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Interventi e interviste

Interventi - Ministro Roberto Maroni

24.09.2008

Informativa del Ministro dell'interno sulla situazione dell'ordine pubblico e sugli incidenti di Castel Volturno e conseguente discussione - Senato (stenografico d'Aula)



Signor Presidente, colleghi, suddivido questa informativa in tre parti: la ricostruzione dei fatti, alcune considerazioni sul contesto socio-ambientale di Castel Volturno e sui dati della criminalità e, infine, le iniziative assunte dal Governo su questa vicenda.

Ricostruzione dei fatti. Il 18 settembre ultimo scorso a Castel Volturno si sono susseguiti due fatti di sangue che evidenziano la stessa matrice camorristica, sia per le modalità di tempo e di luogo adottate, che per le armi utilizzate, in particolare kalashnikov.

Gli omicidi sono stati compiuti a distanza di 40 minuti l'uno dall'altro, alle 21 e alle 21,40. Il primo è avvenuto all'interno di una sala giochi, in località Baia Verde, ai danni di Antonio Celiento, titolare dell'esercizio, pregiudicato per ricettazione, gioco d'azzardo e altri reati, ritenuto contiguo al clan Bidognetti. La vittima era anche fratello di un noto pregiudicato attualmente detenuto, personaggio di spicco del clan camorristico dei Casalesi, affiliato allo schieramento di Francesco Schiavone, cugino dell'omonimo esponente camorrista soprannominato "Sandokan".

Poco dopo, a distanza di qualche chilometro, in località Lago Patria, presso un immobile adibito a sartoria (la "OB. OB. Exotic Fashions") è stato teso il secondo agguato, ad opera di sette-otto persone, che hanno esploso numerosi colpi di arma da fuoco sia all'interno che all'esterno della struttura, ferendo una persona e uccidendone sei (tre del Ghana, uno del Togo, due della Liberia). Sul posto sono stati rinvenuti oltre 120 bossoli. Una delle vittime aveva precedenti per oltraggio, resistenza e violenza e un'altra per ricettazione.

Secondo le notizie rese dalla prefettura di Caserta, tre delle vittime erano clandestini, una era in possesso di un permesso di soggiorno rilasciato dalle autorità portoghesi, due avevano presentato richiesta di asilo politico, dichiarando di essere cittadini della Liberia (peraltro sulla veridicità delle dichiarazioni sono in corso accertamenti). Il ferito è in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Per la sua dinamica, l'attentato può essere ricondotto alla strategia con cui solitamente la camorra intimorisce gli esercenti commerciali a scopi estorsivi oppure punisce lo sconfinamento in attività illecite da parte dei frequentatori dell'esercizio commerciale.

Peraltro, il gruppo di killer si sarebbe reso autore, nei giorni precedenti a questi fatti, di atti intimidatori nei confronti di alcuni esercizi commerciali della zona, raggiunti da colpi di kalashnikov.

Il successivo giorno 19 settembre, intorno alle ore 11,30, circa 50 cittadini stranieri, prevalentemente di etnia ghanese, si sono radunati in prossimità del luogo dove erano stati commessi gli omicidi, bloccando la strada statale Domiziana. La protesta è scaturita dalla preoccupazione per le conseguenze dei controlli amministrativi avviati nei loro confronti e dal risalto negativo dato alla vicenda dagli organi di stampa, secondo cui l'assassinio degli extracomunitari sarebbe riconducibile allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Verso le ore 15 i manifestanti, che nel frattempo avevano superato le 200 unità, si sono mossi in corteo verso la casa comunale per essere ricevuti dal sindaco. I disordini sono avvenuti quando si sono uniti al corteo altri 50 cittadini extracomunitari muniti di bastoni e pietre, che hanno infranto vetrine di negozi, danneggiato autovetture in sosta lungo il percorso e divelto segnali stradali, indirizzando l'azione violenta anche nei confronti delle forze dell'ordine.

La situazione, per quanto fortemente critica, è stata attentamente seguita dalle forze di polizia presenti sul territorio, le cui unità sono andate aumentando nel corso della giornatain relazione all'aumentare dei manifestanti, fino a raggiungere, in serata, il numero di 110 tra Polizia di Stato e Carabinieri.

Le forze dell'ordine sono quindi riuscite a bloccare i manifestanti convincendoli a comporre una delegazione, poi ricevuta dal sindaco, al quale hanno manifestato la propria dissociazione dagli atti di violenza compiuti, preannunciando che in segno di distensione avrebbero provveduto a raccogliere i rifiuti lungo le vie cittadine.

I tragici fatti avvenuti lo scorso 18 settembre a Castel Volturno sono maturati in un contesto socio-ambientale caratterizzato dalla presenza e dall'influenza del cosiddetto clan dei Casalesi, e in particolare di una formazione del clan stesso, al cui vertice vi era Domenico Bidognetti, oggi collaboratore di giustizia.

Il clan è fortemente radicato nel territorio provinciale (ed in particolare nell'agro aversano, nella fascia domiziana, nelle zone di Maddaloni, Marcianise e San Felice a Cancello) ed è dotato di una elevata capacità collusiva e di infiltrazione nel tessuto economico e istituzionale.

Le attività criminali si concentrano principalmente nel narcotraffico, nel traffico di esseri umani (finalizzato prioritariamente allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero), nei reati contro il patrimonio (estorsione e usura), nel contrabbando e nel controllo del gioco clandestino.

A partire dalla fine dello scorso anno, il clan ha subito importanti contraccolpi sia per la scelta di alcuni esponenti di collaborare con la giustizia, sia per la conclusione del processo Spartacus, che ha confermato i 16 ergastoli inflitti in primo grado ad altrettanti elementi di spicco del clan, tra cui figurano Francesco Schiavone, Francesco Bidognetti, Michele Zagaria e Antonio Iovine.

La necessità di dissuadere altri individui dall'assumere comportamenti di collaborazione con le forze di polizia potrebbe essere anche il movente di una serie di omicidi perpetrati nei confronti di persone che in passato avevano denunciato tentativi di estorsione da parte del clan. In questo contesto si può inserire l'omicidio dell'imprenditore Michele Orsi, ucciso a Casal di Principe lo scorso mese di giugno.

A seguito dell'arresto di Domenico Bidognetti e del conseguente vuoto di potere venutosi a creare, un gruppo di circa una decina di soggetti, già affiliati al clan, ha cercato di ritagliarsi un proprio spazio e di gestire in proprio il controllo del territorio e le attività criminali a Castel Volturno, senza dipendere dalla struttura verticistica dei Casalesi. Questo gruppo starebbe pertanto cercando anche di esercitare un controllo sulle attività criminali (soprattutto il traffico di stupefacenti) esercitate dalle organizzazioni malavitose di immigrati africani presenti in quell'area.

I due episodi criminosi dello scorso 18 settembre confermano la strategia dei Casalesi di tentare di stroncare, anche con azioni violente ed eclatanti, i tentativi di opposizione all'affermazione del proprio potere criminale.

Anche nei confronti della criminalità straniera, che pure in passato era sembrata poter coesistere - diciamo così - «pacificamente» con la criminalità organizzata locale, il clan dei Casalesi ha nuovamente riaffermato il proprio predominio criminale attraverso gravi fatti di sangue, come quelli degli ultimi mesi ai danni di alcuni cittadini di origine albanese.

Sempre per quanto attiene alla descrizione socio-ambientale, il territorio del Comune di Castel Volturno è caratterizzato da una forte e radicata presenza di immigrati, in gran parte di origine africana, stimata addirittura in misura superiore a quella della popolazione residente. A questi dati si accompagna una situazione di sensibile degrado ambientale con la diffusione di fenomeni quali lo spaccio di stupefacenti, la prostituzione e l'occupazione di interi fabbricati da parte di clandestini.

Per quanto riguarda la delittuosità nel Comune di Castel Volturno, i dati in possesso della polizia criminale registrano, nell'anno 2007, una lieve flessione dell'1,8 per cento rispetto al 2006 (2.060 delitti nel 2007 contro i 2.097 del 2006). Il trend è confermato nel trimestre gennaio-marzo 2008, che attesta una flessione del 13,9 per cento dei delitti. Il dato tuttavia non è confermato a livello provinciale, atteso che nella provincia di Caserta nel 2007 i delitti sono aumentati del 9 per cento, passando da 31.172 nel 2006 a 33.993 nel 2007.

Tenuto conto della realtà territoriale, fin dallo scorso mese di maggio in provincia di Caserta è stato attivato un dispositivo straordinario di controllo del territorio, realizzato mediante l'invio di 45 unità dei Reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato, per complessivi 15 equipaggi automontati con compiti di vigilanza e di prevenzione nei territori dei Comuni di Castel Volturno, Casapesenna, Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa. Per i necessari servizi di coordinamento è stato aggregato anche un funzionario del settore.

L'Arma dei carabinieri, nella provincia di Caserta, conta oggi una forza di 1.375 unità. Dal 1º agosto di quest'anno, le strutture investigative sono state incrementate con l'invio di 53 militari carabinieri, che portano a 100 le unità complessivamente destinate al potenziamento del comando provinciale nell'ultimo quinquennio.

Il potenziamento delle strutture di investigazione e l'attenzione al territorio data dalle forze di polizia hanno consentito di conseguire alcuni importanti risultati negli ultimi mesi, di cui vorrei dare un breve cenno.

Il 26 maggio di quest'anno i carabinieri del Comando provinciale di Caserta hanno dato esecuzione a 55 ordini di custodia cautelare, emessi dal GIP presso il tribunale partenopeo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di altrettanti affiliati al clan dei Casalesi, tra cui un cancelliere della procura generale della Repubblica di Napoli e un vigile urbano, indagati per associazione di tipo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, illecita concorrenza, estorsione e riciclaggio.

Le indagini hanno permesso di disarticolare un sodalizio criminale, operante nell'hinterland casertano, dedito al controllo degli apparati pubblici, attraverso la corruzione degli amministratori comunali; all'illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini, allo scopo di favorire l'elezione, nel 2004, di un candidato compiacente nell'amministrazione provinciale di Caserta; al reinvestimento dei proventi illeciti in attività imprenditoriali, fra le quali la gestione illegale di videogiochi e scommesse.

Nel medesimo contesto è stato eseguito un decreto di sequestro di beni mobili e immobili, quote societarie e conti correnti, appartenenti ad alcuni degli indagati, per un valore complessivo di circa 80 milioni di euro.

L'11 giugno di quest'anno la squadra mobile di Caserta ha eseguito un provvedimento di sequestro di beni nei confronti del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, imprenditore, in passato contiguo al clan Bidognetti. In questa occasione sono stati sequestrati 45 appartamenti, otto attività commerciali e sette ville, per un valore complessivo stimato in diverse decine di milioni di euro.

Il 1° luglio 2008 i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e dei reparti territorialmente competenti hanno dato esecuzione a 27 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di affiliati ai sodalizi criminali Bidognetti e Tavoletta-Cantiello, organici al clan dei Casalesi, operanti nei Comuni di Casal di Principe e Villa Literno, ritenuti responsabili di associazioni di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, nonché porto e detenzione illegale di armi, estorsione, ricettazione, detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

L'indagine, avviata nel 2006 e supportata da attività tecniche, ha consentito di identificare gli autori di sette omicidi - quattro consumati e tre tentati - commessi nell'ambito della cosiddetta faida di Villa Literno, iniziata alla fine degli anni '90, documentando le dinamiche esistenti fra i suddetti gruppi criminali. L'indagine ha consentito altresì di evidenziare contestualmente le responsabilità degli indagati, oltre che nel traffico di sostanze stupefacenti e in numerosi episodi di estorsione, anche in attività illecite dirette al controllo e alla gestione illegale di interi settori commerciali, con particolare riferimento a quello della distribuzione di carni avicole e suine.

Il 29 luglio di quest'anno i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e delle compagnie di Giugliano in Campania e Capua, a conclusione di una mirata attività d'indagine, hanno tratto in arresto un quarantasettenne, affiliato al clan Nuvoletta, ed un quarantottenne, ritenuti responsabili di estorsione aggravata ai danni dell'associazione "ACLI Terra Campania per la legalità", incaricata della gestione dei terreni agricoli confiscati al citato sodalizio.

Nel periodo gennaio-giugno 2008 si è svolta l'operazione "Acheronte" che ha portato alla segnalazione all'autorità giudiziaria di 18 soggetti, di cui otto per reati previsti dall'articolo 416-bis del codice penale e i rimanenti dieci per i reati di cui agli articoli 110 del codice penale e 12-quinquies del decreto-legge n. 306 del 1992, nonché al sequestro di società, ditte individuali, conti correnti bancari, beni mobili ed immobili per un valore complessivo di oltre 62 milioni di euro.

Nel periodo aprile-giugno 2008 la compagnia di Marcianise della Guardia di finanza ha portato a termine l'operazione "Terra promessa", che ha consentito la segnalazione all'autorità giudiziaria di 11 soggetti per violazioni di varie norme di legge, in particolare imputati in base all'articolo 416-bis, e il sequestro preventivo di beni immobili, quote societarie, depositi bancari e autoveicoli, per un valore complessivo di 41.500.000 euro, tra cui spiccano 48 appartamenti, 8 ville, 28 terreni, tutti acquistati con i proventi di un traffico illecito di rifiuti. Questa operazione ha consentito altresì il sequestro di otto siti destinati alla discarica ed allo sversatoio abusivo di rifiuti pericolosi, siti intestati a soggetti a vario titolo collegati al clan dei Casalesi.

Veniamo ora alle iniziative assunte dal Governo. Subito dopo i fatti di sangue del 18 settembre il Ministero dell'interno ed il Governo hanno assunto immediate iniziative, sia a livello locale che a livello nazionale, per garantire una risposta adeguata dello Stato alla guerra di camorra. Il 19 settembre, il giorno dopo la strage, la questione della sicurezza del territorio è stata portata all'attenzione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che ha disposto l'intensificazione al massimo livello dell'attività di prevenzione e controllo attraverso l'utilizzazione di tutte le risorse umane e strumentali delle forze di polizia disponibili.

Il Comitato ha anche deciso di contrastare con estrema fermezza ogni altra forma di illegalità presente nel territorio di quel Comune (l'abusivismo commerciale, gli affitti non denunciati, il caporalato, l'immigrazione clandestina), comunque riferibile agli interessi della criminalità organizzata. Il Comitato ha deciso l'istituzione di un gruppo operativo formato da rappresentanti delle forze dell'ordine, dei NAS, dei Nuclei operativi ecologici e dell'Ispettorato provinciale del lavoro per il coordinamento mirato di queste iniziative, che prevedono il coinvolgimento di diversi soggetti pubblici.

A livello centrale, al fine di affrontare più efficacemente l'emergenza criminale, sabato 20 settembre si è svolta al Viminale una riunione operativa, nel corso della quale è stato deciso di inviare nella provincia di Caserta 400 unità di personale altamente qualificato (160 della Polizia di Stato, 160 dell'Arma dei carabinieri e 80 della Guardia di finanza) e di fornire un maggior supporto alle strutture investigative.

La riunione è stata preceduta in mattinata da un vertice interforze con i reparti investigativi delle tre forze di polizia, presieduto dal vice capo della Polizia e al quale hanno partecipato anche i responsabili nazionali dello SCO, del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri (ROS) e del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (SCICO) della Guardia di finanza.

Dopo un'approfondita valutazione della situazione dell'ordine pubblico è stato deciso di intensificare il controllo del territorio e colpire duramente la criminalità organizzata, rafforzando al massimo l'attività investigativa e di intelligence, per individuare gli autori dei recenti omicidi, per la cattura dei latitanti e dei responsabili di attività criminali e per avviare con la massima celerità le procedure di espulsione dei numerosi immigrati clandestini che risiedono nella zona.

L'attività investigativa ha consentito di ottenere immediatamente un primo importante risultato. Lo scorso 22 settembre, a soli quattro giorni dalla strage, è stato arrestato Alfonso Cesarano, ritenuto dagli inquirenti uno dei componenti del commando di killer. Per gli stessi fatti è stato emesso un decreto di fermo anche nei confronti di Alessandro Cirillo e Oreste Spagnolo, tuttora latitanti e attualmente reggenti del clan Bidognetti nell'agro aversano e sul litorale domizio.

Questa eccellente attività investigativa ha consentito altresì di procedere negli ultimi mesi all'arresto di 313 persone, di cui 227 cittadini extracomunitari, per reati connessi agli stupefacenti e per ricettazione nonché all'adozione, nell'intera provincia di Caserta, di ben 688 provvedimenti di espulsione di immigrati clandestini.

Il Governo intende proseguire con ancora maggiore fermezza nel contrasto alla criminalità organizzata. Siamo in presenza di una vera e propria guerra civile che la camorra ha dichiarato allo Stato e lo Stato deve rispondere con tutti i mezzi per riaffermare il controllo di legalità su tutto il territorio nazionale.

Per questo motivo il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato un decreto-legge con nuove misure urgenti per il contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina (Applausi dai Gruppi PdL e LNP), con il quale si dispone, tra l'altro, l'invio di 500 militari nelle aree ove si ritiene necessario assicurare un più efficace controllo dei territori particolarmente colpiti da fenomeni di emergenza criminale.

Credo che l'azione del Governo, e soprattutto delle forze di polizia, a cui vanno il riconoscimento e il plauso del Ministro dell'interno e di tutto il Governo per quello che hanno fatto e stanno facendo in queste realtà difficili e in tutte le altre realtà in cui operano, vada nel senso giusto di assicurare una presenza forte dello Stato e di far sentire alle bande criminali la pressione delle forze di polizia. Questa pressione continuerà fino a quando la guerra contro la camorra non sarà conclusa.

Ieri ho incontrato gli investigatori, i magistrati che stanno indagando e abbiamo concordato alcune iniziative. La richiesta forte è di continuare in questa direzione perché la pressione degli investigatori, dei 400 poliziotti e carabinieri inviati e degli ulteriori 500 militari, tutti specializzati e adeguatamente addestrati, è un'iniziativa che i magistrati vedono con grande favore e considerano di grande aiuto alla loro attività investigativa. L'azione sinergica di polizia, carabinieri, guardia di finanza, investigatori e magistratura partenopea, in particolare, rappresenta la strada giusta per battere la criminalità.

Ritengo particolarmente significativo il fatto che la procura di Napoli abbia deciso di contestare alla persona arrestata il reato di strage con finalità di terrorismo. L'atto compiuto è un atto di vero e proprio terrorismo (Applausi dai Gruppi PdL e LNP e dai banchi del Governo), perché diffonde terrore e apre nuovi scenari, inquietanti ma molto importanti per l'azione di contrasto alla criminalità, che stiamo valutando con tutti gli strumenti a nostra disposizione, inclusi in questo caso anche i servizi segreti.

Da ultimo un accenno alla questione degli arresti domiciliari a cui era sottoposto il presunto killer Alfonso Cesarano. Sono state rivolte accuse ingenerose alle forze di polizia, adombrando una mancanza di controllo nei confronti di questo spietato killer. Intendo riconfermare ai carabinieri, alla polizia e alla guardia di finanza, che operano in condizioni difficili in quell'area, il pieno, totale e incondizionato sostegno e apprezzamento da parte del Governo. (Applausi dal Gruppo PdL).

Voglio far presente solo un dato che dimostra quanto sia difficile operare in quell'area per le Forze di polizia: nel Comune di Castel Volturno operano due stazioni dei Carabinieri (Castel Volturno e Pineta Mare), le quali assicurano vari servizi esterni, tra cui anche la vigilanza a coloro che sono agli arresti domiciliari, con una media giornaliera di circa 17 ispezioni (tre o quattro per pattuglia); ma coloro che sono agli arresti domiciliari nel solo Comune di Castel Volturno sono 118. È evidente che la concessione di questi benefici ad un numero spropositato di persone rende ovviamene difficile il controllo. Non è possibile un controllo 24 ore su 24; altrimenti dovrebbero stare in cella.

Anche da questo punto di vista, respingendo le accuse rivolte nei confronti delle Forze di polizia, invito il Parlamento a fare una riflessione e a studiare con il Governo una iniziativa mirata alla riduzione dei benefìci carcerari, in particolare degli arresti domiciliari, a tutti coloro che sono accusati di reati di mafia, di criminalità organizzata.

Questa è la risposta giusta che lo Stato deve dare, lasciando da parte polemiche che francamente mi sembrano assolutamente pretestuose.





   
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