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News ed eventi
24 settembre 2008

Immigrazione: semaforo verde da Bruxelles al Governo ed il Consiglio dei Ministri approva in via definitiva le nuove norme sul ricongiungimento familiare e sulle procedure per i richiedenti lo status di rifugiato.
Avallata dall’Ue - con qualche riserva più di forma che di sostanza - la stretta del Governo sulle disposizioni in materia di ricongiungimenti e rifugiati che ora diventeranno esecutive dopo la pubblicazione nella GU.


Inaugurando una procedura con pochi precedenti, il primo agosto il Governo italiano aveva deciso di trasmettere al Consiglio ed alla Commissione gli schemi dei tre decreti legislativi su rifugiati, ricongiungimenti e comunitari per avere un parere preliminare circa la compatibilità delle nuove misure con le direttive europee, allo scopo di prevenire possibili procedure d’infrazione trattandosi di materie ora di competenza comunitaria.
Come abbiamo segnalato il 10 settembre, l’orientamento di Bruxelles di condividere - salvo qualche punto marginale - le nuove norme su ricongiungimento e rifugiati è stato confermato formalmente, dando così il via libera alla definitiva approvazione da parte del CdM di ieri dei due decreti che ora attendono la pubblicazione nella GU.
Resta aperta la questione dei comunitari per la quale occorrerà attendere ancora qualche settimana in quanto sarebbe stata indicata la necessità di eliminare la previsione dell’espulsione dei cittadini Ue come sanzione nei casi di omessa richiesta dell’iscrizione anagrafica entro tre mesi dall’ingresso e di rivedere i limiti minimi di reddito richiesti per poter ottenere la residenza.
Sul ricongiungimento, le nuove disposizioni - giudicate comunque compatibili con la direttiva europea - restringono pesantemente l’esercizio di questo diritto da parte dei cittadini immigrati.
D’ora in avanti le condizioni per presentare una richiesta saranno le seguenti:
- si potrà chiedere il ricongiungimento del coniuge solo se avrà compiuto 18 anni;
per i figli maggiorenni, si dovrà accertare che non possano provvedere alle proprie indispensabili esigenze di vita in ragione del loro stato di salute che comporti invalidità totale;
- per i genitori a carico, il ricongiungimento sarà possibile solo se non abbiano altri figli nel Paese di origine o di provenienza ovvero, nel caso di genitori ultrasessantacinquenni, se gli altri figli siano impossibilitati al loro sostentamento per documentati, gravi motivi di salute; - inoltre, in quest’ultimo caso, il genitore dovrà avere una assicurazione sanitaria oppure dovrà essere iscritto al Servizio sanitario nazionale previo pagamento di un contributo;
- nei casi di mancanza di certificazioni o quando sussistano dubbi sulla loro autenticità le ambasciate potranno esigere l’esame del DNA da effettuarsi a spese dei richiedenti;
- per quanto riguarda il reddito - probabilmente la modifica di maggiore impatto - questo ora dovrà essere non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale aumentato della metà dell'assegno per ogni familiare da ricongiungere, il che significa che il richiedente dovrà possedere un reddito minimo pari a 7.713 euro per ricongiungere una persona, 10.248 per due, 12.855 per tre e così via;
- infine, sono raddoppiati i termini (ora portati a 180 giorni) per richiedere direttamente il visto nel caso di ritardo dello sportello unico nel rilasciare il nulla osta.
L’obiettivo del Governo, come ha dichiarato Maroni al termine del CdM, è quello di evitare “ricongiungimenti facili solo per ottenere i sussidi da parte dello Statoâ€, come pure, a proposito dell’ultima modifica al decreto, di evitare che “il decorso del termine non porti al silenzio-assenso e quindi non comporti la concessione automatica del ricongiungimentoâ€.
Il decreto legislativo sullo status di rifugiato - come ha dichiarato il Ministro -  ha l’obiettivo “di evitare strumentalizzazioni nella presentazione della domanda di asilo†con misure che perseguono chi approfitta delle previste protezioni non avendone i requisiti e che prevedono un'accelerazione delle procedure per chi ha diritto al riconoscimento.
Secondo Maroni, alla luce dell’emergenza sbarchi con oltre 23mila arrivi nel corso di quest’anno a cui sono seguite 14mila richieste di asilo, “c'è la necessità di provvedere a definire meglio le procedure, per evitare un abuso delle domande d'asilo come scorciatoia per rimanere in Italiaâ€. Con l’attuale decreto, ha spiegato il titolare del Viminale, “il clandestino che arriva viene messo in un centro di identificazione chiuso e controllato da cui non può uscire, mentre un richiedente asilo viene messo in una struttura senza obbligo di permanenza e senza possibilità di essere controllatoâ€. Nell’ordinamento è stata inoltre prevista la possibilità per il ministro competente di “stabilire un luogo di residenza nell'attesa che la domanda venga valutata, sotto la tutela di qualcuno che funga da garanteâ€.
(Al. Col.)



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