-secondaria, ottenuto da
una scuola professionale medica (dyplom polonej): almeno cinque anni
consecutivi nei sette anni precedenti il rilascio del certificato.
4. Vengono riconosciuti i titoli di ostetrica rilasciati in
Polonia ad ostetriche che hanno completato la corrispondente formazione
anteriormente al 1Ħ maggio 2004, che non soddisfa i requisiti minimi di
formazione di cui allĠarticolo 41, sancita dal titolo di Çlicenza di ostetricaÈ
ottenuto sulla base di uno speciale programma di rivalorizzazione di cui
allĠarticolo 11 della legge del 20 aprile 2004 che modifica la legge sulle
professioni di infermiere e ostetrica e taluni altri atti giuridici (Gazzetta
Ufficiale della Repubblica di Polonia del 30 aprile 2004, n. 92, pag. 885) e al
regolamento del Ministro della sanita' dellĠ11 maggio 2004 sulle condizioni
dettagliate riguardanti i corsi impartiti agli infermieri e alle ostetriche,
che sono titolari di un certificato di scuola secondaria (esame finale -
maturita') e che hanno conseguito un diploma di infermiere e di ostetrica
presso un liceo medico o una scuola professionale medica (Gazzetta Ufficiale
della Repubblica di Polonia del 13 maggio 2004, n. 110, pag. 1170), allo scopo
di verificare che gli interessati sono in possesso di un livello di conoscenze
e di competenze paragonabile a quello delle ostetriche in possesso delle
qualifiche che, per quanto riguarda la Polonia, sono definite nellĠallegato V,
5.5.2.
5. Per i cittadini degli Stati membri i cui titoli di formazione
in ostetricia (asistent medical obstetric-ginecologie) sono stati rilasciati
dalla Romania anteriormente alla data di adesione allĠUnione europea e la cui
formazione non soddisfa i requisiti minimi di formazione di cui allĠarticolo
46, detti titoli sono riconosciuti come prova sufficiente ai fini
dellĠesercizio delle attivita' di ostetrica, se corredati da un attestato il
quale dimostri lĠeffettivo e lecito esercizio da parte degli interessati, nel
territorio della Romania, delle attivita' di ostetrica per un periodo di almeno
cinque anni consecutivi nei sette anni precedenti il rilascio del certificato.
SEZIONE VII
Farmacista
Art. 50.
Formazione di farmacista
1. LĠammissione alla formazione di farmacista e' subordinata al
possesso di un diploma di scuola secondaria superiore che dia accesso, per tali
studi, alle universita'.
2. Il titolo di formazione di farmacista sancisce una formazione
della durata di almeno cinque anni, di cui almeno: a) quattro anni
dĠinsegnamento teorico e pratico a tempo pieno in una universita', un istituto
superiore di livello riconosciuto equivalente o sotto la sorveglianza di una
universita'; b) sei mesi di tirocinio in una farmacia aperta al pubblico o in
un ospedale sotto la sorveglianza del servizio farmaceutico di questĠultimo.
Tale ciclo di formazione verte almeno sul programma di cui allĠallegato V,
punto 5.6.1.
3. La formazione di farmacista garantisce lĠacquisizione da parte
dellĠinteressato delle sottoelencate conoscenze e competenze:
a) unĠadeguata conoscenza dei medicinali e delle sostanze
utilizzate per la loro fabbricazione;
b) unĠadeguata conoscenza della tecnologia farmaceutica e del
controllo fisico, chimico, biologico e microbiologico dei medicinali;
c) unĠadeguata conoscenza del metabolismo e degli effetti dei
medicinali, nonche' dellĠazione delle sostanze tossiche e dellĠutilizzazione
dei medicinali stessi;
d) unĠadeguata conoscenza che consenta di valutare i dati
scientifici concernenti i medicinali in modo da potere su tale base fornire le
informazioni appropriate;
e) unĠadeguata conoscenza delle norme e delle condizioni che
disciplinano lĠesercizio delle attivita' farmaceutiche.
Art. 51.
Esercizio delle attivita' professionali di farmacista
1. I titolari del titolo di formazione universitaria di
farmacista, corredato del diploma di abilitazione allĠesercizio della
professione di cui allegato V, punto 5.6.2, che soddisfi le condizioni di
formazione di cui allĠarticolo 50, sono autorizzati ad accedere e ad esercitare
almeno le sottoelencate attivita', fermo restando le disposizioni che
prevedono, nellĠordinamento nazionale, ulteriori requisiti per lĠesercizio
delle stesse:
a) preparazione della forma farmaceutica dei medicinali;
b) fabbricazione e controllo dei medicinali;
c) controllo dei medicinali in un laboratorio di controllo dei
medicinali;
d) immagazzinamento, conservazione e distribuzione dei medicinali
nella fase di commercio allĠingrosso;
e) preparazione, controllo, immagazzinamento e distribuzione dei
medicinali nelle farmacie aperte al pubblico;
f) preparazione, controllo, immagazzinamento e distribuzione dei
medicinali negli ospedali;
g) diffusione di informazioni e consigli nel settore dei
medicinali.
SEZIONE VIII
Architetto
Art. 52.
Formazione di architetto
1. La formazione di architetto comprende almeno quattro anni di
studi a tempo pieno oppure sei anni di studi, di cui almeno tre a tempo pieno,
in unĠuniversita' o un istituto di insegnamento comparabile. Tale formazione
deve essere sancita dal superamento di un esame di livello universitario.
Questo insegnamento di livello universitario il cui elemento principale e'
lĠarchitettura, deve mantenere un equilibrio tra gli aspetti teorici e pratici
della formazione in architettura e garantire lĠacquisizione delle seguenti
conoscenze e competenze:
a) capacita' di creare progetti architettonici che soddisfino le
esigenze estetiche e tecniche;
b) adeguata conoscenza della storia e delle teorie
dellĠarchitettura nonche' delle arti, tecnologie e scienze umane ad essa
attinenti;
c) conoscenza delle belle arti in quanto fattori che possono
influire sulla qualita' della concezione architettonica;
d) adeguata conoscenza in materia di urbanistica, pianificazione e
tecniche applicate nel processo di pianificazione;
e) capacita' di cogliere i rapporti tra uomo e opere
architettoniche e tra opere architettoniche e il loro ambiente, nonche' la
capacita' di cogliere la necessita' di adeguare tra loro opere architettoniche
e spazi, in funzione dei bisogni e della misura dellĠuomo;
f) capacita' di capire lĠimportanza della professione e delle
funzioni dellĠarchitetto nella societa', in particolare elaborando progetti che
tengano conto dei fattori sociali;
g) conoscenza dei metodi dĠindagine e di preparazione del progetto
di costruzione;
h) conoscenza dei problemi di concezione strutturale, di
costruzione e di ingegneria civile connessi con la progettazione degli edifici;
i) conoscenza adeguata dei problemi fisici e delle tecnologie,
nonche' della funzione degli edifici, in modo da renderli internamente
confortevoli e proteggerli dai fattori climatici;
l) capacita' tecnica che consenta di progettare edifici che
rispondano alle esigenze degli utenti, nei limiti imposti dal fattore costo e
dai regolamenti in materia di costruzione;
m) conoscenza adeguata delle industrie, organizzazioni,
regolamentazioni e procedure necessarie per realizzare progetti di edifici e
per lĠintegrazione dei piani nella pianificazione generale.
Art. 53.
Deroghe alle condizioni della formazione di architetto
1. In deroga allĠarticolo 52, e' riconosciuta soddisfare
lĠarticolo 31 anche la formazione impartita in tre anni dalle Fachhochschulen
della Repubblica federale di Germania, in vigore al 5 agosto 1985, che da'
accesso alle attivita' di cui allĠarticolo 54 in tale Stato membro con il
titolo professionale di architetto, purche' la formazione sia completata da un
periodo di esperienza professionale di quattro anni, nella Repubblica federale
di Germania, attestato da un certificato rilasciato dallĠordine professionale
cui e' iscritto lĠarchitetto che desidera beneficiare delle disposizioni della
presente sezione.
2. LĠordine professionale deve preventivamente stabilire che i
lavori compiuti dallĠarchitetto interessato in campo architettonico sono
applicazioni che provano il possesso di tutte le conoscenze e competenze di cui
allĠarticolo 52, comma 1. Il certificato e' rilasciato con la stessa procedura
che si applica allĠiscrizione allĠordine professionale.
3. In deroga allĠarticolo 52, e' riconosciuta soddisfare
lĠarticolo 31 anche la formazione acquisita nel quadro della promozione sociale
o di studi universitari a tempo parziale, nonche' la formazione sancita dal
superamento di un esame in architettura da parte di chi lavori da sette anni o
piu' nel settore dellĠarchitettura sotto il controllo di un architetto o di un
ufficio di architetti. LĠesame deve essere di livello universitario ed
equivalente a quello di fine di studi di cui allĠarticolo 52, comma 1.
Art. 54.
Esercizio dellĠattivita'
1. Il riconoscimento attribuisce ai diplomi, certificati ed altri
titoli, la stessa efficacia dei diplomi rilasciati dallo Stato italiano per
lĠaccesso allĠattivita' nel settore dellĠarchitettura e per il suo esercizio
con il titolo professionale di architetto.
2. Il riconoscimento attribuisce il diritto di far uso del titolo
di architetto secondo la legge italiana e consente di far uso del titolo
riconosciuto e della relativa abbreviazione, secondo la legge dello Stato
membro di origine o di provenienza e nella lingua di questi.
Art. 55.
Diritti acquisiti specifici degli architetti
1. I titoli di formazione di architetto, di cui allĠallegato VI,
punto 6, rilasciati dagli Stati membri, che sanciscono una formazione iniziata
entro lĠanno accademico di riferimento di cui al suddetto allegato, anche se
non soddisfano i requisiti minimi di cui allĠarticolo 47, attribuendo loro ai
fini dellĠaccesso e dellĠesercizio delle attivita' professionali di architetto,
lo stesso effetto sul suo territorio dei titoli di formazione di architetto che
esso rilascia.
2. Sono riconosciuti gli attestati delle autorita' competenti
della Repubblica federale di Germania che sanciscono la rispettiva equivalenza
tra i titoli di formazione rilasciati a partire dellĠ8 maggio 1945 dalle
autorita' competenti della Repubblica democratica tedesca e quelli al suddetto
allegato.
Art. 56.
Esercizio della professione di architetto in altri Stati membri
1. Ai fini del riconoscimento in altri Stati dellĠUnione europea o
negli altri Stati aderenti allĠAccordo sullo spazio economico europeo, il
Ministero dellĠuniversita' e della ricerca certifica il valore abilitante allĠesercizio
della professione dei titoli conseguiti in Italia.
Art. 57.
Servizi di informazione
1. I Consigli dellĠordine degli architetti, in collaborazione con
il Consiglio nazionale dellĠordine degli architetti, forniscono agli
interessati le necessarie informazioni sulla legislazione e deontologia
professionale.
2. Gli ordini possono attivare corsi, con oneri a carico degli
interessati, per fornire loro le conoscenze linguistiche necessarie
allĠesercizio dellĠattivita' professionale.
Art. 58.
Regolamento
1. Con decreto del Ministro dellĠuniversita' e della ricerca, di
concerto con il Ministro della giustizia, da adottarsi entro sei mesi dalla
data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, ai sensi
dellĠarticolo 17, commi 3 e 4, legge 23 agosto 1988, n. 400, saranno emanate
ulteriori norme ad integrazione della disciplina dei procedimenti di
riconoscimento e di iscrizione allĠalbo od al registro e sulla tenuta di
questo.
TITOLO IV
DISPOSIZIONI FINALI
Art. 59.
Libera prestazione di servizi per lĠattivita' di guida turistica e
di accompagnatore turistico
1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito
il Ministro per le politiche europee, dĠintesa con la Conferenza permanente per
i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano
e secondo le modalita' di cui allĠarticolo 2, comma 4, della legge 29 marzo
2001, n. 135, possono essere adottati, nel rispetto del diritto comunitario e
dellĠarticolo 9, comma 3, criteri per rendere uniformi le valutazioni ai fini
della verifica della occasionalita' e della temporaneita' delle prestazioni
professionali per lĠattivita' di guida turistica e di accompagnatore turistico.
Art. 60.
Abrogazioni
1. A fare data dallĠentrata in vigore del presente decreto, e'
abrogato il comma 5 dellĠarticolo 201 del decreto legislativo 10 febbraio 2005,
n. 30, recante codice della proprieta' industriale.
2. A fare data dallĠentrata in vigore del presente decreto sono
abrogati il decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 115, il decreto legislativo
2 maggio 1994, n. 319, ed il decreto legislativo 20 settembre 2002, n. 229.
3. Il riferimento ai decreti legislativi 27 gennaio 1992, n. 115,
e 2 maggio 1994, n. 319, contenuto nellĠarticolo 49, comma 2, del decreto del
Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, si intende fatto al titolo
III del presente decreto; tuttavia resta attribuito allĠautorita' competente di
cui allĠarticolo 5 la scelta della eventuale misura compensativa da applicare
al richiedente.
4. Ogni riferimento contenuto in vigenti disposizioni di legge ai
decreti legislativi 27 gennaio 1992, n. 115, e 2 maggio 1994, n. 319, si
intende fatto alle corrispondenti disposizioni del presente decreto.
Art. 61.
Clausola di invarianza finanziaria
1. DallĠattuazione del presente decreto non devono derivare nuovi
o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Alle attivita' previste dal presente decreto i soggetti
pubblici interessati provvedono con le risorse finanziarie, umane e strumentali
previste dalla legislazione vigente. Il presente decreto, munito del sigillo
dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della
Repubblica italiana. é fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo
osservare.
L. 125/2008 *
Legge 24 Luglio 2008, n. 125, Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge
23 Maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica
(Ulteriori disposizioni rilevanti)
Art. 8
Accesso
della polizia municipale al Centro elaborazione dati del Ministero dell'interno
...
1-bis.
I collegamenti, anche a mezzo della rete informativa telematica
dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI), per l'accesso allo
schedario dei documenti d'identit rubati o smarriti, nonche' alle informazioni
concernenti i permessi di soggiorno di cui al comma 1, sono effettuati con le
modalit stabilite con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il
Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'ANCI.
Art.
9
Centri di identificazione ed espulsione
1. Le parole: Çcentro di permanenza
temporaneaÈ ovvero: Çcentro di permanenza temporanea ed assistenzaÈ sono
sostituite, in generale, in tutte le disposizioni di legge o di regolamento,
dalle seguenti: Çcentro di identificazione ed espulsioneÈ quale nuova
denominazione delle medesime strutture.
L. 133/2008 *
Legge 6 Agosto 2008, n. 133,
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 Giugno 2008, n. 112, recante misure urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la
competitivita', la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione
tributaria
Articolo 11.
(Piano Casa).
...
2. Il piano e' rivolto all'incremento del patrimonio
immobiliare ad uso abitativo attraverso l'offerta di abitazioni di edilizia
residenziale, da realizzare nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e
di riduzione delle emissioni inquinanti, con il coinvolgimento di capitali
pubblici e privati, destinate prioritariamente a prima casa per:
a) nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o
monoreddito;
b) giovani coppie a basso reddito;
c) anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate;
d) studenti fuori sede;
e) soggetti sottoposti a procedure esecutive di rilascio;
f) altri soggetti
in possesso dei requisiti di cui all'articolo 1 della legge 8 febbraio 2007, n.
9;
g) immigrati
regolari a basso reddito, residenti da almeno dieci anni nel territorio
nazionale ovvero da almeno cinque anni nella medesima regione.
...
13. Ai fini del riparto del Fondo nazionale per il sostegno
all'accesso alle abitazioni in locazione, di cui all'articolo 11 della legge 9
dicembre 1998, n. 431, i requisiti minimi necessari per beneficiare dei
contributi integrativi come definiti ai sensi del comma 4 del medesimo articolo
devono prevedere per gli immigrati il possesso del certificato storico di
residenza da almeno dieci anni nel territorio nazionale ovvero da almeno cinque
anni nella medesima regione.
Articolo
20.
(Disposizioni
in materia contributiva).
...
10.
A decorrere dal 1o gennaio 2009, l'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma
6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e' corrisposto agli aventi diritto a
condizione che abbiano soggiornato legalmente, in via continuativa, per almeno
dieci anni nel territorio nazionale.
...
Articolo
83
(Efficienza dell'Amministrazione finanziaria)
1. Al fine di garantire maggiore efficacia ai controlli sul
corretto adempimento degli obblighi di natura fiscale e contributiva a carico
dei soggetti non residenti e di quelli residenti ai fini fiscali da meno di 5
anni, l'I.N.P.S. e l'Agenzia delle entrate predispongono di comune accordo
appositi piani di controllo anche sulla base dello scambio reciproco dei dati e
delle informazioni in loro possesso. L'INPS e l'Agenzia delle entrate attivano
altresi' uno scambio telematico mensile delle posizioni relative ai titolari di
partita IVA e dei dati annuali riferiti ai soggetti che percepiscono utili
derivanti da contratti di associazione in partecipazione, quando l'apporto e'
costituito esclusivamente dalla prestazione di lavoro.
2. L'I.N.P.S. e l'Agenzia delle entrate determinano le
modalita' di attuazione della disposizione di cui al comma 1 con apposita
convenzione.
...
DPR 394/1999 *
Decreto del Presidente della Repubblica
31 Agosto 1999, n. 394, e successive modificazioni, Regolamento recante norme
di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina
dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma
dell'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 |
||
|
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CAPO I
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DISPOSIZIONI
DI CARATTERE GENERALE |
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||
Art.
1 |
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||
(Accertamento
della condizione di reciprocit) |
|
||
1. Ai fini dellĠaccertamento della
condizione di reciprocit, nei casi previsti dal testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero, di seguito denominato: Òtesto unicoÓ, il
Ministero degli affari esteri, a richiesta, comunica ai notai ed ai responsabili dei procedimenti
amministrativi che ammettono gli stranieri al godimento dei diritti in
materia civile i dati relativi alle verifiche del godimento dei diritti in
questione da parte dei cittadini italiani nei Paesi dĠorigine dei suddetti
stranieri. |
|
||
2. L'accertamento di cui al comma
1, non richiesto per i cittadini stranieri titolari della carta di
soggiorno di cui all'articolo 9 del testo unico, nonch per i cittadini
stranieri titolari di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro
subordinato o di lavoro autonomo, per l'esercizio di un'impresa individuale,
per motivi di famiglia, per motivi umanitari e per motivi di studio, e per i
relativi familiari in regola con il soggiorno |
|
||
|
|
||
Art.
2 |
|
||
(Rapporti
con la pubblica amministrazione) |
|
||
1.
I cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia possono utilizzare
le dichiarazioni sostitutive di cui allĠarticolo 46 del decreto del
Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, limitatamente agli
stati, fatti e qualit personali certificabili o attestabili da parte di
soggetti pubblici o privati italiani, fatte salve le disposizioni del testo
unico o del presente regolamento che prevedono lĠesibizione o la produzione
di specifici documenti. |
|
||
2.
Gli stati, fatti, e qualit personali diversi da quelli indicati nel comma 1,
sono documentati mediante certificati o attestazioni rilasciati dalla
competente autorit dello Stato estero, legalizzati ai sensi dellĠarticolo 49
del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, dalle autorit consolari italiane e
corredati di traduzione in lingua italiana, di cui lĠautorit consolare
italiana attesta la conformit all'originale. Sono fatte salve le diverse
disposizioni contenute nelle convenzioni internazionali in vigore per
lĠItalia. L'interessato deve essere informato che la produzione di atti o
documenti non veritieri prevista come reato dalla legge italiana e
determina gli effetti di cui allĠarticolo 4, comma 2, del testo unico. |
|
||
2-bis.
Ove gli stati, fatti e qualit personali di cui al comma 1 non possono essere
documentati mediante certificati o attestazioni rilasciati da competenti
autorit straniere, in ragione della
mancanza di una autorit riconosciuta o della presunta inaffidabilitaĠ
dei documenti rilasciati dallĠautorit locale, rilevata anche in sede di cooperazione consolare Schengen
locale, ai sensi della decisione del Consiglio europeo del 22 dicembre 2003,
le rappresentanze diplomatiche o consolari provvedono al rilascio di
certificazioni, ai sensi
dellĠarticolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio
1967, n. 200, sulla base delle verifiche ritenute necessarie, effettuate a spese degli interessati. |
|
||
|
|
||
Art.
3 |
|
||
(Comunicazioni
allo straniero) |
|
||
1.
Le comunicazioni dei provvedimenti dell'autorit giudiziaria relative ai
procedimenti giurisdizionali previsti dal testo unico e dal presente
regolamento sono effettuate con avviso di cancelleria al difensore nominato
dallo straniero o a quello incaricato di ufficio. |
|
||
2.
Le comunicazioni dei provvedimenti concernenti gli stranieri diversi da
quelli indicati nel comma 1, emanati dal Ministro dell'interno, dai prefetti,
dai questori o dagli organi di polizia sono effettuate a mezzo di ufficiali
od agenti di pubblica sicurezza, con le modalit di cui al comma 3, o, quando
la persona irreperibile, mediante notificazione effettuata nellĠultimo
domicilio conosciuto. |
|
||
3.
Il provvedimento che dispone il respingimento, il decreto di espulsione, il
provvedimento di revoca o di rifiuto del permesso di soggiorno, quello di
rifiuto della conversione del titolo di soggiorno, la revoca od il rifiuto
della carta di soggiorno sono comunicati allo straniero mediante consegna a
mani proprie o notificazione del provvedimento scritto e motivato, contenente
l'indicazione delle eventuali modalit di impugnazione, effettuata con
modalit tali da assicurare la riservatezza del contenuto dell'atto. Se lo
straniero non comprende la lingua italiana, il provvedimento deve essere
accompagnato da una sintesi del suo contenuto, anche mediante appositi
formulari sufficientemente dettagliati, nella lingua a lui comprensibile o,
se ci non possibile per indisponibilit di personale idoneo alla
traduzione del provvedimento in tale lingua, in una delle lingue inglese,
francese o spagnola, secondo la preferenza indicata dall'interessato. |
|
||
4. Nel
provvedimento di espulsione e nella sintesi di cui al comma 3, lo straniero
altres informato del diritto di essere assistito da un difensore di fiducia,
con ammissione, qualora ne sussistano i presupposti, al gratuito patrocinio a
spese dello Stato a norma della legge 30 luglio 1990, n. 217, e successive
modificazioni, ed avvisato che, in mancanza di
difensore di fiducia, sar assistito da un difensore di ufficio designato dal
giudice tra quelli iscritti nella tabella di cui all'articolo 29 del decreto
legislativo 28 luglio 1989, n. 271, e che le comunicazioni dei successivi
provvedimenti giurisdizionali saranno effettuate con lĠavviso di cancelleria
al difensore nominato dallo straniero o a quello incaricato di ufficio. |
|
||
|
|
||
Art.
4 |
|
||
(Comunicazioni
allĠautorit consolare) |
|
||
1.
LĠinformazione prevista dal comma 7 dellĠarticolo 2 del testo unico contiene:
|
|
||
a)
lĠindicazione dellĠautorit giudiziaria o amministrativa che effettua
lĠinformazione; |
|
||
b)
le generalit dello straniero e la sua nazionalit, nonch, ove possibile,
gli estremi del passaporto o di altro documento di riconoscimento, ovvero, in
mancanza, le informazioni acquisite in merito alla sua identificazione; |
|
||
c)
lĠindicazione delle situazioni che comportano lĠobbligo dellĠinformazione,
con specificazione della data di accertamento della stessa, nonch, ove sia
stato emesso un provvedimento nei confronti dello straniero, gli estremi
dello stesso; |
|
||
d)
il luogo in cui lo straniero si trova, nel caso di provvedimento restrittivo
della libert personale, di decesso o di ricovero ospedaliero urgente. |
|
||
2.
La comunicazione effettuata per iscritto, ovvero mediante fonogramma,
telegramma, o altri idonei mezzi di comunicazione. Nel caso in cui la
rappresentanza diplomatica o consolare pi vicina dello Stato di cui lo
straniero cittadino si trovi allĠestero, le comunicazioni verranno fatte al
Ministero degli affari esteri che provveder ad interessare la rappresentanza
competente. |
|
||
3.
LĠobbligo di informazione allĠautorit diplomatica o consolare non sussiste
quando lo straniero, cui la specifica richiesta deve essere rivolta dai
soggetti di cui allĠarticolo 2, comma 7, del testo unico, dichiari
espressamente di non volersi avvalere degli interventi di tale autorit. Per
lo straniero di et inferiore ai quattordici anni, la rinuncia manifestata
da chi esercita la potest sul minore. |
|
||
4.
Oltre a quanto previsto dallĠarticolo 2, comma 7, del testo unico,
lĠinformazione allĠautorit consolare non comunque effettuata quando dalla
stessa possa derivare il pericolo, per lo straniero o per i componenti del
nucleo familiare, di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua,
di religione, di opinioni politiche, di origine nazionale, di condizioni
personali o sociali. |
|
||
|
|
||
|
|
||
CAPO II
|
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||
INGRESSO
E SOGGIORNO |
|
||
|
|
||
Art.
5 |
|
||
(Rilascio
dei visti di ingresso) |
|
||
1.
Il rilascio dei visti di ingresso o per il transito nel territorio dello
Stato di competenza delle rappresentanze diplomatiche o consolari italiane
a ci abilitate e, tranne in casi particolari, territorialmente competenti
per il luogo di residenza dello straniero. Gli uffici di polizia di frontiera
italiani possono essere autorizzati a rilasciare visti di ingresso o di
transito, per una durata non superiore, rispettivamente, a dieci e a cinque
giorni, per casi di assoluta necessit. |
|
||
2.
Il visto pu essere rilasciato, se ne ricorrono requisiti e condizioni, per
la durata occorrente in relazione ai motivi della richiesta e alla
documentazione prodotta dal richiedente. |
|
||
3.
La tipologia dei visti corrispondente ai diversi motivi di ingresso, nonch i
requisiti e le condizioni per lĠottenimento di ciascun tipo di visto sono
disciplinati da apposite istruzioni del Ministero degli affari esteri,
adottate con decreto del Ministro degli affari esteri, di concerto con i
Ministri dellĠinterno, del lavoro e delle politiche sociali, della giustizia,
della salute, dellĠistruzione, dellĠ universit e della ricerca, delle
attivit produttive e per gli affari regionali e sono periodicamente
aggiornate anche in esecuzione degli obblighi internazionali assunti dallĠItalia.
|
|
||
4.
Le rappresentanze diplomatiche e consolari italiane sono tenute ad
assicurare, per le esigenze dell'utenza, adeguate forme di pubblicit di
detti requisiti e condizioni, nonch degli eventuali requisiti integrativi
resi necessari da particolari situazioni locali o da decisioni comuni
adottate nellĠambito della cooperazione con le rappresentanze degli altri
Stati che aderiscono alla Convenzione di applicazione dellĠAc-cordo di
Schengen. |
|
||
5.
Fermo restando quanto previsto dal comma 4, nella domanda per il rilascio del
visto, lo straniero deve indicare le proprie generalit complete e quelle
degli eventuali familiari al seguito, gli estremi del passaporto o di altro
documento di viaggio riconosciuto equivalente, il luogo dove diretto, il
motivo e la durata del soggiorno. |
|
||
6.
Alla domanda deve essere allegato il passaporto o altro documento di viaggio
riconosciuto equivalente, nonch la documentazione necessaria per il tipo di
visto richiesto e, in ogni caso, quella concernente: |
|
||
a)
la finalit del viaggio; |
|
||
b)
l'indicazione dei mezzi di trasporto utilizzati; |
|
||
c)
la disponibilit dei mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del
viaggio e del soggiorno, osservate le direttive di cui allĠarticolo 4, comma
3, del testo unico; |
|
||
c-bis)
il nulla osta di approvazione del progetto da parte del Comitato per i minori
stranieri, rilasciato previa acquisizione di quello della questura per i
componenti del nucleo familiare che ospita il minore, con allegata la lista
dei minori e degli accompagnatori, per il rilascio del visto per il soggiorno
di cui allĠarticolo 10, comma 3-bis; |
|
||
d)
le condizioni di alloggio. |
|
||
7.
(...) |
|
||
8. Valutata la
ricevibilit della domanda ed esperiti gli accertamenti richiesti in
relazione al visto richiesto, ivi comprese le verifiche preventive di
sicurezza, il visto rilasciato entro 90 giorni dalla richiesta, fatto salvo
quanto diversamente previsto dal testo unico e dal presente regolamento. |
|
||
8-bis. Contestualmente al rilascio del
visto dĠingresso, la rappresentanza diplomatica o consolare consegna al
titolare del visto una comunicazione scritta in lingua a lui comprensibile o,
ove sia impossibile, in inglese, francese spagnolo o arabo, secondo le
preferenze manifestate dallĠinteressato, che illustri i diritti e doveri
dello straniero relativi allĠingresso ed al soggiorno in Italia, di cui
allĠarticolo 2 del testo unico, nonch lĠobbligo di presentarsi nei tempi
stabiliti dalla legge alle competenti autorit dopo il suo ingresso in
Italia. |
|
||
|
|
||
Art.
6 |
|
||
(Visti
per ricongiungimento familiare e per familiari al seguito) |
|
||
1.
La richiesta di nulla osta al ricongiungimento familiare, per i soggetti di
cui allĠarticolo 29, comma 1,
del testo unico va presentata allo Sportello unico per lĠimmigrazione
presso la Prefettura-Ufficio territoriale del Governo competente per il luogo
di dimora del richiedente. La domanda dellĠinteressato deve essere corredata
dalla: |
|
||
a)
copia della carta di soggiorno o del permesso di soggiorno avente i requisiti
di cui allĠarticolo 28, comma 1, del testo unico; |
|
||
b)
la documentazione attestante la disponibilit del reddito di cui allĠarticolo
29, comma 3, lettera b), del testo unico; |
|
||
c)
la documentazione attestante la disponibilit di un alloggio, a norma
dellĠarticolo 29, comma 3, lettera a), del testo unico. A tale fine
l'interessato deve produrre lĠattestazione dellĠufficio comunale circa la
sussistenza dei requisiti di cui al predetto articolo del testo unico ovvero
il certificato di idoneit igienico-sanitaria rilasciato dallĠAzienda unit
sanitaria locale competente per territorio. |
|
||
d) documentazione attestante i rapporti
di parentela, la minore et e lo stato di famiglia; |
|
||
e)
documentazione attestante lĠinvalidit totale o i gravi motivi di salute
previsti dallĠarticolo 29, comma 1, lettere c) e b-bis), del testo unico,
rilasciata, a spese del richiedente, dal medico nominato con decreto della
rappresentanza diplomatica o consolare; |
|
||
f)
documentazione concernente la condizione economica nel Paese di provenienza
dei familiari a carico di cui allĠarticolo 29, comma 1, lettere b-bis) e c)
del testo unico, prodotta dalle locali autorit o da soggetti privati,
valutata dallĠautorit consolare alla luce dei parametri locali. |
|
||
2.
LĠautorit consolare italiana provvede, ove nulla osti, alla legalizzazione
della documentazione di cui al comma 1, lettere d), e) e f), salvo che gli
accordi internazionali vigenti per lĠItalia prevedano diversamente, nonch
alla sua validazione ai fini del ricongiungimento familiare. |
|
||
3. Per i visti relativi ai
familiari al seguito, si applica la medesima procedura prevista dai commi 1,
lettere b) , c), d), e) e f) e 2. Ai fini della richiesta del nulla osta lo
straniero pu avvalersi di un procuratore speciale. |
|
||
4. Lo Sportello unico per lĠimmigrazione
rilascia ricevuta della domanda e della documentazione presentata mediante
apposizione, sulla copia della domanda e degli atti, del timbro datario
dell'ufficio e della sigla dell'addetto alla ricezione. Verificata la
sussistenza dei requisiti e condizioni previsti dallĠarticolo 29 del testo
unico, nonch i dati anagrafici dello straniero, lo Sportello unico per
lĠimmigrazione verifica lĠesistenza del codice fiscale o ne richiede
lĠattribuzione, secondo le modalit determinate con il decreto del Ministro
dellĠinterno, di cui allĠarticolo 11, comma 2. Lo Sportello unico per
lĠimmigrazione rilascia, anche attraverso procedure telematiche, entro 90
giorni dalla ricezione, il nulla osta ovvero il provvedimento di diniego,
dandone comunicazione allĠautorit consolare, avvalendosi anche del
collegamento previsto con lĠarchivio informatizzato della rete mondiale visti
presso il Ministero degli affari esteri. |
|
||
5. Le autorit consolari, ricevuto il
nulla osta di cui al comma 4, ovvero, se sono trascorsi novanta giorni dalla
presentazione della domanda di nulla osta, ricevuta copia della stessa
domanda e degli atti contrassegnati a norma del medesimo comma 4, rilasciano
il visto di ingresso entro trenta giorni dalla presentazione della richiesta
di visto, dandone comunicazione, in via telematica, allo Sportello unico |
|
||
|
|
||
Art. 6-bis
|
|
||
(Diniego
del visto dĠingresso) |
|
||
1. Qualora non sussistano i
requisiti previsti nel testo unico e
nel presente regolamento,
lĠautorit diplomatica o consolare comunica allo straniero, con provvedimento
scritto, il diniego del visto di ingresso, contenente lĠindicazione delle
modalit di eventuale impugnazione. Il visto di ingresso negato anche
quando risultino accertate condanne in primo grado di cui allĠarticolo 4,
comma 3, del testo unico. Se lo straniero non comprende la lingua italiana,
il provvedimento deve essere accompagnato da una traduzione del suo contenuto
nella lingua a lui comprensibile o, comunque, in inglese, francese, spagnolo
o arabo, secondo le preferenze manifestate dallĠinteressato. Il provvedimento
di diniego motivato, salvo quanto previsto dallĠarticolo 4, comma 2, del
testo unico. Il provvedimento consegnato a mani proprie dellĠinteressato. |
|
||
|
|
||
Art.
7 |
|
||
(Ingresso
nel territorio dello Stato) |
|
||
1.
LĠingresso nel territorio dello Stato comunque subordinato alla
effettuazione dei controlli di frontiera, compresi quelli richiesti in
attuazione della Convenzione di applicazione dellĠAccordo di Schengen,
doganali e valutari, ed a quelli sanitari previsti dalla normativa vigente in
materia di profilassi internazionale. Per i permessi previsti dalla prassi
internazionale in materia trasporti marittimi o aerei si osservano le
istruzioni specificamente disposte. |
|
||
2.
EĠ fatto obbligo al personale addetto ai controlli di frontiera di apporre
sul passaporto il timbro di ingresso, con lĠindicazione della data. |
|
||
3.
Nei casi di forza maggiore che impediscono lĠattracco o lĠatterraggio dei
mezzi navali o aerei nei luoghi dove sono istituiti i valichi di frontiera
deputati ai controlli dei viaggiatori, lo sbarco degli stessi pu essere
autorizzato dal comandante del porto o dal direttore dellĠaeroporto per
motivate esigenze, previa comunicazione al questore e allĠufficio o comando
di polizia territorialmente competente ed agli uffici di sanit marittima o
aerea. |
|
||
4.
Nelle circostanze di cui al comma 3, il controllo di frontiera effettuato
dallĠufficio o comando di polizia territorialmente competente, con le
modalit stabilite dal questore. |
|
||
5.
Le disposizioni dei commi 3 e 4 si osservano anche per il controllo delle
persone in navigazione da diporto, che intendono fare ingresso nel territorio
dello Stato, le cui imbarcazioni sono eccezionalmente autorizzate ad
attraccare in localit sprovviste di posto di polizia di frontiera, sulla
base delle istruzioni diramate in attuazione della Convenzione di
applicazione dellĠAccordo di Schengen, ratificata e resa esecutiva in Italia
con legge 30 settembre 1993, n. 388. |
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Art.
8 |
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(Uscita
dal territorio dello Stato e reingresso) |
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1.
Lo straniero che lascia il territorio dello Stato per recarsi in uno Stato
non appartenente allo spazio di libera circolazione tenuto a sottoporsi ai
controlli di polizia di frontiera. EĠ fatto obbligo al personale addetto ai
controlli di apporre sul passaporto il timbro di uscita munito
dellĠindicazione del valico di frontiera e della data. |
|
||
2.
Per lo straniero regolarmente soggiornante in Italia che, dopo esserne
uscito, intende farvi ritorno, il reingresso consentito previa esibizione
al controllo di frontiera del passaporto o documento equivalente e del
permesso di soggiorno o della carta di soggiorno in corso di validit. |
|
||
3.
Lo straniero il cui documento di soggiorno scaduto da non pi di 60 giorni
e che ne abbia chiesto il rinnovo nel rispetto dei termini, per rientrare nel
territorio dello Stato tenuto a munirsi di visto di reingresso, rilasciato
dalla rappresentanza diplomatica o consolare italiana nel Paese di
provenienza, previa esibizione del documento scaduto. Il predetto termine di
60 giorni non si applica nei confronti dello straniero che si allontanato
dal territorio nazionale per adempiere agli obblighi militari e si estende
fino a sei mesi in caso di sussistenza di comprovati gravi motivi di salute
dello straniero, dei suoi parenti di IĦ grado o del coniuge,
fermo restando il possesso dei requisiti previsti per il rinnovo del
permesso di soggiorno. |
|
||
4.
Lo straniero privo del documento di soggiorno, perch smarrito o sottratto,
tenuto a richiedere il visto di reingresso alla competente rappresentanza
diplomatica o consolare unendo copia della denuncia del furto o dello
smarrimento. Il visto di reingresso rilasciato previa verifica
dellĠesistenza del provvedimento del questore concernente il soggiorno. |
|
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5.
(...) |
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||
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|
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Art. 8-bis
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(Contratto
di soggiorno per lavoro subordinato) |
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1.
Il datore di lavoro, al momento della richiesta di assunzione di un
lavoratore straniero, deve indicare con unĠapposita dichiarazione, inserita nella richiesta di
assunzione del lavoratore straniero, nonch nella proposta di contratto di
soggiorno di cui allĠarticolo 30-bis, comma 2, lettera d), e comma 3, lettera
c), un alloggio fornito di requisiti di abitabilit e idoneit igienico
sanitaria, o che rientri nei parametri previsti dal testo unico, e deve
impegnarsi, nei confronti dello Stato, al pagamento delle spese di viaggio
per il rientro del lavoratore nel Paese di provenienza. |
|
||
2.
La documentazione necessaria per il rilascio del permesso di
soggiorno, di cui allĠarticolo 5-bis, comma 1, lettere a) e b) del testo
unico, esibita dal lavoratore al momento della sottoscrizione del contratto
di soggiorno, secondo le modalit previste dallĠarticolo 35, comma 1. |
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||
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Art.
9 |
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(Richiesta
del permesso di soggiorno) |
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||
1.
La richiesta del permesso di soggiorno presentata, entro il termine
previsto dal testo unico, al questore della provincia nella quale lo
straniero intende soggiornare, ovvero, allo Sportello unico in caso di
ricongiungimento familiare, di cui allĠarticolo 6, comma 1 ed in caso dĠingresso
per lavoro subordinato, ai sensi dellĠarticolo 36, comma 1, mediante scheda
conforme al modello predisposto dal Ministero dell'interno, sottoscritta dal
richiedente e corredata della fotografia dell'interessato, in formato
tessera, in quattro esemplari: uno da apporre sulla scheda di domanda, uno da
apporre sul permesso di soggiorno, il terzo da conservare agli atti d'ufficio
e il quarto da trasmettere al sistema informativo di cui all'articolo 49 del
testo unico. In luogo della fotografia in pi esemplari, allo straniero pu
essere richiesto di farsi ritrarre da apposita apparecchiatura per il
trattamento automatizzato dell'immagine, in dotazione all'ufficio. |
|
||
1-bis. Le modalit di richiesta del permesso
di soggiorno, diverse da quelle previste dal comma 1, sono disciplinate con
decreto del Ministro dellĠinterno di attuazione del regolamento (CE) n.
1030/2002 del Consiglio, del 13 giugno 2002, di cui allĠarticolo 5, comma 8,
del testo unico. |
|
||
1-ter.
In caso di ricongiungimento familiare, lo straniero, entro 8 giorni
dallĠingresso nel territorio nazionale, si reca presso lo Sportello unico
che, a seguito di verifica del visto rilasciato dallĠautorit consolare e dei
dati anagrafici dello straniero, consegna il certificato di attribuzione del
codice fiscale e fa sottoscrivere il modulo precompilato di richiesta del
permesso di soggiorno, i cui dati sono, contestualmente, inoltrati alla
questura competente per il rilascio del permesso di soggiorno, tramite
procedura telematica. Si applica quanto previsto dagli articoli 11, comma
2-bis, e 36, comma 2. |
|
||
1-quater.
Lo sportello unico competente richiede lĠannullamento dei codici fiscali non
consegnati nel termine di 18 mesi dal rilascio del nullaosta, ovvero conferma
lĠavvenuta consegna, con la contestuale comunicazione del dato relativo al
domicilio fiscale dello straniero, secondo le modalit determinate con il
decreto del Ministro dellĠinterno di cui allĠarticolo 11, comma 2. |
|
||
2.
Nella richiesta di cui al comma 1 lo straniero deve indicare: |
|
||
a)
le proprie generalit complete, nonch quelle dei figli minori conviventi,
per i quali sia prevista lĠiscrizione nel permesso di soggiorno del genitore;
|
|
||
b)
il luogo dove lĠinteressato dichiara di voler soggiornare; |
|
||
c)
il motivo del soggiorno. |
|
||
3.
Con la richiesta di cui al comma 1 devono essere esibiti: |
|
||
a)
il passaporto o altro documento equipollente da cui risultino la nazionalit,
la data, anche solo con lĠindicazione dellĠanno, e il luogo di nascita degli
interessati, nonch il visto di ingresso, quando prescritto; |
|
||
b)
la documentazione, attestante la disponibilit dei mezzi per il ritorno nel
Paese di provenienza, nei casi di soggiorno diversi da quelli per motivi di
famiglia e di lavoro. |
|
||
4.
LĠufficio trattiene copia della documentazione esibita e pu richiedere,
quando occorre verificare la sussistenza delle condizioni previste dal testo
unico, lĠesibizione della documentazione o di altri elementi occorrenti per
comprovare: |
|
||
a)
lĠesigenza del soggiorno, per il tempo richiesto; |
|
||
b)
la disponibilit dei mezzi di sussistenza sufficienti commisurati ai motivi e
alla durata del soggiorno, in relazione alle direttive di cui allĠarticolo 4,
comma 3, del testo unico, rapportata al numero delle persone a carico; |
|
||
c)
la disponibilit di altre risorse o dellĠalloggio, nei casi in cui tale
documentazione sia richiesta dal testo unico o dal presente regolamento. |
|
||
5.
Gli stranieri autorizzati al lavoro stagionale ai sensi dellĠarticolo 24 del
testo unico per un periodo non superiore a 30 giorni sono esonerati
dallĠobbligo di cui allĠarticolo 5, comma 2-bis, del medesimo testo unico. |
|
||
6.
La documentazione di cui ai commi 3 e 4 non necessaria per i richiedenti
asilo e per gli stranieri ammessi al soggiorno per i motivi di cui agli
articoli 18 e 20 del testo unico e allĠarticolo 11, comma 1, lettera c). |
|
||
7.
L'addetto alla ricezione, esaminati i documenti esibiti, ed accertata
l'identit dei richiedenti, rilascia un esemplare della scheda di cui al
comma 1, munita di fotografia dellĠinteressato e del timbro datario
dellĠufficio e della sigla dellĠaddetto alla ricezione, quale ricevuta,
indicando il giorno in cui potr essere ritirato il permesso di soggiorno,
con lĠavvertenza che allĠatto del ritiro dovr essere esibita la
documentazione attestante lĠassolvimento degli obblighi in materia sanitaria
di cui allĠarticolo 34, comma 3, del testo unico. |
|
||
|
|
||
Art.
10 |
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||
(Richiesta
del permesso di soggiorno in casi particolari) |
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1.
Per gli stranieri in possesso di passaporto o altro documento equipollente,
dal quale risulti la data di ingresso nel territorio dello Stato, e del visto
di ingresso quando prescritto, che intendono soggiornare in Italia per un
periodo non superiore a trenta giorni, lĠesemplare della scheda rilasciata
per ricevuta a norma dellĠarticolo 9, comma 7, tiene luogo del permesso di
soggiorno per i trenta giorni successivi alla data di ingresso nel territorio
nazionale. Ai fini di cui allĠarticolo 6, comma 3, del testo unico, la scheda
deve essere esibita unitamente al passaporto. |
|
||
1-bis.
In caso di soggiorno per turismo di durata non superiore a trenta giorni, gli
stranieri appartenenti a Paesi in regime di esenzione di visto turistico
possono richiedere il permesso di soggiorno al momento dellĠingresso nel
territorio nazionale alla frontiera, attraverso la compilazione e la
sottoscrizione di un apposito modulo. La ricevuta rilasciata dallĠufficio di
polizia equivale a permesso di soggiorno per i trenta giorni successivi alla
data di ingresso nel territorio nazionale. Le modalit e le procedure di
attuazione del presente comma sono stabilite con decreto del Ministro
dell'interno. |
|
||
2.
Quando si tratta di soggiorno per turismo di durata non superiore a 30 giorni
di gruppi guidati la richiesta del permesso di soggiorno pu essere
effettuata dal capo gruppo, mediante esibizione dei passaporti o documenti
equipollenti e, se si tratta di passaporti collettivi, di copia dei documenti
di identificazione di ciascuno dei viaggiatori, nonch del programma del
viaggio. La disponibilit dei mezzi di sussistenza e di quelli per il ritorno
nel Paese dĠorigine pu essere documentata attraverso la attestazione di
pagamento integrale del viaggio e del soggiorno turistico. |
|
||
3.
Nei casi di cui al comma 2, la ricevuta della richiesta del permesso di
soggiorno, munita del timbro dellĠufficio con data e sigla dellĠoperatore
addetto alla ricezione, rilasciata nel numero di esemplari occorrenti,
equivale a permesso di soggiorno collettivo per i trenta giorni successivi
alla data di ingresso nel territorio nazionale, risultante dallĠapposito
timbro, munito di data, apposto sul passaporto o altro documento equipollente
allĠatto del controllo di frontiera. |
|
||
3bis.
Per soggiorni di durata non superiore a 90 giorni di gruppi di minori
stranieri partecipanti a progetti di accoglienza a carattere umanitario
promossi anche dalle regioni e da enti pubblici locali, per i quali sia stato rilasciato il nullaosta da parte
del Comitato per i minori stranieri, la richiesta di soggiorno per i
minori pu essere presentata dal legale rappresentante dellĠente proponente
alla questura competente mediante esibizione del passaporto degli interessati |
|
||
4.
Per i soggiorni da trascorrersi presso convivenze civili o religiose, presso
ospedali o altri luoghi di cura, la richiesta del permesso di soggiorno pu
essere presentata in questura dallĠesercente della struttura ricettiva o da
chi presiede le case, gli ospedali, gli istituti o le comunit in cui lo
straniero ospitato, il quale provvede anche al ritiro e alla consegna
allĠinteressato della ricevuta di cui al comma 1 e del permesso di soggiorno.
|
|
||
5.
Gli stranieri che intendono soggiornare in Italia per un periodo non
superiore a 30 giorni sono esonerati dallĠobbligo di cui al comma 8
dellĠarticolo 6 del testo unico. |
|
||
6. Negli
alberghi, negli altri esercizi ricettivi e nei centri di accoglienza alle
frontiere deve essere messa a disposizione dei viaggiatori stranieri una
trascrizione, nelle lingue italiana, francese, inglese, spagnola e araba
delle disposizioni del testo unico e del presente regolamento concernenti
lĠingresso e il soggiorno degli stranieri nel territorio dello Stato. |
|
||
|
|
||
Art.
11 |
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(Rilascio
del permesso di soggiorno) |
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1.
Il permesso di soggiorno rilasciato, quando ne ricorrono i presupposti, per
i motivi e la durata indicati nel visto dĠingresso o dal testo unico, ovvero
per uno dei seguenti altri motivi: |
|
||
a)
per richiesta di asilo, per la durata della procedura occorrente, e per
asilo; |
|
||
b)
per emigrazione in un altro Paese, per la durata delle procedure occorrenti; |
|
||
c)
per acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, a favore dello
straniero gi in possesso del permesso di soggiorno per altri motivi, per la
durata del procedimento di concessione o di riconoscimento. |
|
||
c-bis)
per motivi di giustizia, su richiesta dellĠAutorit giudiziaria, per la
durata massima di tre mesi prorogabili per lo stesso periodo, nei casi in cui
la presenza dello straniero sul territorio nazionale sia indispensabile in
relazione a procedimenti penali in corso per uno dei reati di cui
allĠarticolo 380 del codice di procedura penale, nonch per taluno dei
delitti di cui allĠarticolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75; |
|
||
c-ter)
per motivi umanitari, nei casi di cui agli articoli 5, comma 6 e 19, comma 1,
del testo unico, previo parere delle Commissioni territoriali per il
riconoscimento dello status di rifugiato[68]
ovvero acquisizione dallĠinteressato di documentazione riguardante i motivi
della richiesta relativi ad oggettive e gravi situazioni personali che non
consentono lĠallontanamento dello straniero dal territorio nazionale; |
|
||
c-quater)
per residenza elettiva a favore dello straniero titolare di una pensione
percepita in Italia; |
|
||
c-quinquies)
per cure mediche a favore del genitore di minore che si trovi nelle
condizioni di cui allĠarticolo 31, comma 3, del testo unico; |
|
||
c-sexies)
per integrazione del minore, nei confronti dei minori che si trovino nelle
condizioni di cui allĠarticolo 32, commi 1-bis e 1-ter, del testo unico,
previo parere del Comitato per i minori stranieri, di cui allĠarticolo 33 del
testo unico. |
|
||
1-bis.
Allo straniero, entrato in Italia per prestare lavoro stagionale, che si
trova nelle condizioni di cui allĠarticolo 5, comma 3-ter, del testo unico,
rilasciato un permesso di soggiorno triennale, con lĠindicazione del periodo
di validit per ciascun anno. Il suddetto permesso di soggiorno
immediatamente revocato se lo straniero non si presenta allĠufficio di
frontiera esterna al termine
della validit annuale e alla data prevista dal visto dĠingresso per il
rientro nel territorio nazionale. Tale visto dĠingresso concesso sulla base
del nulla-osta, rilasciato ai sensi dellĠarticolo 38-bis. |
|
||
2.
Il permesso di soggiorno rilasciato in conformit del Regolamento (CE) n.
1030/2002 del Consiglio del 13 giugno 2002, di istituzione di un modello
uniforme per i permessi di soggiorno rilasciati a cittadini di Paesi terzi e
contiene l'indicazione del codice fiscale. Il permesso di soggiorno e la
carta di soggiorno di cui allĠarticolo 17, rilasciati in formato elettronico,
possono altres contenere i soli dati biometrici individuati dalla normativa.
A tale fine, con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il
Ministro dellĠeconomia e delle finanze, sono determinate le modalit di
comunicazione, in via telematica, dei dati per l'attribuzione allo straniero
del codice fiscale e per l'utilizzazione dello stesso codice come
identificativo dello straniero, anche ai fini degli archivi anagrafici dei
lavoratori extracomunitari. Con decreto del Ministro dellĠinterno sono
stabilite le modalit di consegna del permesso di soggiorno. |
|
||
2-bis.
La questura, sulla base degli accertamenti effettuati, procede al rilascio
del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricongiungimento
familiare, dandone
comunicazione, tramite procedura telematica, allo Sportello unico che
provvede alla convocazione dellĠinteressato per la successiva consegna del
permesso o dellĠeventuale diniego, di cui allĠarticolo 12, comma 1. |
|
||
3. La
documentazione attestante lĠassolvimento degli obblighi in materia sanitaria
di cui allĠarticolo 34, comma 3, del testo unico deve essere esibita al
momento del ritiro del permesso di soggiorno. |
|
||
|
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Art. 12
|
|
||
(Rifiuto
del permesso di soggiorno) |
|
||
1.
Salvo che debba disporsi il respingimento o lĠespulsione immediata con
accompagnamento alla frontiera, quando il permesso di soggiorno rifiutato
il questore avvisa lĠinteressato, facendone menzione nel provvedimento di
rifiuto, che, sussistendone i presupposti, si proceder nei suoi confronti
per lĠapplicazione dellĠespulsione di cui allĠarticolo 13 del testo unico. |
|
||
2.
Con il provvedimento di cui al comma 1, il questore concede allo straniero un
termine, non superiore a quindici giorni lavorativi, per presentarsi al posto
di polizia di frontiera indicato e lasciare volontariamente il territorio
dello Stato, con lĠavvertenza che, in mancanza, si proceder a norma
dellĠarticolo 13 del testo unico. |
|
||
3.
Anche fuori dei casi di espulsione, nei casi in cui occorra rimpatriare lo
straniero, il prefetto ne avverte il console dello Stato di appartenenza per
gli eventuali provvedimenti di competenza e pu disporne il rimpatrio,
munendolo di foglio di via obbligatorio, anche con la collaborazione degli
organismi che svolgono attivit di assistenza per stranieri o di altri
organismi, anche di carattere internazionale, specializzati nel trasferimento
di persone, ovvero concedergli un termine, non superiore a dieci giorni, per
presentarsi al posto di polizia di frontiera specificamente indicato e
lasciare il territorio dello Stato. |
|
||
|
|
||
Art. 13
|
|
||
(Rinnovo
del permesso di soggiorno) |
|
||
1.
Il permesso di soggiorno rilasciato dai Paesi aderenti allĠAccordo di
Schengen, in conformit di un visto uniforme previsto dalla Convenzione di
applicazione del predetto Accordo, ovvero rilasciato in esenzione di visto,
per i soli motivi di turismo, non pu essere rinnovato o prorogato oltre la
durata di novanta giorni, salvo che ricorrano seri motivi, in particolare di
carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali.
|
|
||
2.
Ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno, fermo restando quanto previsto
dallĠarticolo 22, comma 11, del testo unico, la documentazione attestante la
disponibilit di un reddito, da lavoro o da altra fonte lecita, sufficiente
al sostentamento proprio e dei familiari conviventi a carico pu essere
accertata dĠufficio sulla base di una dichiarazione temporaneamente
sostitutiva resa dallĠinteressato con la richiesta di rinnovo. |
|
||
2-bis.
Il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato
alla sussistenza di un contratto
di soggiorno per lavoro nonch alla consegna di autocertificazione del datore
di lavoro attestante la sussistenza di un alloggio
del lavoratore, fornito dei parametri richiamati dallĠarticolo 5-bis,
comma 1, lettera a) del testo unico. |
|
||
3.
La richiesta di rinnovo presentata in duplice esemplare. L'addetto alla
ricezione, esaminati i documenti esibiti, ed accertata l'identit del
richiedente, rilascia un esemplare della richiesta, munito del timbro datario
dellĠufficio e della propria firma, quale ricevuta, ove sia riportata per
iscritto, con le modalit di cui allĠarticolo 2, comma 6, del testo unico,
lĠavvertenza che lĠesibizione della ricevuta stessa alla competente Azienda
sanitaria locale condizione per la continuit dellĠiscrizione al Servizio
sanitario nazionale. |
|
||
4. Il permesso
di soggiorno non pu essere rinnovato o prorogato quando risulta che lo
straniero ha interrotto il soggiorno in Italia per un periodo continuativo di
oltre sei mesi, o, per i permessi di soggiorno di durata almeno biennale, per
un periodo continuativo superiore alla met del periodo di validit del
permesso di soggiorno, salvo che detta interruzione sia dipesa dalla
necessit di adempiere agli obblighi militari o da altri gravi e comprovati
motivi. |
|
||
|
|
||
Art.
14 |
|
||
(Conversione
del permesso di soggiorno) |
|
||
1.
Il permesso di soggiorno rilasciato per motivi di lavoro subordinato o di
lavoro autonomo e per motivi familiari pu essere utilizzato anche per le
altre attivit consentite allo straniero, anche senza conversione o rettifica
del documento, per il periodo di validit dello stesso. In particolare: |
|
||
a)
il permesso di soggiorno rilasciato per lavoro subordinato non stagionale
consente lĠesercizio di lavoro autonomo, previa acquisizione del titolo
abilitativo o autorizzatorio eventualmente prescritto e sempre che sussistano
gli altri requisiti o condizioni previste dalla normativa vigente per
lĠesercizio dellĠattivit lavorativa in forma autonoma, nonch lĠesercizio di
attivit lavorativa in qualit di socio lavoratore di cooperative; |
|
||
b)
il permesso di soggiorno rilasciato per lavoro autonomo consente lĠesercizio
di lavoro subordinato, per il periodo di validit dello stesso, previo
inserimento nellĠelenco anagrafico o, se il rapporto di lavoro in corso,
previa comunicazione del datore di lavoro alla Direzione provinciale del
lavoro; |
|
||
c)
il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare o per ingresso al
seguito del lavoratore, per motivi umanitari ovvero per integrazione minore
nei confronti dei minori che si trovino nelle condizioni di cui allĠarticolo
32, commi 1-bis e 1-ter, del testo unico e per i quali il Comitato per i
minori stranieri ha espresso parere favorevole, consente l'esercizio del lavoro subordinato e del lavoro
autonomo alle condizioni di cui alle lettere a) e b); |
|
||
d)
il permesso di soggiorno rilasciato per lavoro subordinato, autonomo e per
motivi di famiglia pu essere convertito in permesso di soggiorno per
residenza elettiva di cui allĠarticolo 11, comma 1, lettera c-quater). |
|
||
2.
LĠufficio della pubblica amministrazione che rilascia il titolo
autorizzatorio o abilitativo, nei casi previsti dal comma 1, lettera a), e la
Direzione provinciale del lavoro, nei casi previsti dal comma 1, lettera b),
comunicano alla questura, per le annotazioni di competenza, i casi in cui il
permesso di soggiorno utilizzato per un motivo diverso da quello riportato
nel documento. |
|
||
3.
Con il rinnovo, rilasciato un nuovo permesso di soggiorno per lĠattivit effettivamente
svolta. |
|
||
4.
Il permesso di soggiorno per motivi di studio o formazione consente, per il
periodo di validit dello stesso, lĠesercizio di attivit lavorative
subordinate per un tempo non superiore a 20 ore settimanali, anche cumulabili
per cinquantadue settimane, fermo restando il limite annuale di 1.040 ore. |
|
||
5.
Fermi restando i requisiti previsti dallĠarticolo 6, comma 1, del testo
unico, le quote dĠingresso definite nei decreti di cui allĠarticolo 3, comma
4, del testo unico, per lĠanno successivo alla data di rilascio, sono
decurtate in misura pari al numero dei permessi di soggiorno per motivi di
studio o formazione, convertiti in permessi di soggiorno per motivi di lavoro
nei confronti di stranieri regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale
al raggiungimento della maggiore et. La stessa disposizione si applica agli
stranieri che hanno conseguito in Italia il diploma di laurea o di laurea
specialistica, a seguito della frequenza dei relativi corsi di studio in Italia. |
|
||
6. Salvo che
sia diversamente stabilito dagli accordi internazionali o dalle condizioni
per le quali lo straniero ammesso a frequentare corsi di studio in Italia,
il permesso di soggiorno per motivi di studio pu essere convertito, prima
della scadenza, in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, nei limiti
delle quote fissate a norma dellĠarticolo 3 del testo unico, e previa stipula
del contratto di soggiorno per lavoro presso lo Sportello unico ai sensi
dellĠarticolo 35, comma 1, o, in caso di lavoro autonomo, previo rilascio
della certificazione di cui allĠarticolo 6, comma 1, del testo unico da parte
dello Sportello unico, che cura gli ulteriori adempimenti previsti
dallĠarticolo 39, comma 7. La disposizione si applica anche agli stranieri
ammessi a frequentare corsi di formazione ovvero a svolgere tirocini
formativi in Italia. In tale caso, la conversione possibile, soltanto, dopo
la conclusione del corso di formazione frequentato o del tirocinio svolto. |
|
||
|
|
||
Art. 15
|
|
||
(Iscrizioni
anagrafiche) |
|
||
1.
Le iscrizioni e le variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente
soggiornante sono effettuate nei casi e secondo i criteri previsti dalla
legge 24 dicembre 1954, n. 1228, e dal regolamento anagrafico della
popolazione residente, approvato con decreto del Presidente della Repubblica
30 maggio 1989, n. 223, come modificato dal presente regolamento. |
|
||
2.
Il comma 3 dellĠarticolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 30
maggio 1989, n. 223, sostituito dal seguente: |
|
||
"3.
Gli stranieri iscritti in anagrafe hanno l'obbligo di rinnovare all'ufficiale
di anagrafe la dichiarazione di dimora abituale nel comune, entro 60 giorni
dal rinnovo del permesso di soggiorno, corredata dal permesso medesimo. Per
gli stranieri muniti da carta di soggiorno, il rinnovo della dichiarazione di
dimora abituale effettuato entro 60 giorni dal rinnovo della carta di
soggiorno. L'ufficiale di anagrafe aggiorner la scheda anagrafica dello
straniero, dandone comunicazione al questore."[69] |
|
||
3.
La lettera c) del comma 1 dellĠarticolo 11 del decreto del Presidente della
Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, sostituita dalla seguente: |
|
||
"c)
per irreperibilit accertata a seguito delle risultanze delle operazioni del
censimento generale della popolazione, ovvero, quando, a seguito di ripetuti
accertamenti, opportunamente intervallati, la persona sia risultata
irreperibile, nonch, per i cittadini stranieri, per irreperibilit
accertata, ovvero per effetto del mancato rinnovo della dichiarazione di cui
allĠarticolo 7, comma 3, trascorso un anno dalla scadenza del permesso di
soggiorno o della carta di soggiorno, previo avviso da parte dellĠufficio,
con invito a provvedere nei successivi 30 giorni.". |
|
||
4.
Al comma 2 dellĠarticolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 30
maggio 1989, n. 223, aggiunto il seguente periodo: |
|
||
"
Per le cancellazioni dei cittadini stranieri la comunicazione effettuata al
questore.". |
|
||
5.
Le iscrizioni, le cancellazioni e le variazioni anagrafiche di cui al
presente articolo sono comunicate dĠufficio alla questura competente per
territorio entro il termine di quindici giorni. |
|
||
6.
Al comma 2 dellĠarticolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica 30
maggio 1989, n. 223, aggiunto il seguente periodo: |
|
||
"Nella
scheda riguardante i cittadini stranieri sono comunque indicate la
cittadinanza e la data di scadenza del permesso di soggiorno o di rilascio o
rinnovo della carta di soggiorno.". |
|
||
7.
Con decreto del Ministro dellĠinterno, sentita lĠAssociazione nazionale dei
comuni dĠItalia, lĠIstituto nazionale di statistica e lĠIstituto nazionale
per la previdenza sociale, ed il Garante per la protezione dei dati
personali, sono determinate le modalit di comunicazione, anche in via
telematica, dei dati concernenti i cittadini stranieri fra gli uffici di
anagrafe dei comuni, gli archivi dei lavoratori extracomunitari, e gli
archivi dei competenti organi centrali e periferici del Ministero
dellĠinterno, nel rispetto dei principi di cui agli articoli 9, 22, comma 3,
e 27 della legge 31 dicembre 1996, n. 675, e successive modificazioni e
integrazioni. Lo stesso decreto disciplina anche le modalit tecniche e il
calendario secondo cui i Comuni dovranno procedere allĠaggiornamento e alla
verifica delle posizioni anagrafiche dei cittadini stranieri gi iscritti nei
registri della popolazione residente alla data di entrata in vigore del
presente regolamento. |
|
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|
|
||
Art.
16 |
|
||
(Richiesta
della carta di soggiorno) |
|
||
1.
Per il rilascio della carta di soggiorno di cui allĠarticolo 9 del testo
unico, lĠinteressato tenuto a farne richiesta per iscritto, su scheda
conforme a quella approvata con decreto del Ministro dellĠinterno. |
|
||
2.
AllĠatto della richiesta, da presentare alla questura del luogo in cui lo
straniero risiede, questi deve indicare: |
|
||
a)
le proprie generalit complete; |
|
||
b)
il luogo o i luoghi in cui lĠinteressato ha soggiornato in Italia nei cinque
anni precedenti; |
|
||
c)
il luogo di residenza; |
|
||
d)
le fonti di reddito, derivanti anche dal riconoscimento del trattamento
pensionistico per invalidit, specificandone lĠammontare. |
|
||
3.
La domanda deve essere corredata da: |
|
||
a)
copia del passaporto o di documento equipollente o del documento di
identificazione rilasciato dalla competente autorit italiana da cui
risultino la nazionalit, la data, anche solo con lĠindicazione dellĠanno, e
il luogo di nascita, del richiedente; |
|
||
b)
copia della dichiarazione dei redditi o del modello CUD rilasciato dal datore
di lavoro, relativi all'anno precedente, da cui risulti un reddito non
inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale; |
|
||
c)
certificato del casellario giudiziale e certificato delle iscrizioni relative
ai procedimenti penali in corso; |
|
||
d)
fotografia della persona interessata, in formato tessera, in quattro
esemplari, salvo quanto previsto dallĠarticolo 9, comma 1; |
|
||
4.
Salvo quanto previsto dagli articoli 9, comma 2, e 30, comma 4, del testo
unico, nel caso di richiesta relativa ai familiari di cui all'articolo 9,
comma 1, e allĠarticolo 29, comma 1, lettera b-bis), del medesimo testo
unico, le indicazioni di cui al comma 2 e la documentazione di cui al comma 3
devono riguardare anche il coniuge ed i figli minori degli anni diciotto
conviventi, per i quali pure sia richiesta la carta di soggiorno, e deve
essere prodotta la documentazione comprovante: |
|
||
a)
lo stato di coniuge o di figlio minore. A tale fine, i certificati rilasciati
dalla competente autorit dello Stato estero sono legalizzati dallĠautorit
consolare italiana che attesta che la traduzione in lingua italiana dei
documenti conforme agli originali,
o sono validati dalla stessa
nei casi in cui gli accordi internazionali
vigenti per lĠItalia prevedano diversamente. Tale documentazione non
richiesta qualora il figlio minore abbia fatto ingresso sul territorio
nazionale con visto di ingresso per ricongiungimento familiare; |
|
||
b)
la disponibilit di un alloggio, a norma dellĠarticolo 29, comma 3, lettera
a), del testo unico. A tale fine l'interessato deve produrre lĠattestazione
dellĠufficio comunale circa la sussistenza dei requisiti di cui al medesimo
articolo 29 del testo unico ovvero il certificato di idoneit
igienico-sanitaria rilasciato dallĠAzienda unit sanitaria locale competente
per territorio; |
|
||
c)
il reddito richiesto per le finalit di cui allĠarticolo 29, comma 3, lettera
b), del testo unico, tenuto conto di quello dei familiari conviventi non a
carico. |
|
||
5.
Se la carta di soggiorno richiesta nelle qualit di coniuge straniero o
genitore straniero convivente con cittadino italiano o con cittadino di uno
Stato dellĠUnione europea residente in Italia, di cui allĠarticolo 9, comma
2, del testo unico, il richiedente, oltre alle proprie generalit, deve
indicare quelle dellĠaltro coniuge o del figlio con il quale convive. Per lo
straniero che sia figlio minore convivente, nelle condizioni di cui
allĠarticolo 9, comma 2, del testo unico, la carta di soggiorno richiesta
da chi esercita la potest sul minore. |
|
||
6.
Nei casi previsti dal comma 5 la domanda deve essere corredata delle
certificazioni comprovanti lo stato di coniuge o di figlio minore o di
genitore di cittadino italiano o di uno Stato membro dellĠUnione europea
residente in Italia. |
|
||
7.
L'addetto alla ricezione, esaminata la domanda e i documenti allegati ed
accertata l'identit dei richiedenti, ne rilascia ricevuta, indicando il
giorno in cui potr essere ritirato il documento richiesto. La ricevuta non
sostituisce in alcun modo la carta di soggiorno. |
|
||
|
|
||
Art.
17 |
|
||
(Rilascio
e rinnovo della carta di soggiorno) |
|
||
1.
La carta di soggiorno rilasciata entro 90 giorni dalla richiesta, previo
accertamento delle condizioni richieste dal testo unico. |
|
||
2.
La carta di soggiorno costituisce documento di identificazione personale per
non oltre cinque anni dalla data del rilascio o del rinnovo. Il rinnovo
effettuato a richiesta dellĠinteressato, corredata di nuove fotografie. |
|
||
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||
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|
||
CAPO
III |
|
||
ESPULSIONE
E TRATTENIMENTO |
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Art.
18 |
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||
(Ricorsi
contro i provvedimenti di espulsione) |
|
||
1.
La sottoscrizione del ricorso di cui allĠarticolo 13, comma 8, del testo
unico, presentato dallo
straniero ad una autorit diplomatica o consolare italiana, viene autenticata
dai funzionari delle rappresentanze diplomatiche o consolari, che provvedono
allĠinoltro allĠufficio del giudice di pace del luogo in cui siede lĠautorit
che ha disposto lĠespulsione, cui viene inviata copia del ricorso stesso,
indicando la data di presentazione del ricorso. |
|
||
2.
LĠautorit che ha adottato il provvedimento impugnato pu far pervenire le
proprie osservazioni al giudice, entro cinque giorni dalla data di notifica
del ricorso presso i propri uffici. |
|
||
|
|
||
Art. 19
|
|
||
(Divieto
di rientro per gli stranieri espulsi) |
|
||
1.
Il divieto di rientro nel territorio dello Stato nei confronti delle persone
espulse opera a decorrere dalla data di esecuzione dellĠespulsione, attestata
dal timbro dĠuscita di cui allĠarticolo 8, comma 1, ovvero da ogni altro
documento comprovante lĠassenza dello straniero dal territorio dello Stato. |
|
||
1-bis.
Decorso il termine di cui al comma 1,
lo straniero deve produrre idonea documentazione comprovante lĠassenza
dal territorio dello Stato presso la rappresentanza diplomatica italiana del
Paese di appartenenza o di stabile residenza, che provvede, verificata
lĠidentitaĠ del richiedente, allĠinoltro al Ministero dellĠinterno. |
|
||
|
|
||
Art. 19-bis
|
|
||
(Autorizzazione
speciale al rientro per gli stranieri espulsi) |
|
||
1.
La richiesta di autorizzazione speciale al rientro in Italia, di cui
allĠarticolo 13, comma 13, del testo unico, presentata dal cittadino
straniero espulso alla rappresentanza diplomatica italiana dello Stato di
appartenenza o di stabile residenza, che provvede allĠinoltro della stessa al
Ministero dellĠinterno, previa verifica dellĠidentit e autentica della firma
del richiedente nonch acquisizione della documentazione attinente alla
motivazione per la quale si chiede il rientro. |
|
||
2.
La rappresentanza diplomatica italiana competente provvede a notificare
allĠinteressato il provvedimento del Ministero dellĠinterno. |
|
||
|
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||
Art.
20 |
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||
(Trattenimento
nei centri di permanenza temporanea e assistenza) |
(Trattenimento
nei centri di identificazione ed espulsione[70]) |
||
1.
Il provvedimento con il quale il questore dispone il trattenimento dello
straniero presso il centro di permanenza temporanea e assistenza pi vicino,
in relazione alla disponibilit dei posti, ai sensi dell'articolo 14 del
testo unico, comunicato all'interessato con le modalit di cui all'articolo
3, commi 3 e 4, unitamente al provvedimento di espulsione o di respingimento.
|
1.
Il provvedimento con il quale il questore dispone il trattenimento dello
straniero presso il centro di identificazione ed espulsione[71] pi vicino, in relazione alla disponibilit dei
posti, ai sensi dell'articolo 14 del testo unico, comunicato
all'interessato con le modalit di cui all'articolo 3, commi 3 e 4,
unitamente al provvedimento di espulsione o di respingimento. |
||
2.
Con la medesima comunicazione lo straniero informato del diritto di essere
assistito, nel procedimento di convalida del decreto di trattenimento, da un
difensore di fiducia, con ammissione, ricorrendone le condizioni, al gratuito
patrocinio a spese dello Stato. Allo straniero dato altres avviso che, in
mancanza di difensore di fiducia, sar assistito da un difensore di ufficio
designato dal giudice tra quelli iscritti nella tabella di cui all'articolo
29 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, e che le comunicazioni dei
successivi provvedimenti giurisdizionali saranno effettuate con avviso di
cancelleria al difensore nominato dallo straniero o a quello incaricato di ufficio.
|
|
||
3.
All'atto dell'ingresso nel centro lo straniero viene informato che in caso di
indebito allontanamento la misura del trattenimento sar ripristinata con
l'ausilio della forza pubblica. |
|
||
4.
Il trattenimento non pu essere protratto oltre il tempo strettamente
necessario per lĠesecuzione del respingimento o dellĠespulsione e, comunque,
oltre i termini stabiliti dal testo unico e deve comunque cessare se il
provvedimento del questore non convalidato. |
|
||
5.
Lo svolgimento della procedura di convalida del trattenimento non pu essere
motivo del ritardo dell'esecuzione del respingimento. |
|
||
5-bis. Gli avvisi di cui al comma 2 sono altres dati allo
straniero destinatario del provvedimento di accompagnamento alla frontiera,
in relazione allĠudienza di convalida prevista dallĠarticolo 13, comma 5-bis
del testo unico. |
|
||
|
|
||
Art.
21 |
|
||
(Modalit
del trattenimento) |
|
||
1.
Le modalit del trattenimento devono garantire, nel rispetto del regolare
svolgimento della vita in comune, la libert di colloquio all'interno del
centro e con visitatori provenienti dall'esterno, in particolare con il
difensore che assiste lo straniero, e con i ministri di culto, la libert di
corrispondenza, anche telefonica, ed i diritti fondamentali della persona,
fermo restando l'assoluto divieto per lo straniero di allontanarsi dal
centro. |
|
||
2.
NellĠambito del centro sono assicurati, oltre ai servizi occorrenti per il
mantenimento e lĠassistenza degli stranieri trattenuti o ospitati, i servizi
sanitari essenziali, gli interventi di socializzazione e la libert del
culto, nei limiti previsti dalla Costituzione. |
|
||
3.
Allo scopo di assicurare la libert di corrispondenza, anche telefonica, con
decreto del Ministro dellĠinterno, di concerto con il Ministro del tesoro,
del bilancio e della programmazione economica, sono definite le modalit per
lĠutilizzo dei servizi telefonici, telegrafici e postali, nonch i limiti di
contribuzione alle spese da parte del centro. |
|
||
4.
Il trattenimento dello straniero pu avvenire unicamente presso i centri di
permanenza temporanea individuati ai sensi dell'articolo 14, comma 1 del
testo unico, o presso i luoghi di cura in cui lo stesso ricoverato per
urgenti necessit di soccorso sanitario. |
4.
Il trattenimento dello straniero pu avvenire unicamente presso i centri di identificazione
ed espulsione[72] individuati ai sensi dell'articolo 14, comma 1 del
testo unico, o presso i luoghi di cura in cui lo stesso ricoverato per
urgenti necessit di soccorso sanitario. |
||
5.
Nel caso in cui lo straniero debba essere ricoverato in luogo di cura, debba
recarsi nellĠufficio giudiziario per essere sentito dal giudice che procede,
ovvero presso la competente rappresentanza diplomatica o consolare per
espletare le procedure occorrenti al rilascio dei documenti occorrenti per il
rimpatrio, il questore provvede allĠaccompagnamento a mezzo della forza
pubblica. |
|
||
6.
Nel caso di imminente pericolo di vita di un familiare o di un convivente
residente in Italia, o per altri gravi motivi di carattere eccezionale, il
giudice che procede, sentito il questore, pu autorizzare lo straniero ad
allontanarsi dal centro per il tempo strettamente necessario, informando il
questore che ne dispone lĠaccompagnamento. |
|
||
7.
Oltre al personale addetto alla gestione dei centri e agli appartenenti alla
forza pubblica, al giudice competente e allĠautorit di pubblica sicurezza,
ai centri possono accedere i familiari conviventi e il difensore delle
persone trattenute o ospitate, i ministri di culto, il personale della
rappresentanza diplomatica o consolare, e gli appartenenti ad enti,
associazioni del volontariato e cooperative di solidariet sociale, ammessi a
svolgervi attivit di assistenza a norma dellĠarticolo 22 ovvero sulla base
di appositi progetti di collaborazione concordati con il prefetto della
provincia in cui istituito il centro. |
|
||
8.
Le disposizioni occorrenti per la regolare convivenza allĠinterno del centro,
comprese le misure strettamente indispensabili per garantire lĠincolumit
delle persone, nonch quelle occorrenti per disciplinare le modalit di
erogazione dei servizi predisposti per le esigenze fondamentali di cura,
assistenza, promozione umana e sociale e le modalit di svolgimento delle
visite, sono adottate dal prefetto, sentito il questore, in attuazione delle
disposizioni recate nel decreto di costituzione del centro e delle direttive
impartite dal Ministro dellĠinterno per assicurare la rispondenza delle
modalit di trattenimento alle finalit di cui allĠarticolo 14, comma 2, del
testo unico. |
|
||
9.
Il questore adotta ogni altro provvedimento e le misure occorrenti per la
sicurezza e lĠordine pubblico nel centro, comprese quelle per
lĠidentificazione delle persone e di sicurezza allĠingresso del centro,
nonch quelle per impedire lĠindebito allontanamento delle persone trattenute
e per ripristinare la misura nel caso che questa venga violata. Il questore,
anche a mezzo degli ufficiali di pubblica sicurezza, richiede la necessaria
collaborazione da parte del gestore e del personale del centro che sono
tenuti a fornirla. |
|
||
|
|
||
Art. 22
|
|
||
(Funzionamento
dei centri di permanenza temporanea e assistenza) |
(Funzionamento
dei centri di identificazione ed espulsione[73]) |
||
1.
Il prefetto della provincia in cui istituito il centro di permanenza
temporanea e assistenza provvede allĠattivazione e alla gestione dello
stesso, disciplinandone anche le attivit, a norma dellĠarticolo 21, comma 8,
in conformit alle istruzioni di carattere organizzativo e
amministrativo-contabile impartite dal Ministero dellĠinterno, anche mediante
la stipula di apposite convenzioni con lĠente locale o con soggetti pubblici
o privati che possono avvalersi dellĠattivit di altri enti, di associazioni
del volontariato e di cooperative di solidariet sociale. |
1.
Il prefetto della provincia in cui istituito il centro di identificazione
ed espulsione[74] provvede allĠattivazione e alla gestione dello
stesso, disciplinandone anche le attivit, a norma dellĠarticolo 21, comma 8,
in conformit alle istruzioni di carattere organizzativo e
amministrativo-contabile impartite dal Ministero dellĠinterno, anche mediante
la stipula di apposite convenzioni con lĠente locale o con soggetti pubblici
o privati che possono avvalersi dellĠattivit di altri enti, di associazioni
del volontariato e di cooperative di solidariet sociale. |
||
2.
Per le finalit di cui al comma 1, possono essere disposti la locazione,
lĠallestimento, il riadattamento e la manutenzione di edifici o di aree, il
trasporto e il posizionamento di strutture, anche mobili, la predisposizione
e la gestione di attivit per la assistenza, compresa quella
igienico-sanitaria e quella religiosa, il mantenimento, il vestiario, la
socializzazione, e quantĠaltro occorra al decoroso soggiorno nel centro,
anche per le persone che vi prestano servizio. Quando occorre procedere all'acquisto
di edifici o aree, il competente ufficio del Ministero delle finanze provvede
sulla richiesta del Ministero dell'interno. |
|
||
3.
Il prefetto individua il responsabile della gestione del centro e dispone i
necessari controlli sullĠamministrazione e gestione del centro. |
|
||
4.
NellĠambito del centro sono resi disponibili uno o pi locali idonei per
lĠespletamento delle attivit delle autorit consolari. Le autorit di
pubblica sicurezza assicurano ogni possibile collaborazione allĠautorit
consolare al fine di accelerare lĠespletamento degli accertamenti e il
rilascio dei documenti necessari, con spese a carico del bilancio del
Ministero dellĠinterno. |
|
||
Art.
23 |
|
||
(Attivit
di prima assistenza e soccorso) |
|
||
1.
Le attivit di accoglienza, assistenza e quelle svolte per le esigenze
igienico-sanitarie, connesse al soccorso dello straniero possono essere
effettuate anche al di fuori dei centri di cui allĠarticolo 22, per il tempo
strettamente necessario allĠavvio dello stesso ai predetti centri o allĠadozione
dei provvedimenti occorrenti per lĠerogazione di specifiche forme di
assistenza di competenza dello Stato. |
|
||
2.
Gli interventi di cui al comma 1 sono effettuati a cura del prefetto con le
modalit e con lĠimputazione degli oneri a norma delle disposizioni di legge
in vigore, comprese quelle del decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451,
convertito dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563. |
|
||
|
|
||
|
|
||
CAPO
IV |
|
||
DISPOSIZIONI
DI CARATTERE UMANITARIO |
|
||
|
|
||
Art.
24 |
|
||
(Servizi
di accoglienza alla frontiera) |
|
||
1.
I servizi di accoglienza previsti dallĠarticolo 11, comma 6, del testo unico
sono istituiti presso i valichi di frontiera nei quale stato registrato
negli ultimi tre anni il maggior numero di richieste di asilo o di ingressi
sul territorio nazionale, nellĠambito delle risorse finanziarie definite con
il documento programmatico di cui allĠarticolo 3 del testo unico e dalla
legge di bilancio. |
|
||
2.
Le modalit per lĠespletamento dei servizi di assistenza, anche mediante
convenzioni con organismi non governativi o associazioni di volontariato,
enti o cooperative di solidariet sociale, e di informazione, anche mediante
sistemi automatizzati, sono definite con provvedimento del Ministro
dellĠinterno, dĠintesa con il Ministro per la solidariet sociale. |
|
||
3.
Nei casi di urgente necessit, per i quali i servizi di accoglienza di cui al
presente articolo non sono sufficienti o non sono attivati, immediatamente
interessato lĠente locale per lĠeventuale accoglienza in uno dei centri
istituiti a norma dellĠarticolo 40 del testo unico. |
|
||
|
|
||
Art.
25 |
|
||
(Programmi
di assistenza ed integrazione sociale) |
|
||
1.
I programmi di assistenza ed integrazione sociale di cui allĠarticolo 18 del
testo unico, realizzati a cura degli enti locali o dei soggetti privati
convenzionati, sono finanziati dallo Stato, nella misura del settanta per
cento, a valere sulle risorse assegnate al Dipartimento per le pari
opportunit, ai sensi dell'art. 58, comma 2, e dallĠente locale, nella misura
del trenta per cento, a valere sulle risorse relative allĠassistenza. Il
contributo dello Stato disposto dal Ministro per le pari opportunit previa
valutazione, da parte della Commissione interministeriale di cui al comma 2,
dei programmi elaborati dai comuni interessati o dai soggetti privati
convenzionati con questi ultimi, dietro presentazione di progetti di
fattibilit indicanti i tempi, le modalit e gli obiettivi che si intendono
conseguire, nonch le strutture organizzative e logistiche specificamente
destinate. |
|
||
2.
Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le pari
opportunit, istituita la Commissione interministeriale per l'attuazione
dell'articolo 18 del testo unico, composta dai rappresentanti dei Ministri
per le pari opportunit, per la solidariet sociale, dell'interno e di grazia
e giustizia, i quali designano i rispettivi supplenti. La Commissione pu
avvalersi di consulenti ed esperti, designati dal Ministro per le pari
opportunit, dĠintesa con gli altri Ministri interessati. |
|
||
3.
La Commissione svolge i compiti di indirizzo, controllo e di programmazione
delle risorse in ordine ai programmi previsti dal presente capo. In
particolare provvede a: |
|
||
a)
esprimere il parere sulle richieste di iscrizione nellĠapposita sezione del
registro di cui allĠarticolo 52, comma 1, lettera c); |
|
||
b)
esprimere i pareri e le proposte sui progetti di convenzione dei comuni e
degli enti locali con i soggetti privati che intendono realizzare i programmi
di assistenza e di integrazione sociale di cui allĠarticolo 26; |
|
||
c)
selezionare i programmi di assistenza e di integrazione sociale da finanziare
a valere sul Fondo di cui al comma 1, sulla base dei criteri e delle modalit
stabiliti con decreto del Ministro per le pari opportunit, di concerto con i
Ministri per la solidariet sociale, dellĠinterno e di grazia e giustizia; |
|
||
d)
verificare lo stato di attuazione dei programmi e la loro efficacia. A tal
fine gli enti locali interessati devono far pervenire alla Commissione ogni
sei mesi una relazione sulla base dei rapporti di cui all'articolo 26, comma
4, lettera c). |
|
||
|
|
||
Art.
26 |
|
||
(Convenzioni
con soggetti privati) |
|
||
1.
I soggetti privati che intendono svolgere attivit di assistenza ed
integrazione sociale per le finalit di cui allĠarticolo 18 del testo unico
debbono essere iscritti nellĠapposita sezione del registro di cui
allĠarticolo 42, comma 2, del medesimo testo unico, a norma degli articoli 52
e seguenti del presente regolamento, e stipulare apposita convenzione con
l'ente locale o con gli enti locali di riferimento. |
|
||
2.
L'ente locale stipula la convenzione con uno o pi soggetti privati di cui al
comma 1 dopo aver verificato: |
|
||
a)
lĠiscrizione nella apposita sezione del registro di cui allĠarticolo 42,
comma 2, del testo unico; |
|
||
b)
la rispondenza del programma o dei programmi di assistenza e di integrazione
sociale, che il soggetto intende realizzare, ai criteri ed alle modalit
stabiliti con il decreto di cui allĠarticolo 25, comma 3, lettera c), tenuto
conto dei servizi direttamente assicurati dallĠente locale; |
|
||
c)
la sussistenza dei requisiti professionali, organizzativi e logistici
occorrenti per la realizzazione dei programmi. |
|
||
3.
L'ente locale dispone verifiche semestrali sullo stato di attuazione e
sull'efficacia del programma, ed eventualmente concorda modifiche che lo
rendano pi adeguato agli obiettivi fissati. |
|
||
4.
I soggetti privati convenzionati con gli enti locali che attuano programmi di
assistenza e di integrazione sociale sono tenuti a: |
|
||
a)
comunicare al sindaco del luogo in cui operano l'inizio del programma; |
|
||
b)
effettuare tutte le operazioni di carattere amministrativo, anche per conto
degli stranieri assistiti a norma dellĠarticolo 18, comma 3, del testo unico,
qualora impossibilitati, per la richiesta del permesso di soggiorno,
l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale e ogni altro adempimento volto
alla effettivit dei diritti riconosciuti ai medesimi stranieri; |
|
||
c)
presentare all'ente locale convenzionato un rapporto semestrale sullo stato
di attuazione del programma e sugli obiettivi intermedi raggiunti; |
|
||
d)
rispettare le norme in materia di protezione dei dati personali nonch di
riservatezza e sicurezza degli stranieri assistiti, anche dopo la conclusione
del programma; |
|
||
e)
comunicare senza ritardo al sindaco e al questore che ha rilasciato il
permesso di soggiorno l'eventuale interruzione, da parte dello straniero
interessato, della partecipazione al programma. |
|
||
|
|
||
Art.
27 |
|
||
(Rilascio
del permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale) |
|
||
1.
Quando ricorrono le circostanze di cui allĠarticolo 18 del testo unico, la
proposta per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di protezione
sociale effettuata: |
|
||
a)
dai servizi sociali degli enti locali, o dalle associazioni, enti ed altri
organismi iscritti al registro di cui allĠarticolo 52, comma 1, lettera c),
convenzionati con lĠente locale, che abbiano rilevato situazioni di violenza
o di grave sfruttamento nei confronti dello straniero; |
|
||
b)
dal procuratore della Repubblica nei casi in cui sia iniziato un procedimento
penale relativamente a fatti di violenza o di grave sfruttamento di cui alla
lettera a), nel corso del quale lo straniero abbia reso dichiarazioni. |
|
||
2.
Ricevuta la proposta di cui al comma 1 e verificata la sussistenza delle
condizioni previste dal testo unico, il questore provvede al rilascio del
permesso di soggiorno per motivi umanitari, valido per le attivit di cui
all'articolo 18, comma 5, del testo unico, acquisiti: |
|
||
a)
il parere del procuratore della Repubblica quando ricorrono le circostanze di
cui al comma 1, lettera b), ed il procuratore abbia omesso di formulare la
proposta o questa non dia indicazioni circa la gravit ed attualit del
pericolo; |
|
||
b)
il programma di assistenza ed integrazione sociale relativo allo straniero,
conforme alle prescrizioni della Commissione interministeriale di cui
allĠarticolo 25; |
|
||
c)
lĠadesione dello straniero al medesimo programma, previa avvertenza delle
conseguenze previste dal testo unico in caso di interruzione del programma o
di condotta incompatibile con le finalit dello stesso; |
|
||
d)
lĠaccettazione degli impegni connessi al programma da parte del responsabile
della struttura presso cui il programma deve essere realizzato. |
|
||
3. Quando la
proposta effettuata a norma del comma 1, lettera a), il questore valuta la
gravit ed attualit del pericolo anche sulla base degli elementi in essa
contenuti. |
|
||
3-bis.
Il permesso di soggiorno di cui allĠarticolo 18, comma 5, del testo
unico, pu essere convertito in
permesso di soggiorno per lavoro, secondo le modalit stabilite per tale tipo
di permesso. Le quote dĠingresso definite nei decreti di cui allĠarticolo 3,
comma 4, del testo unico, per lĠanno successivo alla data di rilascio, sono
decurtate in misura pari al numero dei permessi di soggiorno di cui al presente
comma, convertiti in permessi di soggiorno per lavoro. |
|
||
3-ter.
Il permesso di soggiorno di cui allĠarticolo 18 del testo unico contiene,
quale motivazione, la sola dicitura Òper motivi umanitariÓ ed rilasciato
con modalitaĠ che assicurano lĠeventuale differenziazione da altri tipi di
permesso di soggiorno e lĠagevole individuazione dei motivi del rilascio ai
soli uffici competenti, anche mediante il ricorso a codici alfanumerici. |
|
||
|
|
||
Art.
28 |
|
||
(Permessi
di soggiorno per gli stranieri per i quali sono vietati lĠespulsione o il
respingimento) |
|
||
1.
Quando la legge dispone il divieto di espulsione, il questore rilascia il
permesso di soggiorno: |
|
||
a)
per minore et, salvo l'iscrizione del minore degli anni quattordici nel
permesso di soggiorno del genitore o dell'affidatario stranieri regolarmente
soggiornanti in Italia. In caso di minore non accompagnato, rintracciato sul
territorio e segnalato al Comitato per i minori stranieri, il permesso di
soggiorno per minore et rilasciato a seguito della segnalazione al
Comitato medesimo ed valido per tutto il periodo necessario per
lĠespletamento delle indagini sui familiari nei Paesi di origine. Se si tratta di minore abbandonato,
immediatamente informato il Tribunale per i minorenni per i provvedimenti di
competenza; |
|
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a-bis)
per integrazione sociale e civile del minore, di cui allĠarticolo 11, comma
1, lettera c-sexies), previo parere del Comitato per i minori stranieri; |
|
||
b)
per motivi familiari, nei confronti degli stranieri che si trovano nelle
documentate circostanze di cui allĠarticolo 19, comma 2, lettera c) del testo
unico; |
|
||
c)
per cure mediche, per il tempo attestato mediante idonea certificazione
sanitaria, nei confronti delle donne che si trovano nelle circostanze di cui
allĠarticolo 19, comma 2, lettera d) del testo unico; |
|
||
d)
per motivi umanitari, negli altri casi, salvo che possa disporsi
lĠallontanamento verso uno Stato che provvede ad accordare una protezione
analoga contro le persecuzioni di cui allĠarticolo 19, comma 1, del testo
unico. |
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CAPO
V |
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DISCIPLINA
DEL LAVORO |
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Art. 29
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(Definizione
delle quote dĠingresso per motivi di lavoro) |
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1.
I decreti che definiscono le quote massime di ingresso degli stranieri nel
territorio dello Stato per motivi di lavoro, definite anche in base alla
indicazioni delle regioni ai sensi dellĠarticolo 21, comma 4ter del testo unico, indicano le quote per il lavoro
subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale, e per il lavoro
autonomo. Relativamente alle professioni sanitarie, si tiene conto, sentite
le regioni, delle valutazioni effettuate dal Ministero della salute, connesse
alle rilevazioni sui fabbisogni di personale sanitario, di cui allĠarticolo
6-ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive
modificazioni. |
|
||
2.
Per le finalit di cui al presente Capo il Ministero del lavoro e delle
politiche sociali adotta le misure occorrenti per i collegamenti informativi
dei propri uffici centrali e periferici ed i trattamenti automatizzati dei
dati dei lavoratori stranieri e, mediante convenzioni con i Ministeri
interessati, per i collegamenti occorrenti con le rappresentanze diplomatiche
e consolari e con le questure. |
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3. (Comma non
ammesso al "Visto" della Corte dei Conti). |
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Art.30
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(Sportello unico per lĠimmigrazione)
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1. Lo Sportello unico per
lĠimmigrazione, di cui allĠarticolo 22, comma 1, del testo unico, diretto da
un dirigente della carriera prefettizia o da un dirigente della Direzione
provinciale del lavoro, composto da almeno un rappresentante della Prefettura
- Ufficio territoriale del Governo, da almeno uno della Direzione provinciale
del lavoro, designato dal dirigente della Direzione provinciale del lavoro e
da almeno uno appartenente ai ruoli della Polizia di Stato, designato dal
questore. Lo Sportello unico viene costituito con decreto del prefetto, che
pu individuare anche pi unit operative di base. Con lo stesso decreto
viene designato il responsabile delle Sportello unico,
individuato in attuazione di direttive adottate congiuntamente dal Ministro
dellĠinterno e dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Nelle
regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano,
in attuazione dellĠarticolo 22, comma 16, del testo unico, sono disciplinate,
mediante apposite norme di attuazione, forme di raccordo tra lo sportello
unico e gli uffici regionali e provinciali per lĠorganizzazione e lĠesercizio
delle funzioni amministrative in materia di lavoro, attribuite allo sportello
medesimo dagli articoli 22, 24 e 27 del testo unico e dallĠarticolo 40 del
presente regolamento, compreso il rilascio dei relativi nullaosta. |
|
||
2. Lo Sportello si avvale anche
del sistema informativo di cui allĠarticolo 2, comma 4 del decreto del
Presidente della Repubblica 27 luglio 2004, n. 242,
nonch di procedure e tecnologie informatiche, in modo da assicurare certezza
delle informazioni, efficacia dei controlli e speditezza delle procedure. |
|
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Art. 30-bis
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||
(Richiesta
assunzione lavoratori stranieri) |
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1. Il datore di lavoro, italiano o straniero
regolarmente soggiornante in Italia, presenta la documentazione necessaria
per la concessione del nulla osta al lavoro subordinato allo Sportello unico,
scegliendo, in alternativa, tra quello della provincia di residenza ovvero
quello della provincia ove ha sede legale lĠimpresa o quello della provincia
ove avr luogo la prestazione lavorativa, con lĠosservanza delle modalit
previste dallĠarticolo 22, comma 2, del testo unico. |
|
||
2. In particolare, la richiesta
nominativa o numerica viene redatta su appositi moduli che facilitano
lĠacquisizione dei dati su
supporti magnetici o ottici. Essa deve contenere i seguenti elementi
essenziali: |
|
||
a)
complete generalit del datore di lavoro, del titolare o legale
rappresentante dellĠimpresa, la ragione sociale, la sede e lĠindicazione del
luogo di lavoro; |
|
||
b)
nel caso di richiesta nominativa, le complete generalit del lavoratore
straniero che si intende assumere comprensive della residenza allĠestero e,
nel caso di richiesta numerica, il numero dei lavoratori da assumere; |
|
||
c)
il trattamento retributivo ed assicurativo, nel rispetto delle leggi vigenti
e dei contratti collettivi nazionali di lavoro applicabili, riportato anche
sulla proposta di contratto di soggiorno; |
|
||
d)
lĠimpegno di cui allĠarticolo 8-bis,
comma 1, che deve risultare anche nella proposta di contratto di soggiorno
per lavoro; |
|
||
e)
lĠimpegno a comunicare ogni variazione concernente il rapporto di lavoro. |
|
||
3.
Alla domanda devono essere allegati: |
|
||
a)
autocertificazione dellĠiscrizione dellĠimpresa alla Camera di commercio,
industria ed artigianato, per le attivit per le quali tale iscrizione
richiesta; |
|
||
b)
autocertificazione della posizione
previdenziale e fiscale atta a comprovare, secondo la tipologia di
azienda, la capacit occupazionale e reddituale del datore di lavoro; |
|
||
c)
la proposta di stipula di un contratto di soggiorno a tempo indeterminato,
determinato o stagionale, con orario a tempo pieno o a tempo parziale e non
inferiore a 20 ore settimanali e, nel caso di lavoro domestico, una
retribuzione mensile non inferiore al minimo previsto per lĠassegno sociale,
ai sensi dellĠarticolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335. |
|
||
4.
Qualora il datore di lavoro intenda rivalersi delle spese per la messa a
disposizione dellĠalloggio, trattenendo dalla retribuzione mensile una somma
massima pari ad un terzo del suo importo, la decurtazione deve essere
espressamente prevista nella proposta di contratto di soggiorno, che ne deve
determinare la misura. Non si fa luogo alla decurtazione con riferimento ai
rapporti di lavoro per i quali il corrispondente contratto collettivo
nazionale di lavoro fissa il trattamento economico tenendo gi conto che il
lavoratore fruisce di un alloggio messo a disposizione dal datore. |
|
||
5. Il datore di lavoro specifica
nella domanda se interessato alla trasmissione del nulla osta, di cui
allĠarticolo 31, comma 4, e della proposta di contratto, di cui al comma 3,
lettera c), agli uffici consolari tramite lo Sportello unico. |
|
||
6. La documentazione di cui ai commi 2 e
3 presentata allo Sportello unico, anche in via telematica, ai sensi del
regolamento di cui allĠarticolo 34, comma 2, della legge 30 luglio 2002, n.
189. |
|
||
7. Lo Sportello unico competente al
rilascio del nulla osta al lavoro quello del luogo in cui verr svolta
lĠattivit lavorativa. Nel caso in cui la richiesta di nulla-osta sia stata
presentata allo Sportello unico del luogo di residenza o della sede legale
dellĠimpresa, lo Sportello unico ricevente la trasmette allo Sportello unico
competente, ove diverso, dandone comunicazione al datore di lavoro. |
|
||
8.
Lo Sportello unico, fermo quanto previsto dallĠarticolo 30-quinquies, procede
alla verifica della regolarit, della completezza e dellĠidoneit della
documentazione presentata ai sensi del comma 1, nonch acquisisce dalla
Direzione provinciale del lavoro, anche in via telematica, la verifica
dellĠosservanza delle prescrizioni del contratto collettivo di lavoro
applicabile alla fattispecie e la congruit del numero delle richieste presentate,
per il medesimo periodo, dallo stesso datore di lavoro, in relazione alla sua
capacit economica e alle esigenze dellĠimpresa, anche in relazione agli
impegni retributivi ed assicurativi previsti dalla normativa vigente e dai
contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria applicabili. La
disposizione relativa alla verifica della congruit in rapporto alla capacit
economica del datore di lavoro non si applica al datore di lavoro affetto da
patologie o handicap che ne limitano lĠautosufficienza, il quale intende
assumere un lavoratore straniero addetto alla sua assistenza. |
|
||
9.
Nei casi di irregolarit sanabile o di incompletezza della documentazione, lo
Sportello unico invita il datore di lavoro a procedere alla regolarizzazione
ed allĠintegrazione della documentazione. In tale ipotesi, i termini previsti
dagli articoli 22, comma 5, e
24, comma 2, del testo unico, per la concessione del nulla-osta al
lavoro subordinato e per il rilascio dellĠautorizzazione al lavoro stagionale
decorrono dalla data dellĠavvenuta regolarizzazione della documentazione. |
|
||
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||
Art. 30-ter
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||
(Modulistica) |
|
||
1.
Gli elementi, le caratteristiche e la tipologia della modulistica, anche
informatizzata, per la
documentazione, le istanze e le dichiarazioni previste per le esigenze dello
Sportello unico sono definite con decreto del Ministro dellĠinterno, di
concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali. |
|
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Art.30-quater
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||
(Archivio
informatizzato dello sportello unico) |
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||
1.
I soggetti che trasmettono i dati da acquisire nel sistema informatizzato in
materia di immigrazione, di cui allĠarticolo 30, comma 2, sono i soggetti
privati, le questure, lo Sportello unico, le regioni e le province per il
tramite del responsabile del Centro per lĠimpiego, i Centri per lĠimpiego, lĠautorit consolare tramite il
Ministero degli affari esteri, le Direzioni provinciali del lavoro e il
competente ufficio dellĠAmministrazione centrale del Ministero del lavoro e
delle politiche sociali. |
|
||
2.
Sono soggetti privati le associazioni di categoria, i datori di lavoro, i
lavoratori extracomunitari. |
|
||
3.
I dati identificativi ed informativi in materia di immigrazione, le
caratteristiche e le ulteriori informazioni da registrare nellĠarchivio
informatizzato dello Sportello unico sono definiti con decreto del Ministero
dellĠinterno, sentiti la Presidenza del Consiglio dei Ministri –
Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie ed il Garante per la
protezione dei dati personali. |
|
||
4.
Le regole tecniche di funzionamento attinenti allĠarchivio informatizzato,
alle eventuali e ulteriori misure di sicurezza per il trattamento dei dati e
per la tenuta dellĠarchivio rispetto a quelle contenute nel decreto
legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e successive modificazioni, e nei
relativi regolamenti dĠattuazione, sono disciplinate con decreto del
Ministero dellĠinterno, sentiti la Presidenza del Consiglio dei Ministri
– Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie ed il Garante per la
protezione dei dati personali. |
|
||
5.
LĠindividuazione dei soggetti autorizzati alla consultazione e le modalitaĠ
tecniche e procedurali per la consultazione dellĠarchivio di cui al comma
1 e per la trasmissione
telematica dei dati e dei documenti allĠarchivio medesimo sono regolate con
il decreto del Ministro dellĠinterno di cui allĠarticolo 2, comma 2, del
decreto del Presidente della Repubblica 27 luglio
2004, n. 242, in modo che, secondo le concrete possibilit tecniche,
le procedure possano svolgersi su supporto cartaceo e informatico, anche con
differenziazioni territoriali. |
|
||
6.
La documentazione originaria rimane in custodia delle Amministrazioni e degli
organi emittenti. |
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||
|
|
||
Art. 30-quinquies
|
|
||
(Verifica
delle disponibilit di offerta di lavoro presso i centri per lĠimpiego) |
|
||
1.
Le richieste di lavoro subordinato, sia nominative che numeriche, sono trasmesse, anche per via telematica,
dallo Sportello unico per lĠimmigrazione, per il tramite del sistema
informativo, al Centro per lĠimpiego competente in relazione alla provincia di residenza, domicilio o
sede legale del richiedente, ad eccezione delle richieste nominative di
lavoratori stagionali, di cui allĠarticolo 24, comma 1, primo periodo, del
testo unico. |
|
||
2.
Il Centro per lĠimpiego, entro il termine di venti giorni dalla ricezione
della richiesta, provvede, per il tramite del sistema informativo, a
diffonderla ed a comunicare allo Sportello unico ed al datore di lavoro i
dati delle dichiarazioni di disponibilit pervenute anche da parte di
lavoratori extracomunitari iscritti nelle liste di collocamento o, comunque,
censiti come disoccupati in cerca di occupazione, ovvero le eventuali
certificazioni negative. |
|
||
3.
Qualora il centro per lĠimpiego, entro il termine di cui al comma 2,
comunichi allo sportello unico ed al datore di lavoro la disponibilit di
lavoratori residenti sul territorio italiano, la richiesta di nullaosta
relativa al lavoratore straniero rimane sospesa sino a quando il datore di
lavoro comunica, dando atto
della valutazione delle predette offerte, allo sportello unico e, per
conoscenza, al centro per lĠimpiego, che intende confermare la richiesta di
nullaosta relativa al lavoratore straniero. |
|
||
|
|
||
Art.30-sexies
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|
||
(Rinuncia
allĠassunzione) |
|
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1.
Il datore di lavoro, entro 4 giorni dalla comunicazione di cui allĠarticolo
30-quinquies, comma 2, se non sono pervenute
dichiarazioni di disponibilit allĠimpiego da parte di lavoratori italiani o
stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, comunica allo Sportello
unico e, per conoscenza, al Centro per lĠimpiego se intende revocare la
richiesta di nulla-osta relativa al lavoratore straniero. |
|
||
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||
Art.
31 |
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(Nulla-osta
dello Sportello unico e visto dĠingresso) |
|
||
1.
In presenza di certificazione negativa pervenuta dal Centro per lĠimpiego
competente od in caso di espressa conferma della richiesta di nulla-osta da
parte del datore di lavoro o, comunque, decorsi 20 giorni senza alcun
riscontro del Centro per lĠimpiego, lo Sportello unico richiede al questore
della stessa sede, tramite procedura telematica, la verifica della
sussistenza o meno, nei confronti del lavoratore straniero, di motivi
ostativi allĠingresso ed al soggiorno nel territorio dello Stato e, nei
confronti del datore di lavoro, di motivi ostativi di cui al comma 2. |
|
||
2.
Il questore esprime parere contrario al rilascio del nulla-osta qualora il
datore di lavoro a domicilio o titolare di un'impresa individuale ovvero, negli altri casi, il legale
rappresentante ed i componenti dell'organo di amministrazione della societ,
risultino denunciati per uno dei reati previsti dal testo unico, ovvero per
uno dei reati previsti dagli articoli 380 e 381 del codice di procedura
penale, salvo che i relativi procedimenti si siano conclusi con un
provvedimento che esclude il reato o la responsabilit dell'interessato,
ovvero risulti sia stata applicata nei loro confronti una misura di
prevenzione, salvi, in ogni caso, gli effetti della riabilitazione. |
|
||
3.
Lo Sportello unico acquisisce dalle Direzioni provinciali del lavoro, tramite
procedura telematica, la verifica dei limiti numerici, quantitativi e
qualitativi, determinati a norma degli articoli 3, comma 4 e 21, del testo
unico. |
|
||
4.
In assenza di motivi ostativi di cui al comma 1 e nellĠipotesi di verifica
positiva dei limiti di cui al comma 3, lo Sportello unico provvede alla
convocazione del datore di lavoro per il rilascio del nulla-osta, la cui
validit di sei mesi dalla data del rilascio stesso. |
|
||
5. Lo Sportello unico, accertati i dati
identificativi del lavoratore straniero e acquisito il parere del questore,
verifica lĠesistenza del codice fiscale o ne richiede lĠattribuzione, secondo
le modalit determinate con il decreto del Ministro dellĠinterno di cui allĠarticolo 11, comma 2. |
|
||
6. Lo Sportello unico, in presenza di
espressa richiesta formulata dal datore di lavoro, anche ai sensi dellĠarticolo 30-bis, comma 5,
trasmette la documentazione di cui allĠarticolo 30-bis, commi 2 e 3, ivi
compreso il codice fiscale, nonch il relativo nulla-osta agli uffici
consolari. NellĠipotesi di trasmissione della documentazione per via
telematica, lo Sportello unico si avvale del collegamento previsto con
lĠarchivio informatizzato della rete mondiale visti presso il Ministero degli
affari esteri. |
|
||
7. Il datore di lavoro informa il
lavoratore straniero dellĠavvenuto rilascio del nulla-osta, al fine di
consentirgli di richiedere il visto dĠingresso alla rappresentanza
diplomatica o consolare competente, entro i termini di validit del
nulla-osta. |
|
||
8. La rappresentanza diplomatica o
consolare, alla quale sia pervenuta la documentazione di cui al comma 6,
comunica allo straniero la proposta di contratto di soggiorno per lavoro
e rilascia, previa verifica dei
presupposti di cui allĠarticolo 5, il visto dĠingresso, comprensivo del
codice fiscale, entro trenta giorni dalla data di richiesta del visto da
parte dellĠinteressato, dandone comunicazione, per via telematica, al
Ministero dellĠinterno, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali,
allĠINPS ed allĠINAIL. Lo straniero viene informato dellĠobbligo di presentazione allo Sportello unico,
entro otto giorni dallĠingresso in Italia, ai sensi dellĠarticolo 35 . |
|
||
|
|
||
Art. 32
|
|
||
(Liste
degli stranieri che chiedono di lavorare in Italia) |
|
||
1.
Le liste di lavoratori stranieri che chiedono di lavorare in Italia, formate
in attuazione degli accordi di cui allĠarticolo 21, comma 5, del testo unico,
sono compilate ed aggiornate per anno solare, distintamente per lavoratori a
tempo indeterminato, a tempo determinato e per lavoro stagionale, e sono
tenute nellĠordine di presentazione delle domande di iscrizione. |
|
||
2.
Ciascuna lista consta di un elenco dei nominativi e delle schede di
iscrizione che gli interessati sono tenuti a compilare e sottoscrivere, su
modello definito con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche
sociali, adottato di concerto con il Ministro degli affari esteri e con il
Ministro dell'interno e, per quanto concerne la fattispecie di cui
allĠarticolo 32-bis, con il concerto del Ministro per gli italiani nel mondo,
contenente: |
|
||
a)
Paese dĠorigine; |
|
||
b)
numero progressivo di presentazione della domanda; |
|
||
c)
complete generalit; |
|
||
d)
tipo del rapporto di lavoro preferito, stagionale, a tempo determinato, a
tempo indeterminato; |
|
||
e)
capacit professionali degli interessati o loro appartenenza ad una
determinata categoria di lavoratori, qualifica o mansione; |
|
||
f)
conoscenza della lingua italiana, ovvero di una delle lingue francese,
inglese o spagnola, o di altra lingua; |
|
||
g)
eventuali propensioni lavorative o precedenti esperienze di lavoro nel Paese
dĠorigine o in altri Paesi; |
|
||
h)
lĠeventuale diritto di priorit per i lavoratori stagionali che si trovano
nelle condizioni previste dallĠarticolo 24, comma 4, del testo unico,
attestate dalla esibizione del passaporto o altro documento equivalente, da
cui risulti la data di partenza dallĠItalia al termine del precedente
soggiorno per lavoro stagionale. |
|
||
3.
Le liste di cui al comma 2 sono trasmesse, in via telematica, per il tramite
della rappresentanza diplomatico-consolare, al Ministero del lavoro e delle
politiche sociali che, previa verifica formale della rispondenza ai criteri
stabiliti, provvede, entro trenta giorni dalla data di ricevimento, alla loro
diffusione mediante lĠinserimento nel sistema informativo delle Direzioni
provinciali del lavoro. Le predette liste sono distinte per Paesi di
provenienza. |
|
||
4.
LĠinteressato, iscritto nelle liste di lavoratori stranieri di cui al comma
1, ha facolt di chiedere al Ministero del lavoro e delle politiche sociali,
ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, la propria posizione nella lista.
|
|
||
Art.32-bis
|
|
||
(Liste
dei lavoratori di origine italiana) |
|
||
1. Presso ogni rappresentanza
diplomatico-consolare istituito un elenco dei lavoratori di origine
italiana, di cui allĠarticolo 21, comma 1, del testo unico, compilato ed
aggiornato secondo le modalit previste dallĠarticolo 32, commi 1 e 2. La
scheda, di cui allĠarticolo 32, comma 2, contiene, per tali lavoratori,
lĠindicazione del grado di ascendenza. |
|
||
2. Agli iscritti alla lista di cui
al comma 1 si applica quanto previsto dallĠarticolo 32, comma 4. |
|
||
3. Ai fini dellĠinserimento nel
sistema informativo delle Direzioni provinciali del lavoro di cui
allĠarticolo 33, comma 1, il Ministero degli affari esteri trasmette al
Ministero del lavoro e delle politiche sociali i predetti elenchi. |
|
||
|
|
||
Art.
33 |
|
||
(Autorizzazione
al lavoro degli stranieri iscritti nelle liste) |
|
||
1.
I dati di cui allĠarticolo 32 sono immessi nel Sistema informativo lavoro
(S.I.L.) del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di cui
allĠarticolo 11 del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, e sono
posti a disposizione dei datori di lavoro e delle organizzazioni dei
lavoratori e dei datori di lavoro che ne fanno motivata richiesta, tramite le
Direzioni provinciali del lavoro. Fino alla completa attuazione del S.I.L., i
dati medesimi sono posti a disposizione dei datori di lavoro e delle
organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro con le modalit previste
dallĠarticolo 25 della legge 7 agosto 1990, n. 241. |
|
||
2.
Le richieste di nulla-osta al lavoro per ciascun tipo di rapporto di lavoro
sono effettuate, anche se riferite ai nominativi iscritti nelle liste, con le
modalit di cui agli articoli 30-bis, 30-quinquies e 31. |
|
||
2-bis.
NellĠipotesi di richieste numeriche, oltre a quanto previsto nellĠarticolo
30-bis, lo Sportello unico acquisisce, tramite procedura telematica, dalle
Direzioni provinciali del lavoro, i nominativi delle persone iscritte nelle
liste di cui allĠarticolo 21, comma 5, del testo unico. |
|
||
3.
Nel caso in cui il datore di lavoro non intenda avvalersi della scelta
nominativa, per le richieste numeriche si procede nellĠordine di priorit di
iscrizione nella lista, a parit di requisiti professionali. |
|
||
|
|
||
Art.
34 |
|
||
(Titoli
di prelazione) |
|
||
1.
Con decreti del Ministro del lavoro
e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dellĠistruzione,
dellĠuniversit e della ricerca, dĠintesa con la Conferenza
Stato-Regioni, sono fissate le
modalit di predisposizione e di svolgimento dei programmi di formazione e di
istruzione da effettuarsi nel Paese di origine ai sensi dellĠarticolo 23,
comma 1, del testo unico, e sono stabiliti i criteri per la loro valutazione.
I programmi sono presentati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali
che, sentito il Ministero degli affari esteri, procede allĠistruttoria e,
congiuntamente con il Ministero dellĠistruzione, dellĠuniversit e della
ricerca, provvede alla relativa valutazione e allĠeventuale approvazione,
dando precedenza ai programmi validati dalle regioni e che siano coerenti con
il fabbisogno da queste formalizzato ai sensi dellĠarticolo 21, comma 4 ter,
del testo unico. |
|
||
2.
I lavoratori in possesso dellĠattestato
di qualifica ovvero di frequenza con certificazione delle competenze
acquisite, conseguito nellĠambito dei predetti programmi sono inseriti in apposite liste
istituite presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. |
|
||
3.
Le liste di cui al comma 2, distinte per paesi di origine, constano di un
elenco di nominativi contenente il Paese di origine, le complete generalit,
la qualifica professionale, il grado di conoscenza della lingua italiana, il
tipo di rapporto di lavoro preferito, stagionale, a tempo determinato o indeterminato, nonch lĠindicazione del programma
formativo svolto e del rispettivo settore di impiego di destinazione. |
|
||
4.
I dati inseriti in tali liste sono posti a disposizione, tramite il sistema
informativo delle Direzioni provinciali del lavoro, dei datori di lavoro, che
possono procedere con la richiesta di nulla-osta al lavoro ai sensi dellĠarticolo
22, commi 3, 4 e 5, del testo unico, oppure nei casi in cui abbiano
conoscenza diretta degli stranieri, con la richiesta nominativa di nulla-osta
di cui allĠ articolo 22, comma 2, del testo unico. Il nulla-osta al lavoro
per tali lavoratori rilasciato senza il preventivo espletamento degli
adempimenti previsti dallĠarticolo 22, comma 4, del testo unico. |
|
||
5.
I lavoratori inseriti nellĠelenco hanno un diritto di priorit, rispetto ai
cittadini del loro stesso Paese, secondo lĠordine di iscrizione nelle liste,
ai fini della chiamata numerica di cui allĠ articolo 22, comma 3, del testo
unico. |
|
||
6.
Nel caso di richieste numeriche
di nulla-osta per lavoro stagionale, tale diritto di priorit opera
esclusivamente rispetto ai lavoratori che non si trovano nella condizione
prevista dallĠarticolo 24, comma 4, del testo unico. |
|
||
7. Con decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri, di cui allĠarticolo 3, comma 4, del testo unico,
riservata una quota di ingressi per lavoro subordinato non stagionale ai
lavoratori inseriti nellĠelenco che abbiano partecipato allĠattivit
formativa nei paesi di origine, anche sulla base delle indicazioni fornite
dalle regioni, ai sensi dellĠarticolo 21, comma 4-ter, del testo unico.
Qualora si verifichino residui nellĠutilizzo della quota riservata, trascorsi
nove mesi dalla data di entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri, la stessa rientra nella disponibilit della quota di lavoro subordinato.
|
|
||
7-bis. Entro i
limiti della riserva fissata ai sensi del comma 7, il Ministero del lavoro e
delle politiche sociali provveder alla ripartizione della relativa quota di
ingressi, tenendo conto in via prioritaria delle richieste di manodopera da
impiegare nelle aree di destinazione lavorativa dei cittadini
extracomunitari, individuate nei programmi di istruzione e formazione
professionale approvati ai sensi del comma 1. |
|
||
8. Il decreto del Presidente
del Consiglio dei Ministri pu prevedere che, in caso di esaurimento della
quota riservata prevista al comma 7, siano ammessi ulteriori ingressi, sulla
base di effettive richieste di lavoratori formati ai sensi dellĠarticolo 23
del testo unico. |
|
||
9. Ai partecipanti ai corsi
di formazione destinati ai lavoratori autonomi stranieri, inseriti in
appositi elenchi, riservata, con decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri, di cui allĠarticolo 3, comma 4, del testo unico, una quota stabilita a livello nazionale. |
|
||
|
|
||
Art.
35 |
|
||
(Stipula
del contratto di soggiorno per lavoro subordinato) |
|
||
1.
Entro 8 giorni dallĠingresso nel territorio nazionale, il lavoratore
straniero si reca presso lo Sportello unico competente che, a seguito di
verifica del visto rilasciato dallĠautorit consolare e dei dati anagrafici
del lavoratore straniero, consegna il certificato di attribuzione del codice
fiscale. Nello stesso termine, il lavoratore straniero, previa esibizione di
un titolo idoneo a comprovare lĠeffettiva disponibilit dellĠalloggio, della
richiesta di certificazione dĠidoneit alloggiativa nonch della
dichiarazione di impegno al pagamento delle spese di viaggio di cui
allĠarticolo 5-bis, comma 1, lettera b), del testo unico, sottoscrive il
contratto di soggiorno per lavoro, senza apporre modifiche o condizioni allo
stesso, che viene conservato presso lo Sportello medesimo. |
|
||
2.
Copia del contratto di soggiorno sottoscritto trasmessa dallo Sportello
unico, ove possibile, in via telematica, al Centro per lĠimpiego,
allĠautorit consolare competente, nonch al datore di lavoro. |
|
||
3.
Lo Sportello unico competente richiede lĠannullamento dei codici fiscali non
consegnati nel termine di diciotto mesi dal rilascio del nullaosta, ovvero
conferma lĠavvenuta consegna, secondo le modalit determinate con il decreto
del Ministro dellĠinterno di cui allĠarticolo 11, comma 2, con la contestuale
indicazione del dato relativo al domicilio fiscale dello straniero. |
|
||
4.
(...) |
|
||
5.
(...) |
|
||
6.
(...) |
|
||
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|
||
Art.
36 |
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||
(Rilascio
del permesso di soggiorno per lavoro) |
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||
1.
AllĠatto della sottoscrizione del contratto di soggiorno per lavoro, ai sensi
dellĠarticolo 35, comma 1, lo Sportello unico provvede a far sottoscrivere al
lavoratore straniero il modulo precompilato di richiesta del permesso di
soggiorno, i cui dati sono, contestualmente, inoltrati alla questura competente
per il rilascio del permesso di soggiorno, tramite procedura telematica. Si
applicano le disposizioni di cui allĠarticolo 11, comma 2-bis.. |
|
||
2.
Lo Sportello provvede, altres, a comunicare allo straniero la data della convocazione stabilita dalla questura
per i rilievi fotodattiloscopici, previsti dallĠarticolo 5, comma 2-bis, del
testo unico. |
|
||
3.
(...) |
|
||
4.
(...) |
|
||
|
|
||
Art. 36-bis
|
|
||
(Variazioni
del rapporto di lavoro) |
|
||
1.
Per lĠinstaurazione di un nuovo rapporto di lavoro, fermo restando quanto previsto
dallĠarticolo 37, deve essere
sottoscritto un nuovo contratto di soggiorno per lavoro, anche ai fini del
rinnovo del permesso di soggiorno, di cui allĠarticolo 13. |
|
||
2.
Il datore di lavoro deve comunicare allo Sportello unico, entro cinque giorni
dallĠevento, la data dĠinizio e la data di cessazione del rapporto di lavoro
con il cittadino straniero, ai sensi dellĠarticolo 37, nonch il trasferimento di sede del
lavoratore, con la relativa decorrenza. |
|
||
|
|
||
Art. 37
|
|
||
(Iscrizione
nelle liste o nellĠelenco anagrafico finalizzata al collocamento del
lavoratore licenziato, dimesso o invalido) |
|
||
1. Quando il
lavoratore straniero perde il posto di lavoro ai sensi della normativa in
vigore in materia di licenziamenti collettivi, l'impresa che lo ha assunto deve
darne comunicazione allo Sportello unico e al Centro per lĠimpiego competenti
entro cinque giorni dalla data di licenziamento. Il Centro per lĠimpiego
procede, in presenza delle condizioni richieste dalla rispettiva disciplina
generale, allĠiscrizione dello straniero nelle liste di mobilit, anche ai
fini della corresponsione della indennit di mobilit ove spettante, nei limiti del periodo di residua validit del permesso di soggiorno
e, comunque, salvo che per il lavoratore stagionale, per un periodo non
inferiore a sei mesi. Qualora il licenziamento collettivo non dia luogo
allĠiscrizione nelle liste di mobilit si applica la disposizione del comma
2. |
|
||
2.
Quando il licenziamento disposto a norma delle leggi in vigore per il
licenziamento individuale, ovvero in caso di dimissioni, il datore di lavoro
ne d comunicazione entro cinque giorni allo Sportello unico e al Centro per
lĠimpiego competenti . Lo straniero, se interessato a far risultare lo stato
di disoccupazione, per avvalersi della previsione di cui allĠarticolo 22,
comma 11, del testo unico, deve presentarsi, non oltre il quarantesimo giorno
dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, presso il Centro per
lĠimpiego e rendere la dichiarazione, di cui allĠarticolo 2, comma 1, del
decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, cos come sostituito dal decreto
legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, che attesti lĠattivit lavorativa
precedentemente svolta, nonch lĠimmediata disponibilit allo svolgimento di
attivit lavorativa, esibendo il
proprio permesso di soggiorno. |
|
||
3.
Il Centro per lĠimpiego provvede
allĠinserimento del lavoratore nellĠelenco anagrafico, di cui allĠarticolo 4
del decreto del Presidente della Repubblica 7 luglio 2000, n. 442, ovvero
provvede allĠaggiornamento della posizione del lavoratore qualora gi
inserito. Il lavoratore mantiene lĠinserimento in tale elenco per il periodo
di residua validit del permesso di soggiorno e, comunque, ad esclusione
del lavoratore stagionale, per
un periodo complessivo non inferiore a sei mesi. |
|
||
4.
Il Centro per lĠimpiego notifica, anche per via telematica,
entro 10 giorni, allo Sportello unico la data di effettuazione
dellĠinserimento nelle liste di cui al comma 1 ovvero della registrazione
dellĠimmediata disponibilit del lavoratore nellĠelenco anagrafico di cui al
comma 2, specificando, altres, le generalit del lavoratore straniero e gli
estremi del rispettivo permesso di soggiorno. |
|
||
5. Quando, a norma delle disposizioni del testo unico e del presente
articolo, il lavoratore straniero ha diritto a rimanere nel territorio dello
Stato oltre il termine fissato dal permesso di soggiorno, la questura rinnova
il permesso medesimo, previa documentata domanda dellĠinteressato, fino a sei
mesi dalla data di iscrizione nelle liste di cui al comma 1 ovvero di
registrazione nellĠelenco di cui al comma 2. Il rinnovo del permesso
subordinato allĠaccertamento, anche per via telematica, dellĠinserimento
dello straniero nelle liste di cui al comma 1 o della registrazione
nellĠelenco di cui al comma 2. Si osservano le disposizioni dellĠarticolo
36-bis. |
|
||
6.
Allo scadere del permesso di soggiorno, di cui al comma 5, lo straniero deve
lasciare il territorio dello Stato, salvo risulti titolare di un nuovo
contratto di soggiorno per lavoro ovvero abbia diritto al permesso di
soggiorno ad altro titolo, secondo la normativa vigente. |
|
||
7. Nel caso di straniero
regolarmente soggiornante per motivo di lavoro o per un motivo che consente
il lavoro subordinato, che sia dichiarato invalido civile, lĠiscrizione nelle
liste di cui allĠarticolo 8 della legge 12 marzo 1999, n. 68, equivale
allĠiscrizione ovvero alla registrazione di cui ai commi 1 e 2. |
|
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|
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||
Art.
38 |
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(Accesso
al lavoro stagionale) |
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1.
Il nulla-osta al lavoro stagionale, anche con riferimento allĠaccorpamento di
gruppi di lavori di pi breve periodo da svolgere presso diversi datori di
lavoro, ha validit da venti giorni ad un massimo
di nove mesi decorrenti dalla data di sottoscrizione del contratto di
soggiorno. Il nullaosta rilasciato dallo Sportello unico, per la durata
corrispondente a quella del lavoro stagionale richiesto, non oltre venti
giorni dalla data di ricevimento delle richieste di assunzione del datore di
lavoro, con le modalit definite dagli articoli 30-bis e 31, commi 1,
limitatamente alla parte in cui si prevede la richiesta di parere al
questore, 2, 3, 4, 5, 6, 7, e
nel rispetto del diritto di precedenza in favore dei lavoratori stranieri, di
cui all'articolo 24, comma 4, del testo unico. |
|
||
1-bis. In caso di richiesta numerica,
redatta secondo le modalit di cui allĠarticolo 30-bis, lo Sportello unico
procede allĠimmediata comunicazione della stessa, anche per via telematica,
al Centro per lĠimpiego competente che, nel termine di cinque giorni,
verifica lĠeventuale disponibilit di lavoratori nazionali, comunitari o
extracomunitari regolarmente iscritti nelle liste di collocamento o,
comunque, censiti come disoccupati in cerca di occupazione a ricoprire
lĠimpiego stagionale offerto. Si applicano le disposizioni di cui agli
articoli 30-quinquies, comma 2 e 30-sexies. I termini ivi previsti sono
ridotti della met. |
|
||
1-ter. In caso di certificazione
negativa pervenuta dal Centro per lĠimpiego o di espressa conferma della
richiesta di nulla-osta o, comunque, nel caso di decorso di 10 giorni senza
alcun riscontro da parte del Centro per lĠimpiego, lo Sportello unico d
ulteriore corso alla procedura. |
|
||
2.
Ai fini dell'autorizzazione, i lavoratori stranieri che hanno fatto rientro
nello Stato di provenienza alla scadenza del permesso di soggiorno rilasciato
lĠanno precedente per lavoro stagionale hanno diritto di precedenza presso lo
stesso datore di lavoro o nellĠambito delle medesime richieste cumulative,
nonch nelle richieste senza indicazione nominativa, rispetto ai lavoratori
stranieri che non si trovano nelle stesse condizioni. |
|
||
3.
Per le attivit stagionali, le richieste di autorizzazione al lavoro possono
essere presentate anche dalle associazioni di categoria per conto dei loro
associati. |
|
||
4.
La autorizzazione al lavoro stagionale a pi datori di lavoro che impiegano
lo stesso lavoratore straniero per periodi di lavoro complessivamente
compresi nella stagione, nel rispetto dei limiti temporali, minimi e massimi,
di cui allĠarticolo 24, comma 3, del testo unico, deve essere unica, su
richiesta dei datori di lavoro, anche cumulativa, presentata contestualmente,
ed rilasciata a ciascuno di essi. Sono ammesse ulteriori autorizzazioni
anche a richiesta di datori di lavoro diversi, purch nellĠambito del periodo
massimo previsto. |
|
||
5.
Ai fini della verifica della corrispondenza del trattamento retributivo ed
assicurativo offerto allo straniero con quello previsto dai contratti
collettivi nazionali di categoria, lo Sportello unico si conforma alle
convenzioni di cui all'articolo 24, comma 5, del testo unico, eventualmente
stipulate. |
|
||
6.
(...) |
|
||
7.
I lavoratori stranieri che hanno fatto rientro nello Stato di provenienza
alla scadenza del permesso di soggiorno rilasciato lĠanno precedente per
lavoro stagionale, i quali sono autorizzati a tornare in Italia per un
ulteriore periodo di lavoro stagionale, ed ai quali sia offerto un contratto
di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato, nei limiti delle
quote di cui all'articolo 29, possono richiedere alla questura il rilascio
del permesso di soggiorno, osservate le disposizioni dellĠarticolo 9 del
presente regolamento. Il permesso di soggiorno rilasciato entro 20 giorni
dalla presentazione della domanda, se sussistono i requisiti e le condizioni
previste dal testo unico e dal presente articolo. |
|
||
|
|
||
Art. 38- bis
|
|
||
(Permesso
pluriennale per lavoro stagionale) |
|
||
1. Il datore di lavoro dello
straniero che si trova nelle condizioni di cui allĠarticolo 5, comma 3-ter,
del testo unico, pu richiedere il rilascio del nulla-osta al lavoro
pluriennale in favore del medesimo lavoratore. Lo Sportello unico, accertati
i requisiti di cui al medesimo articolo, rilascia il nulla-osta secondo le
modalit di cui allĠarticolo 38. |
|
||
2. Il nulla-osta triennale
rilasciato con lĠindicazione del periodo di validit, secondo quanto previsto
dallĠarticolo 5, comma 3-ter, del testo unico. |
|
||
3. Sulla base del nulla-osta
triennale al lavoro stagionale, i visti di ingresso per le annualit
successive alla prima sono concessi dallĠautorit consolare, previa
esibizione della proposta di contratto di soggiorno per lavoro stagionale,
trasmessa al lavoratore interessato dal datore di lavoro, che provvede,
altres, a trasmetterne copia allo Sportello unico competente. Entro otto
giorni dalla data di ingresso nel territorio nazionale, il lavoratore
straniero si reca presso lo Sportello unico per sottoscrivere il contratto di
soggiorno per lavoro, secondo le disposizioni dellĠarticolo 35. |
|
||
4.
Il rilascio dei nulla-osta pluriennali
avviene nei limiti delle quote di ingresso per lavoro stagionale. I
nulla-osta pluriennali e la rispettiva loro estensione temporale annuale sono
considerati in sede di determinazione dei flussi relativi agli anni
successivi a quello di rilascio. |
|
||
|
|
||
Art.
39 |
|
||
(Disposizioni
relative al lavoro autonomo) |
|
||
1.
Lo straniero che intende svolgere in Italia attivit per le quali richiesto
il possesso di una autorizzazione o licenza o l'iscrizione in apposito
registro o albo, ovvero la presentazione di una dichiarazione o denuncia, ed
ogni altro adempimento amministrativo tenuto a richiedere alla competente
autorit amministrativa, anche tramite proprio procuratore, la dichiarazione
che non sussistono motivi ostativi al rilascio del titolo abilitativo o
autorizzatorio, comunque denominato, osservati i criteri e le procedure
previsti per il rilascio dello stesso. Oltre a quanto previsto dagli articoli
49, 50 e 51, per le attivit che richiedono l'accertamento di specifiche
idoneit professionali o tecniche, il Ministero delle attivit produttive o
altro Ministero o diverso organo competente per materia provvedono, nei
limiti delle quote di cui allĠarticolo 3, comma 4, del testo unico, al
riconoscimento dei titoli o degli attestati delle capacit professionali
rilasciati da Stati esteri. |
|
||
2.
La dichiarazione rilasciata quando sono soddisfatte tutte le condizioni e i
presupposti previsti dalla legge per il rilascio del titolo abilitativo o
autorizzatorio richiesto, salvo, nei casi di conversione di cui al comma 9,
lĠeffettiva presenza dello straniero in Italia in possesso del prescritto
permesso di soggiorno. |
|
||
3.
Anche per le attivit che non richiedono il rilascio di alcun titolo
abilitativo o autorizzatorio, lo
straniero tenuto ad acquisire presso la Camera di commercio, industria,
artigianato e agricoltura competente per il luogo in cui l'attivit
lavorativa autonoma deve essere svolta, o presso il competente ordine
professionale, l'attestazione dei parametri di riferimento riguardanti la
disponibilit delle risorse finanziarie occorrenti per l'esercizio
dell'attivita'. Tali parametri si fondano sulla disponibilit in Italia, da
parte del richiedente, di una somma non inferiore alla capitalizzazione, su
base annua, di un importo mensile pari allĠassegno sociale. |
|
||
4.
La dichiarazione di cui al comma 2 e lĠattestazione di cui al comma 3 sono
rilasciate, ove richieste, a stranieri che intendano operare come soci
prestatori dĠopera presso societ, anche cooperative, costituite da almeno
tre anni. |
|
||
5. La dichiarazione di cui al
comma 2, unitamente a copia della domanda e della documentazione prodotta per
il suo rilascio, nonch l'attestazione della Camera di commercio, industria,
artigianato e agricoltura di cui al comma 3 devono essere presentate, anche
tramite procuratore, alla questura territorialmente competente, per
l'apposizione del nulla-osta provvisorio ai fini dell'ingresso. |
|
||
6. Il nulla-osta provvisorio
posto in calce alla dichiarazione di cui al comma 2 entro 20 giorni dalla
data di ricevimento, previa verifica che non sussistono, nei confronti dello
straniero, motivi ostativi all'ingresso e al soggiorno nel territorio dello
Stato per motivi di lavoro autonomo. La dichiarazione provvista del
nulla-osta rilasciata all'interessato o al suo procuratore. |
|
||
7. La dichiarazione, l'attestazione, ed
il nulla-osta di cui ai commi 2, 3 e 5 di data non anteriore a tre mesi sono
presentati alla rappresentanza diplomatica o consolare competente per il
rilascio del visto di ingresso, la quale, entro trenta giorni, provvede a
norma dell'articolo 26, comma 5, del testo unico, previo accertamento dei
requisiti richiesti sulla base della normativa e della documentazione
presentata. La rappresentanza diplomatica o consolare, nel rilasciare il
visto, ne d comunicazione al Ministero dellĠ interno, allĠINPS e allĠINAIL e
consegna allo straniero la certificazione dellĠesistenza dei requisiti di cui
al presente comma, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno per lavoro
autonomo. |
|
||
8. La questura territorialmente
competente provvede al rilascio del permesso di soggiorno. |
|
||
9. Oltre a quanto previsto
dall'articolo 14, lo straniero gi presente in Italia, in possesso di
regolare permesso di soggiorno per motivi di studio o di formazione
professionale, pu richiedere la conversione del permesso di soggiorno per
lavoro autonomo. A tale fine, lo Sportello unico, su richiesta
dellĠinteressato, previa verifica della disponibilit delle quote dĠingresso
per lavoro autonomo, determinate a norma dellĠarticolo 3, comma 4, del testo
unico, rilascia la certificazione di cui allĠarticolo 6, comma 1, del testo
unico, sulla base della documentazione di cui ai commi 1, 2 e 3. Lo Sportello
unico provvede a far sottoscrivere allĠinteressato il modulo per la richiesta
di rilascio del permesso di soggiorno per lavoro autonomo, i cui dati sono,
contestualmente, inoltrati alla questura competente, tramite procedura
telematica. Si applicano le disposizioni di cui allĠ articolo 11, comma
2-bis. |
|
||
|
|
||
Art.
40 |
|
||
(Casi
particolari di ingresso per lavoro) |
|
||
1.
Il nulla-osta al lavoro per gli stranieri di cui all'articolo 27, commi 1 e
2, del testo unico, quando richiesto, rilasciato, fatta eccezione per i
lavoratori di cui alle lettere d) e r-bis) del comma 1 del medesimo articolo,
senza il preventivo espletamento degli adempimenti previsti dallĠarticolo 22,
comma 4, del testo unico. Si osservano le modalit previste dallĠarticolo
30-bis, commi 2 e 3, e quelle ulteriori previste dal presente articolo. Il
nulla-osta al lavoro rilasciato al di fuori delle quote stabilite con il
decreto di cui all'articolo 3, comma 4, del testo unico. |
|
||
2.
Salvo diversa disposizione di legge o di regolamento, il nulla-osta al lavoro
non pu essere concesso per un periodo superiore a quello del rapporto di
lavoro a tempo determinato e, comunque, a due anni; la proroga oltre il
predetto limite biennale, se prevista, non pu superare lo stesso termine di
due anni. Per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato di cui ai commi 6 e
21, il nulla-osta al lavoro
viene concesso a tempo indeterminato. La validit del nulla osta deve essere
espressamente indicata nel
provvedimento. |
|
||
3.
Salvo quanto previsto dai commi 9 lettera a), 12, 14, 16 e 19 del presente
articolo e dal comma 2 dell'articolo 27 del testo unico, il nulla osta al
lavoro rilasciato dallo Sportello unico. Ai fini del visto d'ingresso e
della richiesta del permesso di soggiorno, il nulla-osta al lavoro deve
essere utilizzato entro 120 giorni dalla data del rilascio, osservate le
disposizioni dellĠarticolo 31, commi 1 limitatamente alla richiesta del
parere del questore, 2, 4, 5, 6, 7 e 8. |
|
||
4.
Fatti salvi, per gli stranieri di cui all'articolo 27, comma 1, lettera f),
del testo unico, i pi elevati limiti temporali previsti dall'articolo 5,
comma 3, lettera c), del medesimo testo unico, il visto d'ingresso e il
permesso di soggiorno per gli stranieri di cui al presente articolo sono
rilasciati per il tempo indicato nel nulla-osta al lavoro o, se questo non
richiesto, per il tempo strettamente corrispondente alle documentate
necessit. |
|
||
5.
Per i lavoratori di cui all'articolo 27, comma 1, lettera a), del testo
unico, il nulla-osta al lavoro
si riferisce ai dirigenti o al personale in possesso di conoscenze
particolari che, secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro
applicato allĠazienda distaccataria, qualificano lĠattivit come altamente
specialistica, occupati da almeno sei mesi nellĠambito dello stesso settore
prima della data del trasferimento temporaneo, nel rispetto degli impegni
derivanti dall'Accordo GATS, ratificato e reso esecutivo in Italia con la
legge 29 dicembre 1994, n. 747. Il trasferimento temporaneo, di durata legata
allĠeffettiva esigenza dellĠazienda, definita e predeterminata nel tempo, non
pu superare, incluse le eventuali proroghe, la durata complessiva di cinque
anni. Al termine del trasferimento temporaneo possibile lĠassunzione a
tempo determinato o indeterminato presso lĠazienda distaccataria. |
|
||
6.
Per il personale di cui all'articolo 27, comma 1, lettere b) e c), del testo
unico, il nulla-osta al lavoro subordinato alla richiesta di assunzione
anche a tempo indeterminato dell'Universit o dell'istituto di istruzione superiore e di ricerca,
pubblici o privati, che attesti il possesso dei requisiti professionali
necessari per l'espletamento
delle relative attivit. |
|
||
7.
Per il personale di cui all'articolo 27, comma 1, lettera d), del testo
unico, la richiesta deve essere presentata o direttamente dall'interessato,
corredandola del contratto relativo alla prestazione professionale da
svolgere in Italia, oppure dal datore di lavoro in caso di assunzione in
qualit di lavoratore subordinato,
noncheĠ del titolo di
studio o attestato professionale di traduttore o interprete, specifici per le lingue richieste,
rilasciati, rispettivamente, da una scuola statale o da ente pubblico o altro
istituto paritario, secondo la legislazione vigente nello Stato del rilascio,
debitamente vistati, previa verifica della legittimazione dellĠorgano
straniero al rilascio dei predetti documenti, da parte delle rappresentanze
diplomatiche o consolari competenti. |
|
||
8.
Per i lavoratori di cui allĠarticolo 27, comma 1, lettera e), del testo
unico, deve essere acquisito il contratto di lavoro autenticato dalla
rappresentanza diplomatica o consolare. Il nulla-osta non pu essere
rilasciato a favore dei collaboratori familiari di cittadini stranieri. |
|
||
9.
La lettera f) del comma 1 dellĠarticolo 27 del testo unico si riferisce agli
stranieri che, per finalitaĠ formativa, debbono svolgere, in unit produttive
del nostro Paese: |
|
||
a) attivitaĠ nellĠambito
di un rapporto di tirocinio funzionale al completamento di un percorso di
formazione professionale, ovvero |
|
||
b)
attivitaĠ di addestramento sulla base di un provvedimento di trasferimento
temporaneo o di distacco assunto dallĠorganizzazione dalla quale dipendono. |
|
||
10.
Per le attivit di cui alla lettera a) del comma 9 non eĠ richiesto il nulla
osta al lavoro e il visto di ingresso per motivi di studio o formazione viene
rilasciato su richiesta dei soggetti di cui allĠarticolo 2, comma 1, del
decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale 25 marzo 1998, n.
142, nei limiti del contingente annuo determinato ai sensi del comma 6 dellĠarticolo 44-bis. Alla
richiesta deve essere unito il progetto formativo, redatto ai sensi delle norme
attuative dellĠarticolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196, vistato dalla
regione.
|
|
||
11. Per i lavoratori di cui
all'articolo 27, comma 1, lettera g), del testo unico, il nulla osta al
lavoro pu essere richiesto solo da organizzazione o impresa, italiana o
straniera, operante nel territorio italiano, con proprie sedi, rappresentanze
o filiali, e pu riguardare, soltanto, prestazioni qualificate di lavoro
subordinato, intendendo per tali quelle riferite allĠesecuzione di opere o
servizi particolari per i quali occorre esperienza specifica nel contesto
complessivo dellĠopera o del servizio stesso, per un numero limitato di
lavoratori. LĠimpresa estera deve garantire lo stesso trattamento minimo
retributivo del contratto collettivo nazionale di categoria applicato ai
lavoratori italiani o comunitari noncheĠ il versamento dei contributi
previdenziali ed assistenziali previsti
dallĠordinamento italiano. |
|
||
12. Per gli stranieri di cui
all'articolo 27, comma 1, lettera h),
del testo unico, dipendenti da societ straniere appaltatrici dellĠarmatore
chiamati all'imbarco su navi italiane da crociera per lo svolgimento di
servizi complementari di cui all'articolo 17 della legge 5 dicembre 1986, n.
856, si osservano le specifiche disposizioni di legge che disciplinano la
materia e non necessaria l'autorizzazione al lavoro. I relativi visti
d'ingresso sono rilasciati dalle rappresentanze diplomatiche o consolari
entro termini abbreviati e con procedure semplificate definite con le
istruzioni di cui all'articolo 5, comma 3. Essi consentono la permanenza a
bordo della nave anche quando la stessa naviga nelle acque territoriali o
staziona in un porto nazionale. In caso di sbarco, si osservano le
disposizioni in vigore per il rilascio del permesso di soggiorno. Restano
ferme le disposizioni in vigore per il rilascio dei visti di transito. |
|
||
13. Nell'ambito di quanto previsto
all'articolo 27, comma 1, lettera i), del testo unico, previsto l'impiego
in Italia di gruppi di lavoratori alle dipendenze, con regolare contratto di
lavoro, di datori di lavoro,
persone fisiche o giuridiche,
residenti o aventi sede allĠestero, per la realizzazione di opere determinate
o per la prestazione di servizi oggetto di contratti di appalto stipulati con
persone fisiche o giuridiche, italiane o straniere residenti in Italia ed ivi
operanti. In tali casi il nulla-osta al lavoro da richiedersi a cura
dellĠappaltante, il visto d'ingresso e il permesso di soggiorno sono
rilasciati per il tempo strettamente necessario alla realizzazione dell'opera
o alla prestazione del servizio, previa comunicazione, da parte del datore di
lavoro, agli organismi provinciali delle organizzazioni sindacali dei
lavoratori comparativamente pi rappresentative nel settore interessato.
LĠimpresa estera deve garantire ai propri dipendenti in trasferta sul
territorio italiano lo stesso trattamento minimo retributivo del contratto
collettivo nazionale di categoria applicato ai lavoratori italiani o
comunitari nonch il versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali. |
|
||
14. Per i lavoratori dello
spettacolo di cui allĠarticolo 27, comma 1, lettere l), m), n), e o), del
testo unico, il nulla-osta al lavoro, comprensivo del codice fiscale,
rilasciato dalla Direzione generale per lĠimpiego – Segreteria del
collocamento dello spettacolo di Roma e dallĠUfficio speciale per il
collocamento dei lavoratori dello spettacolo per la Sicilia di Palermo, per
un periodo iniziale non superiore a dodici mesi, salvo proroga, che, nei casi
di cui alla lettera n), pu essere concessa, sulla base di documentate
esigenze, soltanto per consentire la chiusura dello spettacolo ed esclusivamente
per la prosecuzione del rapporto di lavoro con il medesimo datore di lavoro.
Il rilascio del nulla-osta comunicato, anche per via telematica, allo
Sportello unico della provincia ove ha sede legale lĠimpresa, ai fini della
stipula del contratto di soggiorno per lavoro. |
|
||
15. I visti dĠingresso per gli
artisti stranieri che effettuano prestazioni di lavoro autonomo di breve
durata e, comunque, inferiore a novanta giorni, sono rilasciati al di fuori
delle quote di cui allĠarticolo 3, comma 4, del testo unico, con il vincolo
che gli artisti interessati non possano svolgere attivit per un produttore o
committente di spettacolo diverso da quello per il quale il visto stato
rilasciato |
|
||
16. Per gli sportivi stranieri di
cui allĠart. 27, comma 1, lettera p),
e comma 5 bis, del testo unico, il nulla osta al lavoro sostituito
dalla dichiarazione nominativa di assenso del Comitato olimpico nazionale
italiano (CONI), comprensiva del codice fiscale, sulla richiesta, a titolo
professionistico o dilettantistico, della societ destinataria delle
prestazioni sportive, osservate le disposizioni della legge 23 marzo 1981, n.
91. La dichiarazione nominativa
di assenso richiesta anche quando si tratti di prestazione di lavoro
autonomo. In caso di lavoro subordinato, la dichiarazione nominativa
dĠassenso comunicata, anche per via telematica, allo Sportello unico della
provincia ove ha sede la societ destinataria delle prestazioni sportive, ai
fini della stipula del contratto di soggiorno per lavoro. La dichiarazione
nominativa di assenso e il permesso di soggiorno di cui al presente comma
possono essere rinnovati anche al fine di consentire il trasferimento degli
sportivi stranieri tra societ sportive nellĠambito della medesima
Federazione. |
|
||
17. Gli ingressi per lavoro
autonomo, nei casi di cui al comma 16, sono considerati al di fuori delle quote stabilite con
il decreto di cui allĠarticolo 3, comma 4, del testo unico. Al fine
dellĠapplicazione dellĠarticolo 27, comma 5-bis, del testo unico, le aliquote
dĠingresso stabilite per gli sportivi stranieri ricomprendono le prestazioni
di lavoro subordinato e di lavoro autonomo e sono determinate sulla base dei
calendari e delle stagioni sportive federali e non si applicano agli
allenatori ed ai preparatori atletici. Lo straniero titolare di permesso di
soggiorno rilasciato per motivi di lavoro o per motivi familiari pu essere
tesserato dal CONI, nellĠambito delle quote fissate dallĠarticolo 27, comma
5-bis, del testo unico. |
|
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18 NellĠipotesi in cui la
dichiarazione di assenso rilasciata dal CONI riguardi un cittadino
extracomunitario minore, la richiesta della predetta dichiarazione deve
essere corredata dallĠautorizzazione rilasciata dalla Direzione provinciale
del lavoro competente ai sensi dellĠarticolo 6, comma 2, del decreto
legislativo 4 agosto 1999, n. 345, sulla base dellĠistruttoria effettuata
dalla Federazione sportiva nazionale di appartenenza della societ
destinataria della prestazione sportiva. |
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19. Per i lavoratori di cui
all'articolo 27, comma 1, lettera q), del testo unico, e per quelli occupati
alle dipendenze di rappresentanze diplomatiche o consolari o di enti di
diritto internazionale aventi sede in Italia, il nulla-osta al lavoro non
richiesto. |
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20. Per gli stranieri di cui
all'articolo 27, comma 1, lettera r), del testo unico, il nulla-osta al
lavoro rilasciato nell'ambito, anche numerico, degli accordi internazionali
in vigore, per un periodo non superiore ad un anno, salvo diversa indicazione
degli accordi medesimi. Se si tratta di persone collocate alla pari al di
fuori di programmi di scambio di giovani o di mobilit di giovani, il
nulla-osta al lavoro non pu avere durata superiore a tre mesi. Nel caso di
stranieri che giungono in Italia con un visto per vacanze-lavoro, nel quadro
di accordi internazionali in vigore per l'Italia, il nulla-osta al lavoro pu
essere rilasciato dallo Sportello unico successivamente all'ingresso dello
straniero nel territorio dello Stato, a richiesta del datore di lavoro, per
un periodo complessivo non superiore a sei mesi e per non pi di tre mesi con
lo stesso datore di lavoro. |
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21. Le disposizioni di cui
allĠarticolo 27, comma 1, lettera r-bis), del testo unico riguardano
esclusivamente gli infermieri dotati dello specifico titolo riconosciuto dal
Ministero della salute. Le strutture sanitarie, sia pubbliche che private,
sono legittimate allĠassunzione degli infermieri, anche a tempo
indeterminato, tramite specifica procedura Le societ di lavoro interinale
possono richiedere il nulla-osta per lĠassunzione di tale personale previa
acquisizione della copia del contratto stipulato con la struttura sanitaria
pubblica o privata. Le cooperative sono legittimate alla presentazione della
richiesta di nulla osta, qualora gestiscano direttamente lĠintera struttura
sanitaria, o un reparto o un servizio della medesima. |
|
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22. Gli stranieri di cui
allĠarticolo 27, comma 1, lettere a), b), c), e d), del testo unico possono
far ingresso in Italia anche per effettuare prestazioni di lavoro autonomo. I
corrispondenti ingressi per lavoro autonomo sono al di fuori delle quote
stabilite con decreto di cui allĠarticolo 3, comma 4, del testo unico. In
tali casi, lo schema di contratto dĠopera professionale , preventivamente,
sottoposto alla Direzione provinciale del lavoro del luogo di prevista
esecuzione del contratto, la quale, accertato che, effettivamente, il
programma negoziale non configura un rapporto di lavoro subordinato, rilascia
la corrispondente certificazione. Tale certificazione, da accludere alla
relativa richiesta, necessaria ai fini della concessione del visto per
lavoro autonomo, in applicazione della presente disposizione. |
|
||
23. Il nulla osta al lavoro e il
permesso di soggiorno di cui al presente articolo possono essere rinnovati,
tranne nei casi di cui allĠarticolo 27, comma 1, lettera n), del testo unico,
in costanza dello stesso rapporto di lavoro, salvo quanto previsto dal comma
16, previa presentazione, da
parte del richiedente, della certificazione comprovante il regolare assolvimento
dellĠobbligo contributivo. In caso di cessazione del rapporto di lavoro, il
nulla-osta non pu essere utilizzato per un nuovo rapporto di lavoro. I
lavoratori di cui allĠarticolo
27, comma 1, lettere d), e) e r-bis), del testo unico possono instaurare un
nuovo rapporto di lavoro a condizione che la qualifica di assunzione coincida
con quella per cui stato rilasciato lĠoriginario nulla-osta. Si applicano
nei loro confronti lĠarticolo 22, comma 11, del testo unico e gli articoli
36-bis e 37 del presente regolamento.
I permessi di soggiorno rilasciati a norma del presente articolo non
possono essere convertiti, salvo quanto previsto dall'articolo 14, comma 5. |
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Art. 41
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(Archivio
anagrafico dei lavoratori extracomunitari) |
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1.
Gli uffici della pubblica amministrazione che rilasciano un titolo
autorizzatorio o abilitativo per lo svolgimento di un attivit di lavoro
autonomo, e i Centri per lĠimpiego che ricevono dallo straniero la
dichiarazione di disponibilit alla ricerca di unĠattivit lavorativa, ai
sensi del decreto legislativo 21 aprile 2000, n.
181 e successive modificazioni, sono tenuti a comunicare alla questura
e all'Archivio anagrafico dei lavoratori extracomunitari costituito presso
l'Istituto nazionale per la previdenza sociale, per le annotazioni di
competenza, i casi in cui il permesso di soggiorno utilizzato, a norma
dell'articolo 14, per un motivo diverso da quello riportato nel documento.
Analoga comunicazione al predetto Archivio effettuata, in via informatica o
telematica, dalla questura, sulla base dei provvedimenti di rilascio o
rinnovo dei permessi di soggiorno, delle comunicazioni concernenti le
iscrizioni o variazioni anagrafiche previste dall'articolo 6, comma 7, del
testo unico, e di quelle del datore di lavoro effettuate a norma
dell'articolo 7 del medesimo testo unico. |
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CAPO
VI |
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DISPOSIZIONI
IN MATERIA SANITARIA |
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Art.
42 |
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(Assistenza
per gli stranieri iscritti al Servizio Sanitario Nazionale) |
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1.
Lo straniero in possesso del permesso di soggiorno per uno dei motivi di cui
allĠarticolo 34, comma 1, del testo unico e per il quale sussistono le
condizioni ivi previste tenuto a richiedere lĠiscrizione al Servizio
sanitario nazionale ed iscritto, unitamente ai familiari a carico, negli
elenchi degli assistibili dell'Azienda unit sanitaria locale, dĠora in
avanti indicata con la sigla U.S.L., nel cui territorio ha residenza ovvero,
in assenza di essa, nel cui territorio ha effettiva dimora, a parit di
condizioni con il cittadino italiano. LĠiscrizione altres dovuta, a parit
di condizioni con il cittadino italiano nelle medesime circostanze, allo
straniero regolarmente soggiornante iscritto nelle liste di collocamento.
Alle medesime condizioni di parit sono assicurate anche lĠassistenza
riabilitativa e protesica. |
|
||
2.
In mancanza di iscrizione anagrafica, per luogo di effettiva dimora si
intende quello indicato nel permesso di soggiorno, fermo restando il disposto
dell'articolo 6, commi 7 e 8, del testo unico. LĠiscrizione alla U.S.L.
valida per tutta la durata del permesso di soggiorno. |
|
||
3.
Per il lavoratore straniero stagionale l'iscrizione effettuata, per tutta
la durata dell'attivit lavorativa, presso l'U.S.L. del comune indicato ai
fini del rilascio del permesso di soggiorno. |
|
||
4.
L'iscrizione non decade nella fase di rinnovo del permesso di soggiorno.
LĠiscrizione cessa altres per mancato rinnovo, revoca o annullamento del
permesso di soggiorno ovvero per espulsione, comunicati alla U.S.L., a cura
della questura, salvo che lĠinteressato esibisca la documentazione
comprovante la pendenza del ricorso contro i suddetti provvedimenti.
LĠiscrizione parimenti cessa negli altri casi in cui vengono meno le
condizioni di cui al comma 1. |
|
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5.
LĠiscrizione al Servizio sanitario nazionale di cui allĠarticolo 34, comma 1,
del testo unico, non dovuta per gli stranieri di cui allĠarticolo 27, comma
1, lettere a), i) e q), del testo unico, che non siano tenuti a corrispondere
in Italia, per lĠattivit ivi svolta, lĠimposta sul reddito delle persone
fisiche, fermo restando lĠobbligo, per s e per i familiari a carico, della
copertura assicurativa di cui allĠarticolo 34, comma 3, del testo unico.
LĠiscrizione non dovuta neppure per gli stranieri titolari di permesso di
soggiorno per affari. |
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6.
Fuori dai casi di cui allĠarticolo 34, comma 1, del testo unico, in
alternativa allĠassicurazione contro il rischio di malattia, infortunio e
maternit prevista dall'articolo 34, comma 3, del medesimo testo unico, e
fatta salva la specifica disciplina di cui al successivo comma 4 dello stesso
articolo, concernente gli stranieri regolarmente soggiornanti per motivi di
studio o collocati "alla pari", lo straniero che abbia richiesto un
permesso di soggiorno di durata superiore a tre mesi, pu chiedere l'iscrizione
volontaria al Servizio sanitario nazionale, previa corresponsione del
contributo prescritto. |
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Art.
43 |
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(Assistenza
sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale) |
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1.
Ai cittadini stranieri regolarmente soggiornanti, ma non iscritti al Servizio
sanitario nazionale, sono assicurate le prestazioni sanitarie urgenti, alle
condizioni previste dallĠarticolo 35, comma 1, del testo unico. Gli stranieri
non iscritti al Servizio sanitario nazionale possono inoltre chiedere
all'azienda ospedaliera o alla unit sanitaria locale (U.S.L.) di fruire,
dietro pagamento delle relative tariffe, di prestazioni sanitarie di
elezione. |
|
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2.
Ai cittadini stranieri presenti nel territorio dello Stato, non in regola con
le norme relative allĠingresso e al soggiorno, sono comunque assicurate, nei
presidi sanitari pubblici e privati accreditati, le prestazioni sanitarie
previste dallĠarticolo 35, comma 3, del testo unico. |
|
||
3.
La prescrizione e la registrazione delle prestazioni nei confronti degli
stranieri privi di permesso di soggiorno vengono effettuate, nei limiti
indicati dallĠarticolo 35, comma 3, del testo unico, utilizzando un codice
regionale a sigla STP (Straniero Temporaneamente Presente). Tale codice
identificativo composto, oltre che dalla sigla STP, dal codice ISTAT
relativo alla struttura sanitaria pubblica che lo rilascia e da un numero
progressivo attribuito al momento del rilascio. Il codice, riconosciuto su
tutto il territorio nazionale, identifica l'assistito per tutte le prestazioni
di cui all'articolo 35, comma 3 del testo unico. Tale codice deve essere
utilizzato anche per la rendicontazione delle prestazioni effettuate da parte
delle strutture pubbliche e private accreditate ai fini del rimborso e la
prescrizione, su ricettario regionale, di farmaci erogabili, a parit di
condizioni di partecipazione alla spesa con i cittadini italiani, da parte
delle farmacie convenzionate. |
|
||
4.
Gli oneri per le prestazioni sanitarie di cui allĠarticolo 35, comma 3, del
testo unico, erogate ai soggetti privi di risorse economiche sufficienti,
comprese le quote di partecipazione alla spesa eventualmente non versate,
sono a carico della U.S.L. competente per il luogo in cui le prestazioni sono
state erogate. In caso di prestazioni sanitarie lasciate insolute dal
cittadino straniero, l'azienda ospedaliera ne chiede il pagamento alla
U.S.L., ovvero, se si tratta di prestazioni ospedaliere urgenti o comunque
essenziali, al Ministero dell'interno, secondo procedure concordate. Lo stato
d'indigenza pu essere attestato attraverso autodichiarazione presentata
all'ente sanitario erogante. |
|
||
5.
La comunicazione al Ministero dellĠinterno per le finalit di cui al comma 4,
effettuata in forma anonima, mediante il codice regionale S.T.P. di cui al
comma 3, con lĠindicazione della diagnosi, del tipo di prestazione erogata e
della somma di cui si chiede il rimborso. |
|
||
6.
Salvo quanto previsto in attuazione dellĠarticolo 20 del testo unico, le
procedure di cui ai commi 4 e 5 si applicano anche nel caso di prestazioni
sanitarie effettuate nei confronti di profughi o sfollati, assistiti dal
Servizio sanitario nazionale per effetto di specifiche disposizioni di legge
che pongono i relativi oneri a carico dello Stato. |
|
||
7.
Sono fatte salve le disposizioni che disciplinano lĠassistenza sanitaria ai
cittadini stranieri in Italia sulla base di trattati o accordi internazionali
di reciprocit, bilaterali o multilaterali, sottoscritti dall'Italia. In tal
caso, lĠU.S.L. chiede il rimborso eventualmente dovuto degli oneri per le
prestazioni erogate secondo le direttive emanate dal Ministero della sanit
in attuazione dei predetti accordi. |
|
||
8. Le regioni
individuano le modalit pi opportune per garantire che le cure essenziali e
continuative previste dallĠarticolo 35, comma 3, del testo unico, possono
essere erogate nellĠambito delle strutture della medicina del territorio o
nei presidi sanitari, pubblici e privati accreditati, strutturati in forma
poliambulatoriale od ospedaliera, eventualmente in collaborazione con organismi
di volontariato aventi esperienza specifica. |
|
||
|
|
||
Art.
44 |
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||
(Ingresso
e soggiorno per cure mediche) |
|
||
1.
Il cittadino straniero che intende effettuare, dietro pagamento dei relativi
oneri, cure mediche in Italia, richiede il visto, alle condizioni stabilite
dal decreto del Ministro degli affari esteri, di cui allĠarticolo 5, comma 3,
alla competente rappresentanza diplomatica o consolare ed il relativo
permesso di soggiorno alla questura, allegando la seguente documentazione: |
|
||
a)
dichiarazione della struttura sanitaria prescelta, pubblica o privata
accreditata, che indichi il tipo di cura, la data di inizio e la durata
presumibile della stessa, la durata dellĠeventuale degenza prevista,
osservate le disposizioni in vigore per la tutela dei dati personali; |
|
||
b)
attestazione dell'avvenuto deposito di una somma a titolo cauzionale sulla
base del costo presumibile delle prestazioni richieste. Il deposito
cauzionale, in euro o in dollari statunitensi, dovr corrispondere al 30 per
cento del costo complessivo presumibile delle prestazioni richieste e dovr
essere versato alla struttura prescelta; |
|
||
c)
documentazione comprovante la disponibilit in Italia di risorse sufficienti
per l'integrale pagamento delle spese sanitarie e di quelle di vitto e
alloggio fuori dalla struttura sanitaria e il rimpatrio per l'assistito e per
l'eventuale accompagnatore; |
|
||
d)
certificazione sanitaria, attestante la patologia del richiedente nel
rispetto delle disposizioni in materia di tutela dei dati personali. La
certificazione rilasciata allĠestero deve essere corredata di traduzione in
lingua italiana. |
|
||
2.
Con lĠautorizzazione di cui allĠarticolo 36, comma 2, del testo unico sono
stabilite le modalit per il trasferimento per cure in Italia nei casi
previsti dalla stessa disposizione e per quelli da effettuarsi nellĠambito
dei programmi di cui allĠarticolo 32, comma 15, della legge 27 dicembre 1997,
n. 449. |
|
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CAPO
VII |
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DISPOSIZIONI
IN MATERIA DI ISTRUZIONE |
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DIRITTO
ALLO STUDIO E PROFESSIONI |
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Art.44-bis
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(Visti di ingresso per motivi di studio, borse di
studio e ricerca) |
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||
1.
EĠ consentito lĠingresso nel territorio nazionale, per motivi di
studio, ai cittadini stranieri che intendono seguire corsi universitari, con
le modalit definite dallĠarticolo 39 del testo unico e dallĠarticolo 46. |
|
||
2.
EĠ ugualmente consentito lĠingresso in territorio nazionale per motivi
di studio, alle condizioni definite dal decreto del Ministro degli affari
esteri, di cui allĠarticolo 5, comma 3, in favore dei cittadini stranieri: |
|
||
a) maggiori di et, che intendano seguire corsi superiori di studio o dĠistruzione
tecnico-professionale, a tempo pieno e di durata determinata, verificata la
coerenza dei corsi da seguire in Italia con la formazione acquisita nel Paese
di provenienza, accertate le disponibilit economiche di cui allĠarticolo 5,
comma 6, nonch la validit
dellĠiscrizione o pre-iscrizione al corso da seguire in Italia; |
|
||
b) minori di et, comunque maggiori di anni
quattordici, i cui genitori o tutori, residenti allĠestero, intendano far
seguire corsi di studio presso istituti e scuole secondarie nazionali statali
o paritarie o presso istituzioni accademiche, nellĠambito di programmi di
scambi e di iniziative culturali approvati dal Ministero degli affari esteri,
dal Ministero dell'istruzione, dellĠuniversit e della ricerca o dal Ministero per i beni e
le attivit culturali. Al di fuori di tali fattispecie, lĠingresso dei minori
per studio, limitatamente ai maggiori di anni quindici, consentito
in presenza dei requisiti di cui alla lettera a), nonch accertata
lĠesistenza di misure di adeguata tutela del minore e la rispondenza del
programma scolastico da seguire in Italia alle effettive esigenze formative e
culturali del beneficiario. |
|
||
3.
EĠ consentito lÔingresso in Italia ai cittadini stranieri assegnatari
di borse di studio accordate dalle amministrazioni di cui allĠarticolo 1,
comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, da Governi stranieri,
da fondazioni ed istituzioni culturali italiane di chiara fama ovvero da
organizzazioni internazionali, secondo le modalit stabilite dal decreto di
cui allĠarticolo 5, comma 3. |
|
||
4.
EĠ consentito lĠingresso in Italia per attivit scientifica ai cittadini stranieri che, a richiesta
degli enti di cui al comma 3 e per motivi di preminente interesse della
Repubblica italiana, intendano svolgere in territorio nazionale attivit di
alta cultura o di ricerca avanzata, che non rientrino tra quelle previste
dallĠarticolo 27, comma 1, lettera c), del testo unico. Analogo visto eĠ
accordato al coniuge e ai figli minori al seguito, secondo le modalit
stabilite dal decreto di cui allĠarticolo 5, comma 3. |
|
||
5. Lo straniero in possesso dei
requisiti previsti per il rilascio del visto di studio che intende
frequentare corsi di formazione professionali organizzati da enti di
formazione accreditati, secondo le norme attuative dellĠarticolo 142, comma
1, lettera d), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, finalizzati al
riconoscimento di una qualifica o, comunque, alla certificazione delle
competenze acquisite, di durata non superiore a 24 mesi, pu essere
autorizzato allĠingresso nel territorio nazionale, nellĠambito del
contingente annuale determinato con decreto del
Ministro del lavoro e delle politiche sociali di cui al comma 6. La presente disposizione si
applica anche agli ingressi per i tirocini formativi di cui allĠarticolo 40,
comma 9, lettera a). |
|
||
6. Con decreto del Ministro del
lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dellĠinterno e
degli affari esteri, sentita la Conferenza permanente Stato-regioni di cui al
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, da
emanarsi entro il 30 giugno di ciascun anno, determinato il contingente
annuale degli stranieri ammessi a frequentare i corsi di cui al comma 5,
ovvero a svolgere i tirocini formativi.
In sede di prima applicazione della presente disposizione, le
rappresentanze diplomatiche e consolari, nelle more dellĠemanazione del decreto
annuale e, comunque, non oltre il 30 giugno, rilasciano i visti di cui al
comma 5, previa verifica dei requisiti previsti dal medesimo comma. Il numero
di tali visti viene portato in detrazione dal contingente annuale indicato
nel predetto decreto. Per le annualit successive, si applicano le stesse
modalit ma il numero dei visti rilasciabili anteriormente alla data di
pubblicazione del decreto annuale di programmazione e, comunque, non oltre il
30 giugno di ciascun anno, non pu eccedere il numero dei visti rilasciati
nel primo semestre dellĠanno precedente. Nel caso che la pubblicazione del
decreto di programmazione annuale non venga effettuata entro la scadenza
stabilita, il Ministro del lavoro e
delle politiche sociali, nel secondo semestre di ciascun anno, pu
provvedere, in via transitoria, con proprio decreto, nel limite delle quote
stabilite per l'anno precedente. |
|
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Art.
45 |
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(Iscrizione
scolastica) |
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||
1.
I minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto
all'istruzione indipendentemente dalla regolarit della posizione in ordine
al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani.
Essi sono soggetti all'obbligo scolastico secondo le disposizioni vigenti in
materia. L'iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane di ogni
ordine e grado avviene nei modi e alle condizioni previsti per i minori
italiani. Essa pu essere richiesta in qualunque periodo dell'anno
scolastico. I minori stranieri privi di documentazione anagrafica ovvero in
possesso di documentazione irregolare o incompleta sono iscritti con riserva.
|
|
||
2.
LĠiscrizione con riserva non pregiudica il conseguimento dei titoli
conclusivi dei corsi di studio delle scuole di ogni ordine e grado. In
mancanza di accertamenti negativi sull'identit dichiarata dell'alunno, il
titolo viene rilasciato all'interessato con i dati identificativi acquisiti
al momento dell'iscrizione. I minori stranieri soggetti all'obbligo
scolastico vengono iscritti alla classe corrispondente all'et anagrafica,
salvo che il collegio dei docenti deliberi lĠiscrizione ad una classe
diversa, tenendo conto: |
|
||
a)
dell'ordinamento degli studi del Paese di provenienza dell'alunno, che pu
determinare l'iscrizione ad una classe immediatamente inferiore o superiore
rispetto a quella corrispondente all'et anagrafica; |
|
||
b)
dell'accertamento di competenze, abilit e livelli di preparazione
dellĠalunno; |
|
||
c)
del corso di studi eventualmente seguito dallĠalunno nel Paese di
provenienza; |
|
||
d)
del titolo di studio eventualmente posseduto dallĠalunno. |
|
||
3.
Il collegio dei docenti formula proposte per la ripartizione degli alunni
stranieri nelle classi; la ripartizione effettuata evitando comunque la
costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni
stranieri. |
|
||
4.
Il collegio dei docenti definisce, in relazione al livello di competenza dei
singoli alunni stranieri, il necessario adattamento dei programmi di
insegnamento; allo scopo possono essere adottati specifici interventi
individualizzati o per gruppi di alunni, per facilitare l'apprendimento della
lingua italiana, utilizzando, ove possibile, le risorse professionali della
scuola. Il consolidamento della conoscenza e della pratica della lingua
italiana pu essere realizzata altres mediante l'attivazione di corsi
intensivi di lingua italiana sulla base di specifici progetti, anche
nell'ambito delle attivit aggiuntive di insegnamento per l'arricchimento
dell'offerta formativa. |
|
||
5.
Il collegio dei docenti formula proposte in ordine ai criteri e alle modalit
per la comunicazione tra la scuola e le famiglie degli alunni stranieri. Ove
necessario, anche attraverso intese con l'ente locale, l'istituzione
scolastica si avvale dell'opera di mediatori culturali qualificati. |
|
||
6.
Allo scopo di realizzare l'istruzione o la formazione degli adulti stranieri
il Consiglio di circolo e di istituto promuovono intese con le associazioni
straniere, le rappresentanze diplomatiche e consolari dei Paesi di
provenienza, ovvero con le organizzazioni di volontariato iscritte nel
Registro di cui all'articolo 52 allo scopo di stipulare convenzioni e accordi
per attivare progetti di accoglienza; iniziative di educazione
interculturale; azioni a tutela della cultura e della lingua di origine e lo
studio delle lingue straniere pi diffuse a livello internazionale. |
|
||
7.
Per le finalit di cui allĠarticolo 38, comma 7, del testo unico, le
istituzioni scolastiche organizzano iniziative di educazione interculturale e
provvedono allĠistituzione, presso gli organismi deputati all'istruzione e
alla formazione in et adulta, di corsi di alfabetizzazione di scuola
primaria e secondaria; di corsi di lingua italiana; di percorsi di studio
finalizzati al conseguimento del titolo della scuola dell'obbligo; di corsi
di studio per il conseguimento del diploma di qualifica o del diploma di
scuola secondaria superiore; di corsi di istruzione e formazione del
personale e tutte le altre iniziative di studio previste dallĠordinamento
vigente. A tal fine le istituzioni scolastiche possono stipulare convenzioni
ed accordi nei casi e con le modalit previste dalle disposizioni in vigore. |
|
||
8.
Il Ministro della pubblica istruzione, nell'emanazione della direttiva sulla
formazione per l'aggiornamento in servizio del personale ispettivo, direttivo
e docente, detta disposizioni per attivare i progetti nazionali e locali sul
tema dell'educazione interculturale. Dette iniziative tengono conto delle
specifiche realt nelle quali vivono le istituzioni scolastiche e le comunit
degli stranieri al fine di favorire la loro migliore integrazione nella
comunit locale. |
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||
Art.
46 |
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||
(Accesso
degli stranieri alle universit) |
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||
1.
In armonia con gli orientamenti comunitari sullĠaccesso di studenti stranieri
allĠistruzione universitaria, gli atenei, sulla base di criteri
predeterminati e in applicazione della regolamentazione sugli accessi
all'istruzione universitaria, stabiliscono, entro il 31 dicembre di ogni
anno, il numero dei posti da destinare alla immatricolazione degli studenti
stranieri ai corsi di studio universitari, per l'anno accademico successivo,
anche in coerenza con le esigenze della politica estera culturale e della
cooperazione allo sviluppo, fatti salvi gli accordi di collaborazione
universitaria con i Paesi terzi. Sono ammessi in soprannumero ai predetti
corsi, per effetto di protocolli esecutivi di accordi culturali e di
programmi di cooperazione allo sviluppo, nonch di accordi fra universit
italiane e universit dei Paesi interessati, studenti stranieri beneficiari
di borse di studio, assegnate per lĠintera durata dei corsi medesimi, dal
Ministero degli affari esteri o dal Governo del Paese di provenienza. Nel
caso di accesso a corsi a numero programmato lĠammissione , comunque,
subordinata alla verifica delle capacit ricettive delle strutture
universitarie e al superamento delle prove di ammissione. |
|
||
2.
Sulla base dei dati forniti dalle universit al Ministero dell'universit e
della ricerca scientifica e tecnologica ai sensi del comma 1, emanato il
decreto di cui al comma 4 dell'articolo 39 del testo unico e con successivo
provvedimento sono definiti i conseguenti adempimenti amministrativi per il
rilascio del visto di ingresso. A tal fine, la sufficienza dei mezzi di
sussistenza valutata considerando anche le garanzie prestate con le
modalit di cui allĠarticolo 34[75],
le borse di studio, i prestiti dĠonore ed i servizi abitativi forniti da
pubbliche amministrazioni o da altri soggetti pubblici o privati italiani, o
per i quali le amministrazioni stesse o gli altri soggetti attestino che
saranno forniti allo studente straniero, a norma del comma 5. |
|
||
3.
Le universit italiane istituiscono, anche in convenzione con altre
istituzioni formative, con enti locali e con le regioni, corsi di lingua
italiana ai quali sono ammessi gli stranieri provenienti dai Paesi terzi in
possesso del visto di ingresso e del permesso di soggiorno per motivi di
studio, rilasciati ai sensi del decreto di cui al comma 2, nonch gli
stranieri indicati all'articolo 39, comma 5, del testo unico, i quali non
siano in possesso di una certificazione attestante una adeguata conoscenza
della lingua italiana. Al termine dei corsi rilasciato un attestato di
frequenza. |
|
||
4.
I visti e i permessi di soggiorno per motivi di studio sono rinnovati agli
studenti che nel primo anno di corso abbiano superato una verifica di
profitto e negli anni successivi almeno due verifiche. Per gravi motivi di
salute o di forza maggiore, debitamente documentati, il permesso di soggiorno
pu essere rinnovato anche allo studente che abbia superato una sola verifica
di profitto, fermo restando il numero complessivo di rinnovi. Essi non
possono essere comunque rilasciati per pi di tre anni oltre la durata del
corso di studio. Il permesso di soggiorno pu essere ulteriormente rinnovato
per conseguire il titolo di specializzazione o il dottorato di ricerca, per
la durata complessiva del corso, rinnovabile per un anno. |
|
||
5.
Gli studenti stranieri accedono, a parit di trattamento con gli studenti
italiani, ai servizi e agli interventi per il diritto allo studio di cui alla
legge 2 dicembre 1991, n. 390, compresi gli interventi non destinati alla
generalit degli studenti, quali le borse di studio, i prestiti d'onore ed i
servizi abitativi, in conformit alle disposizioni previste dal decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri adottato ai sensi dell'art. 4 della stessa legge n. 390 del
1991, che prevede criteri di valutazione del merito dei richiedenti, in
aggiunta a quella delle condizioni economiche degli stessi e tenuto, altres,
conto del rispetto dei tempi previsti dallĠordinamento degli studi. La condizione
economica e patrimoniale degli studenti stranieri valutata secondo le
modalit e le relative tabelle previste dal citato decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri e certificata con apposita documentazione rilasciata
dalle competenti autorit del Paese ove i redditi sono stati prodotti e
tradotta in lingua italiana dalle autorit diplomatiche italiane competenti
per territorio. Tale documentazione resa dalle competenti rappresentanze
diplomatiche o consolari estere in Italia per quei Paesi ove esistono
particolari difficolt a rilasciare la certificazione attestata dalla locale
Ambasciata italiana, e legalizzata dalle Prefetture Uffici territoriali del
Governo, ai sensi dell'articolo 33 del decreto del Presidente della
Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Le regioni possono consentire l'accesso
gratuito al servizio di ristorazione agli studenti stranieri in condizioni,
opportunamente documentate, di particolare disagio economico. |
|
||
6. Per le
finalit di cui al comma 5 le competenti rappresentanze diplomatiche
consolari italiane rilasciano le dichiarazioni sulla validit locale, ai fini
dellĠaccesso agli studi universitari, dei titoli di scuola secondaria
stranieri, fornendo contestualmente informazioni sulla scala di valori e sul
sistema di valutazioni locali cui fa riferimento il voto o giudizio annotato
sul titolo di studio. Con decreto del Ministro dellĠuniversit e della
ricerca scientifica e tecnologica, di concerto con il Ministro della pubblica
istruzione e del Ministro degli affari esteri sono determinate le tabelle di
corrispondenza per la valutazione del voto o giudizio riportato sul titolo
straniero con la valutazione adottata nellĠordinamento scolastico italiano. |
|
||
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Art. 47
|
|
||
(Abilitazione
allĠesercizio della professione) |
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||
1.
Specifici visti dĠingresso e permessi di soggiorno, di durata non superiore
alle documentate necessit, possono essere rilasciati agli stranieri che
hanno conseguito il diploma di laurea presso una universit italiana, per
lĠespletamento degli esami di abilitazione allĠesercizio professionale. |
|
||
2. Il
superamento degli esami di cui al comma 1, unitamente allĠadempimento delle
altre condizioni richieste dalla legge, consente lĠiscrizione negli albi
professionali, indipendentemente dal possesso della cittadinanza italiana,
salvo che questa sia richiesta a norma dellĠarticolo 37 del decreto
legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modificazioni e
integrazioni. LĠaver soggiornato regolarmente in Italia da almeno cinque anni
titolo di priorit rispetto ad altri cittadini stranieri. |
|
||
|
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||
Art.
48 |
|
||
(Riconoscimento
dei titoli di studio conseguiti allĠestero) |
|
||
1.
La competenza per il riconoscimento dei titoli di accesso allĠistruzione
superiore, dei periodi di studio e dei titoli accademici ai fini della prosecuzione
degli studi di qualunque livello, conseguiti in Paesi esteri, attribuita
alle universit e agli istituti di istruzione universitari, i quali la
esercitano nell'ambito della loro autonomia e in conformit ai rispettivi
ordinamenti, fatti salvi gli accordi bilaterali in materia e le convenzioni
internazionali. |
|
||
2.
Le istituzioni di cui al comma 1 si pronunciano sulle richieste di
riconoscimento entro il termine di novanta giorni dalla data di ricevimento
della relativa domanda. Nel caso in cui le autorit accademiche rappresentino
esigenze istruttorie, il termine sospeso fino al compimento, entro i 30
giorni successivi, degli atti supplementari. |
|
||
3.
Contro il provvedimento di rigetto della domanda, ovvero se decorso il
termine di cui al comma 2, senza che sia stato adottato alcun provvedimento,
il richiedente pu presentare ricorso giurisdizionale al Tribunale
amministrativo regionale o ricorso straordinario al Capo dello Stato, ovvero,
entro il termine previsto per questĠultimo, pu presentare istanza al
Ministero dellĠuniversit e della ricerca scientifica e tecnologica, che, nei
successivi venti giorni, se la ritiene motivata, pu invitare lĠuniversit a
riesaminare la domanda, dandone contestuale comunicazione allĠinteressato.
LĠuniversit si pronuncia nei successivi sessanta giorni. Nel caso di
rigetto, ovvero in assenza, nei termini rispettivamente previsti, dellĠinvito
al riesame da parte del Ministero o della pronuncia dellĠuniversit,
ammesso ricorso al Tribunale amministrativo regionale o ricorso straordinario
al Capo dello Stato. |
|
||
4. Il
riconoscimento dei titoli di studio per finalit diverse da quelle previste
al comma 1, operato in attuazione dellĠarticolo 387 del testo unico delle
disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle
scuole di ogni ordine e grado, approvato con decreto legislativo 16 aprile
1994, n. 297, nonch delle disposizioni vigenti in materia di riconoscimento,
ai fini professionali e di accesso ai pubblici impieghi. |
|
||
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|
||
Art. 49
|
|
||
(Riconoscimento
titoli abilitanti all'esercizio delle professioni) |
|
||
1.
I cittadini stranieri, regolarmente soggiornanti in Italia che intendono
iscriversi agli ordini, collegi ed elenchi speciali istituiti presso le
amministrazioni competenti, nell'ambito delle quote definite a norma
dell'articolo 3, comma 4, del testo unico e del presente regolamento, se in
possesso di un titolo abilitante all'esercizio di una professione, conseguito
in un Paese non appartenente all'Unione europea, possono richiederne il
riconoscimento ai fini dell'esercizio in Italia, come lavoratori autonomi o
dipendenti, delle professioni corrispondenti. |
|
||
1-bis. Il riconoscimento del titolo
pu essere richiesto anche dagli stranieri non soggiornanti in Italia. Le
Amministrazioni interessate, ricevuta la domanda, provvedono a quanto di loro
competenza. LĠingresso in Italia per lavoro sia autonomo che subordinato, nel
campo delle professioni sanitarie , comunque, condizionato al riconoscimento
del titolo di studio effettuato dal Ministero competente. |
|
||
2.
Per le procedure di riconoscimento dei titoli di cui al comma 1 si applicano
le disposizioni dei decreti legislativi 27 gennaio, 1992, n. 115, e 2 maggio
1994, n. 319, compatibilmente con la natura, la composizione e la durata
della formazione professionale conseguita.[76] |
|
||
3.
Ove ricorrano le condizioni previste dai decreti legislativi di cui al comma
2 per l'applicazione delle misure compensative, il Ministro competente, cui
presentata la domanda di riconoscimento, sentite le conferenze dei servizi di
cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 115 del 1992 e allĠarticolo 14
del decreto legislativo n. 319 del 1994, pu stabilire, con proprio decreto,
che il riconoscimento sia subordinato ad una misura compensativa, consistente
nel superamento di una prova attitudinale o di un tirocinio di adattamento.
Con il medesimo decreto sono definite le modalit di svolgimento della
predetta misura compensativa,
nonch i contenuti della formazione e le sedi presso le quali la
stessa deve essere acquisita, per la cui realizzazione ci si pu avvalere
delle regioni e delle province autonome. |
|
||
3-bis. Nel caso in cui il
riconoscimento subordinato al superamento di una misura compensativa ed il
richiedente si trova allĠestero, viene rilasciato un visto dĠingresso per
studio, per il periodo necessario allĠespletamento della suddetta misura
compensativa. |
|
||
4. Le
disposizioni dei commi 2 e 3 si applicano anche ai fini del riconoscimento di
titoli rilasciati da Paesi terzi, abilitanti all'esercizio di professioni
regolate da specifiche direttive della Unione europea. |
|
||
|
|
||
Art.
50 |
|
||
(Disposizioni
particolari per gli esercenti le professioni sanitarie) |
|
||
1.
Presso il Ministero della sanit sono istituiti elenchi speciali per gli
esercenti le professioni sanitarie sprovviste di ordine o collegio
professionale. |
|
||
2.
Per l'iscrizione e la cancellazione dagli elenchi speciali si osservano per
quanto compatibili le disposizioni contenute nel Capo I del decreto del
Presidente della Repubblica 5 aprile 1950, n. 221, e successive modificazioni
ed integrazioni. |
|
||
3.
Il Ministro della sanit pubblica annualmente gli elenchi speciali di cui al
comma 1 nonch gli elenchi degli stranieri che hanno ottenuto il
riconoscimento dei titoli abilitanti all'esercizio di una professione
sanitaria. |
|
||
4.
L'iscrizione negli albi professionali e quella negli elenchi speciali di cui
al comma 1 sono disposte previo accertamento della conoscenza della lingua
italiana e delle speciali disposizioni che regolano l'esercizio professionale
in Italia, con modalit stabilite dal Ministero della sanit.
All'accertamento provvedono, prima dell'iscrizione, gli ordini e collegi
professionali e il Ministero della sanit, con oneri a carico degli
interessati. |
|
||
5.
(...) |
|
||
6.
(Comma non ammesso al "Visto" della Corte dei Conti) |
|
||
7.
Con le procedure di cui ai commi 2 e 3 dellĠarticolo 49, il Ministero della
sanit provvede altres, ai fini dellĠammissione agli impieghi e dello
svolgimento di attivit sanitarie nellĠambito del Servizio sanitario
nazionale, al riconoscimento dei titoli accademici, di studio e di formazione
professionale, complementari di titoli abilitanti allĠesercizio di una
professione o arte sanitaria, conseguiti in un Paese non appartenente
allĠUnione europea. |
|
||
8.
La dichiarazione di equipollenza dei titoli accademici nelle discipline
sanitarie, conseguiti all'estero, nonch l'ammissione ai corrispondenti esami
di diploma, di laurea o di abilitazione, con dispensa totale o parziale degli
esami di profitto, non danno titolo allĠesercizio delle relative professioni.
A tale fine, deve essere acquisito il preventivo parere del Ministero della
salute; il parere negativo non consente l'iscrizione agli albi professionali
o agli elenchi speciali per l'esercizio delle relative professioni sul
territorio nazionale e dei Paesi dell'Unione europea. |
|
||
8-bis. Entro due anni dalla data di
rilascio del decreto di riconoscimento, il professionista deve iscriversi al
relativo albo professionale, ove esistente. Trascorso tale termine, il decreto
di riconoscimento perde efficacia. Per le professioni non costituite in
ordini o in collegi, il decreto di riconoscimento perde efficacia qualora
lĠinteressato non lo abbia utilizzato, a fini lavorativi, per un periodo di
due anni dalla data del rilascio. |
|
||
|
|
||
Art.
51 |
|
||
(Articolo
non ammesso al "Visto" della Corte dei Conti) |
|
||
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||
|
|
||
CAPO
VIII |
|
||
DISPOSIZIONI
SULLĠINTEGRAZIONE SOCIALE
|
|
||
|
|
||
Art.
52 |
|
||
(Registro
delle associazioni e degli enti che svolgono attivit a favore degli
immigrati) |
|
||
1.
Presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, istituito il
registro delle associazioni, degli enti e degli altri organismi privati che
svolgono le attivit a favore degli stranieri immigrati previste dal testo
unico. Il registro diviso in due sezioni: |
|
||
a)
nella prima sezione sono iscritti associazioni, enti e altri organismi
privati che svolgono attivit per favorire l'integrazione sociale degli
stranieri, ai sensi dell'art. 42 del testo unico; |
|
||
b)
nella seconda sezione sono iscritti associazioni, enti ed altri organismi
privati abilitati alla realizzazione dei programmi di assistenza e protezione
sociale degli stranieri di cui all'art. 18 del testo unico. |
|
||
(É) |
|
||
3.
Non possono essere iscritti nel registro le associazioni, enti o altri
organismi privati il cui rappresentante legale o uno o pi componenti degli
organi di amministrazione e di controllo, siano sottoposti a procedimenti per
lĠapplicazione di una misura di prevenzione o a procedimenti penali per uno
dei reati previsti dal testo unico o risultino essere stati sottoposti a
misure di prevenzione o condannati, ancorch con sentenza non definitiva, per
uno dei delitti di cui agli articoli 380 e 381 del codice di procedura
penale, salvo che i relativi procedimenti si siano conclusi con un provvedimento
che esclude il reato o la responsabilit dellĠinteressato, e salvi in ogni
caso gli effetti della riabilitazione. |
|
||
|
|
||
Art. 53
|
|
||
(Condizioni
per lĠiscrizione nel Registro) |
|
||
1.
Possono iscriversi nella sezione del registro di cui allĠarticolo 52, comma
1, lettera a), gli organismi privati, gli enti e le associazioni che svolgono
attivit per l'integrazione di cui all'articolo 42, comma 1, del testo unico,
che abbiano i seguenti requisiti: |
|
||
a)
forma giuridica compatibile con i fini sociali e di solidariet desumibili
dall'atto costitutivo o dallo statuto in cui devono essere espressamente
previsti l'assenza di fini di lucro, il carattere democratico
dellĠordinamento interno, l'elettivit delle cariche associative, i criteri
di ammissione degli aderenti, i loro obblighi e diritti. I predetti requisiti
non sono richiesti per gli organismi aventi natura di organizzazione non
lucrativa di utilit sociale (ONLUS), ai sensi del decreto legislativo 4
dicembre 1997, n. 460; |
|
||
b)
obbligo di formazione del bilancio o del rendiconto dal quale devono
risultare i beni, i contributi o le donazioni, nonch le modalit di
approvazione dello stesso da parte dell'assemblea degli aderenti; |
|
||
c)
sede legale in Italia e possibilit di operativit in Italia ed eventualmente
all'estero qualunque sia la forma giuridica assunta; |
|
||
d)
esperienza almeno biennale nel settore dell'integrazione degli stranieri e
dell'educazione interculturale; della valorizzazione delle diverse
espressioni culturali, ricreative, sociali, religiose ed artistiche; della
formazione, dell'assistenza e dell'accoglienza degli stranieri. |
|
||
2.
I soggetti di cui al comma 1, si iscrivono al registro su richiesta del
rappresentante legale, con una domanda corredata da: |
|
||
a)
copia dell'atto costitutivo e dello statuto o degli accordi degli aderenti; |
|
||
b)
dettagliata relazione sull'attivit svolta negli ultimi due anni; |
|
||
c)
copia del bilancio o del rendiconto relativo agli ultimi due anni di
attivit; |
|
||
d)
eventuale iscrizione all'albo regionale delle associazioni del volontariato; |
|
||
e)
ogni altra documentazione ritenuta utile per comprovare l'adeguatezza
dell'associazione a svolgere attivit nel settore dell'integrazione degli
stranieri; |
|
||
f)
dichiarazione redatta e sottoscritta ai sensi delle vigenti disposizioni
concernente lĠassenza, nei confronti del legale rappresentante e di ciascuno
dei componenti degli organi di amministrazione e di controllo dellĠente,
delle condizioni interdittive di cui al comma 3 dellĠarticolo 52. |
|
||
3.
(É) |
|
||
4.
(É) |
|
||
5.
Nell'ambito del registro di cui all'articolo. 52, comma 1, lettera b),
possono iscriversi le associazioni, gli enti e gli organismi privati
abilitati alla realizzazione dei programmi di assistenza e integrazione
sociale di cui all'articolo 18, comma 3, del testo unico. Nella fase di prima
applicazione possono richiedere l'iscrizione solo gli organismi privati che,
indipendentemente dalla natura giuridica, abbiano gi svolto attivit di
assistenza sociale e di prestazione dei servizi in materia di violenza contro
le donne, prostituzione, tratta, violenza e abusi sui minori, assistenza ai
lavoratori in condizione di grave sfruttamento, con particolare riferimento
al lavoro minorile. |
|
||
6.
Ai fini dell'iscrizione, i soggetti di cui al comma 5 presentano un curriculum
attestante le precedenti esperienze, e una dichiarazione dalla quale
risultino: |
|
||
a)
la disponibilit, a qualsiasi titolo, di operatori competenti nelle aree
psicologica, sanitaria, educativa e dell'assistenza sociale, che assicurino
prestazioni con carattere di continuit, ancorch volontarie; |
|
||
b)
la disponibilit, a qualsiasi titolo, di strutture alloggiative adeguate
all'accoglienza e alla realizzazione del programma di assistenza e di
integrazione sociale, con la specificazione delle caratteristiche tipologiche
e della ricettivit; |
|
||
c)
i rapporti instaurati con enti locali, regioni o altre istituzioni; |
|
||
d)
la descrizione del programma di assistenza e integrazione sociale che
intendano svolgere, articolato in differenti programmi personalizzati. Il
programma indica finalit, metodologia di intervento, misure specifica di
tutela fisica e psicologica, tempi costi e risorse umane impiegate; prevede
le modalit di prestazione di assistenza sanitaria e psicologica, e le
attivit di formazione, finalizzate ove necessario all'alfabetizzazione e
all'apprendimento della lingua italiana, e comunque alla formazione
professionale in relazione a specifici sbocchi lavorativi; |
|
||
e)
l'adozione di procedure per la tutela dei dati personali, ai sensi della legge
31 dicembre 1996, n. 675, anche relativi ai soggetti ospitati nelle strutture
alloggiative; |
|
||
f)
lĠassenza, nei confronti del legale rappresentante e di ciascuno dei
componenti degli organi di amministrazione e di controllo dellĠente, delle
condizioni interdittive di cui al comma 3 dellĠarticolo 52. |
|
||
7.
A decorrere dal sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore
del presente regolamento possono richiedere l'iscrizione anche organismi
privati che non abbiano svolto precedentemente attivit di assistenza nei
campi indicati dal comma 6, purch stabiliscano un rapporto di partenariato
con uno dei soggetti gi iscritti nella sezione del registro di cui
all'articolo 52, comma 1, lettera b). Tali organismi devono presentare una
dichiarazione dalla quale risultino, oltre ai requisiti indicati dal comma 6,
lettere a), b) e d), il curriculum di ciascuno dei componenti ed il rapporto
di partenariato. |
|
||
|
|
||
Art.
54 |
|
||
(Iscrizione
nel Registro) |
|
||
1.
L'iscrizione degli organismi privati, degli enti e delle associazioni nel
registro di cui all'articolo 52, disposta dal Ministro per la solidariet
sociale, con proprio decreto, sentita la Commissione di cui allĠarticolo 25,
comma 2, limitatamente allĠiscrizione alla sezione di cui allĠarticolo 52, comma
1, lettera b). |
|
||
2.
L'iscrizione o il provvedimento di diniego dell'iscrizione comunicato entro
90 giorni dalla richiesta. Trascorso tale termine l'iscrizione da ritenersi
avvenuta. |
|
||
3.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, provvede all'aggiornamento
annuale del registro, di cui all'articolo 52, comma 1. A tal fine gli
organismi privati e le associazioni e gli enti interessati trasmettono entro
il 30 gennaio di ogni anno una relazione sull'attivit svolta. Ogni
cambiamento sostanziale di uno dei requisiti richiesti per l'iscrizione dovr
essere invece comunicato tempestivamente. |
|
||
4.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, pu effettuare controlli o
richiedere la trasmissione di documentazione. La rilevazione di comportamenti
non compatibili con le finalit dei soggetti di cui al comma 1, comporta la
cancellazione dal registro, a decorrere dalla data di comunicazione
all'interessato. |
|
||
5.
L'elenco degli organismi privati e delle associazioni e degli enti iscritte
al registro comunicato annualmente alle regioni e alle province autonome. |
|
||
|
|
||
Art.
55 |
|
||
(Funzionamento
della Consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro
famiglie) |
|
||
1.
La Consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie,
di cui all'art. 42 del testo unico, istituita con decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri, ha sede presso il Ministero del lavoro e delle
politiche sociali. Con lo stesso decreto vengono nominati i componenti della
Consulta ai sensi del comma 4 del predetto articolo 42 del testo unico. |
|
||
2.
Il Presidente della Consulta pu invitare a partecipare ai lavori della
Consulta i rappresentanti dei Consigli territoriali, di cui all'articolo 3,
comma 6, del testo unico. |
|
||
3.
I componenti della Consulta rimangono in carica per tre anni. |
|
||
4.
La Consulta convocata almeno ogni sei mesi. La Consulta si avvale di una
propria segreteria composta da personale in servizio presso il Ministero del
lavoro e delle politiche sociali, che assicura il supporto tecnico-organizzativo.
|
|
||
5.
La Consulta acquisisce le osservazioni degli enti e delle associazioni
nazionali maggiormente attivi nell'assistenza e nell'integrazione degli
immigrati ai fini della predisposizione del Documento programmatico di cui
all'articolo 3 del testo unico; in relazione alle condizioni degli immigrati,
inoltre, esamina le problematiche relative alla loro integrazione a livello,
economico, sociale e culturale; verifica lo stato di applicazione della legge
evidenziandone difficolt e disomogeneit a livello territoriale; elabora
proposte e suggerimenti per una migliore convivenza tra immigrati e
cittadinanza locale e per la tutela dei diritti fondamentali; assicura la
diffusione delle informazioni relative alla realizzazione di esperienze positive
maturate nel settore dell'integrazione a livello sociale, nel rispetto delle
disposizioni in vigore in materia di dati personali. |
|
||
6.
Con il decreto di cui al comma 1, sentito il Presidente del Consiglio
nazionale dellĠeconomia e del lavoro, pu essere nominato il Vice presidente
della Consulta e sono stabilite le modalit di raccordo e di collaborazione
con l'attivit dell'organismo di cui all'articolo 56. |
|
||
|
|
||
Art.
56 |
|
||
(Organismo
nazionale di coordinamento) |
|
||
1.
LĠOrganismo nazionale di coordinamento di cui allĠarticolo 42, comma 3, del
testo unico opera in stretto collegamento con la Consulta per lĠimmigrazione
di cui al comma 4 dello stesso articolo, con i Consigli territoriali per
lĠimmigrazione, con i centri di osservazione, informazione e di assistenza
legale contro le discriminazioni razziali, etniche, nazionali e religiose,
con le istituzioni e gli altri organismi impegnati nelle politiche di
immigrazione a livello locale, al fine di accompagnare e sostenere lo
sviluppo dei processi locali di accoglienza ed integrazione dei cittadini
stranieri, la loro rappresentanza e partecipazione alla vita pubblica, |
|
||
2.
La composizione dellĠOrganismo nazionale di cui al comma 1 stabilita con
determinazione del Presidente del Consiglio nazionale dellĠeconomia e del
lavoro (C.N.E.L.), dĠintesa con il Ministro per la solidariet sociale. |
|
||
3.
LĠOrganismo nazionale si avvale di una segreteria composta da funzionari del
C.N.E.L. e personale ed esperti con contratto a tempo determinato. |
|
||
|
|
||
Art.
57 |
|
||
(Istituzione
dei Consigli territoriali per lĠimmigrazione) |
|
||
1.
I Consigli territoriali per l'immigrazione di cui all'articolo 3, comma 6,
del testo unico, con compiti di analisi delle esigenze e di promozione degli
interventi da attuare a livello locale, sono istituiti, a livello
provinciale, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da
adottarsi di concerto con il Ministro dell'interno. E' responsabilit del
prefetto assicurare la formazione e il funzionamento di detti Consigli. Essi
sono cos composti: |
|
||
a)
dai rappresentanti dei competenti uffici periferici delle amministrazioni
dello Stato; |
|
||
b)
dal Presidente della provincia; |
|
||
c)
da un rappresentante della regione; |
|
||
d)
dal sindaco del comune capoluogo, o da un suo delegato, nonch dal sindaco, o
da un suo delegato, dei comuni della provincia di volta in volta interessati;
|
|
||
e)
dal Presidente della camera di commercio, industria, artigianato e
agricoltura o da un suo delegato; |
|
||
f)
da almeno due rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e
dei datori di lavoro; |
|
||
g)
da almeno due rappresentanti delle associazioni pi rappresentative degli
stranieri extracomunitari operanti nel territorio; |
|
||
h)
da almeno due rappresentanti degli enti e delle associazioni localmente
attivi nel soccorso e nell'assistenza agli immigrati. |
|
||
2.
Possono essere invitati a partecipare alle riunioni dei Consigli i
rappresentanti delle Aziende sanitarie locali, nonch degli enti o altre
istituzioni pubbliche interessati agli argomenti in trattazione. |
|
||
3.
I Consigli territoriali per l'immigrazione operano, per la necessaria
integrazione delle rispettive attivit, in collegamento con le Consulte
regionali di cui allĠarticolo 42, comma 6, del testo unico, eventualmente
costituite con legge regionale. Ai fini di una coordinata ed omogenea azione
di monitoraggio ed analisi delle problematiche connesse al fenomeno
dell'immigrazione e delle esigenze degli immigrati, nonch di promozione dei
relativi interventi, il prefetto assicura il raccordo dei Consigli
territoriali con la Consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle
loro famiglie, di cui all'articolo 42, comma 4, del testo unico. |
|
||
4.
NellĠadozione del decreto di cui al comma 1 del presente articolo, il
Presidente del Consiglio dei Ministri tiene conto, ai fini dell'istituzione
dei Consigli territoriali per l'immigrazione, degli eventuali organi
costituiti, con analoghe finalit, presso i comuni. In tal caso, il prefetto
assicura il raccordo tra i predetti organi e la Consulta per i problemi degli
stranieri immigrati e delle loro famiglie. |
|
||
|
|
||
Art. 58
|
|
||
(Fondo
nazionale per le politiche migratorie) |
|
||
1.
Il Ministro per la solidariet sociale, con proprio decreto adottato di
concerto con i Ministri interessati secondo quanto disposto dallĠarticolo 59,
comma 46, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e dallĠarticolo 133, comma 3,
del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, ripartisce i finanziamenti
relativi al Fondo nazionale per le politiche migratorie di cui all'articolo
45 del testo unico, in base alle seguenti quote percentuali: |
|
||
a)
una quota pari all'80% dei finanziamenti dell'intero Fondo destinata ad
interventi annuali e pluriennali attivati dalle regioni e dalle province
autonome di Trento e Bolzano, nonch dagli enti locali, per straordinarie
esigenze di integrazione sociale determinate dallĠafflusso di immigrati; |
|
||
b)
una quota pari al 20% dei finanziamenti destinata ad interventi di
carattere statale comprese le spese relative agli interventi previsti dagli
articoli 20 e 46 del testo unico. |
|
||
2.
(...) |
|
||
3.
Le regioni possono impiegare una quota delle risorse loro attribuite ai sensi
del comma 1, lettera a), per la realizzazione di programmi interregionali di
formazione e di scambio di esperienze in materia di servizi per l'integrazione
degli immigrati. |
|
||
4.
Le risorse attribuite alle regioni ai sensi del comma 1, lettera a),
costituiscono quote di cofinanziamento dei programmi regionali relativi ad
interventi nell'ambito delle politiche per l'immigrazione. A tal fine le
regioni partecipano con risorse a carico dei propri bilanci per una quota non
inferiore al 20% del totale di ciascun programma. Le risorse attribuite alle
regioni possono altres essere utilizzate come quota nazionale di
cofinanziamento per l'accesso ai fondi comunitari. |
|
||
5.
Il decreto di ripartizione di cui al comma 1 tiene conto, sulla base dei dati
rilevati dall'ISTAT e dal Ministero dell'interno: |
|
||
a)
della presenza degli immigrati sul territorio; |
|
||
b)
della composizione demografica della popolazione immigrata e del rapporto tra
immigrati e popolazione locale; |
|
||
c)
delle situazioni di particolare disagio nelle aree urbane e della condizione
socio-economica delle aree di riferimento. |
|
||
6.
Per la realizzazione della base informativa statistica necessaria alla
predisposizione del decreto di cui al comma 1, il Ministero dellĠinterno
trasmette allĠISTAT, secondo modalit concordate e nel rispetto della legge
31 dicembre 1996, n. 675, e successive modificazioni e integrazioni, le
informazioni di interesse statistico sui cittadini stranieri, contenute nei
propri archivi automatizzati, incluse quelle relative ai minorenni registrati
sul permesso di soggiorno o carta di soggiorno dei genitori. |
|
||
7.
Il decreto di cui al comma 1 tiene altres conto delle priorit di intervento
e delle linee guida indicate nel documento programmatico relativo alla
politica dell'immigrazione e degli stranieri predisposto ogni tre anni ai
sensi dell'articolo 3, comma 1, del testo unico. |
|
||
8.
I programmi annuali e pluriennali predisposti dalle regioni sono finalizzati
allo svolgimento di attivit volte a: |
|
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a)
favorire il riconoscimento e l'esercizio, in condizione di parit con i
cittadini italiani, dei diritti fondamentali delle persone immigrate; |
|
||
b)
promuovere l'integrazione degli stranieri favorendone l'accesso al lavoro,
allĠabitazione, ai servizi sociali, alle istituzioni scolastiche; |
|
||
c)
prevenire e rimuovere ogni forma di discriminazione basata sulla razza, il
colore, l'ascendenza o l'origine nazionale o etnica o religiosa; |
|
||
d)
tutelare l'identit culturale, religiosa e linguistica degli stranieri; |
|
||
e)
consentire un positivo reinserimento nel Paese dĠorigine. |
|
||
9.
Il Ministro per la solidariet sociale predispone, con proprio decreto,
sentita la Conferenza Unificata, un apposito modello uniforme per la
comunicazione dei dati statistici e socio-economici e degli altri parametri
necessari ai fini della redazione dei programmi regionali e statali, che
devono essere trasmessi al Ministero del lavoro e delle politiche socialiai
sensi dell'articolo 59, comma 1, e dell'articolo 60, comma 2, e per la
presentazione della relazione annuale ai sensi dell'articolo 59, comma 5, e
dell'articolo 60, comma 4. |
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Art.
59 |
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(Attivit
delle regioni e delle province autonome) |
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1.
Entro sei mesi dalla data di pubblicazione del decreto del Ministro per la
solidariet sociale di cui all'articolo 58, comma 1, le regioni e le province
autonome di Trento e Bolzano sulla base delle risorse del Fondo
rispettivamente assegnate, comunicano al Ministero del lavoro e delle
politiche sociali i programmi annuali o pluriennali, comunque della durata
massima di tre anni, che intendono realizzare nell'ambito delle politiche per
l'immigrazione. La comunicazione dei programmi condizione essenziale per la
erogazione del finanziamento annuale. |
|
||
2.
Per favorire l'elaborazione dei piani territoriali anche ai fini
dell'armonizzazione con i piani di intervento nazionale, il Ministro per la
solidariet sociale, d'intesa con la Conferenza Unificata, adotta con proprio
decreto linee guida per la predisposizione dei programmi regionali. |
|
||
3.
I programmi regionali indicano i criteri per l'attuazione delle politiche di
integrazione degli stranieri ed i compiti attribuiti ai comuni quali soggetti
preposti all'erogazione dei servizi sociali ai sensi dell'articolo 131, comma
2, del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. I programmi regionali
prevedono accordi di programma con gli enti locali che indichino gli
obiettivi da perseguire, gli interventi da realizzare, le modalit e i tempi
di realizzazione, i costi e le risorse impegnate, i risultati perseguiti, i
poteri sostitutivi in caso di ritardi e inadempienze. |
|
||
4.
Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, ai fini
dell'attuazione dei propri programmi, possono avvalersi della partecipazione
delle associazioni di stranieri e delle organizzazioni stabilmente operanti
in loro favore iscritte nel registro di cui all'articolo 52 comma 1, lettera
a). |
|
||
5.
Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, entro un anno dalla
data di erogazione del finanziamento, presentano una relazione al Ministro
per la solidariet sociale sullo stato di attuazione degli interventi
previsti nei programmi, sulla loro efficacia, sul loro impatto sociale, sugli
obiettivi conseguiti e sulle misure da adottare per migliorare le condizioni
di vita degli stranieri sul territorio. Nello stato di attuazione degli
interventi deve essere specificato anche il grado di avanzamento dei
programmi in termini di impegni di spesa, pagamenti e residui passivi desunti
dai rispettivi bilanci. |
|
||
6.
Qualora le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano non adempiano
nei termini all'obbligo di comunicazione dei programmi che intendono
realizzare ovvero, entro dodici mesi dalla data di erogazione dei
finanziamenti, non abbiano provveduto all'impegno contabile delle rispettive
quote assegnate, il Ministro per la solidariet sociale, sentita la
Conferenza Unificata provvede alla revoca del finanziamento e alla
ridestinazione dei fondi alle regioni e alle province autonome. |
|
||
7.
LĠobbligo di comunicazione dei programmi di cui al comma 1 e quello
dellĠiscrizione nel registro di cui al comma 4 e le quote di cofinanziamento
previste a carico delle regioni dallĠarticolo 58, comma 4, operano relativamente
alla ripartizione degli stanziamenti previsti per gli esercizi finanziari
successivi a quello di entrata in vigore del presente regolamento. |
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Art. 60
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(Attivit
delle Amministrazioni statali) |
|
||
1.
Gli interventi realizzati dalle amministrazioni statali sono finanziati ai
sensi dell'articolo 58, comma 1, lettera b), secondo le priorit indicate dal
documento programmatico di cui all'articolo 3, comma 1, del testo unico. |
|
||
2.
Il Ministro per la solidariet sociale promuove e coordina, d'intesa con i
Ministri interessati, i programmi delle amministrazioni statali presentati al
Ministero del lavoro e delle politiche sociali entro sei mesi dalla
pubblicazione del decreto di ripartizione del Fondo. |
|
||
3.
Le amministrazioni statali predispongono i propri programmi anche avvalendosi
delle associazioni di stranieri e delle organizzazioni stabilmente operanti
in loro favore iscritte nel registro di cui all'articolo 52, comma 1, lettera
a). |
|
||
4.
Le amministrazioni statali, entro un anno dalla data di erogazione del
finanziamento, presentano una relazione al Ministro per la solidariet
sociale sullo stato di attuazione degli interventi previsti nei rispettivi
programmi, sulla loro efficacia, sul loro impatto sociale e sugli obiettivi
conseguiti. |
|
||
|
|
||
Art.
61 |
|
||
(Disposizione
transitoria) |
|
||
1.
La condizione dellĠiscrizione al registro di cui allĠarticolo 52, comma 1,
richiesta per gli interventi adottati sugli stanziamenti previsti per gli
esercizi finanziari degli anni successivi a quello di entrata in vigore del
presente regolamento. |
|
||
|
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||
Art. 61-bis
|
|
||
(Sistemi
informativi) |
|
||
1. Per
lĠattuazione dei procedimenti del testo unico e del regolamento, le
amministrazioni pubbliche si avvalgono degli archivi automatizzati e dei
sistemi informativi indicati nel regolamento di cui al decreto del Presidente
della Repubblica 27 luglio 2004, n. 242, per
la razionalizzazione e lĠinterconnessione tra le pubbliche amministrazioni, nonch dei
sistemi informativi e delle procedure telematiche indicate nel presente
regolamento. Le modalit tecniche e procedurali per lĠaccesso e la
trasmissione di dati e documenti tra i sistemi informativi delle
amministrazioni pubbliche sono disciplinate con i provvedimenti previsti nel
regolamento di attuazione, di cui allĠarticolo 34, comma 2, della legge 30 luglio 2002, n. 189. |
|
||
2.
Per le procedure di ingresso, soggiorno
ed uscita e per i collegamenti informativi con le altre amministrazioni
pubbliche, le questure si avvalgono anche dellĠarchivio informatizzato dei
permessi di soggiorno previsto dal regolamento di attuazione di cui
allĠarticolo 34, comma 2, della legge 30 luglio
2002, n. 189. |
|
||
3.
I criteri e le modalit di
funzionamento dellĠarchivio di cui al comma 2 sono stabilite con decreto del Ministro dellĠinterno. |
|
DPCM 535/1999 *
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 dicembre 1999, n. 535, Regolamento
concernente i compiti del Comitato per i minori stranieri, a norma
dell'articolo 33, commi 2 e 2-bis, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n.
286
CAPO I
Disposizioni
generali
Art.
1.
Oggetto
e definizioni
1. Il presente regolamento, ai sensi
dell'articolo 33 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina
dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, approvato con
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, come modificato dall'articolo 5 del
decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 113, e senza ulteriori oneri a carico
del bilancio dello Stato, disciplina i compiti del Comitato per i minori
stranieri e le materie indicate al predetto articolo 33, comma 2, lettere a) e
b).
2. Per "minore straniero non accompagnato
presente nel territorio dello Stato", di seguito denominato "minore
presente non accompagnato", s'intende il minorenne non avente cittadinanza
italiana o di altri Stati dell'Unione europea che, non avendo presentato
domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato privo
di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui
legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano.
3. Per "minore straniero non accompagnato
accolto temporaneamente nel territorio dello Stato", di seguito denominato
"minore accolto", s'intende il minore non avente cittadinanza
italiana o di altri Stati dell'Unione europea, di et superiore a sei anni,
entrato in Italia nell'ambito di programmi solidaristici di accoglienza
temporanea promossi da enti, associazioni o famiglie, ancorch il minore stesso
o il gruppo di cui fa parte sia seguito da uno o pi adulti con funzioni
generiche di sostegno, di guida e di accompagnamento.
4. Per "rimpatrio assistito" si intende
l'insieme delle misure adottate allo scopo di garantire al minore interessato
l'assistenza necessaria fino al ricongiungimento coi propri familiari o al
riaffidamento alle autorit responsabili del Paese d'origine, in conformit
alle convenzioni internazionali, alla legge, alle disposizioni dell'autorit
giudiziaria ed al presente regolamento. Il rimpatrio assistito deve essere
finalizzato a garantire il diritto all'unit familiare del minore e ad adottare
le conseguenti misure di protezione.
5. Per "testo unico" si intende il
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, recante il testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero, come modificato dal decreto legislativo n. 380 del
1998 e dal decreto legislativo n. 113 del 1999. 6. Per "Comitato" si
intende il Comitato per i minori stranieri di cui all'articolo 33 del testo unico.
CAPO
II
Comitato
per i minori stranieri
Art.
2.
Compiti
del Comitato
1. Il Comitato opera al fine prioritario di
tutelare i diritti dei minori presenti non accompagnati e dei minori accolti,
in conformit alle previsioni della Convenzione sui diritti del fanciullo,
fatta a New York il 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva con legge 27
maggio 1991, n. 176.
2. Ai fini del comma 1, il Comitato:
a. vigila sulle modalit di soggiorno dei minori;
b. coopera e si raccorda con le amministrazioni
interessate;
c. delibera, ai sensi dell'articolo 8, previa
adeguata valutazione, secondo criteri predeterminati, in ordine alle richieste
provenienti da enti, associazioni o famiglie italiane, per l'ingresso di minori
accolti nell'ambito di programmi solidaristici di accoglienza temporanea,
nonch per l'affidamento temporaneo e per il rimpatrio dei medesimi;
d. provvede alla istituzione e alla tenuta
dell'elenco dei minori accolti nell'ambito delle iniziative di cui alla lettera
c);
e.
accerta lo status del minore non accompagnato ai sensi dell'articolo 1,
comma 2, sulla base delle informazioni di cui all'articolo 5;
f. svolge compiti di impulso e di ricerca al fine
di promuovere l'individuazione dei familiari dei minori presenti non accompagnati,
anche nei loro Paesi di origine o in Paesi terzi, avvalendosi a tal fine della
collaborazione delle competenti amministrazioni pubbliche e di idonei organismi
nazionali ed internazionali, e pu proporre al Dipartimento per gli affari
sociali di stipulare apposite convenzioni con gli organismi predetti;
g. in base alle informazioni ottenute, pu
adottare, ai fini di protezione e di garanzia del diritto all'unit familiare
di cui all'articolo 1, comma 4, il provvedimento di cui all'articolo 7, di rimpatrio
assistito dei minori presenti non accompagnati;
h. definisce criteri predeterminati di
valutazione delle richieste per l'ingresso di minori accolti di cui al comma 2,
lettera c);
i. provvede al censimento dei minori presenti non
accompagnati, secondo le modalit previste dall'articolo 5.
3. Il Comitato pu effettuare il trattamento dei
dati sensibili, di cui al comma 1 dell'articolo 22 della legge 31 dicembre
1996, n. 675, che ad esso pervengono o che sono acquisiti ai sensi del presente
regolamento, in particolare per quanto attiene all'origine razziale ed etnica
del minore, della famiglia di origine e degli adulti legalmente responsabili o
con funzioni di sostegno, di guida e di accompagnamento, alle loro convinzioni
religiose, filosofiche o di altro genere, allo stato di salute. Dei dati
sensibili possono essere effettuate, in relazione alle competenze istituzionali
del Comitato, di cui all'articolo 33 del testo unico e al presente regolamento,
le operazioni di raccolta, registrazione, organizzazione, conservazione,
elaborazione, estrazione, raffronto, utilizzo, interconnessione, blocco,
comunicazione, cancellazione e distruzione; la diffusione pu essere effettuata
in forma anonima e per finalit statistiche, di studio, di informazione e ricerca.
Art.
3.
Costituzione
ed organizzazione del Comitato
1. Il Comitato nominato con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri ed composto da nove rappresentanti:
-
uno del Dipartimento per gli affari sociali della Presidenza del Consiglio dei
Ministri;
- uno del Ministero degli affari esteri;
- uno del Ministero dell'interno;
- uno del Ministero della giustizia;
- due dell'Associazione nazionale dei comuni
italiani (ANCI);
- uno dell'Unione province italiane (UPI);
- due delle organizzazioni maggiormente
rappresentative operanti nel settore dei problemi della famiglia e dei minori
non accompagnati.
2. Per ogni membro effettivo nominato un
supplente. I membri rappresentanti delle pubbliche amministrazioni di cui al
comma 1 devono rivestire una qualifica dirigenziale o equiparata, ove prescelti
tra i dipendenti delle medesime amministrazioni.
3. Il Comitato presieduto dal rappresentante
designato dal Dipartimento per gli affari sociali e si riunisce, su
convocazione del presidente, che redige l'ordine del giorno della riunione, in
relazione a singole necessit e almeno una volta ogni trimestre.
4. I compiti di segreteria e di supporto al
Comitato sono svolti da personale in servizio presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli affari sociali.
5. In caso di urgenza, per situazioni in
relazione alle quali sia improcrastinabile l'intervento a tutela della salute
psicofisica del minore, i poteri del Comitato sono esercitabili dal presidente
o da un componente da lui delegato, salva la ratifica da parte del Comitato
nella prima riunione successiva all'esercizio dei poteri medesimi. I
provvedimenti non ratificati perdono efficacia dal momento in cui sono stati
adottati.
6. In caso di necessit, il Comitato comunica la
situazione del minore al giudice tutelare competente, per l'eventuale nomina di
un tutore provvisorio.
Art.
4.
Strumenti
operativi
1. Il Dipartimento per gli affari sociali della
Presidenza del Consiglio dei Ministri pu finanziare programmi finalizzati
all'accoglienza ed al rimpatrio assistito dei minori presenti non accompagnati,
proposti dal Comitato, nei limiti delle risorse preordinate allo scopo
nell'ambito del Fondo di cui all'articolo 45 del testo unico e dell'articolo 60
del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394.
2. E' autorizzata, nel rispetto delle leggi sulla
tutela della riservatezza, e nei limiti delle risorse di cui al comma 1,
l'istituzione e la gestione di una banca dati, contenente gli elementi
necessari per l'attuazione e la garanzia dei diritti inerenti alla popolazione
di minori stranieri ed ogni altra notizia o informazione utili per il
raggiungimento degli scopi istituzionali del Comitato.
3. Nella banca dati possono essere contenuti dati
comuni e, secondo quanto stabilito dall'articolo 2, comma 3, dati sensibili.
L'accesso ai dati consentito, per l'esercizio delle competenze istituzionali
del Comitato, a ciascuno dei suoi componenti e, su autorizzazione del
presidente, al personale di segreteria e di supporto di cui all'articolo 3,
comma 4. Il Capo del Dipartimento per gli affari sociali, sentito il presidente
del Comitato, pu autorizzare l'accesso ai dati agli organismi e agli uffici
della Presidenza del Consiglio dei Ministri e ad altri enti ed organismi
pubblici, per finalit statistiche, di studio, di informazione e di ricerca,
nonch ad organismi pubblici o privati operanti nel campo della tutela dei
diritti dei minori immigrati, quando ci si renda necessario per il migliore
perseguimento dell'interesse del minore per il quale sono in corso, da parte
dei medesimi enti ed organismi, iniziative di protezione, di assistenza o di
rimpatrio assistito. L'accesso ai dati altres consentito all'autorit
giudiziaria e agli organi di polizia.
4. I soggetti esterni che, ai sensi del comma 3,
acquisiscono i dati sono tenuti a conservarli in strutture di sicurezza; quando
sono acquisiti in formato elettronico, il trasferimento e l'accesso devono
essere adeguatamente protetti.
CAPO
III
Censimento
e accoglienza dei minori presenti non accompagnati
Art.
5.
Censimento
1. I pubblici ufficiali, gli incaricati di
pubblico servizio e gli enti, in particolare che svolgono attivit sanitaria o
di assistenza, i quali vengano comunque a conoscenza dell'ingresso o della
presenza sul territorio dello Stato di un minorenne straniero non accompagnato,
sono tenuti a darne immediata notizia al Comitato, con mezzi idonei a
garantirne la riservatezza. La notizia deve essere corredata di tutte le informazioni
disponibili relative, in particolare, alle generalit, alla nazionalit, alle
condizioni fisiche, ai mezzi attuali di sostentamento ed al luogo di
provvisoria dimora del minore, con indicazione delle misure eventualmente
adottate per far fronte alle sue esigenze.
2. La segnalazione di cui al comma 1 non esime
dall'analogo obbligo nei confronti di altri uffici o enti, eventualmente
disposto dalla legge ad altri fini. Il Comitato tuttavia tenuto ad effettuare
la segnalazione ad altri uffici o enti, quando non risulti in modo certo che
essa sia stata gi effettuata.
3. L'identit del minore accertata dalle
autorit di pubblica sicurezza, ove necessario attraverso la collaborazione
delle rappresentanze diplomatico-consolari del Paese di origine del minore.
Art.
6.
Accoglienza
1. Al minore non accompagnato sono garantiti i
diritti relativi al soggiorno temporaneo, alle cure sanitarie, all'avviamento
scolastico e alle altre provvidenze disposte dalla legislazione vigente.
2. Al fine di garantire l'adeguata accoglienza
del minore il Comitato pu proporre al Dipartimento per gli affari sociali di
stipulare convenzioni con amministrazioni pubbliche e organismi nazionali e
internazionali che svolgono attivit inerenti i minori non accompagnati in
conformit ai principi e agli obiettivi che garantiscono il superiore interesse
del minore, la protezione contro ogni forma di discriminazione, il diritto del
minore di essere ascoltato.
Art.
7.
Rimpatrio
assistito
1. Il rimpatrio deve svolgersi in condizioni tali
da assicurare costantemente il rispetto dei diritti garantiti al minore dalle
convenzioni internazionali, dalla legge e dai provvedimenti dell'autorit
giudiziaria, e tali da assicurare il rispetto e l'integrit delle condizioni psicologiche
del minore, fino al riaffidamento alla famiglia o alle autorit responsabili.
Dell'avvenuto riaffidamento rilasciata apposita attestazione da trasmettere
al Comitato.
2. Salva l'applicazione delle misure previste
dall'articolo 6, il Comitato dispone il rimpatrio assistito del minore presente
non accompagnato, assicurando che questi sia stato previamente sentito, anche
dagli enti interessati all'accoglienza, nel corso della procedura.
3. Le amministrazioni locali competenti e i
soggetti presso i quali il minore soggiorna cooperano con le amministrazioni
statali cui affidato il rimpatrio assistito.
CAPO
IV
Ingresso
e soggiorno dei minori accolti
Art.
8.
Ingresso
1. I proponenti pubblici e privati, che intendono
ottenere il nulla-osta del Comitato per la realizzazione di iniziative di cui
all'articolo 2, comma 2, lettera c), presentano domanda al Comitato medesimo.
La domanda, formulata sulla base di una modulistica predisposta dal Comitato,
corredata dei dati relativi all'attivit gi svolta dal proponente e alla sua
natura giuridica, deve comunque indicare il numero dei minori da ospitare, il
numero degli accompagnatori con relativa qualifica, il Paese di provenienza e
gli altri requisiti ed i documenti richiesti.
2. Il Comitato valuta la domanda al fine di
stabilire la validit e l'opportunit dell'iniziativa nell'interesse dei
minori. Della deliberazione data tempestiva comunicazione al proponente e
alle autorit competenti, alle quali sono trasmessi gli elenchi nominativi dei minori
e degli accompagnatori per i successivi riscontri in occasione dell'ingresso
nel territorio nazionale e dell'uscita da esso e per i successivi controlli nel
corso del soggiorno.
3. La valutazione favorevole dell'iniziativa
subordinata alle informazioni sulla affidabilit del proponente. Il Comitato
pu richiedere informazioni al sindaco del luogo in cui il proponente opera,
ovvero alla prefettura, in ordine alle iniziative di cui all'articolo 2, comma
2, lettera c), localmente gi realizzate dal proponente. Le informazioni
concernenti il referente estero dell'iniziativa sono richieste tramite la
rappresentanza diplomatico-consolare competente.
4. Il Comitato pu considerare come valide le
informazioni assunte in occasione di iniziative precedenti, riguardo al
proponente o alle famiglie o alle strutture ospitanti. In tal senso pu
confermare la valutazione, positiva o negativa, sulla loro affidabilit.
5. Il Comitato delibera entro quarantacinque
giorni dal ricevimento della domanda di cui al comma 1, previa verifica della
completezza delle dichiarazioni e della documentazione. Il termine di
quindici giorni per le provenienze da Paesi non soggetti a visto.
6. I proponenti devono comunicare per iscritto al Comitato, entro
cinque giorni, l'avvenuto ingresso dei minori nel territorio dello Stato,
specificando il loro numero e quello degli accompagnatori effettivamente
entrati, il posto di frontiera e la data. Analoga comunicazione dovr essere
effettuata successivamente all'uscita dei minori e degli accompagnatori dal
territorio dello Stato. Le comunicazioni di cui al presente comma sono
effettuate previa apposizione del timbro di controllo sulla documentazione di
viaggio da parte dell'organo di polizia di frontiera.
Art.
9.
Soggiorno
1. La durata totale del soggiorno di ciascun
minore non pu superare i novanta giorni, continuativi o frutto della somma di
pi periodi, riferiti alle permanenze effettive nell'anno solare. Il Comitato
pu proporre alle autorit competenti l'eventuale estensione della durata del
soggiorno fino ad un massimo di centocinquanta giorni, con riferimento a
progetti che comprendano periodi di attivit scolastica o in relazione a casi
di forza maggiore. L'eventuale estensione della durata della permanenza
comunicata alla questura competente ai fini dell'eventuale rinnovo o della
proroga del permesso di soggiorno per gli accompagnatori e per i minori
ultraquattordicenni.
L. 39/1990 *
Legge 29 Febbraio 1990, e successive modificazioni,
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 Dicembre 1989, n.
416, Norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei
cittadini extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari
ed apolidi giaĠ presenti nel territorio dello Stato
(Artt. 1 – 1 septies)
Art. 1
(Rifugiati)
1. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto cessano
nell'ordinamento interno gli effetti della dichiarazione di limitazione
geografica e delle riserve di cui agli articoli 17 e 18 della convenzione di
Ginevra del 28 luglio 1951, ratificata con legge 24 luglio 1954, n. 722, poste
dall'Italia all'atto della sottoscrizione della convenzione stessa. Il Governo
provvede agli adempimenti necessari per il formale ritiro di tale limitazione e
di tali riserve.
2. Al fine di garantire l'efficace attuazione della norma di cui
al comma 1, il Governo provvede ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto
1988, n. 400, a riordinare, entro sessanta giorni dalla data di entrata in
vigore del presente decreto, gli organi e le procedure per l'esame delle
richieste di riconoscimento dello status di rifugiato, nel rispetto di quanto
disposto nel comma 1.
3. Agli stranieri extraeuropei "sotto mandato" dell'Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) alla data del 31
dicembre 1989 eĠ riconosciuto, su domanda da presentare, entro sessanta giorni
dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente
decreto, al Ministro dell'interno, lo status di rifugiato. Tale riconoscimento
non comporta l'erogazione dell'assistenza.
4. (...)
5. (...)
6. (...)
7. (...)
8. Con decreto
del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro del tesoro, da emanarsi
entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di
conversione del presente decreto, sono stabilite la misura e le modalitaĠ di
erogazione del contributo di cui al comma 7.
9. All'onere derivante dall'attuazione dei commi 2 e 7 valutato
rispettivamente in lire 3.000 milioni ed in lire 67.500 milioni in ragione di
anno per ciascuno degli anni 1990, 1991 e 1992, si provvede, quanto a lire
20.000 milioni, a carico dello stanziamento iscritto al capitolo 4239 dello
stato di previsione del Ministero dell'interno per l'anno 1990 e corrispondenti
capitoli per gli anni successivi e, quanto a lire 50.500 milioni, mediante
corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio
triennale 1990-1992, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero
del tesoro per il 1990, all'uopo parzialmente utilizzando l'accantonamento
"Interventi in favore dei lavoratori immigrati". All'eventuale
maggiore onere si provvede sulla base di una nuova specifica autorizzazione
legislativa.
10. Il Ministro del tesoro eĠ autorizzato ad apportare, con propri
decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
11. I richiedenti asilo che hanno fatto ricorso alle disposizioni
previste per la sanatoria dei lavoratori immigrati non perdono il diritto al
riconoscimento dello status di rifugiato. Nei loro confronti non si fa luogo a
interventi di prima assistenza".
Articolo 1 bis
(...)
Articolo 1 ter
(...)
Articolo 1-quater
(...)
(...)
Articolo 1-sexies
(Sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati)
1. Gli enti locali che prestano servizi finalizzati
allĠaccoglienza dei richiedenti asilo e alla tutela dei rifugiati e degli
stranieri destinatari di altre forme di protezione umanitaria possono
accogliere nellĠambito dei servizi medesimi il richiedente asilo privo di mezzi
di sussistenza nel caso in cui non ricorrano le ipotesi previste dagli articoli
1-bis e 1-ter.
2. Il Ministro dellĠinterno, con proprio decreto, sentita la
Conferenza unificata di cui allĠarticolo 8 del decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281, provvede annualmente, e nei limiti delle risorse del Fondo
di cui allĠarticolo 1-septies, al sostegno finanziario dei servizi di
accoglienza di cui al comma 1, in misura non superiore allĠ80 per cento del
costo complessivo di ogni singola iniziativa territoriale.
3. In fase di prima attuazione, il decreto di cui al comma 2:
a) stabilisce le linee guida e il formulario per la presentazione
delle domande di contributo, i criteri per la verifica della corretta gestione
dello stesso e le modalit per la sua eventuale revoca;
b) assicura, nei limiti delle risorse finanziarie del Fondo di cui
allĠarticolo 1-septies, la continuit degli interventi e dei servizi gi in
atto, come previsti dal Fondo europeo per i rifugiati;
c) determina, nei limiti delle risorse finanziarie del Fondo di
cui allĠarticolo 1-septies, le modalit e la misura dellĠerogazione di un
contributo economico di prima assistenza in favore del richiedente asilo che
non rientra nei casi previsti dagli articoli 1-bis e 1-ter e che non accolto
nellĠambito dei servizi di accoglienza di cui al comma 1.
4. Al fine di razionalizzare e ottimizzare il sistema di
protezione del richiedente asilo, del rifugiato e dello straniero con permesso
umanitario di cui allĠarticolo 18 del testo unico delle disposizioni concernenti
la disciplina dellĠimmigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di
cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286[77],
e di facilitare il coordinamento, a livello nazionale, dei servizi di
accoglienza territoriali, il Ministero dellĠinterno attiva, sentiti
lĠAssociazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e lĠACNUR, un servizio
centrale di informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto
tecnico agli enti locali che prestano i servizi di accoglienza di cui al comma
1. Il servizio centrale affidato, con apposita convenzione, allĠANCI.
5. Il servizio centrale di cui al comma 4 provvede a:
a) monitorare la presenza sul territorio dei richiedenti asilo,
dei rifugiati e degli stranieri con permesso umanitario;
b) creare una banca dati degli interventi realizzati a livello
locale in favore dei richiedenti asilo e dei rifugiati;
c) favorire la diffusione delle informazioni sugli interventi;
d) fornire assistenza tecnica agli enti locali, anche nella
predisposizione dei servizi di cui al comma 1;
e) promuovere e attuare, dĠintesa con il Ministero degli affari
esteri, programmi di rimpatrio attraverso lĠOrganizzazione internazionale per
le migrazioni o altri organismi, nazionali o internazionali, a carattere
umanitario.
6. Le spese di funzionamento e di gestione del servizio centrale
sono finanziate nei limiti delle risorse del Fondo di cui allĠarticolo
1-septies.
Art. 1-septies
(Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo)
1. Ai fini del finanziamento delle attivit e degli interventi di
cui allĠarticolo 1-sexies, presso il Ministero dellĠinterno, istituito il
Fondo nazionale per le politiche e i servizi dellĠasilo, la cui dotazione
costituita da:
a) le risorse iscritte nellĠunit previsionale di base 4.1.2.5 ÒImmigrati,
profughi e rifugiatiÒ – capitolo 2359 – dello stato di previsione
del Ministero dellĠinterno per lĠanno 2002, gi destinate agli interventi di
cui allĠarticolo 1-sexies e corrispondenti a 5,16 milioni di euro;
b) le assegnazioni annuali del Fondo europeo per i rifugiati, ivi
comprese quelle gi attribuite allĠItalia per gli anni 2000, 2001 e 2002 ed in
via di accreditamento al Fondo di rotazione del Ministero dellĠeconomia e delle
finanze;
c) i contributi e le donazioni eventualmente disposti da privati,
enti o organizzazioni, anche internazionali, e da altri organismi dellĠUnione
europea.
2. Le somme di cui al comma 1, lettere b) e c), sono versate
allĠentrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate al Fondo di cui al
medesimo comma 1.
3. Il Ministro dellĠeconomia e delle finanze autorizzato ad
apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
L. 563/1995 *
Legge 29 dicembre 1995, n. 563, Conversione del
decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, Disposizioni
urgenti per l'ulteriore impiego del personale delle Forze armate in attivita'
di controllo della frontiera marittima nella regione Puglia
(Disposizioni rilevanti)
Art. 1
1. A decorrere dal 1Ħ luglio 1995 e fino al 31 ottobre 1995, i
prefetti delle province della regione Puglia sono autorizzati ad avvalersi di
contingenti di personale militare per lo svolgimento di attivit di controllo
della frontiera marittima per esigenze connesse con il fenomeno
dell'immigrazione clandestina nelle medesime province. Al personale militare
impiegato nelle predette attivit sono attribuite le funzioni e le indennit
rispettivamente previste dall'articolo 1 e dall'articolo 3 del decreto-legge 25
luglio 1992, n. 349, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 settembre
1992, n. 386, con l'osservanza delle modalit indicate dai medesimi articoli e
dall'articolo 2 dello stesso decreto.
Art. 2
1. Per far fronte a situazioni di emergenza connesse con le
attivit di controllo indicate all'articolo 1 e che coinvolgono gruppi di
stranieri privi di qualsiasi mezzo di sostentamento ed in attesa di
identificazione o espulsione autorizzata, per ciascuno degli anni 1995, 1996
e 1997, la spesa di lire tre miliardi, da destinarsi anche alla istituzione, a
cura del Ministero dell'interno, sentita la regione Puglia, di tre centri
dislocati lungo la frontiera marittima delle coste pugliesi per le esigenze di
prima assistenza a favore dei predetti gruppi di stranieri. Al relativo onere,
da imputare ad apposito capitolo da istituire nello stato di previsione del
Ministero dell'interno, si provvede mediante riduzione dello stanziamento
iscritto, per l'anno 1995, al capitolo 4295 del medesimo stato di previsione e
corrispondenti capitoli per gli anni successivi.
2. Gli interventi previsti dal comma 1 sono effettuati con le
stesse modalit e con le risorse ivi indicate per fronteggiare situazioni di
emergenza che si verificano in altre aree del territorio nazionale.
3. Con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il
Ministro del tesoro, da adottarsi nel termine di trenta giorni dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, sono determinati i criteri e le
modalit di utilizzo e di erogazione dei fondi per l'attuazione degli
interventi straordinari di cui al comma 1. In deroga a quanto stabilito
dall'articolo 17, comma 4, della legge 23 agosto 1988, n. 400, per l'emanazione
del decreto di cui al presente comma non richiesto il previo parere del
Consiglio di Stato.
...
D. LGS.
140/2005 *
Decreto Legislativo 30 maggio 2005,
n.140, e successive modificazioni,
Attuazione della direttiva 2003/9/CE che stabilisce
norme minime relative all'accoglienza dei richiedenti asilo negli Stati membri
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 |
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Art. 1. |
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Finalita' |
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1. Il presente decreto ha lo scopo di stabilire le norme
relative all'accoglienza degli stranieri richiedenti il riconoscimento dello
status di rifugiato nel territorio nazionale. |
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2. Il presente decreto non si applica nell'ipotesi in cui sono
operative le misure di protezione temporanea, disposte ai sensi del decreto
legislativo 7 aprile 2003, n. 85, recante attuazione della direttiva
2001/55/CE, relativa alla concessione della protezione temporanea in caso di
afflusso massiccio di sfollati ed alla cooperazione in ambito comunitario. |
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Art. 2. |
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Definizioni |
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1. Ai fini del presente decreto s'intende per: |
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a) Çrichiedente asiloÈ: lo straniero richiedente il
riconoscimento dello status di rifugiato, ai sensi della Convenzione di
Ginevra del 28 luglio 1951, relativa allo status dei rifugiati, modificata
dal protocollo di New York del 31 gennaio 1967, resa esecutiva in Italia con
legge 24 luglio 1954, n. 722; |
|
b) ÇstranieroÈ: il cittadino di Stati non appartenenti
all'Unione europea e l'apolide; |
|
c) Çdomanda di asiloÈ: la domanda di riconoscimento dello status
di rifugiato presentata dallo straniero, ai sensi della Convenzione di
Ginevra del 28 luglio 1951, relativa allo status dei rifugiati, modificata
dal protocollo di New York del 31 gennaio 1967, resa esecutiva in Italia con
legge 24 luglio 1954, n. 722; |
|
d) ÇCommissione territorialeÈ: la Commissione territoriale per
il riconoscimento dello status di rifugiato; |
|
e) Çminore non accompagnatoÈ: lo straniero di eta' inferiore
agli anni diciotto, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio
nazionale, privo di assistenza e rappresentanza legale; |
|
f) ÇfamiliareÈ: i soggetti per i quali e' previsto il
ricongiungimento familiare, ai sensi dell'articolo 29 del testo unico di cui
al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, di seguito denominato: Çtesto
unicoÈ, che si trovano nel territorio nazionale al momento della
presentazione della domanda di asilo. |
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Art. 3. |
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Informazione |
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1. La questura che riceve la domanda di asilo ai sensi
dell'articolo 2, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 16
settembre 2004, n. 303, di seguito denominato: ÇregolamentoÈ provvede, entro
un termine non superiore a quindici giorni dalla presentazione,
all'informazione sulle condizioni di accoglienza del richiedente asilo, con
la consegna all'interessato dell'opuscolo di cui all'articolo 2, comma 6, del
regolamento. |
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Art. 4. |
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Documentazione |
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1. Quando non e' disposto il trattenimento del richiedente
asilo, ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 30 dicembre 1989, n.
416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, di
seguito denominato: Çdecreto-leggeÈ, la questura rilascia, entro tre giorni
dalla presentazione della domanda, al medesimo un attestato nominativo, che
certifica la sua qualita' di richiedente asilo, nonche', entro venti giorni
dalla presentazione della domanda, il permesso di soggiorno per richiesta di
asilo, di cui all'articolo 11, comma 1, lettera a), del decreto del
Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, recante regolamento di
attuazione del testo unico. |
|
2. Quando e' disposto il trattenimento del richiedente asilo, ai
sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge, la questura rilascia al medesimo
un attestato nominativo, che certifica la sua qualita' di richiedente asilo
presente nel centro di identificazione ovvero nel centro di permanenza
temporanea ed assistenza, di cui all'articolo 3, comma 2, del regolamento. |
2. Quando e' disposto il trattenimento del richiedente asilo, ai
sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge, la questura rilascia al medesimo
un attestato nominativo, che certifica la sua qualita' di richiedente asilo
presente nel centro di identificazione ovvero nel centro di identificazione ed espulsione[78], di cui all'articolo 3, comma 2, del
regolamento. |
3. Le attestazioni di cui ai commi 1 e 2 non certificano
l'identita' del richiedente asilo. |
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Art. 5. |
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Misure di accoglienza |
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1. Il richiedente asilo inviato nel centro di identificazione
ovvero nel centro di permanenza temporanea e assistenza ai sensi
dell'articolo 1-bis del decreto-legge, ha accoglienza nelle strutture in cui
e' ospitato, per il tempo stabilito e secondo le disposizioni del
regolamento. |
1. Il richiedente asilo inviato nel centro di identificazione
ovvero nel centro di identificazione
ed espulsione[79] ai sensi dell'articolo 1-bis del
decreto-legge, ha accoglienza nelle strutture in cui e' ospitato, per il
tempo stabilito e secondo le disposizioni del regolamento. |
2. Il richiedente asilo, cui e' rilasciato il permesso di
soggiorno, che risulta privo di mezzi sufficienti a garantire una qualita' di
vita adeguata per la salute e per il sostentamento proprio e dei propri
familiari, ha accesso, con i suoi familiari, alle misure di accoglienza,
secondo le norme del presente decreto. |
|
3. La valutazione dell'insufficienza dei mezzi di sussistenza,
di cui al comma 2, da riferirsi ad un periodo non superiore a sei mesi, e'
effettuata dalla Prefettura- Ufficio territoriale del Governo, in base ai
criteri relativi al soggiorno per motivi di turismo, definiti dalla direttiva
del Ministro dell'interno, di cui all'articolo 4, comma 3, del testo unico. |
|
4. L'accesso alle misure di accoglienza di cui al comma 2 e'
garantito a condizione che il richiedente dimostri che ha presentato la
domanda di asilo, entro il termine previsto dall'articolo 5, comma 2, del
testo unico, decorrente dall'ingresso nel territorio nazionale. Nel caso in
cui il richiedente sia soggiornante legalmente nel territorio nazionale ad
altro titolo, il suddetto termine decorre dal verificarsi dei motivi di
persecuzione addotti nella domanda. |
|
5. L'accesso alle misure di accoglienza e' disposto dal momento
della presentazione della domanda di asilo. Eventuali interventi
assistenziali e di soccorso, precedenti alla presentazione della domanda di
asilo, sono attuati a norma delle disposizioni del decreto-legge 30 ottobre
1995, n. 451, convertito dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563, e del relativo
regolamento di attuazione, adottato con decreto del Ministro dell'interno 2
gennaio 1996, n. 233. |
|
6. Le misure di accoglienza hanno termine al momento della
comunicazione della decisione sulla domanda di asilo, ai sensi dell'articolo
15, comma 3, del regolamento. |
|
7. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 17 del regolamento,
in caso di ricorso giurisdizionale avverso la decisione di rigetto della
domanda d'asilo, il ricorrente autorizzato a soggiornare sul territorio
nazionale ha accesso all'accoglienza solo per il periodo in cui non gli e'
consentito il lavoro, ai sensi dell'articolo 11, comma 1, ovvero nel caso in
cui le condizioni fisiche non gli consentano il lavoro. |
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Art. 6. |
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Accesso all'accoglienza |
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1. Nelle ipotesi di cui all'articolo 5, comma 2, il richiedente
asilo, ai fini dell'accesso alle misure di accoglienza per se' e per i propri
familiari, redige apposita richiesta, previa dichiarazione, al momento della
presentazione della domanda, di essere privo di mezzi sufficienti di
sussistenza. |
|
2. La Prefettura - Ufficio territoriale del Governo, cui viene
trasmessa, da parte della questura, la documentazione di cui al comma 1,
valutata, l'insufficienza dei mezzi di sussistenza, ai sensi dell'articolo 5,
comma 3, accerta, secondo le modalita' stabilite con provvedimento del Capo
del Dipartimento per liberta' civili e l'immigrazione del Ministero
dell'interno, la disponibilita' di posti all'interno del sistema di
protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati, di cui all'articolo
l-sexies del decreto-legge. |
|
3. In caso d'indisponibilita' nelle strutture di cui al comma 2,
l'accoglienza e' disposta nei centri d'identificazione ovvero nelle strutture
allestite ai sensi del decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, convertito
dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563, per il tempo strettamente necessario
all'individuazione del centro di cui al citato comma. In tale ipotesi, non si
applicano le disposizioni di cui all'articolo 9, comma 2, del regolamento. |
|
4. La Prefettura - Ufficio territoriale del Governo provvede
all'invio del richiedente nella struttura individuata, anche avvalendosi dei
mezzi di trasporto messi a disposizione dal centro stesso. Gli oneri
conseguenti sono a carico della Prefettura. |
|
5. L'accoglienza e' disposta nella struttura individuata ed e'
subordinata all'effettiva residenza del richiedente in quella struttura,
salvo il trasferimento in altro centro, che puo' essere disposto, per
motivate ragioni, dalla Prefettura - Ufficio territoriale del Governo in cui
ha sede la struttura di accoglienza che ospita il richiedente. |
|
6. L'indirizzo della struttura di accoglienza, e' comunicato, a
cura della Prefettura - Ufficio territoriale del Governo, alla Questura,
nonche' alla Commissione territoriale e costituisce il luogo di residenza del
richiedente, valevole agli effetti della notifica e della comunicazione degli
atti relativi al procedimento di riconoscimento dello status di rifugiato,
nonche' alle procedure relative all'accoglienza, disciplinate dal presente
decreto. E' nella facolta' del richiedente asilo comunicare tale luogo di
residenza al proprio difensore o consulente legale. |
|
7. Nei casi d'indisponibilita' di posti nelle strutture di cui
ai commi 2 e 3, la Prefettura - Ufficio territoriale del Governo eroga il
contributo di cui all'articolo 1-sexies, comma 3, lettera c), del
decreto-legge. L'erogazione del contributo e' limitata al tempo strettamente
necessario ad acquisire la disponibilita' presso un centro di accoglienza e
subordinata alla comunicazione del domicilio eletto alla Prefettura - Ufficio
territoriale del Governo che lo eroga. |
|
8. Avverso il provvedimento di diniego delle misure di
accoglienza e' ammesso ricorso al Tribunale amministrativo regionale competente. |
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Art. 7. |
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Competenza delle Commissioni territoriali |
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1. Competente a conoscere delle domande d'asilo presentate dai
richiedenti ammessi alle misure di accoglienza, ai sensi dell'articolo 5,
comma 2, e' la Commissione territoriale nella cui circoscrizione territoriale
e' collocato il centro individuato per l'accoglienza. |
|
2. La documentazione relativa alla domanda d'asilo e' trasmessa
alla Commissione territoriale competente ai sensi del comma 1, nei casi in
cui quest'ultima sia diversa da quella individuata secondo l'articolo 12,
comma 2, del regolamento. |
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Art. 8. |
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Accoglienza di persone portatrici di esigenze particolari |
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1. L'accoglienza e' effettuata in considerazione delle esigenze
dei richiedenti asilo e dei loro familiari, in particolare delle persone
vulnerabili quali minori, disabili, anziani, donne in stato di gravidanza,
genitori singoli con figli minori, persone per le quali e' stato accertato
che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica,
fisica o sessuale. |
|
2. Nei centri di identificazione sono previsti servizi speciali
di accoglienza delle persone portatrici di esigenze particolari, stabiliti
dal direttore del centro, ove possibile, in collaborazione con la ASL
competente per territorio, che garantiscono misure assistenziali particolari
ed un adeguato supporto psicologico, finalizzato all'esigenze della persona,
fatto salvo quanto previsto dall'articolo 8, comma 1, del regolamento. |
|
3. Nell'ambito del sistema di protezione dei richiedenti asilo e
dei rifugiati, di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge, sono attivati
servizi speciali di accoglienza per i richiedenti asilo portatori di esigenze
particolari, che tengano conto delle misure assistenziali da garantire alla
persona in relazione alle sue specifiche esigenze. |
|
4. L'accoglienza ai minori non accompagnati e' effettuata,
secondo il provvedimento del Tribunale dei minorenni, ad opera dell'ente
locale. Nell'ambito dei servizi del sistema di protezione dei richiedenti
asilo e dei rifugiati, di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge, gli
enti locali interessati possono prevedere specifici programmi di accoglienza
riservati ai minori non accompagnati, richiedenti asilo e rifugiati, che
partecipano alla ripartizione del Fondo nazionale per le politiche e i
servizi dell'asilo. |
|
5. Il Ministero dell'interno stipula convenzioni, sulla base
delle risorse disponibili del Fondo nazionale per le politiche e i servizi
dell'asilo, sentito il Comitato per i minori, con l'Organizzazione
internazionale delle migrazioni (OIM) ovvero con la Croce Rossa Italiana, per
l'attuazione di programmi diretti a rintracciare i familiari dei minori non
accompagnati. L'attuazione dei programmi e' svolta nel superiore interesse
dei minori e con l'obbligo della assoluta riservatezza, in modo da tutelare
la sicurezza del richiedente asilo. |
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Art. 9. |
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Modalita' relative alle condizioni materiali di accoglienza |
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1. Salvo per i richiedenti ospitati nei centri di permanenza
temporanea e assistenza, per i quali vigono le disposizioni del testo unico,
i richiedenti asilo sono alloggiati in strutture che garantiscono: |
1. Salvo per i richiedenti ospitati nei centri di identificazione ed espulsione[80], per i quali vigono le disposizioni del
testo unico, i richiedenti asilo sono alloggiati in strutture che
garantiscono: |
a) la tutela della vita e del nucleo familiare, ove possibile; |
|
b) la possibilita' di comunicare con i parenti, gli avvocati,
nonche' con i rappresentanti dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per
i Rifugiati, di seguito denominato ÇACNURÈ, ed i rappresentanti delle
associazioni e degli enti di cui all'articolo 11 del regolamento. |
|
2. La Prefettura - Ufficio territoriale del Governo, nel cui
territorio e' collocato il centro di accoglienza di cui all'articolo 6, comma
2, dispone, anche avvalendosi dei servizi sociali del comune, i necessari
controlli per accertare la qualita' dei servizi erogati. |
|
3. Le persone che lavorano nei centri di accoglienza hanno una
formazione adeguata alle funzioni che esercitano nelle strutture di
assistenza e sono soggette all'obbligo di riservatezza in ordine ai dati e le
notizie concernenti i richiedenti asilo. |
|
4. Fatto salvo quanto previsto dal testo unico in materia di
centri di permanenza temporanea e assistenza e dall'articolo 8 del
regolamento, sono ammessi nei centri, di cui all'articolo l-sexies del
decreto-legge, gli avvocati, i rappresentanti dell'ACNUR e le associazioni o
gli enti di cui all'articolo 11 del regolamento, al fine di prestare assistenza
ai richiedenti asilo ivi ospitati. |
4. Fatto salvo quanto previsto dal testo unico in materia di
centri di identificazione ed
espulsione[81] e dall'articolo 8 del regolamento, sono
ammessi nei centri, di cui all'articolo l-sexies del decreto-legge, gli
avvocati, i rappresentanti dell'ACNUR e le associazioni o gli enti di cui
all'articolo 11 del regolamento, al fine di prestare assistenza ai
richiedenti asilo ivi ospitati. |
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Art. 10. |
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Assistenza sanitaria e istruzione dei minori |
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1. Salvo quanto previsto dall'articolo 10 del regolamento, i
richiedenti asilo e i loro familiari, inseriti nei servizi, di cui
all'articolo 1-sexies del decreto-legge, sono iscritti, a cura del gestore
del servizio di accoglienza, al Servizio sanitario nazionale, ai sensi
dell'articolo 34, comma 1, del testo unico. |
|
2. Fatto salvo il periodo di eventuale permanenza nel centro di
identificazione, comunque non superiore a tre mesi, i minori richiedenti
asilo o i minori figli di richiedenti asilo sono soggetti all'obbligo
scolastico, ai sensi dell'articolo 38 del testo unico. |
|
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Art. 11. |
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Lavoro e formazione professionale |
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1. Qualora la decisione sulla domanda di asilo non venga
adottata entro sei mesi dalla presentazione della domanda ed il ritardo non
possa essere attribuito al richiedente asilo, il permesso di soggiorno per
richiesta asilo e' rinnovato per la durata di sei mesi e consente di svolgere
attivita' lavorativa fino alla conclusione della procedura di riconoscimento. |
|
2. Il permesso di soggiorno rilasciato ai sensi del comma 1 non
puo' essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. |
|
3. Il ritardo e' attribuito al richiedente asilo, in
particolare, nei seguenti casi: |
|
a) presentazione di documenti e certificazioni false relative alla
sua identita' o nazionalita' o, comunque, attinenti agli elementi della
domanda di asilo; |
|
b) rifiuto di fornire le informazioni necessarie per
l'accertamento della sua identita' o nazionalita'; |
|
c) mancata presentazione del richiedente asilo all'audizione
davanti l'organo di esame della domanda, nonostante la convocazione sia stata
comunicata presso il centro di accoglienza ovvero nel luogo del domicilio
eletto, fatti salvi i motivi di forza maggiore. |
|
4. Il richiedente asilo, che svolge attivita' lavorativa, ai
sensi del comma 1, puo' continuare ad usufruire delle condizioni di
accoglienza, erogate dai servizi attivati ai sensi dell'articolo 1-sexies del
decreto-legge, nel centro assegnato e a condizione di contribuire alle
relative spese. Il gestore del servizio di accoglienza determina l'entita' e
le modalita' di riscossione del contributo, tenendo conto del reddito del
richiedente e dei costi dell'accoglienza erogata. Il contributo versato non
costituisce corrispettivo del servizio ed e' utilizzato per il pagamento
delle spese di accoglienza erogate a favore del richiedente che lo versa. |
|
5. I richiedenti asilo, inseriti nei servizi, di cui
all'articolo 1-sexies del decreto-legge, possono frequentare corsi di
formazione professionale, eventualmente previsti dal programma dell'ente
locale dedicato all'accoglienza del richiedente asilo. |
|
|
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Art. 12. |
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Revoca delle misure di accoglienza |
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|
1. Il prefetto della provincia in cui ha sede il centro di
accoglienza di cui all'articolo 6, commi 2 e 3, dispone, con proprio motivato
decreto, la revoca delle misure d'accoglienza in caso di: |
|
a) mancata presentazione presso la struttura individuata ovvero
abbandono del centro di accoglienza da parte del richiedente asilo, senza
preventiva motivata comunicazione alla Prefettura - Ufficio territoriale del
Governo competente; |
|
b) mancata presentazione del richiedente asilo all'audizione
davanti l'organo di esame della domanda, nonostante la convocazione sia stata
comunicata presso il centro di accoglienza; |
|
c) presentazione in Italia di precedente domanda di asilo; |
|
d) accertamento della disponibilita' del richiedente asilo di
mezzi economici sufficienti per garantirsi l'assistenza; |
|
e) violazione grave o ripetuta delle regole del centro di
accoglienza da parte del richiedente asilo, ivi ospitato, ovvero
comportamenti gravemente violenti. |
|
2. Nell'ipotesi di cui al comma 1, lettera a), il gestore del
centro e' tenuto a comunicare, immediatamente, alla Prefettura - Ufficio
territoriale del Governo la mancata presentazione o l'abbandono del centro da
parte del richiedente asilo. Qualora il richiedente asilo sia rintracciato o
si presenti volontariamente alle Forze dell'ordine o al centro di
assegnazione, il prefetto dispone, con decisione motivata, sulla base degli
elementi addotti dal richiedente, l'eventuale ripristino delle misure di
accoglienza. Il ripristino e' disposto soltanto se la mancata presentazione o
l'abbandono sono stati causati da forza maggiore o caso fortuito. |
|
3. Nell'ipotesi di cui al comma 1, lettera e), il gestore del
centro deve trasmettere alla Prefettura - Ufficio territoriale del Governo
una relazione sui fatti che possono dare luogo all'eventuale revoca, entro
tre giorni dal loro verificarsi. |
|
4. Il provvedimento di revoca delle misure di accoglienza ha
effetto dal momento della sua comunicazione, ai sensi dell'articolo 6, comma
6. Avverso il provvedimento di revoca e' ammesso ricorso al Tribunale
amministrativo regionale competente. |
|
5. Nell'ipotesi di revoca, disposta ai sensi del comma 1,
lettera d), il richiedente asilo deve rimborsare al gestore del centro, che
ha provveduto all'accoglienza, i costi sostenuti per le misure
precedentemente erogate. |
|
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Art. 13. |
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Disposizioni finanziarie |
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|
1. Per le esigenze dell'accoglienza di cui all'articolo 5, commi
2 e 7, la dotazione del Fondo nazionale per le politiche e i servizi
dell'asilo di cui all'articolo 1-septies del decreto-legge e' aumentata, per
l'anno 2005, di euro 8.865.500 e, a decorrere dal 2006, di euro 17.731.000. |
|
2. Per il trasporto di cui all'articolo 6, comma 4, e'
autorizzata la spesa nel limite massimo di euro 62.400 per l'anno 2005 e di
euro 124.800 a decorrere dal 2006. |
|
3. All'onere derivante dall'attuazione del presente decreto,
valutato in euro 8.927.900 per l'anno 2005 e in euro 17.855.800 a decorrere
dall'anno 2006, si provvede: per
gli anni 2005, 2006 e 2007, mediante corrispondente utilizzo delle risorse
del Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie, di cui
alla legge 16 aprile 1987, n. 183, per la quota destinata al processo
normativo comunitario; i predetti importi sono versati, per ciascuno di detti
anni, all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati alle
pertinenti unita' previsionali di base dello stato di previsione del
Ministero dell'interno; a
decorrere dall'anno 2008, si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3,
lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni. Il
Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad apportare, con
propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. |
|
4. Con decreto del Ministro dell'interno, da adottarsi entro
quarantacinque giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, si provvede all'eventuale
armonizzazione delle linee guida e del formulario, di cui all'articolo
1-sexies, comma 3, lettera a), del decreto-legge, con le disposizioni del
presente decreto. La Conferenza Unificata di cui all'articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, esprime il suo parere nel termine di cui
all'articolo 5, comma 1, del regolamento. Con il medesimo decreto si prevede
la fissazione di un termine non superiore a trenta giorni per la
presentazione delle domande di contributo, relative all'anno 2005, da parte
degli enti locali, a carico del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi
dell'asilo. Per gli anni successivi, la ripartizione del Fondo avviene
secondo le modalita' ed i tempi previsti dal decreto del Ministro
dell'interno, di cui al citato articolo l-sexies del decreto-legge. |
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5. Il sostegno finanziario per le misure di accoglienza, erogato
nei limiti delle risorse finanziarie del Fondo nazionale per le politiche e i
servizi dell'asilo, e' fissato, anche in deroga al limite dell'80 per cento
previsto dall'articolo 1-sexies, comma 2, del decreto-legge, entro un limite
massimo individuato annualmente, con riferimento al costo dell'accoglienza,
giornaliero ed a persona, con decreto del Ministro dell'interno, di concerto
con il Ministro dell'economia e delle finanze, che per gli anni 2005 e 2006
e' adottato entro trenta giorni dalla data di pubblicazione del presente
decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. |
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6. Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio
degli oneri di cui al presente decreto ai fini dell'adozione dei
provvedimenti correttivi di cui all'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5
agosto 1978, n. 468, ovvero delle misure correttive da assumere, ai sensi
dell'articolo 11, comma 3, lettera i-quater), della medesima legge. Gli
eventuali decreti adottati ai sensi dell'articolo 7, secondo comma, n. 2),
della legge 5 agosto 1978, n. 468, prima della data di entrata in vigore dei
provvedimenti o delle misure di cui al presente comma, sono tempestivamente
trasmessi alle Camere, corredati da apposite relazioni illustrative. |
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Art. 14. |
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Disposizioni transitorie |
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1. Le disposizioni di cui all'articolo 11, commi 1, 2, 3 e 5, si
applicano anche ai richiedenti asilo titolari di permesso di soggiorno, la
cui domanda di asilo e' pendente alla data di entrata in vigore del presente
decreto. |
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2. Per i richiedenti asilo di cui al comma 1, per i quali non e'
applicabile l'articolo 1-bis, comma 2, del decreto-legge, l'accoglienza e'
disposta, esclusivamente, nell'ambito del Sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati, di cui all'articolo 1-sexies del medesimo
decreto-legge e nei limiti della disponibilita' gia' finanziata prima della
data di entrata in vigore del presente decreto. |
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Art. 15. |
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Norme finali |
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1. Fatto salvo quanto stabilito nell'articolo 13, commi 4 e 5,
il presente decreto entra in vigore novanta giorni dopo la sua pubblicazione
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. |
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D. LGS. 251/2007 *
Decreto Legislativo 19 novembre 2007,
n.251, Attuazione della direttiva 2004/83/CE recante norme minime
sull'attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi, della qualifica di
rifugiato o di persona altrimenti bisognosa di protezione internazionale,
nonche' norme minime sul contenuto della protezione riconosciuta
Capo I
Disposizioni generali
Art. 1.
Finalita'
1. Il presente decreto stabilisce le norme sull'attribuzione a
cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea o ad apolidi, di seguito
denominati: "stranieri", della qualifica di rifugiato o di protezione
sussidiaria, nonche' norme sul contenuto degli status riconosciuti.
Art. 2.
Definizioni
1. Ai fini del presente decreto s'intende per:
a) "protezione internazionale": lo status di rifugiato e
di protezione sussidiaria di cui alle lettere f) e h);
b) "Convenzione di Ginevra": la Convenzione relativa
allo status dei rifugiati, firmata a Ginevra il 28 luglio 1951, ratificata con
legge 24 luglio 1954, n. 722, e modificata dal Protocollo di New York del 31
gennaio 1967, ratificato con legge 14 febbraio 1970, n. 95;
c) "Carta delle Nazioni Unite": Statuto delle Nazioni
Unite, firmato a S. Francisco il 26 giugno 1945 e ratificato con legge 17
agosto 1957, n. 848;
d) "Convenzione sui diritti dell'Uomo": la Convenzione
europea di salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali,
ratificata con legge 4 agosto 1955, n. 848;
e) "rifugiato": cittadino straniero il quale, per il
timore fondato di essere perseguitato per motivi di razza, religione,
nazionalita', appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinione
politica, si trova fuori dal territorio del Paese di cui ha la cittadinanza e
non puo' o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezione di
tale Paese, oppure apolide che si trova fuori dal territorio nel quale aveva
precedentemente la dimora abituale per le stesse ragioni succitate e non puo'
o, a causa di siffatto timore, non vuole farvi ritorno, ferme le cause di
esclusione di cui all'articolo 10;
f) "status di rifugiato": il riconoscimento da parte
dello Stato di un cittadino straniero quale rifugiato;
g) "persona ammissibile alla protezione sussidiaria":
cittadino straniero che non possiede i requisiti per essere riconosciuto come
rifugiato ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se
ritornasse nel Paese di origine, o, nel caso di un apolide, se ritornasse nel
Paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale, correrebbe un rischio
effettivo di subire un grave danno come definito dal presente decreto e il
quale non puo' o, a causa di tale rischio, non vuole avvalersi della protezione
di detto Paese;
h) "status di protezione sussidiaria": il riconoscimento
da parte dello Stato di uno straniero quale persona ammissibile alla protezione
sussidiaria;
i) "domanda di protezione internazionale": una domanda
di protezione presentata secondo le procedure previste dal decreto-legge 30
dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio
1990, n. 39, e dal relativo regolamento di attuazione, adottato con decreto del
Presidente della Repubblica 16 settembre 2004, n. 303, diretta ad ottenere lo
status di rifugiato o lo status di protezione sussidiaria;
l) "familiari": i seguenti soggetti appartenenti al
nucleo familiare, gia' costituito prima dell'arrivo nel territorio nazionale,
del beneficiario dello status di rifugiato o dello status di protezione
sussidiaria, i quali si trovano nel territorio nazionale, in connessione alla
domanda di protezione internazionale:
a) il coniuge del beneficiario dello status di rifugiato o dello
status di protezione sussidiaria;
b) i figli minori del beneficiario dello status di rifugiato o
dello status di protezione sussidiaria, a condizione che siano non sposati ed a
suo carico. I figli minori naturali, adottati o affidati o sottoposti a tutela
sono equiparati ai figli legittimi;
m) "minore non accompagnato": lo straniero di eta'
inferiore agli anni diciotto che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio
nazionale, privo di assistenza e di rappresentanza legale;
n) "Paese di origine": il Paese o i Paesi di cui il
richiedente e' cittadino o, per un apolide, il Paese in cui aveva
precedentemente la dimora abituale.
Capo II
Valutazione delle domande di protezione internazionale
Art. 3.
Esame dei fatti e delle circostanze
1. Il richiedente e' tenuto a presentare, unitamente alla domanda
di protezione internazionale o comunque appena disponibili, tutti gli elementi
e la documentazione necessari a motivare la medesima domanda. L'esame e' svolto
in cooperazione con il richiedente e riguarda tutti gli elementi significativi
della domanda.
2. Gli elementi di cui al comma 1 che il richiedente e' tenuto a
produrre comprendono le dichiarazioni e tutta la documentazione in possesso del
richiedente in merito alla sua eta', condizione sociale, anche dei congiunti,
se rilevante ai fini del riconoscimento, identita', cittadinanza, paesi e
luoghi in cui ha soggiornato in precedenza, domande d'asilo pregresse,
itinerari di viaggio, documenti di identita' e di viaggio, nonche' i motivi
della sua domanda di protezione internazionale.
3. L'esame della domanda di protezione internazionale e'
effettuato su base individuale e prevede la valutazione:
a) di tutti i fatti pertinenti che riguardano il Paese d'origine
al momento dell'adozione della decisione in merito alla domanda, comprese, ove
possibile, le disposizioni legislative e regolamentari del Paese d'origine e
relative modalita' di applicazione;
b) della dichiarazione e della documentazione pertinenti
presentate dal richiedente, che deve anche rendere noto se ha gia' subito o
rischia di subire persecuzioni o danni gravi;
c) della situazione individuale e delle circostanze personali del
richiedente, in particolare la condizione sociale, il sesso e l'eta', al fine
di valutare se, in base alle circostanze personali del richiedente, gli atti a
cui e' stato o potrebbe essere esposto si configurino come persecuzione o danno
grave;
d) dell'eventualita' che le attivita' svolte dal richiedente, dopo
aver lasciato il Paese d'origine, abbiano mirato, esclusivamente o
principalmente, a creare le condizioni necessarie alla presentazione di una
domanda di protezione internazionale, al fine di stabilire se dette attivita' espongano
il richiedente a persecuzione o danno grave in caso di rientro nel Paese;
e) dell'eventualita' che, in considerazione della documentazione
prodotta o raccolta o delle dichiarazioni rese o, comunque, sulla base di altre
circostanze, si possa presumere che il richiedente potrebbe far ricorso alla
protezione di un altro Paese, di cui potrebbe dichiararsi cittadino.
4. Il fatto che il richiedente abbia gia' subito persecuzioni o
danni gravi o minacce dirette di persecuzioni o danni costituisce un serio
indizio della fondatezza del timore del richiedente di subire persecuzioni o
del rischio effettivo di subire danni gravi, salvo che si individuino elementi
o motivi per ritenere che le persecuzioni o i danni gravi non si ripeteranno e
purche' non sussistono gravi motivi umanitari che impediscono il ritorno nel
Paese di origine.
5. Qualora taluni elementi o aspetti delle dichiarazioni del
richiedente la protezione internazionale non siano suffragati da prove, essi
sono considerati veritieri se l'autorita' competente a decidere sulla domanda
ritiene che:
a) il richiedente ha compiuto ogni ragionevole sforzo per
circostanziare la domanda;
b) tutti gli elementi pertinenti in suo possesso sono stati
prodotti ed e' stata fornita una idonea motivazione dell'eventuale mancanza di
altri elementi significativi;
c) le dichiarazioni del richiedente sono ritenute coerenti e
plausibili e non sono in contraddizione con le informazioni generali e
specifiche pertinenti al suo caso, di cui si dispone;
d) il richiedente ha presentato la domanda di protezione
internazionale il prima possibile, a meno che egli non dimostri di aver avuto
un giustificato motivo per ritardarla;
e) dai riscontri effettuati il richiedente e', in generale,
attendibile.
Art. 4.
Bisogno di protezione internazionale sorto dopo aver lasciato il
Paese d'origine
1. La domanda di protezione internazionale puo' essere motivata da
avvenimenti verificatisi dopo la partenza del richiedente dal suo Paese di
origine ovvero da attivita' svolte dal richiedente dopo la sua partenza dal
Paese d'origine, in particolare quando sia accertato che le attivita' addotte
costituiscono l'espressione e la continuazione di convinzioni od orientamenti
gia' manifestati nel Paese d'origine.
Art. 5.
Responsabili della persecuzione o del danno grave
1. Ai fini della valutazione della domanda di protezione
internazionale, i responsabili della persecuzione o del danno grave sono:
a) lo Stato;
b) i partiti o le organizzazioni che controllano lo Stato o una
parte consistente del suo territorio;
c) soggetti non statuali, se i responsabili di cui alle lettere a)
e b), comprese le organizzazioni internazionali, non possono o non vogliono
fornire protezione, ai sensi dell'articolo 6, comma 2, contro persecuzioni o
danni gravi.
Art. 6.
Soggetti che offrono protezione
1. Ai fini dell'esame della domanda di protezione internazionale,
e' valutata la possibilita' di protezione da parte:
a) dello Stato;
b) dei partiti o organizzazioni, comprese le organizzazioni
internazionali, che controllano lo Stato o una parte consistente del suo
territorio.
2. La protezione di cui al comma 1 consiste nell'adozione di
adeguate misure per impedire che possano essere inflitti atti persecutori o
danni gravi, avvalendosi tra l'altro di un sistema giuridico effettivo che
permetta di individuare, di perseguire penalmente e di punire gli atti che
costituiscono persecuzione o danno grave, e nell'accesso da parte del
richiedente a tali misure.
3. Per stabilire se un'organizzazione internazionale controlla uno
Stato o una parte consistente del suo territorio e se fornisce protezione, ai
sensi del comma 2, si tiene conto degli eventuali orientamenti contenuti negli
atti emanati dal Consiglio dell'Unione europea e, ove ritenuto opportuno, delle
valutazioni di altre competenti organizzazioni internazionali e in particolare
dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Capo III
Status di rifugiato
Art. 7.
Atti di persecuzione
1. Ai fini della valutazione del riconoscimento dello status di rifugiato,
gli atti di persecuzione, ai sensi dell'articolo 1 A della Convenzione di
Ginevra, devono alternativamente:
a) essere sufficientemente gravi, per loro natura o frequenza, da
rappresentare una violazione grave dei diritti umani fondamentali, in particolare
dei diritti per cui qualsiasi deroga e' esclusa, ai sensi dell'articolo 15,
paragrafo 2, della Convenzione sui diritti dell'Uomo;
b) costituire la somma di diverse misure, tra cui violazioni dei
diritti umani, il cui impatto sia sufficientemente grave da esercitare sulla
persona un effetto analogo a quello di cui alla lettera a).
2. Gli atti di persecuzione di cui al comma 1 possono, tra
l'altro, assumere la forma di:
a) atti di violenza fisica o psichica, compresa la violenza
sessuale;
b) provvedimenti legislativi, amministrativi, di polizia o
giudiziari, discriminatori per loro stessa natura o attuati in modo
discriminatorio;
c) azioni giudiziarie o sanzioni penali sproporzionate o
discriminatorie;
d) rifiuto di accesso ai mezzi di tutela giuridici e conseguente
sanzione sproporzionata o discriminatoria;
e) azioni giudiziarie o sanzioni penali in conseguenza del rifiuto
di prestare servizio militare in un conflitto, quando questo potrebbe
comportare la commissione di crimini, reati o atti che rientrano nelle clausole
di esclusione di cui all'articolo 10, comma 2;
f) atti specificamente diretti contro un genere sessuale o contro
l'infanzia.
Art. 8.
Motivi di persecuzione
1. Al fine del riconoscimento dello status di rifugiato, gli atti
di persecuzione di cui all'articolo 7 devono essere riconducibili ai motivi, di
seguito definiti:
a) "razza": si riferisce, in particolare, a
considerazioni inerenti al colore della pelle, alla discendenza o
all'appartenenza ad un determinato gruppo etnico;
b) "religione": include, in particolare, le convinzioni
teiste, non teiste e ateiste, la partecipazione a, o l'astensione da, riti di
culto celebrati in privato o in pubblico, sia singolarmente sia in comunita',
altri atti religiosi o professioni di fede, nonche' le forme di comportamento
personale o sociale fondate su un credo religioso o da esso prescritte;
c) "nazionalita": non si riferisce esclusivamente alla
cittadinanza, o all'assenza di cittadinanza, ma designa, in particolare,
l'appartenenza ad un gruppo caratterizzato da un'identita' culturale, etnica o
linguistica, comuni origini geografiche o politiche o la sua affinita' con la
popolazione di un altro Stato;
d) "particolare gruppo sociale": e' quello costituito da
membri che condividono una caratteristica innata o una storia comune, che non
puo' essere mutata oppure condividono una caratteristica o una fede che e'
cosi' fondamentale per l'identita' o la coscienza che una persona non dovrebbe
essere costretta a rinunciarvi, ovvero quello che possiede un'identita'
distinta nel Paese di origine, perche' vi e' percepito come diverso dalla
societa' circostante. In funzione della situazione nel Paese d'origine, un
particolare gruppo sociale puo' essere individuato in base alla caratteristica
comune dell'orientamento sessuale, fermo restando che tale orientamento non
includa atti penalmente rilevanti ai sensi della legislazione italiana;
e) "opinione politica": si riferisce, in particolare,
alla professione di un'opinione, un pensiero o una convinzione su una questione
inerente ai potenziali persecutori di cui all'articolo 5 e alle loro politiche
o ai loro metodi, indipendentemente dal fatto che il richiedente abbia tradotto
tale opinione, pensiero o convinzione in atti concreti.
2. Nell'esaminare se un richiedente abbia un timore fondato di
essere perseguitato, e' irrilevante che il richiedente possegga effettivamente
le caratteristiche razziali, religiose, nazionali, sociali o politiche che
provocano gli atti di persecuzione, purche' una siffatta caratteristica gli
venga attribuita dall'autore delle persecuzioni.
Art. 9.
Cessazione
1. Uno straniero cessa di essere rifugiato quando:
a) si sia volontariamente avvalso di nuovo della protezione del
Paese di cui ha la cittadinanza;
b) avendo perso la cittadinanza, l'abbia volontariamente
riacquistata;
c) abbia acquistato la cittadinanza italiana ovvero altra
cittadinanza e goda della protezione del Paese di cui ha acquistato la
cittadinanza;
d) si sia volontariamente ristabilito nel Paese che ha lasciato o
in cui non ha fatto ritorno per timore di essere perseguitato;
e) non possa piu' rinunciare alla protezione del Paese di cui ha
la cittadinanza, perche' sono venute meno le circostanze che hanno determinato
il riconoscimento dello status di rifugiato;
f) se trattasi di un apolide, sia in grado di tornare nel Paese
nel quale aveva la dimora abituale, perche' sono venute meno le circostanze che
hanno determinato il riconoscimento dello status di rifugiato.
2. Per l'applicazione delle lettere e) ed f) del comma 1, il
cambiamento delle circostanze deve avere una natura non temporanea e tale da
eliminare il fondato timore di persecuzioni e non devono sussistere gravi
motivi umanitari che impediscono il ritorno nel Paese di origine.
3. La cessazione e' dichiarata sulla base di una valutazione
individuale della situazione personale dello straniero.
Art. 10.
Esclusione
1. Lo straniero e' escluso dallo status di rifugiato se rientra
nel campo d'applicazione dell'articolo 1 D della Convenzione di Ginevra, relativo
alla protezione o assistenza di un organo o di un'agenzia delle Nazioni Unite
diversi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Quando
tale protezione o assistenza cessa per qualsiasi motivo, senza che la posizione
di tali stranieri sia stata definitivamente stabilita in conformita' delle
pertinenti risoluzioni adottate dall'assemblea generale delle Nazioni Unite,
essi hanno pieno accesso alle forme di protezione previste dal presente
decreto.
2. Lo straniero e' altresi' escluso dallo status di rifugiato ove
sussistono fondati motivi per ritenere:
a) che abbia commesso un crimine contro la pace, un crimine di
guerra o un crimine contro l'umanita', quali definiti dagli strumenti
internazionali relativi a tali crimini;
b) che abbia commesso al di fuori del territorio italiano, prima
del rilascio del permesso di soggiorno in qualita' di rifugiato, un reato grave
ovvero che abbia commesso atti particolarmente crudeli, anche se perpetrati con
un dichiarato obiettivo politico, che possano essere classificati quali reati
gravi. La gravita' del reato e' valutata anche tenendo conto della pena
prevista dalla legge italiana per il reato non inferiore nel minimo a quattro
anni o nel massimo a dieci anni;
c) che si sia reso colpevole di atti contrari alle finalita' e ai
principi delle Nazioni Unite, quali stabiliti nel preambolo e negli articoli 1
e 2 della Carta delle Nazioni Unite.
3. Il comma 2 si applica anche alle persone che istigano o
altrimenti concorrono alla commissione dei crimini, reati o atti in esso
previsti.
Art. 11.
Riconoscimento dello status di rifugiato
1. La domanda di protezione internazionale ha come esito il
riconoscimento dello status di rifugiato quando la relativa domanda e' valutata
positivamente in relazione a quanto stabilito negli articoli 3, 4, 5 e 6, in
presenza dei presupposti di cui agli articoli 7 e 8, salvo che non sussistano
le cause di cessazione e di esclusione di cui agli articoli 9 e 10.
Art. 12.
Diniego dello status di rifugiato
1. Sulla base di una valutazione individuale, lo status di
rifugiato non e' riconosciuto quando:
a) in conformita' a quanto stabilito dagli articoli 3, 4, 5 e 6
non sussistono i presupposti di cui agli articoli 7 e 8 ovvero sussistono le
cause di esclusione di cui all'articolo 10;
b) sussistono fondati motivi per ritenere che lo straniero
costituisce un pericolo per la sicurezza dello Stato;
c) lo straniero costituisce un pericolo per l'ordine e la
sicurezza pubblica, essendo stato condannato con sentenza definitiva per i
reati previsti dall'articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura
penale.
Art. 13.
Revoca dello status di rifugiato
1. Fatto salvo l'obbligo del rifugiato di rivelare tutti i fatti
pertinenti e di produrre tutta la pertinente documentazione in suo possesso, la
revoca dello status di rifugiato di uno straniero e' adottata su base
individuale, qualora, successivamente al riconoscimento dello status di
rifugiato, e' accertato che:
a) sussistono le condizioni di cui all'articolo 12;
b) il riconoscimento dello status di rifugiato e' stato
determinato, in modo esclusivo, da fatti presentati in modo erroneo o dalla
loro omissione, o dal ricorso ad una falsa documentazione dei medesimi fatti.
Capo IV
Protezione sussidiaria
Art. 14.
Danno grave
1. Ai fini del riconoscimento della protezione sussidiaria, sono
considerati danni gravi:
a) la condanna a morte o all'esecuzione della pena di morte;
b) la tortura o altra forma di pena o trattamento inumano o
degradante ai danni del richiedente nel suo Paese di origine;
c) la minaccia grave e individuale alla vita o alla persona di un
civile derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto
armato interno o internazionale.
Art. 15.
Cessazione
1. La cessazione dello status di protezione sussidiaria e'
dichiarata su base individuale quando le circostanze che hanno indotto al
riconoscimento sono venute meno o sono mutate in misura tale che la protezione
non e' piu' necessaria.
2. Per produrre gli effetti di cui al comma 1, e' necessario che
le mutate circostanze abbiano natura cosi' significativa e non temporanea che
la persona ammessa al beneficio della protezione sussidiaria non sia piu'
esposta al rischio effettivo di danno grave di cui all'articolo 14 e non devono
sussistere gravi motivi umanitari che impediscono il ritorno nel Paese di
origine.
Art. 16.
Esclusione
1. Lo status di protezione sussidiaria e' escluso quando
sussistono fondati motivi per ritenere che lo straniero:
a) abbia commesso un crimine contro la pace, un crimine di guerra
o un crimine contro l'umanita', quali definiti dagli strumenti internazionali
relativi a tali crimini;
b) abbia commesso, nel territorio nazionale o all'estero, un reato
grave. La gravita' del reato e' valutata anche tenendo conto della pena, non
inferiore nel minimo a quattro anni o nel massimo a dieci anni, prevista dalla
legge italiana per il reato;
c) si sia reso colpevole di atti contrari alle finalita' e ai
principi delle Nazioni Unite, quali stabiliti nel preambolo e negli articoli 1
e 2 della Carta delle Nazioni Unite;
d) costituisca un pericolo per la sicurezza dello Stato o per
l'ordine e la sicurezza pubblica.
2. Il comma 1 si applica anche alle persone che istigano o
altrimenti concorrono alla commissione dei crimini, reati o atti in esso
menzionati.
Art. 17.
Riconoscimento dello status di protezione sussidiaria
1. La domanda di protezione internazionale ha come esito il
riconoscimento dello status di protezione sussidiaria, in conformita' a quanto
stabilito dagli articoli 3, 4, 5 e 6, se ricorrono i presupposti di cui
all'articolo 14 e non sussistono le cause di cessazione e di esclusione di cui
agli articoli 15 e 16.
Art. 18.
Revoca dello status di protezione sussidiaria
1. La revoca dello status di protezione sussidiaria di uno
straniero e' adottata se, successivamente al riconoscimento dello status, e'
accertato che:
a) sussistono le cause di esclusione di cui all'articolo 16;
b) il riconoscimento dello status di protezione sussidiaria e'
stato determinato, in modo esclusivo, da fatti presentati in modo erroneo o
dalla loro omissione, o dal ricorso ad una falsa documentazione dei medesimi
fatti.
Capo V
Contenuto della protezione internazionale
Art. 19.
Disposizioni generali
1. Le disposizioni del presente decreto non pregiudicano i diritti
stabiliti dalla Convenzione di Ginevra.
2. Nell'attuazione delle disposizioni del presente capo, si tiene
conto, sulla base di una valutazione individuale, della specifica situazione
delle persone vulnerabili, quali i minori, i disabili, gli anziani, le donne in
stato di gravidanza, i genitori singoli con figli minori, le persone che hanno
subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o
sessuale.
Art. 20.
Protezione dall'espulsione
1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 19, comma 1, del
testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, il rifugiato o lo straniero ammesso alla protezione sussidiaria
e' espulso quando:
a) sussistono motivi per ritenere che rappresenti un pericolo per
la sicurezza dello Stato;
b) rappresenta un pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica,
essendo stato condannato con sentenza definitiva per un reato per il quale e'
prevista la pena della reclusione non inferiore nel minimo a quattro anni o nel
massimo a dieci anni.
Art. 21.
Informazioni
1. Unitamente alla decisione che riconosce la protezione
internazionale e' consegnato allo straniero interessato un opuscolo contenente
informazioni sui diritti e gli obblighi connessi allo status di protezione
riconosciuto, redatto in una lingua che si presume a lui comprensibile o
comunque in lingua inglese, francese, spagnola o araba.
2. Per garantire la piu' ampia informazione sui diritti e doveri
degli status riconosciuti, in sede di audizione del richiedente lo status di
protezione internazionale e' comunque fornita una informazione preliminare sui
medesimi diritti e doveri.
Art. 22.
Mantenimento del nucleo familiare
1. E' tutelata l'unita' del nucleo familiare dei
beneficiari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria.
2. I familiari che non hanno individualmente diritto allo status
di protezione internazionale hanno i medesimi diritti riconosciuti al familiare
titolare dello status.
3. Ai familiari del titolare dello status di protezione
sussidiaria presenti sul territorio nazionale che individualmente non hanno
diritto a tale status e' rilasciato il permesso di soggiorno per motivi
familiari ai sensi dell'articolo 30 del testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello
straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
4. Lo straniero ammesso alla protezione sussidiaria ha diritto al
ricongiungimento familiare ai sensi e alle condizioni previste dall'articolo 29
del citato decreto legislativo n. 286 del 1998. Si applica l'articolo 29-bis,
comma 2, del medesimo decreto legislativo n. 286 del 1998.
5. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano ai
familiari che sono o sarebbero esclusi dallo status di rifugiato o dalla
protezione sussidiaria ai sensi degli articoli 10, 12 e 16.
Art. 23.
Permesso di soggiorno
1. Il permesso di soggiorno per asilo rilasciato ai titolari dello
status di rifugiato ha validita' quinquennale ed e' rinnovabile.
2. Ai titolari dello status di protezione sussidiaria e'
rilasciato un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria con validita'
triennale rinnovabile previa verifica della permanenza delle condizioni che
hanno consentito il riconoscimento della protezione sussidiaria. Tale permesso
di soggiorno consente l'accesso al lavoro e allo studio ed e' convertibile per
motivi di lavoro, sussistendone i requisiti.
Art. 24.
Documenti di viaggio
1. Per consentire i viaggi al di fuori del territorio nazionale,
la competente questura rilascia ai titolari dello status di rifugiato un
documento di viaggio di validita' quinquennale rinnovabile secondo
il modello allegato alla Convenzione di Ginevra.
2. Quando sussistono fondate ragioni che non consentono al
titolare dello status di protezione sussidiaria di chiedere il passaporto alle
autorita' diplomatiche del Paese di cittadinanza, la questura competente rilascia
allo straniero interessato il titolo di viaggio per stranieri. Qualora
sussistano ragionevoli motivi per dubitare dell'identita' del titolare della
protezione sussidiaria, il documento e' rifiutato o ritirato.
3. Il rilascio dei documenti di cui ai commi 1 e 2 e' rifiutato
ovvero, nel caso di rilascio, il documento e' ritirato se sussistono gravissimi
motivi attinenti la sicurezza nazionale e l'ordine pubblico che ne impediscono
il rilascio.
Art. 25.
Accesso all'occupazione
1. I titolari dello status di rifugiato e dello status di
protezione sussidiaria hanno diritto di godere del medesimo trattamento
previsto per il cittadino italiano in materia di lavoro subordinato, lavoro
autonomo, per l'iscrizione agli albi professionali, per la formazione professionale
e per il tirocinio sul luogo di lavoro.
2. E' consentito al titolare dello status di rifugiato
l'accesso al pubblico impiego, con le modalita' e le limitazioni previste per i
cittadini dell'Unione europea.
Art. 26.
Accesso all'istruzione
1. I minori titolari dello status di rifugiato o dello status di
protezione sussidiaria hanno accesso agli studi di ogni ordine e grado, secondo
le modalita' previste per il cittadino italiano.
2. I maggiorenni, titolari dello status di rifugiato o dello status
di protezione sussidiaria, hanno diritto di accedere al sistema di istruzione
generale e di aggiornamento e perfezionamento professionale nei limiti e nei
modi stabiliti per gli stranieri regolarmente soggiornanti.
3. Si applicano ai titolari dello status di rifugiato o di
protezione sussidiaria le disposizioni concernenti il riconoscimento di
diplomi, certificati ed altri titoli stranieri per i cittadini italiani.
Art. 27.
Assistenza sanitaria e sociale
1. I titolari dello status di rifugiato e dello status di
protezione sussidiaria hanno diritto al medesimo trattamento riconosciuto al
cittadino italiano in materia di assistenza sociale e sanitaria.
Art. 28.
Minori non accompagnati
1. Quando e' accertata la presenza sul territorio nazionale di minori
non accompagnati richiedenti la protezione internazionale si applicano gli
articoli 343, e seguenti, del codice civile. Nelle more dell'adozione dei
provvedimenti conseguenti, il minore che abbia espresso la volonta' di
richiedere la protezione internazionale puo' anche beneficiare dei servizi
erogati dall'ente locale nell'ambito del sistema di protezione per richiedenti
asilo e rifugiati di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge 30 dicembre
1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n.
39, nell'ambito delle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi
dell'asilo, di cui all'articolo 1-septies del citato decreto-legge n. 416 del
30 dicembre 1989.
2. Ferma la possibilita' di beneficiare degli specifici programmi
di accoglienza, riservati a categorie di soggetti vulnerabili ai sensi
dell'articolo 8 del decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 140, il minore non
accompagnato richiedente la protezione internazionale e' affidato dalla
competente autorita' giudiziaria a un familiare, adulto e regolarmente
soggiornante, qualora questi sia stato rintracciato sul territorio nazionale;
ove non sia possibile, si provvede ai sensi dell'articolo 2, commi 1 e 2, della
legge 4 maggio 1983, n. 184, e successive modificazioni. I provvedimenti di cui
al presente comma sono adottati nell'interesse prevalente del minore, avendo
comunque cura di non separare il medesimo dai fratelli, eventualmente presenti
sul territorio nazionale, e di limitarne al minimo gli spostamenti sul territorio
stesso.
3. Le iniziative per l'individuazione dei familiari del minore non
accompagnato, titolare dello status di protezione internazionale, sono assunte
nell'ambito delle convenzioni di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 30
maggio 2005, n. 140, da stipulare anche con organismi o associazioni umanitarie
a carattere nazionale o internazionale. I relativi programmi sono attuati nel
superiore interesse del minore e con l'obbligo della assoluta riservatezza in
modo da tutelare la sicurezza del titolare della protezione internazionale e
dei suoi familiari.
Art. 29.
Libera circolazione, integrazione e alloggio
1. Fatto salvo quanto stabilito dall'articolo 6, comma 6, del
testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, i titolari dello status di rifugiato e di protezione sussidiaria
possono circolare liberamente sul territorio nazionale.
2. Oltre quanto previsto dall'articolo 1-sexies del decreto-legge
30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28
febbraio 1990, n. 39, e dall'articolo 5 del decreto legislativo 30 maggio 2005,
n. 140, nell'attuazione delle misure previste all'articolo 42 del citato decreto
legislativo n. 286 del 1998, si tiene anche conto delle esigenze relative
all'integrazione dei titolari della protezione internazionale ed in particolare
dei rifugiati.
3. L'accesso all'alloggio e' consentito ai titolari dello status
di rifugiato e di protezione sussidiaria secondo quanto disposto dall'articolo
40, comma 6, del citato decreto legislativo n. 286 del 1998.
Art. 30.
Rimpatrio
1. L'assistenza al rimpatrio volontario dei titolari della
protezione internazionale e' disposta nell'ambito dei programmi attuati ai
sensi dell'articolo 1-sexies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416,
convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, nei limiti
dei relativi finanziamenti.
Capo VI
Disposizioni finali
Art. 31.
Punto di contatto
1. Il Ministero dell'interno - Dipartimento per le liberta' civili
e l'immigrazione, in qualita' di punto di contatto, adotta, nel limite delle
risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili sulla base della
legislazione vigente, ogni misura idonea ad instaurare una cooperazione diretta
e lo scambio di informazioni ai fini dell'applicazione del presente decreto con
i competenti uffici degli Stati membri dell'Unione europea.
Art. 32.
Personale
1. Il personale componente delle Commissioni territoriali che
provvede all'applicazione delle norme del presente decreto riceve una
formazione di base per l'attuazione della disciplina secondo gli ordinamenti
degli uffici e dei servizi in cui espleta la propria attivita' ed e' soggetto
all'obbligo di riservatezza in ordine alle informazioni sui rifugiati e sui
titolari della protezione sussidiaria che apprende sulla base della attivita'
svolta.
Art. 33.
Norma finanziaria
1. Per le finalita' di cui all'articolo 21 e' autorizzata la spesa
di euro 50.000 per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
2. Gli oneri di cui agli articoli 22 e 27 sono valutati in euro
2.031.510 per l'anno 2007, in euro 11.901.820 per l'anno 2008, in euro
15.677.600 per l'anno 2009, in euro 19.453.380 per l'anno 2010 e in euro 23.229.160
a decorrere dal 2011.
3. All'onere derivante dall'applicazione del presente decreto,
valutato in euro 2.081.510 per l'anno 2007, in euro 11.951.820 per l'anno 2008
ed in euro 23.229.160 a decorrere dall'anno 2009, si provvede a decorrere
dall'anno 2007 mediante utilizzo delle risorse del Fondo di rotazione per
l'attuazione delle politiche comunitarie, di cui all'articolo 5 della legge 16
aprile 1987, n. 183, che, a tale fine, sono versate all'entrata del bilancio
dello Stato e rassegnate ai pertinenti stati di previsione per essere destinate
alle finalita' di cui al presente decreto.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad
apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
5. Il Ministero dell'interno, il Ministero del lavoro e della
previdenza sociale, il Ministero della salute e il Ministero della solidarieta'
sociale provvedono al monitoraggio degli oneri di cui al comma 2 del presente
articolo, informando tempestivamente il Ministro dell'economia e delle finanze,
ai fini dell'adozione dei provvedimenti correttivi di cui all'articolo 11-ter,
comma 7, della legge 5 agosto 1978, n. 468, ovvero delle misure correttive da
assumere, ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera i-quater) della medesima
legge. Gli eventuali decreti adottati, ai sensi dell'articolo 7, secondo comma,
n. 2), della legge 5 agosto 1978, n. 468, prima della data di entrata in vigore
dei provvedimenti o delle misure di cui al presente comma, sono tempestivamente
trasmessi alle Camere, corredati da apposite relazioni illustrative.
Art. 34.
Disposizioni transitorie e finali
1. Le lettere c) e d) del comma 4 dell'articolo 1 del
decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla
legge 28 febbraio 1990, n. 39, sono soppresse.
2. Fino alla data di entrata in vigore del decreto legislativo di
recepimento della direttiva 2005/85/CE del Consiglio, del 1Ħ dicembre 2005, le
norme del presente decreto si applicano secondo le procedure di cui al
decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla
legge 28 febbraio 1990, n. 39, e al relativo regolamento di attuazione adottato
con decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 2004, n. 303.
3. Al comma 4, primo periodo, dell'articolo 1-sexies del
decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla
legge 28 febbraio 1990, n. 39, per soggetto destinatario dei servizi di
accoglienza di cui al comma l del medesimo articolo si intende anche lo
straniero con permesso di protezione sussidiaria di cui al presente decreto.
4. Allo straniero con permesso di soggiorno umanitario di cui
all'articolo 5, comma 6, del testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni,
rilasciato dalla questura su richiesta dell'organo di esame della istanza di
riconoscimento dello status di rifugiato, prima dell'entrata in vigore del
presente decreto, e' rilasciato al momento del rinnovo il permesso per
protezione sussidiaria di cui al presente decreto.
5. Ai titolari del permesso di soggiorno umanitario di cui al
comma 4 sono riconosciuti i medesimi diritti stabiliti dal presente decreto a
favore dei titolari dello status di protezione sussidiaria.
D. LGS. 25/2008 *
Decreto legislativo 28 gennaio 2008, n.
25, e successive modificazioni, Attuazione della direttiva 2005/85/CE recante
norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del
riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 D. LGS. 159/2008 |
|
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Capo I |
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Disposizioni generali |
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Art. 1. |
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Finalita' |
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1. Il presente decreto stabilisce le procedure per l'esame delle
domande di protezione internazionale presentate nel territorio nazionale da
cittadini di Paesi non appartenenti alla Unione europea o da apolidi, di
seguito denominati: ÇstranieriÈ, e le procedure per la revoca e la cessazione
degli status riconosciuti. |
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Art. 2. |
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Definizioni |
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|
1. Ai fini del presente decreto s'intende per: |
|
a) ÇConvenzione di GinevraÈ: la Convenzione relativa allo status
dei rifugiati, firmata a Ginevra il 28 luglio 1951, ratificata con legge 24
luglio 1954, n. 722, e modificata dal protocollo di New York del 31 gennaio
1967, ratificato con legge 14 febbraio 1970, n. 95; |
|
b) Çdomanda di protezione internazionale o domanda di asilo o
domandaÈ: la domanda presentata secondo le procedure previste dal presente
decreto, diretta ad ottenere lo status di rifugiato o lo status di protezione
sussidiaria; |
|
c) ÇrichiedenteÈ: il cittadino straniero che ha presentato la
domanda di protezione internazionale sulla quale non e' stata ancora adottata
una decisione definitiva; |
|
d) ÇrifugiatoÈ: cittadino di un Paese non appartenente
all'Unione europea il quale, per il timore fondato di essere perseguitato per
motivi di razza, religione, nazionalita', appartenenza ad un determinato
gruppo sociale o opinione politica, si trova fuori dal territorio del Paese
di cui ha la cittadinanza e non puo' o, a causa di tale timore, non vuole
avvalersi della protezione di tale Paese, oppure se apolide si trova fuori
dal territorio nel quale aveva precedentemente la dimora abituale e per lo
stesso timore sopra indicato non puo' o, a causa di siffatto timore, non
vuole farvi ritorno, ferme le cause di esclusione previste dall'articolo 10
del decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251; |
|
e) Çstatus di rifugiatoÈ: il riconoscimento da parte dello Stato
di un cittadino straniero quale rifugiato, a seguito dell'accoglimento della
domanda di protezione internazionale, secondo le procedure definite dal
presente decreto; |
|
f) Çpersona ammissibile alla protezione sussidiariaÈ: cittadino
di un Paese non appartenente all'Unione europea o apolide che non possiede i
requisiti per essere riconosciuto come rifugiato, ma nei cui confronti
sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel Paese di
origine, o, nel caso di un apolide, se ritornasse nel Paese nel quale aveva
precedentemente la dimora abituale, correrebbe un rischio effettivo di subire
un grave danno come definito dall'articolo 14 del decreto legislativo 19
novembre 2007, n. 251, e il quale non puo' o, a causa di tale rischio, non
vuole avvalersi della protezione di detto Paese; |
|
g) Çstatus di protezione sussidiariaÈ: il riconoscimento da
parte dello Stato di un cittadino straniero quale persona ammessa alla
protezione sussidiaria, a seguito dell'accoglimento della domanda di
protezione internazionale, secondo le procedure definite dal presente
decreto; |
|
h) Çminore non accompagnatoÈ: il cittadino straniero di eta'
inferiore agli anni diciotto che si trova, per qualsiasi causa, nel
territorio nazionale, privo di assistenza e di rappresentanza legale; |
|
i) ACNUR: l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati; |
|
m) ÇPaese di origine sicuroÈ: il Paese inserito nell'elenco
comune minimo di cui all'articolo 29 della direttiva 2005/85/CE. |
|
|
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Art. 3. |
|
Autorita' competenti |
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|
1. Le autorita' competenti all'esame delle domande di protezione
internazionale sono le commissioni territoriali per il riconoscimento della
protezione internazionale, di cui all'articolo 4. |
|
2. L'ufficio di polizia di frontiera e la questura sono
competenti a ricevere la domanda, secondo quanto previsto dall'articolo 26. |
|
3. L'autorita' preposta alla determinazione dello Stato
competente all'esame della domanda di protezione internazionale in
applicazione del regolamento (CE) n. 343/2003 del Consiglio, del 18 febbraio
2003, e' l'Unita' Dublino, operante presso il Dipartimento per le liberta'
civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. |
|
|
|
Art. 4. |
|
Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione
internazionale |
|
|
|
1. Le Commissioni territoriali per il riconoscimento dello
status di rifugiato, di cui all'articolo 1-quater del decreto-legge 30
dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio
1990, n. 39, assumono la denominazione di: ÇCommissioni territoriali per il
riconoscimento della protezione internazionaleÈ, di seguito: ÇCommissioni
territorialiÈ, e si avvalgono del supporto organizzativo e logistico del
Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione del Ministero
dell'interno. |
|
2. Le Commissioni territoriali sono fissate nel numero massimo
di dieci. Con decreto del Ministro dell'interno sono individuate le sedi e le
circoscrizioni territoriali in cui operano le commissioni. |
|
3. Le Commissioni territoriali sono nominate con decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'interno,
e sono composte, nel rispetto del principio di equilibrio di genere, da un
funzionario della carriera prefettizia, con funzioni di presidente, da un
funzionario della Polizia di Stato, da un rappresentante di un ente
territoriale designato dalla Conferenza Stato - citta' ed autonomie locali e
da un rappresentante dell'ACNUR. Per ciascun componente sono nominati uno o piu'
componenti supplenti. L'incarico ha durata triennale ed e' rinnovabile. Le
Commissioni territoriali possono essere integrate, su richiesta del
presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, da un
funzionario del Ministero degli affari esteri con la qualifica di componente
a tutti gli effetti, ogni volta che sia necessario, in relazione a
particolari afflussi di richiedenti protezione internazionale, in ordine alle
domande per le quali occorre disporre di particolari elementi di valutazione
in merito alla situazione dei Paesi di provenienza di competenza del
Ministero degli affari esteri. Ove necessario, le Commissioni possono essere
composte anche da personale in posizione di collocamento a riposo da non
oltre due anni appartenente alle amministrazioni o agli enti rappresentati
nella Commissione. Al presidente ed ai componenti effettivi o supplenti, per
ogni partecipazione alle sedute della Commissione, e' corrisposto un gettone
di presenza. L'ammontare del gettone di presenza e' determinato con decreto
del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle
finanze. |
3.
Le Commissioni territoriali sono nominate con decreto del (...)[82] Ministro dell'interno, e sono composte, nel
rispetto del principio di equilibrio di genere, da un funzionario della
carriera prefettizia, con funzioni di presidente, da un funzionario della
Polizia di Stato, da un rappresentante di un ente territoriale designato
dalla Conferenza Stato - citta' ed autonomie locali e da un rappresentante dell'ACNUR.
In situazioni di urgenza, il Ministro dell'interno nomina il rappresentante
dell'ente locale, su indicazione del sindaco del comune presso cui ha sede la
commissione territoriale, e ne da' tempestiva comunicazione alla Conferenza
unificata Stato-citta' ed autonomie locali[83]. Per ciascun componente sono nominati uno o piu'
componenti supplenti. L'incarico ha durata triennale ed e' rinnovabile. Le
Commissioni territoriali possono essere integrate, su richiesta del
presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, da un
funzionario del Ministero degli affari esteri con la qualifica di componente
a tutti gli effetti, ogni volta che sia necessario, in relazione a
particolari afflussi di richiedenti protezione internazionale, in ordine alle
domande per le quali occorre disporre di particolari elementi di valutazione
in merito alla situazione dei Paesi di provenienza di competenza del
Ministero degli affari esteri. Ove necessario, le Commissioni possono essere
composte anche da personale in posizione di collocamento a riposo da non
oltre due anni appartenente alle amministrazioni o agli enti rappresentati
nella Commissione. Al presidente ed ai componenti effettivi o supplenti, per
ogni partecipazione alle sedute della Commissione, e' corrisposto un gettone
di presenza. L'ammontare del gettone di presenza e' determinato con decreto
del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle
finanze. |
4. Le Commissioni territoriali sono validamente costituite con
la presenza della maggioranza dei componenti e deliberano con il voto
favorevole di almeno tre componenti. In caso di parita' prevale il voto del
presidente. |
|
5. Salvo quanto previsto dall'articolo 7 del decreto legislativo
30 maggio 2005, n. 140, la competenza delle Commissioni territoriali e'
determinata sulla base della circoscrizione territoriale in cui e' presentata
la domanda ai sensi dell'articolo 26, comma 1. Nel caso di richiedenti
accolti o trattenuti ai sensi degli articoli 20 e 21 la competenza e'
determinata in base alla circoscrizione territoriale in cui e' collocato il
centro. |
|
6. Le attivita' di supporto delle commissioni sono svolte dal
personale in servizio appartenente ai ruoli dell'Amministrazione civile
dell'interno. |
|
|
|
Art. 5. |
|
Commissione nazionale per il diritto di asilo |
|
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|
1. La Commissione nazionale per il diritto di asilo ha
competenza in materia di revoca e cessazione degli status di protezione
internazionale riconosciuti, nelle ipotesi previste dal decreto legislativo
19 novembre 2007, n. 251, oltre che compiti di indirizzo e coordinamento
delle Commissioni territoriali, di formazione e aggiornamento dei componenti
delle medesime Commissioni, di costituzione e aggiornamento di una banca dati
informatica contenente le informazioni utili al monitoraggio delle richieste
di asilo, di costituzione e aggiornamento di un centro di documentazione
sulla situazione socio-politico-economica dei Paesi di origine dei
richiedenti, di monitoraggio dei flussi di richiedenti asilo, anche al fine
di proporre l'istituzione di nuove Commissioni territoriali e di fornire, ove
necessario, informazioni al Presidente del Consiglio dei Ministri per
l'adozione del provvedimento di cui all'articolo 20 del decreto legislativo
25 luglio 1988, n. 286. La Commissione mantiene rapporti di collaborazione
con il Ministero degli affari esteri ed i collegamenti di carattere
internazionale relativi all'attivita' svolta. |
|
2. La Commissione nazionale e' nominata, nel rispetto del
principio di equilibrio di genere, con decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri, su proposta congiunta dei Ministri dell'interno e degli affari
esteri. La Commissione e' presieduta da un prefetto ed e' composta da un
dirigente in servizio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, da un funzionario
della carriera diplomatica, da un funzionario della carriera prefettizia in
servizio presso il Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione e da
un dirigente del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero
dell'interno. Ciascuna amministrazione designa un supplente. |
|
L'incarico ha durata triennale ed e' rinnovabile. La Commissione
e' validamente costituita con la presenza della maggioranza dei componenti e
delibera con il voto favorevole di almeno tre componenti. Alle riunioni partecipa
senza diritto di voto un rappresentante del delegato in Italia dell'ACNUR. La
Commissione nazionale si avvale del supporto organizzativo e logistico del
Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione del Ministero
dell'interno. |
|
3. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su
proposta dei Ministri dell'interno e degli affari esteri, possono essere
istituite una o piu' sezioni della Commissione nazionale. I componenti di
ciascuna sezione sono individuati e nominati secondo quanto previsto al comma
2. Le sezioni della Commissione nazionale sono validamente costituite e
deliberano con le medesime modalita' previste per la Commissione nazionale. |
|
|
|
Capo II |
|
Principi fondamentali e garanzie |
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Art. 6. |
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Accesso alla procedura |
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1. La domanda di protezione internazionale e' presentata
personalmente dal richiedente presso l'ufficio di polizia di frontiera
all'atto dell'ingresso nel territorio nazionale o presso l'ufficio della
questura competente in base al luogo di dimora del richiedente. |
|
2. La domanda presentata da un genitore si intende estesa anche
ai figli minori non coniugati presenti sul territorio nazionale con il
genitore all'atto della presentazione della stessa. |
|
3. La domanda puo' essere presentata direttamente dal minore non
accompagnato ai sensi dell'articolo 19. |
|
|
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Art. 7. |
|
Diritto di rimanere nel territorio dello Stato durante l'esame
della domanda |
|
|
|
1. Il richiedente e' autorizzato a rimanere nel territorio dello
Stato, ai fini esclusivi della procedura, fatto salvo quanto previsto
dall'articolo 11 del decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 140, fino alla
decisione della Commissione territoriale in ordine alla domanda, a norma
dell'articolo 32. |
1.
Il richiedente e' autorizzato a rimanere nel territorio dello Stato, ai fini
esclusivi della procedura, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 11 del
decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 140, fino alla decisione della
Commissione territoriale in ordine alla domanda, a norma dell'articolo 32. Il
prefetto competente stabilisce un luogo di residenza o un'area geografica ove
i richiedenti asilo possano circolare.[84] |
2. La previsione di cui al comma 1 non si applica a coloro che
debbano essere: |
|
a) estradati verso un altro Stato in virtu' degli obblighi previsti
da un mandato di arresto europeo; |
|
b) consegnati ad una Corte o ad un Tribunale penale
internazionale; |
|
c) avviati verso un altro Stato dell'Unione competente per
l'esame dell'istanza di protezione internazionale. |
|
|
|
Art. 8. |
|
Criteri applicabili all'esame delle domande |
|
|
|
1. Le domande di protezione internazionale non possono essere
respinte, ne' escluse dall'esame per il solo fatto di non essere state
presentate tempestivamente. |
|
2. La decisione su ogni singola domanda deve essere assunta in
modo individuale, obiettivo ed imparziale e sulla base di un congruo esame
della domanda effettuato ai sensi del decreto legislativo 19 novembre 2007,
n. 251. |
|
3. Ciascuna domanda e' esaminata alla luce di informazioni
precise e aggiornate circa la situazione generale esistente nel Paese di
origine dei richiedenti asilo e, ove occorra, dei Paesi in cui questi sono
transitati, elaborate dalla Commissione nazionale sulla base dei dati forniti
dall'ACNUR, dal Ministero degli affari esteri, o comunque acquisite dalla
Commissione stessa. La Commissione nazionale assicura che tali informazioni,
costantemente aggiornate, siano messe a disposizione delle Commissioni
territoriali, secondo le modalita' indicate dal regolamento da emanare ai
sensi dell'articolo 38 e siano altresi' fornite agli organi giurisdizionali
chiamati a pronunciarsi su impugnazioni di decisioni negative. |
|
|
|
Art. 9. |
|
Criteri applicabili alle decisioni dell'autorita' accertante |
|
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1. Le decisioni sulle domande di protezione internazionale sono
comunicate per iscritto. |
|
2. La decisione con cui viene respinta una domanda e' corredata
da motivazione di fatto e di diritto e deve recare le indicazioni sui mezzi
di impugnazione ammissibili. |
|
|
|
Art. 10. |
|
Garanzie per i richiedenti asilo |
|
|
|
1. All'atto della presentazione della domanda l'ufficio di
polizia competente a riceverla informa il richiedente della procedura da
seguire, dei suoi diritti e doveri durante il procedimento e dei tempi e
mezzi a sua disposizione per corredare la domanda degli elementi utili
all'esame; a tale fine consegna al richiedente l'opuscolo informativo di cui
al comma 2. |
|
2. La Commissione nazionale redige, secondo le modalita'
definite nel regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 38 un opuscolo
informativo che illustra: |
|
a) le fasi della procedura per il riconoscimento della
protezione internazionale; |
|
b) i principali diritti e doveri del richiedente durante la sua
permanenza in Italia; |
|
c) le prestazioni sanitarie e di accoglienza e le modalita' per
riceverle; |
|
d) l'indirizzo ed il recapito telefonico dell'ACNUR e delle
principali organizzazioni di tutela dei richiedenti protezione
internazionale. |
|
3. Al richiedente e' garantita, in ogni fase della procedura, la
possibilita' di contattare l'ACNUR o altra organizzazione di sua fiducia
competente in materia di asilo. |
|
4. Il richiedente e' tempestivamente informato della decisione. |
|
Tutte le comunicazioni concernenti il procedimento per il
riconoscimento della protezione interna-zionale sono rese al richiedente
nella prima lingua da lui indicata, o, se cio' non e' possibile, in lingua
inglese, francese, spagnola o araba, secondo la preferenza indicata
dall'interessato. In tutte le fasi del procedimento connesse alla
presentazione ed all'esame della domanda, al richiedente e' garantita, se
necessario, l'assistenza di un interprete della sua lingua o di altra lingua
a lui comprensibile. |
|
5. In caso di impugnazione della decisione in sede
giurisdizionale, allo straniero, durante lo svolgimento del relativo
giudizio, sono assicurate le stesse garanzie di cui al presente articolo. |
|
|
|
Art. 11. |
|
Obblighi del richiedente asilo |
|
|
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1. Il richiedente ha l'obbligo di cooperare con le autorita'
preposte alle singole fasi della procedura, al fine di fornire tutti i
documenti e le informazioni di cui puo' disporre, utili ad agevolare l'esame
della domanda. |
1.
Il richiedente ha l'obbligo, se convocato, di comparire personalmente
davanti alla Commissione territoriale. Ha altresi' l'obbligo di consegnare i documenti
in suo possesso pertinenti ai fini della domanda, incluso il passaporto.[85] |
2. Il richiedente e' tenuto ad informare l'autorita' competente
in ordine ad ogni suo mutamento di residenza o domicilio. |
|
3. In caso di mancata osservanza dell'obbligo di cui al comma 2,
eventuali comunicazioni concernenti il procedimento si intendono validamente
effettuate presso l'ultimo domicilio del richiedente. |
|
4. In tutte le fasi della procedura, il richiedente e' tenuto ad
agevolare il compimento degli accertamenti previsti dalla legislazione in
materia di pubblica sicurezza. |
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Art. 12. |
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Colloquio personale |
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1. La Commissione nazionale e le Commissioni territoriali
dispongono l'audizione dell'interessato tramite comunicazione effettuata
dalla questura territorialmente competente. La Commissione, su richiesta
motivata dell'interessato, puo' decidere di svolgere il colloquio alla
presenza di uno solo dei propri componenti e, ove possibile, dello stesso
sesso del richiedente. |
|
2. La Commissione territoriale puo' omettere l'audizione del
richiedente quando ritiene di avere sufficienti motivi per accogliere la
domanda di riconoscimento dello status di rifugiato in relazione agli
elementi forniti dal richiedente ai sensi dell'articolo 3 del decreto
legislativo 19 novembre 2007, n. 251, ed in tutti i casi in cui risulti
certificata dalla struttura sanitaria pubblica o da un medico convenzionato
con il Servizio sanitario nazionale l'incapacita' o l'impossibilita' di
sostenere un colloquio personale. |
|
3. Il colloquio puo' essere rinviato qualora le condizioni di
salute del cittadino straniero, certificate ai sensi del comma 2, non lo
rendano possibile, ovvero qualora l'interessato richieda ed ottenga il rinvio
per gravi motivi. |
|
4. Se il cittadino straniero benche' regolarmente convocato non
si presenta al colloquio senza aver chiesto il rinvio, l'autorita' decidente
decide sulla base della documentazione disponibile. |
|
5. Nel caso la convocazione non sia stata portata a conoscenza
del richiedente asilo non ospitato nelle strutture di accoglienza o di
trattenimento e non sia gia' stata emessa nei suoi confronti decisione di
accoglimento della relativa istanza, la Commissione territoriale competente o
la Commissione nazionale dispone, per una sola volta ed entro dieci giorni
dalla cessazione della causa che non ha consentito lo svolgimento del
colloquio, una nuova convocazione dell'interessato, secondo le modalita' di
cui al comma 1, al fine della riattivazione della procedura. |
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Art. 13. |
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Criteri applicabili al colloquio personale |
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1. Il colloquio personale si svolge in seduta non pubblica,
senza la presenza dei familiari, a meno che l'autorita' decidente non ritenga
che un esame adeguato comporti anche la presenza di altri familiari. |
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2. In presenza di un cittadino straniero portatore delle
particolari esigenze di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 30 maggio
2005, n. 140, al colloquio puo' essere ammesso personale di sostegno per
prestare la necessaria assistenza. |
|
3. Il colloquio del minore avviene alla presenza del genitore
che esercita la potesta' o del tutore. In caso di minori non accompagnati, il
colloquio si svolge alla presenza del tutore di cui all'articolo 26, comma 5.
|
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4. Se il cittadino straniero e' assistito da un avvocato ai sensi
dell'articolo 16, questi e' ammesso ad assistere al colloquio. |
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Art. 14. |
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Verbale del colloquio personale |
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1. Dell'audizione e' redatto verbale che e' sottoscritto
dall'interessato e contiene le informazioni di cui all'articolo 3, comma 2,
del decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251. Al cittadino straniero e'
rilasciata copia del verbale. La Commissione territoriale adotta le idonee
misure per garantire la riservatezza dei dati che riguardano l'identita' e le
dichiarazioni dei richiedenti la protezione internazionale. |
|
2. Il rifiuto di sottoscrivere il contenuto del verbale e le
motivazioni di tale rifiuto sono registrati nel verbale stesso e non ostano a
che l'autorita' decidente adotti una decisione. |
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Art. 15. |
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Formazione delle commissioni territoriali e del personale |
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1. La Commissione nazionale cura la formazione ed il periodico
aggiornamento dei propri componenti e di quelli delle Commissioni
territoriali, anche al fine di garantire che abbiano la competenza necessaria
perche' il colloquio si svolga con la dovuta attenzione al contesto personale
o generale in cui nasce la domanda, compresa l'origine culturale o la
vulnerabilita' del richiedente. La Commissione nazionale cura altresi' la
formazione degli interpreti di cui si avvalgono le Commissioni, per
assicurare una comunicazione adeguata in sede di colloquio e la formazione
del personale di supporto delle Commissioni. |
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Art. 16. |
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Diritto all'assistenza e alla rappresentanza legali |
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1. Il cittadino straniero puo' farsi assistere, a proprie spese,
da un avvocato. |
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2. Nel caso di impugnazione delle decisioni in sede
giurisdizionale, il cittadino straniero e' assistito da un avvocato ed e'
ammesso al gratuito patrocinio ove ricorrano le condizioni previste dal
decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115. In ogni caso
per l'attestazione dei redditi prodotti all'estero si applica l'articolo 94
del medesimo decreto. |
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Art. 17. |
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Ambito di applicazione dell'assistenza e della rappresentanza
legali |
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1. Al cittadino straniero o al suo legale rappresentante,
nonche' all'avvocato che eventualmente lo assiste, e' garantito l'accesso a
tutte le informazioni relative alla procedura che potrebbero formare oggetto
di giudizio in sede di ricorso avverso la decisione della Commissione
territoriale o della Commissione nazionale, con le modalita' di cui
all'articolo 18. |
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Art. 18. |
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Applicazione della legge 7 agosto 1990, n. 241 |
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1. Ai procedimenti per l'esame delle domande di protezione
internazionale si applicano le disposizioni in materia di procedimento
amministrativo e di accesso agli atti amministrativi, di cui ai capi I, ad
esclusione dell'articolo 2, comma 2, II, IV-bis e V, nonche' agli articoli 7,
8 e 10 del capo III della legge 7 agosto 1990, n. 241. |
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Art. 19. |
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Garanzie per i minori non accompagnati |
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1. Al minore non accompagnato che ha espresso la volonta' di
chiedere la protezione internazionale e' fornita la necessaria assistenza per
la presentazione della domanda. Allo stesso e' garantita l'assistenza del
tutore in ogni fase della procedura per l'esame della domanda, secondo quanto
previsto dall'articolo 26, comma 5. |
|
2. Se sussistono dubbi in ordine all'eta', il minore non
accompagnato puo', in ogni fase della procedura, essere sottoposto, previo
consenso del minore stesso o del suo rappresentante legale, ad accertamenti
medico-sanitari non invasivi al fine di accertarne l'eta'. Se gli
accertamenti effettuati non consentono l'esatta determinazione dell'eta' si
applicano le disposizioni del presente articolo. |
|
3. Il minore deve essere informato della possibilita' che la sua
eta' puo' essere determinata attraverso visita medica, sul tipo di visita e
sulle conseguenze della visita ai fini dell'esame della domanda. Il rifiuto,
da parte del minore, di sottoporsi alla visita medica, non costituisce motivo
di impedimento all'accoglimento della domanda, ne' all'adozione della
decisione. |
|
4. Il minore partecipa al colloquio personale secondo quanto
previsto dall'articolo 13, comma 3, ed allo stesso e' garantita adeguata
informazione sul significato e le eventuali conseguenze del colloquio
personale. |
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Art. 20. |
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Casi di accoglienza |
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1. Il richiedente non puo' essere trattenuto al solo fine di
esaminare la sua domanda. |
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2. Il richiedente e' ospitato in un centro di accoglienza
richiedenti asilo nei seguenti casi: |
|
a) quando e' necessario verificare o determinare la sua
nazionalita' o identita', ove lo stesso non sia in possesso dei documenti di
viaggio o di identita', ovvero al suo arrivo nel territorio dello Stato abbia
presentato documenti risultati falsi o contraffatti; |
|
b) quando ha presentato la domanda dopo essere stato fermato per
aver eluso o tentato di eludere il controllo di frontiera o subito dopo; |
|
c) quando ha presentato la domanda dopo essere stato fermato in
condizioni di soggiorno irregolare; |
|
d) quando ha presentato la domanda essendo gia' destinatario di
un provvedimento di espulsione adottato ai sensi dall'articolo 13, comma 2,
lettere a) e b), del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, ovvero di un
provvedimento di respingimento ai sensi dell'articolo 10 del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, anche se gia' trattenuto in uno dei
centri di cui all'articolo 14 del medesimo decreto legislativo. |
d)
(...)[86] |
3. Nel caso di cui al comma 2, lettera a), il richiedente e'
ospitato nel centro per il tempo strettamente necessario agli adempimenti ivi
previsti e, in ogni caso, per un periodo non superiore a venti giorni. Negli
altri casi il richiedente e' ospitato nel centro per il tempo strettamente
necessario all'esame della domanda innanzi alla commissione territoriale e,
in ogni caso, per un periodo non superiore a trentacinque giorni. Allo
scadere del periodo di accoglienza al richiedente e' rilasciato un permesso
di soggiorno temporaneo valido tre mesi, rinnovabile fino alla decisione
della domanda. |
|
4. La residenza nel centro non incide sull'esercizio delle
garanzie inerenti alla sua domanda, ne' sulla sfera della sua vita privata,
fatto salvo il rispetto delle regole di convivenza previste nel regolamento
di cui al comma 5, che garantiscono comunque la facolta' di uscire dal centro
nelle ore diurne. Il richiedente puo' chiedere al prefetto un permesso
temporaneo di allontanamento dal centro per un periodo di tempo diverso o
superiore a quello di uscita, per rilevanti motivi personali o per motivi
attinenti all'esame della domanda, fatta salva la compatibilita' con i tempi
della procedura per l'esame della domanda. Il provvedimento di diniego sulla richiesta
di autorizzazione all'allontanamento e' motivato e comunicato all'interessato
ai sensi dell'articolo 10, comma 4. |
|
5. Con il regolamento di cui all'articolo 38 sono fissate, le
caratteristiche e le modalita' di gestione, anche in collaborazione con
l'ente locale, dei centri di accoglienza richiedenti asilo, che devono
garantire al richiedente una ospitalita' che garantisca la dignita' della
persona e l'unita' del nucleo familiare. Il regolamento tiene conto degli
atti adottati dall'ACNUR, dal Consiglio d'Europa e dall'Unione europea.
L'accesso alle strutture e' comunque consentito ai rappresentanti dell'ACNUR,
agli avvocati ed agli organismi ed enti di tutela dei rifugiati con
esperienza consolidata nel settore, autorizzati dal Ministero dell'interno. |
|
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Art. 21. |
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Casi di trattenimento |
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1. E' disposto il trattenimento, nei centri di cui all'articolo
14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, del richiedente: |
|
a) che si trova nelle condizioni previste dall'articolo 1,
paragrafo F, della Convenzione di Ginevra; |
|
b) che e' stato condannato in Italia per uno dei delitti
indicati dall'articolo 380, commi 1 e 2, del codice di procedura penale,
ovvero per reati inerenti agli stupefacenti, alla liberta' sessuale, al
favoreggiamento dell'immigrazione clandestina verso l'Italia e
dell'emigrazione clandestina dall'Italia verso altri Stati, o per reati
diretti al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo
sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attivita'
illecite; |
|
c) che e' destinatario di un provvedimento di espulsione, salvo
i casi previsti dall'articolo 20, comma 2, lettera d). |
c)
che e' destinatario di un provvedimento di espulsione o di respingimento[87]. |
2. Il provvedimento di trattenimento e' adottato dal questore
con le modalita' di cui all'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286. Quando e' gia' in corso il trattenimento, il questore chiede al
tribunale in composizione monocratica la proroga del periodo di trattenimento
per ulteriori trenta giorni per consentire l'espletamento della procedura di
cui all'articolo 28. |
|
3. L'accesso ai centri di permanenza temporanea e assistenza e'
comunque garantito ai rappresentanti dell'ACNUR, agli avvocati ed agli
organismi di tutela dei rifugiati con esperienza consolidata nel settore
autorizzati dal Ministero dell'interno. |
3. L'accesso ai centri di identificazione
ed espulsione[88] e' comunque garantito ai rappresentanti
dell'ACNUR, agli avvocati ed agli organismi di tutela dei rifugiati con
esperienza consolidata nel settore autorizzati dal Ministero dell'interno. |
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Art. 22. |
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Residenza nei casi di accoglienza e di trattenimento |
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1. L'accoglienza dei richiedenti di cui all'articolo 20, comma
2, e' subordinata all'effettiva permanenza nella struttura, salvo il
trasferimento in altro centro che puo' essere disposto, per motivate ragioni,
dalla prefettura-ufficio territoriale del Governo in cui ha sede la struttura
che ospita il richiedente. L'indirizzo dei centri di cui agli articoli 20 e
21 e' comunicato dal questore alla Commissione territoriale e costituisce il
luogo di residenza valevole agli effetti della notifica e delle comunicazioni
degli atti relativi al procedimento di esame della domanda di protezione
internazionale. |
|
Al termine del periodo di accoglienza nei centri di cui
all'articolo 20 o del periodo di trattenimento di cui all'articolo 21, e'
fatto obbligo al richiedente di comunicare alla questura e alla competente
Commissione territoriale il luogo di domicilio ai sensi e per gli effetti
dell'articolo 11. |
|
2. L'allontanamento del richiedente dal centro senza
giustificato motivo fa cessare le condizioni di accoglienza e la Commissione
territoriale decide la domanda sulla base della documentazione in suo
possesso. |
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Art. 23. |
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Ritiro della domanda |
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1. Nel caso in cui il richiedente decida di ritirare la domanda
prima dell'audizione presso la competente Commissione territoriale, il ritiro
e' formalizzato per iscritto e comunicato alla Commissione territoriale che
dichiara l'estinzione del procedimento. |
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Art. 24. |
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Ruolo dell'ACNUR |
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1. Oltre a quanto previsto dagli articoli 4, comma 3, 5, comma
2, 8, comma 3, 10, comma 3, i rappresentanti dell'ACNUR sono in ogni caso
ammessi nelle strutture di cui all'articolo 20 secondo le modalita' previste
dal regolamento di cui all'articolo 38. |
|
2. L'ACNUR svolge in relazione ai propri compiti istituzionali
attivita' di consulenza e di supporto a favore del Dipartimento per le
liberta' civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno e delle
Commissioni territoriali e nazionale, su richiesta del Ministero
dell'interno. |
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Art. 25. |
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Raccolta di informazioni su singoli casi |
|
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1. Ai fini dello svolgimento della procedura in nessun caso
possono essere acquisite informazioni dai presunti responsabili della
persecuzione ai danni del richiedente. |
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2. Le Commissioni territoriali e la Commissione nazionale in
nessun caso forniscono informazioni circa la domanda di protezione
internazionale presentata dal richiedente ovvero altre informazioni che
possano nuocere all'incolumita' del richiedente e delle persone a suo carico,
ovvero alla liberta' e alla sicurezza dei suoi familiari che ancora risiedono
nel Paese di origine. |
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Capo III |
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Procedure di primo grado |
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Art. 26. |
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Istruttoria della domanda di protezione internazionale |
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1. La domanda di asilo e' presentata all'ufficio di polizia di
frontiera ovvero alla questura competente per il luogo di dimora. Nel caso di
presentazione della domanda all'ufficio di frontiera e' disposto l'invio del
richiedente presso la questura competente per territorio, per l'adozione dei
provvedimenti di cui al comma 2. Nei casi in cui il richiedente e' una donna,
alle operazioni partecipa personale femminile. |
|
2. La questura, ricevuta la domanda di protezione
internazionale, redige il verbale delle dichiarazioni del richiedente su
appositi modelli predisposti dalla Commissione nazionale, a cui e' allegata
la documentazione prevista dall'articolo 3 del decreto legislativo 19 novembre
2007, n. 251. Il verbale e' approvato e sottoscritto dal richiedente cui ne
e' rilasciata copia, unitamente alla copia della documentazione allegata. |
|
3. Salvo quanto previsto dall'articolo 28, comma 3, nei casi
soggetti alla procedura di cui al regolamento (CE) n. 343/2003 del Consiglio,
del 18 febbraio 2003, la questura avvia le procedure per la determinazione
dello Stato competente per l'esame della domanda, secondo quanto previsto
dall'articolo 3, comma 3. |
|
4. Il questore, qualora ricorrono le ipotesi di cui agli
articoli 20 e 21 dispone l'invio del richiedente nelle strutture ivi previste
e rilascia al richiedente un attestato nominativo che certifica la sua
qualita' di richiedente protezione internazionale presente nel centro di
accoglienza o di permanenza temporanea e assistenza. Negli altri casi
rilascia un permesso di soggiorno valido per tre mesi, rinnovabile fino alla
definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato o di
protezione sussidiaria da parte della Commissione territoriale. |
4. Il questore, qualora ricorrono le ipotesi di cui agli
articoli 20 e 21 dispone l'invio del richiedente nelle strutture ivi previste
e rilascia al richiedente un attestato nominativo che certifica la sua
qualita' di richiedente protezione internazionale presente nel centro di
accoglienza o di identificazione ed
espulsione[89]. Negli altri casi rilascia un permesso
di soggiorno valido per tre mesi, rinnovabile fino alla definizione della
procedura di riconoscimento dello status di rifugiato o di protezione
sussidiaria da parte della Commissione territoriale. |
5. Quando la domanda e' presentata da un minore non
accompagnato, l'autorita' che la riceve sospende il procedimento, da'
immediata comunicazione al tribunale dei minorenni e al giudice tutelare per
l'apertura della tutela e per la nomina del tutore a norma degli articoli
343, e seguenti, del codice civile, ed informa il Comitato per i minori
stranieri presso il Ministero della solidarieta' sociale. Il giudice tutelare
nelle quarantotto ore successive alla comunicazione del questore provvede
alla nomina del tutore. Il tutore prende immediato contatto con la questura
per la conferma della domanda, ai fini dell'ulteriore corso del procedimento
e l'adozione dei provvedimenti relativi all'accoglienza del minore. |
|
6. L'autorita' che riceve la domanda ai sensi del comma 5
informa immediatamente il Servizio centrale del sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge
30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28
febbraio 1990, n. 39, per l'inserimento del minore in una delle strutture
operanti nell'ambito del Sistema di protezione stesso e ne da' comunicazione
al tribunale dei minori ed al giudice tutelare. Nel caso in cui non sia
possibile l'immediato inserimento del minore in una di tali strutture,
l'assistenza e l'accoglienza del minore sono temporaneamente assicurate dalla
pubblica autorita' del comune dove si trova il minore. I minori non
accompagnati in nessun caso possono essere trattenuti presso le strutture di
cui agli articoli 20 e 21. |
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Art. 27. |
|
Procedure di esame |
|
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|
1. L'esame della domanda di protezione internazionale e' svolto
dalle Commissioni territoriali secondo i principi fondamentali e le garanzie
di cui al capo II. |
|
2. La Commissione territoriale provvede al colloquio con il
richiedente entro trenta giorni dal ricevimento della domanda e decide entro
i tre giorni feriali successivi. |
|
3. Qualora la Commissione territoriale, per la sopravvenuta
esigenza di acquisire nuovi elementi, non abbia potuto adottare la decisione
entro i termini di cui al comma 2, informa del ritardo il richiedente e la
questura competente. |
|
|
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Art. 28. |
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Esame prioritario |
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|
|
1. La Commissione territoriale esamina in via prioritaria la
domanda, conformemente ai principi fondamentali e alle garanzie di cui al
capo II, quando: |
|
a) la domanda e' palesemente fondata; |
|
b) la domanda e' presentata da un richiedente appartenente alle
categorie di persone vulnerabili indicate dall'articolo 8 del decreto
legislativo 30 maggio 2005, n. 140; |
|
c) la domanda e' presentata da un richiedente per il quale sono
stati disposti l'accoglienza o il trattenimento ai sensi degli articoli 20 e
21, fatto salvo il caso in cui l'accoglienza sia disposta per verificare o
accertare l'identita' del richiedente. |
|
2. Nei casi previsti dall'articolo 21, appena ricevuta la
domanda il questore, competente in base al luogo in cui e' stata presentata,
dispone il trattenimento del richiedente ai sensi dell'articolo 21, comma 2,
e contestualmente provvede alla trasmissione della documentazione necessaria
alla Commissione territoriale che, entro sette giorni dalla data di ricezione
della documentazione, provvede all'audizione. La decisione e' adottata entro
i successivi due giorni. |
|
3. Lo Stato italiano puo' dichiararsi competente all'esame delle
domande di cui al comma 1, lettera c), ai sensi del regolamento (CE) n.
343/2003 del Consiglio, del 18 febbraio 2003. |
|
|
|
Art. 29. |
|
Casi di inammissibilita' della domanda |
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|
|
1. La Commissione territoriale dichiara inammissibile la domanda
e non procede all'esame, nei seguenti casi: |
|
a) il richiedente e' stato riconosciuto rifugiato da uno Stato
firmatario della Convenzione di Ginevra e possa ancora avvalersi di tale
protezione; |
|
b) il richiedente ha reiterato identica domanda dopo che sia
stata presa una decisione da parte della Commissione stessa senza addurre
nuovi elementi in merito alle sue condizioni personali o alla situazione del
suo Paese di origine. |
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Art. 30. |
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Casi soggetti alla procedura di cui al regolamento (CE) n.
343/2003 |
|
|
|
1. Nei casi soggetti alla procedura di cui al regolamento (CE)
n. 343/2003 del Consiglio, del 18 febbraio 2003, la Commissione territoriale
sospende l'esame della domanda. Qualora sia stata determinata la competenza
territoriale di altro Stato, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, la
Commissione dichiara l'estinzione del procedimento. |
|
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|
Art. 31. |
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Acquisizione di ulteriori dichiarazioni o di nuovi elementi |
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|
|
1. Il richiedente puo' inviare alla Commissione territoriale
memorie e documentazione in ogni fase del procedimento. Nel caso in cui il
richiedente reitera la domanda prima della decisione della Commissione
territoriale, gli elementi che sono alla base della nuova domanda sono
esaminati nell'ambito della precedente domanda. |
|
|
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Art. 32. |
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Decisione |
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|
|
1. Fatto salvo quanto previsto dagli articoli 23, 29 e 30 la
Commissione territoriale adotta una delle seguenti decisioni: |
|
a) riconosce lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria,
secondo quanto previsto dagli articoli 11 e 17 del decreto legislativo 19
novembre 2007, n. 251; |
|
b) rigetta la domanda qualora non sussistano i presupposti per
il riconoscimento della protezione internazionale fissati dal decreto
legislativo 19 novembre 2007, n. 251, o ricorra una delle cause di cessazione
o esclusione dalla protezione internazionale previste dal medesimo decreto
legislativo, ovvero il richiedente provenga da un Paese di origine sicuro e
non abbia addotto i gravi motivi di cui al comma 2. |
b)
rigetta la domanda qualora non sussistano i presupposti per il riconoscimento
della protezione internazionale fissati dal decreto legislativo 19 novembre
2007, n. 251, o ricorra una delle cause di cessazione o esclusione dalla
protezione internazionale previste dal medesimo decreto legislativo, ovvero
il richiedente provenga da un Paese di origine sicuro e non abbia addotto i
gravi motivi di cui al comma 2;[90] |
|
b-bis)
rigetta la domanda per manifesta infondatezza quando risulta la palese
insussistenza dei presupposti previsti dal decreto legislativo 19 novembre
2007, n. 251, ovvero quando risulta che la domanda e' stata presentata al
solo scopo di ritardare o impedire l'esecuzione di un provvedimento di
espulsione o di respingimento.[91] |
2. Nel caso in cui il richiedente provenga da un Paese di
origine sicuro ed abbia addotto gravi motivi per non ritenere sicuro quel
Paese nelle circostanze specifiche in cui egli si trova, la Commissione non
puo' pronunciarsi sulla domanda senza previo esame, svolto in conformita' ai
principi ed alle garanzie fondamentali di cui al capo secondo. Tra i gravi
motivi possono essere comprese gravi discriminazioni e repressioni di
comportamenti non costituenti reato per l'ordinamento italiano, riferiti al
richiedente e che risultano oggettivamente perseguibili nel Paese di origine
sicuro. |
|
3. Nei casi in cui non accolga la domanda di protezione
internazionale e ritenga che possano sussistere gravi motivi di carattere
umanitario, la Commissione territoriale trasmette gli atti al questore per
l'eventuale rilascio del permesso di soggiorno ai sensi dell'articolo 5,
comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. |
|
4. La decisione di cui al comma 1, lettera b), ed il verificarsi
delle ipotesi previste dagli articoli 23 e 29 comportano alla scadenza del
termine per l'impugnazione l'obbligo per il richiedente di lasciare il
territorio nazionale, salvo che gli sia stato rilasciato un permesso di
soggiorno ad altro titolo. A tale fine si provvede ai sensi dell'articolo 13,
comma 4, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, nei confronti dei
soggetti accolti o trattenuti ai sensi degli articoli 20 e 21 e ai sensi
dell'articolo 13, comma 5, del medesimo decreto legislativo nei confronti dei
soggetti ai quali era stato rilasciato il permesso di soggiorno per richiesta
asilo. |
4.
La decisione di cui al comma 1, lettere b) e b-bis)[92], ed il verificarsi delle ipotesi previste dagli
articoli 23 e 29 comportano alla scadenza del termine per l'impugnazione
l'obbligo per il richiedente di lasciare il territorio nazionale, salvo che
gli sia stato rilasciato un permesso di soggiorno ad altro titolo. A tale
fine si provvede ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286, nei confronti dei soggetti accolti o trattenuti ai
sensi degli articoli 20 e 21 e ai sensi dell'articolo 13, comma 5, del
medesimo decreto legislativo nei confronti dei soggetti ai quali era stato
rilasciato il permesso di soggiorno per richiesta asilo. |
|
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Capo IV |
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Revoca, cessazione e rinuncia della protezione internazionale |
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Art. 33. |
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Revoca e cessazione della protezione internazionale riconosciuta |
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|
1. Nel procedimento di revoca o di cessazione dello status di
protezione internazionale, l'interessato deve godere delle seguenti garanzie:
|
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a) essere informato per iscritto che la Commissione nazionale
procede al nuovo esame del suo diritto al riconoscimento della protezione
internazionale e dei motivi dell'esame; |
|
b) avere la possibilita' di esporre in un colloquio personale a
norma degli articoli 10, 11 e 12 o in una dichiarazione scritta, i motivi per
cui il suo status non dovrebbe essere revocato o cessato. |
|
2. La Commissione nazionale, nell'ambito di tale procedura,
applica in quanto compatibili i principi fondamentali e le garanzie di cui al
capo II. |
|
3. Nel caso di decisione di revoca o cessazione degli status di
protezione internazionale si applicano le disposizioni di cui all'articolo
32, comma 3. |
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|
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Art. 34. |
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Rinuncia agli status riconosciuti |
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1. La rinuncia espressa allo status di rifugiato o di soggetto
ammesso alla protezione sussidiaria determina la decadenza dal medesimo
status. |
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Capo V |
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Procedure di impugnazione |
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Art. 35. |
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Impugnazione |
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1. Avverso la decisione della Commissione territoriale e'
ammesso ricorso dinanzi al tribunale che ha sede nel capoluogo di distretto
di corte d'appello in cui ha sede la Commissione territoriale che ha
pronunciato il provvedimento. Il ricorso e' ammesso anche nel caso in cui
l'interessato abbia richiesto il riconoscimento dello status di rifugiato e
la Commissione territoriale lo abbia ammesso esclusivamente alla protezione
sussidiaria. Il ricorso e' proposto, a pena di inammissibilita', nei trenta
giorni successivi alla comunicazione del provvedimento; allo stesso e'
allegata copia del provvedimento impugnato. Nei soli casi di trattenimento
disposto ai sensi dell'articolo 21, il ricorso e' proposto, a pena di
inammissibilita', nei quindici giorni successivi alla comunicazione del
provvedimento dinanzi al tribunale che ha sede nel capoluogo di distretto di
corte d'appello in cui ha sede il centro. |
1.
Avverso la decisione della Commissione territoriale e' ammesso ricorso
dinanzi al tribunale che ha sede nel capoluogo di distretto di corte
d'appello in cui ha sede la Commissione territoriale che ha pronunciato il
provvedimento. Il ricorso e' ammesso anche nel caso in cui l'interessato
abbia richiesto il riconoscimento dello status di rifugiato e la Commissione
territoriale lo abbia ammesso esclusivamente alla protezione sussidiaria. Il
ricorso e' proposto, a pena di inammissibilita', nei trenta giorni successivi
alla comunicazione del provvedimento; allo stesso e' allegata copia del
provvedimento impugnato. Nei casi di accoglienza o trattenimento disposti
ai sensi degli articoli 20 e[93] 21, il ricorso e' proposto, a pena di
inammissibilita', nei quindici giorni successivi alla comunicazione del
provvedimento dinanzi al tribunale che ha sede nel capoluogo di distretto di
corte d'appello in cui ha sede il centro. |
2. Avverso la decisione della Commissione nazionale sulla revoca
o sulla cessazione dello status di rifugiato o di persona cui e' accordata la
protezione sussidiaria, e' ammesso ricorso dinanzi al tribunale competente in
relazione alla Commissione territoriale che ha emesso il provvedimento che ha
riconosciuto lo status di cui e' stata dichiarata la revoca o la cessazione. |
|
3. Tutte le comunicazioni e notificazioni si eseguono presso
l'avvocato del ricorrente mediante avviso di deposto in cancelleria. |
|
4. Il procedimento si svolge dinanzi al tribunale in
composizione monocratica con le modalita' dei procedimenti in camera di
consiglio. |
|
5. Entro cinque giorni dal deposito del ricorso, il tribunale,
con decreto apposto in calce allo stesso, fissa l'udienza in camera di
consiglio. Il ricorso e il decreto di fissazione dell'udienza sono notificati
all'interessato e comunicati al pubblico ministero e alla Commissione
nazionale ovvero alla competente Commissione territoriale. |
|
6. La proposizione del ricorso avverso il provvedimento che
rigetta la domanda di riconoscimento dello status di rifugiato o di persona
cui e' accordata la protezione sussidiaria ai sensi dei commi 1 e 2 sospende
l'efficacia del provvedimento impugnato. |
|
7. La proposizione del ricorso avverso il provvedimento che
dichiara inammissibile la domanda di riconoscimento dello status di rifugiato
o di persona cui e' accordata la protezione sussidiaria ovvero avverso la
decisione adottata dalla Commissione territoriale ai sensi dell'articolo 22,
comma 2, non sospende l'efficacia del provvedimento impugnato. Il ricorrente
puo' tuttavia chiedere al tribunale, contestualmente al deposito del ricorso,
la sospensione del provvedimento quando ricorrano gravi e fondati motivi. In
tale caso il tribunale, nei cinque giorni successivi al deposito, decide con
ordinanza non impugnabile, anche apposta in calce al decreto di fissazione
dell'udienza. Nel caso di sospensione del provvedimento impugnato al
richiedente e' rilasciato un permesso di soggiorno per richiesta di asilo ed
e' disposta l'accoglienza nei centri di cui all'articolo 20. |
7.
La proposizione del ricorso avverso il provvedimento che dichiara
inammissibile la domanda di riconoscimento dello status di rifugiato o di
persona cui e' accordata la protezione sussidiaria ovvero avverso la
decisione adottata dalla Commissione territoriale ai sensi dell'articolo 22,
comma 2, e dell'articolo 32, comma 1, lettera b-bis)[94] non sospende l'efficacia del provvedimento impugnato.
Il ricorrente puo' tuttavia chiedere al tribunale, contestualmente al
deposito del ricorso, la sospensione del provvedimento quando ricorrano gravi
e fondati motivi. In tale caso il tribunale, nei cinque giorni successivi al
deposito, decide con ordinanza non impugnabile, anche apposta in calce al
decreto di fissazione dell'udienza. Nel caso di sospensione del provvedimento
impugnato al richiedente e' rilasciato un permesso di soggiorno per richiesta
di asilo ed e' disposta l'accoglienza nei centri di cui all'articolo 20. |
8. La procedura di cui al comma 7 si applica, in ogni caso, al
ricorso presentato dal richiedente di cui agli articoli 20, comma 2, lettera
d), e 21. Il richiedente ospitato nei centri di accoglienza ai sensi
dell'articolo 20, comma 2, lettera d), o trattenuto ai sensi dell'articolo 21
permane nel centro in cui si trova fino alla adozione dell'ordinanza di cui
al comma 7. |
8.
La procedura di cui al comma 7 si applica, in ogni caso, al ricorso
presentato dal richiedente di cui all'articolo 20, comma 2, lettere b) e c),[95]
e 21. Il richiedente ospitato nei centri di
accoglienza ai sensi dell'articolo 20, comma 2, lettere b) e c)[96], o trattenuto ai sensi dell'articolo 21 permane nel
centro in cui si trova fino alla adozione dell'ordinanza di cui al comma 7. |
9. All'udienza puo' intervenire un rappresentante designato
dalla Commissione nazionale o territoriale che ha adottato l'atto impugnato.
La Commissione interessata puo' in ogni caso depositare alla prima udienza
utile tutti gli atti e la documentazione che ritiene necessari ai fini
dell'istruttoria. |
|
10. Il tribunale, sentite le parti e assunti tutti i mezzi di
prova necessari, decide con sentenza entro tre mesi dalla presentazione del
ricorso, con cui rigetta il ricorso ovvero riconosce al ricorrente lo status
di rifugiato o di persona cui e' accordata la protezione sussidiaria; la
sentenza viene notificata al ricorrente e comunicata al pubblico ministero e
alla Commissione interessata. |
|
11. Avverso la sentenza pronunciata ai sensi del comma 10 il
ricorrente ed il pubblico ministero possono proporre reclamo alla corte
d'appello, con ricorso da depositarsi nella cancelleria della corte
d'appello, a pena di decadenza, entro dieci giorni dalla notificazione o
comunicazione della sentenza. |
|
12. Il reclamo non sospende gli effetti della sentenza
impugnata; tuttavia la corte d'appello, su istanza del ricorrente, puo'
disporre con ordinanza non impugnabile che l'esecuzione sia sospesa quando
ricorrano gravi e fondati motivi. |
|
13. Nel procedimento dinanzi alla corte d'appello, che si svolge
in camera di consiglio, si applicano i commi 5, 9 e 10. |
|
14. Avverso la sentenza pronunciata dalla corte d'appello puo'
essere proposto ricorso per cassazione. Il ricorso deve essere proposto, a pena
di decadenza, entro trenta giorni dalla notificazione della sentenza. Esso
viene notificato ai soggetti di cui al comma 6, assieme al decreto di
fissazione dell'udienza in camera di consiglio, a cura della cancelleria. La
Corte di cassazione si pronuncia in camera di consiglio ai sensi
dell'articolo 375 c.p.c. |
14.
Avverso la sentenza pronunciata dalla corte d'appello puo' essere proposto
ricorso per cassazione. Il ricorso deve essere proposto, a pena di decadenza,
entro trenta giorni dalla notificazione della sentenza. Esso viene notificato
ai soggetti di cui al comma 5[97], assieme al decreto di fissazione dell'udienza in
camera di consiglio, a cura della cancelleria. La Corte di cassazione si
pronuncia in camera di consiglio ai sensi dell'articolo 375 c.p.c. |
|
|
Art. 36. |
|
Accoglienza del ricorrente |
|
|
|
1. Al richiedente asilo che ha proposto il ricorso ai sensi
dell'articolo 35, si applica l'articolo 11 del decreto legislativo 30 maggio
2005, n. 140. |
|
2. Il richiedente di cui al comma 1 ospitato nei centri di cui
all'articolo 20 rimane in accoglienza nelle medesime strutture con le
modalita' stabilite dal decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 140. |
|
3. Il richiedente trattenuto nei centri di cui all'articolo 21
che ha ottenuto la sospensione del provvedimento impugnato, ai sensi
dell'articolo 35, comma 8, ha accoglienza nei centri di cui all'articolo 20
con le modalita' stabilite dal decreto legislativo 30 maggio 2005, n. 140. |
|
|
|
Capo VI |
|
Disposizioni finali e transitorie |
|
|
|
Art. 37. |
|
Riservatezza |
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|
1. Tutti i soggetti coinvolti nei procedimenti disciplinati nel
presente decreto sono soggetti all'obbligo di riservatezza relativamente a
tutte le informazioni ottenute nel corso del procedimento. |
|
|
|
Art. 38. |
|
Regolamenti di attuazione |
|
|
|
1. Con uno o piu' regolamenti da emanare ai sensi dell'articolo
17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sei mesi dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, sentita la Conferenza unificata di
cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono
stabilite le modalita' di attuazione del presente decreto. |
|
2. Fino alla data di entrata in vigore dei regolamenti di cui al
comma 1, continuano a trovare applicazione in quanto compatibili le
disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre
2004, n. 303, ed i riferimenti ivi contenuti alla domanda per il
riconoscimento dello status di rifugiato, si intendono sostituiti con domanda
di protezione internazionale come definita dal presente decreto. |
|
|
|
Art. 39. |
|
Disposizioni finanziarie |
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|
1. Per le finalita' di cui all'articolo 4, comma 2, e'
autorizzata la spesa di euro 239.000 per l'anno 2008. |
|
2. Per le finalita' di cui all'articolo 4, comma 3, e'
autorizzata la spesa di euro 832.000 a decorrere dall'anno 2008. |
|
3. L'onere derivante dall'attuazione dell'articolo 16, comma 2,
e' valutato in 3.200.000 euro annui a decorrere dall'anno 2008. |
|
4. Per le esigenze di adeguamento dei centri, derivanti
dall'articolo 20, comma 5, e' autorizzata la spesa di euro 8.000.000 per
l'anno 2008. |
|
5. L'onere derivante dall'attivita' di accoglienza di cui agli
articoli 20, commi 2, 3 e 4, 35 e 36 e' valutato in euro 12.218.250 a
decorrere dall'anno 2008 e la dotazione del Fondo nazionale per le politiche e
i servizi dell'asilo di cui all'articolo 1-septies del decreto-legge 30
dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio
1990, n. 39, e' aumentata di 6.600.000 euro annui, a decorrere dall'anno
2008, per i servizi di accoglienza gestiti dagli enti locali. |
|
6. Per le finalita' di cui all'articolo 24, comma 2, e'
autorizzata la spesa di euro 500.000 a decorrere dall'anno 2008. |
|
7. All'onere derivante dai commi 1, 2, 4 e 6, pari
complessivamente a 9.571.000 per l'anno 2008 e a 1.332.000 a decorrere
dall'anno 2009, nonche' a quello derivante dai commi 3 e 5, valutato
complessivamente in 22.018.250 euro a decorrere dall'anno 2008, si provvede a
valere sulla disponibilita' del Fondo di rotazione di cui all'articolo 5
della legge 16 aprile 1987, n. 183. Il Ministro dell'economia e delle finanze
e' autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di
bilancio. |
|
8. Il Ministero dell'economia e delle finanze provvede al
monitoraggio degli oneri derivanti dai commi 3 e 5, ai fini dell'adozione dei
provvedimenti correttivi di cui all'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5
agosto 1978, n. 468. Gli eventuali decreti emanati ai sensi dell'articolo 7,
comma 2, n. 2), della legge 5 agosto del 1978, n. 468, prima della data di
entrata in vigore dei provvedimenti o delle misure di cui al presente comma,
sono tempestivamente trasmessi alle Camere, corredati da apposite relazioni
illustrative. |
|
|
|
Art. 40. |
|
Abrogazioni |
|
|
|
1. Sono abrogate le seguenti disposizioni: |
|
a) articoli 1, commi 4, 5 e 6, 1-bis, 1-ter, 1-quater e
1-quinquies del decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con
modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39; |
|
b) il decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 2004,
n. 303, a decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui
all'articolo 38. |
|
DM
233/1996 *
Decreto del Ministro dell'interno 2
Gennaio 1996 n. 233, Regolamento per l'attuazione dell'art. 2 del D.L. 30
ottobre 1995, n. 451, convertito dalla L. 29 dicembre 1995, n. 563,
concernente: Disposizioni urgenti per l'ulteriore impiego del personale delle
Forze armate in attivita' di controllo della frontiera marittima nella regione
Puglia
(Disposizioni rilevanti)
Art. 1
Destinatari e durata degli interventi.
1. Per fronteggiare situazioni di emergenza che coinvolgono gruppi
di stranieri giunti o comunque presenti sul territorio nazionale in condizione
di non regolarit e privi di qualsiasi mezzo di sostentamento, sono finanziati
interventi straordinari a carattere assistenziale, alloggiativo ed
igienico-sanitario per il tempo strettamente necessario alla loro
identificazione o espulsione.
Art. 2
Istituzione di centri di accoglienza.
1. I tre centri di accoglienza, nella regione Puglia, previsti
dall'art. 2 del decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451 (2) sono istituiti
nell'ambito dei comuni di seguito indicati:
1) Brindisi;
2) Lecce;
3) Otranto.
Qualora se ne ravvisi la necessit, in relazione al modificarsi
dei flussi migratori, il Ministro dell'interno, sentita la regione competente e
compatibilmente con le dotazioni di bilancio, pu disporre con proprio
provvedimento, anche su proposta del commissario straordinario per
l'immigrazione, l'attivazione di nuove strutture in altri comuni o la chiusura,
anche temporanea, di quelle esistenti.
Art. 3
Attuazione e tipologia degli interventi.
1. Gli interventi di cui all'art. 1 e l'attivazione e la gestione
delle strutture di cui all'art. 2 sono disposti dalle prefetture interessate e
realizzati dagli enti locali, appositamente individuati, che dovranno
provvedervi anche avvalendosi di enti pubblici o privati, associazioni di
volontariato e cooperative di solidariet sociale. Gli interventi medesimi, ove
ritenuto utile o necessario, sono attuati direttamente dalle prefetture anche
in collaborazione con soggetti pubblici o privati.
2. Nelle attivit di cui all'art. 1 sono ricomprese le spese per
l'allestimento, riadattamento, manutenzione e trasporto di strutture destinate
alla temporanea accoglienza degli stranieri, nonch oneri per vitto, vestiario,
trasporti, spese igieniche, sanitarie e funerarie.
3. Per la concreta attivazione dei centri di accoglienza destinati
all'alloggio e al sostentamento degli stranieri di cui all'art. 1 e per altre
indispensabili forme di assistenza, i prefetti individuano le strutture con le
caratteristiche ricettive ritenute idonee in base alle esigenze, utilizzando -
ove possibile, se immediatamente funzionali e previo parere del Ministero delle
finanze - beni immobili di propriet dello Stato, che sono conferiti in uso
gratuito per servizio governativo dall'amministrazione demaniale al Ministero
dell'interno ai sensi dell'art. 1, comma 2, del regio decreto 18 novembre 1923,
n. 2440 (3).
Art. 4
Procedure finanziarie e contabili.
1. Al fine di assicurare la copertura finanziaria degli
interventi, nei limiti delle somme iscritte nell'apposito capitolo dello stato
di previsione del Ministero dell'interno, sono disposte aperture di credito a
favore dei prefetti delle province interessate all'emergenza. Sono altres
autorizzati rimborsi diretti a favore di altre amministrazioni dello Stato
nonch di enti pubblici anche territoriali o soggetti privati che siano stati
richiesti di concorso nell'effettuazione degli interventi medesimi.
2. Qualora non vi provvedano direttamente, le prefetture
assumeranno formali intese con gli enti locali sugli interventi da attuare e
sugli oneri finanziari da sostenere. A seguito dell'assunzione di apposita
delibera da parte degli enti medesimi, le prefetture provvederanno ad erogare i
corrispondenti fondi.
3. Ai fini della rendicontazione delle somme liquidate, gli enti
locali sono tenuti a trasmettere alle prefetture competenti, entro sessanta
giorni dalla chiusura dell'esercizio finanziario o dal completamento
dell'intervento, una dettagliata relazione sulle attivit svolte e sulle spese
sostenute.
DPR 303/2004 *
Decreto del Presidente della Repubblica
16 Settembre 2004, n. 303, e successive
modificazioni, Regolamento relativo alle procedure
per il riconoscimento dello status di rifugiato
TESTO VIGENTE ALLĠINIZIO
DELLA XVI LEGISLATURA |
MODIFICHE APPORTATE
DURANTE LA XVI LEGISLATURA L. 125/2008 |
|
|
Art.
1. |
|
Definizioni |
|
|
|
1.
Ai fini del presente regolamento si intende per: |
|
a) Çtesto unicoÈ: il testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n.
286, e successive modificazioni; |
|
b) ÇdecretoÈ: il decreto-legge 30
dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio
1990, n. 39, e successive modificazioni; |
|
c) Çrichiedente asiloÈ: lo straniero
richiedente il riconoscimento dello status di rifugiato, ai sensi della
Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 relativa allo status dei rifugiati,
resa esecutiva in Italia con legge 24 luglio 1954, n. 722, e modificata dal
Protocollo di New York del 3l gennaio 1967; |
|
d) Çdomanda di asiloÈ: la domanda di
riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della citata Convenzione di
Ginevra; |
|
e) ÇcentriÈ: i centri di
identificazione istituiti ai sensi dell'articolo 1-bis, comma 3, del predetto
decreto-legge; |
|
f) ÇCommissione territorialeÈ: la
Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato; |
|
g) ÇCommissione nazionaleÈ: la
Commissione nazionale per il diritto di asilo; |
|
h) ÇProcedura semplificataÈ: la
procedura prevista dall'articolo 1-ter del citato decreto-legge; |
|
i) ÇACNURÈ: l'Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati; |
|
l) Çminore non accompagnatoÈ: il
minore degli anni 18, apolide o di cittadinanza di Stati estranei all'Unione
europea, che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato privo di
assistenza e rappresentanza legale. |
|
|
|
|
|
Art.
2. |
|
Istruttoria
della domanda di riconoscimento dello status di rifugiato |
|
|
|
1. L'ufficio di polizia di frontiera
che riceve la domanda d'asilo prende nota delle generalita' fornite dal
richiedente asilo, lo invita ad eleggere domicilio e, purche' non sussistano
motivi ostativi, lo autorizza a recarsi presso la questura competente per
territorio, alla quale trasmette, anche in via informatica, la domanda
redatta su moduli prestampati. Ove l'ufficio di polizia di frontiera non sia
presente nel luogo di ingresso sul territorio nazionale, si intende per tale
l'ufficio di questura territorialmente competente. Alle operazioni prende
parte, ove possibile, un interprete della lingua del richiedente. Nei casi in
cui il richiedente e' una donna, alle operazioni partecipa personale
femminile. |
|
2. La questura, ricevuta la domanda di
asilo, che non ritenga irricevibile ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del
decreto, redige un verbale delle dichiarazioni del richiedente, su appositi
modelli predisposti dalla Commissione nazionale, a cui e' allegata la
documentazione eventualmente presentata o acquisita d'ufficio. Del verbale
sottoscritto e della documentazione allegata e' rilasciata copia al
richiedente. |
|
3. Salvo quanto previsto dall'articolo
1-ter, comma 5, del decreto, la questura avvia le procedure sulla
determinazione dello Stato competente per l'esame di una domanda di asilo
presentata in uno degli Stati membri dell'Unione europea. |
|
4. Il questore, quando ricorrono le
ipotesi previste dall'articolo 1-bis del decreto, dispone l'invio del
richiedente asilo nel centro di identificazione ovvero, unicamente quando
ricorre l'ipotesi di cui all'articolo 1-bis, comma 2, lettera b), del
decreto, nel centro di permanenza temporanea e assistenza. Negli altri casi
rilascia un permesso di soggiorno valido per tre mesi, rinnovabile fino alla
definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato
presso la competente Commissione territoriale. |
4. Il questore, quando ricorrono le
ipotesi previste dall'articolo 1-bis del decreto, dispone l'invio del
richiedente asilo nel centro di identificazione ovvero, unicamente quando
ricorre l'ipotesi di cui all'articolo 1-bis, comma 2, lettera b), del
decreto, nel centro di identificazione ed espulsione[98]. Negli altri casi rilascia un permesso di soggiorno
valido per tre mesi, rinnovabile fino alla definizione della procedura di
riconoscimento dello status di rifugiato presso la competente Commissione
territoriale. |
5. Qualora la richiesta di asilo sia
presentata da un minore non accompagnato, l'autorita' che la riceve sospende
il procedimento, da' immediata comunicazione della richiesta al Tribunale per
i minorenni territorialmente competente ai fini dell'adozione dei provvedimenti
di cui agli articoli 346 e seguenti del codice civile, nonche' di quelli
relativi all'accoglienza del minore e informa il Comitato per i minori
stranieri presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il
tutore, cosi' nominato, conferma la domanda di asilo e prende immediato
contatto con la competente questura per la riattivazione del procedimento. In
attesa della nomina del tutore, l'assistenza e accoglienza del minore sono
assicurate dalla pubblica autorita' del Comune ove si trova. I minori non
accompagnati non possono in alcun caso essere trattenuti presso i centri di
identificazione o di permanenza temporanea. |
5. Qualora la richiesta di asilo sia
presentata da un minore non accompagnato, l'autorita' che la riceve sospende
il procedimento, da' immediata comunicazione della richiesta al Tribunale per
i minorenni territorialmente competente ai fini dell'adozione dei
provvedimenti di cui agli articoli 346 e seguenti del codice civile, nonche'
di quelli relativi all'accoglienza del minore e informa il Comitato per i
minori stranieri presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Il
tutore, cosi' nominato, conferma la domanda di asilo e prende immediato
contatto con la competente questura per la riattivazione del procedimento. In
attesa della nomina del tutore, l'assistenza e accoglienza del minore sono
assicurate dalla pubblica autorita' del Comune ove si trova. I minori non
accompagnati non possono in alcun caso essere trattenuti presso i centri di
identificazione o di identificazione ed espulsione[99]. |
6. La questura consegna al richiedente
asilo un opuscolo redatto dalla Commissione nazionale secondo le modalita' di
cui all'articolo 4, in cui sono spiegati: |
|
a) le fasi della procedura per il
riconoscimento dello status di rifugiato; |
|
b) i principali diritti e doveri del
richiedente asilo durante la sua permanenza in Italia; |
|
c) le prestazioni sanitarie e di
accoglienza per il richiedente asilo e le modalita' per richiederle; |
|
d) l'indirizzo ed il recapito
telefonico dell'ACNUR e delle principali organizzazioni di tutela dei
rifugiati e dei richiedenti asilo; |
|
e) le modalita' di iscrizione del
minore alla scuola dell'obbligo, l'accesso ai servizi finalizzati
all'accoglienza del richiedente asilo, sprovvisto di mezzi di sostentamento,
erogati dall'ente locale, le modalita' di acceso ai corsi di formazione e
riqualificazione professionale, la cui durata non puo' essere superiore alla
durata della validita' del permesso di soggiorno. |
|
|
|
|
|
Art.
3. |
|
Trattenimento
del richiedente asilo |
|
|
|
1. Il provvedimento con il quale il
questore dispone l'invio del richiedente asilo nei centri di identificazione
e' sinteticamente comunicato all'interessato secondo le modalita' di cui
all'articolo 4. Nelle ipotesi di trattenimento, previste dall'articolo 1-bis,
comma 1, del decreto, il provvedimento stabilisce il periodo massimo di
permanenza nel centro del richiedente asilo, in ogni caso non superiore a
venti giorni. |
|
2. Al richiedente asilo inviato nel
centro e' rilasciato, a cura della questura, un attestato nominativo che
certifica la sua qualita' di richiedente lo status di rifugiato presente nel
centro di identificazione ovvero nel centro di permanenza temporanea e
assistenza. |
2. Al richiedente asilo inviato nel
centro e' rilasciato, a cura della questura, un attestato nominativo che
certifica la sua qualita' di richiedente lo status di rifugiato presente nel
centro di identificazione ovvero nel centro di identificazione ed
espulsione[100]. |
3. Con la comunicazione di cui al
comma 1, il richiedente asilo e' altresi' informato: |
|
a) della possibilita' di contattare
l'ACNUR in ogni fase della procedura; |
|
b) della normativa del presente
regolamento in materia di visite e di permanenza nel centro. |
|
4. Allo scadere del periodo previsto
per la procedura semplificata ai sensi dell'articolo 1-ter del decreto e
qualora la stessa non sia ancora conclusa, ovvero allo scadere del termine
previsto al comma 1, o, comunque, cessata l'esigenza che ha imposto il
trattenimento previsto dall'articolo 1-bis, comma 1, del decreto, al momento
dell'uscita dal centro e' rilasciato all'interessato un permesso di soggiorno
valido per tre mesi, rinnovabile fino alla definizione della procedura di
riconoscimento dello status di rifugiato presso la competente Commissione
territoriale. |
|
|
|
|
|
Art.
4. |
|
Comunicazioni |
|
|
|
1. Le comunicazioni al richiedente
asilo concernenti il procedimento per il riconoscimento dello status di
rifugiato sono rese in lingua a lui comprensibile o, se cio' non e'
possibile, in lingua inglese, francese, spagnola o araba, secondo la
preferenza indicata dall'interessato. |
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Art.
5. |
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Istituzione
dei centri di identificazione |
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1. Sono istituiti sette centri di
identificazione nelle province individuate con decreto del Ministro
dell'interno, sentite la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e le regioni e le province
autonome interessate, che si esprimono entro trenta giorni. |
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2. Qualora ne ravvisi la necessita',
il Ministro dell'interno, con proprio decreto, puo' disporre, anche
temporaneamente, l'istituzione di nuovi centri o la chiusura di quelli
esistenti, nel rispetto delle procedure di cui al comma 1. |
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3. Le strutture allestite ai sensi del
decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, convertito dalla legge 29 dicembre
1995, n. 563, possono essere destinate alle finalita' di cui al comma 1
mediante decreto del Ministro dell'interno. |
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Art.
6. |
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Apprestamento
dei centri di identificazione |
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1. Per l'apprestamento dei centri di
identificazione, il Ministero dell'interno puo' disporre, previa acquisizione
di studi di fattibilita' e progettazione tecnica: |
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a) acquisizioni in proprieta', anche
tramite locazione finanziaria, nonche' locazione di aree o edifici; |
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b) costruzione, allestimenti,
riadattamenti e manutenzioni di edifici o aree; |
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c) posizionamento di padiglioni anche
mobili ed ogni altro intervento necessario alla realizzazione di idonea
struttura. |
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2. Nell'ambito del centro sono
previsti idonei locali per l'attivita' della Commissione territoriale di cui
all'articolo 12, nonche' per le visite ai richiedenti asilo, per lo
svolgimento di attivita' ricreative o di studio e per il culto. |
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Art.
7. |
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Convenzione
per la gestione del centro |
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1. Il prefetto della provincia in cui
e' istituito il centro puo' affidarne la gestione, attraverso apposite
convenzioni, ad enti locali, ad enti pubblici o privati che operino nel
settore dell'assistenza ai richiedenti asilo o agli immigrati, ovvero nel settore
dell'assistenza sociale. |
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2. In particolare, nella convenzione
e' previsto: |
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a) l'individuazione del direttore del
centro, da scegliere tra personale in possesso di diploma di assistente
sociale, rilasciato dalle scuole dirette a fini speciali, o diploma
universitario di assistente sociale unitamente all'abilitazione per
l'esercizio della professione, con esperienza lavorativa di almeno un
quinquennio nel settore dell'assistenza agli immigrati o nell'assistenza
sociale; laurea in servizio sociale, unitamente all'abilitazione per
l'esercizio della professione; laurea specialistica in scienze del servizio
sociale unitamente all'abilitazione per l'esercizio della professione; laurea
in psicologia unitamente all'abilitazione per l'esercizio della professione e
con esperienza lavorativa per almeno un biennio nel settore dell'assistenza
agli immigrati o nell'assistenza sociale; |
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b) il numero delle persone necessarie,
in via ordinaria, alla gestione del centro, forniti di capacita' adeguate
alle caratteristiche e alle esigenze dei richiedenti asilo, nonche' alle
necessita' specifiche dei minori e delle donne; |
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c) le modalita' di svolgimento del
servizio di ricezione dei richiedenti asilo da ospitare nel centro e di
registrazione delle presenze; |
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d) un costante servizio di vigilanza e
la presenza anche durante l'orario notturno e festivo del personale ritenuto
necessario per il funzionamento del centro; |
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e) un servizio di interpretariato, per
almeno quattro ore giornaliere, per le esigenze connesse al procedimento per
il riconoscimento dello status di rifugiato ed in relazione ai bisogni
fondamentali degli ospiti del centro; |
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f) un servizio di informazione legale
in materia di riconoscimento dello status di rifugiato; |
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g) modalita' per la comunicazione
delle presenze giornaliere e degli eventuali allontanamenti non autorizzati
alla prefettura - Ufficio territoriale del Governo, al Ministero dell'interno
e alla Commissione territoriale; |
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h) l'obbligo di riservatezza per il
personale del centro sui dati e le informazioni riguardanti i richiedenti
asilo presenti nel centro anche dopo che gli stessi abbiano lasciato il
centro; |
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i) le attivita' ed i servizi per
garantire il rispetto della dignita' ed il diritto alla riservatezza dei
richiedenti asilo nell'ambito del centro. |
|
3. La prefettura - Ufficio
territoriale del Governo dispone i necessari controlli su amministrazione e
gestione del centro e trasmette al Ministero dell'interno, alla regione, alla
provincia ed al comune, rispettivamente competenti, entro il mese di marzo di
ciascun anno, una relazione sull'attivita' effettuata nel centro l'anno
precedente. |
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Art.
8. |
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Funzionamento |
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1. Nel rispetto delle direttive
impartite dalla prefettura - Ufficio territoriale del Governo, il direttore
del centro di cui all'articolo 7, comma 2, lettera a) predispone servizi al
fine di assicurare una qualita' di vita che garantisca dignita' e salute dei
richiedenti asilo, tenendo conto delle necessita' dei nuclei familiari,
composti dai coniugi e dai parenti entro il primo grado, e delle persone
portatrici di particolari esigenze, quali minori, disabili, anziani, donne in
stato di gravidanza, persone che sono state soggette nel paese di origine a
discriminazioni, abusi e sfruttamento sessuale. Ove possibile, dispone,
sentito il questore, il ricovero in apposite strutture esterne dei disabili e
delle donne in stato di gravidanza. |
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2. Il direttore del centro provvede a
regolare lo svolgimento delle attivita' per assicurare l'ordinata convivenza
e la migliore fruizione dei servizi da parte dei richiedenti asilo. |
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3. Il prefetto adotta le disposizioni
relative alle modalita' e agli orari delle visite ai richiedenti asilo e
quelle relative alle autorizzazioni all'allontanamento dal centro,
prevedendo: |
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a) un orario per le visite articolato
giornalmente su quattro ore, nel rispetto di una ordinata convivenza; |
|
b) visite da parte dei rappresentanti
dell'ACNUR e degli avvocati dei richiedenti asilo; |
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c) visite di rappresentanti di
organismi e di enti di tutela dei rifugiati autorizzati dal Ministero
dell'interno ai sensi dell'articolo 11; |
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d) visite di familiari o di cittadini
italiani per i quali vi e' una richiesta da parte del richiedente asilo,
previa autorizzazione della prefettura - Ufficio territoriale del Governo. |
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Art.
9. |
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Modalita'
di permanenza nel centro |
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1. E' garantita, salvo il caso di
nuclei familiari, la separazione fra uomini e donne durante le ore notturne. |
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2. Fermo restando quanto previsto
dall'articolo 1-ter, comma 4, del decreto, e' consentita, purche' compatibile
con l'ordinario svolgimento della procedura semplificata e previa
comunicazione al direttore del centro, l'uscita dal centro dalle ore otto
alle ore venti, nei confronti dei richiedenti asilo che non versino nelle
ipotesi di cui all'articolo 1-bis, comma 1, lettera a), e comma 2, lettera
a), del decreto. Il competente funzionario prefettizio puo' rilasciare al
richiedente asilo, anche nelle ipotesi di cui all'articolo 1-bis, comma 1,
lettera a), e comma 2, lettera a), del decreto, permessi temporanei di
allontanamento per un periodo di tempo diverso o superiore a quello indicato,
secondo le disposizioni stabilite ai sensi dell'articolo 8, comma 3, per
rilevanti e comprovati motivi personali, di salute o di famiglia o per
comprovati motivi attinenti all'esame della domanda di riconoscimento dello
status di rifugiato. L'allontanamento deve, comunque, essere compatibile con
i tempi della procedura semplificata. Il diniego e' motivato e comunicato
all'interessato secondo le modalita' di cui all'articolo 4. |
|
3. All'ingresso nel centro e'
consegnato al richiedente asilo un opuscolo informativo, redatto secondo le
modalita' di cui all'articolo 4, in cui sono sinteticamente indicate le
regole di convivenza e le disposizioni di cui all'articolo 8, comma 3,
unitamente all'indicazione dei tempi della procedura semplificata di cui
all'articolo 1-ter del decreto e alle conseguenze che l'articolo 1-ter, comma
4, del decreto stesso prevede in caso di allontanamento non autorizzato dal
centro. |
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4. Le informazioni di cui al comma 3
possono essere richieste anche agli interpreti presenti nel centro. |
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Art.
10. |
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Assistenza
medica |
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1. Il richiedente asilo, presente nel
centro, ha diritto alle cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque
essenziali, ancorche' continuative per malattia o infortunio, erogate dal
Servizio sanitario ai sensi dell'articolo 35, comma 3, del testo unico in
base a convenzioni stipulate, ove possibile, dal Ministero dell'interno. |
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2. Servizi di prima assistenza medico
generica, per almeno quattro ore giornaliere, sono attivati nei centri in cui
siano presenti oltre 100 richiedenti asilo. |
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Art.
11. |
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Associazioni
ed enti di tutela |
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1. I rappresentanti delle associazioni
e degli enti di tutela dei rifugiati, purche' forniti di esperienza,
dimostrata e maturata in Italia per almeno tre anni nel settore, possono
essere autorizzati dal prefetto della provincia in cui e' istituito il centro
all'ingresso nei locali adibiti alle visite, realizzati nei centri di
identificazione, durante l'orario stabilito. Il prefetto concede
l'autorizzazione che contiene l'invito a tenere conto della tutela della
riservatezza e della sicurezza dei richiedenti asilo. |
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2. Gli enti locali ed il servizio
centrale di cui all'articolo 1-sexies, comma 4, del decreto possono attivare
nei centri, previa comunicazione al prefetto, che puo' negare l'accesso per
motivate ragioni, servizi di insegnamento della lingua italiana, di
informazione ed assistenza legale, di sostegno socio-psicologico nonche' di
informazione su programmi di rimpatrio volontario, nell'ambito delle
attivita' svolte ai sensi dell'articolo 1-sexies del decreto. |
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Art.
12. |
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Individuazione
delle Commissioni territoriali |
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1. Ai sensi dell'art. 1-quater del
decreto, le Commissioni territoriali sono istituite presso le seguenti
prefetture - Uffici territoriali del Governo: |
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Gorizia
con competenza a conoscere delle domande presentate nelle Regioni:
Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige; |
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Milano
con competenza a conoscere delle domande presentate nelle Regioni: Lombardia,
Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna; |
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Roma
con competenza a conoscere delle domande presentate nelle Regioni: Lazio,
Campania, Abruzzo, Molise, Sardegna, Toscana, Marche, Umbria; |
|
Foggia
con competenza a conoscere delle domande presentate nella Regione Puglia; |
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Siracusa
con competenza a conoscere delle domande presentate nelle Province di
Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Catania; |
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Crotone
con competenza a conoscere delle domande presentate nelle Regioni Calabria,
Basilicata; |
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Trapani
con competenza a conoscere delle domande presentate nelle Province di
Agrigento, Trapani, Palermo, Messina, Enna. |
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2. Competente a conoscere delle
domande presentate dai richiedenti asilo presenti nei centri di
identificazione o nei centri di permanenza temporanea e assistenza e' la
Commissione territoriale nella cui circoscrizione territoriale e' collocato
il centro. Negli altri casi e' competente la Commissione nella cui
circoscrizione e' presentata la domanda. |
2. Competente a conoscere delle
domande presentate dai richiedenti asilo presenti nei centri di
identificazione o nei centri di identificazione ed espulsione[101] e' la Commissione territoriale nella cui
circoscrizione territoriale e' collocato il centro. Negli altri casi e'
competente la Commissione nella cui circoscrizione e' presentata la domanda. |
3. I membri della Commissione
territoriale sono ammessi a seguire un apposito corso di preparazione all'attivita',
organizzato dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo. |
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4. Nella provincia in cui sono
istituiti il centro di identificazione e la Commissione territoriale, il
prefetto, ove ritenuto opportuno anche per la migliore razionalizzazione delle
risorse, puo' destinare idonei locali del centro a sede degli uffici della
Commissione territoriale. |
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Art.
13. |
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Convocazione |
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1. La convocazione per l'audizione
presso la Commissione territoriale e' comunicata all'interessato tramite la
questura territorialmente competente. Fatto salvo quanto previsto
dall'articolo 1-ter, comma 4, del decreto, se non e' stato possibile eseguire
la notifica della convocazione nonostante nuove ricerche dell'interessato,
particolarmente nel luogo del domicilio eletto e dell'ultima dimora, la
Commissione, dopo aver accertato che il permesso di soggiorno rilasciato allo
straniero per richiesta asilo e' scaduto e l'interessato non ne ha richiesto
il rinnovo, decide in ordine alla domanda di asilo anche in assenza
dell'audizione individuale, sulla base della documentazione disponibile. |
|
2. L'audizione puo' essere rinviata
qualora le condizioni di salute del richiedente asilo, adeguatamente
certificate, non la rendano possibile ovvero qualora l'interessato richieda
ed ottenga il rinvio per gravi e fondati motivi. La mancata presentazione
all'audizione individuale non impedisce la decisione della Commissione
territoriale sulla domanda d'asilo. |
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Art.
14. |
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Audizione |
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1. La Commissione territoriale in seduta
non pubblica procede all'audizione del richiedente asilo. Dell'audizione
viene redatto verbale e ne viene consegnata copia allo straniero unitamente a
copia della documentazione da lui prodotta. |
|
2. Il richiedente puo' esprimersi
nella propria lingua o in una lingua a lui nota. Se necessario la Commissione
nomina un interprete. |
|
3. La Commissione territoriale adotta
le idonee misure per garantire la riservatezza dei dati che riguardano
l'identita' e le dichiarazioni dei richiedenti lo status di rifugiato,
nonche' le condizioni dei soggetti di cui all'articolo 8, comma 1. Il
richiedente asilo ha facolta' di farsi assistere da un avvocato. |
|
4. L'audizione dei minori richiedenti
asilo non accompagnati viene disposta dalla Commissione territoriale alla
presenza della persona che esercita la potesta' sul minore. In ogni caso
l'audizione del minore avviene alla presenza del genitore o del tutore e puo'
essere esclusa nei casi in cui la Commissione ritenga di aver acquisito
sufficienti elementi per una decisione positiva. |
|
5. Il richiedente asilo puo' inviare
alla competente Commissione territoriale ed alla Commissione nazionale per il
diritto di asilo memorie e documentazione in ogni fase del procedimento. |
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Art.
15. |
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Decisione |
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1. La Commissione territoriale e'
validamente costituita con la presenza di tutti i componenti previsti
dall'articolo 1-quater del decreto e delibera a maggioranza. |
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2. La Commissione territoriale, entro
i tre giorni feriali successivi alla data dell'audizione, adotta, con atto
scritto e motivato, una delle seguenti decisioni: |
|
a) riconosce lo status di rifugiato al
richiedente in possesso dei requisiti previsti dalla Convenzione di Ginevra; |
|
b) rigetta la domanda qualora il
richiedente non sia in possesso dei requisiti previsti dalla Convenzione di
Ginevra; |
|
c) rigetta la domanda qualora il
richiedente non sia in possesso dei requisiti previsti dalla Convenzione di
Ginevra ma, valutate le conseguenze di un rimpatrio alla luce degli obblighi
derivanti dalle Convenzioni internazionali delle quali l'Italia e' firmataria
e, in particolare, dell'articolo 3 della Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali, ratificata
ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848, chiede al questore l'applicazione
dell'articolo 5, comma 6, del testo unico. |
|
3. La decisione e' comunicata al
richiedente unitamente alle informazioni sulle modalita' di impugnazione
nonche', per le ipotesi di cui all'articolo 1-ter, comma 6, del decreto, sulla
possibilita' di chiedere il riesame e l'autorizzazione al prefetto a
permanere sul territorio nazionale. |
|
4. Allo straniero al quale sia stato
riconosciuto lo status di rifugiato la Commissione territoriale rilascia
apposito certificato sulla base del modello stabilito dalla Commissione
nazionale. |
|
5. Lo straniero al quale non sia stato
riconosciuto lo status di rifugiato e' tenuto a lasciare il territorio dello
Stato, salvo che gli sia stato concesso un permesso di soggiorno ad altro
titolo. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 16, comma 1, il questore
provvede, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del testo unico, nei confronti
dello straniero gia' trattenuto nel centro di identificazione ovvero di
permanenza temporanea e assistenza e, ai sensi dell'articolo 13, comma 5, del
testo unico, nei confronti dello straniero cui era stato rilasciato il
permesso di soggiorno per richiesta di asilo. |
5. Lo straniero al quale non sia stato
riconosciuto lo status di rifugiato e' tenuto a lasciare il territorio dello
Stato, salvo che gli sia stato concesso un permesso di soggiorno ad altro
titolo. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 16, comma 1, il questore
provvede, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del testo unico, nei confronti
dello straniero gia' trattenuto nel centro di identificazione ovvero di identificazione
ed espulsione[102] e, ai sensi dell'articolo 13, comma 5, del testo
unico, nei confronti dello straniero cui era stato rilasciato il permesso di
soggiorno per richiesta di asilo. |
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Art.
16. |
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Riesame |
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1. Il richiedente trattenuto presso
uno dei centri di identificazione, di cui all'articolo 1-bis, comma 3, del
decreto, puo' presentare, entro cinque giorni dalla decisione che rigetta la
domanda, ai sensi dell'articolo 1-ter, comma 6, del decreto, richiesta di
riesame al Presidente della Commissione territoriale. In attesa della
decisione sul riesame l'interessato permane nel centro di identificazione. |
|
2. La richiesta di riesame ha ad
oggetto elementi sopravvenuti ovvero preesistenti, non adeguatamente valutati
in prima istanza, che siano determinanti al fine del riconoscimento dello
status di rifugiato. |
|
3. Entro tre giorni dalla data di
presentazione della richiesta di riesame, il Presidente della Commissione
territoriale chiede al Presidente della Commissione nazionale di provvedere
all'integrazione della Commissione territoriale con un componente della
Commissione nazionale. |
|
4. La Commissione territoriale
integrata puo' procedere ad una nuova audizione dell'interessato, ove
richiesto dallo stesso o dal componente della Commissione nazionale. La
Commissione decide con provvedimento motivato, comunicato all'interessato
nelle quarantotto ore successive e contro cui e' ammesso ricorso, nei
quindici giorni successivi alla comunicazione, al tribunale territorialmente
competente, che decide in composizione monocratica. |
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Art.
17. |
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Autorizzazione
a permanere sul territorio nazionale in pendenza di ricorso giurisdizionale |
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1. Il richiedente asilo che ha
presentato ricorso al tribunale puo' chiedere al prefetto, competente ad
adottare il provvedimento di espulsione, di essere autorizzato, ai sensi
dell'articolo 1-ter, comma 6, del decreto, a permanere sul territorio
nazionale fino alla data di decisione del ricorso. In tal caso il richiedente
e' trattenuto nel centro di permanenza temporanea ed assistenza, secondo le
disposizioni di cui all'articolo 14 del testo unico. |
1. Il richiedente asilo che ha
presentato ricorso al tribunale puo' chiedere al prefetto, competente ad adottare
il provvedimento di espulsione, di essere autorizzato, ai sensi dell'articolo
1-ter, comma 6, del decreto, a permanere sul territorio nazionale fino alla
data di decisione del ricorso. In tal caso il richiedente e' trattenuto nel
centro di identificazione ed espulsione[103], secondo le disposizioni di cui all'articolo 14 del
testo unico. |
2. La richiesta dell'autorizzazione a
permanere deve essere presentata per iscritto ed adeguatamente motivata in
relazione a fatti sopravvenuti, che comportino gravi e comprovati rischi per
l'incolumita' o la liberta' personale, successivi alla decisione della
Commissione territoriale ed a gravi motivi personali o di salute che
richiedono la permanenza dello straniero sul territorio dello Stato.
L'autorizzazione e' concessa qualora sussista l'interesse a permanere sul
territorio dello Stato ed il prefetto non rilevi il concreto pericolo che il
periodo d'attesa della decisione del ricorso possa essere utilizzato dallo
straniero per sottrarsi all'esecuzione del provvedimento di allontanamento
dal territorio nazionale. |
|
3. La decisione del prefetto e'
adottata entro cinque giorni dalla presentazione in forma scritta e motivata
ed e' comunicata all'interessato nelle forme di cui all'articolo 4. In caso
di accoglimento, il prefetto definisce con il provvedimento le modalita' di
permanenza sul territorio, anche disponendo il trattenimento dello straniero
in un centro di identificazione o di accoglienza ed assistenza. |
|
4. In caso di autorizzazione a
permanere sul territorio dello Stato, il questore rilascia un permesso di
soggiorno di durata non superiore a sessanta giorni, rinnovabile nel caso che
il prefetto ritenga che persistono le condizioni che hanno consentito
l'autorizzazione a permanere sul territorio nazionale. |
|
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|
Art.
18. |
|
Commissione
nazionale per il diritto di asilo |
|
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|
1. La Commissione nazionale opera
presso il Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione del Ministero
dell'interno. |
|
2. Il Presidente del Consiglio dei
Ministri, su proposta congiunta dei Ministri dell'interno e degli affari
esteri, provvede, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del
presente regolamento, alla nomina della Commissione nazionale ed alla sua
eventuale articolazione in piu' Sezioni. |
|
|
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|
Art.
19. |
|
Funzioni della Commissione nazionale
per il diritto d'asilo |
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1. Ai sensi dell'articolo 1-quinquies,
comma 2, del decreto, la Commissione nazionale, nell'ambito delle funzioni
attribuitele dalla legge provvede: |
|
a) alla realizzazione di un centro di
documentazione sulla situazione socio-politico-economica dei paesi di origine
dei richiedenti asilo, sulla base delle informazioni raccolte e del suo
continuo aggiornamento; |
|
b) all'individuazione di linee guida
per la valutazione delle domande di asilo, anche in relazione alla
applicazione dell'articolo 5, comma 6, del testo unico; |
|
c) alla collaborazione nelle materie
di propria competenza con il Ministero degli affari esteri, ed in particolare
con le Rappresentanze permanenti d'Italia presso le organizzazioni
internazionali di rilievo nel settore dell'asilo e della protezione dei
diritti umani; |
|
d) alla collaborazione con gli
analoghi organismi dei Paesi membri dell'Unione europea; |
|
e) alla organizzazione di corsi di
formazione e di aggiornamento per i componenti delle Commissioni
territoriali; |
|
f) alla costituzione e
all'aggiornamento di una banca dati informatica contenente le informazioni
utili al monitoraggio delle richieste d'asilo; |
|
g) al monitoraggio dei flussi di
richiedenti asilo, anche al fine di proporre, ove sia ritenuto necessario,
l'istituzione di nuove Commissioni territoriali o di Commissioni territoriali
straordinarie; |
|
h) a fornire, ove necessario,
informazioni al Presidente del Consiglio dei Ministri per l'eventuale adozione
del provvedimento di cui all'articolo 20, comma 1, del testo unico. |
|
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|
Art.
20. |
|
Cessazioni
e revoche dello status di rifugiato |
|
|
|
1. Ai sensi dell'articolo 1-quinquies,
comma 2, del decreto, i casi di cessazione o revoca dello status di rifugiato,
di cui all'articolo 1 della Convenzione di Ginevra, debitamente istruiti
dalle questure competenti per territorio, sono esaminati dalla Commissione
nazionale. |
|
2. La convocazione per l'audizione,
ove ritenuta necessaria, deve essere notificata all'interessato tramite la
questura competente per territorio. L'interessato puo', per motivi di salute
o per altri motivi debitamente certificati o documentati, chiedere di essere
convocato in altra data; non puo' essere chiesto piu' di un rinvio. La Commissione
decide entro trenta giorni dall'audizione. |
|
3. La Commissione decide sulla base
della documentazione in suo possesso nel caso in cui l'interessato non si
presenti all'audizione senza avere presentato richiesta di rinvio. |
|
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|
Art.
21. |
|
Norma
transitoria |
|
|
|
1. Le richieste di riconoscimento
dello status di rifugiato pendenti presso la Commissione centrale alla data
di entrata in vigore del presente regolamento sono decise, ai sensi
dell'articolo 34, comma 3, della legge 30 luglio 2002, n. 189, secondo le
norme del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15
maggio 1990, n. 136, da una speciale sezione della Commissione nazionale, da
istituire ai sensi dell'articolo 18, comma 2. |
|
2. Salvo quanto previsto dal comma 3,
le disposizioni del presente regolamento hanno effetto a decorrere dal
centoventesimo giorno successivo alla data di pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale. |
|
3. Entro trenta giorni dalla data di
entrata in vigore del presente regolamento si provvede alla nomina dei
componenti delle Commissioni territoriali, ai sensi dell'articolo 12, e della
Commissione nazionale, ai sensi dell'articolo 18. La Commissione nazionale,
nei trenta giorni successivi alla nomina, organizza, ai sensi dell'articolo
19, comma 1, lettera e), il primo corso di formazione per i componenti delle
Commissioni territoriali e provvede, entro novanta giorni dalla data di
entrata in vigore del presente regolamento, all'adozione delle linee guida di
cui all'articolo 19, comma 1, lettera b). |
|
L.
91/1992 *
Legge 5 Febbraio 1992, n. 91, e successive modificazioni, Nuove
norme sulla cittadinanza
Art. 1.
1.
E' cittadino per nascita:
a.
il figlio di padre o di madre cittadini;
b.
chi nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o
apolidi, ovvero se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondo la
legge dello Stato al quale questi appartengono.
2.
E' considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato nel territorio
della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza.
Art.
2.
1.
Il riconoscimento o la dichiarazione giudiziale della filiazione durante la
minore et del figlio ne determina la cittadinanza secondo le norme della
presente legge.
2.
Se il figlio riconosciuto o dichiarato maggiorenne conserva il proprio stato
di cittadinanza, ma pu dichiarare, entro un anno dal riconoscimento o dalla
dichiarazione giudiziale, ovvero dalla dichiarazione di efficacia del
provvedimento straniero, di eleggere la cittadinanza determinata dalla
filiazione.
3.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai figli per i quali
la paternit o maternit non pu essere dichiarata, purch sia stato
riconosciuto giudizialmente il loro diritto al mantenimento o agli alimenti.
Art.
3.
1.
Il minore straniero adottato da cittadino italiano acquista la cittadinanza.
2.
La disposizione del comma 1 si applica anche nei confronti degli adottati prima
della data di entrata in vigore della presente legge.
3.
Qualora l'adozione sia revocata per fatto dell'adottato, questi perde la
cittadinanza italiana, sempre che sia in possesso di altra cittadinanza o la
riacquisti.
4.
Negli altri casi di revoca l'adottato conserva la cittadinanza italiana.
Tuttavia, qualora la revoca intervenga durante la maggiore et dell'adottato,
lo stesso, se in possesso di altra cittadinanza o se la riacquisti, potr
comunque rinunciare alla cittadinanza italiana entro un anno dalla revoca
stessa.
Art.
4.
1.
Lo straniero o l'apolide, del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti
in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, diviene
cittadino:
a.
se presta effettivo servizio militare per lo Stato italiano e dichiara
preventivamente di voler acquistare la cittadinanza italiana;
b.
se assume pubblico impiego alle dipendenze dello Stato, anche all'estero, e
dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana;
c.
se, al raggiungimento della maggiore et, risiede legalmente da almeno due anni
nel territorio della Repubblica e dichiara, entro un anno dal raggiungimento,
di voler acquistare la cittadinanza italiana.
2.
Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza
interruzioni fino al raggiungimento della maggiore et, diviene cittadino se
dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla
suddetta data.
Art.
5.
1.
Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano acquista la cittadinanza
italiana quando risiede legalmente da almeno sei mesi nel territorio della
Repubblica, ovvero dopo tre anni dalla data del matrimonio, se non vi stato
scioglimento, annullamento o cessazione degli effetti civili e se non sussiste
separazione legale.
Art.
6.
1.
Precludono l'acquisto della cittadinanza ai sensi dell'articolo 5:
a.
la condanna per uno dei delitti previsti nel libro secondo, titolo I, capi I,
II e III, del codice penale;
b.
la condanna per un delitto non colposo per il quale la legge preveda una pena
edittale non inferiore nel massimo a tre anni di reclusione; ovvero la condanna
per un reato non politico ad una pena detentiva superiore ad un anno da parte
di una autorit giudiziaria straniera, quando la sentenza sia stata
riconosciuta in Italia;
c.
la sussistenza, nel caso specifico, di comprovati motivi inerenti alla
sicurezza della Repubblica.
2.
Il riconoscimento della sentenza straniera richiesto dal procuratore generale
del distretto dove ha sede l'ufficio dello stato civile in cui iscritto o
trascritto il matrimonio, anche ai soli fini ed effetti di cui al comma 1,
lettera b).
3.
La riabilitazione fa cessare gli effetti preclusivi della condanna.
4.
L'acquisto della cittadinanza sospeso fino a comunicazione della sentenza
definitiva, se sia stata promossa azione penale per uno dei delitti di cui al
comma 1, lettera a) e lettera b), primo periodo, nonch per il tempo in cui
pendente il procedimento di riconoscimento della sentenza straniera, di cui al
medesimo comma 1, lettera b), secondo periodo.
Art.
7.
1.
Ai sensi dell'articolo 5, la cittadinanza si acquista
con decreto del Ministro dell'interno, a istanza dell'interessato, presentata
al sindaco del comune di residenza o alla competente autorita' consolare.[104]
2.
Si applicano le disposizioni di cui all'articolo 3 della legge 12 gennaio 1991,
n. 13.
Art.
8.
1.
Con decreto motivato, il Ministro dell'interno respinge l'istanza di cui
all'articolo 7 ove sussistano le cause ostative previste nell'articolo 6. Ove
si tratti di ragioni inerenti alla sicurezza della Repubblica, il decreto
emanato su conforme parere del Consiglio di Stato. L'istanza respinta pu
essere riproposta dopo cinque anni dall'emanazione del provvedimento.
2.
L'emanazione del decreto di rigetto dell'istanza preclusa quando dalla data
di presentazione dell'istanza stessa, corredata dalla prescritta
documentazione, sia decorso il termine di due anni.
Art.
9.
1.
La cittadinanza italiana pu essere concessa con decreto del Presidente della
Repubblica, sentito il Consiglio di Stato, su proposta del Ministro dell'interno:
a.
allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea
retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, o che nato nel
territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da
almeno tre anni, comunque fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, comma 1,
lettera c);
b.
allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede
legalmente nel territorio della Repubblica da almeno cinque anni
successivamente alla adozione;
c.
allo straniero che ha prestato servizio, anche all'estero, per almeno cinque
anni alle dipendenze dello Stato;
d.
al cittadino di uno Stato membro delle Comunit europee se risiede legalmente
da almeno quattro anni nel territorio della Repubblica;
e.
all'apolide che risiede legalmente da almeno cinque anni nel territorio della
Repubblica;
f.
allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della
Repubblica.
2.
Con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e
previa deliberazione del Consiglio dei Ministri , su proposta del Ministro
dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, la cittadinanza
pu essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi
all'Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato.
Art.
10.
1.
Il decreto di concessione della cittadinanza non ha effetto se la persona a cui
si riferisce non presta, entro sei mesi dalla notifica del decreto medesimo,
giuramento di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le
leggi dello Stato.
Art.
11.
1.
Il cittadino che possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera
conserva quella italiana, ma pu ad essa rinunciare qualora risieda o
stabilisca la residenza all'estero.
Art.
12.
1.
Il cittadino italiano perde la cittadinanza se, avendo accettato un impiego
pubblico od una carica pubblica da uno Stato o ente pubblico estero o da un
ente internazionale cui non partecipi l'Italia, ovvero prestando servizio militare
per uno Stato estero, non ottempera, nel termine fissato, all'intimazione che
il Governo italiano pu rivolgergli di abbandonare l'impiego, la carica o il
servizio militare.
2.
Il cittadino italiano che, durante lo stato di guerra con uno Stato estero,
abbia accettato o non abbia abbandonato un impiego pubblico od una carica
pubblica, od abbia prestato servizio militare per tale Stato senza esservi
obbligato, ovvero ne abbia acquistato volontariamente la cittadinanza, perde la
cittadinanza italiana al momento della cessazione dello stato di guerra.
Art.
13.
1.
Chi ha perduto la cittadinanza la riacquista:
a.
se presta effettivo servizio militare per lo Stato italiano e dichiara
previamente di volerla riacquistare;
b.
se, assumendo o avendo assunto un pubblico impiego alle dipendenze dello Stato,
anche all'estero, dichiara di volerla riacquistare;
c.
se dichiara di volerla riacquistare ed ha stabilito o stabilisce, entro un anno
dalla dichiarazione, la residenza nel territorio della Repubblica;
d.
dopo un anno dalla data in cui ha stabilito la residenza nel territorio della
Repubblica, salvo espressa rinuncia entro lo stesso termine;
e.
se, avendola perduta per non aver ottemperato all'intimazione di abbandonare
l'impiego o la carica accettati da uno Stato, da un ente pubblico estero o da
un ente internazionale, ovvero il servizio militare per uno Stato estero,
dichiara di volerla riacquistare, sempre che abbia stabilito la residenza da
almeno due anni nel territorio della Repubblica e provi di aver abbandonato
l'impiego o la carica o il servizio militare, assunti o prestati nonostante
l'intimazione di cui all'articolo 12, comma 1.
2. Non ammesso il
riacquisto della cittadinanza a favore di chi l'abbia perduta in applicazione
dell'articolo 3, comma 3, nonch dell'articolo 12, comma 2.
3.
Nei casi indicati al comma 1, lettera c), d) ed e), il riacquisto della
cittadinanza non ha effetto se viene inibito con decreto del Ministro
dell'interno, per gravi e comprovati motivi e su conforme parere del Consiglio
di Stato. Tale inibizione pu intervenire entro il termine di un anno dal
verificarsi delle condizioni stabilite.
Art.
14.
1.
I figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se
convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana, ma, divenuti
maggiorenni, possono rinunciarvi, se in possesso di altra cittadinanza.
Art.
15.
1.
L'acquisto o il riacquisto della cittadinanza ha effetto, salvo quanto
stabilito dall'articolo 13, comma 3, dal giorno successivo a quello in cui sono
adempiute le condizioni e le formalit richieste.
Art.
16.
1.
L'apolide che risiede legalmente nel territorio della Repubblica soggetto
alla legge italiana per quanto si riferisce all'esercizio dei diritti civili ed
agli obblighi del servizio militare.
2.
Lo straniero riconosciuto rifugiato dallo Stato italiano secondo le condizioni
stabilite dalla legge o dalle convenzioni internazionali equiparato
all'apolide ai fini dell'applicazione della presente legge, con esclusione
degli obblighi inerenti al servizio militare.
Art.
17.
1.
Chi ha perduto la cittadinanza in applicazione degli articoli 8 e 12 della
legge 13 giugno 1912, n. 555, o per non aver reso l'opzione prevista
dall'articolo 5 della legge 21 aprile 1983, n. 123, la riacquista se effettua
una dichiarazione in tal senso entro due anni dalla data di entrata in vigore
della presente legge[105].
2.
Resta fermo quanto disposto dall'articolo 219 della legge 19 maggio 1975, n.
151.
Art. 17-bis.
1. Il diritto alla cittadinanza italiana e' riconosciuto:
a) ai soggetti che siano stati cittadini italiani, gia' residenti
nei territori facenti parte dello Stato italiano successivamente ceduti alla
Repubblica jugoslava in forza del Trattato di pace firmato a Parigi il 10
febbraio 1947, reso esecutivo dal decreto legislativo del Capo provvisorio
dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430, ratificato dalla legge 25 novembre 1952,
n. 3054, ovvero in forza del Trattato di Osimo del 10 novembre 1975, reso
esecutivo dalla legge 14 marzo 1977, n. 73, alle condizioni previste e in
possesso dei requisiti per il diritto di opzione di cui all'articolo 19 del
Trattato di pace di Parigi e all'articolo 3 del Trattato di Osimo;
b) alle persone di lingua e cultura italiane che siano figli o
discendenti in linea retta dei soggetti di cui alla lettera a).
Art. 17-ter.
1. Il diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana di cui
all'articolo 17-bis e' esercitato dagli interessati mediante la presentazione
di una istanza all'autorita' comunale italiana competente per territorio in
relazione alla residenza dell'istante, ovvero, qualora ne ricorrano i
presupposti, all'autorita' consolare, previa produzione da parte dell'istante
di idonea documentazione, ai sensi di quanto disposto con circolare del Ministero
dell'interno, emanata di intesa con il Ministero degli affari esteri[106].
2. Al fine di attestare la sussistenza dei requisiti di cui alla
lettera a) del comma 1 dell'articolo 17-bis, all'istanza deve essere comuque
allegata la certificazione comprovante il possesso, all'epoca, della
cittadinanza italiana e della residenza nei territori facenti parte dello Stato
italiano e successivamente ceduti alla Repubblica jugoslava in forza dei
Trattati di cui al medesimo comma 1 dell'articolo 17-bis.
3. Al fine di attestare la sussistenza dei requisiti di cui alla
lettera b) del comma 1 dell'articolo 17-bis, all'istanza deve essere comuque
allegata la seguente documentazione:
a) i certificati di nascita attestanti il rapporto di discendenza
diretta tra l'istante e il genitore o l'ascendente;
b) la certificazione storica, prevista per l'esercizio del diritto
di opzione di cui alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 17-bis, attestante
la cittadinanza italiana del genitore dell'istante o del suo ascendente in linea
retta e la residenza degli stessi nei territori facenti parte dello Stato
italiano e successivamente ceduti alla Repubblica jugoslava in forza dei
Trattati di cui al medesimo comma 1 dell'articolo 17-bis;
c) la documentazione atta a dimostrare il requisito della lingua e
della cultura italiane dell'istante.
Art.
18.
(...)
Art.
19.
1.
Restano salve le disposizioni della legge 9 gennaio 1956, n. 27, sulla
trascrizione nei registri dello stato civile dei provvedimenti di
riconoscimento delle opzioni per la cittadinanza italiana, effettuate ai sensi
dell'articolo 19 del Trattato di pace tra le potenze alleate ed associate e
l'Italia, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947.
Art.
20.
1.
Salvo che sia espressamente previsto, lo stato di cittadinanza acquisito
anteriormente alla presente legge non si modifica se non per fatti posteriori
alla data di entrata in vigore della stessa.
Art.
21.
1.
Ai sensi e con le modalit di cui all'articolo 9, la cittadinanza italiana pu
essere concessa allo straniero che sia stato affiliato da un cittadino italiano
prima della data di entrata in vigore della legge 4 maggio 1983, n. 184, e che
risieda legalmente nel territorio della Repubblica da almeno sette anni dopo
l'affiliazione.
Art.
22.
1.
Per coloro i quali, alla data di entrata in vigore della presente legge,
abbiano gi perduto la cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 8 della
legge 13 giugno 1912, n. 555, cessa ogni obbligo militare.
Art.
23.
1.
Le dichiarazioni per l'acquisto, la conservazione, il riacquisto e la rinunzia
alla cittadinanza e la prestazione del giuramento previste dalla presente legge
sono rese all'ufficiale dello stato civile del comune dove il dichiarante
risiede o intende stabilire la propria residenza, ovvero, in caso di residenza
all'estero, davanti all'autorit diplomatica o consolare del luogo di
residenza.
2.
Le dichiarazioni di cui al comma 1, nonch gli atti o i provvedimenti attinenti
alla perdita, alla conservazione e al riacquisto della cittadinanza italiana
vengono trascritti nei registri di cittadinanza e di essi viene effettuata
annotazione a margine dell'atto di nascita.
Art.
24.
(...)
Art.
25.
1.
Le disposizioni necessarie per l'esecuzione della presente legge sono emanate,
entro un anno dalla sua entrata in vigore, con decreto del Presidente della
Repubblica, udito il parere del Consiglio di Stato e previa deliberazione del
Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri degli affari esteri e
dell'interno, di concerto con il Ministro di grazia e giustizia.
Art.
26.
1.
Sono abrogati la legge 13 giugno 1912, n. 555, la legge 31 gennaio 1926, n.
108, il regio decreto-legge 1Ŭ dicembre 1934, n. 1997, convertito dalla legge 4
aprile 1935, n. 517, l'articolo 143- ter del codice civile, la legge 21 aprile
1983, n. 123, l'articolo 39 della legge 4 maggio 1983, n. 184, la legge 15
maggio 1986, n. 180, e ogni altra disposizione incompatibile con la presente
legge.
2.
E' soppresso l'obbligo dell'opzione di cui all'articolo 5, comma secondo, della
legge 21 aprile 1983, n. 123, e all'articolo 1, comma 1, della legge 15 maggio
1986, n. 180.
3.
Restano salve le diverse disposizioni previste da accordi internazionali.
Art.
27.
1.
La presente legge entra in vigore sei mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale.
L. 379/2000 *
Legge 14 dicembre 2000, n. 379, Disposizioni per il
riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e gia' residenti
nei territori appartenuti all'Impero austro-ungarico e ai loro discendenti
Art. 1.
1. La presente legge si applica alle persone di cui al comma 2,
originarie dei territori che sono appartenuti all'Impero austro-ungarico prima
del 16 luglio 1920, e ai loro discendenti. I territori di cui al presente comma
comprendono:
a) i territori attualmente appartenenti allo Stato italiano;
b) i territori gia' italiani ceduti alla Jugoslavia in forza:
1) del trattato di pace fra l'Italia e le Potenze alleate ed
associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 e reso esecutivo in Italia con
decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 28 novembre 1947, n. 1430;
2) del trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica
socialista federativa di Jugoslavia firmato ad Osimo il 10 novembre 1975,
ratificato e reso esecutivo in Italia ai sensi della legge 14 marzo 1977, n.
73.
2. Alle persone nate e gia' residenti nei territori di cui al
comma 1 ed emigrate all'estero, ad esclusione dell'attuale Repubblica
austriaca, prima del 16 luglio 1920, nonche' ai loro discendenti, e' riconosciuta
la cittadinanza italiana qualora rendano una dichiarazione in tal senso con le
modalita' di cui all'articolo 23 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, entro
cinque anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
3. E' abrogato l'articolo 18 della legge 5 febbraio 1992, n. 91.
Art. 2.
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello
della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
L. 51/2006 *
Legge 23 Febbraio 2006, n. 51, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge
30 dicembre 2005, n. 273, recante definizione e proroga di termini, nonche'
conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all'esercizio di
deleghe legislative
(Disposizioni rilevanti)
Art. 28-bis.
Riconoscimento della cittadinanza italiana agli emigrati dai
territori attualmente italiani, gia' austroungarici, e ai loro discendenti
1. Per le persone di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a),
della legge 14 dicembre 2000, n. 379, il termine di cinque anni di cui al comma
2 del medesimo articolo 1 e' prorogato di ulteriori cinque anni.
DPR 572/1993 *
Decreto del Presidente della Repubblica
12 ottobre 1993, n. 572, Regolamento di esecuzione della legge 5 febbraio 1992,
n.91, recante nuove norme sulla cittadinanza
Art.
1
Definizioni
1. Nel presente regolamento la legge
5 febbraio 1992, n. 91, e' indicata con la denominazione "legge".
2.
Ai fini dell'acquisto della cittadinanza italiana:
a. si
considera legalmente residente nel territorio dello stato chi vi risiede avendo
soddisfatto le condizioni e gli adempimenti previsti dalle norme in materia
d'ingresso e di soggiorno degli stranieri in Italia e da quelle in materia
d'iscrizione anagrafica;
b. si considera
che abbia prestato effettivamente servizio militare chi abbia compiuto la ferma
di leva nelle forze armate italiane o la prestazione di un servizio equiparato
a quello militare, a condizione che queste siano interamente rese, salvo che il
mancato completamento dipenda da sopravvenute cause di forza maggiore
riconosciute dalle autorit competenti;
c. salvi i
casi nei quali la legge richiede specificamente l'esistenza di un rapporto di
pubblico impiego, si considera cha abbia prestato servizio alle dipendenze
dello stato chi sia stato parte di un rapporto di lavoro dipendente con
retribuzione a carico del bilancio dello stato.
Art.
2
Acquisto
della cittadinanza per nascita nel territorio dello stato
1.
Il figlio, nato in Italia da genitori stranieri, non acquista la cittadinanza
italiana per nascita ai sensi dell'art. 1, comma 1, lettera b), della legge,
qualora l'ordinamento del paese di origine dei genitori preveda la trasmissione
della cittadinanza al figlio nato all'estero, eventualmente anche
subordinandola ad una dichiarazione di volonta' da parte dei genitori o legali
rappresentanti del minore, ovvero all'adempimento di formalita' amministrative
da parte degli stessi.
Art.
3
Dichiarazione
di volont
1.
la dichiarazione di volonta' rivolta all'acquisto della cittadinanza di cui
all'art. 2, comma 2, della legge deve essere corredata della seguente
documentazione:
a.
atto di nascita;
b. atto di riconoscimento o copia
autentica della sentenza con cui viene dichiarata la paternita' o maternita',
ovvero copia autentica della sentenza che dichiara efficace in Italia la
pronuncia del giudice straniero,ovvero copia autentica della sentenza con cui
viene riconosciuto il diritto al mantenimento o agli alimenti;
c.
certificato di cittadinanza del genitore.
2.
La dichiarazione di volonta' di cui all'art. 4, comma 1, lettere b) e c), della
legge deve essere corredata della seguente documentazione:
a.
atto di nascita;
b.
certificato di cittadinanza italiana per nascita del padre o della madre o di
uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado;
c.
documentazione relativa alla residenza, ove richiesta.
3.
Ai fini dell'acquisto della cittadinanza ai sensi dell'art. 4, comma 1, lettera
c), della legge l'interessato deve aver risieduto legalmente in Italia senza
interruzioni nell'ultimo biennio antecedente il conseguimento della maggiore
eta' e sino alla data della dichiarazione di volonta'.
4.
La dichiarazione di volonta' di cui all'art. 4, comma 2, della legge deve
essere corredata della seguente documentazione:
a.
atto di nascita;
b. documentazione relativa alla residenza.
Art.
4[107]
Istanze
per l'acquisto della cittadinanza
1. L'istanza prodotta ai sensi dell'art. 7 della legge dallo
straniero o apolide, coniugato con cittadino italiano, deve essere corredata,
oltre che dai documenti necessari a dimostrare che egli si trova nelle
condizioni previste dall'art. 5 della stessa legge, anche dei seguenti altri
documenti:
A) atto di nascita;
B) estratto per riassunto dai registri di matrimonio rilasciato
dal comune italiano presso il quale e' stato iscritto o trascritto l'atto;
C) certificazione penale rilasciata dagli stati stranieri di
origine e di residenza;
D) certificato di situazione di famiglia o documentazione
equipollente.
2. L'istanza di cui al comma 1 deve essere trasmessa al ministero
dell'interno entro trenta giorni dalla data della presentazione.
3. L'istanza prodotta ai sensi dell'art. 9 della legge dallo
straniero o apolide che vuole ottenere la cittadinanza deve essere presentata,
per il tramite del prefetto della provincia di residenza, al ministero
dell'interno e corredata, oltre che dei documenti necessari a dimostrare che
egli si trova in una delle condizioni previste dal detto articolo, dei seguenti
altri:
A) atto di nascita;
B) certificato di situazione di famiglia;
C) certificazione penale rilasciata dagli stati di origine e di
residenza.
4. L'istanza di cui al comma 3 deve essere trasmessa al ministero
dell'interno entro trenta giorni dalla data della presentazione.
5. E' facolta' del ministero dell'interno di richiedere, a seconda
dei casi, altri documenti.
6. Quando la legge prescinde dal requisito della residenza attuale
in italia, la domanda ed i documenti devono essere presentati dallo straniero o
apolide richiedente la cittadinanza all'autorita' diplomatica o consolare
italiana competente in relazione alla localita' straniera di residenza, che li
trasmette entro trenta giorni al ministero dell'interno.
7.
Le condizioni previste per la proposizione dell'istanza di cui all'art. 9 della
legge devono permanere sino alla prestazione del giuramento di cui all'art. 10
della legge.
Art.
5
Reiezione
delle istanze di concessione
1.
L'autorita' competente a respingere con proprio provvedimento motivato
l'istanza prodotta ai sensi dell'art.9 e' il ministro dell'interno.
2.
L'istanza di cui al comma 1 puo' essere riproposta dopo un anno dall'emanazione
del provvedimento stesso.
Art.
6
Riconoscimento
della sentenza straniera di condanna
1.
Ai fini dell'applicazione del comma 4 dell'art. 6 della legge, il procedimento
di riconoscimento della sentenza straniera di condanna si considera pendente
con la formale richiesta da parte del ministero dell'interno al ministero degli
affari esteri per l'avvio della procedura necessaria ad ottenere copia della
sentenza stessa.
Art.
7[108]
Notifica
e giuramento
1. La notifica del decreto di conferimento della cittadinanza deve
essere effettuata dall'autorita' competente ai sensi dell'art. 23 della legge
entro novanta giorni dalla ricezione del decreto medesimo.
2. Il giuramento di cui all'art. 10 della legge deve essere
prestato entro sei mesi dalla notifica all'intestatario del decreto di cui agli
articoli 7 e 9 della legge.
3. Il giuramento di cui al comma 2 deve essere prestato, in
italia, dinanzi all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza e,
all'estero, dinanzi all'autorita' diplomatica o consolare italiana competente
per la localita' straniera di residenza, la quale rilascia all'interessato
copia del verbale di giuramento e trasmette copia di questo e del decreto di
concessione all'ufficiale dello stato civile del comune della repubblica
competente secondo le norme dell'ordinamento dello stato civile.
4. L'ufficiale dello stato civile dinanzi al quale e' stato prestato
il giuramento, o al quale e' stata trasmessa copia del verbale di cui al comma
3, provvede per la trascrizione e l'annotazione del decreto negli atti dello
stato civile e ne da' immediata notizia al ministero dell'interno.
5. Trascorsi sei mesi dalla data della notifica del decreto,
l'interessato non e' ammesso a prestare giuramento se non dimostri, con la
produzione di nuovi documenti al ministero dell'interno, la permanenza dei
requisiti in base ai quali gli fu accordata la cittadinanza.
6. Il giuramento deve essere preceduto dal pagamento della tassa
di concessione governativa e dell'imposta di bollo assolta a norma delle
vigenti disposizioni in materia.
Art.
8
Rinuncia
alla cittadinanza
1.
All'estero, la rinuncia alla cittadinanza deve farsi dinanzi all'autorita'
diplomatica o consolare italiana competente per il luogo dove il rinunziante
risiede. questa la iscrive in apposito registro e ne rimette immediatamente
copia al ministero dell'interno ed al comune competente, secondo le norme
dell'ordinamento dello stato civile per la trascrizione e l'annotazione a
margine dell'atto di nascita.
2.
In Italia, la rinuncia alla cittadinanza italiana deve essere fatta dinanzi
all'ufficiale dello stato civile del comune di residenza.
3.
La dichiarazione di rinuncia deve essere corredata della seguente
documentazione:
a.
atto di nascita rilasciato dal comune presso il quale detto atto risulta
iscritto o trascritto;
b.
certificato di cittadinanza italiana;
c.
documentazione relativa al possesso della cittadinanza straniera;
d.
documentazione relativa alla residenza all'estero, ove richiesta.
Art.
9
Decreto
di intimazione
1.
L'intimazione di cui all'art. 12, comma 1, della legge e' fatta con decreto del
ministro dell'interno ed ha effetto dal giorno della notificazione
all'interessato.
2.
Perde la cittadinanza, dal giorno successivo al termine fissato dal decreto di
intimazione, chi non ha abbandonato, entro il termine medesimo, l'impiego o la
carica accettati da uno stato, da un ente pubblico estero o da un ente
internazionale, ovvero il servizio militare per uno stato estero.
Art.
10
Riacquisto
della cittadinanza
1.
Le dichiarazioni di riacquisto di cui agli articoli 13 e 17 della legge devono
essere corredate della seguente documentazione:
a.
atto di nascita rilasciato dal comune presso il quale detto atto risulta
iscritto o trascritto;
b.
documentazione da cui risulti il trascorso possesso della cittadinanza
italiana;
c.
documentazione relativa al possesso della cittadinanza straniera, ovvero allo
status di apolidia;
d.
certificato di situazione di famiglia o documentazione equipollente.
Art.
11
Inibizione
al riacquisto
1.
Agli effetti dell'art. 13, comma 1, lettera e), della legge la prova di aver
abbandonato l'impiego o la carica accettati da uno stato, da un ente pubblico
estero o da un ente internazionale, nonche' il servizio militare per uno stato
estero deve essere data al ministero dell'interno.
2.
Il decreto di inibizione che impedisce il verificarsi del riacquisto della
cittadinanza nonostante l'adempimento delle condizioni stabilite dal comma 1,
lettere c), d) ed e), dell'art. 13 della legge viene trasmesso al competente
ufficiale dello stato civile per la trascrizione e l'annotazione a margine
dell'atto di nascita.
3.
ai fini dell'applicazione dell'art. 13, comma 3, della legge il sindaco e'
tenuto a dare comunicazione al prefetto della provincia, nel cui territorio e'
compreso il comune, delle generalita' degli ex connazionali iscritti
nell'anagrafe della popolazione residente, entro trenta giorni dalla loro
iscrizione.
Art.
12
Acquisto
della cittadinanza da parte dei figli minori
1.
Ai fini dell'applicazione dell'art. 14 della legge l'acquisto della
cittadinanza, da parte dei figli minori di chi acquista o riacquista la
cittadinanza italiana, si verifica se essi convivono con il genitore alla data
in cui quest'ultimo acquista o riacquista la cittadinanza.
2.
La convivenza deve essere stabile ed effettiva ed opportunamente attestata con
idonea documentazione.
Art.
13
Decorrenza
dell'acquisto e del riacquisto della cittadinanza
1.
In applicazione dell'art. 15 della legge, l'acquisto od il riacquisto della
cittadinanza, di cui agli articoli 4,comma 1, lettera a), e 13, comma 1,
lettera a), della legge, decorrono dal giorno successivo a quello del
congedamento.
Art.
14
Dichiarazioni
di cittadinanza
1. Le dichiarazioni per l'elezione, l'acquisto, il riacquisto e la
rinuncia alla cittadinanza devono essere corredate, oltre che della
documentazione rispettivamente indicata negli articoli 3, 8 e 10, anche di
eventuali altri documenti necessari a dimostrare che il dichiarante si trova
nelle condizioni previste dalla legge.[109]
2. Qualora le dichiarazioni di cui al comma 1 non siano corredate
della documentazione prescritta, nel riceverle l'ufficiale dello stato civile o
l'autorita' diplomatica o consolare competente invita l'interessato a produrre
detta documentazione.[110]
3. La rinuncia alla cittadinanza ai sensi degli articoli 3, comma
4, 13, comma 1, lettera d), e 14 della legge consente di poter successivamente
acquistare la cittadinanza soltanto in applicazione degli articoli 5 e 9 della
legge.
4. Ai fini dell'applicazione dell'art. 23, comma 1, della legge,
le dichiarazioni di cui al comma 1 e la prestazione del giuramento di cui
all'art. 10 della legge devono, in Italia, essere rese dinanzi all'ufficiale
dello stato civile del comune dove l'interessato risiede o intende stabilire la
residenza, ove questa sia stata indicata e non ancora definita la relativa
procedura.[111]
Art.
15
Sanzioni
amministrative
1.
L'autorita' competente ad applicare la sanzione amministrativa di cui all'art.
24 della legge e', per il cittadino italiano residente in Italia, il prefetto
della provincia nel cui territorio e' compreso il comune di residenza e,per il
cittadino italiano residente all'estero, il prefetto della provincia nel cui
territorio e' compreso il comune nei cui registri deve essere trascritta, ai
sensi dell'ordinamento dello stato civile, la dichiarazione prevista dal
medesimo art. 24 della legge.
Art.
16
Adempimenti
relativi allo stato civile
1.
L'ufficiale dello stato civile che ha iscritto la dichiarazione
dell'interessato, volta all'acquisto, alla perdita, al riacquisto o al mancato
riacquisto della cittadinanza, trasmette copia della dichiarazione medesima e
della documentazione che la correda all'autorita' competente ad accertare la
sussistenza delle condizioni che la legge stabilisce per il prodursi degli
effetti anzidetti.
2.
L'autorita' competente, ai sensi del comma 1, e' il sindaco del comune in cui
la dichiarazione e' stata iscritta, nelle ipotesi previste dagli articoli 2,
commi 2 e 3; 3, comma 4; 4, comma 1, lettera c); 4, comma 2;11; 13, comma
1,lettere c) e d); 14 e 17 della legge.
3.
Quando la dichiarazione, con la documentazione che la correda, e' stata
ricevuta dall'autorita' diplomatica o consolare, e' questa competente, nelle
ipotesi previste nel comma 2, ad operare l'accertamento della sussistenza delle
condizioni stabilite dalla legge.
4.
In ogni altra ipotesi, diversa da quelle menzionate nel comma 2, in cui pure
sia prevista una dichiarazione dell'interessato, competente all'accertamento e'
il ministero dell'interno, al quale l'ufficiale dello stato civile o
l'autorita' diplomatica o consolare trasmettono copia della dichiarazione
ricevuta dall'interessato e della documentazione da questi prodotta.
5.
L'autorita' diplomatica o consolare, nei casi in cui provvede direttamente
all'accertamento, trasmette all'ufficiale dello stato civile individuato ai
sensi dell'art. 63, secondo comma, del regio decreto 9 luglio 1939, n. 1238,
copia della dichiarazione ricevuta e comunicazione dell'esito
dell'accertamento. il sindaco, nei casi di sua competenza, trasmette
all'ufficiale dello stato civile comunicazione dell'esito
dell'accertamento.analogamente provvede il ministero dell'interno nei riguardi
dell'ufficiale dello stato civile che gli ha inviato gli atti; quando questi
gli sono pervenuti dall'autorita' diplomatica o consolare, trasmette
all'ufficiale dello stato civile individuato ai sensi del citato art. 63, anche
copia della dichiarazione dell'interessato.
6.
L'ufficiale dello stato civile provvede per la trascrizione della dichiarazione
nei registri di cittadinanza quando essa non sia stata a lui resa. provvede
altresi' per la trascrizione nei medesimi registri della comunicazione ricevuta
circa l'esito dell'accertamento e per l'annotazione nell'atto di nascita
dell'interessato della dichiarazione gia' iscritta o trascritta e della
comunicazione anzidetta.
7.
La trasmissione degli atti e delle comunicazioni indicati nel presente articolo
deve essere effettuata senza indugio. l'accertamento circa la sussistenza delle
condizioni stabilite dalla legge per l'acquisto, la perdita, il riacquisto, il
mancato riacquisto della cittadinanza deve essere compiuto dall'autorita'
competente entro centoventi giorni dalla ricezione degli atti.
8.
Ad esclusione delle ipotesi previste dall'art. 1 della legge e di quelle in cui
sia richiesta una dichiarazione dell'interessato, il sindaco, sulla base delle
risultanze dello stato civile ed anagrafiche, emette attestazione
dell'acquisto, dalla perdita o del riacquisto della cittadinanza da persone
residenti nel comune o iscritte all'aire del comune e la trasmette, ai fini
della trascrizione nei registri di cittadinanza e dell'annotazione nell'atto di
nascita, all'ufficiale dello stato civile.
9.
La certificazione di cittadinanza e' rilasciata, sulla base delle risultanze
dello stato civile ed anagrafiche,in Italia dal sindaco del comune di residenza
degli interessati e all'estero dall'autorita' diplomatica o consolare
competente per territorio. non possono essere rilasciati certificati o
documenti che abbiano per presupposto l'essersi prodotto uno degli effetti
previsti dalla legge senza che sia stata previamente accertata dall'autorita'
competente la sussistenza di tutte le condizioni stabilite perche' tale effetto
si sia prodotto
Art.
17
Certificazione
della condizione d'apolidia
1.
Il ministero dell'interno puo' certificare la condizione di apolidia, su
istanza dell'interessato corredata della seguente documentazione:
a.
atto di nascita;
b.
documentazione relativa alla residenza in Italia;
c.
ogni documento idoneo a dimostrare lo stato di apolide.
2.
E' facolta' del ministero dell'interno di richiedere, a seconda dei casi, altri
documenti.
Art.
18
Regime
transitorio delle rinunce al riacquisto
1.
Le dichiarazioni di rinuncia al riacquisto di cui all'art. 13, comma 1, lettera
d), della legge possono essere rese alla competente autorita' entro sei mesi
dalla data di entrata in vigore del presente regolamento qualora effettuate da
coloro i quali, non avendo ancora riacquistato la cittadinanza secondo le
disposizioni di cui all'art. 9, primo comma, n. 3, dell'abrogata legge 13
giugno 1912, n. 555, abbiano maturato o maturino nel termine predetto il
periodo di residenza previsto dal citato art. 13, comma 1, lettera d).
Art.
19
Abrogazione
di norme
1.
E' abrogato il regio decreto 2 agosto 1912, n. 949, dalla data di entrata in
vigore del presente regolamento.
DPR 362/1994 *
Decreto del Presidente della Repubblica
18 Aprile 1994, n. 362, Regolamento recante disciplina dei procedimenti ai acquisto
della cittadinanza italiana
Articolo
1
Presentazione
della domanda
1.
L'istanza per l'acquisto o la concessione della cittadinanza italiana, di cui
all'articolo 7 ed all'articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, si
presenta al prefetto competente per territorio in relazione alla residenza dell'istante,
ovvero, qualora ne ricorrano i presupposti, all'autorita' consolare.
2.
Nell'istanza devono essere indicati i presupposti in base ai quali
l'interessato ritiene di aver titolo all'acquisto o alla concessione della
cittadinanza.
3.
L'istanza dev'essere corredata della seguente documentazione, in forma
autentica:
a)
estratto dell'atto di nascita, o equivalente;
b)
stato di famiglia;
c)
documentazione relativa alla cittadinanza dei genitori, limitatamente
all'ipotesi in cui trattisi di elemento rilevante per l'acquisto della
cittadinanza;
d)
certificazioni dello stato estero, o degli stati esteri, di origine e di
residenza, relative ai precedenti penali ed ai carichi penali pendenti;
e)
certificato penale dell'autorita' giudiziaria italiana;
f)
certificato di residenza;
g)
copia dell'atto di matrimonio o estratto per riassunto del registro dei
matrimoni, limitatamente all'ipotesi di acquisto della cittadinanza per
matrimonio.
4.
Ai fini della concessione, di cui all'articolo 9 della legge 5 febbraio 1992,
n. 91, il ministro dell'interno e' autorizzato ad emanare, con proprio decreto,
disposizioni concernenti l'allegazione di ulteriori documenti.
Articolo
2
Istruttoria
1.
L'autorita' che ha ricevuto l'istanza di cui all'articolo 1 ne trasmette in
ogni caso immediatamente copia al ministero dell'interno, ed entro trenta
giorni dalla presentazione, salvo il caso previsto dal comma 2, inoltra al
ministero stesso la relativa documentazione con le proprie osservazioni.
2.
Nel caso di incompletezza o irregolarita' della domanda o della relativa
documentazione, entro trenta giorni l'autorita' invita il richiedente ad
integrarla e regolarizzarla, dando le opportune indicazioni ed i termini del
procedimento restano interrotti fino all'adempimento.
3.
Una volta che l'interessato abbia adempiuto a quanto richiesto, l'autorita'
procede a norma del comma 1, seconda parte. qualora l'adempimento risulti
insufficiente, o la nuova documentazione prodotta sia a sua volta irregolare,
l'autorita' dichiara inammissibile l'istanza, con provvedimento motivato,
dandone comunicazione all'interessato ed al ministero.
Articolo
3
Definizione
del procedimento
1.
Per quanto previsto dagli articoli 2 e 4 della legge 7 agosto 1990, n. 241, il
termine per la definizione dei procedimenti di cui al presente regolamento e'
di settecentotrenta giorni dalla data di presentazione della domanda.
Articolo
4
Comunicazioni
e notificazioni
1.
Ai fini previsti dall'articolo 7 del regolamento emanato con decreto del
presidente della repubblica 12 ottobre 1993, n. 572, il decreto del ministro e'
immediatamente trasmesso all'autorita' che ha ricevuto la domanda. Quest'ultima
ne cura la notifica all'interessato, entro i successivi quindici giorni.
Articolo
5
Disposizioni
sul termine
1.
Il ministro dell'interno, entro quindici giorni dall'entrata in vigore del
presente regolamento, provvede alla modifica del decreto ministeriale 2
febbraio 1993, n. 284, di attuazione degli articoli 2 e 4 della legge 7 agosto
1990, n. 241, indicando i termini previsti dal presente regolamento. 2. resta
salva la facolta' del ministro, ai sensi dell'articolo 2 della legge 7 agosto
1990, n. 241, di stabilire ulteriori riduzioni dei termini.
Articolo
6
Verifiche
periodiche
1.
Il ministro dell'interno verifica periodicamente la funzionalita', la
trasparenza e la speditezza dei procedimenti disciplinati dal presente
regolamento e adotta tutte le misure di propria competenza per l'adeguamento
della relativa disciplina ai principi ed alle disposizioni delle leggi 7 agosto
1990, n. 241, e 24 dicembre 1993, n. 537, e del presente regolamento.
2.
I risultati delle verifiche svolte e le misure adottate in esito ad esse sono
illustrate in un'apposita relazione che viene inviata, entro il 31 marzo di
ogni anno, alla presidenza del consiglio dei ministri - dipartimento della
funzione pubblica.
Articolo
7
Disposizioni
transitorie
1.
Dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, per i procedimenti
gia' in corso, iniziano a decorrere i termini previsti dal regolamento stesso,
purche' piu' favorevoli per l'interessato rispetto a quelli indicati dalle
norme previgenti.
Articolo
8
Norme
abrogate
1.
Ai sensi dell'articolo 2, comma 8, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, a
decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento sono
abrogate, limitatamente alle parti modificate con il presente regolamento, le
seguenti norme: l'articolo 7, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, e
gli articoli 4, 7, 14, commi 1, 2 e 4 del decreto del presidente della
repubblica 12 ottobre 1993, n. 572.
Articolo
9
Entrata
in vigore
1.
Il presente regolamento entra in vigore centottanta giorni dopo la sua
pubblicazione nella gazzetta ufficiale della repubblica.
L. 228/2003 *
Legge 11 Agosto 2003, n. 228, Misure contro la
tratta di persone
Articolo 1
(Modifica dell'articolo 600 del codice penale).
1. L'articolo 600 del codice penale e' sostituito dal seguente:
"Art.. 600. - (Riduzione o mantenimento in schiavit o in servit). -
Chiunque esercita su una persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di
propriet ovvero chiunque riduce o mantiene una persona in uno stato di
soggezione continuativa, costringendola a prestazioni lavorative o sessuali
ovvero all'accattonaggio o comunque a prestazioni che ne comportino lo
sfruttamento, e' punito con la reclusione da otto a venti anni. La riduzione o
il mantenimento nello stato di soggezione ha luogo quando la condotta e'
attuata mediante violenza, minaccia, inganno, abuso di autorit o
approfittamento di una situazione di inferiorit fisica o psichica o di una
situazione di necessit, o mediante la promessa o la dazione di somme di denaro
o di altri vantaggi a chi ha autorit sulla persona. La pena e' aumentata da un
terzo alla met se i fatti di cui al primo comma sono commessi in danno di
minore degli anni diciotto o sono diretti allo sfruttamento della prostituzione
o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi".
Articolo 2
(Modifica dell'articolo 601 del codice penale).
1. L'articolo 601 del codice penale e' sostituito dal seguente:
"Articolo 601. - (Tratta di persone). - Chiunque commette tratta di
persona che si trova nelle condizioni di cui all'articolo 600 ovvero, al fine
di commettere i delitti di cui al primo comma del medesimo articolo, la induce
mediante inganno o la costringe mediante violenza, minaccia, abuso di autorit
o approfittamento di una situazione di inferiorit fisica o psichica o di una
situazione di necessit, o mediante promessa o dazione di somme di denaro o di
altri vantaggi alla persona che su di essa ha autorit, a fare ingresso o a
soggiornare o a uscire dal territorio dello Stato o a trasferirsi al suo
interno, e' punito con la reclusione da otto a venti anni. La pena e' aumentata
da un terzo alla met se i delitti di cui al presente articolo sono commessi in
danno di minore degli anni diciotto o sono diretti allo sfruttamento della
prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di
organi".
Articolo 3
(Modifica dell'articolo 602 del codice penale).
1. L'articolo 602 del codice penale e' sostituito dal seguente:
"Articolo 602. - (Acquisto e alienazione di schiavi). - Chiunque, fuori
dei casi indicati nell'articolo 601, acquista o aliena o cede una persona che
si trova in una delle condizioni di cui all'articolo 600 e' punito con la
reclusione da otto a venti anni.
La pena e' aumentata da un terzo alla met se la persona offesa e'
minore degli anni diciotto ovvero se i fatti di cui al primo comma sono diretti
allo sfruttamento della prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa
al prelievo di organi".
Articolo 4
(Modifica all'articolo 416 del codice penale).
1. Dopo il quinto comma dell'articolo 416 del codice penale e'
aggiunto il seguente:
"Se l'associazione e' diretta a commettere taluno dei delitti
di cui agli articoli 600, 601 e 602, si applica la reclusione da cinque a
quindici anni nei casi previsti dal primo comma e da quattro a nove anni nei
casi previsti dal secondo comma".
Articolo 5
(Sanzioni amministrative nei confronti di persone giuridiche,
societ e associazioni per delitti contro la personalit
individuale).
1. Dopo l'articolo 25-quater del decreto legislativo 8 giugno
2001, n. 231, e' inserito il seguente:
"Articolo 25-quinquies. - (Delitti contro la personalit
individuale). -
1. In relazione alla commissione dei delitti previsti dalla
sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale si
applicano all'ente le seguenti sanzioni pecuniarie:
a. per i delitti di cui agli articoli 600, 601 e 602, la sanzione
pecuniaria da quattrocento a mille quote;
b. per i delitti di cui agli articoli 600-bis, primo comma,
600-ter, primo e secondo comma, e 600-quinquies, la sanzione pecuniaria da
trecento a ottocento quote;
c. per i delitti di cui agli articoli 600-bis, secondo comma,
600-ter, terzo e quarto comma, e 600-quater, la sanzione pecuniaria da duecento
a settecento quote.
2. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nel comma 1,
lettere a) e b), si applicano le sanzioni interdittive previste dall'articolo
9, comma 2, per una durata non inferiore ad un anno.
3. Se l'ente o una sua unit organizzativa viene stabilmente
utilizzato allo scopo unico o prevalente di consentire o agevolare la
commissione dei reati indicati nel comma 1, si applica la sanzione
dell'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attivit ai sensi
dell'articolo 16, comma 3".
Articolo 6
(Modifiche al codice di procedura penale).
1. Al codice di procedura penale sono apportate le seguenti
modificazioni:
a. all'articolo 5, comma 1, lettera b), le parole: ", 600,
601 e 602" sono soppresse;
b. all'articolo 51, comma 3-bis, dopo le parole: "di cui agli
articoli" sono inserite le seguenti: "416, sesto comma, 600, 601,
602,";
c. all'articolo 407, comma 2, lettera a), nel numero 7-bis), sono
inserite dopo le parole: "dagli articoli" la seguente:
"600," e dopo la parola: "601," la seguente:
"602,".
Articolo 7
(Ambito di applicazione delle leggi 31 maggio 1965, n. 575, e
19 marzo 1990, n. 55, e del decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306).
1. All'articolo 7, primo comma, della legge 31 maggio 1965, n.
575, e successive modificazioni, dopo le parole: "513-bis, 575," sono
inserite le seguenti: "600, 601, 602,".
2. All'articolo 14, comma 1, della legge 19 marzo 1990, n. 55, e
successive modificazioni, dopo le parole: "previste dagli articoli",
sono inserite le seguenti: "600, 601, 602,".
3. All'articolo 12-sexies, comma 1, del decreto-legge 8 giugno
1992, n. 306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356,
e successive modificazioni, le parole: "416-bis," sono sostituite
dalle seguenti: "416, sesto comma, 416-bis, 600, 601, 602,".
Articolo 8
(Modifiche all'articolo 10 del decreto-legge 31 dicembre 1991, n.
419,
convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 1992, n.
172).
1. All'articolo 10 del decreto-legge 31 dicembre 1991, n. 419,
convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 1992, n.172, al comma 1,
dopo le parole: "agli articoli" sono inserite le seguenti: "600,
600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quinquies, 601, 602," e dopo le parole:
"codice penale" sono aggiunte le seguenti: "e di cui
all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75". 2. Nel caso in cui la
persona offesa dal reato sia minorenne, resta fermo quanto previsto dall'ultimo
periodo del comma 3 dell'articolo 14 della legge 3 agosto 1998, n. 269.
Articolo 9
(Disposizioni in materia di intercettazione di conversazioni o di
comunicazioni).
1. In relazione ai procedimenti per i delitti previsti dal libro
II, titolo XII, capo III, sezione I, del codice penale, nonche' dall'articolo 3
della legge 20 febbraio 1958, n. 75, si applicano le disposizioni di cui
all'articolo 13 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e successive modificazioni.
Articolo 10
(Attivit sotto copertura).
1. In relazione ai procedimenti per i delitti previsti dal libro
II, titolo XII, capo III, sezione I, del codice penale, nonche' dall'art. 3
della legge 20 febbraio 1958, n. 75, si applicano le disposizioni dell'art. 4,
commi 1, 2, 5, 6 e 7, del decreto-legge 18 ottobre 2001, n. 374, convertito,
con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2001, n. 438. Le operazioni indicate
nei commi 1 e 2 del medesimo art. 4 sono effettuate dagli ufficiali di polizia
giudiziaria della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della
guardia di finanza, appartenenti alle strutture specializzate o alla Direzione
investigativa antimafia, nei limiti delle loro competenze.
2. E' comunque fatto salvo quanto previsto dall'art. 14 della
legge 3 agosto 1998, n. 269.
Articolo 11
(Disposizioni di ordinamento penitenziario e relative a persone
che collaborano con la giustizia).
1. Al comma 2 dell'articolo 9 del decreto-legge 15 gennaio 1991,
n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82, e
successive modificazioni, dopo le parole: "di cui all'articolo 51, comma
3-bis, del codice di procedura penale" sono aggiunte le seguenti: "e
agli articoli 600-bis, 600-ter, 600-quater e 600-quinquies del codice
penale".
2. Dopo il comma 8 dell'articolo 16-nonies del citato
decreto-legge n. 8 del 1991, e' aggiunto il seguente:
"8-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano in
quanto compatibili anche nei confronti delle persone condannate per uno dei
delitti previsti dal libro II, titolo XII, capo III, sezione I, del codice
penale che abbiano prestato, anche dopo la condanna, condotte di collaborazione
aventi i requisiti previsti dall'articolo 9, comma 3".
Articolo 12
(Fondo per le misure anti-tratta).
1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente
legge e' istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Fondo per
le misure anti-tratta.
2. Il Fondo e' destinato al finanziamento dei programmi di
assistenza e di integrazione sociale in favore delle vittime, nonche' delle
altre finalit di protezione sociale previste dall'articolo 18 del testo unico
delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n.
286.
3. Al Fondo di cui al comma 1 sono assegnate le somme stanziate
dall'articolo 18 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998,
n. 286, nonche' i proventi della confisca ordinata a seguito di sentenza di
condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti per uno dei
delitti previsti dagli articoli 416, sesto comma, 600, 601 e 602 del codice
penale e i proventi della confisca ordinata, per gli stessi delitti, ai sensi
dell'articolo 12-sexies del decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306, convertito,
con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356, e successive
modificazioni, in deroga alle disposizioni di cui ai commi 4-bis e 4-ter del
medesimo articolo.
4. All'articolo 80, comma 17, lettera m), della legge 23 dicembre
2000, n. 388, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: ", ad esclusione
delle somme stanziate dall'articolo 18".
5. Il comma 2 dell'articolo 58 del regolamento di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e' abrogato.
Articolo 13
(Istituzione di uno speciale programma di assistenza per le
vittime
dei reati previsti dagli articoli 600 e 601 del codice penale).
1. Fuori dei casi previsti dall'articolo 16-bis del decreto-legge
15 gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo
1991, n. 82, e successive modificazioni, per le vittime dei reati previsti
dagli articoli 600 e 601 del codice penale, come sostituiti, rispettivamente, dagli
articoli 1 e 2 della presente legge, e' istituito, nei limiti delle risorse di
cui al comma 3, uno speciale programma di assistenza che garantisce, in via
transitoria, adeguate condizioni di alloggio, di vitto e di assistenza
sanitaria. Il programma e' definito con regolamento da adottare ai sensi
dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del
Ministro per le pari opportunit di concerto con il Ministro dell'interno e con
il Ministro della giustizia.
2. Qualora la vittima del reato di cui ai citati articoli 600 e
601 del codice penale sia persona straniera restano comunque salve le
disposizioni dell'articolo 18 del citato testo unico di cui al decreto
legislativo n. 286 del 1998.
3. ll'onere derivante dall'attuazione del presente articolo,
determinato in 2,5 milioni di euro annui a decorrere dal 2003, si provvede
mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del
bilancio triennale 2003-2005, nell'ambito dell'unit previsionale di base di
parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del
Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2003, allo scopo
parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo allo stesso Ministero.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze e' autorizzato ad
apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Articolo 14
(Misure per la prevenzione).
1. Al fine di rafforzare l'efficacia dell'azione di prevenzione
nei confronti dei reati di riduzione o mantenimento in schiavit o in servit e
dei reati legati al traffico di persone, il Ministro degli affari esteri
definisce le politiche di cooperazione nei confronti dei Paesi interessati dai
predetti reati tenendo conto della collaborazione da essi prestata e
dell'attenzione riservata dai medesimi alle problematiche della tutela dei
diritti umani e provvede ad organizzare, d'intesa con il Ministro per le pari
opportunit, incontri internazionali e campagne di informazione anche
all'interno dei Paesi di prevalente provenienza delle vittime del traffico di
persone. In vista della medesima finalit i Ministri dell'interno, per le pari
opportunit, della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali provvedono
ad organizzare, ove necessario, corsi di addestramento del personale, nonche'
ogni altra utile iniziativa.
2. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi
o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.
Articolo 15
(Norme di coordinamento).
1. All'articolo 600-sexies, primo comma, del codice penale, dopo
le parole: "600-quinquies" sono inserite le seguenti: ", nonche'
dagli articoli 600, 601 e 602,".
2. All'articolo 600-sexies, secondo comma, del codice penale, dopo
le parole: "600-ter" sono inserite le seguenti: ", nonche' dagli
articoli 600, 601 e 602, se il fatto e' commesso in danno di minore,".
3. All'articolo 600-sexies, quarto comma, del codice penale, dopo
le parole: "600-ter" sono inserite le seguenti: ", nonche' dagli
articoli 600, 601 e 602,".
4. All'articolo 600-sexies del codice penale e' aggiunto, in fine,
il seguente comma: "Le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista
dall'articolo 98, concorrenti con le aggravanti di cui al primo e secondo
comma, non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste e
le diminuzioni di pena si operano sulla quantit della stessa risultante
dall'aumento conseguente alle predette aggravanti".
5. L'articolo 600-septies del codice penale e' sostituito dal
seguente:
"Art.. 600-septies. - (Confisca e pene accessorie). - Nel
caso di condanna, o di applicazione della pena su richiesta delle parti, a
norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, per i delitti previsti
dalla presente sezione e' sempre ordinata, salvi i diritti della persona offesa
dal reato alle restituzioni ed al risarcimento dei danni, la confisca di cui
all'articolo 240 e, quando non e' possibile la confisca di beni che
costituiscono il profitto o il prezzo del reato, la confisca di beni di cui il
reo ha la disponibilit per un valore corrispondente a tale profitto. In ogni
caso e' disposta la chiusura degli esercizi la cui attivit risulta finalizzata
ai delitti previsti dalla presente sezione, nonche' la revoca della licenza
d'esercizio o della concessione o dell'autorizzazione per le emittenti
radiotelevisive".
6. Al primo comma dell'articolo 609-decies del codice penale, dopo
le parole: "dagli articoli" e' inserita la seguente: "600,"
e dopo le parole: "600-quinquies," sono inserite le seguenti:
"601, 602,".
7. All'articolo 392 del codice di procedura penale, al comma
1-bis, dopo le parole: "agli articoli" e' inserita la seguente:
"600," e dopo le parole: "600-quinquies," sono inserite le
seguenti: "601, 602,".
8. All'articolo 398 del codice di procedura penale, al comma
5-bis, dopo le parole: "dagli articoli" e' inserita la seguente
"600," e dopo le parole: "600-quinquies," sono inserite le
seguenti: "601, 602,".
9. All'articolo 472 del codice di procedura penale, al comma
3-bis, dopo le parole: "dagli articoli" e' inserita la seguente:
"600," e dopo le parole: "600-quinquies," sono inserite le
seguenti: "601, 602,".
10. All'articolo 498 del codice di procedura penale, al comma
4-ter, dopo le parole: "agli articoli" e' inserita la seguente:
"600," e dopo le parole: "600-quinquies," sono inserite le
seguenti: "601, 602,".
Articolo 16
(Disposizioni transitorie).
1. La disposizione di cui al comma 1, lettera a), dell'articolo 6
si applica solo ai reati commessi successivamente alla data di entrata in
vigore della presente legge.
2. La disposizione di cui al comma 1, lettera b), dell'articolo 6,
ai soli effetti della determinazione degli uffici cui spettano le funzioni di
pubblico ministero o di giudice incaricato dei provvedimenti previsti per la
fase delle indagini preliminari ovvero di giudice dell'udienza preliminare, non
si applica ai procedimenti nei quali la notizia di reato e' stata iscritta nel
registro di cui all'articolo 335 del codice di procedura penale precedentemente
alla data di entrata in vigore della presente legge.
3. Le disposizioni del comma 2 dell'articolo 7 non si applicano ai
procedimenti di prevenzione gi pendenti alla data di entrata in vigore della
presente legge.
[1] Modifica apportata dalla L. 133/2008.
[2] L'articolo 1-ter della L. 80/2005 stabilisce
che"in attesa della definizione delle quote
massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro
subordinato ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del testo unico di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, possono
essere stabilite, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, quote
massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per lavoro
subordinato per esigenze di carattere stagionale per i settori dell'agricoltura
e del turismo, anche in misura superiore alle quote stabilite nell'anno
precedente".
[3] L'articolo 1 della L. 68/2007 stabilisce quanto
segue:
"Art. 1.
Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per
visite, affari, turismo e studio
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma 4, e dell'articolo 5, comma 3,
del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione
e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, per l'ingresso in Italia per
visite, affari, turismo e studio non e' richiesto il permesso di soggiorno
qualora la durata del soggiorno stesso sia non superiore a tre mesi. In tali
casi si applicano le disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2, del medesimo
testo unico e il termine di durata per cui e' consentito il soggiorno e' quello
indicato nel visto di ingresso, se richiesto.
2. Al momento dell'ingresso o, in caso di provenienza da Paesi
dell'area Schengen, entro otto giorni dall'ingresso, lo straniero dichiara la
sua presenza, rispettivamente all'autorita' di frontiera o al questore della
provincia in cui si trova, secondo le modalita' stabilite con decreto del
Ministro dell'interno.
3. In caso di inosservanza degli obblighi di cui al comma
2, salvo che il ritardo sia dipeso da forza maggiore, lo straniero e' espulso
ai sensi dell'articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni. La medesima sanzione si
applica qualora lo straniero, avendo presentato la dichiarazione di cui al
comma 2, si sia trattenuto nel territorio dello Stato oltre i tre mesi o il
minore termine stabilito nel visto di ingresso.".
[4] L'articolo 1 della L. 68/2007 stabilisce quanto
segue:
"Art. 1.
Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per
visite, affari, turismo e studio
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma 4, e dell'articolo 5, comma 3,
del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione
e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, per l'ingresso in Italia per
visite, affari, turismo e studio non e' richiesto il permesso di soggiorno
qualora la durata del soggiorno stesso sia non superiore a tre mesi. In tali
casi si applicano le disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2, del medesimo
testo unico e il termine di durata per cui e' consentito il soggiorno e' quello
indicato nel visto di ingresso, se richiesto.
2. Al momento dell'ingresso o, in caso di provenienza da Paesi
dell'area Schengen, entro otto giorni dall'ingresso, lo straniero dichiara la
sua presenza, rispettivamente all'autorita' di frontiera o al questore della
provincia in cui si trova, secondo le modalita' stabilite con decreto del
Ministro dell'interno.
3. In caso di inosservanza degli obblighi di cui al comma
2, salvo che il ritardo sia dipeso da forza maggiore, lo straniero e' espulso
ai sensi dell'articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni. La medesima sanzione si
applica qualora lo straniero, avendo presentato la dichiarazione di cui al
comma 2, si sia trattenuto nel territorio dello Stato oltre i tre mesi o il
minore termine stabilito nel visto di ingresso.".
[5] LĠarticolo 2, comma 5, del D.L. 195/2002 convertito,
con modificazioni, dalla L. 222/2002 stabilisce che queste
disposizioni"non si applicano allo straniero che richiede il permesso di
soggiorno di cui al comma 3, lettere a) ed e), del medesimo articolo, di durata
non superiore a tre mesi, ovvero per cure mediche, o che ne richiede il
rinnovoÓ. Inoltre, il comma 6 dello stesso articolo stabilisce che per i
rilievi fotodattiloscopici in questione"si applica la disciplina in
materia di tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei
dati personali, prevista allĠarticolo 4, comma 2, della legge 31 dicembre 1996,
n. 675, e successive modificazioniÓ.
[6] L'articolo 1 della L. 68/2007 stabilisce quanto
segue:
"Art. 1.
Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per
visite, affari, turismo e studio
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma 4, e dell'articolo 5, comma 3,
del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione
e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, per l'ingresso in Italia per
visite, affari, turismo e studio non e' richiesto il permesso di soggiorno
qualora la durata del soggiorno stesso sia non superiore a tre mesi. In tali
casi si applicano le disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2, del medesimo
testo unico e il termine di durata per cui e' consentito il soggiorno e' quello
indicato nel visto di ingresso, se richiesto.
2. Al momento dell'ingresso o, in caso di provenienza da Paesi
dell'area Schengen, entro otto giorni dall'ingresso, lo straniero dichiara la
sua presenza, rispettivamente all'autorita' di frontiera o al questore della
provincia in cui si trova, secondo le modalita' stabilite con decreto del
Ministro dell'interno.
3. In caso di inosservanza degli obblighi di cui al comma
2, salvo che il ritardo sia dipeso da forza maggiore, lo straniero e' espulso
ai sensi dell'articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni. La medesima sanzione si
applica qualora lo straniero, avendo presentato la dichiarazione di cui al
comma 2, si sia trattenuto nel territorio dello Stato oltre i tre mesi o il
minore termine stabilito nel visto di ingresso.".
[7] L'articolo 1 della L. 68/2007 stabilisce quanto
segue:
"Art. 1.
Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per
visite, affari, turismo e studio
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma 4, e dell'articolo 5, comma 3,
del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione
e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, per l'ingresso in Italia per
visite, affari, turismo e studio non e' richiesto il permesso di soggiorno
qualora la durata del soggiorno stesso sia non superiore a tre mesi. In tali
casi si applicano le disposizioni di cui all'articolo 4, comma 2, del medesimo
testo unico e il termine di durata per cui e' consentito il soggiorno e' quello
indicato nel visto di ingresso, se richiesto.
2. Al momento dell'ingresso o, in caso di provenienza da Paesi
dell'area Schengen, entro otto giorni dall'ingresso, lo straniero dichiara la
sua presenza, rispettivamente all'autorita' di frontiera o al questore della
provincia in cui si trova, secondo le modalita' stabilite con decreto del
Ministro dell'interno.
3. In caso di inosservanza degli obblighi di cui al comma
2, salvo che il ritardo sia dipeso da forza maggiore, lo straniero e' espulso
ai sensi dell'articolo 13 del citato testo unico di cui al decreto legislativo
25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni. La medesima sanzione si
applica qualora lo straniero, avendo presentato la dichiarazione di cui al
comma 2, si sia trattenuto nel territorio dello Stato oltre i tre mesi o il
minore termine stabilito nel visto di ingresso.".
[8] LĠarticolo 2, comma 5, del D.L. 195/2002 convertito,
con modificazioni, dalla L. 222/2002 stabilisce che queste
disposizioni"non si applicano allo straniero che richiede il permesso di
soggiorno di cui al comma 3, lettere a) ed e), del medesimo articolo, di durata
non superiore a tre mesi, ovvero per cure mediche, o che ne richiede il
rinnovoÓ. Inoltre, il comma 6 dello stesso articolo stabilisce che per i
rilievi fotodattiloscopici in questione"si applica la disciplina in materia
di tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati
personali, prevista allĠarticolo 4, comma 2, della legge 31 dicembre 1996, n.
675, e successive modificazioniÓ.
[9] I commi 4 e 5 dell'articolo 34 del D. LGS. 251/2007
recitano:
"4. Allo straniero con permesso di
soggiorno umanitario di cui all'articolo 5, comma 6, del testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n.
286, e successive modificazioni, rilasciato dalla questura su richiesta
dell'organo di esame della istanza di riconoscimento dello status di rifugiato,
prima dell'entrata in vigore del presente decreto, e' rilasciato al momento del
rinnovo il permesso per protezione sussidiaria di cui al presente decreto.
5. Ai titolari del permesso di soggiorno umanitario di cui
al comma 4 sono riconosciuti i medesimi diritti stabiliti dal presente decreto
a favore dei titolari dello status di protezione sussidiaria.".
[10] Sent. Corte Cost. 306/2008 ha dichiarato l'illegittimita' costituzionale dell'art. 80, comma 19,
della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2001), e
dell'art. 9, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo
unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme
sulla condizione dello straniero) – come modificato dall'art. 9, comma 1,
della legge 30 luglio 2002, n. 189 e poi sostituito dall'art. 1, comma 1, del
decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 3 – nella parte in cui escludono
che l'indennita' di accompagnamento, di cui all'art. l della legge 11 febbraio
1980, n. 18, possa essere attribuita agli stranieri extracomunitari soltanto
perche' essi non risultano in possesso dei requisiti di reddito gia' stabiliti
per la carta di soggiorno ed ora previsti, per effetto del decreto legislativo
8 gennaio 2007, n. 3 (Attuazione della direttiva 2003/109/CE relativa allo
status di cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo) per il
permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo.
[11] Periodo aggiunto dalla L. 125/2008.
[12] Comma inserito dalla L. 125/2008.
[13] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[14] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[15] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[16] Il comma 10 dellĠart. 13 era stato modificato, dal 1
luglio 2002, dall'art. 299 L del Testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia di spese di giustizia. (testo A) approvato con il DPR
30 maggio 2002 n. 115 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 15 giugno
2002 - S.O. n. 126). Il testo modificato era il seguente:
Ò10. Il ricorso di cui ai commi 8, 9 e 11 pu essere sottoscritto anche
personalmente. Nel caso di espulsione con accompagnamento immediato, il ricorso
pu essere presentato anche per il tramite della rappresentanza diplomatica o
consolare italiana nello Stato di destinazione, entro trenta giorni dalla
comunicazione del provvedimento; in tali casi, il ricorso pu essere
sottoscritto anche personalmente dalla parte alla presenza dei funzionari delle
rappresentanze diplomatiche o consolari, che provvedono a certificarne
lĠautenticit e ne curano lĠinoltro allĠautorit giudiziaria. Lo straniero (...), qualora sia sprovvisto di un difensore, assistito
da un difensore designato dal
giudice nellĠambito dei soggetti iscritti nella tabella di cui
allĠarticolo 29 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale
approvate con decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, e successive
modificazioni, nonch, ove necessario, da un interprete.Ó.
LĠart.
142 L del citato Testo unico reca peroĠ le seguenti disposizioni:
ART.
142 (L)
(Processo
avverso il provvedimento di espulsione del cittadino di Stati non appartenenti
all'Unione europea)
1. Nel processo avverso il provvedimento di espulsione del cittadino di
Stati non appartenenti all'Unione europea, di cui all'articolo 13, del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286, l'onorario e le spese spettanti
all'avvocato e all'ausiliario del magistrato sono a carico dell'erario e sono
liquidati dal magistrato nella misura e con le modalit rispettivamente
previste dagli articoli 82 e 83 ed ammessa opposizione ai sensi dell'articolo
84.
Queste disposizioni continuano evidentemente ad essere valide.
Presumibilmente, quindi, la modifica apportata al comma 10 dovrebbe essere ora
applicata al nuovo testo del comma 8 dellĠarticolo 13, che assumerebbe la forma
seguente:
Ò8. Avverso il decreto di
espulsione pu essere presentato unicamente il ricorso al tribunale in
composizione monocratica del luogo in cui ha sede lĠautorit che ha disposto
lĠespulsione. Il termine di sessanta giorni dalla data del provvedimento di
espulsione. Il tribunale in composizione monocratica accoglie o rigetta il
ricorso, decidendo con unico provvedimento adottato, in ogni caso, entro venti
giorni dalla data di deposito del ricorso. Il ricorso di cui al presente comma
pu essere sottoscritto anche personalmente, ed presentato anche per il
tramite della rappresentanza diplomatica o consolare italiana nel Paese di
destinazione. La sottoscrizione del ricorso, da parte della persona
interessata, autenticata dai funzionari delle rappresentanze diplomatiche o
consolari che provvedono a certificarne lĠautenticit e ne curano lĠinoltro
allĠautorit giudiziaria. Lo straniero ammesso allĠassistenza legale da parte
di un patrocinatore legale di fiducia munito di procura speciale rilasciata
avanti allĠautorit consolare. Lo straniero (...), qualora sia sprovvisto di un difensore, assistito
da un difensore designato dal giudice nellĠambito dei soggetti iscritti nella
tabella di cui allĠarticolo 29 delle norme di attuazione, di coordinamento e
transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28
luglio 1989, n. 271, nonch ove necessario, da un interprete.Ó
[17] Norma dichiarata
illegittima dalla Sent. Corte Cost. 278/2008, nella parte in cui non consente
l'utilizzo del servizio postale per la proposizione diretta, da parte dello
straniero, del ricorso avverso il decreto prefettizio di espulsione, quando sia
stata accertata l'identita' del ricorrente in applicazione della normativa
vigente.
[18] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[19] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[20] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[21] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[22] Il DPR 1656/1965 eĠ stato abrogato dal DPR 54/2002, a
sua volta abrogato dal D. Lgs. 30/2007. Il riferimento deve essere interpretato
come relativo a questĠultimo provvedimento.
[23] Modifica apportata dal D. Lgs. 160/2008.
[24] Modifica apportata dal D. Lgs. 160/2008.
[25] Modifica apportata dal D. Lgs. 160/2008.
[26] Comma inserito dal D. Lgs. 160/2008.
[27] Modifica apportata dal D. Lgs. 160/2008.
[28] Modifica apportata dal D. Lgs. 160/2008.
[29] Modifica apportata dal D. Lgs. 160/2008.
[30] Le leggi finanziarie 448/1998, 488/1999 e 388/2000
hanno ridotto la portata di questa disposizione, limitando il godimento della
maggior parte delle prestazioni ai titolari di carta disoggiorno (vedi infra).
[31] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[32] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[33] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[34] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[35] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[36] Comma aggiunto dalla L. 125/2008.
[37] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[38] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[39] Comma soppresso dalla L. 125/2008.
[40] Articolo inserito dalla L. 125/2008.
[41] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[42] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[43] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[44] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[45] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[46] Comma aggiunto dalla L. 125/2008.
[47] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[48] Comma inserito dalla L. 125/2008.
[49] Sent. Corte Cost. 306/2008 ha dichiarato l'illegittimita' costituzionale dell'art. 80, comma 19,
della legge 23 dicembre 2000, n. 388 (Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2001), e
dell'art. 9, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo
unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme
sulla condizione dello straniero) – come modificato dall'art. 9, comma 1,
della legge 30 luglio 2002, n. 189 e poi sostituito dall'art. 1, comma 1, del
decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 3 – nella parte in cui escludono
che l'indennita' di accompagnamento, di cui all'art. l della legge 11 febbraio
1980, n. 18, possa essere attribuita agli stranieri extracomunitari soltanto
perche' essi non risultano in possesso dei requisiti di reddito gia' stabiliti
per la carta di soggiorno ed ora previsti, per effetto del decreto legislativo
8 gennaio 2007, n. 3 (Attuazione della direttiva 2003/109/CE relativa allo
status di cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo) per il permesso
di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo.
[50] Norma dichiarata
illegittima dalla Sent. Corte Cost. 78/2005, nella parte in cui fa derivare
automaticamente il rigetto della istanza di regolarizzazione del lavoratore
extracomunitario dalla presentazione di una denuncia per uno dei reati per i
quali gli articoli 380 e 381 c.p.p. prevedono l'arresto obbligatorio o
facoltativo in flagranza.
[51] Norma dichiarata
illegittima dalla Sent. Corte Cost. 78/2005, nella parte in cui fa derivare
automaticamente il rigetto della istanza di regolarizzazione del lavoratore
extracomunitario dalla presentazione di una denuncia per uno dei reati per i
quali gli articoli 380 e 381 c.p.p. prevedono l'arresto obbligatorio o
facoltativo in flagranza.
[52] Modifica introdotta dalla L. 101/2008.
[53] Modifica introdotta dalla L. 101/2008.
[54] Modifica introdotta dalla L. 101/2008.
[55] Modifica introdotta dal D. Lgs. 256/2004. In
precedenza, la disposizione recitava"della sentenzaÓ.
[56] Articolo inserito dalla L. 101/2008.
[57] Modifica introdotta dalla L. 101/2008.
[58] Modifica introdotta dalla L. 101/2008.
[59] Modifica apportata dalla L. 133/2008.
[60] Articolo soppresso dalla L. 133/2008.
[61] LĠarticolo 17, co. 2, D. Lgs. 251/2004 stabilisce
che"Il termine per l'adozione del decreto di cui al comma 1 dell'articolo
72 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, decorre dalla data di
entrata in vigore del presente decreto legislativoÓ.
[62] Modifica apportata dalla L. 133/2008.
[63] Modifica apportata dalla L. 133/2008.
[64] In realta' si tratta dell'art. 4 D. Lgs. 181/2000,
come modificato da art. 5 D. Lgs. 297/2002.
[65] Articolo modificato da D. Lgs. 32/2008. Il testo
precedente era il seguente:
"Art.
21.
Allontanamento
per cessazione delle condizioni che determinano il diritto di soggiorno
1.
Il provvedimento di allontanamento dei cittadini degli altri Stati membri
dell'Unione europea e dei loro familiari, qualunque sia la loro cittadinanza,
puo' altresi' essere adottato quando vengono a mancare le condizioni che
determinano il diritto di soggiorno dell'interessato, salvo quanto previsto
dagli articoli 11 e 12.
2. Il provvedimento di cui al comma 1 e' adottato dal Prefetto,
territorialmente competente secondo la residenza o dimora del destinatario, con
atto motivato e notificato all'interessato. Il provvedimento e' adottato
tenendo conto della durata del soggiorno dell'interessato, della sua eta',
della sua salute, della sua integrazione sociale e culturale e dei suoi legami
con il Paese di origine ed e' tradotto in una lingua comprensibile al destinatario,
ovvero in inglese, e riporta le modalita' di impugnazione, nonche' il termine
per lasciare il territorio nazionale, che non puo' essere inferiore ad un mese.
Il provvedimento di allontanamento di cui al comma 1 non puo' prevedere un
divieto di reingresso sul territorio nazionale."
[66] Verosimilmente, " tribunale ordinario in composizione monocratica del
luogo in cui ha sede".
[67] Decreto del Presidente
della Repubblica 18 gennaio 2002, n. 54, Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia di circolazione e soggiorno dei
cittadini degli Stati membri dell'Unione europea. (Testo A)
Titolo
I
Diritto
di ingresso e di soggiorno per i cittadini degli Stati membri
Art.
1. (L)
Ingresso
nel territorio dello Stato
1.
I cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea hanno libero ingresso nel
territorio della Repubblica, fatte salve le limitazioni derivanti dalle
disposizioni in materia penale e da quelle a tutela dell'ordine pubblico, della
sicurezza interna e della sanita' pubblica in vigore per l'Italia,
conformemente ai Trattati, alle Convenzioni e agli Accordi fra Stati membri
dell'Unione europea e alle relative disposizioni di attuazione.
2.
Salvo che sia diversamente disposto in attuazione dei Trattati, delle
Convenzioni e degli Accordi fra Stati membri dell'Unione europea in vigore per
l'Italia, i cittadini di cui al comma 1 devono essere in possesso di un
documento di identificazione, valido secondo la legge nazionale almeno all'atto
dell'ingresso nel territorio dello Stato, e sono tenuti ad esibirlo ad ogni
richiesta degli ufficiali e degli agenti di pubblica sicurezza.
Art.
2. (L)
Soggiorno
nel territorio dello Stato
1.
I cittadini di cui all'articolo 1 hanno diritto a stabilirsi o a soggiornare
nel territorio della Repubblica secondo le disposizioni di cui all'articolo 3.
2.
Per i soggiorni di durata superiore a tre mesi, i cittadini di cui all'articolo
1 sono tenuti a richiedere la carta di soggiorno di cui all'articolo 5.
3.
Fatte salve le disposizioni di leggi speciali conformi alla normativa
comunitaria, per i soggiorni di durata non superiore a tre mesi, i cittadini di
cui all'articolo 1 sono tenuti unicamente agli altri eventuali adempimenti
richiesti ai cittadini italiani per l'esercizio di particolari attivita'.
Art.
3. (L)
Diritto
di soggiorno
1.
Hanno diritto al soggiorno nel territorio della Repubblica i cittadini di uno
Stato membro dell'Unione europea che:
a)
desiderino stabilirsi nel medesimo per esercitarvi un'attivita' autonoma;
b)
appartengano alla categoria dei lavoratori ai quali si applicano le
disposizioni dei regolamenti adottati dal Consiglio dei Ministri dell'Unione
europea, in conformita' agli articoli 39 e 40 del Trattato istitutivo della
Comunita' europea;
c)
desiderino entrare nel territorio della Repubblica per effettuarvi una
prestazione di servizi o in qualita' di destinatari di una prestazione di
servizi;
d)
siano studenti, iscritti a un istituto riconosciuto per conseguirvi, a titolo
principale, una formazione professionale, ovvero iscritti ad universita' o
istituti universitari statali o istituti universitari liberi abilitati a
rilasciare titoli aventi valore legale;
e)
abbiano o meno svolto un'attivita' lavorativa in uno Stato membro.
2.
Hanno diritto al soggiorno nel territorio della Repubblica senza che sia
necessario il rilascio della carta di soggiorno di cui all' articolo 5:
a)
i lavoratori che esercitano un'attivita' subordinata di durata non superiore a
tre mesi; il documento in forza del quale gli interessati sono entrati nel
territorio, corredato da una dichiarazione del datore di lavoro che indica il
periodo previsto dell'impiego, costituisce titolo valido per il soggiorno;
b)
i lavoratori stagionali quando siano titolari di un contratto di lavoro vistato
dal rappresentante diplomatico o consolare o da una missione ufficiale di
reclutamento di manodopera dello Stato membro sul cui territorio il lavoratore
viene a svolgere la propria attivita'.
3.
Per i soggetti indicati alle lettere a), b) e c) del comma 1, il soggiorno e'
altresi' riconosciuto, quale che sia la loro cittadinanza, ai coniugi, ai figli
di eta' inferiore ai ventuno anni e agli ascendenti e discendenti di tali
cittadini e del proprio coniuge, che sono a loro carico, nonche' in favore di
ogni altro membro della famiglia che, nel Paese di provenienza, sia convivente
o a carico del coniuge, degli ascendenti del lavoratore e degli ascendenti del
suo coniuge.
4.
Per i soggetti indicati alle lettere d) ed e) del comma 1, il soggiorno e'
riconosciuto a condizione che:
a)
siano iscritti al Servizio sanitario nazionale italiano o siano titolari di una
polizza assicurativa sanitaria per malattia, infortunio e per maternita';
b)
i soggetti indicati alla lettera d) dispongano di risorse economiche tali da
non costituire un onere per l'assistenza sociale in Italia, i soggetti indicati
alla lettera e), dispongano di un reddito complessivo, che non sia inferiore
all'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995,
n. 335; tale reddito puo' essere comprensivo anche di pensione di invalidita'
da lavoro, di trattamento per pensionamento anticipato o di pensione di
vecchiaia, ovvero di una rendita per infortunio sul lavoro o per malattia
professionale.
Il diritto di
soggiorno e' inoltre riconosciuto al coniuge non legalmente separato, ai figli di eta'
inferiore agli anni ventuno e ai
figli di eta' superiore agli anni ventuno, se a carico, nonche' ai genitori del
titolare del diritto di soggiorno e del coniuge, a condizione che:
1)
siano iscritti al Servizio sanitario nazionale italiano o siano titolari di una
polizza assicurativa sanitaria per malattia, infortunio e per maternita';
2)
il nucleo familiare di cui fanno parte abbia risorse tali da non costituire un
onere per l'assistenza sociale in Italia, ovvero goda di un reddito annuo non
inferiore a quello definito ai sensi dell'articolo 29, comma 3, lettera b), del
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
5.
Per l'accesso alle attivita' lavorative dipendenti o autonome trovano
applicazione, per i familiari di tutte le categorie dei titolari del diritto di
soggiorno, le disposizioni vigenti in materia per i cittadini italiani, fatte
salve quelle afferenti il pubblico impiego nei termini previsti dall'articolo
38 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
6.
Ai lavoratori frontalieri, che hanno la loro residenza in un altro Stato membro
dell'Unione europea nel cui territorio di norma ritornano ogni giorno o almeno
una volta la settimana, verra' rilasciata una carta speciale valida per cinque
anni e rinnovabile automaticamente, conforme al modello stabilito con decreto
del Ministro dell'interno.
Art.
4. (L)
Permanenza
del diritto di soggiorno
1.
Il diritto di soggiorno per i soggetti di cui all'articolo 3, comma 1, lettere
d) ed e), sussiste finche' i beneficiari soddisfino le condizioni ivi previste.
Titolo
II
Documenti
di soggiorno per i cittadini degli Stati membri
Art.
5 (R)
Richiesta
della carta di soggiorno
1.
La domanda per il rilascio della carta di soggiorno per i cittadini di uno
Stato membro dell'Unione europea deve essere presentata, entro tre mesi
dall'ingresso nel territorio della Repubblica, alla questura competente per il
luogo in cui l'interessato si trova, utilizzando una scheda conforme al modello
predisposto dal Ministero dell'interno, nel quale siano riportati:
a)
le complete generalita' dell'interessato;
b)
gli estremi del documento di riconoscimento in corso di validita';
c)
la data d'ingresso nel territorio della Repubblica;
d)
i motivi e la durata del soggiorno in relazione alle fattispecie di cui
all'articolo 3, comma 1;
e)
il domicilio eletto nel territorio della Repubblica;
f)
l'eventuale indicazione dei familiari o altre persone a carico per le quali
l'interessato ha diritto di richiedere un documento di soggiorno.
2.
La domanda deve essere corredata della fotografia dell'interessato, in formato
tessera, in quattro esemplari; in luogo della fotografia in piu' esemplari,
all'interessato puo' essere richiesto di farsi ritrarre da apposita
apparecchiatura per il trattamento automatizzato dell'immagine, in dotazione
all'ufficio.
3.
All'atto della presentazione della domanda il cittadino dell'Unione europea e'
tenuto ad esibire il passaporto o documento di identificazione valido,
rilasciato dalla competente autorita' nazionale, nonche':
a)
le autorizzazioni prescritte per lo svolgimento nel territorio della Repubblica
delle attivita' che si intendono svolgere;
b)
per i lavoratori subordinati e per i lavoratori
stagionali, un attestato di lavoro o una dichiarazione di assunzione del datore
di lavoro; per i lavoratori stagionali l'attestato di lavoro o la dichiarazione
di assunzione deve specificare la durata del rapporto di lavoro;
c)
negli altri casi di cui all'articolo 3, comma 1, lettere a) e c), la
documentazione attestante che l'interessato rientri in una delle suddette
categorie;
d)
per gli altri cittadini dell'Unione europea, non rientranti nei casi di cui
alle lettere b) e c) del presente comma, l'attestazione dell'iscrizione al
Servizio sanitario nazionale italiano o della titolarita' di una polizza
assicurativa sanitaria per malattia, infortunio e per maternita' e la prova
della sufficienza dei mezzi di sostentamento di cui all'articolo 3, comma 4,
lettera b). Detta prova e' fornita, nel caso dei
cittadini di cui all'articolo 3, comma 1, lettera e), da documentazione
comunque idonea a dimostrare la disponibilita' del reddito stesso, con
l'indicazione del relativo importo, ovvero, nel caso
dei cittadini di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d), di apposita
dichiarazione, resa ai sensi dell'articolo 46, lettera o), del decreto del
Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445, attestante
la disponibilita' di risorse economiche tali da non costituire un onere per
l'assistenza sociale o da altro documento che attesti che tale condizione
e' comunque soddisfatta;
e)
per gli studenti di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d), oltre alla
documentazione indicata alla lettera d), il certificato d'iscrizione al corso
di formazione professionale o corso di studi universitari e il certificato di
durata del corso.
4.
Con la domanda, l'interessato puo' richiedere il
rilascio della relativa carta di soggiorno anche per i familiari di cui
all'articolo 3, commi 3 e 4, quale che sia la loro cittadinanza. Qualora questi
ultimi abbiano la cittadinanza di un Paese non appartenente all'Unione europea,
ad essi e' rilasciato il titolo di soggiorno ai sensi dell'articolo 9 del testo
unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive
modificazioni.
5.
Nei casi previsti dal comma 4, la domanda, contenente l'indicazione delle
generalita' complete, della nazionalita', e del rapporto di parentela o
coniugio delle persone interessate, deve essere corredata delle relative
fotografie e delle certificazioni attestanti le relazioni di parentela o coniugio
e le altre condizioni di cui al comma 3 (...). All'atto della domanda deve
essere esibito, per ciascuna delle persone interessate, il documento di
identificazione o, se si tratta di persone non appartenenti ad uno Stato membro
dell'Unione europea, il passaporto o documento equipollente.
6.
L'addetto alla ricezione, esaminata la domanda e i documenti allegati o
esibiti, di cui puo' trattenere copia, ed accertata l'identita' dei
richiedenti, rilascia un esemplare della scheda di cui al comma 1, munita di
fotografia dell'interessato e del timbro datario dell'ufficio e della propria
sigla, quale ricevuta, indicando il giorno in cui potranno essere ritirati la
carta e gli altri documenti di soggiorno richiesti. Analogo esemplare e'
rilasciato alle persone di cui al comma 4 di eta' maggiore.
7.
I documenti di soggiorno, nonche' i documenti ed i certificati necessari per il
loro rilascio o rinnovo, vengono rilasciati e rinnovati gratuitamente.
Art.
6. (R)
Rilascio
della carta di soggiorno
1.
La carta di soggiorno per i cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea
e' rilasciata su modello conforme a quello approvato con decreto del Ministro
dell'interno, entro centoventi giorni dalla richiesta. L'interessato puo'
dimorare provvisoriamente sul territorio, nonche'
svolgere le attivita' di cui all'articolo 3, comma 1, fino a quando non
intervenga il rilascio ovvero il diniego della carta di soggiorno. Decorso un
congruo periodo di studio e sperimentazione, si prevede il rilascio della carta
mediante utilizzo di mezzi di tecnologia avanzata, sulla base delle indicazioni
formulate dal Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza
del Consiglio dei Ministri.
2.
La carta di soggiorno di cui sopra e' valida per tutto il territorio della
Repubblica, ha una durata di cinque anni dalla data del rilascio ovvero, per i
soggiorni inferiori all'anno, per la durata occorrente in relazione ai motivi
del soggiorno. Per i soggiorni di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d), la
carta non puo' avere durata superiore alla durata del corso di studi, salvo
rinnovo.
3.
La carta e' rinnovabile:
a)
per altri cinque anni, nel caso di carta rilasciata per lavoro frontaliero;
b)
a tempo indeterminato, negli altri casi in cui e' rilasciata per la durata di
cinque anni;
c)
per ciascun anno successivo alla durata del corso di studi, occorrente per
completare le verifiche di profitto richieste;
d)
alle condizioni e per la medesima durata prevista per il primo rilascio negli
altri casi.
4.
La carta di soggiorno costituisce documento d'identificazione personale per non
oltre cinque anni dalla data del rilascio o del rinnovo. Il rinnovo e'
effettuato a richiesta dell'interessato, con l'indicazione aggiornata del luogo
di residenza, corredata di nuove fotografie.
5.
Fatte salve le disposizioni piu' favorevoli del decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286, e del relativo regolamento di attuazione, le interruzioni del
soggiorno non superiori a sei mesi consecutivi o le assenze dal territorio
della Repubblica motivate dall'assolvimento di obblighi militari non infirmano
la validita' della carta di soggiorno. La carta di soggiorno in corso di
validita' non puo' essere ritirata ai cittadini di cui all'articolo 3, comma 1,
lettere a) e b), per il solo fatto che non esercitino piu' un'attivita' in
seguito ad incapacita' temporanea dovuta a malattia o infortunio.
Art.
7. (L)
Presupposti
e limiti del potere di allontanamento
1.
Alle disposizioni di cui agli articoli da 1 a 6, concernenti l'ingresso o il
soggiorno dei cittadini degli altri Stati membri della Unione europea nel
territorio della Repubblica, nonche' al loro allontanamento dal territorio
stesso, puo' derogarsi solo per motivi di ordine pubblico, di pubblica
sicurezza o di sanita' pubblica. I provvedimenti di ordine pubblico o di
pubblica sicurezza devono essere adottati esclusivamente in relazione al
comportamento personale dell'individuo.
2.
La sola esistenza di condanne penali non puo' automaticamente giustificare
l'adozione di tali provvedimenti.
3.
La scadenza del documento di identita' che ha permesso l'ingresso nel
territorio della Repubblica delle persone indicate agli articoli 1, 2 e 3 non
puo' giustificare il loro allontanamento dal territorio nazionale.
4.
Salvo il caso che vi si oppongono motivi inerenti alla sicurezza dello Stato, i
motivi di ordine pubblico, di pubblica sicurezza o di sanita' pubblica, sui
quali si basa il provvedimento che lo concerne, sono portati a conoscenza
dell'interessato.
5.
Le malattie o infermita' che possono giustificare il rifiuto d'ingresso o di
soggiorno sul territorio della Repubblica sono quelle menzionate nell'allegato
A al presente decreto.
6.
Le malattie o infermita' che insorgono successivamente al provvedimento di
ammissione al soggiorno, adottato nei termini di cui all'articolo 6, non
possono giustificare l'allontanamento dal territorio della Repubblica del
cittadino di altro Stato membro dell'Unione.
Art.
8 (L)
Allontanamento
dal territorio
1.
Salvo motivi di urgenza il termine concesso al cittadino di uno Stato membro
dell'Unione europea per abbandonare il territorio nazionale non puo' essere
inferiore a quindici giorni, nel caso di diniego di ammissione al soggiorno, e
ad un mese nel caso di diniego del rinnovo del soggiorno o del provvedimento di
allontanamento dal territorio della Repubblica.
2.
Scaduto il termine concessogli, l'autorita' di pubblica sicurezza provvedera'
all'avviamento dell'interessato alla frontiera mediante il foglio di via
obbligatorio.
Art.
9. (R)
Procedimento
in caso di determinazione negativa per l'interessato
1.
Il provvedimento di diniego del rilascio o del rinnovo della carta di
soggiorno, ovvero il provvedimento di allontanamento dal territorio della
Repubblica della persona gia' autorizzata a soggiornare su questo stesso, e'
adottato, salvo motivi di urgenza, dopo aver sentito il parere di apposita
Commissione, dinanzi alla quale l'interessato puo' farsi assistere o
rappresentare da persone di sua fiducia che dimostrino di possedere i seguenti
requisiti:
a)
cittadinanza di uno degli Stati dell'Unione europea e il godimento dei diritti
civili e politici;
b)
buona condotta morale;
c)
titolo finale di studio di scuola media di secondo grado, di qualsiasi tipo.
2.
Il responsabile del procedimento di rilascio della carta di soggiorno ovvero di
adozione del provvedimento di allontanamento dal territorio avvisa
l'interessato della facolta' di essere ascoltato davanti, alla Commissione,
comunicandogli la data dell'audizione ed il termine entro il quale puo'
depositare difese scritte. Il parere della Commissione e' richiesto dal
responsabile del procedimento entro trenta giorni dall'avvio del procedimento
stesso e la Commissione si pronuncia nei successivi quarantacinque giorni dalla
richiesta del parere.
3.
La Commissione di cui ai commi 1 e 2 e' istituita presso il Ministero
dell'interno, e' nominata con decreto del Ministro dell'interno ed e' composta
da un prefetto, che la presiede, da un questore e da altri tre membri, con
qualifica non inferiore a quella di direttore di divisione o equiparata, designati,
rispettivamente, dai Ministeri degli affari esteri, del lavoro e delle
politiche sociali e della salute. Un funzionario della carriera prefettizia
adempie alle funzioni di segretario della Commissione.
Art.
10. (L)
Validita'
per l'espatrio della carta d'identita'
1.
Il terzo comma dell'articolo unico della legge 18 febbraio 1963, n. 224, e'
sostituito dal seguente:"La carta d'identita' e' titolo valido per
l'espatrio anche per motivi di lavoro negli Stati membri dell'Unione europea e
in quelli con i quali vigono, comunque, particolari accordi
internazionali.".
Art.
11. (L)
Condizioni
particolari per l'espatrio
1.
Per i minori degli anni diciotto l'espatrio e' subordinato all'assenso del
genitore esercente la patria potesta', o della persona che esercita la tutela.
2.
Per gli interdetti o gli inabilitati, l'espatrio e' subordinato all'assenso di
chi esercita, rispettivamente, la tutela o la curatela.
3.
Non puo' respingersi alla frontiera il titolare di regolare documento di
espatrio, rilasciato dalle autorita' italiane, anche se questo e' scaduto di
validita' o quando la cittadinanza del titolare medesimo sia contestata.
Art.
12. (L)
Validita'
quinquennale dei passaporti
1.
A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la validita'
dei passaporti rilasciati ai cittadini italiani per recarsi negli Stati membri
dell'Unione europea, al fine di esercitarvi una attivita' indipendente oppure
subordinata, e' stabilita in anni cinque.
Art.
13. (L)
Esenzione
da diritti o imposte per i documenti di espatrio
1.
I passaporti e le carte d'identita' concessi o rinnovati ai cittadini che si
recano ad esercitare una attivita' indipendente oppure subordinata sul
territorio di un altro Stato membro dell'Unione europea sono rilasciati, con
esenzione di qualsiasi diritto o tassa, salvo il rimborso del costo dello
stampato.
2.
Le stesse disposizioni si applicano ai documenti e certificati necessari per il
rilascio o il rinnovo dei documenti stessi.
Art.
14. (R)
Documentazione
necessaria per attivita' disciplinate da norme di pubblica sicurezza
1.
Gli agenti, rappresentanti, commessi viaggiatori e piazzisti di cui
all'articolo 127 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato
con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, nonche' gli institori ed i
rappresentanti di case estere di cui all'articolo 243 del regolamento per
l'esecuzione del predetto testo unico, approvato con regio decreto 6 maggio
1940, n. 635, qualora siano cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea,
sono tenuti a munirsi della sola copia della licenza concessa alla ditta
rappresentata provando la loro qualita' mediante certificato, rilasciato dalle
competenti autorita' del luogo dove ha sede la ditta.
Art.
15. (L)
Abrogazioni
1.
E' abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1965, n.
1656.
[68] I commi 4 e 5 dell'articolo 34 del D. LGS. 251/2007
recitano:
"4. Allo straniero con permesso di
soggiorno umanitario di cui all'articolo 5, comma 6, del testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n.
286, e successive modificazioni, rilasciato dalla questura su richiesta
dell'organo di esame della istanza di riconoscimento dello status di rifugiato,
prima dell'entrata in vigore del presente decreto, e' rilasciato al momento del
rinnovo il permesso per protezione sussidiaria di cui al presente decreto.
5. Ai titolari del permesso di soggiorno umanitario di cui
al comma 4 sono riconosciuti i medesimi diritti stabiliti dal presente decreto
a favore dei titolari dello status di protezione sussidiaria.".
[69] LĠart. 14, co. 1 DPR 334/2004 recita
"1. Il comma 3
dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n.
223, come modificato dall'articolo 15, comma 2, del d.P.R. n. 394 del 1999, e'
sostituito dal seguente:
<<3. Gli stranieri iscritti in anagrafe hanno lĠobbligo di
rinnovare all'ufficiale di anagrafe la dichiarazione di dimora abituale nel
comune, entro 60 giorni dal rinnovo del permesso di soggiorno, corredata dal
permesso medesimo e, comunque, non decadono dallĠiscrizione nella fase di
rinnovo del permesso di soggiorno. Per gli stranieri muniti di carta di
soggiorno, il rinnovo della dichiarazione di dimora abituale effettuato entro
60 giorni dal rinnovo della carta di soggiorno. L'ufficiale di anagrafe
aggiorner la scheda anagrafica dello straniero, dandone comunicazione al
questore.>>."
[70] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[71] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[72] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[73] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[74] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[75] Il riferimento alla prestazione di garanzia, imposto
dall'art. 39, D. Lgs. 286/1998, ha perso efficacia a causa della sostituzione
dell'art. 34 con altro di argomento completamente diverso.
[76] L'articolo 60,
comma 3 del D. LGS. 206/2007 recita:
"3. Il riferimento ai decreti
legislativi 27 gennaio 1992, n. 115, e 2 maggio 1994, n. 319, contenuto
nell'articolo 49, comma 2,
del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, si intende fatto al titolo III del presente decreto; tuttavia resta attribuito all'autorita' competente di cui all'articolo 5 la scelta della eventuale
misura compensativa da applicare al richiedente.".
[77] LĠarticolo 2, comma 8 L. 222/2002 stabilisce che
"per soggetto destinatario dei servizi di accoglienza di cui al comma 1
del medesimo articolo si intende lo straniero con permesso umanitario di cui
allĠarticolo 5, comma 6, del testo unico, di cui al decreto legislativo 25
luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni".
[78] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[79] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[80] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[81] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[82] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[83] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[84] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[85] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[86] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[87] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[88] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[89] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[90] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[91] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[92] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[93] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[94] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[95] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[96] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[97] Modifica apportata dal D. Lgs. 159/2008.
[98] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[99] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[100] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[101] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[102] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[103] Modifica apportata dalla L. 125/2008.
[104] L'ar. 8, co. 1 DPR 362/1994 recita:
"1. Ai sensi dell'articolo 2, comma 8, della legge 24 dicembre
1993, n. 537, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente
regolamento sono abrogate, limitatamente alle parti modificate con il presente
regolamento, le seguenti norme: l'articolo 7, comma 1, della legge 5 febbraio
1992, n. 91, e gli articoli 4, 7, 14, commi 1, 2 e 4 del decreto del presidente
della repubblica 12 ottobre 1993, n. 572."
[105] Termine prorogato dalla L. 22 dicembre 1994, n. 736
e, successivamente, dalla L. 23 Dicembre 1996, n. 662.
[106] L'art. 1, comma 2 L. 124/2006 recita:"2. La circolare di cui all'articolo 17-ter, comma 1, della
legge 5 febbraio 1992, n. 91, introdotto dal comma 1 del presente articolo, e'
emanata entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente
legge.".
[107] L'ar. 8, co. 1 DPR 362/1994 recita:
"1. Ai sensi dell'articolo 2, comma 8, della legge 24 dicembre
1993, n. 537, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente
regolamento sono abrogate, limitatamente alle parti modificate con il presente
regolamento, le seguenti norme: l'articolo 7, comma 1, della legge 5 febbraio
1992, n. 91, e gli articoli 4, 7, 14, commi 1, 2 e 4 del decreto del presidente
della repubblica 12 ottobre 1993, n. 572."
[108] L'ar. 8, co. 1 DPR 362/1994 recita:
"1. Ai sensi dell'articolo 2, comma 8, della legge 24 dicembre
1993, n. 537, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente
regolamento sono abrogate, limitatamente alle parti modificate con il presente
regolamento, le seguenti norme: l'articolo 7, comma 1, della legge 5 febbraio
1992, n. 91, e gli articoli 4, 7, 14, commi 1, 2 e 4 del decreto del presidente
della repubblica 12 ottobre 1993, n. 572."
[109] L'ar. 8, co. 1 DPR 362/1994 recita:
"1. Ai sensi dell'articolo 2, comma 8, della legge 24 dicembre
1993, n. 537, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento
sono abrogate, limitatamente alle parti modificate con il presente regolamento,
le seguenti norme: l'articolo 7, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, e
gli articoli 4, 7, 14, commi 1, 2 e 4 del decreto del presidente della
repubblica 12 ottobre 1993, n. 572."
[110] L'ar. 8, co. 1 DPR 362/1994 recita:
"1. Ai sensi dell'articolo 2, comma 8, della legge 24 dicembre
1993, n. 537, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente
regolamento sono abrogate, limitatamente alle parti modificate con il presente
regolamento, le seguenti norme: l'articolo 7, comma 1, della legge 5 febbraio
1992, n. 91, e gli articoli 4, 7, 14, commi 1, 2 e 4 del decreto del presidente
della repubblica 12 ottobre 1993, n. 572."
[111] L'ar. 8, co. 1 DPR 362/1994 recita:
"1. Ai sensi dell'articolo 2, comma 8, della legge 24 dicembre
1993, n. 537, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente
regolamento sono abrogate, limitatamente alle parti modificate con il presente
regolamento, le seguenti norme: l'articolo 7, comma 1, della legge 5 febbraio
1992, n. 91, e gli articoli 4, 7, 14, commi 1, 2 e 4 del decreto del presidente
della repubblica 12 ottobre 1993, n. 572."