Ai Ministri:

Maria Rosaria Carfagna

alla Presidente della Commissione Interministeriale per il sostegno alle vittime di grave sfruttamento e tratta, Capo Dipartimento per le Pari Opportunità

Prof.ssa Isabella Rauti

ai capogruppo dei partiti

alla Camera dei Deputati e al Senato

ai presidenti delle Commissioni Giustizia e Affari Sociali di Camera dei Deputati e Senato

Documento

“Prostituzione e Tratta,

Diritti e Cittadinanza -

Le proposte di chi opera sul campo

a cura di

Asgi, Associazione Gruppo Abele, Associazione On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Coop. Sociale Dedalus, Save the Children

hanno aderito:

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

…………… …………… - …………… …………… - …………… …………… - …………… ……………

Obiettivo del documento

Il presente documento è a cura di enti, associazioni, organizzazioni di diversa natura e dimensione, del servizio pubblico e del privato sociale, dell'ambito laico e cattolico, con storie e approcci diversi, uniti però da una pluriennale esperienza di impegno nelle politiche e nella realizzazione di interventi sulla prostituzione, sull'emarginazione e lo sfruttamento, sulla tratta degli esseri umani: Asgi, Associazione Gruppo Abele, Associazione On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Coop. Sociale Dedalus, Save the Children (in ordine alfabetico). Molte delle sigle espresse rimandano a decine, a volte a centinaia, di realtà collegate in rete.

Obiettivo del documento è quello di evidenziare le problematiche e le possibili linee di intervento in merito alla prostituzione e alla tratta di esseri umani nelle sue diverse forme.

Conseguentemente vengono formulate proposte sulle politiche da mettere in campo, ponendo al centro la tutela e la promozione dei diritti umani (come sanciti a livello internazionale, europeo e nazionale), il lavoro con le comunità locali per il miglioramento della qualità della vita e l'abbassamento delle conflittualità sociali, la condivisione delle responsabilità tra gli attori, un approccio integrato e multidisciplinare nel rapporto tra livello locale e livello nazionale e tra istituzioni e società civile.

Il documento si basa su una pluralità di esperienze e di pratiche di lavoro sociale realizzate nel corso degli ultimi 15 anni, ma anche di consapevolezza ed attenzione alle politiche.

L'impegno e i risultati di un lavoro pluriennale

I servizi messi in campo sono variegati: interventi di promozione della salute, unità di strada, sportelli di ascolto, interventi di mediazione sociale e dei conflitti, accoglienza, consulenza e assistenza legale, corsi di formazione professionale, inserimenti lavorativi, ecc. Inoltre ricerche, pubblicazioni, sensibilizzazione, lavoro di rete ecc.

Tra marzo 2000 e maggio 2007 il complesso degli enti impegnati nel settore sono entrati in contatto con 54.559 persone coinvolte nella prostituzione offrendo ascolto, accompagnamento ai servizi socio-sanitari, consulenza, aiuto e nello stesso periodo hanno realizzato 13.517 programmi art. 18 per le vittime di grave sfruttamento e tratta, 938 dei quali in favore di minori.

Tutelare e promuovere i diritti delle vittime ha rappresentato e rappresenta inoltre il più efficace contributo al contrasto delle organizzazioni criminali che ne gestiscono la tratta e lo sfruttamento. L'Italia è il Paese con il numero più alto numero di arresti e processi per reati di tratta e correlati. Un dato che potrebbe essere ulteriormente incrementato.

Questo lavoro ha insegnato agli enti a conoscere e ad operare con chi si prostituisce, con le vittime della tratta in vari ambiti di sfruttamento, con la cittadinanza, con le altre e diverse agenzie del territorio, con le istituzioni nazionali ed europee.

Un lavoro che è servito:

Questo operare comune, assieme all'aiuto e al sostegno dei Ministeri competenti, ha contribuito a fare dell'Italia il modello di riferimento nello scenario internazionale per gli interventi di tutela delle persone vittime di grave sfruttamento e tratta.

Un lavoro che, ascoltando la domanda di “sicurezza” che viene dai territori ha dimostrato che, là dove si affrontano i problemi sociali attraverso la mediazione e la concertazione tra i soggetti coinvolti, senza snaturarli in problemi di ordine pubblico, le conflittualità si attenuano e si costruisce “sicurezza sociale”.

Le Questioni

Intorno alla prostituzione, e alla connessione con l'immigrazione, ciclicamente si accende il dibattito pubblico, soprattutto per via del disagio e dell'allarme che la prostituzione di strada suscita nei cittadini.

Un disagio e un allarme che devono essere ascoltati e considerati. Che però troppo spesso vengono enfatizzati, con l'effetto di alimentare la paura e la stigmatizzazione rispetto ad alcune “categorie” di persone, anziché facilitare la ricerca di soluzioni.

Guardare alla complessità della problematica e alle sue molteplici implicazioni è essenziale per intervenire adeguatamente:

Presupposto di tali interventi deve essere la consapevolezza che per incidere sulla percezione di insicurezza di parte della cittadinanza e di alcuni territori, occorre costruire la sicurezza sociale e dei diritti, costruire contesti sociali ed economici in cui tutte le persone che ne fanno parte vedano garantiti i propri diritti fondamentali, possano contare su opportunità di aiuto e di integrazione, siano protagoniste, partecipino, coltivino relazioni positive, abbiano una buona qualità della vita.

Manifestiamo invece preoccupazione per il quadro generale caratterizzato da un indebolimento delle politiche di welfare e delle garanzie dei diritti e, nello specifico, per le iniziative annunciate, volte a vietare la prostituzione di strada, e rispetto alle quali presentiamo le seguenti considerazioni.

Vietare la prostituzione di strada: inefficace e controproducente

Nella Relazione dell'Osservatorio sulla Prostituzione (ottobre 2007), redatta dal Ministero dell'Interno, di concerto con gli altri Ministeri, con la Direzione Nazionale Antimafia, con Enti Locali e con il Terzo Settore, si afferma che la prostituzione non è una questione di ordine pubblico ma una questione sociale. Quando, come spesso accade, la prostituzione si configura come una forma di tratta, sfruttamento o riduzione in schiavitù, tali fenomeni vanno perseguiti come previsto dalla legge. L'esperienza evidenzia come vietare la prostituzione in strada e prevedere interventi unicamente repressivi contro prostituzione e immigrazione irregolare significa:

Vietare la prostituzione di strada è dunque una operazione non solo inefficace, ma controproducente, e molto rischiosa.

L'esperienza dice anche che, là dove la prostituzione di strada crea disagio alla cittadinanza (e non dovunque ciò avviene), si possono mettere in atto strategie e azioni che ne riducono l'impatto, che risolvono i conflitti. Le questioni della pulizia dei luoghi in cui viene esercitata la prostituzione, degli schiamazzi, il disagio della cittadinanza, possono essere affrontate nel momento in cui si mettono intorno ad un tavolo le istituzioni, le associazioni, le rappresentanti di chi si prostituisce, le unità di strada: si trovano soluzioni, molto più semplici, efficaci, rispettose ed economiche di telecamere, divieti ecc.

Come pure é pericolosa l'idea che periodicamente ritrova dei sostenitori: il ritorno alle case chiuse e ai controlli sanitari obbligatori. La diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili non si riduce in tal modo, anzi, il rischio di diffusione aumenta: si abbassa infatti la protezione (più di quanto purtroppo già non si faccia) poiché non si considera che il “periodo finestra” riduce di molto l'attendibilità dei risultati delle analisi. I controlli sanitari obbligatori così, oltre ad andare contro le libertà personali, oltre ad essere discriminanti perché pensati solo per le donne e non anche per i clienti, sono una pericolosa “falsa protezione”.

Occorre contrastare la tratta degli esseri umani e le diverse forme di sfruttamento

Allargando lo sguardo all'ampio fenomeno dello sfruttamento e della tratta degli esseri umani - fenomeno in aumento - va sottolineato che ne sono vittime donne, uomini, transgender, minori di ambo i sessi, sfruttati non solo nella prostituzione ma anche in diversi settori del mercato del lavoro (edilizia, agricoltura, manifatture…), nell'accattonaggio (bambini e adulti disabili), in attività illegali (costretti a commettere furti o spacciare sostanze stupefacenti).

Sono persone da un lato sfruttate (perché pagate meno, perché funzionali alle domande della nostra società: di sesso a pagamento, di lavoro a bassissimo costo); dall'altro trattate come “indesiderate”, da allontanare, vissute come “altro da noi”. E' un atteggiamento che racchiude ambiguità e mancanza di rispetto per l'altro in quanto essere umano. Troppo spesso non vediamo (o non vogliamo vedere) che sono persone assoggettate e sfruttate da organizzazioni criminali che approfittano della spinta di migliaia di persone a migrare alla ricerca di una vita migliore per sé e per le proprie famiglie. Persone che, anziché venir aiutate (come previsto dalla normativa italiana e internazionale), a causa del “giro di vite” su prostituzione e migrazione irregolare, rischiano di cadere vittime doppiamente, ma questa volta delle leggi e delle istituzioni.

Proposte

Sulla base dell'impegno e dei risultati di oltre 15 anni di lavoro sulle tematiche della prostituzione e della tratta di esseri umani, riconoscendo che l'approccio fondato sui diritti umani deve guidare ogni intervento in materia, certi che la sicurezza percepita e sostanziale si crea costruendo contesti sociali basati sulla tutela e promozione dei diritti di tutte le loro componenti, formuliamo le seguenti proposte:

  1. Mantenere i diritti garantiti dalla legge Merlin ed avviare una politica ed un sistema di interventi sociali sulla prostituzione.

Siamo convinti che la Legge Merlin nello spirito e nell'impianto sia una conquista da mantenere, perchè:

In questi anni vi sono stati interventi normativi che hanno opportunamente affiancato alla legge altri strumenti (ad esempio rispetto alla tratta a scopo di sfruttamento sessuale).

Ora, invece di prevedere nuove norme, è importante pensare politiche ed interventi che riescano a realizzare per tutte le persone che vogliono lasciare la prostituzione, un buon inserimento sociale e lavorativo, prevedendo:

  1. Considerare il sentimento di insicurezza nei territori in cui si manifesta e gestitire i problemi, attraverso tavoli di concertazione e attività di mediazione.

Essere dalla parte della cittadinanza significa non creare e colpire dei capri espiatori, bensì costruire contesti sociali in grado di capire le questioni e gestirle. Le associazioni e gli enti da sempre sono disponibili a ragionare coi contesti per individuare strade percorribili. Dove si è chiesto il loro aiuto ed hanno lavorato insieme, le situazioni più critiche sono state gestite e risolte. Proponiamo quindi:

  1. Intensificare la formazione su tutto il territorio nazionale delle forze dell'ordine e delle altre agenzie sulle leggi esistenti e sugli strumenti/opportunità a disposizione.

Ancora troppo spesso si assiste a una scarsa applicazione dell'art.18 e di altre leggi a tutela delle vittime e di contrasto alle organizzazioni criminali.

Le leggi per aiutare le vittime e contrastare la prostituzione forzata e la tratta a scopo di sfruttamento in altri settori ci sono e sono buone leggi anche se (hanno rilevato l'Osservatorio del Ministero dell'Interno e il Comitato Interministeriale contro la Tratta), non sempre sono applicate al meglio e in modo uniforme sul territorio nazionale. Ci riferiamo in particolare all'appiattimento dell'art.18 sulla dimensione premiale, anziché alla sua applicazione per la prioritaria tutela dei diritti delle vittime; sottolineiamo che proprio la protezione delle vittime riesce a creare quel clima di fiducia che porta le stesse a collaborare con le forze dell'ordine e la giustizia e quindi a fornire gli elementi utili al contrasto alla criminalità organizzata che le sfrutta (una consapevolezza ribadita non solo dalla Direzione Nazionale Antimafia e dai Ministeri dell'Interno e per le Pari Opportunità a livello nazionale, ma anche da altri Paesi che ormai si ispirano al “modello italiano” e parte integrante della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla Tratta).

Proponiamo quindi:

  1. Avviare un Piano Nazionale Anti-tratta e un sistema di Referral nazionale per la protezione delle vittime.

Il sistema italiano di tutela delle vittime di tratta viene preso a modello a livello europeo e internazionale. Tuttavia l'Italia, contrariamente a quanto hanno fatto Paesi in cui il fenomeno è molto meno rilevante e che non possono certo vantare l'articolato insieme di interventi che connota il nostro Paese, non si è ancora dotata di un Piano Nazionale d'Azione contro la Tratta e di un Sistema di Referral Nazionale per le vittime di tratta.

Per far sì che l'Italia faccia ora un salto di qualità su questo tema e mantenga il livello di eccellenza che viene riconosciuto è necessario dotarsi, sia sul piano formale che sostanziale di:

  1. Realizzare il passaggio da progetti a servizi: bandi pluriennali e aumento delle risorse.

Occorre superare la dimensione “progettuale” delle azioni che vengono realizzate da ormai 8 anni con il programma art. 18 D.Lgs. 286/98 e da 2 anni con il programma art. 13 L. 228/2003. E' una instabilità che non si giustifica poiché sono azioni ormai rese, di fatto, servizi e riconosciute nella loro utilità ed efficacia.

Occorre dunque assicurare l'ormai ineludibile passaggio da progetti a servizi degli interventi in realizzazione ai sensi dell'art. 18 e dell'art. 13 e quindi:

  1. Prevedere gli opportuni collegamenti del sistema nazionale (sia sul piano sociale che investigativo e giudiziario) con i Paesi d'origine delle vittime di tratta ed anche con altri Paesi di transito e destinazione.

Sul piano della prevenzione, del supporto all'inclusione socio-lavorativa delle vittime che decidono volontariamente di rientrare nel proprio Paese, del sostegno allo sviluppo socio-economico dei Paesi di origine è importante:

7. Promuovere il Numero Verde in aiuto alle vittime di tratta.

Vista la diversificazione del fenomeno e il suo carattere prevalentemente sommerso, il Numero Verde rappresenta un efficacissimo strumento, poiché con le sue 14 postazioni locali è in grado di fornire risposte qualificate ed efficaci sulle 24 ore alle vittime di tratta ma anche alle diverse agenzie dei territori.

Occorre però sviluppare appieno le potenzialità del servizio, implementando una strategia costante e non episodica di promozione del Numero Verde su base nazionale e locale, rivolta sia agli operatori di settore (ad esempio presso le diverse forze dell'ordine), sia alla popolazione target (persone vittime di grave sfruttamento sessuale, lavorativo, nell'accattonaggio), sia alla popolazione in generale.

8. Evitare espulsione e carcere alle vittime di grave sfruttamento e tratta.

A causa dell'art. 14, comma 5 ter e 5 quater del Testo Unico sull'Immigrazione, frequentissimi sono i casi di persone vittime di grave sfruttamento e tratta che durante il programma di assistenza, o persino a programma concluso, si ritrovano destinatarie di ordini di carcerazione per il reato di violazione del decreto di espulsione e quindi per non aver ottemperato all'ordine del questore di lasciare il territorio nazionale (una mancata ottemperanza dovuta allo stato di assoggettamento insito nella condizione di vittima di tratta o grave sfruttamento).

Per evitare tale palese contraddizione con la normativa italiana che tutela le vittime di grave sfruttamento e tratta, è dunque inderogabile:

9. Favorire il ricongiungimento dei familiari delle vittime di tratta.

Si rende inoltre necessaria una revisione della disciplina e della procedura di ricongiungimento familiare che consenta l'adozione di procedure accelerate e la semplificazione dei requisiti quando i familiari della persona straniera che sia stata vittima di tratta o grave sfruttamento corrano rischi per la propria incolumità in ragione dell'assoggettamento alla situazione di violenza o grave sfruttamento di cui la persona straniera stessa è stata vittima.

10. Assicurare le speciali tutele dovute per i minori.

E' fondamentale assicurare la piena tutela dei minori coinvolti in attività prostitutiva o vittime di sfruttamento, tratta, riduzione in schiavitù.

Tale prioritaria tutela va assicurata da parte di tutte le agenzie impegnate ed in tutte le fasi degli interventi, dalla emersione, all'accoglienza e all'inclusione sociale.

Ciò riguarda anche l'eventualità del rimpatrio. Un minore dovrebbe essere rimpatriato nel proprio paese d'origine soltanto se tale misura corrisponde alla realizzazione del suo superiore interesse. In tal caso, il rimpatrio deve essere effettuato in modo assistito e garantendo l'incolumità psico-fisica ed il benessere del minore. Nel determinarne il suo superiore interesse, il minore deve essere ascoltato e la sua opinione deve essere tenuta in debito conto, considerati la sua età e grado di maturità.

11. Ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa contro la tratta.

Ratificare la Convenzione n. 197 del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, adottata a Varsavia il 16 maggio 2005. L'Italia, infatti, pur avendo firmato la Convenzione in data 8 giugno 2005, non ne ha ancora disposto la ratifica, che pertanto si auspica, in ragione della importanza sociale, giuridica e politica che questo strumento internazionale riveste.

12. Assumere un metodo di lavoro congiunto.

Prevedere che, quando si affrontano temi delicati e complessi come tratta e prostituzione, e si lavora per definirne le politiche di intervento, debbano essere presenti i diversi attori istituzionali e non interessati. Rispetto allo specifico della tratta e del grave sfruttamento, proponiamo inoltre di valorizzare e sviluppare le potenzialità del “Comitato di coordinamento delle azioni di governo contro la tratta”. Poiché tale organismo, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, raccoglie tutti i Ministeri competenti, la Direzione Nazionale Antimafia, le Organizzazioni Non Profit accreditate, rappresentanza di Regioni ed Enti Locali, Sindacati e Associazioni di categoria, esperti in diverse discipline, crediamo sia il miglior luogo per la definizione, programmazione e per il monitoraggio delle politiche e degli interventi in materia di grave sfruttamento e tratta.

Dati della segreteria tecnica della Commissione Interministeriale per il sostegno alle vittime di tratta, violenza, grave sfruttamento (la Commissione Interministeriale, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è coordinata dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità e vi partecipano i Ministeri dell'Interno, della Giustizia, delle Politiche Sociali, la Conferenza Unificata).

Come risulta dalla più ampia ricerca comparativa disponibile, commissionata dal Parlamento Europeo: A. Di Nicola, La prostituzione nell'Unione europea tra politiche e tratta di esseri umani, FrancoAngeli, Milano, 2006, pp. 41-118.

La prostituzione, tuttavia, non deve essere considerata un fattore da reprimere perché capace di influenzare negativamente la sicurezza pubblica - idea che storicamente si è risolta nella mera repressione di chi la esercita - bensì un elemento complesso da gestire in un'ottica di sicurezza sociale”. Ministero dell'Interno, Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi, Relazione sulle attività svolte, pag. 84.

6