ORDINARY RENDITION IN TUNISIA E RAPPORTI CON LA LIBIA: IL GOVERNO ITALIANO SI COPRE DI VERGOGNA E DI RIDICOLO.

1. Mentre le celebrazioni della strage di Marcinelle sembrano aprire una nuova (apparente) contraddizione allinterno della maggioranza, allindomani dellentrata in vigore dellennesimo pacchetto sicurezza, si registra un silenzio tombale sulla questione dei respingimenti nelle acque internazionali del canale di Sicilia e dalle frontiere portuali dellAdriatico. Nella gestione quotidiana dei rapporti tra Italia, Libia e Tunisia in materia di contrasto dellimmigrazione irregolare, le scelte maturate negli anni passati, talvolta anche sulla base di accordi di solidariet nazionale, fino alla approvazione del Trattato di amicizia con la Libia, stanno coprendo di vergogna e di ridicolo il governo italiano e le autorit militari che ne eseguono gli ordini. Vergogna per le gravissime violazioni dei diritti umani, anche ai danni di minori e vittime di violenza, ridicolo per la evidente sproporzione tra lenfasi degli annunci ed i risultati conseguiti, soprattutto quando si parla di blocco della rotta di Lampedusa. Una misura che non ha fatto certo diminuire in modo significativo il numero degli immigrati che annualmente entrano in Italia senza documenti, ma che certamente ha sbarrato la strada a migliaia di richiedenti asilo o altre forme di protezione internazionale, la maggior parte di quelli fino ad oggi arrivati a Lampedusa, in fuga dallinferno libico. Ma questo, per Maroni , un successo storico, un risultato del quale vantarsi. Non bastata neppure ad interrompere i respingimenti in acque internazionali la denuncia dellAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che ha accusato la Marina militare di gravi abusi ai danni dei migranti recuperati nel Canale di Sicilia da unita militari battenti bandiera italiana, e dunque territorio nazionale, prima di riconsegnarli alle autorit libiche. Le autorit italiane si sono limitate a modificare le procedure ed a riconsegnare i naufraghi alle motovedette libiche ai confini delle acque territoriali, senza arrivare pi a sbarcare i migranti entrando direttamente nel porto di Tripoli come avvenuto nei giorni 7 ed 8 maggio scorsi. Un caso nel caso, sul quale dovr pronunciarsi adesso la Corte Europea dei diritti delluomo.

Anche le critiche tardive giunte dallattuale opposizione sono state ignorate. Non si pu dimenticare del resto, proprio alla luce di quanto sta facendo lattuale governo italiano, un autentico massacro preordinato di esseri umani, che la collaborazione con la Tunisia e la Libia, con la esternalizzazione dei controlli di frontiera, ed il blocco a mare delle imbarcazioni dei migranti, risale a molti anni fa, e precisamente al 1998 con Napolitano come ministro dellinterno, autore dei primi accordi di riammissione con la Tunisia, e poi dal 2003 in poi con Prodi, presidente della commissione Europea e quindi capo del governo italiano nel 2006, sempre con lappoggio di Napolitano, allora sostenitore degli accordi con la Libia, come documentato da un articolo del Corriere della sera del 19 settembre 2004, pochi mesi dopo il caso Cap Anamur, e appena qualche giorno prima dei respingimenti collettivi da Lampedusa verso la Libia, poi condannati dal Parlamento Europeo. Il governo Prodi non era riuscito neppure ad abrogare quellinfame decreto ministeriale del 14 luglio del 2003 che, in attuazione delle modifiche introdotte nel 2002 con la legge Bossi-Fini, prevedeva il respingimento delle imbarcazioni cariche di migranti verso i porti di provenienza, una legalizzazione dei respingimenti collettivi vietati da tutte le convenzioni internazionali, oltre che una violazione palese dellart. 10 della Costituzione italiana. Ed il Trattato di amicizia con la Libia stato approvato nel febbraio del 2009 con il voto di quasi tutta lattuale opposizione.

2. Il 6 agosto scorso autorevoli esponenti del Consiglio di Europa hanno giudicato assolutamente inammissibili e vergognose le espulsioni disposte dal Ministro dellinterno a carico di tunisini sospettati di appartenere ad organizzazioni terroristiche, per i quali la Corte Europea dei diritti dellUomo aveva richiesto ripetutamente la sospensione della misura, a fronte della certezza delle torture alle quali sarebbero state sottoposte queste persone una volta consegnate dalla polizia italiana alla polizia tunisina.

Le dichiarazioni di Maroni, secondo il quale il governo italiano rispetta le decisioni della Corte, ma non gli ordini di sospensione delle espulsioni inviati ai sensi dellart. 39 del Regolamento di procedura, che secondo il ministro sarebbero foglietti inviati via fax, da qualche funzionario, costituiscono uno sfregio gravissimo allo strumento procedurale pi importante di cui si avvale la Corte quando ravvisa il pericolo che le persone espulse o respinte possano essere sottoposte a trattamenti inumani o degradanti vietati dallart. 3 della Convenzione.

Senza quei foglietti inviati via fax dalla Corte Europea, centinaia di persone, giovani, anche donne e potenziali richiedenti asilo, sarebbero oggi nelle mani dei loro torturatori. Quei torturatori verso quali il nostro governo non esita a respingere i migranti potenziali richiedenti asilo respinti nelle acque del Canale di Sicilia o alle frontiere portuali dellAdriatico, come coloro che vengono sospettati di costituire un pericolo sociale, anche dopo la espiazione della pena. Ma per gli immigrati lart. 27 della Costituzione secondo il quale le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanit e devono tendere alla rieducazione del condannato ormai stato strappato, anzi non vale pi neppure per gli italiani, se si considerano le condizioni disumane ( anche secondo una recente sentenza della Corte Europea) e di sovraffollamento nelle quali versano le carceri del nostro paese dopo la proliferazione del sistema repressivo penale, unico strumento che il governo utilizza per affrontare il disagio sociale e la devianza.

LItalia non potr continuare a lungo a violare la Convenzione Europea dei diritti dellUomo ed i suoi strumenti procedurali che garantiscono il rispetto effettivo dei suoi precetti. Herta Dُubler-Gmelin e Christos Pourgourides , rispettivamente, presidente della Commission des questions juridiques et des droits de lhomme dell Assemblea parlamentare del Consiglio dEuropa, e relatore sulle applicazioni delle decisioni poste in essere dalla Corte Europea dei diritti dellUomo, hanno richiamato la giurisprudenza consolidata della CEDU secondo la quale il rischio di torture impone la sospensione delle misure di allontanamento forzato anche in caso di persone condannate, o soltanto sospettate, di appartenere ad organizzazioni terroristiche. A maggior ragione quando queste persone hanno finito di scontare una pena, sono coniugate con cittadine italiane e sono genitori di bambini aventi la nazionalit italiana, come nel caso di Ben Sassi Toumi, del quale non si hanno pi notizie dopo che la polizia italiana lo ha ricondotto a Tunisi, riconsegnandolo agli uomini del ministero dellinterno tunisino.

La sig.ra Dُubler-Gmelin et M. Pourgourides condannano il comportamento del governo italiano che continua a violare deliberatamente le richieste di sospensione delle espulsioni emesse dalla Corte Europea dei diritti delluomo, aggiungendo che la quarta volta che a partire dal 2005 le autorit italiane adottano decisioni che violano in maniera flagrante le decisioni della CEDU" (AFP). Daltra parte ci limitiamo ad osservare, cosa si pu pretendere da un paese che non ha ancora fatto giustizia sulle torture inflitte ai manifestanti di Genova nel 2001, che non far andare in carcere neppure per un giorno poliziotti che hanno ucciso ragazzi innocenti come Federico Aldovrandi, che non ha voluto introdurre il reato di tortura, come sarebbe imposto dalle Convenzioni internazionali, per la paura di esporre le forze di polizia ad una serie continua di denunce ( se non di condanne)?

3. Agli artefici del razzismo istituzionale oggi al governo, ai benpensanti di destra ( e qualche volta anche di sinistra) che vedono negli immigrati il principale pericolo per la loro sicurezza, anche economica, ed a qualche autorevole rappresentante dellopposizione che insegue le destre nelle politiche securitarie, ricordiamo le garanzie previste dalla Costituzione italiana, come lart. 13 secondo il quale punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libert, come le garanzie dello stato di diritto che stabiliscono la separazione dei poteri e la indipendenza della magistratura, o ancora le prescrizioni imperative della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti delluomo, che vietano il ricorso alla tortura e sanciscono il riconoscimento effettivo dei diritti di difesa. Sulla tortura e sulla violenza di stato non si costruisce sicurezza.

Gli attuali governanti italiani si sentono forti di un consenso elettorale estorto sullonda della paura e dellegoismo sociale, alimentando le peggiori fobie di una parte ( di fatto) minoritaria della popolazione, sfruttando le conseguenze di una crisi economica di cui sono i primi responsabili e che invece si vuole scaricare sugli ultimi arrivati. Ed adesso questi rappresentanti di un Italia sempre pi chiusa e razzista, si sentono autorizzati a violare Costituzione, Convenzioni internazionali, ed anche Regolamenti Comunitari, come il Codice delle Frontiere Schengen del 2006, normativa vincolante nel nostro paese, ma elusa sistematicamente non solo nelle acque del Canale di Sicilia, ma anche alle frontiere portuali dellAdriatico ( Venezia, Ancona, Bari, Brindisi) con i respingimenti informali di minori e potenziali richiedenti asilo verso la Grecia. I sondaggi valgono ormai pi della Costituzione e degli impegni internazionali.

E noto, peraltro, che la Corte Europea gi lo scorso anno ha vietato ii respingimenti dallItalia verso la Grecia in base alla Convenzione Dublino per richiedenti asilo, mentre poche settimane fa, sempre la Corte Europea dei diritti dellUomo ha intimato alla Grecia di non espellere verso la Turchia i giovani afgani ed irakeni che lItalia aveva respinto verso Patrasso. In quella stessa citt dove le forze di polizia greche hanno poi distrutto a luglio il campo dove alloggiavano centinaia di migranti ai quali era impedito laccesso alla procedura di asilo, e ne ha deportato la maggior parte verso centri di detenzione nel nord del paese, in attesa di una successiva espulsione verso la Turchia, e da qui verso lIrak e lAfghanistan. Eppure come lItalia respinge verso la Tunisia e la Libia, in violazione dei diritti fondamentali della persona, continuano anche i respingimenti alle frontiere dellAdriatico, anche se su tutto questo sceso un velo pesante di censura, e le notizie sulle deportazioni non arrivano pi ai giornali, o forse i giornalisti preferiscono non parlarne pi.

4. Alla vergogna, conseguenza delle scelte disumane del governo in materia di immigrazione ed asilo, del resto, si aggiunge il ridicolo, ed allora meglio informare gli italiani sul traffico da bollino nero, o sulle vincite strabilianti delle lotterie di stato. O distrarli con fantomatici arresti di terroristi o di miseri clandestini, vittime del reato di clandestinit.

Si, perch non si pu non definire ridicola la pantomima imbastita da Berlusconi e da Frattini per fare digerire agli italiani la amara pillola delle prime conseguenze economiche del Trattato di Amicizia tra Italia e Libia firmato appena un anno fa. Mentre il pacchetto sicurezza che gi a pochi giorni dalla sua approvazione e contestuale correzione ( in violazione di tutte le regole costituzionali) si sta dimostrando inapplicabile e fonte di costi economici ed umani ancora incalcolabili. Altro che sicurezza, dalle ronde al prolungamento della detenzione amministrativa nei CIE, si stanno creando le premesse per conflitti violenti senza nessuna possibilit di mediazione e di integrazione.

Mentre le commesse delle grandi imprese in Libia ( Finmeccanica in testa) stanno arricchendo i soliti noti, nessuno racconta la incombente crisi della pesca nel Canale di Sicilia, dove i libici forti delle sei motovedette regalate loro dal governo italiano, si sono appropriati del controllo della fascia di acque internazionali che giunge a circa 30-40 miglia a sud di Lampedusa, esattamente la zona di mare sulla quale operano i pescherecci italiani.

In quelle stesse acque, larretramento delle posizioni della Marina militare italiana, prima dislocata pi a sud, anche in funzione di salvataggio dei barconi carichi di migranti, e il maggiore ambito di azione nelle acque internazionali, riconosciuto alle motovedette a bandiera libica ( ma a bordo non dovevano esserci anche militari italiani?) stanno tagliando le possibilit di pesca e dunque di sopravvivenza dellintera marineria di Mazara del Vallo, alla quale partecipano, tra gli altri, numerosi lavoratori tunisini. I militari libici si sono permessi una facile ironia, ricordando agli ultimi pescatori mazaresi vittima di un sequestro, bloccati anche durante il viaggio di ritorno in Italia, che i mezzi che condurranno in futuro nei porti libici le unit da pesca italiane che dovessero essere sorprese a pi di 73 miglia a nord del confine libico, saranno proprio le motovedette fornite dallItalia alla Libia per contrastare limmigrazione clandestina.

I recenti episodi di cronaca, malgrado la liberazione dei pescatori sequestrati per giorni nel porto militare di Tripoli, sono lavvisaglia di uno scontro durissimo che non sar certo evitato dalle rassicurazioni di Frattini o dagli abbracci di rito, nella ormai prossima visita in Libia, tra Gheddafi e Berlusconi, due personaggi tanto diversi, eppure cos simili, quanto a disprezzo della vita umana e delle regole della democrazia. Tra i due, ormai sembra consolidarsi una intesa che assume sempre pi carattere personale, al punto che Berlusconi pu affermare: senza il mio intervento la questione sarebbe passata alla magistratura libica e ci sarebbero voluti mesi per arrivare ad una conclusione positiva della vicenda". Siamo oltre il ridicolo, al di l del quotidiano contorno di amazzoni e di escort, il diritto internazionale ridotto ad un rapporto personale tra due capi di stato. Gli italiani, anche quelli che non si vergognano di questi governanti, presto scopriranno sulla loro pelle il costo del Trattato di amicizia con la Libia.

Dalle autorit libiche, dopo questo ultimo gesto di amicizia, sono annunciate sanzioni dure e "senza eccezioni" contro i pescherecci italiani sorpresi nelle acque internazionali che la Libia ritiene di suo esclusivo interesse economico, e dunque non solo nelle acque territoriali libiche come qualche giornale riferisce erroneamente. Lo ha reso noto, con un comunicato, lAmbasciata della Libia a Roma, ricordando anche che tuttora aperto un contenzioso sui diritti di sfruttamento della pesca nel canale di Sicilia. Un ennesima occasione nella quale Gheddafi usa il ricatto, suo principale strumento diplomatico , per conseguire obiettivi politici ed economici. Con la certezza che lItalietta di Berlusconi e Frattini, con qualche abbraccio e qualche comparsata, alla fine conceder quello che i libici vogliono, magari con lo specchietto per le allodole di qualche societ italo-libica a capitale misto.

A fare le spese di questa politica che privilegia soltanto gli interessi personali e di partito di chi governa e le casse dei grandi gruppi industriali che sostengono il governo ricavandone vantaggi immensi, a scapito dei lavoratori e degli imprenditori pi piccoli, sar la marineria di Mazara del Vallo, saranno le centinaia di famiglie di italiani e dei tunisini che vivono di pesca nel Canale di Sicilia e che da sempre utilizzano per le loro battute le acque internazionali, che sarebbero rimaste fin qui, solo per la tolleranza di Gheddafi, aperte alla pesca. Al prossimo sequestro di un peschereccio mazarese si vedr quanto sar grande il danno per leconomia e per le famiglie di pescatori di Mazara del Vallo dopo gli ultimi accordi capestro conclusi dallItalia con la Libia alleata nella guerra allimmigrazione clandestina.

5. I respingimenti informali in acque internazionali, come la stessa pratica denunciata da tempo alle frontiere portuali dellAdriatico violano il diritto a entrare o a rimanere ( se a bordo di una nave battente bandiera italiana) nel territorio italiano per il tempo necessario per laccertamento dellet, per il tempo necessario per lesame della domanda di protezione internazionale, per verificare se comunque la persona si trova in una situazione di inespellibilit, alla quale va equiparato il divieto di respingimento (refoulement).

Le pratiche di respingimento da parte della polizia marittima, a terra come a mare, al di l della ambigua formulazione dellart. 10 del T.U. sullimmigrazione del 1998, violano diverse disposizioni della Convenzione di New York sui diritti dell'infanzia del 1989, delle Direttive comunitarie in materia di accoglienza (2003/9/CE), di qualifiche (2004/83/CE) e di procedure di asilo( 2005/85/CE) relative ai richiedenti protezione internazionale, il Regolamento delle frontiere Schengen del 2006, oltre che le disposizioni interne di attuazione. Presto anche la Commissione Europea potrebbe aprire una procedura di infrazione a carico dellItalia per la violazione reiterata del diritto comunitario in materia di asilo, protezione internazionale e controllo delle frontiere.

Ma le condanne pi gravi arriveranno ( e in qualche caso sono gi arrivate) dalla Corte Europea dei Diritti dellUomo. E bene che i nostri governanti sappiano che per quanto siano lunghi i tempi per la conclusione dei processi, queste condanne stabiliranno la responsabilit di mandanti politici ed esecutori militari, malgrado i tentativi dilatori posti in essere per eludere le richieste di informazione da parte della Corte. Potranno fare sparire i corpi delle vittime degli abusi, ma questo non potr che aggravare le responsabilit di chi ritiene di potere violare impunemente la Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dellUomo.

Ma quello che pi grave, e che non si era mai verificato in precedenza, che oggi viene messa in discussione dal governo italiano, oltre alla giurisdizione della CEDU, anche la stessa possibilit effettiva di presentare un ricorso individuale alla Corte di Strasburgo. La Corte Europea dei Diritti dellUomo, seconda Sezione, il 18 novembre 2008, ai sensi dellarticolo 39 CEDU ha ravvisato la possibile violazione dellart. 34 CEDU intimando allo Stato italiano di sospendere lespulsione di un cittadino afghano verso la Grecia fino al 10 dicembre 2008 (CEDH-LF2.2R, EDA/cbo, Requete n55240/08, M. c. Italie). Nella motivazione del provvedimento di sospensiva la Corte faceva riferimento ad una sua precedente decisione nel caso Mamatkulov et Askarov c. Turquie (n 46827/99 et 46951/99) paragrafi 128 e 129 e dispositivo numero 5, nella quale si sanzionava il mancato rispetto del diritto ad un ricorso individuale ai sensi dellart. 34 del Regolamento di procedura della stessa Corte. Lo stesso diritto di ricorso effettivo viene negato ai ai migranti bloccati nelle acque del canale di Sicilia e riconsegnati alle motovedette libiche, esattamente come ai migranti afghani ed irakeni respinti senza formalit dalle frontiere portuali dellAdriatico verso la Grecia.

Nelle concrete modalit di esecuzione delle misure di riammissione in Grecia ed in Libia si riscontra infine una violazione del divieto di espulsioni collettive (nelle quali vanno ricompresi anche i casi di respingimento collettivo) sancito dallart. 4 del Protocollo 4 allegato alla Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti delluomo. Lo stesso divieto ribadito dalla Carta dei diritti fondamentali dellUnione Europea.

Certo, si tratta di casi nei quali non facile fornire prove documentali, e appunto per questo i respingimenti vengono effettuati senza formalit, e in ogni caso non agevole trovare nei paesi di transito come la Libia o la Tunisia avvocati indipendenti, in modo da far sottoscrivere una procura per una denuncia o per un ricorso. Per questo sollecitiamo la responsabilit di tutte le agenzie internazionali preposte alla prevenzione, oltre che alla sanzione, delle violazioni dei diritti fondamentali della persona, che operano nei paesi di transito.

Responsabilit importanti ricadono sul variegato fronte delle organizzazioni non governative e delle agenzie internazionali, ormai costrette a scegliere se assecondare le posizioni elusive e mistificatorie delle autorit amministrative, magari nellottica di una apparente riduzione del danno o contribuire alla riorganizzazione di una rete capillare di denuncia e di assistenza legale che sia capace anche di varcare i confini nazionali.

Di fronte alla gravit ed al ripetersi delle procedure di riammissione verso la Libia e la Grecia occorre individuare forme di rappresentanza collettiva delle tante vittime delle procedure amministrative di immediato respingimento verso i porti di provenienza che sarebbero eseguite ai sensi dellart. 10 comma 1 del Testo Unico sullimmigrazione del 1998, una norma che dovrebbe essere spazzata via da un rigoroso controllo di costituzionalit.

Vanno costruiti rapporti con le famiglie delle vittime dellimmigrazione clandestina, anche al fine di garantire la prosecuzione dei processi davanti alle corti internazionali, una volta che i migranti, magari dopo avere fatto ricorso, vengano fatti sparire dalle autorit di polizia, per cancellare gli abusi che sono stati commessi e sui quali stanno indagando i giudici internazionali

Per queste ragioni spetta alle organizzazioni non governative ed alle reti nazionali dei migranti presenti in Italia, creare, anche con il supporto degli enti locali, dove possibile, una rete diffusa sul territorio nazionale ma anche nei paesi di origine e di transito, in modo da garantire un monitoraggio continuo, raccogliere la documentazione, diffondere le informazioni su quanto accade e ricorrere a tutti gli strumenti legali interni ed internazionali per denunciare quanto sta avvenendo alle frontiere marittime dellAdriatico e nel Canale di Sicilia.

I governi potranno ancora continuare ad ignorare le decisioni degli organismi internazionali, ma prima o poi dovranno rendere conto delle conseguenze politiche e umane delle loro politiche di respingimento e di guerra agli immigrati. Sar forse facile per gli stati fare scomparire i corpi, con i respingimenti sommari e le deportazioni di massa, ma se di questi abusi rimarranno come traccia denunce e testimonianze circostanziate, prima o poi i responsabili della (in)sicurezza nazionale potranno essere chiamati sul banco degli imputati.

Fulvio Vassallo Paleologo

Universit di Palermo