Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 250 del 31/07/2009


SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

250a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

VENERDÌ 31 LUGLIO 2009

(Pomeridiana)

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Presidenza della vice presidente MAURO,

indi del vice presidente CHITI

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Italia dei Valori: IdV; Il Popolo della Libertà: PdL; Lega Nord Padania: LNP; Partito Democratico: PD; UDC, SVP e Autonomie: UDC-SVP-Aut; Misto: Misto; Misto-IO SUD:Misto-IS; Misto-MPA-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MPA-AS.

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RESOCONTO SOMMARIO

Presidenza della vice presidente MAURO

La seduta inizia alle ore 16,32.

Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana del 29 luglio.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 16,36 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Sullo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi

PEDICA (IdV). Il Consiglio dei Ministri ha stabilito di non poter sciogliere il Comune di Fondi per sospette infiltrazioni mafiose, dovendo attendere una nuova relazione del Ministro dell'interno, fatta alla luce delle modifiche introdotte dalla legge n. 94 del 15 luglio 2009. Il Governo non ha però alcun obbligo in tal senso, perché la legge a cui fa riferimento non è ancora entrata in vigore. (Applausi dal Gruppo IdV).

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1724) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

Discussione della questione di fiducia

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta antimeridiana il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo identico a quello approvato dalla Camera dei deputati. Dichiara dunque aperta la discussione sulla questione di fiducia.

MORANDO (PD). Pur non essendo un sostenitore del bicameralismo perfetto, riconosce a tale sistema istituzionale il pregio di consentire una rapida correzione degli errori normativi. È dunque paradossale che il Governo, sebbene abbia già deciso - grazie anche all'intervento equilibratore del Capo dello Stato - di modificare con un successivo decreto alcune norme approvate dalla Camera dei deputati, impedisca al Senato di correggere gli errori o anche soltanto di votare un atto di indirizzo che indichi le modifiche da apportare. Ciò porterà al paradossale risultato di far rimanere in capo ai parlamentari della maggioranza la responsabilità di aver approvato norme inique - come il blocco delle indagini della Corte dei conti o la norma che impone il solerte pagamento delle imposte sospese dopo il sisma abruzzese - e di lasciare al Governo il merito della loro abrogazione. Questa grave umiliazione viene inflitta al Senato non tanto per esigenze di tempo in vista dell'approssimarsi della sospensione estiva dei lavori, quanto per i dubbi sulla compattezza della maggioranza nelle votazioni, alla luce dei contrasti nati tra le forze politiche del centrodestra in materia di politica estera e di politiche per il Mezzogiorno. Quanto al piano per il Sud, discutibilmente ribattezzato piano Berlusconi, gli stessi dati forniti dall'Esecutivo testimoniano l'esaurimento delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate: il piano potrà dunque contare su risorse davvero troppo esigue per gli obiettivi che si pone. Il Governo infine, invece di ipotizzare la creazione di una futuribile Banca del Sud, dovrebbe adoperarsi affinché il Gruppo Intesa-S. Paolo rafforzi il Banco di Napoli e ne valorizzi il ruolo centrale per l'economia del Mezzogiorno. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

LUSI (PD). Il Governo ha deciso di blindare ancora una volta, attraverso la posizione della questione di fiducia, un provvedimento che contribuisce a definire la sua politica economica, impedendo qualsiasi contributo da parte del Parlamento, nonostante il costruttivo lavoro svolto in sede referente dalle Commissione riunite. Ciò deriva senza dubbio dalle difficoltà politiche che sta vivendo il centrodestra e che sono testimoniate dall'assottigliarsi della maggioranza nel corso delle ultime votazioni tenute alla Camera dei deputati. Ha inoltre destato sorpresa l'intervento in Aula del Ministro dell'economia, che non ha indicato i contenuti del decreto-legge chiamato a correggere il provvedimento all'esame del Senato, ma si è limitato ad annunciare demagogicamente che l'oro della Banca d'Italia appartiene a tutti gli italiani. Il Governo non ha dunque dato risposta alcuna ai quesiti dell'opposizione su norme controverse come quella che dispone il rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori dal territorio dello Stato o sui patenti rilievi di incostituzionalità relativi alle modifiche della disciplina della Corte dei conti. L'Esecutivo dovrebbe inoltre fare chiarezza sulla norma relativa alla restituzione delle imposte sospese dopo il sisma abruzzese, che andrebbe immediatamente abrogata, e in generale sull'insoddisfacente azione del Governo in Abruzzo. Come dimostrano infatti le proteste dei sindaci abruzzesi, che hanno restituito simbolicamente la fascia tricolore, la ricostruzione procede a rilento e non è stato fatto abbastanza per predisporre gli alloggi necessari, per consentire la riapertura delle scuole e garantire adeguata vigilanza nei centri colpiti dal sisma. (Applausi dai Gruppi PD e IdV e del senatore Fosson).

LANNUTTI (IdV). Il decreto-legge in discussione, con il quale si mortifica ancora una volta la funzione del Parlamento, non affronta i nodi cruciali del Paese e le gravissime conseguenze della crisi economica. Mentre il Governo continua a professare un ingiustificato ottimismo, sperando che la crisi passi in fretta, il sistema bancario appare in seria difficoltà a causa del mancato ristabilimento della fiducia nei mercati e della sua eccessiva esposizione ad operazioni di cartolarizzazione di mutui e crediti; c'è il serio rischio che le banche non saranno in grado di sostenere la ripresa economica, quando questa arriverà. Il Governo non affronta strutturalmente la situazione, limitandosi ad adottare misure ad esclusivo vantaggio delle banche, che dal canto loro continuano a praticare condizioni vessatorie nei confronti dei clienti. Il provvedimento presenta elementi di forte contraddittorietà, in quanto propone da un lato nuovi strumenti di lotta all'evasione fiscale, mentre, dall'altro, introduce misure quali la tassazione dell'oro della Banca d'Italia, che sarebbe stato meglio dismettere del tutto per alleggerire il debito pubblico, o il cosiddetto scudo fiscale, che vorrebbe favorire il rientro dei capitali dall'estero ma che rischia di trasformarsi in una vergognosa operazione di riciclaggio pubblico di proventi di attività illecite, peraltro con la previsione di una ridicola aliquota del 5 per cento, che offende i cittadini e i contribuenti onesti. Assolutamente criticabili sono poi le norme che riguardano la Corte dei conti, che ne limitano gravemente gli ambiti operativi e di cui è auspicabile una rapida correzione, come annunciato dal Governo. L'Italia dei Valori continuerà a denunciare con forza nel Parlamento e nel Paese l'inadeguatezza di una manovra economica che avvantaggia i ricchi e i poteri forti vicini al Governo e indebolisce ulteriormente i lavoratori, le famiglie e le piccole e medie imprese. (Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Fosson. Congratulazioni).

RANUCCI (PD). A fronte del grave stato di malessere in cui versano le imprese e i cittadini italiani, denunciato da tempo dal mondo economico e finanziario, appare indifferibile l'adozione di deroghe al patto di stabilità interno, che consentano agli enti locali virtuosi di stanziare maggiori fondi per investimenti e di finanziare molte opere già progettate. Si tratterebbe di un importante volano per il rilancio dell'economia, su cui il Partito Democratico ha anche presentato una mozione; il Governo, tuttavia, si è finora rifiutato di prestare ascolto a tale proposta. Ugualmente indispensabile sarebbe l'adozione di misure incisive volte a ripristinare i mancati introiti derivanti dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa, a consentire l'utilizzo dei residui passivi per la spesa in conto capitale e ad accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, nonché un'azione più decisa a sostegno del settore turistico, che rappresenta una delle principali risorse del Paese. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).

CARLINO (IdV). Con il decreto in esame, che verrà subito corretto e modificato da un altro decreto-legge, il Parlamento viene ancora una volta esautorato e privato delle sue prerogative costituzionali di indirizzo e controllo sull'utilizzazione e l'allocazione delle risorse pubbliche. Non c'è traccia nel provvedimento di risposte concrete alle esigenze del Paese reale, che sta attraversando un momento di enorme difficoltà, come confermano anche i dati statistici resi noti negli ultimi giorni. Mancano adeguate politiche di sostegno alle piccole e medie imprese, ai pensionati, alle famiglie meno abbienti e ai lavoratori. Su quest'ultimo punto, l'Italia dei Valori aveva presentato delle proposte emendative che prevedevano l'ampliamento delle tutele per i lavoratori atipici e l'adeguamento al costo reale della vita degli ammortizzatori sociali. La cosiddetta regolarizzazione delle badanti pone rimedio tardivamente, e solo in parte, alle nefaste conseguenze dell'introduzione del reato di immigrazione clandestina, mentre l'innalzamento dell'età pensionabile delle lavoratrici nella pubblica amministrazione avrebbe dovuto essere accompagnato dal potenziamento dei servizi per l'infanzia e per l'assistenza agli anziani, la cui cura è tradizionalmente a carico delle donne. (Applausi dal Gruppo IdV).

BAIO (PD). Dopo poco più di un anno di Governo del centrodestra tutti i principali indicatori economici sono in calo, mentre è in aumento il debito pubblico; in breve tempo, il Governo Berlusconi ha vanificato gli effetti dei sacrifici che il Governo Prodi aveva chiesto agli italiani. Di fronte ai segnali inequivocabili della gravità della crisi, le risposte fornite con il provvedimento in esame appaiono inadeguate sia per le famiglie che per le imprese. Le famiglie più fragili, in particolare, vengono abbandonate a loro stesse. La regolarizzazione di chi lavora nel campo dell'assistenza domiciliare è una misura parziale ed insufficiente, sia perché si rivolge solo a questo comparto, escludendo molte altre categorie di lavoratori irregolari, sia perché non tiene conto delle complesse problematiche connesse al lavoro irregolare. Occorre inoltre rifinanziare il Fondo per la non autosufficienza, un gesto di giustizia e di civiltà cui il Governo ha scelto solo di impegnarsi con l'accoglimento di un ordine del giorno. Un'ulteriore misura non differibile è l'estensione delle tutele per i lavoratori atipici, i quali molto spesso sono giovani che vorrebbero creare una famiglia ma non sono in grado di poterlo fare. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Li Gotti). Chiede che il testo del suo intervento sia allegato ai Resoconti della seduta. (v. Allegato B).

DELLA SETA (PD). Il decreto-legge in esame segna il punto più basso per la politica ambientale. Mentre gli Stati uniti, l'Europa e perfino i Paesi asiatici investono sulla green economy per superare la crisi, il Presidente del Consiglio italiano considera marginale il tema della politica ambientale. L'articolo 4 del decreto-legge, che sottrae alle normali procedure di autorizzazione qualunque progetto di infrastruttura energetica considerata strategica a discrezione del Governo, è stato criticato perfino dal Ministro dell'ambiente. Sembra tuttavia probabile che il decreto correttivo si limiterà ad attribuire a quattro Ministri la decisione di derogare ai vigenti controlli sulla salute e sull'impatto ambientale. Si tratta di una norma dirigista e autoritaria, destinata ad aprire un contenzioso a livello europeo. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

THALER AUSSERHOFER (UDC-SVP-Aut). Il provvedimento è criticabile per ragioni di metodo e di merito. Adottando un decreto-legge, sul quale ha successivamente posto la questione di fiducia, il Governo strozza il dibattito, preclude ogni possibilità di confronto costruttivo, priva il Parlamento della prerogativa di emendare il testo. Nel merito, il provvedimento appare inadeguato a fronteggiare la crisi economica e contiene norme poco chiare - ad esempio in tema di scudo fiscale - per la cui applicazione bisognerà attendere l'emanazione di circolari interpretative. Il Governo ha sostanzialmente rinunciato ad adottare misure coraggiose ed incisive per contenere la spesa pubblica, ridurre la pressione fiscale, promuovere investimenti pubblici e snellire gli adempimenti amministrativi. Il potenziamento degli ammortizzatori sociali, la regolarizzazione di colf e badanti, gli interventi per ridurre i costi energetici sono valutabili positivamente; la detassazione degli investimenti sui macchinari è apprezzabile, ma destinata a trovare scarsa applicazione in una congiuntura negativa. Non è condivisibile, invece, l'aumento dell'età pensionabile per le donne che dà attuazione ad una richiesta dell'Unione europea senza tenere conto della particolare condizione delle donne lavoratrici italiane, gravate dal lavoro familiare e destinatarie di una ridotta offerta di servizi sociali. Molto discutibile è anche la norma di cui all'articolo 9-bis che decurta con effetto retroattivo fondi destinati alle autonomie territoriali: per le Regioni ordinarie si tratta di una misura che contrasta con il federalismo, per le autonomie speciali di una norma incostituzionale, che viola palesemente gli Statuti. (Applausi dai Gruppi UDC-SVP-Aut, PD e IdV).

GHEDINI (PD). Affrontando la crisi con misure congiunturali anziché strutturali, il decreto-legge evidenzia la mancanza di responsabilità del Governo nei confronti degli effetti di una stagnazione economica che si protrarrà nel prossimo triennio. Irresponsabile è altresì l'intervento sulle riserve auree della Banca d'Italia, un patrimonio intergenerazionale indisponibile per qualsiasi Governo. Nonostante la rinuncia ad un'efficace manovra espansiva, il debito pubblico cresce, vanificando i sacrifici compiuti dagli italiani sotto la guida del centrosinistra per risanare la finanza pubblica. In mancanza di una politica strutturale di sostegno al reddito, il drammatico divario denunciato dall'ISTAT tra Nord e Sud, ricchi e poveri, uomini e donne, adulti e giovani è destinato ad approfondirsi. La social card, che riguarda solo un terzo dei potenziali beneficiari, è fruita prevalentemente dalla popolazione anziana, mentre sono le famiglie monoreddito con figli le più esposte al rischio di impoverimento. Infine, non si può sottacere la modalità burocratica, mistificante e penalizzante per le donne, con cui è stata accolta la sentenza della Corte di giustizia europea in materia previdenziale. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PARDI (IdV). E' paradossale che il Governo ponga la fiducia su un provvedimento d'urgenza che pure considera errato, apprestandosi a correggerlo con un ulteriore decreto-legge. Emblematica di un modo di legiferare inaccettabile è la vicenda dei lavoratori stranieri ancora privi del permesso di soggiorno: dopo il varo della legge sulla sicurezza, che ha introdotto il reato di immigrazione clandestina, il Governo si è accorto che il lavoro dei clandestini è necessario ma, in ragione di un ipocrita familismo, prevede con decreto-legge la sospensione del reato soltanto per colf e badanti, discriminando così i cittadini non comunitari che svolgono altri lavori. E' altrettanto paradossale e scandaloso che un Governo, il cui leader ha beneficiato dei paradisi fiscali, emani un norma sullo scudo fiscale che configura un condono ed è destinata nel lungo periodo a incoraggiare l'evasione fiscale. Di particolare gravità è poi il depotenziamento dei controlli della Corte dei conti, anche perché è legittimo il sospetto che l'indebolimento della magistratura contabile risponda a precisi interessi del Presidente del Consiglio. Indicativo, infine, di un modo di legiferare caotico, che va nella direzione opposta all'auspicata semplificazione e al federalismo, è l'articolo 4 che prevede una procedura d'urgenza confusa e poco rispettosa delle prerogative regionali per la realizzazione di progetti concernenti le infrastrutture energetiche. La prassi del Governo, che sistematicamente esautora il Parlamento, svilisce le istituzioni, riduce l'autonomia degli organi terzi, è particolarmente grave per le sorti della democrazia italiana, se si considera che il Presidente del Consiglio - unico caso al mondo - detiene anche il controllo dei mezzi di informazione. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Congratulazioni).

Presidenza del vice presidente CHITI

DONAGGIO (PD). La prova di forza imposta con la questione di fiducia nasconde in realtà la debolezza di un Governo che teme il confronto parlamentare, nonostante l'ampia maggioranza di cui dispone, e affronta la crisi economica con misure inefficaci, scoordinate, prive di qualsiasi finalità riformatrice. Anziché seguire una strategia, puntando sullo sviluppo delle infrastrutture e sul lavoro, il Governo si disperde in interventi settoriali e parziali. Ad esempio, incentiva l'adeguamento dei sistemi aeroportuali di Roma e Milano, a scapito di altri scali nazionali come Venezia e Catania. A dispetto della retorica sulla legalità e la sicurezza, il condono dei debiti iscritti a ruolo premia coloro che violano la legge e danneggiano la collettività. L'Esecutivo prevede, infine, una norma taglia-enti, ma non dà attuazione alla riforma degli enti previdenziali, varata dal precedente Governo, che potrebbe costituire una reale misura anticrisi perché contiene il costo del lavoro e aumenta l'efficienza della previdenza. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

VACCARI (LNP). Il provvedimento è stato fortemente voluto dal Governo per dare una risposta in termini concreti alle difficoltà delle imprese e delle famiglie, colpite alla crisi economica. Ci si sarebbe attesa pertanto dall'opposizione un'assunzione di responsabilità con un atteggiamento collaborativo e non di chiusura preconcetta come quello dimostrato durante l'esame parlamentare. Le misure contenute nel decreto-legge sono infatti pensate per supportare la ripresa economica e il Paese sembra averlo compreso rinnovando il consenso al centrodestra e respingendo le politiche demagogiche della sinistra. Assume centralità nel disegno di legge il sistema delle piccole e medie imprese, quale asse portante del Paese, cui sono dedicati interventi tesi in particolare ad agevolare il credito da parte delle banche con l'apposizione di un tetto sugli interessi debitori e una moratoria per i pagamenti delle imprese in difficoltà. Significative sono le misure a favore della famiglia, in cui rientra la regolarizzazione dei lavoratori che svolgono funzioni di assistenza e sostegno. Si tratta di una misura che viene incontro alle esigenze dei cittadini e che non è qualificabile in alcun modo come sanatoria richiedendosi per la sua attuazione il rispetto di regole precise e la sottoposizione a verifiche. Significativi sono, altresì, lo scudo fiscale (nella logica di far rientrare in Italia capitali da reinvestire nel settore produttivo), le misure di contrasto all'evasione fiscale e ai paradisi fiscali, la detassazione (voluta dalla Lega) per l'acquisto di macchinari ed attrezzature, agevolazione che verrà revocata se i beni oggetto della tassazione saranno venduti all'estero. Per tali motivi preannuncia il convinto voto favorevole della Lega. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

CARLONI (PD). Nella consapevolezza degli effetti negativi della crisi sulle famiglie e sulle aziende il Partito Democratico ha mostrato grande responsabilità nella discussione del decreto-legge nelle Commissioni manifestando la propria disponibilità al dialogo, ma è stata evidente fin dall'inizio la volontà del Governo di porre la fiducia impedendo al Parlamento di svolgere la sua funzione su provvedimenti che investono una rilevante portata sociale. Eppure i dati allarmanti dell'ISTAT sulla povertà sono indicativi delle disuguaglianze esistenti nel Paese, in particolare tra Nord e Sud, e avrebbero dovuto indurre il Governo ad un confronto approfondito ed a cercare il maggiore consenso possibile su progetti strutturali ed universalistici e non su provvedimenti episodici, come avvenuto finora. Ciò vale in particolare per le misure di contrasto alla povertà, limitatesi alla mera erogazione della social card, o per gli ammortizzatori sociali, ancora in attesa di una complessiva riforma. Anche la regolarizzazione delle badanti è una misura insufficiente: occorre prevedere normative conformi ai diritti umani ed alla Costituzione anziché tentare di smorzare con una parziale sanatoria il vulnus arrecato con l'introduzione del reato di ingresso e soggiorno clandestino. Quanto all'aumento dell'età pensionabile per le donne che lavorano nella pubblica amministrazione, si ledono diritti acquisiti laddove si pone il risparmio derivante dal prolungamento dell'età pensionabile per le donne che avrebbero maturato il diritto nel 2015 a favore del fondo per la non autosufficienza. Tale ultima condizione è infatti tutelata dalla Costituzione e pertanto il finanziamento del fondo dovrebbe essere a carico della fiscalità generale e non gravare esclusivamente su una fascia di lavoratrici. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

SANCIU (PdL). Il Governo ha approntato una ragionevole e coerente serie di provvedimenti volti ad arginare gli effetti della crisi economica internazionale operando nei confronti delle famiglie e dei settori produttivi sia con misure di stimolo fiscale che di supporto finanziario, nell'ottica di garantire condizioni di stabilità per la finanza pubblica e di salvaguardare il sistema creditizio e il risparmio. Nonostante i segnali positivi di alcuni indicatori, il protrarsi della crisi economico-finanziaria ha motivato la necessità di un nuovo provvedimento a ridosso della pausa estiva e, stante l'urgenza di una risposta al Paese, si è ricorso allo strumento del decreto-legge pur senza mortificare le prerogative del Parlamento. In linea con la scelta di favorire la ripresa dell'economia e di supportare le famiglie, il provvedimento contiene significative prescrizioni in materia di fiscalità agevolata per gli investimenti delle imprese, allenta il patto di stabilità per gli enti locali, interviene sugli ammortizzatori sociali e sugli incentivi all'occupazione. Oltre alla regolarizzazione di colf e badanti, si prevedono interventi contro le frodi in materia di invalidità civile, sull'emergenza abitativa, di rafforzamento della tutela ai clienti dei servizi bancari e di contrasto ai paradisi fiscali. Tali interventi, sommandosi a quelli precedentemente operati, possono contribuire a far uscire l'economia del Paese dalla spirale negativa in cui è precipitata purché si valutino le questioni in un'ottica di sistema Paese e non meramente localistica. (Applausi dal Gruppo PdL).

SANTINI (PdL). La crisi economica ha determinato effetti negativi sul mondo della montagna, mettendo a rischio il suo già fragile sistema economico. Risultano infatti colpite in modo pesante le risorse principali della montagna, l'agricoltura ed il turismo, come evidenziano in particolare i dati riferiti a quest'ultimo settore per la passata stagione invernale e per quella estiva in corso. Come sottolineato anche dall'Unione dei comuni montani, occorre correre ai ripari individuando politiche mirate a fare della montagna e dello spazio rurale i fattori di un nuovo sviluppo, in un'ottica non assistenziale ma quale occasione di crescita di filiere innovative e promettenti dal punto di vista economico. Al riguardo un settore di sviluppo significativo potrebbe essere rappresentato dalle fonti energetiche rinnovabili. Occorrono altresì una fiscalità di vantaggio delle aziende di montagna, agevolazioni sul prezzo del gasolio, nuove norme per l'assunzione di personale stagionale e per le professioni tipiche. Si devono ripensare gli enti sovracomunali in quanto la recente riforma delle comunità montane ha colpito anche realtà positive che andavano salvaguardate. Auspica pertanto che il Governo voglia farsi carico dei problemi della montagna con maggiore incisività rispetto a quanto abbia fatto il precedente Governo di centrosinistra. (Applausi dal Gruppo PdL).

DIVINA (LNP). La qualità del provvedimento in esame meriterebbe un'analisi più dettagliata e concreta di quella svolta durante la discussione, in cui invece l'opposizione ha scelto di polemizzare su questioni marginali e ha compiuto ingenerose speculazioni sull'operato del Governo in Abruzzo, che ha invece agito con inusitata tempestività ed è riuscito a porre il sisma abruzzese al centro dell'attenzione internazionale. Di certo il compito dello Stato nel corso di una crisi economica di grande portata è molto complesso, in quanto esso è chiamato a stimolare gli investimenti e l'economia senza aumentare la pressione fiscale. Il provvedimento in esame propone dunque interventi condivisibili, sostenendo il potere d'acquisto famiglie e dei lavoratori, potenziando gli ammortizzatori sociali e riducendo il costo dell'energia. Sono inoltre previsti maggiori controlli sull'operato delle banche, che impediranno ad esempio la surrettizia reintroduzione della cosiddetta commissione di massimo scoperto, mentre vengono aiutate le imprese attraverso la detassazione degli investimenti per il rinnovo dei macchinari e la velocizzazione dei pagamenti dovuti dalle pubbliche amministrazioni. Sempre al fine di stimolare l'economia, il provvedimento dispone la possibilità di derogare alle norme del patto di stabilità interno per gli investimenti degli enti locali virtuosi. Va infine accolta con favore la norma volta al graduale innalzamento dell'età pensionabile delle lavoratrici, per altro richiesta dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL. Congratulazioni).

FOSSON (UDC-SVP-Aut). Chiede di allegare ai Resoconti della seduta il testo scritto del suo intervento. (v. Allegato B).

ASTORE (IdV). L'ennesima questione di fiducia su un provvedimento di politica economica evidenzia la debolezza dell'azione del Governo, incapace di proporre un progetto complessivo per affrontare la crisi finanziaria. Tale comportamento non può trovare un alibi nel confronto con l'operato del Governo Prodi, che era sostenuto da una maggioranza ben più risicata e che comunque si è dimostrato assai più rispettoso del lavoro delle Commissioni parlamentari. A settembre il Gruppo dell'Italia dei Valori intende dunque porre con forza il problema del ruolo del Parlamento, le cui prerogative vengono di fatto espropriate dal protagonismo normativo del Governo. Ritiene inoltre grave che la sofferenza della popolazione abruzzese venga strumentalizzata a fini mediatici: occorre invece provvedere con decisione a rilanciare l'economia abruzzese e stabilire parità di trattamento tra tutti i territori colpiti da calamità naturali. Il provvedimento contiene misure criticabili in materia sanitaria, al cui proposito si deve segnalare la clamorosa rottura tra Governo e istituzioni regionali, che si sono per la prima volta rifiutate di partecipare alla Conferenza Stato-Regioni. Chiede inoltre al Governo di spiegare le ragioni del finanziamento specificamente destinato all'ospedale pediatrico "Bambin Gesù" di Roma. Coglie infine l'occasione per criticare la recente proposta leghista di istituire per i docenti quello che è stato definito il test sul dialetto, giudicandola gravemente lesiva della professionalità e della dignità degli insegnanti. (Applausi dai Gruppi IdV e della senatrice Biondelli).

BOSONE (PD). È surreale che il Governo abbia posto la fiducia su un testo che ha già deciso di modificare, impedendo così ai parlamentari di fare il proprio dovere e di incidere concretamente sul processo legislativo: ciò deriva evidentemente da una politica demagogica e pericolosa, che considera il Parlamento alla stregua di un inutile orpello. Il Senato si appresta dunque a votare la fiducia su norme che le stesse forze politiche di maggioranza e opposizione considerano sbagliate, come quella sulla cosiddetta rottamazione dei medici, ovvero la facoltà per le amministrazioni pubbliche di risolvere il rapporto di lavoro con il dirigente medico che abbia raggiunto una certa anzianità, contro cui la Commissione sanità si è espressa in modo unanime. Preoccupano inoltre i tagli trasversali alla spesa sanitaria e farmaceutica, che testimoniano una visione burocratica, incapace di esprimere una politica di ampio respiro, che rischia di mettere in discussione l'universalità del Servizio sanitario nazionale. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

LI GOTTI (IdV). Il testo, su cui incredibilmente il Governo pone la fiducia pur avendo già espresso l'intenzione di modificarlo, contiene una serie di norme criticabili e addirittura paradossali. È ad esempio ipocrita la norma che stabilisce la nullità degli atti compiuti dal pubblico ministero contabile nel caso di azione per il recupero del danno da immagine, qualora non vi sia il presupposto del dolo o della colpa grave, dal momento che l'accertamento di tale elemento soggettivo costituisce lo scopo dell'attività inquirente e non può costituirne un presupposto. La disposizione sul cosiddetto scudo fiscale, invece, rinvia ad una norma già abrogata, che quindi non fa più parte dell'ordinamento. Viene inoltre disposta una sorta di amnistia, senza però il rispetto delle procedure previste dalla Costituzione, per l'estinzione di fatto dei reati di esportazione di capitale, mancata denunzia e omessa dichiarazione, e del reato di soggiorno e ingresso illegale nel territorio nazionale, in alcune particolari circostanze. Infine, la norma in materia di distribuzione e produzione di energia, che prevede la competenza esclusiva dello Stato, contrasta con le previsioni dell'articolo 117 della Costituzione, che dispone invece la competenza legislativa concorrente. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Congratulazioni).

LATRONICO (PdL). È indiscutibile il fatto che nelle ultime legislature si sia andata affermando una nuova Costituzione materiale nei rapporti tra Parlamento ed Esecutivo; appare tuttavia eccessivo parlare di un Parlamento privato delle sue prerogative istituzionali, laddove sarebbe necessaria piuttosto una modifica dei Regolamenti parlamentari in modo da adeguarli al mutato contesto. Il Governo sta dimostrando, con i precedenti e con l'attuale provvedimento, di saper contrastare in modo equilibrato e prudente gli effetti della crisi e di saper fornire risposte concrete alle componenti sociali maggiormente colpite. Tra le misure più significative contenute nel decreto vanno ricordate l'allargamento e il potenziamento degli ammortizzatori sociali, la regolarizzazione di colf e badanti, gli incentivi fiscali per le imprese, l'intesa con il sistema bancario per la moratoria sui debiti e per un più facile accesso al credito, la velocizzazione dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e l'attenuazione dei vincoli del patto di stabilità per gli enti locali virtuosi. Tali misure sono finanziate con interventi sia sul fronte delle entrate che su quello delle riduzioni di spesa, senza aumenti della pressione fiscale o peggioramenti dei saldi di bilancio. È ora auspicabile l'adozione a breve di un piano di sviluppo per il Mezzogiorno, che rappresenti un'occasione di rilancio per queste aree e che dia avvio ad un nuovo disegno strategico di rinascita del Paese. (Applausi dal Gruppo PdL). Allega il testo dell'intervento ai Resoconti della seduta. (v. Allegato B)

MONGIELLO (PD). Il decreto-legge in discussione non reca alcuna misura a sostegno del settore agricolo, che tuttavia sta attraversando un momento molto difficile a causa della crisi economica in atto, con un aumento dei costi di produzione e dei debiti contratti dalle aziende e con un crollo dei redditi e della tenuta occupazionale. Tale comparto rappresenta una quota significativa dell'economia nazionale e dovrebbe essere oggetto di ben altra attenzione da parte del Governo, che sembra invece disinteressarsene e non perseguire alcun disegno strategico in merito, come dimostra la sparizione dall'agenda dei lavori del Senato del provvedimento su etichettatura e tracciabilità dei prodotti. La situazione è ancor più grave ove si consideri che i prodotti agroalimentari italiani vengono esportati in tutto il mondo e sono un simbolo del made in Italy e che nei Paesi europei diretti competitori il settore è oggetto di importanti misure di rilancio. Il giudizio sul provvedimento in esame è pertanto estremamente critico, visto che ignora la questione dell'indebitamento delle aziende agricole e non adotta misure specifiche sul credito d'imposta e sugli ammortizzatori sociali, né per l'accesso al credito e per l'internazionalizzazione delle imprese agro-alimentari e della pesca. (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Congratulazioni).

STRADIOTTO (PD). I dati sui conti pubblici indicano una diminuzione delle entrate e un aumento considerevole delle spese correnti, a dimostrazione del fatto che il Governo, a dispetto dei proclami, non è in grado di tenere sotto controllo la spesa pubblica. L'economia italiana regge all'urto della crisi soprattutto grazie al risparmio privato, alle piccole e medie imprese, alle famiglie e alle autonomie locali; senza i provvedimenti economici assunti del Governo, compreso quello in discussione, la situazione sarebbe la stessa, forse anche leggermente migliore. Quando l'economia comincerà a riprendersi, ci si accorgerà che è stata persa un'importante occasione per rimuovere gli ostacoli che frenano la crescita e lo sviluppo in Italia, come invece aveva cominciato a fare il precedente Governo grazie ai provvedimenti dell'ex ministro Bersani. Va infine segnalato che l'articolo 9 del decreto-legge, nel condivisibile intento di garantire maggiore tempestività ai pagamenti della pubblica amministrazione, rischia di produrre un impasse negli enti locali, nel momento in cui attribuisce in capo ai funzionari la responsabilità di garantire i pagamenti relativi agli impegni di spesa. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

MASCITELLI (IdV). Il decreto-legge n. 78 è stato presentato come un provvedimento decisivo per affrontare e superare la crisi; esso però viene esaminato frettolosamente dal Senato, con i tempi contingentati e con il voto di fiducia, senza che sia possibile apportare dei miglioramenti sostanziali al testo o almeno correggere i numerosi errori che esso contiene. Il Governo, pur di mandare tutti in ferie, apporterà le necessarie correzioni con un ulteriore decreto-legge; è l'ennesimo segnale della totale sudditanza del potere legislativo di fronte al potere esecutivo e del fatto che con l'attuale maggioranza non è possibile instaurare alcun dialogo. La maggioranza e il Governo si rivelano completamente privi di una visione organica e di un progetto complessivo; le linee di politica economica non tengono conto delle difficili condizioni sociali del Paese e non prendono le necessarie contromisure. Pur di non peggiorare equilibri di bilancio che già non possono definirsi tali, si mettono a rischio gli equilibri sociali, mentre molti interventi di spesa vengono sottofinanziati, rendendo probabile il ricorso a future manovre correttive. Sul fronte del lavoro non vengono adottate misure adeguate per combattere la disoccupazione e per estendere il sistema delle tutele ai lavoratori atipici, mentre si aumentano le ingiustizie e le disuguaglianze, peraltro sottraendo risorse al Fondo per le aree sottoutilizzate (sul cui reintegro non convincono le rassicurazioni fornite dal Governo). È vergognoso infatti che si chieda alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo di tornare a versare i contributi il cui pagamento era stato sospeso, mentre a favore del Mezzogiorno vi sono solo dichiarazioni di intenti e non fatti concreti; la stessa detassazione degli investimenti delle imprese andrà prevalentemente a vantaggio delle aziende del Nord. Appare infine del tutto incongruo che nel decreto siano state inserite le norme concernenti la Corte dei conti, mentre del tutto negative sono le norme sul cosiddetto scudo fiscale, sebbene si sia cercato di mascherarle dietro la lotta ai paradisi fiscali.(Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Legnini. Congratulazioni).

LEGNINI (PD). Il peggioramento dei dati macroeconomici, che fa sistematicamente seguito ai provvedimenti emanati dal Governo, attesta l'inefficacia delle misure adottare per fronteggiare la crisi. Al di là dei singoli interventi, è il complesso delle misure a produrre effetti molto limitati ed è lo stesso Esecutivo a riconoscere il consistente peggioramento dei saldi di finanza pubblica, mentre non si sono ancora pienamente dispiegati gli effetti devastanti della crisi sull'economia reale. Rinviando alle considerazioni degli altri senatori dell'opposizione per quanto riguarda lo scudo fiscale, i controlli della Corte dei conti e le competenze del Ministro dell'ambiente, richiama l'attenzione sulle norme fiscali riferite alla popolazione abruzzese colpita dal terremoto. Prevedendo che la sospensione degli obblighi fiscali e contributivi cessi all'inizio dell'anno prossimo, il Governo ha utilizzato le conseguenti maggiori entrate a copertura delle misure anticrisi del decreto-legge, di cui beneficeranno soprattutto le Regioni settentrionali. Di fronte alla protesta degli abruzzesi, anziché modificare il decreto-legge, il Governo ha promesso che la norma fiscale sarà modificata con un'ordinanza. Al di là della mostruosità giuridica, tale procedura genera la fondata preoccupazione che gli oneri finanziari recati dall'ordinanza di protezione civile (fonte giuridica che non può individuare nuove coperture) saranno coperti con le risorse già stanziate nei provvedimenti assunti dopo il terremoto in Abruzzo, quindi si sottrarranno comunque risorse agli abruzzesi in un momento di grave difficoltà. Ad una specifica domanda al riguardo il Governo non ha risposto, ma ha confermato che i quattro miliardi per la ricostruzione provenienti dal FAS non sono immediatamente spendibili. Il rischio che ci si attardi in operazioni propagandistiche è dunque concreto e non è giustificabile la reazione scomposta e offensiva, che il senatore Quagliarello ha avuto, nella seduta notturna delle Commissioni riunite, di fronte ai legittimi interrogativi dell'opposizione. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Mascitelli).

IZZO (PdL). Le critiche del senatore Legnini sono ingenerose e l'opposizione dovrebbe valutare con maggiore serenità l'operato di un Governo che è intervenuto tempestivamente ed efficacemente per fronteggiare la crisi economica, così come per sostenere la popolazione abruzzese dopo il terremoto. Non intendendo aumentare la pressione fiscale e la spesa, l'Esecutivo ha cercato di limitare il peggioramento dei saldi di finanza pubblica provocato dalla recessione e ha incentrato la manovra sulla riduzione degli sprechi e della spesa farmaceutica. Per quanto riguarda il Mezzogiorno, il Governo Berlusconi è riuscito a superare un approccio assistenziale e lavora per ricomporre lo storico conflitto tra Nord e Sud, mentre la sinistra, in modo particolare in Campania, ha sperperato risorse senza costruire infrastrutture e creare almeno le condizione per lo sviluppo. Nelle Regioni meridionali occorre ora un'azione coordinata, che recuperi il progetto di una Cassa del Mezzogiorno e abbia tra le sue finalità la promozione del turismo e il miglioramento della qualità dei servizi turistici. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione sulla questione di fiducia. Rinvia il seguito dell'esame del disegno di legge in titolo alla seduta antimeridiana di domani.

Sullo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi

PEDICA (IdV). Con motivazioni pretestuose, che attengono alla disciplina della legge n. 94 non ancora entrata in vigore, il Consiglio dei Ministri ha deciso di riconsiderare la possibilità di sciogliere per infiltrazioni mafiose il Consiglio comunale di Fondi, costringendo il ministro Maroni a scrivere una nuova relazione che ha finalità esclusivamente dilatorie. La criminalità organizzata gode evidentemente di protezione ai più alti vertici del Governo. (Applausi dai senatori Carlino e Mascitelli).

PRESIDENTE. Il senatore Pedica, che si assume la responsabilità politica dei giudizi espressi sul Governo e sui suoi membri, può ricorrere a strumenti di sindacato ispettivo per ottenere chiarimenti.

Dà annunzio degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e comunica l'ordine del giorno della seduta del 1° agosto.

La seduta termina alle ore 20,57.

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza della vice presidente MAURO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,32).

Si dia lettura del processo verbale.

STRADIOTTO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 luglio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 16,36).

Sullo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi

PEDICA (IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PEDICA (IdV). Signora Presidente, vorrei denunciare un fatto molto grave, poiché si parla di mafia e del mancato scioglimento del Consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose. Ebbene, il Governo ha diramato una nota, secondo cui il Consiglio dei ministri riconsidererà la proposta di scioglimento del Consiglio comunale di Fondi sulla base di una nuova relazione da sottoporre al Consiglio dei ministri stesso, alla luce delle modifiche introdotte con la legge varata il 15 luglio 2009. Questa legge, signor Presidente, non è ancora vigente, in quanto entrerà in vigore l'8 agosto, per cui il Consiglio dei ministri ha reso una dichiarazione falsa.

PRESIDENTE. Senatore Pedica, possiamo approfondire il tema a fine seduta.

PEDICA (IdV). Certamente. Volevo solo denunciare che questo Governo sta aiutando la criminalità con dichiarazioni false, affermando la necessità di tener conto di una legge che invece si applicherà solo più avanti. Non c'è una legge, ma c'è una risposta falsa. (Applausi dal Gruppo IdV).

Seguito della discussione del disegno di legge:

(1724) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 16,38)

Discussione della questione di fiducia

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1724, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta antimeridiana il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

Dichiaro aperta la discussione sulla questione di fiducia.

È iscritto a parlare il senatore Morando. Ne ha facoltà.

MORANDO (PD). Signora Presidente, sono da tempo un convinto assertore del monocameralismo: una sola Camera politica che dà la fiducia al Governo, una Camera delle Regioni che entra nel processo legislativo come espressione dei legittimi interessi del sistema delle autonomie. Ma nel corso di questi lunghi e purtroppo, almeno sul punto, del tutto inconcludenti dibattiti sui vizi e i pregi dell'italico bicameralismo perfetto, mi sono spesso dovuto arrendere di fronte alla forza dell'unico argomento a mio giudizio valido, avanzato dai sostenitori del bicameralismo stesso: quando una Camera sbaglia, ad unanime giudizio, l'altra interviene e corregge, facendo in realtà risparmiare tempo e denaro alla Repubblica.

Ora, signor rappresentante del Governo, colleghi della maggioranza, una cosa è certa: in questo decreto, alla Camera, avete infilato norme che non noi, ma voi considerate sbagliate, da espungere o da modificare. Ripeto: norme che voi considerate sbagliate e che infatti il Governo ha già deciso di eliminare o di cambiare, magari convinto dall'intervento equilibrante e di garanzia del Capo dello Stato, che voglio tornare a ringraziare, prendendo esplicitamente le distanze dalle critiche pretestuose e senza fondamento che l'Italia dei Valori ha voluto rivolgergli ancora in questa circostanza.

Ma ecco il punto: il Governo - che deve cambiare queste norme e ha già deciso quali norme cambiare e perché cambiarle - non consente al Senato della Repubblica né di fare la scelta più dignitosa e lineare, ossia di votare i tre o quattro emendamenti in questione chiudendo la conversione alla Camera entro lunedì prossimo, né di fare la scelta - poco dignitosa certo, ma almeno trasparente - di approvare in questa sede un atto di indirizzo al Governo che minuziosamente indichi le correzioni da apportare attraverso un nuovo decreto. Né l'una, né l'altra delle scelte. Il Governo ha scelto di intraprendere la strada - si potrebbe dire, parafrasando il titolo di un famoso libro di economia - della produzione di decreti attraverso decreti.

Ieri, colleghi della maggioranza, durante la discussione nelle Commissioni bilancio e finanze riunite abbiamo fatto un ultimo tentativo di salvarvi la faccia, chiedendo al ministro Tremonti, che era presente alla nostra discussione, di dire al Senato quali correzioni il Governo avesse in animo di apportare al decreto. Ma il Ministro non ha risposto.

Così, colleghi senatori della maggioranza, sarete vittime di un clamoroso paradosso: voi sarete, nella penosa cronaca di questa che è la più grande recessione del dopoguerra, come quelli che volevano approfittare della crisi per bloccare nove su dieci - così si legge sui giornali di questa mattina - delle indagini in corso presso la Corte dei conti contro amministratori pubblici infedeli o dolosamente incauti, mentre il Governo, in quella stessa cronaca, ci starà almeno formalmente come quello che ha impedito a voi, cioè ai senatori del PdL e della Lega, di colpire così duramente gli interessi della Nazione.

Oppure, per fare un altro esempio, forse di più immediato effetto, voi, senatori del PdL e della Lega, starete nella cronaca di questa crisi come quelli che volevano approfittarne per imporre ai terremotati dell'Abruzzo di pagare tra cinque mesi il 100 per cento delle imposte sospese dopo il terremoto, mentre il Governo ci starà come quello che, alla fine, si sarà convinto che questa è pura follia e vi avrà messo in qualche modo rimedio. Verrebbe da dire: contenti voi!

Forse però è più utile porci una domanda: cosa spiega il ricorso ad una scelta così umiliante per l'istituzione Senato e le persone stesse dei singoli senatori della maggioranza da parte del Governo? Ad essere sincero, non credo che il generale agosto vi entri granché. Anzi, la minaccia del generale agosto sarà più grave tra 15-20 giorni, quando si tratterà di convertire l'annunciato decreto "correggi disastri". Spiega molto di più secondo me, rispetto al generale agosto, la politica.

Non so se sia già finita la luna di miele tra Governo e Paese. Purtroppo, per la verità, non lo credo. So per certo, però, che su due temi - politica estera e politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno - stiamo assistendo da settimane ad una seria incrinatura del rapporto tra Popolo della Libertà e Lega e ad un relativo, ma significativo indebolimento della leadership di Berlusconi.

Ecco perché il Governo ha avuto paura di tornare alla Camera e forse ha addirittura paura di aprire a qualche modifica qui al Senato. I numeri delle recenti votazioni alla Camera giustificano questa paura. Ma sono i numeri sulla gestione del FAS. (Fondo per le aree sottoutilizzate), finalmente resi noti ieri dal Governo, anche grazie alla nostra insistenza nelle Commissioni 5a e 6a del Senato, a dare conto del fondamento delle contraddizioni che si stanno aprendo nella maggioranza.

I numeri che citerò sono tutti relativi alla competenza giuridica, perché sulla cassa il Governo ha formalmente dichiarato di non poter dare informazioni al Parlamento. Torno così a dire che a mio giudizio, in questo momento (ecco cosa spiega tutto questo andirivieni di cifre inconcludenti che si pubblicano sui giornali in questi giorni) sotto il profilo della cassa, la gestione prevede 370 milioni di euro e non un euro in più. Quindi, siamo praticamente ad aver azzerato le disponibilità di cassa sul Fondo per le aree sottoutilizzate.

Comunque, parliamo della competenza giuridica. Sto citando i numeri della Nota del Governo depositata ieri ufficialmente alle Commissioni 5a e 6a del Senato: dotazione definitiva del Fondo aree sottoutilizzate: 52,7 miliardi di euro (e non 54, come scrivono tutti giornali); programmi di interesse regionale: 27 miliardi di euro. Questi sono i programmi delle Regioni da finanziare; qui il Governo svolge una funzione di mero coordinamento, ma questi sono soldi delle Regioni, dei programmi regionali. Qui il Governo non concede nulla, signor Sottosegretario, non toglie nulla per la banale ragione che non può né concedere né togliere, perché non sono soldi suoi. Può - e deve, a mio giudizio - svolgere rispetto al passato (ciò vale per tutti i Governi, e non solo per questo ovviamente) una più forte azione di coordinamento, di concentrazione degli obiettivi, di coordinamento interregionale. Ma sono soldi delle Regioni.

Per i programmi gestiti dalle amministrazioni centrali il FAS prevede (competenza giuridica) 25,4 miliardi di euro. Qui, sì, decide il Governo, con un vincolo di legge: l'85 per cento deve essere allocato al Sud. Non perché lo dice il senatore Morando, ma perché lo dice la legge. Solo il 15 per cento può dare luogo a spese che si allocano fuori dall'obiettivo convergenza.

Proseguendo nella lettura della Nota del Governo (non sto dicendo niente di inventato dal sottoscritto), si dice che questi 25,4 miliardi sono stati così allocati: Fondo infrastrutture, 12,3 miliardi; Fondo per gli ammortizzatori sociali (Fondo sociale), 4 miliardi; Fondo strategico per l'economia reale, 9 miliardi. Del Fondo strategico, 4 dei 9 miliardi sono stati allocati per finanziare l'intervento sul terremoto in Abruzzo. Lo sottolineo per dire che, per la prima volta nella storia delle calamità naturali di questo Paese, la solidarietà del Paese a favore dei terremotati è interamente a carico delle popolazioni del Mezzogiorno. Forse bisognerebbe almeno dire loro grazie! (Applausi dai Gruppi PD e IdV). Forse almeno un grazie glielo dovremmo a quelle popolazioni, che sono quelle che stanno peggio in Italia ed alle quali abbiamo messo a carico integralmente la solidarietà nazionale per l'intervento post‑terremoto.

Bene, 4 miliardi per l'Abruzzo. Il resto, tra decreti e delibere del CIPE, è stato allocato in modo tale che restano da allocare 2 miliardi di euro. Ripeto, sto leggendo la Nota del Governo: si tratta di 2,1 miliardi. Ho visto questi numeri e ho sentito che ieri il Presidente del Consiglio ha detto che il prossimo piano per il Sud sarà chiamato «piano Berlusconi». Lo annuncia «Il Messaggero» di oggi: «I miei vogliono sia intitolato a me», ha detto il Presidente del Consiglio.

Vedete, colleghi, questa personalizzazione dei fondi e dei piani (non sto parlando di piatti di cucina, sono proprio i fondi e i piani importanti) non è stata una sorpresa per noi della Commissione bilancio, perché la Nota del Governo sul FAS, cui ho già fatto riferimento, chiama il Fondo infrastrutture - non sto scherzando, è proprio scritto così - "Fondo Matteoli", il Fondo per gli ammortizzatori sociali "Fondo Sacconi" ed il Fondo strategico "Fondo Letta". La sorpresa, quindi, non è nostra, perché avevamo già appreso di questa nuova toponomastica (non so come definirla) dei fondi. La sorpresa sarà quella del presidente Berlusconi, quando apprenderà che il Fondo Matteoli è dotato di 12,3 miliardi di euro, il Fondo Letta di 9 miliardi di euro ed il Fondo Sacconi di 4 miliardi di euro, mentre il suo, il Fondo Berlusconi (nuovo conio), potrà essere dotato, al massimo, di 2 miliardi. Non vorrei essere nei panni di colui che nelle prossime ore dovrà andarglielo a dire.

Questa è la realtà dei fatti: altro che "Ora i soldi e i piani per il Sud"! Lo dice il Governo, non il senatore Morando: ora i soldi per il Sud sul FAS non ci sono più, perché sono stati spesi per fare altro. Il problema è che chi è stato zitto ed ha avallato le scelte che hanno condotto a questo esito potrà oggi meritarsi forse qualche titolo di giornale del chiacchiericcio politichese che caratterizza il confronto politico in Italia, ma non avrà modo di recuperare il danno che ha contribuito a provocare.

Infine, ho visto che il Ministro dell'economia, anche al fine di non parlare dei numeri del Fondo per le aree sottoutilizzate, che sono effettivamente piuttosto imbarazzanti, ha rilanciato la Banca per il Sud. Mi chiedo, vi chiedo, e chiedo anche al Ministro dell'economia: ma si può costruire dal nulla una banca (approfitto di avere di fronte, come interlocutore, il senatore Dini, che certo di queste cose ne sa più di me), quando le banche del mondo sono l'epicentro della più grande crisi finanziaria di questo dopoguerra? La risposta, dal mio punto di vista, è scontata: no, non si può. Lasciamo perdere quindi la propaganda e proviamo a fare un discorso serio sul problema della Banca del Mezzogiorno.

Il Sud, cari colleghi, la sua banca ce l'ha già, ed è sua davvero, non deve essere creata: è un'azienda di credito inserita in uno dei più grandi gruppi bancari europei, cioè Intesa‑San Paolo. Quella banca si chiama Banco di Napoli. Ha ritrovato il suo nome, la sua originaria ragione sociale, ma ora, nel rispetto dell'appartenenza ad un grande gruppo nazionale, deve davvero diventare la banca regionale del Mezzogiorno continentale. Una vera banca capace di agire nel retail, nel corpo rete e nella gestione del sistema dei pagamenti.

Il Banco di Napoli non è, e non può restare semplicemente, una delle 22 banche locali della rete di questo grande gruppo, il principale italiano. Il socio di controllo del Banco dovrebbe dunque aprire il capitale agli attori economici locali, favorendo la diffusione dell'azionariato tra famiglie e imprese, riportando in prospettiva in Borsa il titolo del Banco. La stessa Fondazione Banco di Napoli dovrebbe rientrare nel novero degli azionisti, indicando, anche simbolicamente, che è finita una stagione di penalizzazione delle realtà locali e ricostruendo un legame oggettivo con un passato che, a questo proposito, affonda le proprie radici nella stagione dei governi del Mezzogiorno degli Aragona, nel secolo XV.

Il Governo deve dunque smettere con la propaganda facile e utilizzare, anche a questo proposito, la forza di persuasione, non solo morale, che oggi ha nei confronti del sistema delle banche, e certamente anche nei confronti del Gruppo Intesa, per agire in questa direzione. Sarà un modo per tentare di passare, dopo un anno di facile propaganda, ad affrontare i problemi, che sono difficili, che questo Governo ha semplicemente rinviato nel tempo venendo in questa sede a chiederci la fiducia, che certamente noi non gli concederemo, su un decreto che non incide sulla realtà economica e sociale del Paese e che merita il nostro giudizio negativo. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lusi. Ne ha facoltà.

LUSI (PD). Signora Presidente, onorevole Sottosegretario, siamo oggi qui a discutere della fiducia al Governo. Ieri discutevamo del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, e della sua conversione in legge. Signor Sottosegretario, lei lo ricorderà, visto che, verso la metà del pomeriggio, ha fatto una sintesi del dibattito tenutosi nelle Commissioni riunite 5ª e 6ª.

Stiamo ragionando di un testo importante, anche se voi lo avete ancora una volta blindato, impedendo al Parlamento di poter cooperare, maggioranza e opposizione insieme, per la costruzione di una buona legge, visto che di fatto stiamo parlando di una legge finanziaria. Stiamo parlando della vostra politica economica, che definirei un po' spezzettata, perché, come lei ci potrà confermare, illustre rappresentante del Governo, state facendo una politica economica articolata in vari provvedimenti - sette per la precisione, di cui quattro li avete definiti anticrisi - negli ultimi otto mesi.

Stiamo discutendo di un decreto importante, di una vera e propria manovra di finanza pubblica, visto il collegamento al DPEF. Stiamo discutendo in una condizione in cui siamo passati dal ricevere, martedì, il provvedimento licenziato dalla Camera a oggi, che è venerdì, avendo già esaurito il dibattito in Commissione, il voto sugli emendamenti e ora siamo sulla fiducia, e non più sul testo del decreto-legge n. 78.

Perché tutto ciò? Perché vi trovate in una condizione difficile, che è quella di chi, non sapendo più dove trovare i numeri esatti per le promesse che ha fatto ai cittadini italiani e dovendo provare in un qualche modo a mantenerle, comincia a salire, ad arrampicarsi sugli specchi, quando invece avete una strada facile da seguire. Devo dire che in ciò vi abbiamo aiutato, perché più di un mese fa abbiamo licenziato in quest'Aula un provvedimento molto importante, che forse passerà alla storia, insieme a quello sul federalismo fiscale, tra quelli più importanti di questa legislatura: la riforma della legge 5 agosto 1978, n. 468 (la cosiddetta legge di contabilità). Voi, invece di andare alla Camera e accelerare la trasformazione in legge di quel disegno di legge licenziato in questa sede in modo ampiamente bipartisan da maggioranza e opposizione, lo avete bloccato alla Camera. Perché lo avete fatto? Perché, invece di stare qua a discutere l'ultimo DPEF, ci metterete in condizione di non discutere il prossimo Documento di finanza pubblica (come si chiama nel nuovo testo di riforma della legge n. 468), ma ci obbligherete di nuovo a stare su questo pezzo?

Voi ci obbligherete perché non avete risolto le vostre contraddizioni interne, e cioè quella famosa necessità di trasparenza dei conti pubblici che per 21 mesi vi abbiamo sentito criticare, dicendo che in realtà noi avevamo molti più soldi da parte che non volevamo tirare fuori e utilizzare per le esigenze della crisi, salvo poi dire, improvvisamente, da un mese all'altro del 2008, che non c'era più il famoso tesoretto per il quale noi impropriamente litigavamo come matti invece di prendere le scelte serie.

Se parlo del tesoretto e della trasparenza è perché vi siete bloccati alla Camera su un problema che è di piena trasparenza. Infatti, avete bloccato quella mediazione positiva, di alto livello qualitativo che in Senato è stata raggiunta per creare un ufficio centrale dei conti, un luogo tecnico e tecnologico dove gli Uffici studi di Camera e Senato, insieme alla Ragioneria, potevano far diventare questo Paese il fiore all'occhiello delle riforme e della capacità del Parlamento di interloquire da una posizione di pari conoscenza con il Governo. Quella mediazione voi l'avete bloccata per un problema di trasparenza dei conti, mantenendo tutti i numeri in possesso della Ragioneria e non mettendoli a disposizione del Parlamento.

Ora ci troviamo a svolgere un dibattito sulla questione di fiducia perché questo decreto era blindato tre giorni fa ed è più blindato oggi. Ieri ci avete in qualche modo fatto capire che, se avessimo ragionato in modo costruttivo nelle Commissioni riunite, probabilmente non avreste posto la fiducia.

Signor Sottosegretario, ha idea di quante ore abbiamo impiegato per votare 270 emendamenti? Noi le abbiamo contate: tre ore e 40 minuti. Cosa giustifica questa vostra apposizione della fiducia? Quale preoccupazione avete, se non un problema netto di presenza dei senatori della maggioranza, visto che alla Camera, nell'arco di 24 ore, siete passati da una maggioranza nominale di 100 voti in più ad una effettiva di 35, ma nell'ultima votazione avete ottenuto la maggioranza, se non ricordo male, con 12 voti di scarto tra la vostra attuale maggioranza e l'attuale opposizione? Se il problema è questo, allora ditelo che non riuscite più a tenere la maggioranza perché le vacanze sono più importanti della manovra finanziaria; avremmo così finalmente qualche dubbio che la vostra granitica schiera potrebbe in qualche modo bloccarsi.

Vi è di più. Nel corso del dibattito di ieri si presenta improvvisamente l'uomo forse più autorevole di questo Governo dopo il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'economia e delle finanze. Immaginavamo venisse a dirci qualcosa in ordine ad un provvedimento normativo, cioè a un nuovo decreto-legge che dovrebbe modificare parti del decreto-legge al nostro esame (non mi soffermo su questo, perché potrei perdere minuti preziosi; del resto, lo ha già fatto molto meglio di me il senatore Morando). Invece no, questo Ministro, da tutti chiamato genio (ed effettivamente è una mente molto lungimirante) viene a dirci tre cose.

La prima: scopriamo da ieri, signor Sottosegretario, che l'oro della Banca d'Italia non è più della Banca d'Italia, ma è degli italiani. Se così fosse, da domani io, insieme a coloro che fossero interessati, potremmo presentarci allo sportello a ritirare la nostra quota di proprietà dell'oro depositato presso la Banca d'Italia. Mai avevamo sentito in un'Aula parlamentare di questo Stato democratico una baggianata simile. Invece l'avevamo sentita in un altro Stato: si chiama Argentina, un certo Paese dell'America Latina dove, in assenza dello Stato di diritto, si susseguono populisti che generano Governi di transizione e che mandano in default le casse dello Stato, oltre ai risparmi dei cittadini. Speriamo che questa non sia un'anticipazione di quello che è già accaduto in Argentina.

La seconda cosa che ci dice il Ministro dell'economia e delle finanze - che non ci parla dei quattro punti che qualcuno una volta chiamava i quattro puntini neri (ma è una storia che forse alcuni di noi conoscono, altri no), che dovrebbero essere modificati nell'attuale decreto-legge in conversione, su cui avete posto la fiducia - è che sul terremoto ha già parlato lei, Sottosegretario, e che sulle altre questioni non c'è nulla da dire. Allora chiediamo: che cosa è venuto a fare ieri il Ministro dell'economia e delle finanze? Eppure, entrava per la seconda volta in quest'Aula per dire qualcosa di importante. È venuto a dirci che l'oro della Banca d'Italia, non è della Banca d'Italia, ma è degli italiani? Ha fatto un'ulteriore operazione nei confronti della Lega? Ha fatto un'operazione di raccordo e di chiarezza? Che cosa ha voluto fare con quel passaggio?

Vede, signor Sottosegretario, siamo abituati non ad interpretare, ma a leggere almeno ciò che è evidente, e poi certe volte anche a fare dei retropensieri, ma non in questo caso.

Siamo arrivati ieri sera finalmente a votare gli emendamenti nelle Commissioni riunite, non senza qualche difficoltà da parte vostra: i due relatori non erano presenti, abbiamo dovuto aspettare un bel po' prima che arrivassero, addirittura uno si è presentato - lo dico bonariamente, ovviamente - dicendo che non era stato avvisato. Eppure noi eravamo qui in massa, fermi ad aspettare che voi raggiungeste il vostro numero per poter cominciare a votare. Grazie all'insipienza di alcuni colleghi di questa opposizione, non vi abbiamo mandato sotto nelle prime tre votazioni, visto che mancavano uno dei nostri senatori e due di un altro Gruppo dell'opposizione. Se fossimo stati tutti presenti, oggi probabilmente ci troveremmo ad esaminare un testo del vostro decreto‑legge blindato, su cui chiedete la fiducia, diverso da quello licenziato dalle Commissioni bilancio e finanze del Senato. (Commenti del senatore Lannutti).

Abbiamo chiesto di spiegare alcuni aspetti, ma non lo avete fatto. E non è che non lo avete fatto solo ieri, Sottosegretario: non lo fate mai! Voi non spiegate mai i problemi che vi poniamo, non vi impegnate nemmeno a dire che sono baggianate. Voi cambiate completamente argomento e tendenzialmente non rispondete oppure letteralmente parlate di altro (si parla di alfa e voi parlate di omega). È diventata una vostra abitudine quella di comunicare al Paese le non risposte a chi prova umilmente a fare il proprio dovere in queste Aule del Parlamento per poter trasferire ai cittadini un minimo delle cose importanti che si vogliono fare nell'interesse pubblico. Voi invece non rispondete mai.

Vi abbiamo fatto domande chiare sullo scudo fiscale, chiedendovi per quali ragioni avete deciso di attivare una misura così importante, giustificandola inizialmente con la motivazione di trovare risorse per l'Abruzzo; invece poi sostenete che ci ricaverete poco e anzi non si sa bene a cosa debba servire, visto che le entrate genericamente identificate in circa 3-3,5 miliardi di euro dovrebbero servire per la manovra.

Avete innovato in materia di giudizio di responsabilità sulla Corte dei conti. Ieri vi abbiamo posto dei problemi nei luoghi in cui si esaminano pacatamente le questioni - come ci dite voi - e patentemente, come il presidente Azzollini e il presidente Morando amano dire, vi abbiamo spiegato che c'erano dei risvolti di legittimità costituzionale chiari come il sole di fronte al fatto che un amministratore non è condannabile, mentre lo è un dipendente dell'ente locale. Vi abbiamo anche fatto notare che per un dipendente, laddove si sia chiuso un procedimento in sede di primo grado con una condanna, ancorché non definitiva, non si applica quanto disposto dal vostro articolo 17, comma 30-ter; invece, per chi ha un procedimento in atto cambia tutto.

Vi abbiamo posto un problema riguardo all'Abruzzo, quel tema che annoia tanto alcuni colleghi della Lega. Infatti, perché a differenza di lei, signor Sottosegretario, che è una persona che si fa domande e si dà giuste risposte, molti altri suoi colleghi non lo fanno. Per l'Italia, a parte la Regione Abruzzo e qualche soggetto che se ne interessa, il terremoto non c'è più, perché voi continuate a parlare di cose positive e risolte. Avete aperto un budello di strada per tre ore e avete detto di aver riaperto il centro storico, mentre dentro c'è il vuoto cosmico. Anzi, può chiedere cortesemente al ministro Maroni di riattivare le pattuglie notturne di forze dell'ordine (non ronde private) che evitavano lo sciacallaggio, visto che da alcune notti volano le bottiglie di vetro in quella città? (Applausi della senatrice Donaggio) Dove sono le forze dell'ordine? Mi risulta che a settembre verranno via tutte le forze aggiunte dal mese di aprile: perché, è cambiato qualcosa? Abbiamo ridato vita a quella città? Niente. Su questo e su altro, signor Sottosegretario, voi non rispondete.

Non rispondete sulla questione delle imposte. Lei sa personalmente quanto io la stimi, quindi mi sto rivolgendo al rappresentante dell'Esecutivo e non all'onorevole Giorgetti. Noi abbiamo presentato un ordine del giorno che è cosa semplice, e lo avete accolto all'unanimità alla Camera. Questo ordine del giorno non fa riferimento a nient'altro che a tutte le cose che voi avete erroneamente scritto in merito alla restituzione delle imposte, per i motivi che ormai sappiamo. Avete chiesto agli abruzzesi una restituzione del 100 per cento in 24 mesi, mentre nel resto d'Italia la restituzione è avvenuta solo per il 40 per cento e in 120 mesi, 10 anni dopo il fatto drammatico. Vi abbiamo chiesto di correggere questo punto nel primo decreto‑legge con cui avreste modificato quello oggi in esame e voi - per il suo tramite, in rappresentanza dell'Esecutivo - venite a dirci che, sì, lo modificherete, ma non nel prossimo decreto-legge, bensì in uno chissà quando.

Perché mai, signor rappresentante del Governo, non spiegate il motivo della differenza e dell'errore, e perché prima prendete una decisione con un'ordinanza, poi la fate diventare legge, inserendola in un decreto-legge in conversione, e poi ancora dite che con un'ordinanza cambierete la legge che oggi state convertendo? Avete rivoluzionato anche le fonti di diritto?

Ciò nonostante, le immagini della televisione non danno la possibilità di spiegare tutto questo, ma fanno vedere che ieri il presidente del Consiglio Berlusconi ha messo una bandiera su un tetto. Perché non dite che state realizzando solo 3.500 alloggi, in cui andranno dalle 13.500 alle 15.000 persone? Perché non dite dove andranno le altre 65.000 persone? Perché non dite che nei 54 Comuni del cratere (visto che ora sono 55, compresa L'Aquila) non state realizzando niente? Perché non rispondete ai Sindaci che vi riconsegnano la fascia - e non sto parlando di Cialente, ma dei Sindaci dei piccoli centri - e non realizzate nulla di quello che sbandierate e che dite di aver fatto? Perché non parlate della droga nei campi e delle scuole che non riaprite? Avete aperto una tenda un mese dopo il terremoto e avete detto che avevate aperto tutte le scuole. Perché non dite che la gente non rientra nel proprio Comune perché deve iscrivere i figli nella scuola sulla costa e per farlo deve lavorare lì, deve stare vicino ai propri figli e non rientrerà più dentro L'Aquila? Perché non spiegate queste cose?

Perché non modificate in questo decreto-legge, o nel prossimo che correggerà questo, le cose che avete sbagliato? Non sapete più come rispondere: avete sbagliato la prima volta, avete illuso gli italiani e ora non riuscite ad ammettere che quella illusione non c'è più. Ma arriverà un giorno, come per tutti, signor Sottosegretario, com'è arrivato per noi e per la nostra maggioranza, che è crollata sotto inutili litigi andati avanti per 21 mesi, in cui anche le vostre mancate verità verranno alla luce e sarà un giorno di chiarezza per tutti. (Applausi dai Gruppi PD, IdV e del senatore Fosson).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lannutti. Ne ha facoltà.

LANNUTTI (IdV). Signora Presidente, mi autodenuncio subito come uno tra quegli insipienti che ieri sera in quest'Aula non hanno voluto avallare la consueta sceneggiata e la solita farsa, messa in atto in occasione del voto di fiducia. Lo dico per amore della verità: intorno alle ore 22 ho preferito abbandonare i lavori delle Commissioni riunite.

Detto questo per precisione, di fronte ad una crisi economica che si aggrava, anche per l'OCSE (con una flessione del PIL del 5,5 per cento nel 2009 e i disoccupati che arriveranno a due milioni secondo i dati ISTAT), il Governo ha partorito un decreto anticrisi - sul quale, mortificando la funzione parlamentare, ha chiesto il ventitreesimo voto di fiducia - che non affronta i nodi reali del Paese, ma continua a strizzare l'occhio ai suoi sodali, quali banchieri, assicuratori, Confindustria, monopolisti elettrici e del gas, cartelli organizzati, evasori, riciclatori e faccendieri, con i quali continua ad andare a braccetto.

Mentre secondo tutti gli indicatori economici l'uscita dalla crisi non sarà breve né indolore, il Governo continua a professare ottimismo di facciata, sperando che «passi la nottata», appioppando patenti di catastrofismo a tutti coloro che osano dissentire. Non ci sono solo i dati OCSE a confermare l'irrilevanza delle misure stanziate in funzione anticrisi, pari a percentuali microscopiche del PIL, ossia 85 milioni di euro nel 2009, 2.102 milioni nel 2010 e 2.469 milioni nel 2011, contro una media del 3,9 per cento del PIL dell'area OCSE.

Ci sono anche altri dati che misurano la profondità della crisi, come le sofferenze bancarie, che hanno raggiunto il record di 46.398 milioni di euro ad aprile (1.631 in più di marzo 2009), con un rapporto tra sofferenze nette e patrimonio di vigilanza pari ad oltre il 9 per cento, quasi un punto in più sul 2008. C'è ancora incertezza sull'impatto della recessione e sulle sofferenze, come ha detto Bini Smaghi, membro della BCE. Il sistema bancario - ha aggiunto - non riesce ancora a finanziarsi a medio lungo termine, perché la fiducia del mercato non è stata ristabilita. Il rischio è che quando l'economia si stabilizzerà e mostrerà segni di ripresa, il sistema bancario non sia pronto a sostenerla, perché se non riescono a trasferire l'ingente liquidità al sistema delle imprese, significa che la loro posizione patrimoniale non è a posto: queste sono le parole della Banca centrale europea.

Per non parlare dei crediti incagliati che, seppur non rilevati statisticamente, possono ammontare a 100 miliardi di euro. Per non parlare delle cartolarizzazioni: nel 2008 gli attivi ceduti dai principali gruppi bancari italiani nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione sono triplicati, da 40 a 120 miliardi di euro.

Queste operazioni hanno avuto ad oggetto in prevalenza mutui e crediti commerciali. A questa attività si somma quella realizzata attraverso le prime operazioni di emissione di covered bond da parte di banche italiane per un ammontare complessivo di 6 miliardi di euro. Insomma, la crescita delle cartolarizzazioni ha determinato un aumento delle esposizioni - da 70 a 130 miliardi - mentre le operazioni di dubbia esigibilità, impacchettate quasi come i subprime e date in garanzia alla BCE a fronte della concessione di liquidità, continuano ad aumentare.

Nel decreto anticrisi vi sono pochissime misure condivisibili, come la penale sui mutui, nel caso in cui la surroga non si perfezioni, o come i tempi certi per ricevere bonifici e assegni circolari. È infatti un decreto contraddittorio, che fa finta di combattere l'evasione con la possibilità di accedere a dati e informazioni della Banca d'Italia, della CONSOB e dell'ISVAP, ma subito introduce lo scudo fiscale e la tassa sull'oro, prevedendo che le plusvalenze derivanti dall'oro e da altri metalli siano tassate al 6 per cento. Non era meglio dismettere oro e riserve della Banca d'Italia, così come hanno fatto tutti gli altri Paesi dell'eurosistema da tempo, appostando il ricavato alla riduzione del debito pubblico?

È un decreto ingiusto, perché in ossequio ai desiderata dei banchieri, fa risorgere la commissione di massimo scoperto, ponendo il tetto dello 0,50 per cento trimestrale, il che significa 2,02 per cento su base annua, anche sugli sconfinamenti. Un'altra questione riguarda la svalutazione dei crediti in sofferenza, un altro regalo alle banche, che sale infatti dallo 0,30 allo 0,50 per cento. Inoltre, viene ridotto da 18 a 9 anni il periodo in cui è ripartita la deduzione della quota che supera tale tetto. Meno male che il Ministro dell'economia sostenne qualche mese fa, in Commissione finanze, proprio qui al Senato, che «I banchieri che sbagliano o vanno in galera o vanno a casa». I banchieri, a distanza di mesi, ancora tutti in carica ed a piede libero, continueranno a percepire il "pizzo" sulla commissione di massimo scoperto. Se il presidente dell'ABI Corrado Faissola spera "nella sensibilità del Parlamento" in merito al maxiemendamento, basta un'alzata di sopracciglio, come era abituato a fare l'ex Governatore di Bankitalia, che subito vengono blindati i desiderata dei banchieri.

Nei giorni scorsi, Governo e maggioranza avevano dato in Commissione bilancio parere favorevole all'emendamento firmato dall'onorevole Borghesi dell'Italia dei Valori per l'introduzione nei contratti di credito di un formidabile indicatore, il saggio di interesse annuo effettivo globale (SIAEG), che avrebbe imposto alle banche trasparenza informativa a favore delle piccole e medie imprese e dei cittadini ed effettiva concorrenza tra gli istituti di credito. Il cittadino o il piccolo imprenditore che si fossero presentati in banca per chiedere un prestito avrebbero ricevuto il tasso reale applicato, comprensivo di qualunque tipo di costo, spesa o commissione. Sarebbe stato uno strumento innovativo e rivoluzionario, ma questa cosa è stata cancellata la mattina dopo.

Inaccettabile lo slittamento di un anno, ossia fino al 1° gennaio 2011, del divieto di commercializzare i sacchetti di plastica.

Vergognoso - e lo abbiamo detto - il lodo Bernardo, che lega le mani alla Corte dei conti e che per fortuna sta per essere corretto - ci auguriamo - da un altro decreto, previsto prima ancora che la legge che stiamo discutendo entri in vigore. In quel lodo, segnalato anche dalle procure regionali della Corte dei conti che esercitano l'azione per il risarcimento del danno, è scritto che la Corte potrà perseguire il danno erariale «di uno degli organi previsti dall'articolo 114 della Costituzione», il che significa restringere l'area dei soggetti indagabili e tirar via d'un colpo municipalizzate, enti mutualistici, comunità montane, e perfino la Banca d'Italia. Come ogni buona legge ad personam, anche il lodo Bernardo si applica ai processi in corso.

Incomprensibile l'articolo 17, comma 2, che autorizza Lazio, Campania, Sicilia e Molise a ristrutturare le operazioni in derivati, predisposto da quello stesso Ministro che, dopo averli autorizzati nella finanziaria del 2001, ha definito questi strumenti la peste del XXI secolo. Dopo aver accertato che gli enti locali sono stati frodati e soffocati da 35 miliardi di debiti in derivati - dove è il banco che vince sempre - dopo le inchieste di decine di procure e la chiusura delle indagini da parte del pubblico ministero Alfredo Robledo che indaga sulla ristrutturazione dei debiti del Comune di Milano, dove alcune primarie banche hanno lucrato ulteriori 100 milioni di euro addossati alla collettività con manager che, dopo aver guadagnato 3,4 milioni di euro l'anno secondo sistemi incentivanti fraudolenti, ne facevano vanto, come risulta dalle intercettazioni depositate, addirittura dandosi appuntamento a cena per festeggiare a champagne, si consentono queste operazioni?

Tutta l'Italia dei Valori ha espresso la sua netta contrarietà sullo scudo fiscale, operazione di riciclaggio di Stato che ripulisce nella grande lavanderia statale i soldi frutto di attività illecite, esportati nei paradisi fiscali e negli Stati canaglia, con una lieve sanzione del 5 per cento, in forma anonima. Lo scudo fiscale, come hanno scritto giornalisti attenti e con la schiena dritta, sarà l'apoteosi di furbetti e furboni di ogni categoria: migliaia di evasori grandi e piccoli, gli stessi che hanno nascosto oltre frontiera il tesoro di famiglia, si preparano a cavalcare il condono gentilmente concesso dal Governo Berlusconi. Prima hanno evaso il fisco e adesso sono pronti ancora a truffare lo Stato. In altre parole, imprenditori, professionisti, finanzieri e manager faranno la cresta sui soldi che tornano in patria, sfruttando le norme che regolano il rimpatrio del denaro nero.

È tutto facile, facilissimo, con un rischio minimo e un guadagno garantito: è già successo tra il 2000 ed il 2003, all'epoca dei primi due scudi, come confermano a mezza voce e senza fare nomi anche i custodi della caverna di Ali Babà, per usare la metafora del Ministro dell'economia, ovvero banchieri, avvocati d'affari, fiduciari svizzeri e vari faccendieri, che da tempo si stanno attrezzando per far fronte alle richieste dei loro clienti. Proliferano i giochi di sponda estero su estero, alimentati con i prestiti di banche compiacenti, e le valutazioni gonfiate dei beni patrimoniali (case, gioielli ed opere d'arte): insomma, è come dire che lo Stato rinuncia ad ogni pretesa su quei soldi; si tratta di un vero condono tombale, un'offerta che non si può rifiutare.

Ma nel G8 dell'Aquila non era stata concordata la lotta ai paradisi fiscali e agli Stati canaglia, insieme a quelle regole pomposamente definite legal standards, per offrire trasparenza, princìpi etici e legalità? Se l'evasore dovesse possedere fondi neri in Italia, ma non avesse ancora trovato il tempo e il modo di trasferirli all'estero, può farsi prestare i soldi su un conto estero per un importo pari a quello nascosto in Italia e poi riportare il tesoretto in Italia sfruttando lo scudo, senza svelare all'erario il reale ammontare del capitale rimpatriato. I margini di manovra sono ancora maggiori quando l'operazione di rientro riguarda attività non finanziarie (come case e, soprattutto, gioielli ed opere d'arte).

Voglio ricordare che altri Paesi hanno varato questa norma (come la Germania e gli Stati Uniti), ma non ci sono né la forma anonima né lo Stato che fa il riciclaggio del frutto di proventi che non si sa da quale destinazione vengano. Questo è uno schiaffo anche alla povera gente, alle piccole botteghe artigiane o a quei baristi che aprono i loro locali la mattina presto: diciamo sempre che bisogna fare la lotta all'evasione fiscale e rilasciare le ricevute fiscali, ma qualora essi non dovessero rilasciare uno scontrino per pochi euro si vedono chiudere i loro esercizi commerciali.

Questo è il Governo, signor sottosegretario Giorgetti: ci complimentiamo con voi, signori della maggioranza e del Governo, per il vero capolavoro del decreto anticrisi; scudate e riciclate i capitali come ulteriore forma di condono tombale, facendo pagare una penale del 5 per cento - al contrario dei BOT, dei BTP e dei CCT, che pagano una ritenuta del 12,5 per cento - spremendo, al contrario, i contribuenti onesti, ai quali addossate un insostenibile peso fiscale, pari al 43,4 per cento, tra i più alti dei Paesi OCSE.

La relatrice Bonfrisco questa mattina ha detto che vi potrebbe essere addirittura una riduzione della pressione fiscale, mentre in realtà aumenta, e neanche quei Ministri che voi avete giudicato dei vampiri hanno portato la pressione fiscale ad un livello così elevato.

Mettete la mordacchia alla Corte dei conti che non potrà più indagare per danno erariale; regalate i soldi ed una scialuppa di salvataggio ai banchieri amici, con i quali continuate ad andare a braccetto e che potranno continuare indisturbati a frodare i risparmiatori ed a strozzare la clientela e le piccole e medie imprese, elargendo al contrario fior di finanziamenti dopo l'abusiva concessione del credito allegramente effettuata da banchieri, che sono diventati vostri amici, quali i Passera e i Profumo, ad amici e sodali come Zaleski e Zunino. Chiedete alle popolazioni abruzzesi con abitazioni e redditi distrutti dal terremoto di pagare tasse ed arretrati a partire dal 1° gennaio 2010, e non esiste ordinanza di protezione civile che possa rassicurarci.

Noi senatori dell'Italia dei Valori continueremo a denunciare, nel Parlamento e nel Paese, tutta l'inadeguatezza di una manovra economica e di un decreto-legge anticrisi che, come al solito ispirati ad un Robin Hood alla rovescia, o meglio al Principe di Valacchia, finiscono per avvantaggiare i ricchi continuando ad impoverire i lavoratori, le famiglie, le piccole e medie imprese, la povera gente. (Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Fosson. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ranucci. Ne ha facoltà.

RANUCCI (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghi, è ormai da molto tempo che il mondo dell'economia e della finanza, unito alle organizzazioni sindacali, denuncia il grave stato in cui si trovano le imprese italiane. Anche il governatore della Banca d'Italia Draghi ed il presidente della CONSOB Cardia hanno denunciato un forte impoverimento della società italiana. Del resto, i dati dell'ISTAT stimano in 8 milioni gli italiani che versano in una condizione di povertà.

Un'attenta e obiettiva osservazione della vita economica e sociale del Paese ci fa capire quanto profondo è il malessere. Quindi, bisogna mettere in atto azioni efficaci ed efficienti.

Ricordo che l'ANCI, consapevole della gravità della situazione generale nella quale versano i Comuni e a garanzia delle popolazioni amministrate, aveva rivolto un appello al Governo con il quale chiedeva una serie di interventi urgenti per consentire, in deroga al Patto di stabilità interno, l'utilizzo immediato dei residui passivi per la spesa in conto capitale, l'utilizzo degli avanzi di amministrazione per la spesa in conto capitale, l'utilizzo dei proventi derivanti dalla vendita del patrimonio per finanziare la spesa per investimenti nonché la garanzia per la stabilità delle entrate comunali attraverso la compensazione dei tagli ai trasferimenti e la mancata integrale copertura degli interventi sull'ICI.

Il Partito Democratico, con una mozione firmata da 64 colleghi, ha chiesto al Governo, per i molti Comuni e Province che hanno a disposizione risorse economiche libere ed utilizzabili - ricordo solo che nel Lazio si parla di 1,5 miliardi di euro - per finanziare opere già progettate, cantierabili o già cantierate ma ferme a causa dei vincoli posti dal Patto di stabilità, e di adottare provvedimenti legislativi urgenti per garantire le immediate modifiche delle norme attuali che regolano i vincoli. Inoltre, abbiamo chiesto di creare una corsia preferenziale per l'utilizzo dei fondi residui passivi per la spesa in conto capitale, già a disposizione degli enti, da impegnare nella manutenzione dei luoghi pubblici (scuole, reti idriche, edilizia residenziale pubblica), una risorsa che potrebbe veramente tradursi in un volano per la nostra economia. Ad oggi, purtroppo, siamo ancora in attesa che il documento venga calendarizzato per la discussione, con la speranza che la maggioranza ed il Governo vogliano predisporsi all'ascolto e al confronto costruttivo in un momento in cui il Paese chiede coesione sui temi economici senza barriere ideologiche.

Dobbiamo purtroppo prendere atto che, nonostante i numerosi appelli e le tante iniziative parlamentari promosse dal Partito Democratico, il Governo si è sempre rifiutato di prestare ascolto, intraprendendo iniziative legislative che delegittimano il Parlamento nelle sue funzioni, facendo quasi sempre ricorso a modalità poco ortodosse - oggi è l'ennesima riprova - e ad innumerevoli decreti-legge che, come in questo caso, sarà emendato a sua volta da un successivo decreto-legge. Credo che si sia giunti davvero alla farsa.

Voglio ancora ricordare che al fine di scongiurare il collasso delle piccole e medie imprese è stato presentato ed accolto in quest'Aula, a luglio dello scorso anno - dunque non soltanto il ministro Tremonti riesce a guardare oltre l'economia per quanto concerne il futuro - un ordine del giorno per accelerare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni locali nei confronti delle piccole e medie imprese. Ci rendiamo conto che parliamo di una somma tra i 40 e i 50 miliardi di euro non pagati alle piccole e medie imprese? È paradossale: sono le piccole e medie imprese che oggi finanziano lo Stato italiano perché, se quei soldi fossero nelle casse delle imprese, vorrebbe dire che queste potrebbero non rivolgersi alla banche e che, invece, lo Stato avrebbe necessità di pagare: e pagare vuol dire fare cassa. Invece, le imprese sono costrette a rivolgersi al sistema bancario.

Un'altra nota dolente riguarda la politica del turismo, della quale non abbiamo sentito parlare. In questo decreto anticrisi abbiamo invece sentito parlare della detassazione degli investimenti in macchinari. Ma abbiamo forse tutti dimenticato che il turismo, come ha detto il Presidente del Consiglio, è una delle risorse più importanti del nostro Paese? Abbiamo dimenticato che noi vogliamo fare in modo che esso rappresenti il 20 per cento del prodotto interno lordo?

Da ultimo, ricordo la misura del 3 per cento per aumenti di capitale che viene detassato per un importo fino a 500.000 euro. Allora, voi vi rendete conto che un imprenditore prende 500.000 euro, ha una detassazione del 3 per cento (pari a 15.000 euro l'anno) e che questo sarebbe un incentivo. Quei 500.000 euro, depositati in un istituto bancario al 2 per cento, realizzano già circa 10.000 euro l'anno. Tra l'altro, soltanto i singoli, le persone fisiche, possono sottoscrivere un aumento di capitale con questo tipo di detassazione.

Ancora una volta, abbiamo dei temi che hanno anche una buona traccia, ma il cui svolgimento ogni volta è pessimo. Forse non si comprende che bisogna fare atti concreti. Non ci sono i soldi? Diciamolo al Paese. Se non si è in grado di intervenire e di risolvere i problemi concretamente, diciamolo al Paese e agiamo tutti insieme per compiere davvero un salto in avanti verso lo sviluppo economico. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Carlino. Ne ha facoltà.

CARLINO (IdV). Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, noi ci troviamo, per l'ennesima volta, di fronte a un utilizzo anticostituzionale del Parlamento da parte di questo Governo. Vi ricordo, per l'ennesima volta, che l'articolo 81 della Costituzione attribuisce al Parlamento la funzione di indirizzo e di controllo in merito alla destinazione ed allocazione delle risorse pubbliche. Invece, il Governo qui comanda e questa maggioranza ratifica acriticamente. Voi state approvando a colpi di fiducia un provvedimento che sapete già verrà modificato con un decreto correttivo, sconosciuto ai più, che modificherà questo testo. Avete esautorato il Parlamento e lo avete svuotato delle sue prerogative. State facendo carta straccia della nostra Costituzione ma, quel che è peggio, in questo momento di difficoltà state tradendo i cittadini italiani.

I dati presentati ieri dall'ISTAT descrivono un'Italia molto lontana dalle affermazioni ottimistiche del Presidente del Consiglio e di questo Governo. Quei dati dicono che l'occupazione nelle grandi imprese a maggio ha registrato un calo dello 0,3 per cento al netto della cassa integrazione guadagni, un meno 0,2 per cento al lordo della cassa integrazione guadagni, che l'utilizzo della cassa integrazione ha visto un aumento del 10,8 per cento e che, rispetto a maggio 2008, è cresciuto di ben nove punti percentuali.

L'ISTAT fotografa un Paese in ginocchio. I poveri sono quasi 8.780.000, una cifra pari al 13,6 per cento della popolazione italiana, e 2.900.000 sono i poveri assoluti. Il fenomeno è maggiormente diffuso al Sud, con una percentuale pari al 23,8 per cento, dove l'incidenza di povertà relativa è quasi cinque volte superiore a quella del resto del Paese, soprattutto nelle famiglie con due o più figli.

Ma in questo provvedimento, purtroppo, non vi è traccia di risposte al Paese reale. C'è un'assenza totale di misure determinanti per lo sviluppo e la crescita. Il fatto più grave è certamente l'assenza di una politica di sostegno alla piccola e media impresa, al reddito dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie meno abbienti, indispensabile sia per il rilancio della domanda interna e dei consumi, sia per ragioni di equità sociale.

Molte sono le criticità, tante le norme che andrebbero discusse e modificate. Avremmo dovuto, per il bene del Paese, trovare delle soluzioni comuni, invece oggi ci ritroviamo - così come è accaduto in questi giorni in Commissione lavoro per il parere - a discutere con una maggioranza sorda a qualsiasi richiamo. Tutto è già stato deciso altrove; sappiamo che questo provvedimento sarà modificato per esigenze di equilibri di Governo, prima con un maxiemendamento, su cui verrà apposta l'ennesima fiducia, e poi con un decreto correttivo, il tutto in tempi subordinati ad esigenze di chiusura estiva.

L'Italia dei Valori aveva presentato in Commissione emendamenti migliorativi dell'articolo 1, proprio per dare maggior sostegno ai lavoratori in difficoltà. Avevamo proposto, per favorire i contratti di solidarietà, che la retribuzione del lavoratore al quale viene ridotto l'orario di lavoro in seguito a crisi aziendale fosse pari al 100 per cento del salario, e non all'80 per cento, e che l'onere per la disposizione fosse incrementato di 60 milioni di euro per il 2009 e di 120 milioni per il 2010, recuperando come copertura le somme dichiarate e non versate dai cittadini che hanno aderito alle sanatorie fiscali.

Avevamo proposto di implementare l'istituto sperimentale di tutela del reddito, la prima forma di ammortizzatori sociali previsti per i collaboratori a progetto e i Co.co.co, istituita con il decreto-legge n. 185 del 2008, prevedendo una revisione delle condizioni per accedere a tale beneficio ed un'estensione a tutte le forme di lavoro atipico, nonché un incremento dell'indennità dal 10 al 30 per cento. Al contrario, il Governo non solo mantiene tutte le farraginose condizioni e i limiti per l'ottenimento dell'indennità, ma quel che è peggio, con il comma 8‑ter dell'articolo 1, finanzia ulteriormente il Fondo per l'occupazione e la formazione proprio con quei pochi fondi stanziati per l'istituto.

La Banca d'Italia stima che i lavoratori dipendenti o parasubordinati che non hanno diritto ad alcun tipo di ammortizzatore sociale siano circa 1.600.000 e ci ricorda che nelle famiglie in cui sono presenti lavoratori atipici l'incidenza della povertà è stimata al 47 per cento. Queste considerazioni aiutano a capire l'importanza e l'urgenza che avrebbe avuto un intervento a sostegno di questi lavoratori.

Un altro ordine di impegni che il Governo ha completamente disatteso doveva riguardare il recupero del valore reale della cassa integrazione guadagni, che attualmente copre in minima parte la perdita di salario. Essa, all'origine, copriva l'80 per cento del salario; oggi il suo valore si è abbassato al 43 per cento lordo della retribuzione dei lavoratori e l'integrazione è prorogabile solo per un tempo massimo di 12 mesi.

Nel provvedimento, avete previsto la possibilità per i lavoratori in cassa integrazione di allungare la durata dei trattamenti loro riservati e addirittura rimpinguarli fino al 100 per cento del salario solo frequentando corsi di formazione forniti dalla stessa impresa presso cui operavano. Speriamo che ciò che tecnicamente chiamate formazione on the job non diventi sostanzialmente solo job. La misura, inoltre, non migliorerà le opportunità di impiego di quei lavoratori che sono occupati nelle tante imprese in crisi, che probabilmente saranno costrette comunque a chiudere.

Lo stesso vale per il sussidio di disoccupazione, che attualmente spetta a tutti i lavoratori a tempo determinato e indeterminato assicurati presso l'INPS da almeno due anni, che siano stati licenziati o sospesi dal lavoro, e che copre un valore pari al 60 per cento della retribuzione lorda mensile, per i primi sei mesi, al 50 per cento per il settimo e l'ottavo mese, al 40 per cento per i mesi successivi, per un periodo massimo di un anno.

Con questo decreto, il Governo avrebbe invece dovuto implementare le politiche degli ammortizzatori sociali, ricalcolando i costi in base alla realtà economica attuale, per offrire una maggiore equità sociale, attraverso una migliore distribuzione del reddito, a favore delle fasce deboli più esposte alle difficoltà economiche.

Le misure sul lavoro sono concentrate nell'articolo 1, e sono - a nostro avviso - da considerarsi assolutamente inefficaci per affrontare la crisi in atto.

Un altro dei punti davvero critici è quello della regolarizzazione delle badanti che, per quanto in extremis, risolve almeno, anche se solo in parte, le assurde conseguenze del nefasto decreto sulla sicurezza appena votato dal Parlamento, che ha criminalizzato centinaia di migliaia di lavoratori onesti e utili all'economia e alle famiglie, che tuttavia non possono esibire un curriculum lavorativo del tutto regolare ai sensi della legge Bossi-Fini. Ci chiediamo, però, se un lavoratore dell'edilizia, dei servizi di pulizia, di cucina o delle fabbriche abbia meno dignità o utilità per la nostra economia.

Il provvedimento in esame, anche per quanto riguarda la pubblica amministrazione anticipa una serie di norme controverse. Mi riferisco al decreto legislativo n. 82 del 2009, cosiddetto decreto Brunetta, e, soprattutto, all'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego. Certo, una risposta dobbiamo darla alle richieste dell'Unione europea, ma poteva essere realizzata attraverso il meccanismo dei contributi figurativi, riconoscendo il doppio lavoro svolto da chi contemporaneamente ha allevato figli o assistito un parente disabile. Una tale riforma, tra l'altro, avrebbe richiesto un potenziamento dei servizi per l'infanzia e per l'assistenza agli anziani, la cui cura sappiamo essere sempre a carico delle donne. Per questa ragione, l'Italia dei Valori aveva presentato un emendamento volto ad incrementare il finanziamento del Fondo per il sostegno della maternità e a prevedere una serie di norme per il reinserimento delle madri nel mondo del lavoro.

Non condividiamo poi lo spirito di alcune rilegifìcazioni per decreto di materie precedentemente disciplinate dalla contrattazione collettiva, e mi riferisco all'articolo 71 del decreto-legge n. 112 del 2008, sulle assenze per malattia.

Ci sarebbe ancora tanto da dire - ma mi avvio a concludere, visto che il tempo a disposizione è terminato - e da modificare. Visto che comunque ci sarà un decreto correttivo, esorto il Governo ad introdurre in quel provvedimento misure concrete per risolvere i problemi del Paese, per dare respiro e speranze ai lavoratori e alle famiglie in gravi difficoltà economiche, piuttosto che risposte a questioni purtroppo tutte interne alla vostra maggioranza. (Applausi dal Gruppo IdV).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Baio. Ne ha facoltà.

BAIO (PD). Signora Presidente, pongo alcune osservazioni in aggiunta a quelle svolte dai colleghi senatori Morando e Lusi. Credo sia emerso e sia sotto gli occhi di tutti, anche se purtroppo voi su un provvedimento del genere chiedete la fiducia, che la crisi c'è e la conoscono bene soprattutto le famiglie e le imprese.

Infatti, leggendo i dati forniti non dall'opposizione, ma dalle più accreditate istituzioni pubbliche e dagli Osservatori internazionali, quali la Banca d'Italia, l'ISAE, l'ISTAT, il CNEL e il Fondo monetario internazionale, emerge una fotografia a tinte molto fosche: in un anno di Governo Berlusconi è diminuito il prodotto interno lordo (meno 5,2 per cento), sono calate le entrate fiscali, è diminuita l'IVA, si è ridotta la produzione, sono diminuiti anche i prestiti alle piccole e medie imprese, i consumi, il potere di acquisto dei salari, gli investimenti pubblici. È invece cresciuto - e questo è un dato molto preoccupante - il debito pubblico, che si attesta al 115,7 per cento del PIL per quest'anno, e si parla del 118,2 per cento per il prossimo anno: sostanzialmente, in pochi mesi, in meno di un anno, il Governo Berlusconi ha fatto sfumare tutti i sacrifici che, con responsabilità e consapevolezza, il Governo Prodi aveva chiesto agli italiani.

È vero che siamo in una situazione di crisi: finalmente lo riconoscete con piena cognizione di causa anche voi. Credo però che le risposte contenute all'interno di questo decreto non siano quelle giuste, né per le famiglie, né tantomeno per le imprese. Voglio porre l'attenzione in modo particolare alle famiglie e agli interventi che proponete per esse.

Le famiglie sono abbandonate a loro stesse. In particolare quelle più fragili, che hanno al loro interno un anziano parzialmente o totalmente non autosufficiente, un soggetto portatore di handicap o affetto da patologia grave o invalidante. È come se queste famiglie subissero una sorta di tradimento. Il decreto contiene la possibilità di regolarizzare le assistenti familiari, chiamate comunemente badanti. L'emersione del lavoro nero è una scelta corretta e condivisa, sicuramente anche da noi, anzi, sostenuta in modo vigoroso e convinto dal Partito Democratico. Il punto è che voi proponete la regolarizzazione delle assistenti familiari, delle badanti e non invece di tutti i lavoratori che operano sul nostro territorio. Di molti di loro noi conosciamo già i nomi e i cognomi, dove lavorano, ma è come se non esistessero. Vogliamo tenerli nascosti.

Ma se anche ci limitassimo al tema delle assistenti familiari, voglio porvi attenzione particolare, perché questo decreto è inadeguato, non risponde al problema vero del Paese. Sappiamo tutti che la famiglia che assume una assistente familiare non può essere considerata un datore di lavoro. Lo sappiamo tutti che c'è una differenza oggettiva tra lavoro di cura alla persona e lavoro di cura della casa, quindi fra badante e colf. Il lavoro delle assistenti familiari è sicuramente un tassello essenziale e irrinunciabile del nostro welfare familiare. Si può fingere di non conoscere la realtà in cui viviamo, ma oggi sappiamo che in Italia ci sono 700.000 regolari che svolgono questo lavoro, e si stima che ve ne siano altrettanti, o meglio 600.000, quindi poco meno, irregolari.

Guardando però fra le famiglie che vivono nei nostri paesi, si può ipotizzare che di fronte a una badante regolare, ce ne siano almeno due irregolari. Anzi, si dice che tra le persone che svolgono il lavoro di assistente familiare con regolare permesso di soggiorno, quindi persone entrate con un permesso di soggiorno turistico, il 57 per cento svolge il proprio lavoro in nero. Accanto al lavoro nero esiste il lavoro grigio: molte di queste persone denunciano meno ore di quelle effettivamente lavorate.

Questa è la fotografia della realtà. È un'Italia fai da te, che ha generato in un anno la bellezza di 10 miliardi di euro. Quindi, non è un dato economico irrilevante ma consistente. È un pezzo della nostra economia e purtroppo - dico purtroppo perché avremmo voluto tutti che la risposta individuata all'interno di questo decreto fosse quella adeguata - questo decreto non affronta e non risolve tale problema.

Lo dico rivolgendomi al sottosegretario Giorgetti, che rappresenta la forza politica che inizialmente ha provato maggiormente irritazione per questo decreto: ma secondo lei, Sottosegretario, questa parte del decreto, così come è scritto, affronta quel problema che si è verificato durante la precedente regolarizzazione, che ha fatto sì che si creassero delle aziende così anomale ed irregolari - quelle sì, erano irregolari - al punto da regolarizzare più persone in contemporanea e creare una sorta di lavoro del malaffare e non la regolarizzazione di un lavoro onesto, vero e credibile a sostegno delle nostre famiglie? Purtroppo, questo decreto non affronta tali problemi: avremmo voluto che li affrontasse.

Accanto al tema delle assistenti familiari, voglio ricordare un altro aspetto, strettamente connesso e sul quale ieri il Governo, in Commissione, in extremis, mutuando Shakespeare, in una calda notte di mezza estate, ha detto di sì ad un ordine del giorno: non ha accettato un emendamento, ma ha detto di sì all'ordine del giorno sui fondi per la non autosufficienza. Cosa avete fatto allora? Avete scelto di non rifinanziare il Fondo per la non autosufficienza. Ieri sera il Governo si è impegnato a riconsiderare un rifinanziamento di tale fondo; apprezziamo il fatto che abbiate accettato questa proposta come ordine del giorno e vigileremo affinché tale impegno venga attuato. Perché, guardate, non è solo con le badanti che si affronta il tema degli anziani e delle persone diversamente abili all'interno delle nostre famiglie: serve una rete di servizi vera, concreta, distribuita su tutto il territorio, che risponda a questi bisogni. Speriamo quindi che tale fondo venga opportunamente e adeguatamente rifinanziato.

Altro tema è quello delle giovani coppie. Questo Governo dal primo giorno dell'insediamento ha sempre richiamato il tema della famiglia, come se voi foste i depositari e i difensori dei valori della famiglia. La famiglia è un bene prezioso, riconosciuto dalla Costituzione, ed è anche uno dei punti solidi della nostra società. La famiglia, alcune volte, è spaccata e non riesce sempre a reggere completamente all'interno della nostra società, però è punto di riferimento per essa. Bene, questa famiglia - lo ricordava anche prima la senatrice Carlino - si trova in estrema difficoltà, perché voi non avete fatto nulla per i lavori atipici e quindi per quei giovani che vogliono far famiglia.

Signora Presidente, vorrei lasciare agli atti il mio intervento scritto, così altre osservazioni che mi ero appuntata, che riguardano più l'aspetto economico, potranno essere lette da chi magari può essere interessato al compimento del ragionamento che sto facendo.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

BAIO (PD). Voglio concludere citando le parole di monsignor Fisichella pronunziate davanti al ministro Tremonti in occasione della recente presentazione dell'enciclica papale «Caritas in veritate». Egli ha usato queste parole: "Penso in modo particolare a come vengono trattate tematiche quali il mercato, l'impresa, la finanza, che in un periodo di crisi come l'attuale sono richiamate ad esprimere al meglio se stesse, facendo ricorso anzitutto al rispetto delle esigenze intrinseche alla loro natura e da qui farsi forti delle forme di solidarietà, di retta intenzione e trasparenza, per recuperare quel necessario senso di fiducia senza del quale il mercato, la finanza e la stessa imprenditoria non possono avere futuro. In un contesto di globalizzazione come il nostro, queste tematiche richiedono una lettura del fenomeno in termini rinnovati, capace, ad esempio, di verificare in maniera più coerente le dinamiche sottese al mercato ed all'impresa, la funzione sociale che svolgono, il valore di genuino apporto al progresso che possiedono nel momento in cui pongono al centro la persona".

Mi auguro, visto che questo decreto non lo ha fatto e visto che il ministro Tremonti in quel momento forse era distratto, che il Governo, almeno dopo le vacanze, mostri maggiormente un'attenzione vera e piena alla persona umana dentro la società. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Li Gotti).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Della Seta. Ne ha facoltà.

DELLA SETA (PD). Signora Presidente, sono convinto che questo decreto, dal punto di vista dell'efficacia e soprattutto della dignità delle politiche ambientali, segni il punto più basso e la degenerazione più grave da quando è cominciata l'attuale legislatura. Per carità, non ci siamo rassegnati, ma abituati sì, all'evidente anomalia di un Governo e di una maggioranza come quelli che attualmente guidano il nostro Paese, totalmente sordi al tema dell'ambiente e della green economy, che in Europa, negli Stati Uniti, e adesso anche in Asia, è ai primi posti dell'agenda politica delle leadership, di sinistra come di destra.

Del resto, mentre Obama, la Merkel, Sarkozy e Zapatero puntano proprio (non solo nei loro discorsi, ma nei loro atti) sull'ambiente e sull'innovazione energetica per rendere più moderne e competitive le loro economie e anche per rafforzare le strategie contro la crisi economica, qui in Italia il nostro Presidente del Consiglio non trova di meglio che dichiarare - lo ha fatto pochi mesi fa - che occuparsi delle questioni ambientali in tempi di recessione è come per uno che ha la polmonite andarsi a fare la messa in piega dal parrucchiere. Ha affermato questo tranne poi scoprire, quando si è riunito il G8, che tutti gli altri leader con cui era seduto allo stesso tavolo considerano questo tema tutt'altro che marginale e allora ha detto - ma questa è una sua specialità - che gliel'ha insegnato lui.

Come si dice a Roma, però, il peggio non è mai morto. Ecco quindi l'articolo 4 del decreto-legge n. 78, la cui conversione in legge stiamo per votare, in cui c'è scritto che d'ora in avanti il Governo potrà decidere che questa o quella infrastruttura energetica non deve più sottostare alle procedure ordinarie di autorizzazione e che potrà invece essere realizzata in deroga a ogni norma o adempimento ordinari da un commissario nominato dall'Esecutivo. Qualunque infrastruttura energetica, così è detto nel decreto: che sia un impianto eolico o un elettrodotto, una centrale a carbone o una centrale nucleare, un'opera che costa qualche milione di euro o una che ne costa alcuni miliardi.

La cosa è talmente grossa che persino il Ministro dell'ambiente del vostro Governo l'ha rifiutata. Leggendo le agenzie di oggi, ci sembra di capire che nel decreto correttivo che varerete nelle prossime ore ci sarà scritto che la scelta delle infrastrutture da sottrarre alle leggi ordinarie dovrà vedere il concerto anche del Ministro dell'ambiente. Ma se questa correzione varrà forse a tacitare le proteste del ministro Prestigiacomo e servirà a farle sentire con meno fastidio quanto poco il Governo consideri le sue competenze, essa non cambia però l'essenziale: d'ora in avanti tre o quattro Ministri (sono tre nella versione attuale del decreto, probabilmente diventeranno quattro in quella corretta) potranno decidere, a loro esclusiva discrezione, quali progetti meritino la qualifica di strategici; lascio immaginare con quali rischi di dare spazio a un gigantesco mercato delle vacche, dove vince chi è più amico del potente di turno.

Tre o quattro Ministri potranno decidere che - faccio un esempio che non è proprio irrealistico - per realizzare una centrale nucleare non servono più quelle fastidiose valutazioni tecniche fatte per assicurare che essa non rappresenti una minaccia per la salute, per l'ambiente e per la sicurezza di chi ci lavora e di chi ci vive intorno.

Come ha scritto, non il Partito Democratico, ma il Servizio studi del Senato, non è specificato se questi onnipotenti commissari saranno o meno vincolati al rispetto della normativa in materia di tutela ambientale. Ma se lo saranno, non si capisce allora in che cosa questa norma accelererà i tempi di realizzazione delle opere; se invece non lo saranno, ciò aprirà evidentemente un contenzioso con la Commissione europea.

Ma soprattutto, colleghi della maggioranza, davvero voi pensate che i diritti fondamentali dei cittadini (come il diritto alla salute e il diritto a vivere in un ambiente sano) possano essere ignorati dando poteri assoluti a qualche fiduciario del ministro Scajola? Questa norma non è soltanto iperdirigista (alla faccia del vostro strombazzato federalismo) e non è soltanto evidentemente autoritaria, ma è molto peggio: essa è stupida. Visto che da soli non sapete controllarvi e contenervi, spero che lo faccia l'Europa. Certamente, però, da italiano prima che da parlamentare, io mi vergogno di un Governo e di una maggioranza che su una questione così rilevante per la vita di tutti gli italiani danno risposte tanto indecenti. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Thaler Ausserhofer. Ne ha facoltà.

THALER AUSSERHOFER (UDC-SVP-Aut). Signora Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che affronta una quantità di temi importantissimi, e ancora una volta non ci viene dato un tempo adeguato per una discussione approfondita. Due giorni scarsi di tempo per la discussione nelle Commissioni riunite e altri due giorni scarsi per l'esame in Aula, con il diktat a priori che non verranno accettate modifiche.

Questo procedere costringe i parlamentari ad un dibattito soffocato dai tempi di conversione aggravati dall'ormai invalsa consuetudine di porre la questione di fiducia che, motivata dall'urgenza dell'approvazione, nasconde la volontà di precludere osservazioni critiche e cambiamenti del testo, privando così di fatto il Parlamento delle proprie prerogative di legislatore.

Stiamo discutendo il terzo provvedimento contro la crisi, che ancora non riesce a dare delle risposte soddisfacenti, o meglio, le disposizioni in esso contenute non sembrano affatto sufficienti a far riavviare l'economia e a farci riprendere dalla crisi che stiamo attraversando.

Il titolo del provvedimento promette molto più di quello che in realtà contiene. Anche le notizie di stampa e gli annunci riportati dai giornali delle scorse settimane hanno enfatizzato il contenuto del provvedimento facendo credere ai cittadini che contenesse veramente misure in grado di far ripartire l'economia; in realtà le norme contenute sono solo pochi timidi tentativi, sono norme poco chiare che non danno certezza di diritto ma anzi aprono spazi ad interpretazioni diverse per cui, per la corretta applicazione delle stesse, dovremo attendere, anche per questo decreto (come già per molti provvedimenti precedenti), circolari esplicative o altre interpretazioni ufficiali. Riporto solo un esempio: lo scudo fiscale e tutte le interpretazioni sulla materia che circolano.

Signora Presidente, mi aspettavo misure più chiare, più precise ed interventi più coraggiosi, sia per quanto riguarda il contenimento della spesa corrente pubblica sia per la riduzione della pressione fiscale che affligge i cittadini e che di fatto purtroppo è aumentata. Mi aspettavo interventi più incisivi per far ripartire gli investimenti e disposizioni più ragionate per il contrasto all'evasione fiscale e non, ancora una volta, un aumento degli obblighi burocratici per i cittadini e un sistema di controlli che, specialmente in certe zone del Paese, ci danno la sensazione di vivere in uno Stato di polizia con soli obblighi e divieti.

Soffermandomi su qualche misura contenuta nel provvedimento, voglio sottolineare che ci sono interventi positivi, come ad esempio la detassazione degli utili reinvestiti in macchinari nuovi. Questa è certamente una buona norma, che però, a mio parere, viene introdotta in un momento sbagliato, perché ci saranno pochissime imprese che avranno le disponibilità finanziarie per farlo. Altre disposizioni positive sono le norme in materia di potenziamento degli ammortizzatori sociali e la riduzione del costo dell'energia per le imprese e le famiglie e le misure per la regolarizzazione delle colf e delle badanti.

Accanto a questi, ci sono poi interventi discutibili, come quello diretto ad elevare l'età pensionabile delle donne nel settore pubblico senza affrontare, in modo più approfondito, la politica della famiglia. Infatti, la misura non tiene minimamente conto della diversità che esiste tra l'Italia e gli altri Paesi europei nell'offerta dei servizi sociali a favore delle donne lavoratrici.

È questo un tema che ho affrontato molte volte e non solo in quest'Aula. Non è un mistero la carenza di servizi né che gli interventi previsti a favore della maternità e la famiglia siano insufficienti e in forte ritardo. Quindi, la richiesta dell'Unione europea di uniformare l'età pensionabile delle donne a quella degli uomini meritava e merita un approfondimento delle considerazioni sulle donne che lavorano, sulla maternità e sulla famiglia e il provvedimento avrebbe dovuto essere accompagnato da interventi di riconoscimento ai fini pensionistici di periodi figurativi di educazione dei figli e assistenza a familiari anziani.

Mi auguro che il Governo, attraverso i Ministri responsabili, si faccia presto promotore dei necessari correttivi, integrando la legislazione attuale con disposizioni che migliorino i servizi sociali e che tengano conto del ruolo della donna lavoratrice nella famiglia e del ruolo della donna come madre.

Altri interventi, molto discutibili, sono contenuti nell'articolo 9-bis, dove, per reperire risorse per l'amministrazione centrale dello Stato, vengono decurtati con effetto retroattivo fondi spettanti alle Regioni, e vengono gravemente disattese le prerogative costituzionali delle autonomie speciali. Per le Regioni a statuto ordinario non è un segnale giusto nella direzione del federalismo fiscale e per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano il mancato rispetto delle norme dei relativi statuti rappresenta una palese incostituzionalità.

Non voglio dilungarmi oltre a commentare altre disposizioni, perché lo faranno ampiamente altri miei colleghi.

Concludo quindi rivolgendo al Governo la mia critica, sia per il metodo seguito nell'approvazione del provvedimento, che ha strozzato totalmente il dibattito parlamentare e ha eliminato ogni ipotesi di confronto serio e costruttivo tra le forze politiche su norme che richiedevano una maggiore attenzione, sia per il merito, che non ci convince per le ragioni esposte. (Applausi dai Gruppi UDC-SVP-Aut, PD e IdV).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Ghedini. Ne ha facoltà.

GHEDINI (PD). Signora Presidente, dobbiamo pronunciarci sulla richiesta di fiducia posta dal Governo sul decreto-legge in discussione e, nel dichiarare la totale indisponibilità ad accordarla, ritengo di dover richiamare un presupposto fondamentale in tema di fiducia: quello della responsabilità reciproca che ogni atto di fiducia richiede.

L'operazione messa in campo dal Governo con il DPEF, con l'ennesimo decreto anticrisi e con un altro decreto che conterrà le correzioni obbligate al testo che discutiamo, a causa della necessità di superare le eccezioni dì costituzionalità, è assolutamente censurabile perché difetta totalmente di quel senso di responsabilità a cui è chiamato chiunque amministri pro tempore il Paese, in particolare in un momento di crisi così grave. La responsabilità è condizione che correla col tempo, con la condizione adulta: questo provvedimento è irresponsabile perché non si preoccupa degli effetti futuri della crisi, anzi opera scelte che, nel corso del tempo, produrranno proprio gli effetti peggiori, tradendo un principio fondamentale nell'esercizio della responsabilità, che è quello di farsi carico della condizione di chi verrà dopo di noi.

È, infatti, irresponsabile continuare pervicacemente a non affrontare in modo strutturale una crisi che è strutturale e non solo congiunturale, come dicono peraltro i dati prodotti dallo stesso Governo nel DPEF appena approvato, che profilano una stagnazione sostanziale ancora per almeno tre anni. È irresponsabile e contraddittorio non farlo adducendo a motivazione l'impossibilità di operare una manovra strutturale ed espansiva come effetto dell'andamento del debito pubblico, che comunque cresce, bruciando risorse accumulate col faticoso e doloroso risanamento dei conti pubblici operato dal Governo precedente.

Analogo ragionamento vale per l'adozione frammentata delle misure di contenimento della crisi occupazionale, che si limitano ad una logica di riduzione del danno da disoccupazione, senza occuparsi della necessità di precostituire contestualmente le condizioni per la ripresa dell'occupazione e per il superamento della inaccettabile crasi tra tutelati e non tutelati, o per l'assenza sostanziale di politiche strutturali di sostegno al reddito delle persone e delle famiglie, in relazione alle quali, come purtroppo confermano i dati ISTAT pubblicati ieri, si sta approfondendo il solco tra poveri e poverissimi e ricchi o ricchissimi, tra Sud e Nord, tra donne e uomini, tra giovani e adulti, un solco che il Paese non potrà reggere a lungo.

Non confortano, anzi confermano il problema, i dati illustrati proprio ieri sera dal sottosegretario Giorgetti, secondo i quali - se ho ben compreso - a nove mesi dal varo della social card, i supporti forniti da questo strumento sono stati distribuiti a poco più di un terzo dei soggetti potenzialmente stimati fra i destinatari dal Governo al momento del varo; sappiamo, inoltre, che la social card è stata fruita prevalentemente dalla popolazione anziana, mentre sempre i dati ISTAT mettono chiaramente in evidenza come le fasce di popolazione maggiormente esposte alla povertà siano le famiglie con un solo reddito e con più figli minori. Quale responsabilità sta esercitando il Governo verso questi bambini, verso questi giovani?

Ancora: il Governo affronta la questione dell'età pensionabile delle donne dimostrando assoluta irresponsabilità nei confronti del genere femminile. L'approccio burocratico e il rifiuto al confronto producono una soluzione al problema posto dall'Unione europea che, contraddicendo lo spirito e la lettera della sentenza della Corte di giustizia, amplia, anziché ridurre, la discriminazione di genere e la disparità salariale e confonde (o mistifica) il principio che è sottoposto a quella risoluzione, facendo pagare alle donne i prezzi più pesanti. Ancora una volta, il welfare di questo Paese si fa con le risorse delle donne e a danno delle stesse. Non c'è nessun alibi in questa piana considerazione - come diceva stamattina la senatrice Bonfrisco - ma solo l'amara constatazione che l'Italia è in fondo alla lista dei Paesi civili nella propria responsabilità verso lo sviluppo, verso le donne e verso i bambini.

Vorrei rapidamente richiamare un altro tema che non posso sottacere. In quest'Aula ieri sera il Ministro ha fatto un'affermazione importante a proposito delle riserve d'oro della Banca d'Italia, dicendo che «l'oro della Banca d'Italia è del popolo italiano». A proposito di responsabilità, certamente si può dire che quelle risorse sono il frutto delle generazioni che hanno prodotto questa ricchezza e delle generazioni che verranno e che ne sono eredi. Proprio per tale ragione, esso è un patrimonio intergenerazionale e perciò inalienabile e indivisibile: appartiene allo Stato e alla Repubblica e per ciò stesso non è nella disponibilità di nessun Esecutivo, di nessun Governo, nemmeno di questo. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pardi. Ne ha facoltà.

PARDI (IdV). Signora Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il collega Li Gotti ha già trattato con efficacia, nell'illustrazione della pregiudiziale di costituzionalità, il nocciolo della contraddizione intrinseca: far votare al Senato la fiducia al Governo su un decreto già sfiduciato dal Governo e far seguire alla votazione l'immediata presentazione di un decreto correttivo.

La conversione in legge del decreto anticrisi, già defunto, introduce una sua specifica variante grottesca nel collaudato e ormai abituale schema decreto-legge-maxiemendamento-fiducia, che ormai di fatto ha sequestrato la potestà legislativa del Parlamento. Ecco in cosa consiste questa variante: si parte dalla legge sulla sicurezza, la nuova legge razziale (come è stata chiamata da illustri commentatori esperti di diritto costituzionale), in cui si introduce il reato di immigrazione clandestina. Appena approvata la legge si scopre che decine di migliaia di clandestini sono necessari alla società italiana. Allora, con l'abituale retorica familistica, ipocrita e tipica del nostro mondo, si riconosce tale necessità solo per le badanti e si fonda così, con una ragione di diseguaglianza anticostituzionale, una differenza tra le badanti e tutti gli altri immigrati impiegati in tutti gli altri lavori socialmente utili. Sono socialmente utili anche quelli, come ha spiegato bene questa mattina il collega Livi Bacci.

Sulla base di questa necessità mistificata, cioè salvare qualcuno dentro il mondo degli immigrati clandestini, la legge sicurezza, già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, resta inapplicata in attesa dell'articolo 1-ter del nuovo decreto (quello già sfiduciato), che sospende l'applicazione del nuovo reato solo per le badanti, salvo tornare ad applicarlo in caso di mancata regolarizzazione. La sanatoria si configura irregolare e incostituzionale per violazione dell'articolo 3 della Costituzione.

Questo sarebbe un saggio, estratto dalla prassi recente del Governo e della maggioranza, di semplificazione normativa, passione di questo Governo al punto tale da dedicarvi un Ministero. C'è da chiedersi che cosa avrà detto il Ministro competente, che credo sia stata ricevuto oggi dal Presidente della Repubblica, in termini di semplificazione normativa.

Dei limiti economici di questo provvedimento ha già parlato efficacemente la collega Carlino. Io mi soffermerò su alcuni punti del testo come le norme sullo scudo fiscale, grazie alle quali ritornano all'orizzonte condoni e sanatorie. Evasori fiscali, falsificatori di bilancio, cultori della bancarotta fraudolenta vengono coccolati e incoraggiati a continuare nelle loro specialità disciplinari.

Per quanto riguarda le misure per la lotta ai paradisi fiscali, penso che al G8 molti Capi di Stato avranno manifestato un certo stupore nel veder spingere su questo terreno anche il Presidente del Consiglio italiano, che è notoriamente un esperto di paradisi fiscali. (Applausi del senatore Astore). Ricordo qui, di sfuggita, la vicenda della All Iberian, di cui egli negò la proprietà e che poi, manifestamente, in molteplici inchieste e processi, è stata riconosciuta come sua. Quindi, noi combattiamo i paradisi fiscali con uno dei massimi esperti nella fruizione degli stessi.

Presidenza del vice presidente CHITI (ore 18,14)

(Segue PARDI). Quanto allo scudo fiscale, bisognerebbe ricordare ciò che disse il Fondo monetario internazionale, commentando in un suo rapporto gli effetti dello scudo fiscale applicato in Italia nell'ottobre 2002: «Al di là dei benefici di breve periodo, lo scudo può alimentare aspettative future di condoni fiscali, rendendo così più appetibile l'evasione con i conseguenti effetti negativi sul gettito di lungo periodo». In questo modo si apre un orizzonte di replicazione ininterrotta di condoni e sanatorie.

La questione del Ministero dell'ambiente è un buon esempio per giudicare la coerenza del Governo e della maggioranza sia relativamente alla semplificazione che al federalismo. L'articolo 4 contribuirà, con ogni probabilità, non poco a dare lavoro al Ministro per la semplificazione legislativa, per la confusione che creerà. Tale articolo, infatti, reca norme di semplificazione per gli interventi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia, qualora ricorrano particolari e non meglio precisate ragioni di urgenza.

In questo caso, in nome delle ragioni di urgenza, si stabilisce una tecnica di commissariamento che, su un tema specifico, esclude il Ministero dell'ambiente ed esclude l'esercizio dell'autonomia da parte delle Regioni. Si escludono le Regioni dalla fase di decisione per alcune reti ma non per altre, quasi non esistesse la ripartizione di competenze attribuite dal Titolo V in materia di energia, laddove si prevede - attenzione - che nelle materie di legislazione concorrente spetti alle Regioni la potestà legislativa. In questo caso, invece, alle Regioni non viene lasciata la possibilità di entrare in argomento. Non solo: su questo terreno, per alcuni punti, viene estromesso e privato di possibilità d'azione lo stesso Ministro dell'ambiente, che infatti non ha mancato di far osservare criticamente la questione.

Per quanto riguarda la Corte dei conti, la questione è di enorme gravità. In realtà questo Governo già con la cosiddetta legge Brunetta aveva cominciato a mettere le mani sulla Corte dei conti. Bisogna prendere molto sul serio questa cosa perché la Corte dei conti è un organo indipendente e autonomo che esercita un controllo sulla contabilità dello Stato. Le sue funzioni sono molteplici, ora non le richiamo tutte per non dilungarmi, ma sono ben note all'Aula.

Non solo, ma alla Corte dei conti, in materia di risarcimento del danno all'immagine, si richiama la sentenza della Corte di cassazione a sezioni unite civili del 25 giugno 1997, n. 5668, secondo la quale spetta alla Corte dei conti non solo la cognizione del danno erariale, ma anche di quello conseguente alla perdita di prestigio e al grave detrimento dell'immagine della personalità pubblica dello Stato, che seppure non comporta una diminuzione patrimoniale diretta è tuttavia suscettibile di una valutazione patrimoniale sotto il profilo della spesa necessaria al ripristino del bene giuridico leso.

Perché ho letto questa frase? Perché più di un commentatore - e grazie al Cielo ne esistono ancora, nella democrazia italiana - ha rilevato che questa censura, questa sovrapposizione e questa sottomissione della Corte dei conti all'Esecutivo impedirebbero la possibilità delle Corti dei conti regionali di esprimere i propri pareri, perché tutti sarebbero sussunti ad un giudizio delle Sezioni riunite a livello nazionale, e vi si celerebbe anche un problema delicato. Qualche procuratore della Corte dei conti, infatti, a buon diritto, secondo la legge e secondo ciò che è stato riconosciuto nel testo che ho letto prima, potrebbe immaginare di aprire una questione sul danno all'immagine procurato dal comportamento extraistituzionale del Presidente del Consiglio in relazione a fatti abbastanza sgradevoli, ma che sostanzialmente conviene chiamare per nome e cognome: il giro di donne a pagamento nelle sue residenze.

Ora, questo tipo di blocco di possibilità d'azione delle Corti dei conti regionali potrebbe portare ad una sorta di censura preventiva - alla quale ci stiamo abituando in Italia, anche sulle intercettazioni - proprio sulla possibilità di un'azione di rivalsa in nome del danno all'immagine.

Cosa si può dire? La fantasia normativa del Governo e della maggioranza ha trovato dentro questo provvedimento a carico dell'autonomia della Corte dei conti la possibilità di esercitare un intervento protettivo a favore di quello che benevolmente l'avvocato part‑time del Presidente del Consiglio chiama l'utilizzatore finale. È un momento di svilimento delle istituzioni, per così dire, cioè un momento di depauperamento della possibilità di azione delle Camere elettive. Attraverso questo decreto e gli altri che l'hanno preceduto, sta marciando in Italia una prassi slabbrata, sgangherata e brutta da vedere, che però ha un coerente disegno - orrido - al proprio centro: esautorare in modo sempre più sistematico il libero intendimento delle Camere elettive, per riportare tutta l'azione legislativa nelle mani del Governo, determinando in questa maniera una forma di democrazia che non si sa più nemmeno se sarà tale o una democrazia a sovranità limitata.

Dove potrebbe rimanere un minimo di controllo dell'opinione pubblica? Nell'informazione. Ma il nostro è l'unico Paese al mondo in cui il monopolista della comunicazione privata è titolare pieno del potere politico, da dove può controllare anche i mezzi d'informazione pubblici.

Allora, per essere consolato qualche volta nella vita, prima di venire qua ho provato a vedere cosa diceva l'ineffabile TG1 del censuratore Minzolini a proposito di questo decreto. Ebbene, vi sembrerà incredibile, ma questo decreto, già sfiduciato dal Governo, e quello correttivo che verrà dopo, venivano presentati con la necessità e inevitabilità di un evento di carattere naturalistico: la cosa deve succedere, non si spiega perché e si racconta così, semplicemente perché fa parte di questa rappresentazione‑finzione, quella per la quale a L'Aquila si sono prese e spostate le macerie con le ruspe perché le fotografie potessero venire bene.

C'è una coerenza, allora, dentro questa cosa, tra la finzione televisiva, quella dell'informazione e il restringimento dell'azione delle Camere elettive: le due cose possono sembrare separate e lontane, ma non lo sono, perché la persona che le comanda è la stessa, in un modo che è veramente ai limiti dell'esercizio dei poteri democratici in questo Paese e come non avviene in nessun altro Paese del mondo; devo ribadirlo, perché questa cosa la dovrete sentire fino alla fine di questa legislatura, fino a quando questa storia inverosimile non sarà finita (e sarà sempre troppo tardi quando finirà).

È importante ribadire l'azione limitativa delle Camere elettive, il potere sovraordinato del Governo ed il controllo che esso esercita sull'informazione nonché l'abiezione di un'informazione asservita, che non teme di rischiare il ludibrio nell'obbedire in modo addirittura preventivo ad ordini che forse non è nemmeno necessario emettere (obbediscono in via preventiva perché sanno cosa devono fare); quell'informazione asservita del TG1, anche se grazie al cielo vi sono altri telegiornali meno asserviti. E meno male che ci sono, anche se è bene non dirlo troppo, altrimenti li chiudono.

In conclusione, il Gruppo dell'Italia dei Valori è estremamente contrario a provvedimenti come quelli in esame e alla logica che li anima: la logica di diminuzione della democrazia e quella che impedisce l'esercizio della libera informazione e della libertà di stampa in questo Paese. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Donaggio. Ne ha facoltà.

DONAGGIO (PD). Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, l'ennesimo decreto-legge sul quale avete posto la fiducia è una nuova prova di forza per nascondere la debolezza dell'Esecutivo ed è l'ulteriore riprova dell'approssimazione e della confusione con la quale si cerca di intervenire nuovamente sull'andamento della crisi economica che sta attanagliando il Paese.

Prima di me altri colleghi hanno ripercorso le evidenti contraddizioni e la contestuale inadeguatezza delle misure inserite in questa coperta di Arlecchino che vi ostinate a chiamare misure anticrisi.

Si interviene su una miriade di questioni, alcune pertinenti ed altre meno, già affrontate in recentissimi provvedimenti sui quali avete messo la fiducia, ma ancora una volta lo fate in modo scoordinato e senza dare alle norme alcuna finalità strutturale che lasci intravedere una volontà politica di cambiamento in senso riformatore. Si agisce per spot ed aggiungendo problemi invece di risolverli, perché questo Governo non è la soluzione bensì, esso stesso, il problema.

Mi vorrei soffermare, per rendere più chiaro questo giudizio, su tre questioni che riguardano il sistema infrastrutturale ed i trasporti. La prima riguarda l'incentivazione dell'adeguamento delle strutture aeroportuali. In questa normativa si individuano quali titolari di questo dispositivo i sistemi aeroportuali con traffico superiore a 10 milioni di passeggeri annui.

È del tutto evidente che si tratta dell'ennesimo capitolo della polarizzazione dello scontro sullo sviluppo del trasporto aereo tra Fiumicino e Milano ed a farne le spese sono altri importanti sistemi aeroportuali (ne cito solo due: Venezia e Catania), che vedono così compromessa la loro capacità di sviluppo e di potenziamento del servizio di trasporto aereo come sistema necessario all'intero Paese e non solo all'asse Roma-Milano.

Il riordino del sistema tariffario è un'urgenza per impostare una politica che affronti le principali problematiche connesse a tariffe e servizi. Il lavoro di indagine avviato alla Camera segna però il passo, anche se in questo caso ci si occupa solo di dare risposte a due scali, quelli di Malpensa e Fiumicino, senza la chiara volontà di dare risposte compiute e di riforma del sistema aeroportuale fondamentali per la mobilità interna ed internazionale.

La seconda questione riguarda il condono dei debiti iscritti a ruolo, cioè quelli per i quali è stata emessa un'ingiunzione di pagamento derivante da multe elevate entro il 31 dicembre del 2004. È ormai una vostra prerogativa quella di favorire coloro i quali violano la legge e ne escono con agevolazioni e privilegi. Da una parte mostrate la faccia feroce, con provvedimenti all'insegna della galera per tutti, e dall'altra condonate tutti coloro i quali violano la legge e danneggiano la collettività, perché avete il problema di fare cassa e di trovare qualche risorsa per far fronte alla miriade di promesse che continuate a fare agli italiani e che non siete in grado di mantenere.

Infine, ricordo il cosiddetto articolo taglia-enti con il quale intendete sopprimere gli enti pubblici non economici con più di 50 dipendenti. L'aspetto più singolare è che, mentre indicate questa norma come un processo utile a conseguire obiettivi di risparmio di sistema, non ci spiegate in nessuna sede, nonostante ciò sia stato oggetto di ripetute interrogazioni al Senato, alla Camera e in Commissione bicamerale, perché non avete ancora provveduto ad attuare la riforma dei grandi enti previdenziali, dai quali sono previsti risparmi per 3 miliardi di euro.

All'attuazione di questa norma è collegata la clausola di un innalzamento delle aliquote contributive. Se tale obiettivo non dovesse essere raggiunto, questa è una delle vere priorità perché non è minimamente ipotizzabile un aumento del costo del lavoro in questa fase di pesante recessione economica, in cui la competitività delle nostre imprese deve essere uno degli obiettivi prioritari anche ai fini del mantenimento dell'occupazione.

Questa decisione, già presa dal Parlamento e contenuta nella legge finanziaria 2007 (voluta dal Governo Prodi e condivisa dalle parti sociali), è una vera misura anticrisi. Essa aumenta l'efficienza del sistema previdenziale, ne riduce i costi e modernizza una parte non marginale dei servizi della pubblica amministrazione. Voi, invece, preferite, come fa ripetutamente il ministro Brunetta, individuare il pubblico come spreco e non misurarvi con i profondi processi di riforma di cui ci sarebbe bisogno per dare all'Italia gli strumenti, non solo per affrontare la crisi, ma per uscirne con un Paese più forte e più giusto e all'altezza delle sfide che i tempi ci impongono. Con questo provvedimento, si perde ancora una volta la possibilità di definire una strategia agendo sui principali fattori di sviluppo del Paese. Si faccia oggetto di una profonda riforma, consegnando al Parlamento il ruolo che gli è proprio, per un quadro normativo adeguato alle trasformazioni che attraversano l'insieme del nostro sistema economico ed infrastrutturale. Bisogna puntare sul comparto delle infrastrutture e dei trasporti, appunto, sulle aziende e sugli enti che lo compongono, sul lavoro e sulle competenze che lo devono rendere una leva fondamentale per politiche in grado di invertire il processo di crisi.

Purtroppo, invece, soprattutto in questi settori si procede con interventi piegati su piccoli e grandi ricatti territoriali e settoriali. Questo porta a deprimere ancor di più un Paese che meriterebbe un Governo in grado di pensare agli interessi generali e non alle proprie beghe interne.

Il presidente Berlusconi si vanta di non avere mai guidato una maggioranza più forte e coesa di quella che sostiene l'attuale Governo. Se fosse davvero così, avreste il coraggio di affrontare e non di affossare il Parlamento. È per questo che non meritate la fiducia di quella parte del Paese che in noi spera e che ancora ci sostiene. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vaccari. Ne ha facoltà.

VACCARI (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretari Giorgetti e Caliendo, noi ci accingiamo a convertire in legge il decreto legge 1° luglio 2009, n. 78, fortemente voluto dal Governo per fronteggiare la crisi economica. Durante la discussione generale di questo provvedimento, abbiamo ascoltato la sinistra e l'Italia dei Valori scagliarsi contro il sistema delle banche, quello stesso sistema che, in realtà, loro hanno sempre e sistematicamente sostenuto negli anni in cui sono stati al Governo. Però, dopo aver detto queste cose, vi siete guardati bene dall'appoggiare le disposizioni contenute in questo decreto, fatte inserire grazie alla Lega Nord, che riducono le commissioni delle banche a vantaggio delle imprese e dei cittadini. Noi diciamo che il Governo ha il consenso della gente se governa bene; in questo momento noi abbiamo il consenso della gente perché governiamo bene (Applausi dal Gruppo LNP).

A dire il vero, questo non è il primo intervento di questa maggioranza contro la crisi, a testimonianza del forte impegno del Governo, che già lo scorso anno ha anticipato gli effetti della recessione mondiale. Infatti, non dimentichiamoci che questa crisi ha origini e responsabilità che varcano i confini nazionali. La verità è che la gente si rende perfettamente conto delle cose. Se ne rende conto perfettamente al Nord, ma se ne rende conto perfettamente anche al Sud: sa che il federalismo è l'unica via d'uscita per poter avere una classe dirigente responsabile, che misura i servizi in funzione della loro qualità e dunque dell'interesse dei cittadini.

Abbiamo visto che il Partito del Sud è già stato fatto: le iscrizioni del PD sono percentualmente tutte al Sud, si dovrebbe quindi tornare al nome PDS, però come Partito del Sud!

Prima di tutto, si mette finalmente al centro delle politiche industriali ed economiche il sistema delle piccole e medie imprese: non il sistema delle grandi imprese. Si è capito che il sistema delle piccole e medie imprese è l'asse portante della nostra economia, e questa è veramente una cosa positiva. Ancora, si affronta il nodo dei rapporti fra i cittadini, le imprese e le banche. Qui, vorrei ricordare soltanto due norme. Anzitutto, penso alla previsione di un tetto massimo sugli interessi pagati da chi prende i soldi a debito: da domani, dunque, le banche non potranno più fare quello che vogliono. Inoltre, si inserisce una norma che prevede per le banche una moratoria per i pagamenti delle imprese in difficoltà.

È un decreto-legge pensato per aiutare la ripresa economica delle imprese, da una parte, e delle famiglie dall'altra. Per primo, c'è il sostegno del lavoro. È un sostegno eccezionale alle famiglie. Si tratta di una misura straordinaria, che dimostra che il Governo non vuole che le aziende licenzino. La Lega Nord non vuole che si lasci a casa nessuno. (Applausi dal Gruppo LNP).

Inoltre, si è parlato tanto di scudo fiscale. A parte il fatto che questo tipo di misura è stata introdotta in quasi tutti gli altri Paesi europei, noi ci poniamo una semplice domanda: è meglio far uscire i capitali, come è stato fatto in passato, o farli rientrare? Io penso che oggi sia meglio farli rientrare, perché quei capitali possono e devono servire per fare nuovi capannoni, per acquistare nuovi macchinari, per produrre lavoro; e il lavoro si produce con questo tipo di misure, non con le chiacchiere che voi fate. Hanno già introdotto misure simili la Francia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Ungheria.

La Lega Nord vuole però anche maggiore trasparenza e maggior credito da parte del mondo finanziario e delle banche. È prevista inoltre, anche per questo, una rigorosa lotta all'evasione fiscale e ai paradisi fiscali: gli ispettori del fisco avranno i poteri per scovare gli evasori, con la creazione di una vera e propria banca dati antievasione e di scambio di informazioni.

Ancora, è stata inserita, grazie all'azione della Lega, una norma che introduce una detassazione per chi acquista macchinari ed attrezzature. Prima di tutto, questa norma è stata costruita in modo tale che serve a finanziare l'acquisto di macchinari e attrezzature prodotti qui da noi. In più, vi è scritto che chi ottiene gli incentivi non può più vendere questi macchinari al di fuori dell'Unione Europea, ovvero non può prendere soldi qui per poi installare gli stabilimenti in Cina. Con un nostro emendamento, è stata introdotta una norma antielusiva: l'agevolazione verrà revocata se i beni oggetto della tassazione saranno venduti all'estero. È un'agevolazione che stimolerà gli investimenti delle piccole e medie imprese, con un naturale aumento dell'occupazione, della produttività e del reddito.

Si è voluto poi mettere in regola coloro che svolgono attività di assistenza e di sostegno alle famiglie, che potranno essere regolarizzati secondo giuste e precise regole, come sempre abbiamo detto. Lo scopo è quello di tutelare le famiglie che si trovano in condizioni per le quali è necessaria l'assistenza, verificando però caso per caso, in maniera selettiva, le reali necessità. Non è assolutamente una sanatoria, è un volere rispettare le esigenze dei cittadini. Su questo, è stato veramente divertente, questa mattina, sentire parlare la collega Bonino sulle badanti e sulle regolarizzazioni che dovrebbe fare il nostro capogruppo Bricolo: credo invece che dovete badare voi all'ottimo lavoro che lui fa e, con lui, tutta la Lega! (Applausi dal Gruppo LNP).

Vorrei ricordare un'altra misura molto concreta. Parliamo del sistema delle piccole e medie imprese, degli artigiani, dei commercianti. Vorrei sottolineare che questa norma è stata pensata per una situazione che vivono sulla loro pelle migliaia e migliaia di ambulanti, che nei mercati si vedono sistematicamente scavalcati da quelli che arrivano da fuori, che aprono e chiudono, che non pagano le tasse, che vendono prodotti di bassa qualità, a basso costo, che - come sappiamo - arrivano dalla Cina e dintorni. Ebbene, da oggi in poi, per avere il rinnovo della licenza sarà necessario produrre un certificato di regolarità contributiva. Chi non paga le tasse non avrà più diritto di mettere il banchetto nei mercati e di fare concorrenza sleale a chi dei nostri magari lavora da una vita, pagando sistematicamente le tasse.

Inoltre, abbiamo ancora una volta affrontato il tema del Patto di stabilità, che diventa una camicia di forza per gli enti locali. Noi abbiamo previsto che vi sia una possibilità in più per gli enti locali, un ampliamento delle spese che potranno fare i Comuni virtuosi. Anche qui si tratta di fatti e non di parole. (Applausi dal Gruppo LNP). Vi dico che tanti amministratori locali, anche quelli che voi ancora avete, ci chiedono questo e vedono in noi, ancora una volta, l'unico vero e serio interlocutore. Ci saremmo aspettati una atteggiamento diverso, più costruttivo, perché queste norme servono; mentre abbiamo visto una sinistra distante, che non vuole sostenere i bisogni dei nostri lavoratori.

Questo è un provvedimento che non può certamente risolvere con una bacchetta magica tutti i problemi, né dell'economia né della produzione; però, esso introduce novità importanti e dà risposte concrete. È un provvedimento che dà una spinta all'economia e mette le imprese nelle condizioni migliori per agganciare la ripresa. Si tratta di interventi positivi, nella direzione voluta dall'apparato produttivo. E su questi fatti, come dicevo prima, ci saremmo aspettati una partecipazione e un appoggio da coloro che sono all'opposizione, perché qui non si tratta di ideologia, si tratta di fatti concreti e di risposte concrete.

Concludendo, voteremo convintamente a favore dì questo provvedimento, con la consapevolezza di aver dato una forte mano alle nostre imprese e alla nostra gente. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Carloni. Ne ha facoltà.

CARLONI (PD). Signor Presidente, ieri sera eravamo in quest'Aula, con le Commissioni bilancio e finanze, a discutere fino ad oltre la mezzanotte del decreto anticrisi del Governo. Le senatrici ed i senatori del PD, come sempre e come giusto, hanno fatto il proprio dovere, proprio perché ci divide dal Governo il giudizio sulla crisi; proprio perché non dimentichiamo che tante famiglie al Nord e ancora di più al Sud non potranno partire per le vacanze perché non ne hanno i mezzi; proprio perché sappiamo che molte aziende, piccole e medie, non riapriranno dopo le ferie e molti lavoratori perderanno il posto di lavoro e il reddito; infine, perché siamo donne e uomini di un partito popolare, e le sofferenze e i problemi della nostra gente sono i nostri.

Per tutti questi motivi, anche se già ieri aleggiava la richiesta di fiducia, siamo rimasti qui a svolgere il lavoro parlamentare, che poi significa approfondire, tentare di dialogare, tentare di emendare un decreto anticrisi che giudichiamo negativamente, anche se contiene alcune iniziative positive e condivisibili. Non abbiamo fatto niente di più del nostro dovere, ma per la verità l'intera Commissione, opposizione e maggioranza, con il suo lavoro ha dimostrato che tematiche di così grande importanza per le imprese, per le famiglie, per i lavoratori e le lavoratrici, come quelle affrontate dal decreto potevano e dovevano essere trattate attraverso i procedimenti ordinari dell'azione del Parlamento, senza intervenire per la ventitreesima volta con la richiesta di fiducia.

A differenza della precedente legislatura, quando la maggioranza aveva numeri risicati, in particolare qui al Senato, questa maggioranza ha un consistente vantaggio numerico. Mi chiedo dunque quale sia la ragione per cui l'imposizione al Parlamento del voto di fiducia è diventata la norma. Che senso ha trattare problemi di questa portata sociale negando al Parlamento le sue prerogative? I problemi che ci pone la crisi pretendono il confronto, che è negato; richiedono la condivisione più larga e il concorso delle opposizioni. Crisi economica, sviluppo, occupazione, povertà, divari Nord-Sud sono i problemi e il futuro dell'Italia e non possono, non debbono, non saranno (non sarebbe possibile), aggrediti positivamente, così come vuole il Governo, mettendo il bavaglio al Parlamento e rendendo irrilevanti le opposizioni.

Ogni giorno molti italiani imparano in proprio che non è vero, purtroppo, che la crisi è alle nostre spalle. Questa mattina è stato il Fondo monetario internazionale ad avvertire l'Europa che la ripresa è quantomai incerta e che è del tutto fuori luogo l'ottimismo estivo che vorrebbe vedere soltanto il positivo, e cioè i deboli segnali di rallentamento della recessione. E, guarda caso, il problema più grave che ha indicato il Fondo monetario è proprio quello che diciamo noi da tempo, e cioè che peserà sulla ripresa l'aumento consistente dei fallimenti d'impresa.

Ma questa di oggi è proprio una ben triste giornata, soprattutto per altri allarmanti motivi di riflessione che dovrebbero convincere tutti noi a cambiare marcia. Mi riferisco alle statistiche ISTAT sulla povertà, che ci dicono che c'è un aumento spaventoso della povertà, sia quella relativa, così come anche quella assoluta, che cresce del 10 per cento. La povertà è l'indicatore più grave, per un Paese come il nostro, dell'aumento delle diseguaglianze, che sono anche i divari territoriali Nord-Sud, perché parliamo di diseguaglianze concrete tra le persone. L'incidenza della povertà relativa al Sud è superiore di cinque volte alla media del Nord, e sale al 38,8 per cento per le famiglie con figli minori, evidenziando una situazione che in realtà conosciamo da tempo senza però averla mai tenuta nella dovuta considerazione, e cioè quella della forte consistenza in Italia di un'area di minori in pesanti condizioni di disagio.

Ecco allora l'importanza che avrebbe avuto tenere al Parlamento, alla sua sovranità e mantenere lì il tema delle misure anticrisi. Non è stato così, ma certo la storia non finisce qui, nemmeno per alcune delle misure anticrisi di straordinario rilievo e impatto sociale che sono contenute in questo decreto.

Vorrei brevemente riferirmi a tre temi trattati dal provvedimento. All'articolo 1, è trattato il tema del potenziamento degli ammortizzatori sociali. Non è la prima volta che il Governo interviene e non sarà l'ultima. Ogni volta si introduce un'opportunità in più: in questo caso, la possibilità di utilizzare progetti di formazione e di disporre di trattamenti di sostegno più vicini alla retribuzione ordinaria. Inoltre, la Camera ha introdotto un'ulteriore protezione in materia di ammortizzatori per quei settori che non erano precedentemente coperti dalla cassa integrazione. Il fatto è che il nostro sistema degli ammortizzatori sociali è pieno di buchi. Certamente questo è un problema che non vede insolvente soltanto questo Governo; anche i nostri Governi di centrosinistra avrebbero voluto fare la riforma degli ammortizzatori sociali ma non sono riusciti a farla, a trovare cioè le risorse necessarie per una riforma di carattere universalistico. Ma oggi il tema non è più rinviabile.

Questo è quello che diciamo da oltre un anno facendo proposte concrete, appropriate, delle quali siamo convinti e che hanno dato molte prove di validità di fronte agli atti ed ai problemi, e che il Governo non ha mai voluto nemmeno prendere in considerazione e discutere. Così come oggi arriva il momento di guardare a misure necessariamente universalistiche, di contrasto alla povertà, proprio perché l'Italia non può certamente presentarsi in Europa, al di là della retorica, con le misure che finora sono state proposte e predisposte dal Governo - mi riferisco fondamentalmente alla social card - cioè misure che si limitano a stigmatizzare la povertà ed i soggetti che fanno ricorso alla carta, dequalificando il nostro sistema di Stato sociale, svuotandolo di ogni ambizione universalistica, che è invece un fondamento per l'affermazione delle tutele, l'esigibilità dei diritti e il superamento di questa crisi.

Un secondo tema che voglio sottolineare, su cui sono già intervenuti altri colleghi, a cominciare, stamattina, con efficacia, dall'intervento della senatrice Bonino, è quello della regolarizzazione delle badanti. Una misura che va bene, ma che non basta e che da sola non regge.

Prima di tutto resta il vulnus inflitto alla civiltà giuridica democratica di un Paese come l'Italia dal decreto sicurezza. Un vulnus del quale il nostro Parlamento e tutti noi purtroppo, ahimè, dovremo vergognarci per un certo numero di anni di fronte a tutto il mondo civile perché abbiamo messo fuorilegge tantissimi onesti e preziosi lavoratori immigrati, i quali peraltro contribuiscono alla produzione del PIL con un 10 per cento e ricevono in cambio veramente pochissimo, il 2,7 in termini di assistenza sociale.

Oggi, dopo aver scelto di fare la faccia cattiva, si deve correre ai ripari e lo si fa cominciando dalle badanti. In realtà dovremo continuare a farlo per tanti altri lavoratori immigrati e per mille ragioni, non ultimo il fatto che ce lo chiederanno tutte le istituzioni internazionali preposte alla difesa dei diritti. A loro non si potrà rispondere con la faccia cattiva e con il principio dell'egoismo, perché la Repubblica italiana non è la Repubblica padana e neanche la repubblica delle banane. Noi abbiamo un dovere, innanzitutto quello di aderire ai princìpi costituzionali che sono conformi ai princìpi ed ai diritti umani sanciti da tante Corti internazionali.

Per ultimo, e concludo, due battute sull'aumento dell'età pensionabile per le donne nella pubblica amministrazione. La sentenza della Corte di giustizia richiede parità, ma non chiede mica la lesione dei diritti acquisiti per una specifica generazione di donne. Mi riferisco proprio a quelle che dovrebbero andare in pensione a partire dal 2015 perché hanno maturato il requisito, alle quali si riserva il danno e la beffa. Non capisco la ragione per la quale proprio dal risparmio previdenziale realizzato su quel gruppo di lavoratrici dovrebbe venire il contributo al fondo per la non autosufficienza, quando invece è ben chiaro che la disabilità è una condizione fortemente tutelata dall'articolo 3 della nostra Costituzione, laddove si dice che «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale... ». Quindi, in quanto tale, la tutela è di tipo universalistico e deve costituirsi a valere sulla fiscalità generale e certo non con la dubbia solidarietà a danni di un gruppo di lavoratrici.

Alla Corte si deve rispondere con misure coerenti e non improvvisate. Per questo serve un altro modo ed una larga condivisione, in particolare per quanto riguarda il patto sociale, perché parliamo di lavoratori che contribuiscono alla pensione con i loro contributi, non soltanto pubblici. Serve un dialogo ed una concertazione con le parti sociali.

Infine, la parità si può fare, a nostro avviso, e si dovrebbe fare non necessariamente penalizzando le donne, ma garantendo libertà di scelta e flessibilità per uomini e donne, senza inutili forzature, peraltro in aperta contraddizione con altre misure contenute in questo decreto, come quella che prevede la pensionabilità nella pubblica amministrazione con 40 anni di contribuzione figurativa, sulla base della cessazione unilaterale del rapporto di lavoro. Pertanto, si potrebbe verificare il caso veramente grottesco, per cui, da una parte, si chiede ad una donna di restare a lavorare nella pubblica amministrazione fino a 65 anni e contemporaneamente la si caccia, magari perché non gradita, sulla base appunto delle norme introdotte in questo decreto. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Sanciu. Ne ha facoltà.

SANCIU (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, sin dal suo insediamento il presidente Berlusconi e il Governo si sono adoperati per sostenere il sistema economico e finanziario del nostro Paese. Una volontà, questa, che è stata indotta e fortemente condizionata dalla crisi economica mondiale, la cui genesi e le cui responsabilità varcano i nostri confini, e che ha provocato il poderoso rallentamento dell'economia e l'inversione generalizzata del PIL in tutti i Paesi industrializzati. Una crisi rispetto alla quale i più importanti Governi del mondo si sono dovuti loro malgrado confrontare, mettendo a frutto strategie volte, da un lato, al contenimento degli effetti e, dall'altro, ad una possibile inversione di tendenza.

In questi mesi l'azione del presidente Berlusconi è stata quella di cercare di garantire condizioni di stabilità per la finanza pubblica, salvaguardando il sistema creditizio, il risparmio delle famiglie, sostenendo i redditi ed i consumi. Il Governo, nonostante la presenza di forti vincoli di bilancio, ha fronteggiato la recessione con una condotta duale, operando sia con misure di stimolo fiscale sia con misure di supporto finanziario. Purtroppo, ahimè, i tempi duri - lo sappiamo tutti - non sono ancora finiti. E se oggi gli Stati Uniti vedono un presidente Obama particolarmente ottimista (che esalta i suoi sforzi, le misure anticrisi approvate per risollevare l'economia e forse intravede la fine della crisi) e se oggi anche in Italia giungono alcuni segnali che indicano una decelerazione della crisi (torna a crescere il numero delle imprese, la produzione industriale sta consolidando le sue posizioni), colleghi, forse siamo solo al giro di boa. I dati sulla disoccupazione e sulla povertà non possono di fatto farci rallegrare. E per questo, proprio in relazione al protrarsi della gravità della situazione economica-finanziaria interna ed internazionale trova giustificazione l'adozione, a ridosso della pausa estiva, di questo provvedimento d'urgenza, pur necessitando delle modifiche e dei correttivi che saranno varati nell'immediato dal Consiglio dei ministri.

Colleghi, il decreto-legge n. 78 del 2009 è senza ombra di dubbio un provvedimento importante, che giunge alla fine di un periodo durante il quale la struttura produttiva del Paese è stata sotto le bordate della crisi economica. Un provvedimento che si pone in continuità con gli altri interventi economici messi in campo dal Governo Berlusconi, nell'ottica di una azione a piccoli passi, una politica di interventi puntuali e precisi, che di volta in volta cercano di mitigare e risollevare la non certo appassionante situazione del Paese. Questo, infatti non è ovviamente il primo intervento anticrisi di questa maggioranza, proprio a testimoniare, a certificare l'impegno dell'Esecutivo in questa direzione. Non una politica di spizzichi e bocconi, senatrice Leddi, ma una serie di interventi, una successione ininterrotta di azioni mirate, che con specificità sono intervenute per ridare slancio all'economia, alle imprese, ai cittadini, alle famiglie. Penso all'abolizione dell'ICI sulla prima casa, alla rinegoziazione dei mutui, ai bonus alle famiglie, alla detassazione degli straordinari, all'IVA per cassa, alla revisione degli studi di settore.

L'Esecutivo, in poco più di un anno di governo, è intervenuto tempestivamente, ora in difesa delle famiglie in difficoltà, ora delle imprese, ora sostenendo i comparti produttivi strategici, ora assicurando il trattamento di integrazione salariale anche per quei lavoratori che fino ad oggi ne erano sprovvisti, ma sempre garantendo per ogni azione un equilibrio tra entrate e uscite: interventi portati avanti senza dover mai aumentare le tasse e ridurre la spesa sociale. Ora è inevitabile intervenire di nuovo ed è inevitabile farlo oggi.

Certo, colleghi, per risolvere le emergenze e affrontare l'evolversi della crisi economica si è fatto spesso ricorso allo strumento del decreto-legge e si è spesso posta la questione di fiducia, come in questo caso, ma senza commettere mai l'errore di mortificare e sminuire le prerogative del Parlamento. A fronte della grave situazione in atto c'è la necessità di legiferare in tempi rapidi e dare risposte immediate alle esigenze dei cittadini.

Il decreto-legge oggi in discussione, che ha le caratteristiche di coerenza e di uniformità rispetto alle scelte adottate sino ad oggi dall'Esecutivo, si pone l'ambizioso ma reale obiettivo di aiutare, da un lato la ripresa dell'economia e delle nostre imprese e dall'altro le famiglie italiane. Il testo contiene infatti significative prescrizioni in materia di fiscalità agevolata per gli investimenti delle imprese, di allentamento del Patto di stabilità per gli enti locali, di ammortizzatori sociali e di incentivi all'occupazione.

Esso prevede altresì misure per la regolarizzazione di colf e badanti e di coloro - sono migliaia in Italia - che svolgono attività di assistenza e sostegno alle famiglie, agli anziani e a tutte quelle persone che si trovano nelle condizioni di non autosufficienza.

Il decreto-legge contempla poi importanti disposizioni di contrasto alle frodi in materia di invalidità civile, all'emergenza abitativa, di rafforzamento dei meccanismi di tutela dei clienti dei servizi bancari e di contrasto ai paradisi fiscali. Esso stabilisce anche norme di semplificazione per gli interventi di produzione e distribuzione di energia; allunga la durata della cassa integrazione straordinaria e, allo stesso tempo, consente al lavoratore percettore di cassa integrazione guadagni di ricevere in un'unica soluzione (anziché mese per mese) l'ammontare spettantegli, così da avere un capitale iniziale per poter magari avviare una propria attività.

Dico questo solo per citare alcuni degli interventi contemplati nel disposto normativo che stiamo valutando. Si tratta di una sommatoria di interventi che, se considerati singolarmente, potrebbero ad una frettolosa analisi apparire di poco conto, ma che rivelano in realtà tutta la loro efficacia e portata se si considera il provvedimento nel suo insieme e congiuntamente alla strategia organica messa in campo in questi mesi dal Governo.

Certo, il lavoro che ci aspetta, e che aspetta il Governo, per ridare fiducia e slancio all'Italia non è certamente esaurito: occorrono impegno e responsabilità da parte di tutti noi per consentire al Paese di uscire da quella spirale negativa in cui è precipitata la nostra economia.

Concludendo, signor Presidente, è evidente al di là di ogni ragionevole dubbio che la portata del testo è significativa e quanto mai rilevante, soprattutto alla luce della difficile congiuntura che investe il Paese, della condizione di ristrettezza delle risorse, del debito pubblico e degli eventi contingenti che hanno fatto da cornice alla stesura del provvedimento.

Colleghi, abbiamo la responsabilità di dare risposte al nostro sistema economico, e questo è un provvedimento che contempla numerosi interventi destinati a dare una spinta all'apparato produttivo italiano e a mettere le nostre imprese nelle condizioni di agganciare la ripresa.

Certo - lo ripeto - si poteva fare senz'altro di più. Ho ascoltato con attenzione molte delle rivendicazioni giunte dai banchi dell'opposizione, alcune frutto anche di plausibili ragionamenti politici, ma, colleghi, allo stato attuale, non è accettabile per il Paese continuare a portare avanti un'azione contro, comunque, o battersi per vedere accolto un ragionamento esclusivamente localistico.

Dobbiamo pensare al sistema nella sua interezza, come ad una macchina in cui tutti gli ingranaggi - le nostre Regioni e le singole realtà - concorrano congiuntamente a far muovere e crescere il Paese. Ognuno di noi in quest'Aula potrebbe certamente rivendicare qualcosa; io potrei farlo per la mia Regione, la Sardegna, e, da sardo, potrei farlo per l'adeguamento della strada statale 131, per la realizzazione della Sassari-Olbia, per difendere l'industria chimica, ma non si devono battere i pugni per vedere realizzati importanti interventi strutturali.

Questi sono invece interventi necessari non solo per i sardi, così come è necessario un piano per il rilancio del Sud e le opere strategiche per il Mezzogiorno: interventi che il Governo realizzerà perché inseriti all'interno di una logica generale che investe tutto il sistema Paese, nella quale mi riconosco. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Santini. Ne ha facoltà.

SANTINI (PdL). Signor Presidente, signor Sottosegretario, vice Ministro, onorevoli colleghi, certamente nel dibattito su un decreto anticrisi non mi aspettavo di udire parole ottimistiche, né temi e toni improntati al trionfalismo, ma francamente nemmeno di assistere ad una serie di interventi così pesanti, con orizzonti bui, disastri globali ed impossibilità di risorgere. Forse un po' di esagerazione c'è; dopotutto, questo è il ruolo che qui ciascuno di noi esercita. Dovessi accettare questo tipo di scenario, non avrei nemmeno il coraggio di cominciare a parlare per innestare su una crisi congiunturale un problema di difficoltà endemica e cronica come quella della vita in montagna. Ci proverò ugualmente, anche se a qualcuno potrà risultare sgradevole immaginare di sommare miseria a miseria, ma, se non approfittiamo di questi momenti di sano realismo, non so quando potremo farlo.

In fondo, poi, è davvero molto tempo che non parliamo di queste problematiche, non soltanto di montagna ma in genere di territori svantaggiati. Non lo faccio certo con lo spirito di chi aggiunge, come dicevo, miseria a miseria, ma come promemoria e come richiamo al Governo affinché non si dimentichi che, al di là delle congiunture, vi sono problemi che sono da considerare soltanto in standby, in attesa cioè di essere ripresi.

Le politiche per la montagna da sempre sono la Cenerentola delle politiche territoriali, regionali e nazionali, anche se la montagna in Italia rappresenta oltre il 50 per cento del territorio delle amministrazioni comunali; ma purtroppo in montagna vive soltanto il 12 per cento della cittadinanza italiana, quindi è una massa critica non molto interessante nemmeno sotto il profilo politico-elettoralistico, anche se la montagna da sola produce circa il 20 per cento del PIL, ottenuto, per giunta, in condizioni di reale difficoltà. Una seconda ragione per riparlarne deriva dalla nostra storia, che dimostra come la montagna, anche in tempi di crisi, pur gravi come questo, ha sempre dimostrato di avere una reattività maggiore rispetto ai centri urbani, una capacità di organizzarsi, di affrontare in proprio queste difficoltà.

Mentre altrove si piange e si tende la mano, in montagna si preferisce rimboccarsi le maniche e cominciare quantomeno con quanto si ha intorno e a portata di mano a fare il possibile per rimediare. In montagna, comunque, tutti i valori risultano amplificati, nel bene e nel male; quindi anche una crisi come l'attuale nelle zone montane si è manifestata in maniera particolarmente pesante, soprattutto perché viene ad innestarsi su un sistema sociale ed economico già di per sé fragile e provato da molte altre crisi e difficoltà endemiche.

In questo momento le due grandi risorse della montagna, l'agricoltura e il turismo, sono a dir poco in ginocchio (non dico prostrate per non offendere coloro che si stanno impegnando). Per fare l'esempio di un prodotto tipo dell'agricoltura, il latte oggi viene pagato 30 centesimi al litro; non sono un produttore, ma mi dicono che con quelle cifre non si paghino nemmeno le spese della stalla.

Per quanto riguarda il turismo, si è appena chiusa la stagione invernale, con un risultato che è stato definito dalle associazioni di categoria di pura sopravvivenza: nessun investimento, nessun intervento particolare, pare che nemmeno gli impianti di risalita possano essere rimessi a posto e tanto meno gli impianti alberghieri. Insomma, l'inverno si è chiuso sicuramente non "senza infamia e senza gloria", ma più con infamia che con gloria, e non per colpa degli operatori. Per quanto riguarda le prenotazioni per la stagione estiva che stiamo già vivendo, anche per i periodi di alta stagione come può essere il mese di agosto, nelle agende degli albergatori vi sono dei buchi clamorosi, simili a crateri: sono crateri di disperazione, perché se non si fa il pieno almeno ad agosto, davvero l'economia e l'equilibrio generale rischiano di crollare per molto tempo. Aumenta, come tutti sappiamo, il turismo detto mordi e fuggi: le famiglie partono al mattino con lo zaino pieno di panini, arrivano e tornano alla sera, e per giunta si lasciano come souvenir tutti i rifiuti sul territorio; quindi i Comuni devono anche provvedere a ripulire prati, sentieri e strade.

Sembra che certi ristoranti, quelli veri e propri, siano ormai riservati a pochi intimi, ma anche le pizzerie, che erano il rifugio tradizionale delle famiglie, a costo di dividere una pizza tra tre bambini, rappresentano un obiettivo troppo ambizioso, tanto che si registra una diminuzione del 30 per cento per quanto riguarda le presenze.

È inutile ricordare che in montagna l'economia rappresenta un volano fondamentale per garantire la sopravvivenza della gente; quella gente che decide ancora di rimanere a vivere lassù o che ci va a vivere in cerca di un'occupazione. Questo sviluppo è anche utile per salvare testimonianze storiche e culturali, patrimoni ambientali che le multinazionali del grande turismo, quelle attività dei grandi villaggi turistici, non solo non tutelano, ma spesso anzi deturpano.

Un gruppo formato da una dozzina di studiosi di varia estrazione ha firmato un documento, preparato dall'Unione nazionale comuni comunità enti montani (UNCEM) e intitolato: «Manifesto per lo sviluppo della montagna», che lancia un autentico appello per correre ai ripari finché si è in tempo. Questo documento sostiene tra l'altro che è arrivato il momento d'invertire il processo di urbanizzazione, facendo della montagna e dello spazio rurale i fattori di un nuovo sviluppo dell'Italia. La strategia di riequilibrio territoriale dello sviluppo non deve essere confusa con le tradizionali logiche di sostegno ai territori in difficoltà; al contrario, si tratta di guardare alla montagna e allo spazio rurale come straordinarie risorse per il rilancio di processi di crescita nazionale basati sulle filiere più innovative e promettenti anche dal punto di vista economico.

Oggi si fa un gran parlare di fonti energetiche rinnovabili: energia idroelettrica, eolica, solare, il ricavo di energia dalla biomassa; mi chiedo dove, meglio che in montagna, queste attività possono trovare attuazione. Inoltre, i prodotti tipici che nascono da soli e non occorre produrli con sistemi biologici, ma è sufficiente rispettare il sistema della natura. Questo è già presente in montagna, e infatti sono queste le fonti di sopravvivenza di cui parlavo prima.

In montagna, infatti, le risorse non solo ci sarebbero, ma ci sono; spesso manca una filiera, mancano i collegamenti che le mettano insieme e creino sistemi integrati. L'imprenditoria è fondata sempre sul coraggio, ma anche su molta individualità, sull'orgoglio - come dicevo prima - di potercela fare anche da soli. Questo, tuttavia, non basta più e bisogna mettere a frutto qualche misura particolare; proverò quindi a formulare qualche proposta concreta: in primo luogo, sarebbe auspicabile una fiscalità di vantaggio per tutte le aziende di montagna; in secondo luogo, bisogna elevare l'agevolazione sul gasolio per riscaldamento e sulle altre risorse energetiche, che è ferma da molti anni; una terza proposta potrebbe consistere in una deroga dal regime degli aiuti di Stato e dalle regole della concorrenza per consentire aiuti anche di sistema.

Inoltre, sarebbero utili nuove norme per l'assunzione del personale stagionale, incentivi per la multifunzionalità e le professioni tipiche della montagna, come la guida alpina, il maestro di sci, portatori, accompagnatori, battipista, boscaioli, insomma tutte quelle persone e quelle attività professionali che tutte insieme consentono di continuare a vivere lassù.

E un aspetto delicato: è necessario anche guardare con serenità ed obiettività al prezioso ruolo che esercitano alcuni enti intermedi sovracomunali nelle zone più periferiche, a beneficio soprattutto dei Comuni più piccoli. Questi enti sovracomunali provvedono a fare qualcosa che i piccoli Comuni da soli non riuscirebbero a fare, compresi servizi di vitale importanza.

La caccia alle streghe che si è innescata non molto tempo fa a proposito della riforma delle comunità montane ha finito per coinvolgere, accanto a realtà che in effetti andavano soppresse o modificate, anche molte altre piccole realtà che sono necessarie e che vanno invece salvaguardate. Bisogna oggi guardare anche con un occhio diverso e più sereno al tema delle spese, che potrebbero essere rivisitate con maggiore realismo e conoscenza anche delle realtà territoriali, senza demagogie persecutorie.

Questo è un ruolo che spetta chiaramente al Governo con il contributo delle Regioni. Purtroppo, è qui che l'appello diventa difficile, in quanto il tema montagna e specificità ancora una volta ha tanto il colore dell'abito di Cenerentola.

Nella precedente legislatura si è visto purtroppo un record negativo, in termini di disinteresse, da parte dall'allora Ministro per le Regioni con delega per la montagna: non solo in due anni non ha mai assunto una iniziativa a favore della montagna, ma ha demolito quanto era stato fatto dal suo predecessore. L'attuale Ministro per le politiche regionali e la montagna - va detto in maniera esplicita - a sua volta non è riuscito a produrre alcun intervento che vada direttamente nella direzione della montagna, preso dalla contingenza imprevedibile di questa crisi e anche sommerso dagli impegni collegati alla riforma federalista.

PRESIDENTE. La prego di concludere e semmai di consegnare il testo dell'intervento. Come criterio concedo a tutti gli iscritti un minuto in più, ma dopo il minuto di proroga rispetto ai tempi concordati non concedo tempo ulteriore, perché altrimenti si sconfina nel surreale.

SANTINI (PdL). Certamente, signor Presidente. Stavo dicendo che purtroppo nemmeno l'attuale maggioranza è riuscita ad occuparsi in maniera concreta di montagna. Essendo un po' più ottimista e volendo credere a coloro che già intravedono in fondo al tunnel uno spiraglio di luce, se questo spiraglio diventerà un faro e poi finalmente luce piena e la crisi sarà superata, spero solo che potremo tornare ad occuparci delle normali difficoltà che attengono alla specificità della montagna.

Quindi, mi auguro che questo momento non sia dannoso alla perifericità delle zone montane, dove la crisi è arrivata in maniera dirompente e fulminea. Spero che la perifericità non rappresenti nuovamente un ostacolo a far tornare in montagna i benefici della crisi superata. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Divina. Ne ha facoltà.

DIVINA (LNP). Signor Presidente, la informo che ha rinunciato ad intervenire il mio collega Paolo Franco. Pertanto, le chiedo di consentirmi di sconfinare di alcuni minuti rispetto al tempo che mi è stato concesso, dal momento che dovrò ricomprendere nel mio intervento anche le argomentazioni del collega che ha rinunciato.

Chi ha assistito al dibattito sul provvedimento anticrisi è rimasto alquanto deluso, qualora si fosse aspettato un dibattito alto su grandi questioni e un confronto di posizioni. Siamo rimasti delusi.

Abbiamo sentito parlare di leadership, di Berlusconi che cala o cresce nei consensi e della sua popolarità che si avvierebbe all'esaurimento. Abbiamo sentito parlare di Repubblica della Padania, del resto ingenerosamente abbinata alla repubblica delle banane. Pensate di poter fare questi discorsi anche quando venite nelle nostre terrea chiedere voti in campagna elettorale? Vedreste come vi tratterebbero i nostri conterranei. Abbiamo sentito parlare di piano Sud che non c'entra niente con questo provvedimento, di soldi veri o falsi e di soldi che non ci sarebbero, della paura che il piano Sud possa diventare il piano Berlusconi, prendendo il nome del Premier.

Anche se fosse così, cosa ci sarebbe di male? Noi siamo legislatori. Ogni legge che il Parlamento approva ha un numero e una data che è difficile ricordare. Le leggi più importanti sono sempre abbinate ai relativi presentatori. Ad esempio, se parliamo di manicomi, parliamo di legge Basaglia; se parliamo del reinvestimento degli utili nelle imprese, parliamo di legge Tremonti o Tremonti-bis; la riforma della pubblica amministrazione ormai è la riforma Bassanini e la legge che prevede il voto degli italiani all'estero prende il nome di legge Tremaglia. Se una tra le tante leggi prendesse il nome di legge Berlusconi - vivaddio! - non penso che cambierebbe il mondo. Inoltre, la semplificazione non la facciamo noi, ma i media e, piaccia o no, noi la prendiamo per quello che è.

Per tornare al dibattito, parecchi hanno parlato (secondo me a sproposito) dell'Aquila. Si tratta di speculazioni ingenerose perché fatte nel momento più sbagliato. Invece che infondere un minimo di fiducia a persone che hanno perso tutto e che stanno aspettando che le istituzioni e lo Stato intervengano, si fa quasi credere loro che il peggio debba ancora venire. Volendo essere un tantino onesti, ogni tanto, possiamo dire che un evento imprevedibile come un terremoto può trovarci anche un po' impreparati?

Tra l'altro il sisma si è verificato in un momento nel quale le casse dello Stato sono in difficoltà e le risorse sono scarse. Si può concedere un po' di ossigeno al Governo e stimolarlo, eventualmente, con il dibattito, dato che deve intervenire, invece che agire in questa maniera ingenerosa e indecorosa? A L'Aquila è stata trasferita la sede del G8, il che ha fatto sì che l'attenzione e la generosità di tutto il mondo si rivolgessero verso le popolazioni colpite. Gli interventi per la ricostruzione non sono mai stati così tempestivi, e si è agito anche freneticamente. Tutto è migliorabile, se vogliamo, però non possiamo proprio dire che dobbiamo vergognarci di come è stata affrontata l'emergenza terremoto. Dobbiamo essere, almeno un minimo, persone corrette.

È difficile riassumere un provvedimento così ampio in un ragionamento da svolgere negli spazi e nei tempi che abbiamo, anche perché esso si occupa di tutte le misure volte a contrastare questa crisi che ha toccato non solo il nostro Paese, ma il globo intero. Sarebbe difficile anche affrontare il momento, così com'è complessivamente. Infatti, oggi uno Stato dovrebbe innanzi tutto intervenire massicciamente in tutti i settori economici che sono in difficoltà per dare loro un po' di ossigeno e poi dovrebbe incrementare la spesa pubblica per mettere in moto una politica keynesiana di investimenti, ma non ci sono risorse sufficienti per tutti questi interventi. Per fare tutto questo bisognerebbe aumentare il prelievo fiscale, proprio in un momento in cui le imprese sono in difficoltà e anzi necessitano di assistenza in tutti i settori e le famiglie non sono più in grado di contribuire, anzi bisogna pensare a quelle che non riescono più a stare sul mercato con i loro stipendi. In poche parole, chiunque oggi fosse al Governo si troverebbe su una vetta, ma poggiato su una piastrella di pochi centimetri, senza poter fare un passo da una parte o dall'altra a rischio di precipitare.

Nel mio intervento, vorrei toccare i punti del provvedimento che più mi interessano, anche perché, rappresentando la Commissione straordinaria per il controllo dei prezzi, mi sta a cuore la tenuta del reddito delle famiglie, il potere d'acquisto delle famiglie, anche perché l'indebolimento della domanda interna non pone più solo un problema di aiuto alle fasce sociali in difficoltà, ma crea un problema di economia generale.

In tutta onestà, a noi sembra che con questo provvedimento si siano toccati i tasti giusti, per esempio in materia di lavoro. Per i lavoratori che perdono il lavoro o subiscono una riduzione dell'orario per il calo della produzione, quelli che già ottengono i contratti di solidarietà, l'aiuto dello Stato passa dal 60 all'80 per cento della quota di retribuzione.

Intelligente doppiamente è l'aiuto che si dà ai cassaintegrati, nel momento in cui si affida loro tutto il plafond che avrebbero diritto di incamerare negli anni in cui è consentito loro di stare in quella posizione se si mettono subito in proprio (in microimprese, con un lavoro autonomo o associandosi in cooperativa), e l'economia parte immediatamente. Si tratta di un aiuto che verrebbe loro dato ugualmente, ma che se dato in anticipo mette in moto un processo estremamente interessante per il momento.

Ma veniamo a quello che è stato fatto sul fronte delle banche, che - come sapete - sostanzialmente fanno ciò che vogliono, ma non lo faranno più dal 1º novembre di quest'anno. Quando si va a portare valuta in banca (che siano assegni, bonifici o altro), non si dovranno più aspettare da tre a sette giorni, a discrezione della banca stessa, ma per legge dopo un giorno essa dovrà essere riconosciuta. Per mettere un freno alle cosiddette commissioni di massimo scoperto, tassi che il sistema bancario applicava senza regola, avevamo varato una legge, imponendo che sotto i 30 giorni non si dovessero più applicare. Ma il sistema bancario ha trovato una via d'uscita per applicare di nuovo, con una denominazione diversa, la stessa imposta sotto falso nome. Ebbene, ora le banche non potranno più farlo, perché stabiliremo che questa operazione, con qualsiasi nome venga definita, non sarà più possibile perché le banche non potranno più chiedere per legge più dello 0,5 per cento della somma messa a disposizione.

Si obbligano le aziende che erogano gas a metterne una quantità a disposizione; sarà l'Autorità per l'energia elettrica e il gas a fissarne i volumi e sarà un decreto a stabilirne il prezzo per aiutare le famiglie che hanno difficoltà anche a pagare le bollette.

Ci sembra un'azione estremamente positiva anche aiutare le piccole aziende municipalizzate, che per stare sul mercato dovevano inevitabilmente aumentare i costi, ad avere oneri amministrativi minori, per consentire loro di erogare buoni servizi a costi più bassi.

A noi sembra assai interessante quella che magari verrà chiamata la Tremonti-ter, per gli investimenti detassati, se servirà a rinnovare i macchinari. Le imprese e gli artigiani ammoderneranno le proprie aziende e staranno sul mercato dopo aver ricevuto l'aiuto dello Stato per ripotenziarle e dare loro nuovo vigore.

Le pubbliche amministrazioni, il grande difetto di questo Paese, hanno i soldi. Da una parte non riescono ad utilizzarli, per cui rimangono residui che non servono a nessuno e restano improduttivi; dall'altra, a causa di pagamenti che non sono stati fatti, vi sono imprese che attendono di ricevere denaro. Si snellisca il tutto e si eroghino le spettanze arretrate.

Lo stesso vale per i soldi fermi: vi sono enti locali virtuosi che hanno somme accantonate e hanno bisogno di fare investimenti, ma per le norme restrittive dei patti di stabilità non possono farlo. Svincoliamo non chi ha le casse in dissesto, ma chi ha tutti i conti in ordine i soldi da parte e nemmeno si indebita, cosicché possa mettere in moto grosse masse di denaro. Perché non farlo? Perché non ammettere che si tratta di operazioni estremamente buone?

Sarà di poco conto, ma inasprire anche la lotta contro il gioco illegale è una soluzione altrettanto positiva: tanti soggetti si sono trovati in cattive acque perché entrati, a causa delle macchine da gioco, in giri criminali che alla fine depauperano le persone e le famiglie.

È stata fatta una cosa intelligente, perché noi legislatori pensavamo di essere le persone più acute del Paese e abbiamo approvato importanti protocolli e rigidi disciplinari per stabilire ciò che si può portare in discarica, elencando, elemento per elemento e quantità per quantità, ciò che è pericoloso ed eventualmente nocivo. Poi, però, sciagurati imprenditori hanno capito che si poteva uscire da questo vincolo rispettando la legge, mescolando rifiuti tossici con altri inerti per creare una miscellanea che rientrasse nei parametri fissati. Poi queste sostanze venivano assorbite nel terreno delle nostre campagne e i prodotti agricoli finivano sulle nostre tavole. Ebbene, e la sinistra è stata attenta alle tematiche ambientali, questo non succederà più grazie ai controlli che verranno effettuati con la tracciabilità del rifiuto, ovunque esso finisca.

È stato ingenerosamente criticato il passaggio tendente ad innalzare l'età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni. Non è uno scherzo di Brunetta o una sua cattiveria. In primo luogo, sarà un processo graduale che andrà a regime nel 2020. In ogni caso, così è stato stabilito da una sentenza della Corte di giustizia europea del 13 novembre 2008. Dal momento che l'Italia fa parte dell'Europa, ahimè, siamo costretti a rispettare i principi e le normative europee, comprese quelle volte alla salvaguardia futura dei sistemi pensionistici esistenti in tutti i Paesi europei.

In conclusione, non è possibile valutare ogni provvedimento con gli occhiali che fanno più comodo, sostenendo che tutto è rosa o che tutto è nero. Il mondo non è tutto rosa o tutto nero, e così non lo sono neanche i provvedimenti.

Ora, se si vuole provare ad esprimere un giudizio calibrato forse si potrebbe chiamare in aiuto Craxi che, in una famosa intervista, dovendo motivare quanto aveva fatto nell'ambito delle sue responsabilità di governo, disse che non esiste un Governo che fa tutto bene, come del resto non c'è un Governo che fa tutto male. Prendendo una stadera (una bilancia a due piatti) disse, se il Governo per il 60 per cento fa cose buone e per il 40 per cento cose sbagliate, si tratta comunque di un buon Governo.

Siamo convinti che questo Governo, potendo contare su una percentuale ben più alta di cose fatte, anche grazie alla Lega così bistrattata, alla Lega di quella Repubblica padana tanto invisa a chi l'ha voluta vituperare in quest'Aula, merita un giudizio positivo. È un Governo sicuramente da promuovere. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Fosson. Ne ha facoltà.

FOSSON (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, per una questione di tempi e di una variazione nell'ordine degli iscritti a parlare, rinuncio al mio intervento. Chiedo alla Presidenza di poter allegare agli atti il testo del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Astore. Ne ha facoltà.

ASTORE (IdV). Signor Presidente, spesso in quest'Aula parliamo alla luna, soprattutto se si tiene conto dell'importanza del provvedimento in esame. Forse sarebbe opportuno che la Presidenza si facesse promotrice di una modifica del Regolamento interno per ovviare a questo problema. Non è pensabile che, rispetto ad un argomento del genere, si riscontri il vuoto totale dell'Aula tanto che ognuno affida ad un intervento scritto o al verbale le proprie opinioni.

Noi senatori dell'Italia dei Valori vogliamo invece intervenire perché reputiamo che l'Assemblea debba ascoltare le nostre osservazioni. Come già detto dal senatore Pardi, credo che si sia ormai alla ventitreesima fiducia, amici del centrodestra, e che questa sia la settima manovra (qualcuno si vanta addirittura che sia l'ottava) da voi definita anticrisi. Credo che un Governo che si rispetti (il collega della Lega intervenuto prima di me gli avrebbe dato la sufficienza), dovrebbe puntare soprattutto ad avere una progettualità completa. Invece, anche con il decreto-legge in esame, si nota una debolezza d'azione da parte del Governo, perché la crisi va affrontata con un progetto di ordine globale e non certo nella maniera più assoluta, con provvedimenti spezzettati.

Senatrice Bonfrisco, è bene finirla poi con questa storia di chiamare sempre in causa il Governo Prodi. Si dice che in quel caso si trattava di migliaia di commi, ma certo le situazioni erano diverse. Vorrei ricordare che nella scorsa legislatura i numeri della maggioranza erano molto vicini a quelli dell'opposizione, tanto che spesso si rincorreva anche un solo voto in più. Le fiducie che si ponevano, anche se in numero inferiore alle vostre, erano riferite effettivamente a migliaia di commi, ma in ogni caso su testi deliberati dalla Commissione.

C'è una ribellione della politica, e non mi meraviglia che gli amici del centrodestra, diversamente da quanto accaduto alla Camera, abbiano parlato poco in quest'Aula, andando anche a dire che, per la prima volta, il Governo non ha accettato il deliberato delle Commissioni della Camera. Questo è un fatto di una gravità inaudita. Il mancato rispetto del Parlamento, come diceva il collega Pardi, è la caratteristica della vostra azione politica.

A parte il voto di fiducia, io ritengo che non sia possibile approvare oggi delle leggi. Come il Presidente della Repubblica vi ha ricordato tante volte, sono leggi che non appartengono più al Parlamento, ma sono leggi del Governo. Mi sembra che sia stata fatta una statistica, dalla quale è risultato che, su 50 provvedimenti, addirittura 47 sono di origine governativa. Questo significa che il Parlamento non legifera più, perché questo Governo non vuole che il Parlamento legiferi.

Ve lo dico serenamente: al di là di qualche atteggiamento estemporaneo, anche da parte di qualche collega, a settembre noi porremo il problema. Preghiamo gli amici del PD di sollevarlo insieme a noi, perché la democrazia, al di là del bicameralismo o meno, si fonda sull'importanza del Parlamento. Questo esproprio deve finire. Si espropria il Parlamento giorno per giorno e ve lo dimostrerò, almeno in relazione al rapporto tra sanità e Regioni, aspetto che curo nella Commissione cui appartengo.

A mio avviso, questo decreto affronta problemi saltellando tra le varie materie con superficialità. Quante volte avete rimproverato ad una maxifinanziaria con 1.000 emendamenti di non essere omogenea? Questo provvedimento salta addirittura di palo in frasca, come si suol dire. Esso è composto da argomenti totalmente disomogenei: dalla riforma degli ammortizzatori sociali al rientro dei capitali dall'estero. Vi sono argomenti che cozzano l'uno contro l'altro: dall'energia nucleare al diniego dell'aumento degli ammortizzatori sociali; dall'assenza totale di una politica del Mezzogiorno arrivate addirittura ad abbozzare una miniriforma sanitaria all'articolo 22.

Il progetto non c'è, noi non lo intravediamo neanche negli interventi fatti in quest'Aula e nelle Commissioni. Non intravediamo dove volete portare il Paese e qual è la vostra idea per uscire dalla crisi e rilanciare l'economia italiana. Ecco perché, come hanno detto tutti, io ritengo che questa politica di attesa offenda questo Parlamento. Pertanto, comunico che l'Italia dei Valori, al di qualche estemporaneità, si farà promotrice di una iniziativa politica in difesa del Parlamento.

Per quanto concerne la sostanza del provvedimento, signor Presidente, mi permetta di fare alcune osservazioni di merito relative alle competenze della mia Commissione di appartenenza. Desidero però prima dire qualcosa sull'Abruzzo. Mi dispiace che manchi il Presidente del Consiglio, mi dispiace davvero molto, perché vorrei dirgli che non si espone la sofferenza. Non si espone neanche a livello internazionale, perché il G8 non ha portato alcun risultato! Per fare un esempio, Angela Merkel si era impegnata a riparare una chiesa con 3 milioni di euro, e tale è stata la soluzione finale.

Non si strumentalizza il terremoto, e vi parla uno che conosce bene il problema. Vi parla uno che sa bene - e lo dico agli amici abruzzesi - che il terremoto deve ancora arrivare. Non si strumentalizza il terremoto salendo sulle case, issando bandiere, utilizzando la sofferenza per esaltare una politica che non c'è per quanto riguarda il terremoto.

L'uguaglianza è nelle norme. Noi ci faremo promotori, signor Presidente dell'Assemblea, di un'iniziativa, perché non è possibile - come qui è stato anche lamentato - che l'Abruzzo sia trattato in un modo e il Molise in un altro. La sofferenza è la stessa. Tutti i cittadini vittime del terremoto hanno il diritto ad un uguale trattamento, che deve essere sancito per legge. Non è possibile che tra Sicilia e Molise vi siano trattamenti diversi, perché la prima ha un numero maggiore di rappresentanti e il secondo ne ha di meno. Occorre prevedere una norma generale.

E poi credo si debba riflettere anche sullo strapotere della legge n. 225 del 1992, che dà la possibilità di organizzare grandi eventi pensati due anni prima. Alla ripresa dei lavori, noi dell'Italia dei valori proporremo una riforma profonda di questa legge.

Al di là delle boutade sul terremoto, credo che l'area colpita dal sisma abbia bisogno di un rilancio economico, ma d'intesa con gli amministratori locali, che non devono essere espropriati. Dovremo riparlare anche di questo.

È importante sospendere i tributi, ma è assurdo che lo si faccia solo per un anno: a quel punto il "mendicante" abruzzese dovrà tornare a chiedere tale sospensione per una seconda, una terza, una quarta e una quinta volta. Bisogna stabilire il diritto a simili agevolazioni fiscali.

Per quanto riguarda la sanità, signor Presidente, occorre rilevare che per la prima volta - mi spiace che sia assente il Ministro - si è verificata una rottura con le Regioni. Mi rivolgo a lei, signor Presidente, che ha presieduto una Regione importante: è la prima volta, nella storia della Repubblica, che le Regioni rifiutano di recarsi a Palazzo Chigi per partecipare alla Conferenza Stato-Regioni. È accaduto il 29 luglio, ma la stampa non ne parla. Eppure credo ci siano argomenti, questioni importanti da trattare, in una Repubblica nella quale è stata pensata - da noi del centrosinistra, ma credo accettata da tutti - una uguale dignità del livello statale, del livello regionale e del livello comunale.

È importante non trattare le Regioni in questo modo. So che la situazione economica è difficile, so che bisogna andare avanti, ma occorre portare avanti molte politiche insieme alle Regioni. E quando i rappresentanti regionali sostengono che non c'è stato pari trattamento tra Campania, Molise e Sicilia per il commissariamento della sanità, costoro dicono cose vere. Basta leggere i verbali di aprile o giugno del 2009, da cui emerge che le situazioni erano profondamente uguali.

E poi, caro Presidente, è una Repubblica seria quella che affida il commissariamento della sanità al lupo che deve badare alle pecore, come diceva qualcuno, cioè agli stessi presidenti, assessori e consiglieri regionali che hanno prodotto il buco? Credo che vada fatta una riflessione.

Noi abbiamo presentato un emendamento, ma è stato bocciato. Il presidente della Regione ha un ruolo di programmazione e deve mantenerlo, ma il commissario deve tutelare i LEA, i diritti della gente, non può essere colui che ha portato allo sfascio la sanità, soprattutto nella mia Regione, in cui è accertato - da voi, non da me - che certi personaggi hanno provocato questo sfascio.

Inoltre, amici della Lega, siamo in un'epoca di federalismo, in cui dobbiamo dare responsabilità agli amministratori locali, e poi succede che non si vogliono affrontare i costi standard, oppure... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ASTORE (IdV). Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, anche se ci sarebbero tante cose da dire.

Mi limito a chiedere formalmente al Governo di spiegare all'Assemblea il motivo per cui sono stati assegnati 50 milioni di euro all'ospedale "Bambino Gesù": sono sostitutivi del pagamento che le Regioni devono fare (chiedo proprio una spiegazione, perché finora non l'ho capito) o si tratta di un contributo che, a questo punto, potrebbe essere pensato anche per strutture di alta specializzazione che si trovano in altre Regioni, frequentate anche da altre persone?

Infine, mi dispiace che i colleghi della Lega non siano presenti in Aula, perché volevo chiedere anch'io di fare l'esame di dialetto per accedere all'insegnamento nelle Regioni del Nord. Al mio primo anno di insegnamento ho insegnato proprio nelle vallate della Lombardia. Ma è una Nazione seria quella in cui, ogni tanto, escono fuori queste boutade che nessuno critica? Così si offendono professori, presidi, giovani laureati del Sud. E sappiamo perché ci sono più laureati al Sud che non al Nord. Credo che questo Governo debba ridare dignità a questi lavoratori che stanno al Nord e devono avere tutta la dignità possibile per esercitare il proprio ruolo. (Applausi dal Gruppo IdV e della senatrice Biondelli).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bosone. Ne ha facoltà.

BOSONE (PD). Signor Presidente, lei ha infinite ragioni, perché in queste ore, in cui milioni di italiani stanno andando in vacanza, per fortuna, siamo impegnati in un dibattito che ha qualcosa di surreale, e non perché stiamo parlando di crisi, ma per come il Governo ha imposto di discuterne a questo Parlamento.

Ci rendiamo conto, colleghi, che il Parlamento si accinge a discutere e votare la fiducia su un provvedimento che è stato già sfiduciato dallo stesso Governo, che proprio in queste ore lo sta cambiando? Questo veramente ha qualcosa di surreale.

Vorrei chiedere al senatore Divina (lo chiedo al suo simulacro, perché lui è uscito): di che cosa dobbiamo mai discutere? È molto mortificante, per noi, dover discutere con la consapevolezza di non avere la possibilità di modificare un documento così importante come quello che riguarda la crisi che colpisce questo Paese.

Gli elettori padani, che votano me come votano il senatore Divina (anche se sicuramente ci vota gente diversa), si arrabbiano un po' pensando che sono qui a rappresentarli e non posso fare fino in fondo il mio mestiere, cioè non posso incidere su quei disegni di legge che li riguardano direttamente, e non posso farlo perché la politica voluta dal nostro presidente del Consiglio Berlusconi è una politica populista, che vuole ridurre questo Parlamento a poco più di un orpello. Così come considera ininfluenti i sindacati, un fastidio i partiti e probabilmente, in cuor suo, anche inutili le elezioni democratiche in questo Paese.

Vedete, colleghi, al contrario del mio amico senatore Morando, sono un convinto fautore del bicameralismo, che va sicuramente modificato e migliorato. Dovremmo modificare velocemente i Regolamenti parlamentari e questo Parlamento deve recuperare efficienza, in questo ramo come nell'altro, ma penso che il bicameralismo preservi fino in fondo la capacità di democrazia della nostra Repubblica e la capacità del Parlamento di rappresentare gli interessi di questo Paese. Tuttavia oggi, lo dico soprattutto ai colleghi del centrodestra presenti, stiamo mortificando davvero questo Parlamento e stiamo mortificando anche noi stessi; stiamo facendo il danno nostro e anche il danno degli italiani: di fatto sottraiamo questo provvedimento sulla crisi alla possibilità di una vera discussione e alla possibilità di essere modificato ponendo la fiducia su questioni da tutti riconosciute sbagliate.

Ad esempio, stiamo ponendo la fiducia sulla rottamazione dei medici. Ebbene, in Commissione sanità siamo unanimemente convinti che il medico non possa essere considerato meramente un ingranaggio della nostra burocrazia, che il dirigente medico debba essere considerato come il primario e che sia discriminante considerarlo diversamente dal primario, che invece non viene rottamato, insieme ai magistrati e ai professori universitari, inserendo in modo surrettizio l'idea che esistano lavoratori di serie A e lavoratori di serie B e insinuando l'idea, talvolta condivisa da centrodestra e centrosinistra, che ci siano delle caste intoccabili. Il principio di rottamazione, introdotto da questo provvedimento, è profondamente ingiusto per i lavoratori di questo Paese e anche anticostituzionale. Eravamo d'accordo tutti nel modificarlo, alla Camera come al Senato: non ci siamo riusciti, semplicemente perché è stata posta la questione di fiducia.

Un altro aspetto che mi colpisce riguarda i tagli alla sanità. Anche in questo caso c'è una burocratizzazione della sanità: da una parte stiamo approvando un disegno di legge che restaura il Ministero della sanità e, dall'altra, consideriamo la sanità uno spezzatino. Stiamo approvando con la fiducia un taglio trasversale di 800 milioni di euro alla spesa farmaceutica territoriale. Tra l'altro, sappiamo benissimo che la pandemia influenzale globale porterà a spendere 400 milioni di euro. Quindi, probabilmente, da questo taglio di 800 milioni di euro 400 dovranno tornare alla spesa farmaceutica. Come verranno spesi questi soldi non si dice, se non in modo generico: investimenti sulla sanità non ben specificati. In tecnologia, in ricerca, in strutture?

Dobbiamo recuperare il Sud. Ma come? Semplicemente commissariando? Questa fiducia infatti è anche sul commissariamento, probabilmente giusto in alcune Regioni come la Campania, il Molise e la Calabria. Ma basta una visione burocratica di commissariamento o non ci vuole forse una politica più strutturata, di ampio respiro per la sanità di questo Paese? Forse i tagli trasversali non bastano. Dobbiamo avere l'idea di recuperare efficienza ed efficacia nel nostro sistema sanitario, renderlo più uguale in tutte le parti del Paese.

Allora un provvedimento che doveva rendere più giusto, più uguale il Paese si trasforma invece in un atto di autorità, in un banale atto burocratico di autoritarismo. Tra l'altro, nella sanità mi preoccupano i tagli trasversali che preludono probabilmente a quell'universalismo selettivo di cui parla il ministro Sacconi. L'universalismo o c'è o non c'é, non può essere selettivo perché, se è selettivo, voglio capire nei confronti di chi. Siccome stiamo facendo tagli trasversali indiscriminati, probabilmente a rimetterci saranno i soliti cittadini, quelli che oggi pagano i ticket e che domani ne pagheranno di più, sempre di più, anche quelli più deboli.

Allora, rivolgendomi al senatore Divina ed al centrodestra, voglio sottolineare che noi siamo qua pervicacemente a difendere e a lavorare per un'Italia più giusta, più coesa, più solidale, più uguale. Vogliamo fare questo lavoro con dignità, fino in fondo perché, nel momento in cui il Governo mette la fiducia su questo provvedimento, vogliamo sperare che siano gli italiani la prossima volta a voler riporre meglio la loro fiducia. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Li Gotti. Ne ha facoltà.

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente, stamani nell'illustrare la questione pregiudiziale avevo fatto riferimento ad un parere della Giunta per il Regolamento del Senato che, in merito alla fiducia, si esprimeva così: con la richiesta di fiducia il Governo condiziona espressamente all'approvazione di un testo la propria sopravvivenza.

Oggi noi sappiamo che il Governo lega la propria sopravvivenza ad un testo che invece non vuole più, perché lo sta cambiando. Anzi, dalle informazioni che abbiamo dalle agenzie di stampa, sembra che il Governo abbia deciso di presentare domani un nuovo decreto, una volta che avrà avuto la fiducia su questo.

La situazione è talmente paradossale e surreale da sconfinare nel ridicolo. Il Governo dice: o date la fiducia sul testo così come è o me ne vado a casa, sennonché il testo non sarà più questo perché esso verrà modificato dal Governo stesso una volta approvato.

Ovviamente la questione della fiducia, che è cornice della discussione, sposta l'oggetto del nostro esame, che si riduce esclusivamente a scampoli di valutazione su un provvedimento comunque complesso. Tuttavia anche attraverso questi pochi momenti, ci rendiamo conto di alcune profonde ipocrisie.

Al di là di quanto ha detto il senatore Pardi, vi è una norma che mi ha fatto molto divertire - drammaticamente divertire - che riguarda le modifiche sulla Corte dei conti.

Sentite bene che cosa stiamo approvando: «L'azione per il recupero del danno da immagine è esercitabile dal pubblico ministero contabile a fronte di una specifica e precisa nozione di danno, qualora il danno stesso sia stato cagionato per dolo o colpa grave». Si aggiunge: «Qualunque atto istruttorio o processuale posto in essere in violazione delle disposizioni di cui al presente comma» - ossia quelle che ho appena letto - «è nullo e la relativa nullità può essere fatta valere in ogni momento». Ossia, lo scopo dell'accertamento viene posto invece quale presupposto per poter fare l'accertamento a pena di nullità. L'atto istruttorio deve essere assistito dal presupposto di un fatto che invece l'atto istruttorio è destinato ad accertare, perché il requisito del dolo o colpa grave deve assistere e precedere il compimento dell'atto istruttorio a pena di nullità, rilevabile in qualsiasi stato e grado, fatta valere da chiunque, in qualunque momento, innanzi alla competente sezione giurisdizionale della Corte dei conti, che decide nel termine perentorio di 30 giorni.

Ciò significa che qui allora non si tratta di ancorare all'esistenza del danno per colpa grave o dolo l'azione di responsabilità, perché anche l'accertamento dell'eventuale danno per dolo o colpa grave viene reso impossibile dal momento che ciò che si vuole accertare deve essere invece già accertato. Questa è ipocrisia bella e buona. Ciò significa non accertare. Significa che le procure distrettuali contabili non potranno accertare se esiste il dolo o la colpa grave, perché devono essere già accertati, essendo questo un presupposto. Questa è una grande forma di ipocrisia per dire che la procura contabile non deve più fare accertamenti.

Sullo scudo fiscale, al comma 4 dell'articolo 13‑bis, si richiama l'applicazione dell'articolo 17 del decreto-legge n. 350 del 2001, che a sua volta rinvia all'applicazione del decreto‑legge n. 143 del 1991, che è norma abrogata, cioè si rinvia ad una procedura normativa che non fa parte del nostro ordinamento.

Sul problema della regolarizzazione degli irregolari, ancora ricordiamo l'alto insegnamento giuridico del ministro Maroni, immediatamente dopo l'approvazione della norma che introduceva il reato di ingresso e soggiorno illegale, quando disse: «Anche uno studente al primo anno di università sa che questa norma non si applica agli irregolari presenti nel nostro Paese». Ci fece una lezione di diritto, ci chiamò tutti ignoranti. Poi qualcuno gli spiegò che il reato di soggiorno irregolare è un reato permanente: non posso essere punito per ieri, quando non c'era la fattispecie di reato, posso essere punito per l'oggi, nel momento in cui viene introdotta la fattispecie di reato.

E allora, dopo che abbiamo assistito a queste dotte disquisizioni giuridiche, siamo arrivati - a me dispiace non ci sia il sottosegretario Caliendo, che è un giurista - a introdurre, in violazione dell'articolo 79 della Costituzione, l'amnistia. È infatti previsto che i reati di soggiorno e ingresso illegale vengano dichiarati estinti, quando invece la possibilità era quella di dichiarare la non procedibilità per il sopraggiungere di una diversa condizione. Il prevedere invece l'estinzione del reato significa introdurre un'amnistia che, ai sensi dell'articolo 79 della nostra Costituzione, prevede una maggioranza qualificata dei due terzi, oltre la violazione, che è stata già denunziata più volte, dell'articolo 3 della Costituzione.

La medesima cosa riguarda l'estinzione di fatto dei reati di esportazione di capitale, mancata denunzia, infedele denunzia e omessa dichiarazione. Tali reati vengono estinti di fatto e diventa quindi anche questa un'amnistia, non potendo essere utilizzabile nei confronti del contribuente l'accertamento derivante dal rientro dei capitali detenuti all'estero.

Vi ho citato solo alcuni scampoli di questo provvedimento. Avviandomi alla conclusione, signor Presidente, nella normativa sulla distribuzione e sulla produzione di energia si prevede la competenza esclusiva dello Stato quando la stessa, ai sensi dal comma 3 dell'articolo 117 della Costituzione, è materia concorrente. Vengono escluse le Regioni, sottraendosi alle stesse la competenza legislativa perché, ai sensi del comma 3 dell'articolo 117, nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa. Così facendo, il Governo, in violazione dell'articolo 117 della Costituzione, sottrae invece alle Regioni un potere, trasferendolo alle autorità statuali.

Sono questi scampoli di valutazione che fanno capire come sicuramente i correttivi che verranno introdotti domani dal Governo cambieranno qualche cosa, ma rimangono la profonda ipocrisia di questo provvedimento e la profonda incostituzionalità dello stesso. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Latronico. Ne ha facoltà.

LATRONICO (PdL). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, non c'è dubbio, come è stato osservato, che anche con questo decreto e con il successivo e connesso atto di richiesta di fiducia emerga il tema del rapporto tra il Parlamento e il Governo: il diritto del Parlamento a svolgere le sue competenze legislative e il diritto del Governo a dare risposte all'altezza dei tempi e dell'emergenza. Credo che anche l'opposizione debba convenire sul fatto che avanza una Costituzione materiale, che si è imposta sia in questa legislatura che in quella precedente, che consiglierebbe alle Camere di rivedere i propri Regolamenti parlamentari per assicurare certezza di tempi al Governo e la via di una equilibrata democrazia decidente attesa dal Paese. Tutto qui. Per questo è eccessivo, credo, parlare di rappresentanza violentata oppure di Parlamento imbavagliato (queste le espressioni usate qui e lì). Non escludendo, per onestà, che il ruolo del Parlamento e l'esercizio delle sue prerogative (in questo quadro mutato) esista in tutta la sua significanza costituzionale.

Per venire al merito del provvedimento, l'emanazione di otto decreti, con questo, in materia economica è la conferma che il Governo ha provato a replicare e a contrastare, con equilibrio e prudenza, i problemi indotti da una crisi la cui portata si è via via manifestata ed i cui effetti non erano, peraltro, prevedibili. Il Governo, anche con questo ultimo provvedimento, prova a dare risposte alle parti sociali più direttamente colpite, con le misure di allargamento e di potenziamento degli ammortizzatori sociali, implementando un'azione interessante sotto il profilo sociale e sperimentando progetti di formazione-lavoro che puntano a non disperdere lo straordinario capitale di competenze che si è formato a ridosso delle nostre aziende, in attesa di una possibile ripresa delle attività produttive. Un nuovo welfare che fa degli ammortizzatori anche una possibile opportunità per esplorare nuove strade di reimpiego per i lavoratori colpiti dalla crisi della propria azienda, oppure per acquisire nuove competenze professionali.

Come pure, l'aver assunto il tema della regolarizzazione di colf e badanti risulta un atto di regolarizzazione di persone impegnate nella cura delle nostre famiglie e nello stesso tempo smentisce l'idea, agitata anche questa sera, di un Governo ostile per principio al contributo di tanti stranieri che invece collaborano alla vita delle nostre famiglie e delle nostre imprese.

Ed ancora, gli incentivi fiscali per società e imprese, per la loro capitalizzazione e per una ripresa degli investimenti nelle attrezzature non fanno parte di una manovra anticiclica, ma finalizzata a preparare anche la ripresa che si attende, dando più consistenza al patrimonio delle aziende e sostenendo un processo di innovazione. Inoltre, per le imprese non è da sottovalutare l'intesa con il sistema bancario per ottenere una moratoria sui debiti, condizioni di costo meno onerose sui servizi di credito ed anche un più facile e più ampio accesso al credito stesso.

Questa consapevolezza dell'esigenza di non far mancare il credito al sistema delle imprese in un momento delicato e di crisi ha portato il Governo ad inserire in questo provvedimento le norme finalizzate alla velocizzazione dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione per i debiti accumulati negli anni da parte degli enti pubblici.

È sempre nella prospettiva di premiare la virtuosità degli enti locali, che hanno concorso a preservare il Patto di stabilità del nostro Paese e nello stesso tempo per corrispondere ad una esigenza di ripresa degli investimenti, che si deve interpretare la misura di attenuazione del Patto di stabilità per gli enti locali stessi, con l'esclusione dal vincolo di alcuni pagamenti per investimenti in conto capitale.

La manovra, che ammonta a 12,5 miliardi di euro, si finanzia per circa la metà con nuove entrate e per l'altra metà circa con tagli di spese.

Signor Presidente, mi avvio a concludere e chiedo di allegare il testo del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

LATRONICO (PdL). Noi crediamo che il Governo debba proseguire sulla via del rigore, della qualificazione della spesa, della sua finalizzazione. Per stare all'attualità, noi siamo naturalmente convinti che sia il tempo di mettere in campo un impegno speciale per il Mezzogiorno, approvando un apposito piano di sviluppo che dia speditezza a tutte le Regioni del Sud, non solo la Sicilia, sapendo imporre azioni di coordinamento tra i programmi di spesa in quelle Regioni, che in questi anni è mancato, spesso a vantaggio di cicli di spesa improduttiva che hanno alimentato più reti di consenso che infrastrutture di sviluppo.

Proprio a partire dal Mezzogiorno - ne siamo sicuri - dovrebbe avere inizio un nuovo disegno strategico di sviluppo e di rinascita dell'intero Paese. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Mongiello. Ne ha facoltà.

MONGIELLO (PD). Signor Presidente, signor Sottosegretario, mi rivolgo agli onorevoli colleghi presenti. Ci ritroviamo ancora una volta in quest'Aula, tra l'altro esautorata dalle prerogative che la Carta costituzionale le attribuisce, a varare un provvedimento anticrisi nel quale l'agricoltura continua a giocare il ruolo di una semplice comparsa.

Mi scuseranno i presenti se parlerò solo di questo settore, di cui non vi è traccia in questo provvedimento anticrisi. Stiamo parlando di un comparto che rappresenta il 16 per cento delle imprese italiane e che vale circa 220 miliardi di euro, ma di cui questo Governo, in un momento in cui l'intera economia del Paese è stremata dai riflessi di un quadro congiunturale pesantemente negativo, non si occupa minimamente, manifestando così, oltre che un perdurante disinteresse, anche una notevole dose di miopia. Infatti, dimenticare le difficoltà ed i rischi che sta affrontando il comparto agricolo e le ricadute che questi hanno sull'industria alimentare, sull'occupazione e sui consumi dei cittadini, dimostra una superficialità e una debolezza strategica preoccupanti.

Recenti indagini testimoniano come in molte aree del mondo i nostri prodotti alimentari rappresentino la prima categoria merceologica che richiama alla mente il made in Italy; fatto, questo, che testimonia la necessità di approntare una strategia volta al rafforzamento del sistema agroalimentare italiano che abbia una prospettiva di medio-lungo termine, che sappia attivare politiche dedicate alla crescita strutturale, organizzativa, all'integrazione, agli strumenti di difesa dai rischi, tanto più che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni di volatilità dei prezzi mai sperimentati prima che mettono seriamente a repentaglio la sopravvivenza di grosse porzioni del tessuto imprenditoriale.

Nonostante queste premesse, nel corso degli ultimi dodici mesi di legislatura il Governo ha mostrato completamente l'incapacità di approntare una politica di rilancio del settore: rincorre il quotidiano e si occupa dell'esistente, come se la crisi non l'avesse neppure sfiorato. Considerate che in altri Paesi come la Francia si sono stanziati 250 miliardi di euro per il rilancio del comparto agricolo e che Paesi come la Germania e la Spagna hanno avviato riforme importanti per ridare slancio all'agricoltura come attività multifunzionale; inoltre, onorevoli colleghi, varrebbe la pena ricordare che tali Paesi sono tra i principali competitor dei nostri prodotti.

Mi chiedo, allora, quando voi penserete di dare udienza agli agricoltori. Quando deciderete di occuparvi delle preoccupazioni degli imprenditori del settore, molti dei quali vedono a rischio la tenuta delle proprie aziende e il mantenimento dei livelli occupazionali? Quando smetterete di guardare con noncuranza dati sempre più allarmanti che ci parlano di migliaia di imprese agricole destinate a chiudere a causa di costi produttivi e oneri sociali praticamente raddoppiati? Mi chiedo: quando il Presidente del Consiglio deciderà di onorare la sua promessa, fatta alla presenza di 15.000 agricoltori all'Assemblea nazionale di Coldiretti, sul rifinanziamento del Fondo di solidarietà, di cui ancora non vi è traccia in questo provvedimento? Mi rendo conto che parlare dall'affidabilità della parola di quest'uomo può far sorridere, ma vi assicuro, onorevoli colleghi, che gli agricoltori non sorridono affatto di fronte ai costi di produzione (concimi e benzina in testa) praticamente raddoppiati.

I prezzi all'origine sono diminuiti mediamente del 13 per cento per la maggiore parte dei prodotti, addirittura del 35-40 per cento per il mercato dei cereali; le aziende sono sempre più indebitate e stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali; i redditi degli agricoltori sono ovunque in calo. Allora, non si può fregiare del suo titolo il Ministro di questo Governo mentre va sui trattori a manifestare contro se stesso, senza poi produrre nessuna reale misura di rilancio del comparto.

Inoltre, tutto ciò avviene perdendo completamente di vista il fatto che il provvedimento su etichettatura e tracciabilità dei prodotti, approdato in Aula qui al Senato, è scomparso misteriosamente il giorno stesso della sua trattazione. Siamo ormai nel pieno dell'estate e del suo provvedimento non vi è traccia, ma stamane scopriamo che il suddetto disegno di legge riappare nuovamente sempre qui in Senato calendarizzato il 17 settembre. Vorrei anche rendere noto ai colleghi presenti che lo stesso disegno di legge è stato presentato alla Camera, che ne ha già iniziato la trattazione. Il Ministro e i suoi colleghi, quindi, dovrebbero mettersi d'accordo se intendono finalmente dare vita a un provvedimento tanto aspettato dagli stessi imprenditori e agricoltori.

Penso che non ci si possa limitare alle solite politiche degli annunci e degli intenti come in occasione del DPEF; servono misure reali, vere, efficaci per ridare respiro ad un comparto allo stremo delle forze. A questo proposito, vorrei citare solo alcuni degli esempi: interventi a favore degli investimenti, ammodernamento delle strutture agricole, agroalimentari, sostegno alla ricerca finalizzata, nuove fonti agroenergetiche, tutela dei territori; bisognava aiutare i nostri imprenditori agricoli per il pagamento degli interessi sui mutui di ammortamento a 15 anni, i contratti per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese agricole, in particolare le piccolissime aziende.

Con riguardo al settore agroalimentare, il provvedimento in esame presenta un contributo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali pressoché inesistente: ignora completamente la questione dell'indebitamento delle aziende agricole; non presenta misure specifiche in materia di credito d'imposta in agricoltura; non menziona minimamente misure per l'accesso al credito e per l'internazionalizzazione delle imprese agroalimentari e della pesca, né tantomeno vi è traccia di interventi finalizzati all'attivazione e all'utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali necessari a governare questa difficile fase congiunturale.

Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Non sono minimamente affrontati i problemi del sistema assicurativo in agricoltura e il rifinanziamento triennale del Fondo di solidarietà nazionale. I dati indicano che le polizze assicurative in agricoltura hanno subito una battuta d'arresto del 15 per cento rispetto allo scorso anno, venuta a coincidere proprio con varie calamità naturali.

Onorevoli colleghi, vorrei ricordare che ciò a cui stiamo assistendo è una pantomima che si trascina ormai da tempo lunghissimo. Abbiamo assistito a promesse e annunci, l'ultimo del quale del collega Tremonti stamattina (collega di Zaia, ovviamente) che ha sottolineato che il Fondo di solidarietà nazionale è un problema del comparto agricolo e pertanto da risolvere prioritariamente con le risorse di competenza del Dicastero agricolo.

Il nostro giudizio pertanto è molto critico sul provvedimento e non potrebbe essere diversamente dopo le considerazioni che vi ho rassegnato. L'agricoltura, colleghi, è un tema che riveste un'importanza centrale nell'agenda politica del Partito Democratico. Ci piacerebbe vedere finalmente la stessa attenzione di questo Governo, ferie permettendo. (Applausi dai Gruppi IdV e PD.Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Stradiotto. Ne ha facoltà.

STRADIOTTO (PD). Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno avuto modo di motivare perché non votiamo la fiducia al Governo e siamo convinti di non votare il provvedimento al nostro esame. Non lo votiamo perché non affronta le questioni alla base della crisi. In tutti i provvedimenti degli ultimi mesi il Governo ha galleggiato sui problemi, dato che l'importante era avere buoni sondaggi elettorali, e ha sempre cercato di evitare di affrontare le vere questioni. I dati sono effettivamente critici: basti pensare ai 9 miliardi di euro di minori entrate e ai 34 miliardi di euro di maggiori spese e, oltretutto, non di investimento. Come sempre capita quando è al Governo il centrodestra, ciò dimostra che non siete in grado di controllare la spesa, perché se quei 35 miliardi di euro fossero stati sborsati per gli investimenti e per una spesa di qualità, avreste ottenuto il riconoscimento di un lavoro importante.

Si dice che tutto sommato l'Italia tiene, ma non certo grazie ai provvedimenti del Governo. L'Italia tiene in questa situazione, in cui i prezzi sono fermi mentre i dati relativi all'inflazione sono importanti, grazie al risparmio privato degli italiani che, per fortuna, sono delle formichine. L'Italia tiene perché, nonostante la piccola e media impresa stia soffrendo, gli imprenditori soffrono a fianco degli operai e stanno tenendo duro. L'Italia tiene perché ci sono le famiglie e le autonomie locali.

Se non fossero stati emanati i provvedimenti del Governo, non sarebbe cambiato assolutamente niente. Anzi, in alcuni casi abbiamo appesantito il lavoro di chi sta fuori dalla politica. Intendo dire che, se continuate ad inseguire solo ed esclusivamente i sondaggi, ci troveremo più avanti realmente dinanzi a delle difficoltà, perché quando i prezzi inizieranno a salire e l'economia sarà ripartita, non avremo affrontato i nodi del nostro Paese: i famosi lacci e laccioli di cui sempre ci riempiamo la bocca, ma non affrontiamo quando ci occupiamo delle singole questioni. In modo particolare, mi ricordo la cosiddetta lenzuolata di Bersani, componente del Governo di allora, e ricordo quanta opposizione aveva ricevuto allora dai vostri banchi nel merito di quelle proposte che avevano come obiettivo un Paese moderno e migliore. Ci troveremo alla fine dinanzi ad una situazione difficile, con i prezzi che ripartiranno e un contesto molto difficile per le imprese e i lavoratori.

Mi voglio soffermare in modo specifico su una questione. Alcuni colleghi hanno ricordato che ci sono delle norme che non funzionano, come dimostra il fatto che adotterete un decreto correttivo della norma che domani mattina probabilmente otterrà la fiducia di questo ramo del Parlamento.

Mi voglio soffermare sull'articolo 9 e sul Patto di stabilità. L'articolo 9 tratta una questione della quale abbiamo avuto modo di parlare spesso, relativa alla tempestività nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Si tratta di un argomento importante, fondamentale al quale questa norma, per alcuni aspetti, dà una risposta. Speriamo che effettivamente possa contribuire a risolvere il problema dei circa 70 miliardi di ritardati pagamenti da parte dello Stato. Potete immaginare che cosa accade se le prime a non pagare i fornitori sono le pubbliche amministrazioni. Il punto 2 della lettera a), secondo me, romperà le procedure relative alla pubblica amministrazione, perché con la norma ivi prevista si dà ai funzionari la responsabilità di garantire i pagamenti relativi agli impegni di spesa che vengono accertati. La regola funziona benissimo per i Ministeri, ma non può funzionare se parliamo di enti locali, soprattutto considerando che lo Stato, il Governo e il Parlamento, in questi mesi, hanno continuamente modificato le norme relative agli enti locali.

È stata tolta l'ICI e non sono stati garantiti adeguati trasferimenti; inoltre, è stato modificato il Patto di stabilità e, di conseguenza, in questi ultimi mesi - in quest'ultimo anno in modo particolare - spesso i ragionieri responsabili in materia dei nostri enti locali hanno dovuto bloccare i pagamenti. Ritengo che se non volete bloccare i lavori pubblici degli enti locali dobbiate assolutamente modificare questa norma perché non troverete un funzionario, soprattutto negli enti medio piccoli, che si prenderà la responsabilità di un impegno di spesa.

Questo è un altro argomento per il quale ritengo che dovreste riflettere di più, nel momento in cui studiate determinati provvedimenti, perché invece che rilanciare il Paese rischiano di frenarlo. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mascitelli. Ne ha facoltà.

MASCITELLI (IdV). Signor Presidente, con tutto il rispetto per quest'Aula e per i suoi componenti ma anche con una preoccupazione seria per il momento che vive il nostro Paese, dobbiamo dire che la richiesta, che ormai era stata già annunciata da giorni, della questione di fiducia su questo provvedimento chiude i siparietti di un teatrino di avanspettacolo di periferia dove, nel gioco delle parti, c'è un comico che non fa più ridere e vecchie ballerine che cercano, senza riuscirci, di distrarre il nervosismo degli spettatori. L'Italia incomincia a stancarsi di un repertorio di barzellette vecchio, sperimentato e consumato.

Lo dico, perché non si fidino, ai colleghi parlamentari del Sud che, dopo il loro giusto richiamo a non dimenticare la fragile questione meridionale, si sono visti rispondere non con i fatti di un anno di Governo ma con un semplice annuncio che sarà varato il piano Berlusconi con una nuova Cassa per il Mezzogiorno e una nuova reiterata Banca del Sud. Così come gli abruzzesi terremotati sotto le tende, che sollevavano con dignità un grido di dolore per i loro disagi non più umanamente sostenibili, si sono sentiti rispondere di non preoccuparsi, tanto lo Stato avrebbe provveduto ad offrire loro, durante i mesi più caldi, una crociera gratis per tutti, per poi vedersi fare, con l'articolo 25 di questo decreto, la richiesta vergognosa di ripresa della riscossione dei tributi e contributi dal 1° gennaio prossimo.

Non riescono a distrarre la nostra attenzione neppure i vecchi balletti del ministro Tremonti che, dopo avere avviato le due operazioni di cartolarizzazione di immobili pubblici, ha dovuto riconoscere che l'operazione era stata fallimentare e con il cosiddetto milleproroghe ha dovuto porre in liquidazione il patrimonio di SCIP 1 e SCIP 2 con il rimborso di tutte le passività accumulate per un danno ai conti pubblici di oltre un miliardo e 700 milioni.

Il Ministro ieri in Commissione è venuto a dirci che non sarà modificata la tassa sull'oro della Banca d'Italia, ma anche di non preoccuparci, perché è probabile che non venga applicata: non avevamo dubbi al riguardo.

Ricostruiamo allora i fatti che ci hanno portato al decreto-legge n. 78: si tratta di un collegato al DPEF che, come tale, è stato giustamente presentato nel quadro di finanza pubblica come una chiave di volta per il sostegno all'economia. Ci vengono però imposti tempi contingentati per esaminarlo, migliorarlo e correggerlo, al punto che, come Senato della Repubblica - lo dico alla Conferenza dei Capigruppo - in proporzione abbiamo impiegato più tempo per decidere se fosse opportuno che Gheddafi entrasse o meno in quest'Aula o se la febbre suina non dovesse preoccupare gli italiani che per prendere decisioni che riguardano la decenza di un lavoro, come le ha definite Benedetto XVI. Parliamo della decenza di un lavoro per 1.600.000 lavoratori: è questa infatti la stima della Banca d'Italia di coloro che hanno lavori atipici e parasubordinati, senza diritto ad alcun tipo di protezione sociale; per non parlare dei 700.000 giovani del Meridione - e questi sono dati dello SVIMEZ ‑ laureati o con altri titoli di studio che abbandonano la loro terra per trovare nuove possibilità. Questo è anche il Sud, il nostro Sud: prima emigravano le povertà ed i bisogni, oggi sono costrette ad emigrare le intelligenze e le risorse.

Com'è stato detto da tanti colleghi che mi hanno preceduto, questo decreto è infarcito di errori, articoli incoerenti e norme sconclusionate; ci viene detto, però, che non è possibile correggerlo, perché più che salvacrisi, è un decreto salvaferie, o meglio, salvamaggioranza, perché l'estate servirà a guadagnare tempo per calmare le tensioni sempre più destabilizzanti all'interno del centrodestra.

E poi il Governo, prima ancora che venisse approvato questo provvedimento, che doveva rispondere ad uno stato di necessità e urgenza, aveva già annunciato che ne sta preparando un altro per correggerlo. Nel nostro ordinamento costituzionale - lo dico all'amico Li Gotti, che è giurista esperto - introduciamo così una nuova formula: il decreto correttivo, detto anche il decreto-bis.

Crediamo si confermino due questioni e si aprano due partite importanti, la prima delle quali è politica: per un Governo che gode della più ampia maggioranza numerica della storia repubblicana, la sistematica sudditanza del potere legislativo a quello esecutivo diventa il manifesto politico di questo centrodestra, ed è il manifesto di un nuovo moderno regime. E ogni volta che il Governo decide di ricorrere alla questione di fiducia sembra sentire nuovamente rimbombare in quest'Aula i giudizi di fastidio e insofferenza pronunciati da Berlusconi a proposito delle Camere che, nel migliore dei casi, perdono tempo, e, nel peggiore, costituiscono un vero e proprio intralcio.

Mi rivolgo con grande rispetto ad alcuni amici dell'opposizione, che nelle Commissioni ragionano con il pallottoliere: con questa maggioranza, allora, come possiamo avere l'utopia, la tentazione o la speranza - che è sempre l'ultima a morire - di affrontare il tema delle riforme e di discutere sulle difficoltà, sulle inefficienze e sui bisogni del nostro Paese, in sede emendativa e in due ore di Commissione? Mentre Tremonti si diletta alle mancate stabilizzazioni dei conti pubblici, mancano a questa maggioranza una visione organica ed un progetto complessivo, perché non trova la soluzione nell'individuazione delle priorità e nella collegialità delle scelte. E tutto questo a loro non possiamo darlo noi: le liti tra Ministri non sono la febbre, ma la malattia dell'Esecutivo e la sindrome dell'uomo solo al comando non è un ripiego per il decisionismo e la tempestività delle scelte, ma la cultura ideologica di una nuova sovranità.

Una seconda considerazione è sostanzialmente economica, perché, quando si manifesta - com'è avvenuto in questo decreto - una linea di politica economica ben precisa, che non tiene conto delle condizioni sociali del Paese e non fa ciò che sarebbe necessario per renderle meno sofferte, si possono seguire soltanto due possibilità. O si ha il coraggio di incidere sul bilancio pubblico, anche mettendo a rischio gli equilibri dei conti che già non vi sono, oppure si mettono a repentaglio equilibri ben più importanti, che sono quelli sociali: e ciò significa prepararsi ad affrontare nel prossimo autunno un serissimo problema di tenuta sociale.

In questo decreto-legge, le misure di spesa sono sottofinanziate - lo dico con grande stima al vice ministro Vegas - e le risorse che vengono presentate come aggiuntive, come quelle per gli ammortizzatori sociali, non sono affatto adeguate a tassi di disoccupazione a due cifre. Questo significherà in sostanza che il Governo dovrà intervenire di nuovo in corso d'opera, in una manovra finanziaria permanente e continua - siamo ormai all'ottavo decreto-legge anticrisi - per ridurre l'entità delle erogazioni oppure per migliorare le dotazioni dei vari fondi, agendo di nuovo e tardivamente e rendendo ancor più distorsivi gli effetti della spesa pubblica.

Questo decreto-legge ottiene comunque un risultato sorprendente, quasi paradossale: in piena recessione economica lo Stato ci guadagna e presenta un saldo netto da finanziare in positivo pari, secondo il testo approvato dalla Camera, a circa 57 milioni di euro per il 2009 e 626 milioni di euro per il 2010. Ce lo spiega la stessa relazione del Servizio bilancio del Senato facendoci alcuni esempi: un miglioramento dell'indebitamento netto è connesso alla regolarizzazione delle badanti - pensate, guadagniamo con le badanti! - e viene utilizzato per incrementare la spendibilità nell'adozione delle delibere CIPE di assegnazione delle risorse FAS attivate a favore dell'Abruzzo. Analogamente, anche l'Abruzzo fa la sua parte. Dopo la sospensione dei versamenti fiscali a favore dell'Abruzzo, la richiesta di recupero immediato dei tributi a partire da gennaio viene registrata tra le maggiori entrate. Per il 2009 il CNEL prevede un bilancio finale rovinoso sul piano dell'occupazione, calcolata in forze di lavoro - per capirci, persone in carne ed ossa - cacciate dalla produzione, in una forchetta che va dalle 350.000 alle 540.000 unità.

Poco spazio, ma non certo solo di ordine temporale ma anche di volontà politica - mi permetto di ricordarlo a quei colleghi con l'orologio in mano in Commissione - hanno trovato le nostre proposte di rafforzamento degli ammortizzatori sociali, di allargamento della regolarizzazione dei lavoratori stranieri, di una fiscalità di vantaggio per il Sud, mentre gli esponenti di questa maggioranza hanno preferito ancora una volta concentrarsi sull'ennesimo condono che premia chi evade, chi viola la legge, chi inganna i cittadini onesti che pagano le tasse, sino ad arrivare alla vergogna delle vergogne che prevede la restituzione al fisco delle tasse a partire dal prossimo anno per i terremotati sotto le tende e senza casa in Abruzzo. Questa è la situazione.

Voglio ora entrare nel merito di alcuni punti. L'articolo 1 doveva essere l'articolo che allargava gli ammortizzatori sociali ad una platea più ampia di lavoratori, mentre sarà invece l'articolo che allargherà le ingiustizie e le disuguaglianze, dal momento che la misura più importante, che prevede di far restare i lavoratori a frequentare corsi di formazione forniti dalla loro azienda, non può certo migliorare le opportunità di impiego di quei lavoratori che sono occupati in quelle tante imprese che non hanno un futuro oltre la crisi. Nessun intervento per quei lavoratori che svolgono lavori flessibili e che non godono di un sistema di welfare degno di questo nome. Rimarrà quindi un misero spot la misura inventata dal Governo nell'ambito del decreto-legge n. 185, che prevede una copertura in caso di perdita del posto di lavoro al 20 per cento del precedente reddito annuo, mettendo paletti talmente assurdi che alla fine solo 1.800 lavoratori ne hanno potuto usufruire rispetto ai circa 400.000 precari che vedranno scadere il loro contratto di collaborazione entro l'anno.

Ma non c'è solo questo. Alla copertura degli oneri derivati dall'articolo 1 si provvede con la riduzione delle risorse del Fondo sociale per l'occupazione, alimentato a sua volta con le risorse del Fondo per la aree sottoutilizzate. Questo fondo, lo ripetiamo ancora una volta, non è costituito da stanziamenti aggiuntivi ma da risorse sottratte al Sud.

Un altro dei punti presentati come più significativi di questo decreto legge, l'articolo 5 sulla detassazione degli utili reinvestiti, non è altro che un provvedimento che produrrà, per come è fatto il nostro Paese, un effetto di allargamento delle differenze, perché, dei 2 miliardi stanziati per questo articolo, di fatto è come prevedere che oltre 1 miliardo e 800 milioni andranno alle zone forti del Paese, avvantaggiando le grandi industrie e penalizzando le imprese piccole e medie che compongono il fragile tessuto produttivo del nostro Mezzogiorno. Siamo agli antipodi dei più elementari criteri di incentivazione allo sviluppo. Lo sgravio non viene concesso all'imprenditore che decide di puntare sulle aree depresse o sulla ripresa della sua azienda, ma premia chi ha già i risultati migliori.

Cosa dire poi del rebus del FAS, il sistema di scatole cinesi ideato dalla genialità del ministro Tremonti? Non ci hanno convinto i conticini fatti dal sottosegretario Giorgetti in Commissione e noi dell'Italia dei Valori aspettiamo un'informativa del Governo sul quadro delle risorse di competenza ancora disponibili, sul Fondo nazionale e sulle risorse di casa effettivamente disponibili da qui al 2013.

Cosa dire, ancora, sulla palese incostituzionalità dell'articolo 17? Infatti, in un decreto economico, caro collega Li Gotti, finiscono norme sulla Corte dei conti che non hanno alcuna compatibilità con il tema generale e non rivestono carattere di necessità e di urgenza. Non mi soffermo poi sulla foglia di fico dello scudo fiscale dell'articolo 13-bis, perché lo stesso Governo ha piena coscienza della negatività di questo intervento, al punto che si è voluto in tutti i modi mascherare il provvedimento sotto mentite finalità benefiche, collegandolo, da un lato, alla repressione dell'utilizzo dei paradisi fiscali e, dall'altro, inizialmente - e anche questa fu una barzelletta del Governo Berlusconi - al sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto, soluzione che poi non è mai stata fatta propria in sede legislativa.

Mentre noi parliamo, gli uffici governativi stanno già preparando il testo del nuovo decreto, che - apprendiamo dalla stampa - conterrà almeno - ripeto: almeno - tre correzioni: sulla Corte dei conti, sulle competenze del Ministero dell'ambiente e ritocchi allo scudo fiscale.

Continua quindi la manovra infinita che, per il momento, ha forse dato qualche buon esito elettorale al centrodestra, esito che noi consideriamo provvisorio (e lavoreremo perché sia il più possibile provvisorio), ma che di certo non ha offerto prove di governo adeguate alle attese del Paese. (Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Legnini. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Legnini. Ne ha facoltà.

LEGNINI (PD). Signor Presidente, sulla struttura e sull'efficacia di questo decreto mi limito a dire che noi assistiamo, ormai da mesi, ad una rincorsa da parte del Governo in rapporto all'aggravarsi della crisi stessa nei termini che conosciamo.

Si emanano provvedimenti; i dati relativi all'andamento dell'economia, dell'occupazione, del PIL, dei conti pubblici si aggravano: si emana un altro provvedimento; quei dati si aggravano ancora: si emana un altro provvedimento, e così via. Un avvitamento sempre più evidente che scopre l'inefficacia della politica complessiva del Governo nel contrastare la più grave recessione dal dopoguerra ad oggi.

Ciò che rileva, sotto questo profilo, non è tanto la valutazione dei singoli provvedimenti e delle singole misure che pure possono essere, almeno per una parte di loro, condivise: se si riconosce il credito d'imposta piuttosto che misure implementative degli ammortizzatori sociali, come non condividerle? Ciò che rileva e che abbiamo cercato di dire in questi giorni, e che voglio ora ribadire, è che gli effetti macroeconomici del complesso delle misure adottate dal Governo, e quindi anche di questo decreto, sono molto limitati, sono ben poca cosa rispetto all'entità, al volume dei problemi che abbiamo di fronte.

Lo dice il Governo, non lo affermiamo noi. Il Governo, infatti, ci comunica che, nel 2008, il complesso delle misure adottate ha inciso per lo 0,17 per cento del PIL e che, per quest'anno, il complesso delle misure adottate in funzione anticrisi inciderà per lo 0,56 per cento del PIL, a fronte di una recessione pari al 5,3 per cento, secondo i dati diffusi dal Fondo monetario internazionale proprio ieri, che è destinata a sfiorare e forse superare - ahinoi - il 6 per cento. L'anno prossimo, l'incidenza delle misure anticrisi sul prodotto interno lordo si fermerà allo 0,44 per cento.

Questi sono i fatti, i dati forniti dal Governo, ripeto, che ci dicono appunto che il volume delle misure e delle risorse e la loro efficacia sono molto limitati. L'abbiamo già detto in questi giorni e non c'è molto altro da aggiungere, se non fosse che gli effetti reali della crisi, quelli che si devono ancora manifestare, sono ulteriormente devastanti, non solo sul PIL, ma anche - come abbiamo visto - sulla disoccupazione, soprattutto, che subirà un'impennata nei prossimi mesi, sui conti pubblici, sulla pressione fiscale e su tutti gli altri elementi di negatività che abbiamo cercato di sottolineare e che solo l'indiscutibile abilità verbale del ministro Tremonti può tentare di occultare.

Ma i dati, i fatti, le sofferenze, i problemi, le incertezze, le insicurezze, le debolezze della nostra economia e della nostra società sono sotto gli occhi di tutti. L'atteggiamento del Governo è: «La crisi passerà», ma gli effetti - diciamo noi - sono ancora destinati a manifestarsi in senso negativo sul piano sociale, occupazionale e sui conti pubblici.

Nel merito delle singole misure è stato detto molto, in questo dibattito, e io non voglio aggiungere nulla nel commentare interventi molto gravi che sono contenuti nel provvedimento, dallo scudo fiscale alle norme che riguardano la Corte dei conti, alle misure relative al Ministero dell'ambiente e a quelle sull'energia e così via.

Mi preme soltanto tornare su un tema, che è stato molto presente nella discussione e che necessita di qualche precisazione e affermazione più chiara e più precisa, quello delle tasse dei terremotati. A tale riguardo, si è tanto discusso nell'altro ramo del Parlamento e poco in questo ramo del Parlamento, perché ‑ come è noto ‑ siamo stati costretti ad una discussione angusta in Commissione e poi a questo dibattito in Aula, che si sta svolgendo nei modi che vediamo, senza sufficiente attenzione. Anzi, ringrazio i pochi colleghi presenti, perché stanno qui ad ascoltare e a seguire la discussione su un provvedimento così importante.

Questo decreto, signor Presidente, introduce una norma molto semplice, mai prevista prima. È ormai noto a tutti che, da gennaio del prossimo anno, i terremotati d'Abruzzo (privati, imprese e professionisti), quando con ogni probabilità gran parte di loro sarà ancora senza casa e senza lavoro, le aziende saranno ancora chiuse o comunque continueranno ad avere molte difficoltà, dovranno non solo tornare a pagare le tasse che si versano normalmente, ma a queste dovranno aggiungere i mutui, che non saranno più sospesi, le imposte e i contributi non pagati quest'anno.

Il decreto stabilisce la copertura delle minori entrate, nell'anno in corso, per 513 milioni di euro e l'utilizzo delle maggiori entrate previste per il 2010 e il 2011 per finalità legate alla copertura di questo decreto. Tradotto: i 513 milioni che gli abruzzesi riverseranno o dovranno riversare l'anno prossimo e quello successivo nelle casse dello Stato serviranno a pagare le misure anticrisi del Nord e del Sud, ma prevalentemente del Nord, dato che gran parte del tiraggio - come si dice - della misura principale contenuta in questo decreto, il credito d'imposta sugli investimenti, è con ogni probabilità destinato al Nord.

Vi sono state numerose proteste da parte della popolazione e delle istituzioni locali e una chiara presa di coscienza da parte di tutte le forze politiche, anche di maggioranza. Piuttosto che cambiare il decreto in Aula alla Camera o qui in Senato, il Governo si è affidato ad una promessa verbale. Non è la prima volta che questo accade, ma qui sta accadendo in un modo che è senza precedenti, cioè il Ministro dell'economia, il sottosegretario Bertolaso e poi il sottosegretario Giorgetti in Commissione ieri sera, hanno detto che questa legge, che oggi stiamo approvando, sarà cambiata con un'ordinanza, cosa che non è mai accaduta prima e che pone enormi problemi.

Tralascio la mostruosità giuridica sottesa ad una scelta di questo tipo, cioè: nel giorno nel quale si approva una legge dello Stato, il Governo dice ufficialmente che la modificherà o l'abrogherà con una ordinanza. Tralascio questo aspetto e voglio invece sottolineare i problemi finanziari: se le nuove entrate previste per effetto di questa odiosa misura sono portate, come ho detto, a copertura delle misure recate nel decreto, quando si tratterà di emanare un'ordinanza, che come è noto non è una legge, come si coprirà quella ordinanza? Cioè, come si garantirà la copertura finanziaria dell'auspicato promesso nuovo differimento delle imposte?

Questa è la domanda che abbiamo rivolto. A questa domanda il Governo non ha risposto, perché non può rispondere e perché è vera una sola cosa, cioè che, se non cambierà la legge (e per questo ci auguriamo che le modifiche preannunciate contengano questa misura, anche se ho molti dubbi che ciò avvenga, perché bisognerà appunto trovare in pochi giorni una nuova copertura) e se lo strumento utilizzato sarà l'ordinanza, è evidente che la copertura dovrà essere attinta ai fondi per il terremoto. Quindi, una doppia rapina a danno degli abruzzesi: prima si destinano le imposte, precocemente richieste loro, alle finalità del decreto; dopo, se sarà l'ordinanza di protezione civile a provvedere in materia, si chiederà loro di sopportare una decurtazione dei fondi stanziati per il terremoto.

Mi dispiace che oggi il presidente Quagliariello si sia cimentato in un'operazione, signor Presidente, di commento di forti preoccupazioni che io ed altri senatori, tra cui il senatore Lusi, abbiamo esposto anche sull'elemento che è emerso ieri sera in Commissione, cioè che i famosi 4 miliardi per la ricostruzione provenienti dal FAS, in realtà, non sono subito disponibili. Lo ha detto il Governo: quest'anno sono disponibili 69 milioni di euro e ne saranno disponibili 334 l'anno prossimo, e poi 1.800 milioni dal 2011 e nel 2012-2015.

Ebbene, a fronte della nostra ovvia, preoccupata sottolineatura del fatto che per un anno e mezzo avremo fondi di scarsissima entità, il presidente Quagliariello si è cimentato in una reazione scomposta e offensiva (e me ne dispiaccio fortemente), apostrofando chi parla e il senatore Lusi come protagonisti di un'accozzaglia di falsità, come persone intente a lucrare briciole di visibilità sulla pelle dei terremotati, che negano l'evidenza. Parole vergognose. Mi auguro che il collega Quagliariello abbia modo di giustificare le cose che dice con chi conosce quei problemi molto meglio di lui, insieme agli altri senatori abruzzesi che siedono in quest'Aula. La verità è che in Abruzzo si sta facendo molta propaganda, molta pubblicità, molta ostentazione e si sta provvedendo con le famose casette, mentre di ricostruzione si parlerà quando se ne parlerà, cioè, nella migliore delle ipotesi, dal 2011 in poi.

Questa è la verità. Rispondete a queste obiezioni, a queste domande, a queste preoccupazioni nell'interesse di quei cittadini, dopodiché confronteremo le reciproche posizioni. Non rendetevi protagonisti di falsità, menzogne e insulti, che sono fuori luogo e non si addicono alla funzione alla quale assolve il presidente Quagliariello. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Mascitelli).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Izzo. Ne ha facoltà.

IZZO (PdL). Signor Presidente, signor Vice ministro, onorevoli colleghi, prima di intervenire specificatamente sul decreto, cercando di non approfondire i temi già sviluppati da tanti colleghi che mi hanno preceduto, desidero affermare, anche alla luce delle considerazioni svolte dai colleghi dell'opposizione, che mi sono convinto ancora di più della bontà del provvedimento che, se non sarà certamente esaustivo rispetto agli obiettivi che ci siamo dati, appartiene a quella cornice di interventi che servono e che mano a mano, come un grande puzzle, stiamo ponendo in essere per far sì che questo Paese migliori.

Vorrei tranquillizzare il collega Legnini, laddove dovessero essere vere le espressioni alle quali egli ha fatto riferimento. Non credo che il presidente Quagliariello si sia potuto esprimere in quel modo, ma alcune considerazioni sul terremoto, caro collega Legnini, non credo possono essere usate nei confronti del Governo Berlusconi. Io, che vivo in Campania e che ho vissuto il terremoto del 1980, posso assicurare il collega Legnini che ancora non abbiamo completato la ricostruzione, probabilmente anche per gravi, gravissime carenze della classe politica campana, specialmente di sinistra. Abbiamo visto invece che in Abruzzo i cantieri esistono, che stiamo facendo le realizzazioni, che stiamo correndo e che certamente non aggraveremo i cittadini dell'Abruzzo, che già sono stati provati da questa vicenda terribile che li ha colpiti. Credo che sia ingiusto e ingeneroso rivolgersi in questo modo al Governo sul problema dell'Abruzzo. Credo che sia una delle punte di diamante del Governo e del nostro presidente Berlusconi, al di là dell'appartenenza a questa parte politica.

Al riguardo, dunque, vorrei invitare i colleghi dell'opposizione, soprattutto gli abruzzesi, ad essere più sereni nell'esaminare quello che sta facendo il Governo, a suggerire eventuali modifiche ed interventi di sostegno ulteriori a questa azione; ma certamente siamo con la coscienza a posto.

Detto questo, ricordo che già nel Documento di programmazione economico-finanziaria eravamo intervenuti manifestando anche delle preoccupazioni. Siamo stati critici perché, per la verità, con questo ultimo DPEF presentato non vedevamo grandi barlumi all'orizzonte per noi del Mezzogiorno.

Tornando al provvedimento al nostro esame, come avevo già fatto cenno, non mi soffermerò ad esaminare specificatamente il decreto-legge n. 78 nei suoi vari interventi ed aspetti; una serie di elementi che ci serviranno a migliorare la nostra condizione economica.

Su un aspetto vorrei soffermare l'attenzione: a situazioni negative non si sarebbe potuto rispondere con ulteriori aggravi di pressione fiscale sulle famiglie e nuovi incrementi di spesa pubblica improduttiva; e non lo abbiamo fatto. Abbiamo reperito le risorse, per una parte mediante mirati incrementi delle entrate, per nulla a carico delle famiglie, e, per altra parte, con riduzione degli sprechi, in maniera particolare riducendo la spesa farmaceutica.

La scelta del Governo, confermata con il decreto-legge n. 78 al nostro esame, è stata dunque sin dall'inizio in controtendenza rispetto a tante scelte di decenni passati; è stata tesa a salvaguardare quantomeno gli andamenti a legislazione vigente, a non peggiorare, cioè, i saldi di finanza pubblica più di quanto faccia già la fase recessiva. Fortunatamente la fase negativa del ciclo volge al termine: lo stiamo ripetendo da più tempo creando anche entusiasmo; qualcuno, della sinistra soprattutto, ci ha tacciato di essere degli illusionisti e degli illusi sulla ripresa dell'economia: invece - lo stiamo vedendo - cominciamo ad uscire dalla curva o dal tunnel. E lo stesso Obama, qualche ora fa, ha dichiarato che anche gli Stati Uniti si stanno avviando in questa direzione.

Certo, purtroppo per il Sud, per noi altri, permangono elementi di preoccupazione. Vi sono una serie di fattori esogeni che ci affliggono ed avviliscono. Una politica antica non è riuscita a creare le condizioni per migliorare la situazione generale del Mezzogiorno d'Italia. Accanto alla crisi economica, c'è stata anche una delegittimazione della politica per il Mezzogiorno d'Italia.

Nel 1950, con vicende alterne, nasceva la Cassa per il Mezzogiorno, da una felice intuizione di Pasquale Saraceno, che non era certo meridionale ma che aveva voluto vedere in quello strumento la capacità di accompagnare nel dopoguerra il nostro Paese.

Ebbene, oggi, con la presa di posizione e di coscienza di quella che è stata un'azione, ferma, determinata e probabilmente anche fuori dalle righe (non ho mai condiviso il Partito del Sud come stimolo in una lotta immaginaria tra Sud e Nord), il Governo del presidente Berlusconi è riuscito a creare le condizioni affinché per davvero fosse fugata l'idea di un Nord contro il Sud e di un Sud piagnone. Ci avviamo per davvero, con l'accordo fatto già con la Regione Sicilia per 4 miliardi e 313 milioni di euro e con gli accordi che faremo successivamente con le altre Regioni, ad individuare un obiettivo che, per la verità - e lo dico da meridionale e anche da persona che ha avuto responsabilità a livello regionale - non siamo riusciti in passato a focalizzare.

Abbiamo necessità di un piano sinergico complessivo della spesa. Non dobbiamo spendere le risorse che ci arrivano al di fuori di un tale piano. Per la verità, la Regione Campania, devo comunicarlo, è riuscita a spendere appena il 17 per cento dei fondi 2001-2006, quindi, nemmeno questo riescono più a fare. Finora il presidente Bassolino, con la giunta di sinistra, ha dilapidato risorse incredibili, senza creare le precondizioni dello sviluppo, senza cioè dotare il nostro territorio di una infrastrutturazione viaria, costruire asili, gestire le reti idriche e quindi determinare finalmente la riduzione delle gravissime perdite (addirittura il 25 per cento dell'acqua si perde), modernizzare i sistemi informativi per una maggiore efficienza e una trasparenza degli uffici pubblici; ha invece rivolto la spesa verso determinati obiettivi tipici della sinistra ed anche, per la verità, nel passato, della vecchia Democrazia Cristiana (che aveva creato soltanto un apparato di sostegno per governare i processi e gli enti e non creare le condizioni dello sviluppo).

Occorre anche sostenere fortissimamente il turismo, nel Mezzogiorno d'Italia. Non è possibile che l'Italia, con tutti i beni di cui dispone, occupi il ventiduesimo posto nell'offerta turistica. È finita l'epoca in cui, solo perché vi era il mare, il sole e le bellezze naturali, la gente arrivava: oggi dobbiamo incrementare la qualità dell'offerta, dobbiamo avere una strategia coordinata tra tutte le Regioni. Il turismo è un'industria e le condizioni di sviluppo ci sono tutte se si attua un'azione mirata, che deve essere coordinata.

Ecco perché plaudiamo non tanto e non solo al progetto della Banca del Mezzogiorno, di cui abbiamo già parlato nel corso dell'esame delle finanziarie di anni fa con il ministro Tremonti, che già era nel programma del Governo del presidente Berlusconi della legislatura 2001-2006 e che viene ribadito e rilanciato; oggi al ministro Tremonti va il nostro plauso perché, pur con le sue, oserei dire, difficoltà comunicative e di contrapposizione, alla fine, è riuscito a convincersi della bontà di questo progetto. Probabilmente egli per primo ritiene che il Mezzogiorno d'Italia deve essere il motore di tutta la Nazione e che, se non determiniamo le condizioni dello sviluppo del Mezzogiorno, certamente non potremo determinare lo sviluppo del Paese.

Plaudiamo anche all'iniziativa della costituzione di un nuovo soggetto che adegui ai tempi l'idea fondamentale di Pasquale Saraceno della Cassa per il Mezzogiorno e che possa fungere da coordinatore di tutti gli interventi, creandosi quindi con esso le condizioni affinché il nostro Paese possa riprendersi, svilupparsi e camminare nel migliore dei modi.

Noi siamo convinti che il Governo del presidente Berlusconi e questa maggioranza siano, non soltanto nelle condizioni, ma nella ferma e determinata convinzione che con questo faremo il bene del Paese. Finora lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulla questione di fiducia posta dal Governo.

Rinvio il seguito dell'esame del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

Sullo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi

PEDICA (IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PEDICA (IdV). Signor Presidente, come avevo preannunciato all'inizio della seduta, oggi il Consiglio dei ministri ha deliberato di riconsiderare la proposta di scioglimento del Consiglio comunale di Fondi, sulla base di una nuova relazione che lo stesso ministro Maroni dovrà sottoporre al Consiglio dei ministri, alla luce delle modifiche introdotte dalla legge 15 luglio 2009, n. 94.

Questo è l'ennesimo schiaffo alla legalità e alla democrazia che poteva dare questo Governo. Di fatto, con questa decisione del Consiglio dei ministri siamo tornati indietro, perché il ministro Maroni sarà costretto a scrivere una nuova relazione da sottoporre al Consiglio dei ministri al fine di poter finalmente sciogliere il Consiglio comunale.

Oltretutto, la motivazione è assolutamente falsa perché, caro Presidente, la nuova legge n. 94 del 2009, addirittura citata dal Consiglio dei ministri, entrerà in vigore l'8 agosto: si cita quindi una legge che deve ancora entrare in vigore.

Perché questo? Il Consiglio dei ministri dichiara una motivazione falsa perché ha paura di dire la verità; non è vero che non possono sciogliere il Consiglio comunale di Fondi: in realtà non lo vogliono sciogliere perché qualcuno che siede lì, al Consiglio dei ministri, su quel tavolo, è colluso con la criminalità. Oltretutto il Governo ha forse scritto quella legge, ma non l'ha letta perché è molto più restrittiva. E allora perché fare una legge più restrittiva se oggi, con le stesse modalità, potevano sciogliere quel Consiglio comunale? Lo ha fatto per perdere tempo e quel tempo è criminale, perché la criminalità sta festeggiando ancora.

Cosa dovremmo concludere, signor Presidente? Che fra i 24 Ministri (includendo anche il sottosegretario Letta) che siedono in Consiglio, oggi ci sono state delle belle novità: o è stato creato un venticinquesimo Ministero per la tutela della criminalità organizzata oppure a qualcuno dei Ministri attuali è stata data la delega alla protezione dei mafiosi.

Il problema essenziale è che davvero qualche nome eccellente protegge i mafiosi. E io voglio sapere chi è, perché gli atti sono secretati. Lo chiedo al Presidente del Senato, lo chiedo al collega Fazzone, più volte nominato nelle cronache, lo chiedo a Tajani, lo chiedo all'UDC, perché il loro tacere, il loro difendere genera dubbi e io spero sempre che i dubbi non divengano mai certezze perché - lo ripeto - il problema essenziale è che davvero qualche nome eccellente protegge questi mafiosi.

Allora - e con questa amara conclusione concludo - ho denunciato tanto il silenzio colluso del Governo, ma forse quel silenzio mafioso era, seppur grave, migliore delle bugie di questo Governo, che sono offensive per i cittadini, per il prefetto Frattasi e per il ministro Maroni, che ora è obbligato a riscrivere l'intera vicenda dello scioglimento solo per prendere tempo e per garantire alla criminalità organizzata di festeggiare ancora una volta, perché protetta da qualcuno che siede in quel Consiglio dei ministri. (Applausi dei senatori Carlino e Mascitelli).

PRESIDENTE. Senatore Pedica, naturalmente la Presidenza prende atto del suo intervento. Lei ha a disposizione anche strumenti di sindacato ispettivo, se vorrà utilizzarli, per avere risposte specifiche.

Per quanto si riferisce ai giudizi politici che lei ha dato, non soltanto su un comportamento del Governo, ma anche su singoli Ministri, naturalmente se ne assume la piena responsabilità politica.

Interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza interpellanze e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di sabato 1° agosto 2009

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, sabato 1° agosto, alle ore 9, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 20,57).

Allegato B

Testo integrale dell'intervento della senatrice Baio nella discussione della questione di fiducia sul disegno di legge n. 1724

Onorevoli colleghi, la crisi c'è e la conoscono bene le famiglie e le imprese. Emerge una fotografia a tinte fosche, rilevabili dai dati delle principali e più accreditate istituzioni pubbliche e da osservatori internazionali, quali Banca d'Italia, ISAE, ISTAT, CNEL e Fondo monetario. In un anno di Governo Berlusconi è diminuito il PIL (meno 5,2 per cento); sono calate le entrate fiscali (meno 3,3 per cento) rispetto al 2008; è diminuita dell'11,3 per cento l'IVA; si è ridotta la produzione, tanto da segnare il record negativo dopo gli anni '70. Segno meno anche per i prestiti alle piccole e medie imprese (si registra infatti meno 3 per cento di credito, in particolare alle più piccole); diminuiscono i consumi (meno 2,2 per cento nel 2009); così pure il potere d'acquisto dei salari (meno 1,3), il dato più basso dal 1970; calano gli investimenti pubblici (meno 4,4 per cento nel 2010).

Se questi dati sono preoccupanti per la situazione attuale, ciò che ci allarma per il futuro è la crescita del debito pubblico, dal 115,7 per cento del 2009 al 118,2 per cento del 2010, ovvero la nostra eredità per i giovani.

In pochi mesi il Governo Berlusconi ha sfumato tutti i sacrifici che con responsabilità e consapevolezza il Governo Prodi aveva chiesto agli italiani. E se la crisi è accertata e finalmente lo riconosce anche il Governo, il rischio è che degeneri in recessione.

Volete convincere gli italiani che la politica dell'ultimo minuto, senza il coraggio della progettualità, possa salvare i conti pubblici e garantire il posto di lavoro. Il ruolo del Governo in un momento di grave crisi come quella che stiamo vivendo è sicuramente quello di trasmettere speranza, e per riuscire a fare questo serve però il coraggio di scelte credibili e realizzabili. Proviamo ad analizzarne alcune contenute in questo decreto, per capire se c'è oppure no il coraggio della speranza. Partiamo dalle scelte a sostegno della famiglia.

Le famiglie sono abbandonate a loro stesse. In particolare quelle più fragili, che hanno al loro interno un anziano parzialmente o totalmente non autosufficiente, un soggetto portatore di handicap o affetto da patologia grave o invalidante, sono state tradite di nuovo. E se non hanno avuto nessuna risposta lo scorso anno nel decreto recante "Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie", oggi sono addirittura ignorate.

Il decreto contiene la possibilità di regolarizzazione delle assistenti familiari, chiamate comunemente "badanti". Ritengo giusto far emergere il lavoro nero, è un dovere dello Stato regolarizzare soprattutto nei confronti dei cittadini onesti; il decreto contiene però alcuni limiti e confusioni, che per l'ennesima volta rischiano di lasciare irrisolto il problema delle badanti. È singolare, per non dire anacronistico, considerare la famiglia che assume una assistente familiare datore di lavoro. Lo sappiamo tutti che non è così, così come sappiamo tutti che c'è una differenza oggettiva tra lavoro di cura alla persona e lavoro di cura della casa, quindi fra badante e colf. Il lavoro delle assistenti familiari è un tassello essenziale e irrinunciabile del nostro welfare familiare. Si può fingere di non conoscere la realtà in cui viviamo, ma i dati, sia quelli ufficiali, sia quelli non ufficiali, attestano che le badanti irregolari sono tante: su 700.000 regolari si stima ce ne siano altrettante, 600.000, irregolari. Guardando fra le famiglie che vivono nei nostri paesi si può ipotizzare che di fronte a una badante regolare, ce ne siano almeno due irregolari. Ma non solo, perché più della metà delle assistenti familiari con permesso di soggiorno, il 57 per cento svolge il proprio lavoro in nero. Così pure al lavoro nero si aggiunge il lavoro grigio: molte di queste persone denunciano meno ore di quelle effettivamente lavorate.

È "l'Italia fai da te", che genera in un anno un giro d'affari di almeno 10 miliardi di euro. Compito dello Stato è individuare tanti e diversificati strumenti per contrastare queste tante forme di lavoro nero, grigio, irregolare che tutti quanti conosciamo nel dettaglio. Ma non possono essere solo assistenti familiari a sostenere le famiglie con fragilità: servono investimenti e risorse ad esse dedicate.

Nella legge finanziaria 2007, il Governo Prodi aveva introdotto il "Fondo per le non autosufficienze", che viene ripartito tra le Regioni, per garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali su tutto il territorio nazionale, con riguardo alle persone non autosufficienti. Una spesa percepita come investimento non solo e non tanto di solidarietà, quanto di giustizia e di civiltà. Un investimento che mirava a non far sentire sole le famiglie nell'assistenza ai propri cari, un gesto concreto di vicinanza dello Stato alle persone fragili. Quello che dovrebbe fare un provvedimento anticrisi, stanziare risorse proprio per chi ne ha più bisogno, quello che questo provvedimento non fa. In modo quasi beffardo il Governo ha illuso le persone non autosufficienti, le loro famiglie, le associazioni di riferimento, facendo confluire somme ridicole, 120 milioni di euro per il 2010, sapendo che ne servono almeno 500, nel Fondo strategico per l'economia reale, ipotizzando la possibilità che una parte di queste risorse venga utilizzata anche per la non autosufficienza. C'è invece un fondo appositamente creato, che ha aiutato concretamente le persone non autosufficienti che non è stato rifinanziato per il 2010 e che quindi resta un capitolo vuoto. Vergogna!

Un decreto anticrisi avrebbe dovuto contemplare anche interventi a favore soprattutto delle giovani generazioni che desiderano far famiglia. Questi ragazzi oggi lavorano maggiormente con contratti atipici. Il dato non è irrilevante se si considera che nelle famiglie in cui sono presenti solo lavoratori atipici l'incidenza della povertà è stimata al 47 per cento. Inutile dire, poi, che in questo momento è proprio la tipologia di lavoratore atipico che rischia di perdere l'occupazione: si tratta di un numero considerevole, poiché la Banca d'Italia stima che siano circa 1.600.000.

Oltre alle famiglie e alla rete di welfare altra grande assente in questo provvedimento è la politica industriale. Le piccole e medie imprese sono le più danneggiate dalla crisi: hanno bisogno di liquidità e di strumenti che consentano loro di essere competitive, ma il Governo tace o meglio, anche in questo caso, introduce interventi inefficaci. Basta guardare alle piccole e medie imprese che rappresentano il cuore, la storia e la cultura dell'economia italiana.

L'esempio della Lombardia non è casuale, se si considera che dal punto di vista economico-industriale rappresenta il motore del Paese: quasi la metà delle piccole e medie imprese lombarde ha un portafoglio ordini inferiore ad un mese: il 22,5 per cento ha dichiarato 3-4 settimane, il 21,9 per cento, invece, 1-2 settimane, ed il 5,6 per cento, infine, zero settimane.

Il dato diventa ancora più preoccupante se confrontato con quelli dello stesso mese dell'anno scorso: quasi i due terzi degli imprenditori dichiarano che gli ordini attuali rispetto al 2008 sono peggiorati.

Nel primo semestre 2009 le piccole e medie imprese lombarde, a prescindere dalla dimensione e dal settore di appartenenza, hanno visto ulteriormente aggravarsi la crisi economica e produttiva che stanno affrontando in questi ultimi mesi. Rispetto all'ultimo trimestre 2008, la produzione è diminuita per il 93 per cento delle aziende. Gli ordini in complesso sono diminuiti per il 93,2 per cento; quelli del mercato interno per 1'86,2 per cento; quelli dei mercati dell'area UE per il 57,6 per cento ed, infine, quelli dell'area extra UE per il 48,5 per cento.

Gli interventi presenti nel decreto come la cassa integrazione attiva, l'annullamento delle clausole contrattuali sulla commissione di massimo scoperto ed alcune agevolazioni previdenziali, ancorché positivi, non sono però in grado di dare risposte immediate alle gravi difficoltà delle piccole e medie imprese. Ad esempio, per quanto concerne la detassazione degli utili reinvestiti (la cosiddetta Tremonti ter) occorre che si realizzi la condizione che le aziende generino utili, cosa alquanto ardua nel contesto attuale, se non per una minoranza di aziende. Oggi sono indifferibili risposte politiche eccezionali, limitate nel tempo, ma di sicuro ed immediato impatto positivo sulla sopravvivenza delle imprese. C'è bisogno di liquidità per affrontare l'emergenza, in modo da ricorrere il meno possibile al sistema bancario o, peggio, a forme di finanziamento illegali.

Con il decreto ministeriale 26 marzo 2009, di attuazione dell'articolo 7 del decreto-legge n. 185 del 2008, il Governo ha ampliato la fruibilità del regime dell'IVA per cassa utilizzando la possibilità offerta dalla legislazione europea, individuando come bisognevoli di attenzione la categoria delle microimprese sino a 200.000 euro di volume di affari. È chiaro a qualsiasi imprenditore o esperto del settore che la soglia individuata non è consona agli obiettivi che la norma voleva ottenere, essendo troppo esigua. Sarebbe il caso che il Ministro presentasse una relazione tecnica per chiarire e spiegare se questo strumento, che dovrebbe dare una boccata di ossigeno alle imprese, funziona così come previsto o se è destinato ad essere inutilizzato.

Le associazioni di settore hanno da tempo fatto le loro istanze, ma è evidente che queste sono rimaste lettera morta, nonostante il rischio sia la chiusura delle piccole e medie imprese, paradossalmente, e drammaticamente, soprattutto di quelle maggiormente organizzate, che più di altre avevano seguito le indicazioni di effettuare investimenti in tecnologia ed innovazione, per meglio attrezzarsi alle sfide globali della competitività. Se ciò accadesse si tradurrebbe in una vera e propria sciagura per il Paese.

Infine, altro punto debole del decreto anticrisi è il cosiddetto scudo fiscale, ovvero favorire il rientro dei capitali depositati all'estero. Tutti siamo a favore di strategie in grado di fare emergere i capitali non dichiarati, ma così come strutturata la norma appare un vero e proprio condono, che offende chi le tasse le paga e non ha capitali né in Italia né all'estero. Infatti, l'imposta si applica su di un rendimento lordo presunto in ragione del 2 per cento l'anno, per i cinque anni precedenti il rimpatrio, con un'aliquota complessiva del 50 per cento annuo complessiva di interessi e sanzioni, senza diritto allo scomputo di eventuali ritenute o crediti. In pratica, l'aliquota sarà del 5 per cento. Questo vuol dire che avrebbe potuto effettuarsi un accertamento tributario senza ricorre al condono introdotto. Inoltre, l'anonimato della dichiarazione dell'esportatore illegale di capitali, assomiglia ad un premio all'evasore e disincentiva la già labile fiducia nella fiscalità pubblica.

Voglio concludere con le parole di monsignor Fisichella, durante l'incontro sull'enciclica Caritas in veritate alla quale era presente anche il ministro Tremonti: "Penso, in modo particolare, a come vengono trattate tematiche quali il mercato, l'impresa, la finanza che in un periodo di crisi come l'attuale sono richiamate a esprimere al meglio se stesse facendo ricorso, anzitutto al rispetto delle "esigenze intrinseche allo loro natura", e da qui farsi forti delle forme di "solidarietà", di "retta intenzione e trasparenza", per recuperare quel necessario senso di fiducia senza del quale il mercato, la finanza e la stessa imprenditoria non possono avere futuro. In un contesto di globalizzazione come il nostro, queste tematiche richiedono una lettura del fenomeno in termini rinnovati, capaci ad esempio di verificare in maniera più coerente le dinamiche sottese al mercato e all'impresa, la funzione sociale che svolgono e il valore di genuino apporto al progresso che possiedono nel momento in cui pongono al centro la persona". Visto il provvedimento in esame, è chiaro che mentre monsignor Fisichella parlava, il ministro Tremonti era distratto.

Intervento del senatore Fosson nella discussione della questione di fiducia sul disegno di legge n. 1724

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

la prassi dei decreti-legge, dei maxiemendamenti, della richiesta dei voti di fiducia, instaurata dagli ultimi Governi in carica nella nostra Nazione, rischia di farlo diventare per il Parlamento un atto così consuetudinario, così normale, così ripetitivo che un poco alla volta rischiamo di considerarla un abitudine, quindi normale.

Così non è, così non può essere. Apriamo subito una fase costituente che modifichi le regole.

Tuttavia non è soltanto questa l'anomalia del decreto-legge anticrisi al nostro esame, in quanto è un provvedimento omnibus, in cui c'è dentro di tutto e che si è trasformato in corso d'opera, come ormai è abitudine, nel gioco delle scatole cinesi. All'inizio vi erano tre scatoline, senza alcun rapporto l'una con l'altra: in una la proroga dei termini, nell'altra le missioni militari; nella terza scatolina, invece, la defiscalizzazione degli utili reinvestiti.

Ora le scatoline non si contano più, ma sono capaci di contenere al loro interno una serie di provvedimenti aggiunti l'uno all'altro in sede di conversione, impedendo al Parlamento di confrontarsi sul merito di un contenuto in continua evoluzione e svuotando di significato il controllo che il Presidente della Repubblica può e deve effettuare sui decreti governativi.

In ordine al merito, in questo decreto-legge vi sono almeno quattro titoli che prefigurano quattro riforme di portata significativa che, da un esame parlamentare più

libero e sereno, avrebbero avuto tutto da guadagnarci in termini di condivisione politica e di miglioramento tecnico.

L'innalzamento dell'età pensionabile per le impiegate della pubblica amministrazione, la regolarizzazione delle badanti, lo scudo fiscale e la modifica al Patto di stabilità.

Norme sollecitate anche da noi.

Ma quante incongruenze ed insufficienze: non si è affrontato il nodo previdenziale a tutto tondo. La detassazione, che esclude gli investimenti tecnologicamente avanzati per perfezionare gli investimenti soggetti a defiscalizzazione. Quell'offensivo limite di reddito per la regolarizzazione delle badanti. Non ci sono le misure di sostegno alle famiglie, al Mezzogiorno, all'agricoltura, non c'è la liberalizzazione dei servizi pubblici. Dov'è finito il tetto alle spese nei conti correnti, che il Governo si è dovuto rimangiare? I fondi per lo spettacolo tagliati quasi completamente. Per il Mezzogiorno, non c'è nulla in questo provvedimento. Il condono fiscale che premia chi ha violato la legge esportando illegalmente capitali.

Il decreto ha norme che contrastano con la recente legge approvata sul federalismo. La costituzione di un Fondo statale per interventi di carattere sociale di pertinenza delle Regioni, misura incoerente con i principi dettati della legge 5 maggio 2009, n. 42, in attuazione dell'articolo 119 Cost. in materia di federalismo fiscale, nonché con il disegno generale avviato dalla legge medesima, basato sull'autonomia di entrata e di spesa di ciascun ente, nonché la copertura delle spese per il finanziamento di funzioni considerate essenziali attraverso il gettito di entrate tributarie.

Per parlare dell'articolo 22, comma 3, in sede di patto per la salute è determinata la quota che le Regioni a statuto speciale riversano allo Stato per il finanziamento del servizio Sanitario nazionale.

Si inventa una nuova sede di discussione per le speciali. Non è quanto previsto dall'articolo 27 della legge n. 42. È questo il nuovo federalismo? Il problema delle speciali non è ancora stato affrontato. Si pensa di risolverlo in modo unilaterale?

In conclusione, in questo provvedimento non vediamo una strategia per uscire dalle secche della crisi economica. È un provvedimento che già nasce da modificare e che non rispetta, per esempio, quel rapporto con le Regioni che era sempre stato mantenuto da tutti i Governi.

Signor Presidente, sembra che la ricetta del Ministro dell'economia e delle finanze sia il fatalismo: il fatalismo di piegarsi, perché la tempesta passi, non tiene conto che le intemperie possono essere fatali per i più deboli, per i più fragili, per i più esposti, che siano famiglie o che siano imprese. Ma il fatalismo può mettere a repentaglio il ruolo stesso del nostro Paese.

Testo integrale dell'intervento del senatore Latronico nella discussione della questione di fiducia sul disegno di legge n. 1724

Non c'è' dubbio che anche con questo decreto e con il successivo atto di richiesta di fiducia emerga il tema del rapporto tra Parlamento e Governo: il diritto del primo a svolgere le sue competenze legislative e del secondo a dare risposte di Governo all'altezza dei tempi e dell'emergenza. Credo che anche l'opposizione debba convenire che avanza una Costituzione materiale, che si è imposta sia in questa che nella precedente legislatura, che consiglierebbe alle Camere di rivedere i propri Regolamenti parlamentari per assicurare certezza di tempi al Governo e la via di una equilibrata democrazia decidente. Tutto qui; per questo è eccessivo parlare di rappresentanza violentata oppure di Parlamento imbavagliato. Non escludendo, con onestà, che il ruolo del Parlamento e l'esercizio delle sue prerogative, in un quadro mutato, esista in tutta la sua significanza.

Per venire al merito del provvedimento, poi, l'emanazione di otto decreti in materia economica è la conferma che il Governo ha provato a replicare ed a contrastare, con equilibrio e prudenza, i problemi indotti da una crisi la cui portata si è via via manifestata, ed i cui effetti non erano del tutto prevedibili.

Il Governo, anche con questo ultimo provvedimento, prova a dare risposte alle parti sociali più direttamente colpite, con le misure di allargamento e di potenziamento degli ammortizzatori sociali, estendendoli a settori non coperti; implementando un'azione interessante sotto il profilo sociale ed economico e sperimentando progetti di formazione-lavoro che puntano a non disperdere lo straordinario capitale di competenze che si è formato a ridosso delle nostre aziende, in attesa di una possibile ripresa delle attività produttive. Un nuovo welfare che fa degli ammortizzatori sociali anche una possibile opportunità per esplorare nuove strade di rimpiego per i lavoratori colpiti dalla crisi della propria azienda, oppure per acquisire nuove competenze professionali. Come pure l'aver assunto il tema della regolarizzazione di colf e badanti, risulta un atto di regolarizzazione di persone impegnate da anni nella cura delle nostre famiglie e nello stesso tempo risponde all'esigenza di emersione del lavoro irregolare e smentisce anche l'idea agitata da settori dell'opposizione di un Governo ostile al contributo di tanti stranieri che collaborano alla vita delle nostre famiglie e delle nostre imprese.

Ed ancora gli incentivi fiscali per le società e le imprese, per la loro capitalizzazione e per una ripresa degli investimenti nelle attrezzature e nei macchinari; non è solo una manovra anticiclica, ma è finalizzata a preparare anche la ripresa che si attende, dando più consistenza al patrimonio delle aziende e sostenendo un processo di innovazione in quel settore che è il manifatturiero, che rappresenta la punta avanzata del nostro sistema produttivo e del nostro export.

Ma ancora per le imprese non è da sottovalutare l'intesa con il sistema bancario; anche attraverso l'esercizio di una moral suasion, per ottenere una moratoria sui debiti, condizioni di costo meno oneroso sui servizi di credito ed anche un più facile e più ampio accesso al credito.

Questa consapevolezza di non far mancare il credito al sistema delle imprese in un momento delicato e di crisi ha portato il Governo ad inserire in questo provvedimento le norme finalizzate alla velocizzazione dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione per i debiti accumulati negli anni da parte degli enti pubblici. Si tratta di una manovra di 18 miliardi di euro che hanno trovato una copertura per cassa nell'ultimo assestamento del bilancio dello Stato, pur tra mille eccezioni formali da parte dell'opposizione, che in via di fatto corrisponde ad un bisogno concreto e riavvia un circuito virtuoso tra pubblica amministrazione ed imprese che è giusto valorizzare.

È sempre nella prospettiva di premiare la virtuosità degli enti locali, che hanno concorso a preservare il Patto di stabilità del nostro Paese, e nello stesso tempo corrispondere ad una esigenza di ripresa degli investimenti, che si deve interpretare la misura di attenuazione del Patto di stabilità per gli enti locali stessi, escludendo dal vincolo alcuni pagamenti per investimenti in conto capitale, con un effetto finanziario pari a 2,2 miliardi di euro.

La manovra che ammonta, negli effetti del quadriennio, a 12,5 miliardi di euro si finanzia per circa la metà con nuove entrate e per l'altra metà circa con tagli di spese. È giusto evidenziare che tra le nuove entrate si annoverano prevalentemente interventi di contrasto all'evasione, di lotta ai paradisi fiscali, ad illecite compensazioni, nonché interventi sugli arbitraggi fiscali internazionali, sul potenziamento delle attività di riscossione, sulla revisione del sistema di concessione dei giochi, sulle plusvalenze sull'oro di società ed enti. Come dire un'operazione che non aggrava la pressione fiscale per le famiglie e non peggiora le condizioni dei saldi della finanza pubblica, tracciata su quella linea di prudenza operativa che ci sta proponendo il Governo che sta facendo sopportare al Paese la tempesta di una crisi le cui caratteristiche avrebbero potuto infliggere danni e conseguenze ancora più gravi.

A questo proposito non è fuori luogo notare che la stessa previsione di scudo fiscale è associata a nessuna previsione di entrata a conferma del rigore e della prudenza dell'azione del Governo.

Non sono da trascurare le azioni che puntano a dare attuazione alla pronuncia della Corte di giustizia europea per l'allineamento dell'età di pensione tra donne e uomini nel settore pubblico, che oltre a dare corso ad un inevitabile adempimento, rappresentano un sostanziale contributo per la tenuta del sistema previdenziale. Degne di rilievo sono pure quelle norme del decreto che incidono nel campo dell'energia per velocizzare la realizzazione delle reti e degli impianti e per contenere i costi per famiglie ed imprese attraverso l'immissione di una certa quantità di prodotti energetici a prezzi concordati con l'autorità di controllo.

L'opposizione ci contesta di portare avanti un'azione troppo fragile per reggere l'urto della crisi ed incita il Governo a spendere almeno un punto di PIL, aumentando il debito; nello stesso tempo ci accusa di non essere troppo rigorosi nel controllo della spesa. Noto una qualche contraddizione che sarebbe utile regolare per la serietà della discussione.

Quello che chiediamo al Governo è di proseguire sul tema del rigore, della qualificazione della spesa, della sua finalizzazione per obiettivi produttivi, di inclusione sociale perché le aree più deboli del Paese abbiano finalmente opportunità di recupero del loro svantaggio storico e strutturale. La Sicilia non è tutto il Mezzogiorno, anzi per tanti aspetti ha caratteristiche diverse rispetto al resto delle Regioni del Sud; naturalmente il Governo, per stare all'attualità, ha fatto bene a risolvere i tempi di approvazione di un piano di sviluppo di quella importante Regione che darà corso ad un adeguato e, speriamo, efficace impiego delle risorse finanziarie provenienti dai programmi FAS. Siamo certi che il Governo darà prova di altrettanta speditezza con le altre Regioni del Sud; sapendo imporre anche un'azione di coordinamento tra i programmi di spesa nelle Regioni del Sud che in questi anni è mancata, a vantaggio spesso di cicli di spesa improduttivi che hanno alimentato più reti di consenso che infrastrutture di sviluppo.

Proprio a partire dal Mezzogiorno, un'area che lambisce il Mediterraneo, luogo di storia millenaria e di prospettive culturali ed economiche per i nuovi equilibri del mondo, dovrebbe avere inizio un nuovo disegno strategico di sviluppo e di rinascita dell'intero Paese.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Alberti Casellati, Caliendo, Castelli, Ciampi, Davico, Giovanardi, Mantica, Mantovani, Palma, Pera e Viespoli.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatore Bettamio Giampaolo

Norme in materia di occupazione abusiva (1740)

(presentato in data 30/7/2009 ) ;

senatore Sanciu Fedele

Istituzione di una casa da gioco nel Comune di La Maddalena (1741)

(presentato in data 31/7/2009 ) ;

senatrice Della Monica Silvia

Attribuzione al Procuratore Nazionale Antimafia delle funzioni di coordinamento in materia di terrorismo e conseguenti modifiche all'ordinamento giudiziario di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, e al codice di procedura penale (1742)

(presentato in data 31/7/2009 ) ;

senatori De Lillo Stefano, Treu Tiziano, Saltamartini Filippo, Di Giovan Paolo Roberto, Serafini Anna Maria, Fluttero Andrea, De Angelis Candido, Coronella Gennaro, Gallone Maria Alessandra, Sibilia Cosimo, Baldini Massimo, Cicolani Angelo Maria, Massidda Piergiorgio, Gallo Cosimo, D'Ambrosio Lettieri Luigi, Calabro' Raffaele, Rizzotti Maria, Messina Alfredo, Di Giacomo Ulisse, Di Girolamo Leopoldo, Musso Enrico, Galioto Vincenzo, Tancredi Paolo, Orsi Franco

Disposizioni in materia di attrazione dei talenti dall'estero (1743)

(presentato in data 31/7/2009 ) ;

senatori Tonini Giorgio, Di Giovan Paolo Roberto, Marcenaro Pietro

Riforma della disciplina legislativa sulla cooperazione allo sviluppo e alla solidarietà internazionale (1744)

(presentato in data 31/7/2009 ) ;

senatori Ichino Pietro, Bonino Emma, Treu Tiziano, Morando Enrico, Ceccanti Stefano, Bianco Enzo, Poretti Donatella, Perduca Marco, Rossi Nicola

Norme per la prosecuzione in via sperimentale del rapporto di lavoro oltre i limiti legali di età per il pensionamento di vecchiaia (1745)

(presentato in data 31/7/2009 ) ;

senatori Baio Emanuela, Sangalli Gian Carlo

Misure per favorire la liquidità delle piccole e medie imprese, attraverso l'estensione dell'iva per cassa, e modifiche al decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2 (1746)

(presentato in data 31/7/2009 ) ;

senatrice Sbarbati Luciana

Istituzione del servizio di pedagogia nella scuola pubblica, paritaria e non paritaria (1747)

(presentato in data 31/7/2009 ) .

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Baio Emanuela ed altri

Emersione dal lavoro nero e regolamentazione del lavoro di cura alla famiglia (1662)

previ pareri delle Commissioni 2° (Giustizia), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 11° (Lavoro, previdenza sociale), 12° (Igiene e sanita')

(assegnato in data 31/07/2009 );

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Bonino Emma ed altri

Regolarizzazione del lavoro di cittadini stranieri non comunitari richiedenti nulla osta al lavoro a norma del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2007 (1666)

previ pareri delle Commissioni 2° (Giustizia), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 11° (Lavoro, previdenza sociale)

(assegnato in data 31/07/2009 );

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Perduca Marco, Sen. Poretti Donatella

Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, per l'estensione delle disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche alle minoranze dei rom e dei sinti (1668)

previ pareri delle Commissioni 5° (Bilancio), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali)

(assegnato in data 31/07/2009 );

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Germontani Maria Ida

Disposizioni in materia di equiparazione dell'età di accesso delle donne alle pensioni di vecchiaia nel settore del lavoro pubblico (1689)

previ pareri delle Commissioni 5° (Bilancio), 11° (Lavoro, previdenza sociale)

(assegnato in data 31/07/2009 );

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Belisario Felice ed altri

Modifica dell'articolo 75 della Costituzione concernente la soppressione del quorum funzionale del referendum abrogativo (1706)

(assegnato in data 31/07/2009 );

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Bianconi Laura, Sen. Carrara Valerio

Modifica all'articolo 275 del codice di procedura penale, concernente la disciplina dei criteri di scelta delle misure cautelari da applicare nei procedimenti per reati di violenza sessuale (1357)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali)

(assegnato in data 31/07/2009 );

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Germontani Maria Ida

Modifiche alla legge 25 novembre 2003, n. 339, in materia di iscrizione all'albo degli avvocati (1621)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio)

(assegnato in data 31/07/2009 );

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui trasporti aerei tra la Comunità europea e gli Stati membri, da una parte, e gli Stati Uniti d'America, dall'altra, fatto a Bruxelles il 25 aprile 2007 e a Washington il 30 aprile 2007 (1694)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 10° (Industria, commercio, turismo), 14° (Politiche dell'Unione europea)

(assegnato in data 31/07/2009 );

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007 (1734)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 4° (Difesa), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 9° (Agricoltura e produzione agroalimentare), 10° (Industria, commercio, turismo), 11° (Lavoro, previdenza sociale), 12° (Igiene e sanita'), 13° (Territorio, ambiente, beni ambientali), 14° (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali

C.2539 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 31/07/2009 );

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006 (1735)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 10° (Industria, commercio, turismo), 14° (Politiche dell'Unione europea)

C.2542 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 31/07/2009 );

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006 (1738)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 4° (Difesa), 5° (Bilancio), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 10° (Industria, commercio, turismo), 14° (Politiche dell'Unione europea)

C.2541 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 31/07/2009 );

8ª Commissione permanente Lavori pubblici, comunicazioni

Sen. Comincioli Romano ed altri

Modifiche all'articolo 170 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di trasporto di bambini sui ciclomotori e sui motoveicoli (1732)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 5° (Bilancio)

(assegnato in data 31/07/2009 );

9ª Commissione permanente Agricoltura e produzione agroalimentare

Sen. Vallardi Gianpaolo

Disposizioni per favorire l'adozione di modelli alimentari corretti, attraverso l'impiego di prodotti agro - alimentari locali di qualità nei servizi di ristorazione collettiva (1642)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 5° (Bilancio), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 10° (Industria, commercio, turismo), 12° (Igiene e sanita'), 13° (Territorio, ambiente, beni ambientali), 14° (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 31/07/2009 );

11ª Commissione permanente Lavoro, previdenza sociale

Sen. Ichino Pietro ed altri

Disposizioni per il superamento del dualismo del mercato del lavoro, la promozione del lavoro stabile in strutture produttive flessibili e la garanzia di pari opportunità nel lavoro per le nuove generazioni (1481)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 10° (Industria, commercio, turismo), 14° (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 31/07/2009 );

11ª Commissione permanente Lavoro, previdenza sociale

Sen. Astore Giuseppe ed altri

Nuove norme in materia di iscrizione e contribuzione all'Ente nazionale di previdenza e assistenza per farmacisti (1628)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 12° (Igiene e sanita')

(assegnato in data 31/07/2009 );

12ª Commissione permanente Igiene e sanita'

Sen. D'Ambrosio Lettieri Luigi ed altri

Disposizioni in materia di pianta organica delle farmacie nel comune di L'Aquila (1653)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 5° (Bilancio), Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 31/07/2009 );

Commissioni 1° e 2° riunite

Sen. Valentino Giuseppe

Modifiche al Titolo IV della parte seconda della Costituzione, in materia di ordinamento giurisdizionale (1669)

(assegnato in data 31/07/2009 );

Commissioni 3° e 7° riunite

Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con Allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (1739)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 4° (Difesa), 5° (Bilancio), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 13° (Territorio, ambiente, beni ambientali)

C.2411 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 31/07/2009 ).

Governo, trasmissione di atti e documenti

Il Ministero dell'interno, con lettera in data 21 luglio 2009, ha inviato le relazioni - riferite all'anno 2007 - presentate dal comune e dalla provincia di Napoli e dal comune di Palermo per il finanziamento dei lavori socialmente utili nell'area napoletana e per la manutenzione e salvaguardia del territorio e del patrimonio artistico della città di Palermo e finanziati con i contributi erariali di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135 (Atto n. 220).

Le predette documentazioni sono state trasmesse, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 5a, alla 7a, alla 11a e alla 13a Commissione permanente.

Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 27 luglio 2009, ha inviato, ai sensi dell'articolo 15-ter, comma 1, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, la prima relazione sui flussi finanziari con l'Unione europea, riferita al periodo dal terzo trimestre 2007 al primo trimestre 2009.

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 14a Commissione permanente (Doc. CCXVIII, n. 1).

Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 27 luglio 2009, ha inviato, ai sensi dell'articolo 15-bis, comma 2, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, introdotto dall'articolo 7, comma 1, della legge 6 febbraio 2007, n. 13, la relazione sull'impatto finanziario derivante dagli atti e dalle procedure giurisdizionali e di precontenzioso comunitari riguardanti l'Italia, relativa al secondo semestre 2008.

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, a tutte le Commissioni permanenti (Doc. LXXIII, n. 2).

Il Ministro per le politiche europee, con lettera in data 20 luglio 2009, ha inviato, ai sensi dell'articolo 15-bis della legge 4 febbraio 2005, n. 11, introdotto dall'articolo 7, comma 1, della legge 6 febbraio 2007, n. 13, l'elenco delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso comunitari riguardanti l'Italia, aggiornato al 30 giugno 2009.

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, a tutte le Commissioni permanenti (Doc. LXXIII-bis, n. 3).

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, con lettera in data 27 luglio 2009, ha inviato, ai sensi dell'articolo 33, comma 2, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, i rapporti informativi, relativi all'anno 2006, in merito a vigilanza e repressione degli illeciti in materia venatoria, trasmessi dalle regioni Molise e Campania, nonché i rapporti informativi relativi all'anno 2007 riguardanti le regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Sardegna, Toscana, Molise, Campania, Sicilia e delle province autonome di Trento e di Bolzano (Doc. CXCIX, n. 1).

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 9a Commissione permanente.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, con lettera in data 27 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 7 marzo 2003, n. 38, la prima relazione sullo stato di attuazione delle deleghe di cui ai commi 1 e 3 del citato articolo 1, in materia di modernizzazione dei settori dell'agricoltura, della pesca, dell'acquacoltura, agroalimentare, dell'alimentazione e delle foreste, relativa ai settori agroalimentare e della pesca e dell'acquacoltura.

Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 9a Commissione permanente (Doc. XXVII, n. 11).

Mozioni, apposizione di nuove firme

Il senatore Scanu ha aggiunto la propria firma alla mozione 1-00174 dei senatori Baio ed altri.

Interpellanze

LANNUTTI, BELISARIO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

si apprende da notizie di stampa che, rispondendo nel corso di una seduta della V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei deputati, il 9 luglio 2009, all'interrogazione 5/01614, il Vice Ministro dell'economia e delle finanze avrebbe confermato l'utilizzo da parte dello Stato di strumenti finanziari derivati, cosiddetti swap, la cui sottoscrizione da parte degli enti locali e in particolare dei Comuni è stata invece più volte severamente disapprovata a causa dell'alto grado di rischio di tali strumenti e delle gravissime perdite economiche che in molti casi hanno provocato all'ente stesso;

dal 2006 in poi gli strumenti finanziari derivati adottati dallo Stato per la gestione del denaro pubblico avrebbero prodotto ingenti perdite economiche che in base all'aggiornamento del programma di stabilità presentato all'Unione europea ammonterebbero per l'anno 2007 a circa 450 milioni di euro;

considerato che:

per spiegare le passività registrate a partire dal 2006 dal tesoro per l'uso dei derivati, taluni esperti avrebbero ipotizzato che siano stati sottoscritti degli swap senza il capitale necessario, secondo cioè una modalità severamente proibita da sempre agli enti locali e ai Comuni;

a tutt'oggi non si conosce quali e quanti siano attualmente gli swap a carico del Tesoro, né quale sia il loro contenuto,

si chiede di sapere:

quale sia il numero, il valore e la tipologia dei prodotti derivati sottoscritti dal Ministero dell'economia e delle finanze;

quali banche italiane ed estere siano state incaricate dal Ministero dell'economia e delle finanze di realizzare le operazioni finanziarie di cui in premessa e se tra queste siano presenti anche banche attualmente sotto inchiesta per vicende relative alla vendita di strumenti derivati ad enti locali;

quale sia, infine, l'ammontare delle commissioni corrisposte alle banche e come venga gestito il rischio derivante dalla relativa operazione.

(2-00103)

LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

l'high frequency trading (HFT) è un tipo di tecnologia, evoluzione del classico trading on-line, che consente, attraverso un sofisticato programma informatico, la realizzazione di un gran numero di operazioni sul mercato finanziario in tempi brevissimi (nell'ordine dei centesimi di secondo);

pochi operatori possiedono una tale tecnologia e grazie ad essa sono in grado di ricavare enormi profitti;

dopo la sua introduzione nel 2005, l'HFT ha tuttavia sollevato numerosi dubbi tra gli esperti del settore finanziario ed stato più volte sospettato di consentire, a causa della velocità e del numero elevato di operazioni che è in grado di effettuare, una vera e propria manipolazione dei mercati da parte dei possessori di tale tecnologia a scapito dei concorrenti e della maggioranza degli investitori;

ne consegue che un cattivo uso o una violazione della sicurezza di un sistema di HFT potrebbe avere gravi ripercussioni sui mercati finanziari peraltro già minati dall'incertezza dovuta alla crisi economica;

considerato che:

attualmente, secondo notizie di stampa, dove permesso l'HFT controllerebbe la metà delle transazioni;

un recente episodio riguardante proprio la violazione della sicurezza del sistema HFT del gruppo bancario Goldman Sachs avrebbe provocato la richiesta da parte del Congresso degli USA di intervento della securities and exchange Commission, pena la presentazione di un disegno di legge volto a vietare l'uso di sistemi HFT,

si chiede di sapere se il Governo non ritenga urgente intervenire, nelle opportune sedi, al fine di vietare anche in Italia l'uso del sistema di high frequency trading.

(2-00104)

GALPERTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che il Senato, nella seduta del 22 aprile 2009, ha proceduto all'elezione di due cosiddetto membri laici (componenti non magistrati) nel Consiglio di Presidenza della Corte dei conti (di cui all'art. 10, comma 2, lett d), della legge 13 aprile 1988, n. 117), in persona di: 1) avvocato professor Beniamino Caravita; 2) avvocato professor Angelo Pandolfo, e all'elezione di due membri laici nel Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa (ai sensi dell'art. 7 della legge 27 aprile 1982, n. 186), nelle persone di: 1) professor Luciano Vandelli; 2) avvocato professor Nicolò Zanon;

premesso altresì che, in primo luogo, dette elezioni sono avvenute nel pieno rispetto delle procedure previste dal vigente Regolamento del Senato e che, inoltre, nulla è stato ed è da eccepire sotto il profilo dell'ineleggibilità o della carenza di requisiti in capo ai soggetti sopra indicati;

ritenuto che, successivamente a tali elezioni, sono emersi profili di incompatibilità e di conflitto d'interessi in relazione ad alcune di tali posizioni, profili che sarebbe stata cura e onere degli interessati rimuovere all'atto dell'insediamento dei nuovi Consigli di Presidenza, e che, comunque, sarebbe dovere dei medesimi rimuovere con ogni urgenza, per le ragioni in appresso indicate;

rilevato in particolare che:

lo stato economico e giuridico dei membri laici di entrambi i consessi è equiparato dalle disposizioni vigenti a quello dei membri laici del Consiglio superiore della magistratura (per i componenti laici del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti, l'art. 12 della legge n. 117 del 1988 recita letteralmente che "si osservano in quanto applicabili le disposizioni di cui alla legge 24 marzo 1958, n. 195, e successive modificazioni", concernenti il Consiglio superiore della magistratura; per i membri laici del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, l'art. 7, comma 5, della legge n. 186 del 1992 fa rinvio all'art. 12 della legge n. 117 del 1988 dianzi menzionata, la quale, come sopra evidenziato, fa espresso rinvio alle disposizioni dettate per il Consiglio superiore della magistratura);

l'art. 33 della legge 24 marzo 1958, n. 195, che disciplina lo status dei membri laici del Consiglio superiore della magistratura, dispone letteralmente: "Incompatibilità - I componenti [del Consiglio superiore della magistratura] eletti dal Parlamento, finché sono in carica, non possono essere iscritti negli albi professionali. Non possono neanche essere titolari di imprese commerciali, né far parte di consigli di amministrazione di società commerciali";

con encomiabile senso istituzionale, i componenti laici del Consiglio superiore della magistratura eletti dal Parlamento hanno sempre e costantemente ottemperato a tali disposizioni, rinunziando allo svolgimento di attività libero professionali o di consigliere d'amministrazione di società commerciali;

viceversa, i membri laici eletti dal Parlamento nei Consigli di Presidenza della Corte dei conti e della giustizia amministrativa, che versano in analoghe fattispecie (in quanto iscritti ad albi professionali o consiglieri d'amministrazione di società commerciali) e che fruiscono dello stesso trattamento economico riconosciuto ai membri laici del Consiglio superiore della magistratura) non risulta che si siano fatti carico - all'atto d'insediamento del nuovo Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, in data 21 maggio 2009, e all'insediamento del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti, in data 15 giugno 2009 - di rimuovere tali incompatibilità in osservanza delle disposizioni sopra menzionate;

in tali occasioni, i componenti laici si sarebbero limitati a produrre una dichiarazione attestante meramente l'impegno al non esercizio di attività suscettibili di interferire con le funzioni della Corte dei conti e della giustizia amministrativa, permanendo iscritti - nonostante il divieto della norma - ai rispettivi albi professionali o continuando a svolgere l'attività di consigliere d'amministrazione di società commerciali;

rilevato inoltre che l'esigenza di terzietà in capo ai componenti laici dei Consigli di Presidenza della giustizia contabile ed amministrativa è tanto più necessaria da parte di quei membri laici la cui attività libero-professionale si svolga in misura preponderante nella sfera del diritto pubblico, caratterizzata da incarichi di consulenza e assistenza conferiti da Ministeri, Regioni, enti locali, enti ed organismi pubblici comunque denominati, soggetti alle funzioni di controllo o di giurisdizione della Corte dei conti;

ritenuto che l'eventuale permanenza - all'interno del Consiglio di presidenza della Corte dei conti - di avvocati liberi professionisti destinatari di incarichi conferiti da enti pubblici soggetti alla stessa Corte, in materie anche diverse dalla contabilità pubblica, quali il diritto costituzionale, regionale, amministrativo, tributario, contabile e commerciale, sanitario, eccetera, oltre alla violazione delle disposizioni espresse sopra richiamate, si potrebbe ulteriormente palesare tale da interferire con le funzioni della Corte dei conti, violando conseguentemente un'ulteriore norma della legge n. 112 del 1988, e specificatamente l'art. 10, comma 5, in quanto:

a) il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti a seguito e per effetto della cosiddetta mini riforma recentemente approvata dal Parlamento nel contesto della legge 4 marzo 2009, n. 15, si configura non quale organismo puramente rappresentativo sfornito di potere decisionale, né quale strumento meramente consultivo, né quale sede di elaborazioni teorico-dottrinarie, ma si connota inequivocabilmente (giusta la qualificazione concettuale e letterale impressa dal comma 8 dell'art. 11 della citata legge n. 15 del 2009) quale "organo di amministrazione", produttivo di concreti effetti giuridicamente, amministrativamente e disciplinarmente rilevanti nei confronti dei magistrati della Corte dei conti;

b) al Consiglio di Presidenza, in particolare, competono importanti poteri amministrativi tali da incidere concretamente sullo stato giuridico ed economico (in materia di assegnazioni di sedi e di funzioni, trasferimenti, promozioni, conferimenti di uffici direttivi, provvedimenti disciplinari eccetera), e quindi sulla piena e reale autonomia degli stessi magistrati della Corte dei conti, chiamati ad assumere provvedimenti di controllo o emettere sentenze nei riguardi di enti ed organismi pubblici committenti-clienti degli avvocati membri laici del Consiglio di Presidenza, in una situazione di commistione d'interessi che la normativa citata - ma inosservata - intendeva prevenire;

c) a far tempo dal 2009, inoltre, i componenti laici eletti dal Parlamento in seno al Consiglio di Presidenza della Corte dei conti eserciteranno dette funzioni amministrative nei confronti della magistratura contabile in misura ancora più determinante che in passato, in quanto il loro ruolo - che a tutt'oggi era nettamente minoritario sotto il profilo numerico - si è ora notevolmente accresciuto, a seguito della drastica riduzione del numero dei magistrati togati all'interno del collegio, ridotto da 10 a 4, allo stesso livello, cioè, dei componenti di designazione parlamentare, rimasti 4, riduzione parimenti introdotta dal comma 8 dell'art. 12 della richiamata legge n. 15 del 2009;

d) ove legittimati alla prosecuzione dell'attività libero-professionale a favore degli enti sottoposti al giudizio della Corte dei conti, si profilerebbe altresì l'eventualità di una rendita di posizione a favore dei professionisti eletti in seno al Consiglio di Presidenza della Corte, in violazione del più elementare diritto di eguaglianza e della parità di condizioni, creando altresì i presupposti di effetti distorsivi nell'ambito della stessa realtà professionale;

e) la permanenza di membri laici esercenti attività libero-professionale in tale contesto, oltre alla violazione generale dell'art. 12 della legge n. 117 del 1988, dell'art. 33 della legge n. 195 del 1958, verrebbe altresì a costituirsi quale illegittima interferenza sull'autonoma attività della Corte, violando, conseguentemente, il disposto di cui all'art. 10, comma 5, della legge n. 117 del 1988;

ritenuto altresì che, per quanto concerne alcuni membri laici eletti dal Parlamento, la normativa vigente dianzi menzionata, opportunamente rigorosa, al fine di prevenire sconvenienti conflitti d'interesse e di preservare il carattere di terzietà in capo ad organismi preposti a garantire l'autonomia, l'indipendenza della magistratura contabile e di quella amministrativa nei confronti del mondo delle libere professioni - sia stata disattesa successivamente a tale elezione, e tale tuttora risulti, e che sia pertanto urgente ed indifferibile attivare idonee procedure al fine di ripristinare la loro piena osservanza;

considerato che rientrano nelle competenze della Presidenza del Consiglio dei ministri - e segnatamente dell'Ufficio studi e rapporti istituzionali, Servizio per il personale delle magistrature - i rapporti istituzionali con il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti e con il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa; la predisposizione dei provvedimenti di nomina dei membri (togati e laici) del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti e del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa; le attività inerenti alla gestione amministrativa delle magistrature della Corte dei conti, del Consiglio di Stato e dei TAR eccetera,

si chiede di conoscere quali valutazioni il Presidente del Consiglio dei ministri ritenga di manifestare a fronte delle situazioni di fatto e di diritto sopra rappresentate.

(2-00105)

Interrogazioni

VITA - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

il 27 gennaio 1999 un gruppo di ragazzi precari, disoccupati ed immigrati occupa uno stabile di proprietà del Comune di Roma, abbandonato e in totale degrado, in via IV Novembre, dando vita ad uno dei centri sociali noto in tutta Europa per le produzioni teatrali indipendenti;

il centro si è da sempre contraddistinto per aver rifiutato vincoli di formule collaudate, dando vita ad un intreccio di percorsi differenti, particolari e specifici, tra arte, cultura, diritti e politica;

da questa esperienza nasce l'associazione culturale "Rialtoccupato", che ottiene in assegnazione nel marzo 2000 una porzione del complesso monumentale di S. Ambrogio alla Massima, nell'ex-ghetto;

premesso, inoltre che il Rialto Sant'Ambrogio sviluppa un progetto di politica culturale come "luogo pubblico non statale" urbano dove produrre cultura, socializzare saperi, sperimentare altri linguaggi: dalla musica alla ricerca teatrale, alle arti visive. Uno spazio autonomo dove esprimere le intelligenze e le creatività disperse e assoggettate, riscattandole dal ruolo di fattore economico e assumendole a risorse da socializzare in maniera dinamica, attraverso una programmazione di eventi, che vanno dal teatro, alla musica, alle arti visive, divenendo un punto di riferimento sul territorio nazionale per tutte quelle esperienze artistiche e di ricerca;

considerato che una parte della struttura del centro sociale Rialto Sant'Ambrogio è stata chiusa dalla polizia che è intervenuta in tenuta antisommossa insieme ad alcuni vigili il 20 marzo 2009 e che, in data 28 luglio 2009, il commissariato Trevi Campo Marzio ha apposto i sigilli anche nella sala teatro e nel cortile interno del Rialto, gli unici spazi rimasti ancora liberi dal sequestro già eseguito con il blitz, a giudizio dell'interrogante sproporzionato,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga che il citato intervento delle Forze dell'ordine sia stato disposto al fine di chiudere e, quindi, definitivamente interrompere il progetto culturale del Rialto che da oltre 10 anni opera nella città di Roma.

(3-00895)

SBARBATI - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

nelle Marche il Corpo nazionale dei vigili del fuoco lavora con il 20 per cento di lavoratori in meno rispetto a quanto previsto dalla pianta organica del 1997 (847 in servizio contro 1.034 previsti);

nella sola città di Ancona la carenza d'organico è pari al 58 per cento e gli automezzi in dotazione sono vetusti (il 40 per cento ha in media fra i 25 e i 35 anni) e con problemi di manutenzione;

in assenza di una programmazione di lungo periodo del personale è difficile fronteggiare le emergenze e dar corso a regolari flussi di pensionamento;

le sedi vetuste provocano non pochi inconvenienti: si pensi che la caserma di Vallemiano (Ancona) ha problemi di agibilità e quella di Fano è totalmente inadeguata;

alla luce di quanto il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco ha fatto e continua a fare a livello nazionale anche in coordinamento con i volontari della Protezione civile di fronte a gravi emergenze quali il recente terremoto in Abruzzo, l'emergenza incendi nelle isole e nelle Marche,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno farsi carico delle esigenze del Corpo dei vigili del fuoco delle Marche e nello specifico della provincia di Ancona, che andrebbe messo in condizione di operare al meglio, con organico al completo, con mezzi adeguati, stipendi congrui e sedi e mezzi efficienti.

(3-00896)

MERCATALI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:

attualmente la Casa circondariale di Ravenna ha superato il numero di 160 presenze, a fronte di una capienza massima ufficiale di 59 detenuti;

tale situazione di sovraffollamento, che secondo alcuni organi di stampa nel corso dell'ultimo mese ha toccato punte insostenibili, sfiorando le duecento presenze, determina gravi disagi e condizioni inumane nella vita quotidiana all'interno dell'istituto, sia per le persone ristrette sia per il personale di custodia;

il sovraffollamento del carcere produce condizioni di pericolosa promiscuità tra i detenuti, creando problemi di carattere igienico-sanitario e limitando di fatto quelle attività di recupero e risocializzazione, che dovrebbero contribuire alla funzione riabilitativa della pena, prevista dalla Costituzione;

è ormai insostenibile la strutturale carenza di personale addetto alla custodia, attualmente gravemente sotto organico, a causa della quale gli agenti di Polizia penitenziaria sono costretti a svolgere turni estenuanti anche di ventiquattro ore continuative ed arrivano ad effettuare oltre sessanta ore di straordinari mensili;

lunedì 27 luglio 2009, a dimostrazione dell'estrema pericolosità della situazione di sovraffollamento del carcere di Ravenna, si è verificata una maxi rissa tra alcuni detenuti, che ha determinato il ferimento di un ispettore della Polizia penitenziaria;

nel corso dell'ultimo anno, il sindaco di Ravenna ha più volte sollecitato il Ministro della giustizia ad intervenire su una situazione diventata ormai insostenibile, formalizzando la disponibilità dell'amministrazione comunale ad individuare un'area idonea per realizzare una nuova struttura carceraria, che possa sostituire la sede di via Port'Aurea, ormai del tutto inadeguata dal punto di vista strutturale ed igienico-sanitario,

si chiede di sapere:

per quali motivi il Ministro in indirizzo non abbia ancora risposto alle sollecitazioni, che da più di un anno gli sono indirizzate dal Comune di Ravenna, sulla necessità di interventi idonei a risolvere una situazione di sovraffollamento che non solo è ormai intollerabile per i detenuti come per il personale di custodia, ma si sta già trasformando in grave problema per la sicurezza all'interno del carcere;

se non ritenga doveroso disporre un'adeguata integrazione dell'organico del personale di custodia in servizio nel carcere di Ravenna ed uno stanziamento per la costruzione di una nuova struttura carceraria, per la quale, tra l'altro, il Comune di Ravenna ha già individuato la possibile ubicazione, al fine di sostituire quella ormai obsoleta di via Port'Aurea.

(3-00897)

DE SENA, SALTAMARTINI, SERRA - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

la banda musicale della Polizia di Stato è composta di 103 orchestrali, dal maestro vice direttore e dal maestro direttore, compresi nell'organico complessivo della Polizia, nei ruoli del personale che svolge attività tecnico-scientifica o tecnica e inquadrato nel ruolo di esecutori della banda musicale;

attualmente, l'organico effettivo è più esiguo, essendo ridotto a 79 elementi. Per sopperire alla carenza di organico, da circa 17 anni la banda si avvale di personale del ruolo ordinario, con titoli idonei, che svolge l'attività di orchestrale;

si tratta di 14 persone che inizialmente sono state aggregate alla banda e dal dicembre 2003 sono state trasferite all'Ufficio banda musicale con funzioni esclusivamente musicali relativamente al perdurare delle esigenze musicali;

nel corso di questi 17 anni, sono stati banditi concorsi per esterni per entrare nella banda musicale della Polizia di Stato, ma non sono stati mai previsti né concorsi interni, né una riserva di posti per personale interno nell'ambito dei concorsi espletati; eppure le qualifiche ed i titoli posseduti dal personale ordinario che svolge mansioni di orchestrale, nonché la grande esperienza maturata da questo stesso personale nel corso degli anni , dovrebbero rappresentare adeguati titoli di merito;

nell'ambito dell'esame del disegno di legge Atto Senato n. 1167 recante "Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali", è stato presentato un emendamento che prevede un concorso interno per la nomina ad orchestrale della banda musicale della Polizia di Stato per il personale che al 30 aprile 2009 presta servizio nella stessa banda in qualità di aggregato da almeno cinque anni e che risulta in possesso dei titoli richiesti. Il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Giorgetti ha espresso su tale emendamento l'avviso contrario dell'Esecutivo, confermato dal parere contrario della 5ª Commissione (Programmazione economica, bilancio),

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione rappresentata e se condivida l'esigenza di garantire il prestigio della banda musicale della Polizia di Stato attraverso il mantenimento di un numero di componenti adeguato alla qualità dell'offerta musicale;

se in termini di risparmio finanziario nel settore della pubblica amministrazione non ritenga più opportuno adeguare la posizione di personale già interno all'amministrazione, anche riproponendo la soluzione legislativa adottata con il decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1987, n. 240, piuttosto che assumere personale esterno con i conseguenti costi aggiuntivi di un concorso pubblico;

se intenda implementare la composizione della banda a partire dalla conferma, mediante concorso interno, di coloro che pur provenendo da un ruolo diverso, con spirito di servizio e di appartenenza, hanno offerto la loro professionalità supplendo ad un'inammissibile carenza di organico. Questi ultimi, infatti, meritano di vedere riconosciuto il loro impegno al pari delle altre risorse professionali, artistiche e umane che da anni contribuiscono a garantire il prestigio della banda musicale della Polizia di Stato, ed è pertanto discriminante che costoro, pur svolgendo il medesimo servizio, siano tenuti in una posizione di persistente incertezza.

(3-00898)

MARINARO, DI GIOVAN PAOLO, MILANA - Al Ministro dell'interno - Premesso che:

si apprende da un comunicato stampa della Segreteria provinciale del Sindacato italiano lavoratori polizia (SILP) per la CGIL che, in data 27 luglio 2009, il Prefetto e il Sindaco di Roma hanno deciso lo spostamento di circa 80 persone di etnia serba, in gran parte bambini, dal campo nomadi della Borghesiana a un capannone dell'ex Fiera di Roma;

a seguito di tale determinazione, il Questore di Roma ha deciso l'istituzione di un servizio di vigilanza fissa per tutte le 24 ore che vede impegnati 10 carabinieri, a breve sostituiti da 10 operatori di Polizia con una autovettura del Commissariato Tor Carbone, competente di zona;

il SILP per la CGIL ha denunciato la decisione, ritenendo che a causa delle conseguenze derivanti dall'istituzione del servizio di vigilanza, il Commissariato Tor Carbone, già in grave carenza organica, non possa più garantire il servizio espletato dalla volante di zona, rinunciando quindi al controllo del territorio di propria competenza che si estende per circa 25 chilometri quadrati e a servizio di oltre 70.000 cittadini;

è accaduto più volte che gli operatori della polizia della Capitale siano stati sottratti agli importanti e prioritari compiti di prevenzione e contrasto alla microcriminalità e a quei fenomeni sempre più presenti nella provincia, quali infiltrazioni mafiose e usura, per svolgere servizi su problematiche di natura prioritariamente sociale - rom, prostituzione - che continuano a non trovare appropriata soluzione e sono ricondotte erroneamente solo a questioni securitarie;

la politica finora adottata dal Governo sta mettendo a dura prova il lavoro delle forze di Polizia prive di strutture e mezzi e costrette ad un irrazionale impiego sul territorio. Come, ad esempio, sta avvenendo a Roma, dove lo stesso comunicato del SILP contesta la annunciata chiusura dei tre presidi di polizia di Montesacro, Centocelle e Fregene, spiegando che il personale sarà così reimpiegato sul territorio per incrementare le attività di prevenzione e repressione, mentre si relegano 10 operatori a vigilare un capannone, lasciando abbandonato un intero quartiere,

si chiede di sapere:

quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare per restituire alla Polizia di Stato la funzione prioritaria di coordinamento della attività di pubblica sicurezza, anche attraverso una valorizzazione del ruolo che il personale della Polizia di Stato svolge insieme alle altre Forze dell'ordine, e la dotazione di strumenti e risorse adeguate a favorire la prevenzione oltre che il contrasto della criminalità;

se non ritenga inadeguato l'utilizzo delle Forze di polizia in attività che interessano problematiche di natura sociale senza che rispetto a queste ultime siano previamente adottati progetti, quanto meno integrati, che garantiscano una soluzione, senza limitarsi all'attività squisitamente repressiva.

(3-00900)

VITA - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:

RAI e RTI (Rete televisiva italiana) hanno annunciato il lancio della nuova piattaforma TivùSat che trasmetterà i propri programmi dal 31 luglio 2009;

a partire dalla stessa data saranno disponibili nei negozi i decoder e le smart card per accedere alla nuova piattaforma satellitare;

l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sta valutando la legittimità della costituzione della impresa comune ai sensi dell'art. 43 del decreto legislativo n. 177 del 2005;

risulta che la RAI non abbia rinnovato il proprio contratto con Sky per la trasmissione dei propri canali sulla piattaforma satellitare Sky, con ciò rinunciando agli introiti derivanti dal relativo contratto;

il Contratto di servizio per gli anni 2007-2009, sottoscritto tra il Ministro delle comunicazioni e la Rai, all'art. 26, prevede che la Rai sia tenuta a rispettare l'obbligo di neutralità tecnologica attraverso la "la cessione gratuita, e senza costi aggiuntivi per l'utente, della propria programmazione di servizio pubblico sulle diverse piattaforme distributive";

l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha il compito di vigilare sulla corretta applicazione del Contratto di servizio da parte della Rai,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza quali siano i costi fino ad ora sostenuti per la realizzazione dell'impresa comune TivùSat, e quali sarebbero i costi di un eventuale ripristino della situazione precedente alla notifica in caso di divieto da parte dell'Autorità alla costituzione dell'impresa comune;

come si intenda ovviare ad un eventuale divieto di procedere all'impresa comune da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con conseguente nullità degli atti e relativa sanzione;

quale sia il ruolo della RAI nella gestione della piattaforma TivùSat e nell'attività di codifica del segnale;

chi tra RAI e RTI gestirà il servizio di accesso condizionato;

come siano regolati i rapporti tra RAI e RTI nella nuova piattaforma TivùSat relativamente alla conoscibilità dei dati sensibili delle due aziende;

se RTI possa accedere a dati di natura strategica della RAI, ad esempio gli abbonati e la struttura di rete e degli impianti, e viceversa;

se per accedere alla piattaforma TivùSat sarà necessario l'acquisto da parte degli utenti di un decoderad hoc e l'installazione di una nuova parabola, ovvero se il decoder sarà interoperabile con quello della piattaforma satellitare Sky;

se non sarebbe opportuno avviare la costruzione di un decoder unico per garantire una reale concorrenza ed interoperabilità tra le due piattaforme;

se si sia valutato l'impatto ambientale delle nuove parabola ovvero se sarà necessario installare per accedere all'offerta TivùSat;

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di come la Rai ritenga di ottemperare a quanto indicato all'art. 26 del Contratto di servizio alla luce delle contrattazioni in corso con Sky sulla trasmissione dei canali RAI sulla piattaforma Sky;

se sia a conoscenza di quale sia la valutazione da parte della Rai riguardo alle indicazioni contenute nell'ultima Relazione annuale trasmessa al Parlamento dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sull'obbligo di must offer in capo alla RAI (pag. 197 della Relazione);

se risulti che, a seguito del mancato rinnovo del contratto con Sky, RAI registrerà ingenti perdite derivanti dalla mancata sottoscrizione del contratto con Sky, se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di come la RAI pensi di recuperare tali perdite, e se ritenga che questo sia in linea con gli impegni recati nel citato Contratto di servizio relativi al perseguimento di una gestione ispirata a criteri di efficienza.

(3-00901)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

VICARI, VIZZINI, GALIOTO, BATTAGLIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri del lavoro, della salute e delle politiche sociali e della giustizia - Premesso che:

il progetto per la realizzazione dell'ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento fu approvato nel 1983 dalla Cassa per il Mezzogiorno, ma fu inaugurato, dopo oltre 20 anni, solo nel 2004;

pochi anni dopo l'azienda ospedaliera deliberò un nuovo progetto esecutivo per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria da eseguirsi nelle unità operative dell'ospedale San Giovanni di Dio;

considerato che:

il 28 luglio 2009, la Guardia di finanza ha posto sotto sequestro preventivo e apposto i sigilli al complesso ospedaliero San Giovanni di Dio di Agrigento per via delle "gravi carenze strutturali tali da esporre a gravissimo rischio sismico l'intero manufatto";

la Guardia di finanza in un comunicato ha affermato che "il provvedimento cautelare è stato adottato a conclusione di complesse e circostanziate indagini (...) che si sono avvalse di una puntuale ed esaustiva consulenza tecnica che ha evidenziato gravi carenze strutturali dell'intero complesso ospedaliero, tali da esporre a gravissimo rischio sismico l'intero manufatto" (ww.corriere.it);

secondo quanto riportato dal giornale "La Sicilia" del 29 luglio 2009, detto sequestro rappresenta "l'epilogo della vicenda giudiziaria che nel marzo scorso portò all'iscrizione sul registro degli indagati della procura agrigentina di 22 persone, tutti amministratori dell'azienda succedutisi negli anni (...), coinvolti nell'inchiesta sulla costruzione dell'ospedale. (...) Le ipotesi di accusa sono quelle di associazione a delinquere, abuso d'ufficio, omissione di atti d'ufficio, favoreggiamento e truffa. (...) Nel mirino dell'inchiesta ci sarebbero anche alcuni noti imprenditori di Agrigento";

il Procuratore di Agrigento ha affermato: "siamo stati costretti a richiedere il sequestro e lo sgombero dell'ospedale perché fra l'interesse all'assistenza ospedaliera ad Agrigento e il rischio di un evento imprevedibile che potesse compromettere le fondamenta e l'intera struttura e dunque l'incolumità di chi al nosocomio lavora e di chi vi è ricoverato, abbiamo ritenuto preminente quest'ultimo" (www.guidasicilia.it);

secondo quanto riportato da "La Sicilia" del 29 luglio 2009 "l'ospedale di Agrigento sarebbe stato realizzato con il cosiddetto 'calcestruzzo depotenziato' (...) conglomerato composto da minor quantitativo di cemento rispetto alla quantità prevista nei contratti di fornitura" e quindi "secondo quanto disposto dal Gip del Tribunale di Agrigento (...) il nosocomio dovrà essere clamorosamente sgomberato";

la Regione Sicilia ha preannunciato l'intenzione di costituirsi parte civile nel procedimento penale relativo alla costruzione dell'ospedale San Giovanni di Dio;

preso atto che:

il Commissario dell'azienda ospedaliera incaricato dello sgombero, nel corso di una conferenza stampa per illustrare le modalità di trasferimento di pazienti e personale sanitario, ha affermato "non sappiamo ancora dove sarà allocato";

secondo notizie di stampa dovrebbe tenersi un vertice in prefettura tra il Prefetto e i responsabili degli ospedali del circondario per stabilire dove e come trasferire i pazienti del San Giovanni di Dio;

la Commissione parlamentare sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali della Camera dei deputati, in data 29 luglio 2009, ha deliberato una missione ad Agrigento, il prossimo 3 agosto, per esaminare la gravissima situazione che si è venuta a determinare a causa di presunte irregolarità e connesse condizioni di pericolosità del complesso ospedaliero San Giovanni di Dio (Adnkronos);

considerato, inoltre, che:

il capoluogo di provincia conta circa 60.000 abitanti e non dispone di altre strutture ospedaliere;

allo stato i pazienti ricoverati presso l'ospedale San Giovanni di Dio sarebbero circa 300, mentre il personale medico, paramedico, amministrativo e di altro genere conterebbe circa 700 unità;

preso atto, inoltre, che:

nelle legislature XIII e XIV la Commissione d'inchiesta sul sistema sanitario del Senato della Repubblica, nella relazione conclusiva sulle strutture sanitarie incompiute o non funzionanti, per la Regione Sicilia, aveva incluso, tra le strutture che necessitano di interventi di completamento, tra gli altri, gli ospedali di Castelvetrano, di Marsala, di Sciacca, di Gela, di Ragusa, di Catania,

gli interroganti chiedono al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministro in indirizzo, ciascuno per quanto di propria competenza, di sapere:

se siano a conoscenza dei criteri in base ai quali la Procura della Repubblica ha disposto le indagini sull'Ospedale San Giovanni di Dio, dei tempi occorsi per lo svolgimento delle stesse e dei motivi per i quali, eventualmente, dette indagini non siano state avviate in precedenza;

se risulti se in dette indagini siano coinvolte altre strutture - ospedaliere o di altro tipo - realizzate negli ultimi 20 anni in Sicilia, e, in caso affermativo, ad opera di chi;

se corrisponda al vero che il Governo della Regione Sicilia intenda costituirsi parte civile nel procedimento penale relativo alla costruzione dell'ospedale San Giovanni di Dio;

se risulti se l'ospedale San Giovanni di Dio sia in possesso del previsto piano di evacuazione per pazienti e personale;

se siano a conoscenza dei progetti, dei calcoli relativi al quantitativo di cemento rispetto alla quantità prevista nei contratti di fornitura, delle eventuali varianti e delle imprese appaltatrici che hanno eseguito i lavori;

se siano a conoscenza di quali e quanti fondi siano stati impiegati per la costruzione dell'Ospedale San Giovanni di Dio, delle persone fisiche o giuridiche cui siano stati destinati e in che modo siano stati utilizzati;

se siano a conoscenza di eventuali progetti di ristrutturazione e/o demolizione (ovvero progetti in "project financing") riguardanti il recupero dell'ospedale San Giovanni di Dio;

se risulti se le strutture ospedaliere della Regione Sicilia inserite nelle relazioni della Commissione d'inchiesta sul Sistema Sanitario siano state oggetto di verifiche e/o accertamenti e, in caso affermativo, con quali esiti, ovvero se siano regolarmente funzionanti.

(3-00899)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

GRAMAZIO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:

anche nel 2009 la piaga degli incendi boschivi ha flagellato e sta flagellando l'Italia e l'Europa;

per le particolari condizioni climatiche, la violenza degli incendi boschivi farà ricordare il 2009 come un anno record in termini di danni a flora, fauna, patrimonio paesaggistico, patrimonio boschivo nonché per i danni alle persone ed alle loro abitazioni;

in uno degli ultimi episodi di furia distruttiva verificatosi in Sardegna si sono avute due vittime oltre ad auto bruciate, aziende agricole distrutte, capi di bestiame carbonizzati e secondo una prima valutazione del governatore Cappellacci i danni complessivi ammonterebbero al momento a 80-100 milioni di euro su circa 10.000 ettari bruciati;

il Sud dell'Europa è tutto in fiamme: 17.000 ettari in Spagna, 1.300 ettari in un solo incendio in Francia, a Marsiglia, dalla Grecia arrivano notizie drammatiche ed allarmanti con incendi nel Peloponneso e nell'isola di Evia, mentre in Corsica vicino ad Ajaccio sono bruciati 3.600 ettari di foresta con 50 case danneggiate;

evidentemente l'incuria dell'uomo e, quel che è peggio, il dolo, se non la criminalità per diversi fini, continuano a provocare molti incendi boschivi;

al di là delle cause, però, gli effetti, e cioè gli incendi, continuano a propagarsi e sembrano inarrestabili;

a giudizio dell'interrogante l'organizzazione delle attività di spegnimento, visti i risultati, non è assolutamente adeguata a fronteggiare questa piaga ormai non più stagionale;

anche l'intervento degli aeromobili, sia ad ala fissa (Canadair) che ad ala rotante (elicotteri di vario tipo), proprio per la tipologia dell'intervento non possono che avere i modesti risultati che sono sotto gli occhi di tutta l'opinione pubblica;

l'onere per i contribuenti in termini di costi per gli aeromobili, per il personale della Guardia forestale, dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e delle varie forze militari e civili impiegate, è elevatissimo;

considerato che, per quanto risulta all'interrogante:

ora, e più volte, sugli organi di stampa è apparsa la notizia di un brevetto, presentato da un italiano, che praticamente rivoluziona scientificamente l'approccio al funesto fenomeno degli incendi boschivi;

una volta sperimentato questo ritrovato tecnico ed il sistema operativo collegato, non solo si potrebbe debellare questa devastante piaga su tutto il territorio nazionale, ma l'Italia sarebbe all'avanguardia nell'aiutare l'Europa ed il mondo intero a fronteggiare questo disastroso fenomeno, con evidenti vantaggi per il nostro Paese in termini politici, sociali, ed economici,

l'interrogante chiede di sapere:

quali iniziative in tal senso intenda prendere il Governo;

per quale motivo non vengano fornite risposte alle innumerevoli domande presentate dal dottor Pasquale Vurchio, inventore del nuovo ritrovato e dell'annesso sistema operativo, ora brevettato ufficialmente in Italia, encomiabile cittadino sia alle più alte cariche dello Stato, sia ai Ministeri competenti sia alle istituzioni preposte come la Protezione civile, i Vigili del fuoco, la Guardia forestale.

(4-01879)

POLI BORTONE - Al Ministro dell'interno - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

in diversi Comuni della provincia di Lecce, a cominciare dalla città capoluogo, sono stati posti in essere da parte dei Sindaci provvedimenti di revoca di assessori tutti appartenenti al movimento politico "IoSud", formazione nata per rappresentare gli interessi delle popolazioni e del territorio meridionale;

in particolare, i provvedimenti riguardano i Comuni di Lecce, di Surbo, di Matino, di Aradeo, di Castro, di Alliste;

in tutti i casi richiamati, i provvedimenti sommariamente motivati non fanno riferimento ad alcuna valutazione in ordine ai programmi amministrativi sui quali permane la condivisione da parte di tutti i soggetti politici che hanno portato all'elezione delle rispettive amministrazioni, compresi gli esponenti del movimento "IoSud" destinatari delle revoche;

in tutti i casi, gli esponenti del movimento "IoSud" destinatari delle revoche sono stati determinanti, anche numericamente, alla elezione delle rispettive amministrazioni per cui la loro estromissione dalle responsabilità di governo va ad intaccare il principio di rappresentanza dell'elettorato;

i provvedimenti posti in essere appaiono espressione di un medesimo disegno politico e di un'unica regia orchestrata, evidentemente, per scopi che nulla hanno a che vedere con l'esercizio della pubblica amministrazione e con il rispetto dei principi democratici costituzionalmente garantiti;

i provvedimenti in parola hanno innescato una serie di vertenze amministrative, davanti al TAR ed al Consiglio di Stato, attivate dai rispettivi destinatari a tutela degli interessi legittimi e della dignità personale, con ciò generando un contenzioso che necessariamente va ad incidere sull'azione di governo con inutile aggravio di spese per i bilanci comunali;

già durante i mesi scorsi un gruppo di dirigenti del movimento "IoSud" aveva chiesto ed ottenuto un incontro con il prefetto di Lecce per informarlo delle violazioni poste in essere da alcuni amministratori locali,

si chiede di conoscere se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover intervenire, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle prerogative delle autonomie locali, per richiamare l'attenzione dei Sindaci sulla necessità di dover assicurare il buon andamento della pubblica amministrazione ed il rispetto dei principi costituzionali che vengono messi in discussione dal proliferare dei provvedimenti di revoca adottati a giudizio dell'interrogante molto spesso esclusivamente per obbedire ad un disegno politico sovraordinato.

(4-01880)

BIANCHI, GARAVAGLIA Mariapia - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali - Premesso che:

il 30 luglio 2009 il Consiglio d'amministrazione dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato, a maggioranza, l'introduzione nel nostro Paese della pillola Ru486, più nota come pillola abortiva;

l'Aifa non ha reso noti i protocolli e le modalità per l'utilizzo di tale farmaco ma ha specificato che si è avvalso dei pareri forniti dal Consiglio superiore di sanità;

secondo i dati contenuti nell'ultima Relazione annuale del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 sull'interruzione volontaria di gravidanza, a partire dal 2005 in Italia 2.293 donne hanno utilizzato la pillola abortiva Ru486, tutte presso istituti ospedalieri autorizzati alla sperimentazione e sulla base di appositi protocolli regionali tenendo presente che la somministrazione è avvenuta in regime di day hospital;

da quanto si legge nella delibera dell'Aifa: "Ulteriori valutazioni sulla sicurezza del farmaco hanno indotto il Consiglio di amministrazione a limitare l'utilizzo del farmaco entro la settima settimana di gestazione anziché la nona come invece avviene in gran parte d'Europa. Tra la settima e la nona settimana, infatti, si registra il maggior numero di eventi avversi e il maggior ricorso all'integrazione con la metodica chirurgica";

mentre la sperimentazione è avvenuta in regime di day hospital, in base alla nuova decisione dell'Aifa da oggi la somministrazione deve avvenire con la garanzia del ricovero in una struttura sanitaria dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla certezza dell'avvenuta interruzione di gravidanza,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo abbia intenzione di predisporre un piano di raccolta dati omogeneo su tutto il territorio nazionale per verificare l'effettiva coerenza e compatibilità tra l'utilizzo della pillola abortiva Ru486 e le disposizioni della legge n. 194 del 1978 come già avviene per altri farmaci, nonché la corretta somministrazione della stessa;

se l'utilizzo della pillola abortiva Ru486 sia effettivamente coerente con l'iter previsto dalla legge n. 194 del 1978, laddove si prevedono tutte le fasi di accompagnamento della donna dal momento della decisione fino al reale verificarsi dell'interruzione di gravidanza;

se non ritenga di verificare, a seguito della decisione dell'Aifa, che non vi sia il rischio di una possibile pratica dell'aborto clandestino dovuto all'introduzione di detta pillola abortiva in quanto più facilmente reperibile;

quali misure, azioni e interventi di competenza ritenga mettere in atto per favorire il controllo, la prevenzione, l'educazione e l'informazione riguardo all'utilizzo della pillola abortiva Ru486 soprattutto a tutela della salute della donna.

(4-01881)

DELLA SETA - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per i beni e le attività culturali e per il turismo - Premesso che:

"più cemento per tutti". Con il cosiddetto piano casa, e con altri interventi ispirati alla stessa ideologia della deregulation edilizia, il governo Berlusconi promette di battere la crisi rilanciando il business del mattone. Ma la ripresa resta dubbia. La crisi e il crescente indebitamento delle imprese e delle famiglie compromettono le capacità di investimento dei privati. A guadagnarci sicuramente saranno, secondo l'interrogante, pochi grandi speculatori. Mentre per la maggioranza dei cittadini il nuovo boom dei cantieri rischia di produrre danni a lungo termine molto più gravi dei benefici apparenti e immediati. Un colpo di grazia per il già moribondo territorio italiano. Un'ipoteca pesante sul futuro del turismo, dell'agricoltura di qualità e della nuova economia verde;

a lanciare l'allarme, insieme a tutte le più importanti associazioni per la difesa dell'ambiente e del paesaggio, sono autorevoli studi tecnico-scientifici e perfino gli asettici rapporti dell'Istituto nazionale di statistica. Una nuova ondata di cemento "in un Paese come l'Italia, in cui il territorio è da sempre molto sfruttato", avverte l'Istat, "non può essere considerata in nessun caso un fenomeno sostenibile";

ma il peggio è che il piano casa è come una scommessa al buio: l'Italia è l'unico Stato occidentale dove già ora l'edilizia è fuori controllo, perché mancano perfino le misurazioni di quanti boschi, prati e campi vengono ricoperti ogni giorno dalla crosta inquinante del cemento e dell'asfalto. Questa drammatica denuncia si evince dalla lettura del settimanale "L'Espresso" in edicola dal 31 luglio 2009;

dagli anni Novanta i Comuni italiani stanno autorizzando nuove costruzioni a ritmi vertiginosi: oltre 261 milioni di metri cubi ogni 12 mesi. Nel giro di tre lustri, dal 1991 al 2006, ai fabbricati già esistenti si sono aggiunti altri 3.139.000.000 di metri cubi di capannoni industriali e lottizzazioni residenziali. È come se ciascun italiano, neonati compresi, si fosse costruito 55 scatole di cemento di un metro per lato;

il record negativo è del Nordest, con oltre un miliardo di metri cubi, pari a una media di 98 scatoloni di cemento per ogni abitante. Il risultato, secondo l'Istat, è «impressionante». Al Nord l'intera fascia pedemontana è diventata un'interminabile distesa di cemento e asfalto «quasi senza soluzioni di continuità»: città e paesi si sono fusi formando «una delle più vaste conurbazioni europee». Una megalopoli di fatto, cresciuta senza regole e senza alcuna pianificazione, che dalla Lombardia e dal Veneto arriva fino alla Romagna. Al Centro «stanno ormai saldandosi Roma e Napoli». E nel Mezzogiorno «l'urbanizzazione sta occupando gran parte delle aree costiere». L'escalation edilizia, come certifica sempre l'Istat, non ha alcuna giustificazione demografica. Tra il 1991 e i 2001, date degli ultimi censimenti, la popolazione italiana è lievitata solo del 4 per mille, immigrati compresi, mentre «le località edificate sono cresciute del 15 per cento»;

nonostante questo, dal 2001 al 2008 il consumo di territorio è aumentato ancora: in media del 7,8 per cento, con punte tra il 12 e il 15 in Basilicata, Puglia e Marche e un record del 17,8 in Molise. Fino agli anni 1980 la Liguria era la regione più cementificata. Negli ultimi sette anni le capitali del mattone, come quantità assolute, sono diventate Lazio, Puglia e Veneto. Solo quest'ultima regione ha perso altri 100 chilometri quadrati di campagne. A colpi di condoni Le statistiche dell'Istat segnalano un rapporto diretto tra i nuovi fabbricati e le sanatorie dei vecchi abusi, varate sia dal primo che dal secondo governo Berlusconi. Nonostante i proclami di regolarizzazione che accompagnavano ogni condono, l'edilizia selvaggia ha continuato ad arricchire i furbi: nel 2008 l'Agenzia per il territorio ha scoperto, solo grazie alle foto aeree, oltre un milione e mezzo di immobili totalmente sconosciuti al catasto, cioè non registrati neppure come abusivi. Uno scandalo concentrato al Sud. Al Nord invece la cosiddetta legge Tremonti del '94, che detassava gli utili per farli reinvestire in nuovi macchinari aziendali, in realtà, ad avviso dell'interrogante, ha fatto esplodere la costruzione e l'ampliamento dei capannoni industriali e commerciali: oltre 156 milioni di metri cubi all'anno;

dietro la cementificazione del territorio c'è anche un'altra ingiustizia fiscale, denuncia Legambiente, in Lombardia. Spiega che «l'assurdità del caso italiano è che i comuni sono costretti a finanziarsi svendendo il territorio»: «Gli oneri di urbanizzazione, da contributi necessari a dotare le nuove costruzioni di verde e servizi, si sono trasformati in entrate tributarie, per cui le giunte più ricche e magari più votate sono quelle che favoriscono le speculazioni». Nei Paesi europei più avanzati succede il contrario: apposite "tasse di scopo" puniscono chi consuma territorio. Mentre in Italia, come segnala l'Istat, la pressione edilizia è tanto forte da scaricare i cittadini perfino «in aree inidonee per il rischio sismico o idrogeologico». E tra migliaia di enti inutili, non esiste neppure un ufficio pubblico che misuri l'avanzata del cemento, la distruzione del verde. L'unico studio di livello scientifico è stato pubblicato all'inizio di luglio da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano, dell'Istituto nazionale di urbanistica e di Legambiente. L'Istat infatti può quantificare, scontando i ritardi delle burocrazie locali, solo i «permessi di costruire», cioè le licenze legali. Alle statistiche ufficiali, dunque, sfuggono tutti gli abusi edilizi, oltre alle chilometriche colate di asfalto, dalle strade ai parcheggi, che accompagnano e spesso precedono le nuove costruzioni;

mettendo a confronto foto aree e mappe della stessa scala, disponibili solo in tre regioni e in poche altre province, i ricercatori di questo "Osservatorio nazionale sui consumi di suolo" hanno scoperto che in Lombardia, tra il 1999 e il 2005, sono spariti 26.728 ettari di terreni agricoli. È come se in sei anni fossero nate dal nulla cinque nuove città come Brescia. La media quotidiana è spaventosa: ogni giorno il cemento e l'asfalto cancellano più di 10 ettari di campagne in Lombardia e altri 8 in Emilia, dove tra il 1976 e il 2003 (ultimo aggiornamento geografico) è come se Bologna si fosse moltiplicata per 14. Lo studio smentisce anche il luogo comune che vede nel cemento l'effetto dello sviluppo produttivo. In Friuli, tra il 1980 e il 2000, è scomparso meno di un ettaro al giorno. Mentre il Piemonte ha perso più di 68 chilometri quadrati di campagne nel decennio 1991-2001, quando il suolo urbanizzato è aumentato dell'8,7 per cento, mentre la popolazione è scesa dell'1,4. Gli urbanisti del Politecnico ammoniscono che questo modello di sfruttamento (l'Istat lo chiama «consumismo del territorio») ha ricadute pesantissime sulla vita delle famiglie;

se in generale le giunte di sinistra resistono al Far West edilizio, la Campania fa eccezione. Vezio De Lucia, urbanista di Italia Nostra, e Ornella Capezzuto, presidente del WWF Campania, sono i primi firmatari di un appello che descrive il piano casa varato dalla giunta Bassolino come «un nuovo sacco edilizio»: «Il solo annuncio della liberalizzazione delle nuove residenze nelle aree dismesse, senza neppure il limite che le fabbriche interessate siano davvero già chiuse, ha fatto triplicare in pochi giorni il valore dei capannoni». Il consigliere regionale della sinistra Gerardo Rosania, che da sindaco di Eboli fece demolire 437 villette abusive, lancia una mobilitazione antimafia: «Ci si dimentica che qui siamo in Campania. Chi può fare incetta di industrie abbandonate pagando subito è solo la camorra»,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non intendano urgentemente riferire in merito a questo preoccupante fenomeno che rischia di compromettere una delle principali ricchezze identitarie ed economiche dell'Italia.

(4-01882)

LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

in base alle norme contenute nel Capo V della legge 7 agosto 1990, n. 241 (recante nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi), l'accesso ai documenti amministrativi, attese le sue rilevanti finalità di pubblico interesse, costituisce principio generale dell'attività amministrativa al fine di favorire la partecipazione e di assicurare l'imparzialità e la trasparenza della stessa pubblica amministrazione;

con provvedimento del governatore del 16 maggio 1994, la Banca d'Italia ha emanato un "Regolamento per l'esclusione dell'esercizio del diritto di accesso ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, art. 24, provvedimento che impedisce l'accesso ad un gran numero di atti della Banca di Italia;

l'articolo 24 della legge 28 dicembre 2005, n. 262, prevede, tra l'altro, che ai procedimenti della Banca d'Italia volti all'emanazione di provvedimenti individuali si applica, in quanto compatibile, il principio dell'accesso agli atti amministrativi recato dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, e stabilisce che la Banca d'Italia disciplina con propri regolamenti l'applicazione di tale principio, indicando i casi di necessità e di urgenza o le ragioni di riservatezza per cui è ammesso derogarvi;

il "Regolamento per la disciplina delle modalità dell'esercizio del diritto di accesso ai documenti amministrativi concernenti l'attività di vigilanza in materia bancaria e finanziaria" emanato con deliberazione 11 dicembre 2007, all'articolo 2, comma 1, sostanzialmente conferma quanto stabilito dal Regolamento del 1994;

considerato che tali provvedimenti appaiono potenzialmente lesivi dell'interesse dei risparmiatori e delle associazioni a conoscere le motivazioni e favorire la trasparenza delle decisioni della Banca d'Italia, specialmente per quanto concerne le attività di vigilanza della stessa,

si chiede di sapere quali iniziative normative il Governo intenda porre in essere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare appieno il diritto di accesso ai documenti amministrativi e la piena trasparenza dei relativi procedimenti.

(4-01883)

LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

la Procura di Forlì sta portando avanti l'inchiesta sul gruppo bancario Delta, partecipato come primo socio dalla Cassa di risparmio di San Marino, per associazione a delinquere per attività di riciclaggio di denaro, truffa, evasione fiscale, violazione delle leggi bancarie, finanziarie e societarie;

dalla vicenda emergono ruoli rilevanti di alcuni ex-dirigenti e consulenti della Banca di Italia, come il dottor Patalano, l'avvocato Ferro Luzzi, dottor Santonocito, dottor Papi, dottor Caringi, dottor Loperfido, ancora oggi considerati uomini di supporto del gruppo Delta e della Cassa di risparmio di San Marino;

l'avvocato Ferro Luzzi insieme all'avvocato Michele Desario, figlio di Vincenzo Desario, ex direttore generale di Banca d'Italia, è stato scelto per elaborare le tesi difensive della Cassa di risparmio di San Marino e del gruppo Delta;

l'avvocato Ferro Luzzi svolge attività di consulenza sul piano legale per la Banca d'Italia nonché per la BNL SpA, dove ha già collaborato con il dottor Patalano nelle richiamate attività di controllo;

il dottor Giuseppe Santonocito, consigliere di amministrazione della Sedicibanca - la banca romana, ora commissariata, acquisita dal gruppo Delta nel 2004, che ha dato origine all'iter autorizzativo che ha portato alla trasformazione di Delta in "gruppo bancario" - ex funzionario di Banca d'Italia, faceva parte della Commissione bilaterale incaricata di districare i nodi bancari tra i due Stati;

il dottor Luca Papi, ex dipendente della Banca d'Italia, è l'attuale direttore generale e il dottor Stefano Caringi, ex ispettore di via Nazionale, riveste il ruolo di capo della vigilanza della Banca centrale, una posizione ricoperta in passato da un ex ispettore della Banca d'Italia, Aldo Loperfido, che attualmente risulta membro del consiglio di amministrazione della sammarinese banca Partner;

a giudizio dell'interrogante, tali status concretizzano un groviglio di interessi, una ragnatela tale da far sovrapporre il ruolo di controllori e controllati in rapporti platealmente "incestuosi";

Banca d'Italia è presente con alcuni suoi ex dipendenti anche ai vertici dell'omologa struttura sammarinese: la Banca centrale, partecipata al 14 per cento dalla stessa Cassa di risparmio di San Marino;

il dottor Patalano e l'avvocato Ferro Luzzi partecipano alle attività della fondazione Gabriele Berionne, e tale collaborazione, insieme a quella con altri dirigenti della Banca d'Italia, è stata posta in evidenza dall'interrogante nell'atto di sindacato ispettivo 4-01695 per il rischio di possibili conflitti di interessi tra il ruolo svolto da alti dirigenti della Banca d'Italia, impegnati nella delicata funzione della vigilanza, all'interno della fondazione Berionne e le funzioni istituzionali della stessa Banca d'Italia;

a giudizio dell'interrogante, i sistemi di controllo interni, più volte chiamati in causa dal vice direttore generale della Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola, a sostegno delle nuove disposizioni dell'Istituto di vigilanza sulla governance del sistema bancario italiano non sono adeguati a prevenire casi come quello del gruppo Delta-Cassa di risparmio di San Marino;

si chiede di sapere:

se il Governo sia a conoscenza dell'esistenza di un conflitto di interessi con riferimento alle attività di consulenza di professionisti legati a Banca d'Italia prestate alle banche oggetto di vigilanza della Banca d'Italia stessa e svolte dai medesimi nel loro ruolo di "uomini di raccordo" tra l'istituto ed il sistema bancario;

se il Governo sia a conoscenza dello stato di effettiva attuazione delle nuove disposizioni di vigilanza di Banca d'Italia in materia di organizzazione e governo societario delle banche, emanate nel marzo 2008 e che dovrebbero essere state recepite dalle banche improrogabilmente entro il termine del 30 giugno 2009;

quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, nell'ambito delle proprie prerogative, per prevenire fenomeni così apertamente conflittuali che danneggiano il mercato, i risparmiatori e la stessa reputazione degli organi preposti alla vigilanza.

(4-01884)

LANNUTTI - Al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:

si apprende da notizie di stampa che il 15 luglio 2009 la II Corte d'appello di Roma ha condannato ad otto anni di reclusione Giacomo Medici, commerciante d'arte riconosciuto colpevole di aver trafugato e illegalmente rivenduto per anni migliaia di opere d'arte italiane;

la Corte d'appello avrebbe inoltre stabilito a carico di Medici il pagamento di una provvisionale a favore dello Stato pari a 10 milioni di euro e la confisca dei circa 4.000 oggetti che gli furono sequestrati nel 1995 in un deposito al Porto franco di Ginevra (poi restituiti all'Italia nel 2000) dal valore assicurativo pari a 20.000.000 di franchi svizzeri (circa 13.000.000 euro);

secondo le motivazioni della sentenza di primo grado, pronunciata nel 2005, Medici sarebbe stato complice nella "devastazione di almeno 200.000 siti archeologici" e sarebbe, tra l'altro, responsabile, insieme all'americano Robert Hecht (anch'egli attualmente sotto processo a Roma) del trafugamento del cosiddetto "cratere di Eufonio" venduto nel 1972 al Metropolitan Museum di New York e restituito all'Italia solo nel 2008;

considerato che attualmente sarebbero circa 2.500 le persone indagate dalla sola Procura di Roma per reati legati al trafugamento e al traffico illegale di opere d'arte,

si chiede di sapere:

quali azioni concrete il Governo stia approntando o abbia intenzione di approntare al fine di arginare il fenomeno del traffico illegale di opere d'arte;

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di dati certi circa la quantità di opere d'arte italiane di provenienza illecita attualmente detenute presso altri musei;

per quali motivi la notizia della conferma della condanna al risarcimento allo Stato di 10.000.000 di euro a carico del trafficante d'arte Giacomo Medici, nonostante la sua indubbia importanza, non abbia trovato riscontro sul sito Internet del Ministero.

(4-01885)

LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

si apprende da notizie di stampa che molti istituti di credito porterebbero avanti una politica volta a consigliare ai nuovi clienti che desiderino investire i propri risparmi a sottoscrivere proprie obbligazioni sebbene tali obbligazioni spesso non siano quotate nei mercati regolamentati e siano talora prive di reale liquidità, e senza tuttavia informare correttamente il potenziale cliente circa il rischio di perdere gran parte del capitale in caso di cessione di tali obbligazioni prima della scadenza;

tra le proposte di investimento maggiormente caldeggiate oltre alle obbligazioni bancarie ci sarebbero le polizze vita che a detta di talune banche garantirebbero il capitale ma il cui rendimento minimo garantito in realtà sarebbe in molti casi pari alle spese di commissione richieste dalle stesse banche per l'operazione ed inoltre non offrirebbero neppure garanzie sul capitale poiché in caso di riscatto il contraente sarebbe esposto al rischio di ottenere un importo inferiore ai premi versati;

nonostante i molti richiami degli organismi di garanzia ancora oggi le informazioni su costi e commissioni fornite da talune banche non consentirebbero quasi mai al cliente di avere un quadro esatto delle spese, sulle caratteristiche dei prodotti finanziari proposti e del grado di reale rischiosità degli stessi;

sarebbero pochi gli istituti di credito che consigliano di investire in titoli di Stato sebbene nei fatti in molti casi i pacchetti a medio-lungo termine offrirebbero un rendimento lordo pari o maggiore;

considerato che i fondi di investimento attraversano un periodo di difficoltà a causa delle oscillazioni del mercato azionario causate dalle incertezze dovute alla crisi economica,

sì chiede di sapere con quali atti di competenza il Governo intenda intervenire al fine di tutelare i risparmiatori che attendono riguardo la necessaria trasparenza e correttezza da parte delle banche, condizione necessaria per ritrovare la fiducia necessaria a riportare stabilità nel mercato.

(4-01886)

LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:

si apprende da notizie di stampa che sarebbe stato raggiunto un accordo tra le banche creditrici della Risanamento SpA (società del Gruppo Zunino) per un piano di risanamento del debito volto a salvare la società stessa, gravata da un passivo di 2,9 miliardi di euro, dalla prospettiva del fallimento;

il piano, frutto di un vertice tra Intesa-SanPaolo, Unicredit, Banco Popolare e Banca Popolare di Milano, l'ex presidente della società Luigi Zunino, e i suoi "advisor" Banca Leonardo e Salvatore Mancuso, prevedrebbe un aumento di capitale da 150 milioni di euro e un prestito da 350 milioni convertibile in azioni;

in particolare l'aumento di capitale dovrebbe venire offerto regolarmente sul mercato, ma le banche dovrebbero formare comunque un consorzio di garanzia che, per l'appunto, garantirà di acquistare tutto l'eventuale inoptato, anche perché sarebbe già previsto che almeno il 70 per cento dell'aumento non verrà sottoscritto;

per quanto riguarda invece il prestito le banche dovrebbero trasformare una somma equivalente di loro crediti chirografari in una linea di credito che a scadenza dopo cinque anni, dovrebbe offrire l'alternativa tra il rimborso del capitale da parte di Risanamento o la conversione in azioni della stessa società;

in base a tali progetti, solo per Intesa-SanPaolo l'impegno finaziario dovrebbe aggirarsi tra i 210 e i 270 milioni di euro;

considerato che sulla Risanamento pende tutt'ora la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura della Repubblica di Milano che ha giudicato insufficiente il piano di risanamento del debito per la cui presentazione definitiva il Tribunale fallimentare ha comunque concesso tempo fino al 1° settembre,

si chiede di sapere quali iniziative normative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di assicurare una prudente gestione del credito e del risparmio, affinché gli istituti bancari non continuino ad adottare misure restrittive nei confronti delle piccole e medie imprese applicando tassi elevati e condizioni capestro, mentre favoriscono grandi gruppi finanziari (pur gravemente indebitati per proprie gestioni fallimentari) a vantaggio esclusivo dei propri interessi economici.

(4-01887)

LANNUTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e del lavoro, della salute e delle politiche sociali - Premesso che:

si apprende da notizie di stampa che Massimo Caputi, ex amministratore delegato di Sviluppo Italia e oggi amministratore delegato delle società di gestione del risparmio Zero e Fimit, di cui sono soci gli enti previdenziali Inpdap, Enasarco, Empals e Inarcassa, nonché gestore di tre fondi immobiliari quotati in Borsa (denominati Alpha, Beta e Delta) e altri riservati a investitori qualificati (denominati Gamma, Sigma, Omicron Plus, Theta, Eta, Tau, Omega, Omicron Sviluppo e Senior), sarebbe indagato della Procura della Repubblica Milano per le accuse di riciclaggio, aggiotaggio e ostacolo all'attività degli organi di controllo;

dalle intercettazioni telefoniche, disposte in seguito all'apertura dell'inchiesta, emergerebbe che Caputi avrebbe tenuto nascoste al mercato alcune notizie sulla precaria situazione debitoria di alcuni dei fondi amministrati dalle società di cui è dirigente;

in particolare risulterebbero gravemente indebitati i fondi denominati Alpha, Beta, Fondo Due, Delta e Gamma, tuttavia dai comunicati ufficiali emessi dalle società Fimit e Zero non risulterebbe che alcuno dei fondi citati sia in default di cassa o presenti rilevanti anomalie, ma anzi negli stessi comunicati ne verrebbe ribadita la solidità e affidabilità,

si chiede di sapere:

quali azioni il Governo intenda porre in essere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare il rispetto e la verifica costante della correttezza, trasparenza, compiutezza e tempestività delle comunicazioni delle società al mercato e alle autorità di vigilanza;

se, i Ministri in indirizzo, nell'ambito dei propri poteri di vigilanza e controllo sugli enti pubblici, non ritengano di dover ordinare le opportune verifiche o acquisire elementi a tutela del patrimonio degli medesimi enti partecipati ai fondi in questione.

(4-01888)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione


A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

2a Commissione permanente (Giustizia):

3-00897, del senatore Mercatali, sul sovraffollamento nel carcere di Ravenna.