IL GOVERNO ITALIANO MENTE AL
COMITATO PER LA PREVENZIONE DELLA TORTURA.
1.
Si apprende dal Messaggero del 9 agosto scorso che nella relazione consegnata
al Comitato del Consiglio dEuropa per la prevenzione della tortura (Cpt) il
governo nega di aver messo in atto respingimenti, ma di aver rispettato le
norme contenute nel protocollo opzionale dellOnu sul traffico di persone via
terra, mare, aria. Secondo la stessa fonte tra maggio e luglio scorsi, sono
state oltre 600 le persone fermate in mare prima del loro arrivo in Italia e
rinviate, per la maggior parte in Libia e Algeria. Tra loro, secondo quanto
riferito nella relazione consegnata al Cpt, anche donne e minori. Il Cpt stato
in missione in Italia per controllare che nessuno venga rinviato in un Paese
dove correrebbe il rischio di essere torturato o maltrattato. In realt i
migranti respinti in acque internazionali, e consegnati alle autorit libiche, a partire dal 7 maggio di questo anno sono
stati oltre 1100, tra i quali donne e minori non accompagnati, come si pu verificare agevolmente
andando a visitare il sito www.fortresseurope.blogspot.com.
Secondo
quanto riferito dal Messaggero, il protocollo, approvato a Palermo nel 2000,
stato pi volte oggetto di critiche da parte delle associazioni che difendono i
diritti dei migranti perch non riconoscerebbe un vero e proprio diritto della
persona "trafficata" a rimanere nei paesi di destinazione, prevedendo
la concessione del permesso di soggiorno solo in casi valutati con
discrezionalit. Inoltre, per quanto riguarda il rimpatrio, il protocollo -
sempre secondo le associazioni - si limita ad affermare che dovrebbe essere
preferibilmente volontario. Elementi di discrezionalit questi che non
tutelerebbero adeguatamente le vittime del traffico.
La cronaca giornalista, o i
consulenti del governo che hanno ispirato questa ennesima bufala propinata da
Berlusconi e Maroni al Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del
Consiglio dEuropa, confondono
volutamente la pubblica opinione in quanto travisano la portata applicativa del
Secondo Protocollo allegato alla Convenzione di Palermo del 2000 contro la
Tratta di esseri umani, e riferiscono –strumentalmente, al fine evidente
di disorientare e di nascondere le responsabilit- una giusta posizione critica delle associazioni, che non
riguarda per il tema dei respingimenti in mare, ma leventuale diritto delle vittime
del traffico a rimanere in Italia. Naturalmente sempre che sia stato loro
concesso di entrare, come dovrebbe avvenire in base alle leggi nazionali ed
alle Convenzioni internazionali, e come invece il governo italiano nega in
maniera ormai sistematica, con i respingimenti verso la Libia, duramente
condannati non solo da varie associazioni antirazziste e da Amnesty
International, ma proprio dallAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati, e dunque dalle stesse Nazioni Unite (e in proposito va ricordato
anche il sostegno offerto dallo stesso Segretario Generale allACNUR, sotto
attacco del nostro governo nel mese di giugno, in occasione delle critiche
rivolte alla Marina Militare per i respingimenti violenti verso la Libia).
Appare evidente che i principi,
anche garantisti, affermati dal Protocollo aggiuntivo alla Convenzione di
Palermo contro la tratta del 2000, con riferimento alle espulsioni di chi sia
entrato nel territorio nazionale non possono valere per coloro che vengono
respinti in acque internazionali, o addirittura sono stati oggetto di azioni di
salvataggio, trovandosi su imbarcazioni in procinto di affondare. La
collaborazione tra stati di cui si parla nel Protocollo ha una portata
prevalentemente a livello di scambio di informazione e non legittima alcuna
forma di respingimento in mare.Nessun protocollo aggiuntivo ad una convenzione
internazionale pu violare la Convenzione di Ginevra sui rifugiati ( in
particolare il divieto di refoulement affermato dallart. 33), , la Convenzione ONU sui
diritti dei minori, le garanzie previste dalla Convenzione Europea a salvaguardia
dei diritti delluomo per il diritto alla vita (art.2) e per impedire
trattamenti inumani o degradanti ( art.3). Come afferma la Corte Europea dei
diritti dellUomo queste norme hanno carattere assoluto ed inderogabile.
Il Protocollo aggiuntivo alla
Convenzione contro la tratta del 2000, impone in ogni caso una tutela
particolarmente rafforzata delle donne e dei minori non accompagnati, che le
nostre autorit politiche e militari respingono sistematicamente verso la
Libia, ed in nessuno dei suoi paragrafi si trova il bench minimo appiglio per
giustificare la prassi illegale dei respingimenti collettivi, vietati dallart.
4 del Protocollo n.4 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dellUomo.
LItalia sotto accusa davanti
alla Corte di Strasburgo, dopo un
ricorso presentato da alcuni migranti respinti in Libia il 7 maggio
scorso, per avere violato questa norma e la fondamentale e inderogabile
previsione sancita dallart. 3 della stessa Convenzione, secondo il quale
nessuno pu essere sottoposto a trattamenti inumani o degradanti, come appunto
si riscontrato dopo le poche visite nei centri di detenzione libici
consentite a rappresentanti dellACNUR e di altre associazioni, nel caso dei
migranti consegnati dalle forze militari italiane alla polizia libica. E in
Libia rimangono allordine del giorno le torture, gli stupri e le uccisioni di
migranti detenuti dalle forze di polizia, come confermano ancora le cronache di
questi ultimi giorni, gli stessi giorni nei quali si fa pi intensa la
collaborazione tra le forze di polizia italiane e quelle libiche.
Non si riesce a credere come i
numerosi ufficiali di collegamento italiani presenti in Libia possano
ignorare le modalit di trattamento inflitte dalla polizia di quel paese ai
migranti respinti dallItalia, ma evidentemente la contiguit o la convenienza
politica, oltre che solide ragioni economiche, mettono a posto le coscienze e
consigliano a tenere gli occhi chiusi e le bocche cucite.
Sui respingimenti illegali di
migranti intercettati nelle acque del Canale di Sicilia abbiamo gi detto che
si pongono in contrasto con il diritto internazionale e con il diritto
comunitario, incluso il Codice delle Frontiere esterne Schengen del 2006, un
Regolamento comunitario, che dovrebbe essere vincolante per tutti gli stati
appartenenti allUE.
LASGI (Associazione studi
giuridici sullimmigrazione), con altre associazioni, hanno presentato da tempo
un esposto denuncia alla Commissione Europeo su respingimenti sommari
effettuati dallItalia in acque internazionali, e su un altro esposto denuncia
sullo stesso argomento si deve ancora pronunciare a Procura di Roma, che ha
invece chiesto la archiviazione di un precedente esposto penale sui
respingimenti verso la Libia presentato dal Partito radicale.
Al di l del pronunciamento delle
corti interne e dei tribunali internazionali, mentre in Libia proseguono gli
abusi e le violenze ai danni dei migranti respinti dalle autorit italiane,
dunque con il consenso esplicito del nostro governo, non possiamo che rinviare sul
tema dei doveri di protezione degli stati nei confronti dei migranti che si
trovano in acque internazionali a quanto gi detto in precedenza. Ma vorremmo anche suggerire la lettura del
testo della Convenzione di Palermo contro la Tratta di esseri umani e dei suoi
Protocolli aggiuntivi, per misurare sino in fondo la ipocrisia, il cinismo ed
il depistaggio vero e proprio che le autorit italiane propinano al Comitato
per la prevenzione della tortura del Consiglio dEuropa.
Restiamo in attesa di leggere il
Rapporto finale del Comitato di prevenzione della tortura dopo questa visita in
Italia, e attendiamo anche di verificare lapertura di una procedura di
infrazione davanti alla Corte di Giustizia da parte della Commissione Europea, mentre con tempi pi lunghi potrebbe
arrivare anche la condanna della Corte Europea dei diritti delluomo. Nulla
potr restituire la vita alle vittime di queste pratiche arbitrarie e risarcire
i torti subiti dai migranti respinti dallItalia verso la Libia in questi
ultimi mesi. Ma la verit giudiziaria e laccertamento delle responsabilit
potranno almeno segnare per sempre i nomi ed i volti di coloro che hanno
eseguito, permesso o ideato la pratica dei respingimenti collettivi verso la
Libia. Anche se la stampa di regime continuer a mistificare i fatti.
Fulvio Vassallo Paleologo
Universit degli studi di Palermo