Cari amici,
in un'intervista
al giornale radio, ieri mattina, il Sottosegretario all'interno Mantovano ha
spiegato come l'esigenza di innalzare la massima durata della detenzione nei
Centri di identificazione ed espulsione (CIE) da due mesi a sei mesi non derivi
dalla necessita' di dare compimento alle procedure per l'identificazione degli
espellendi, ma da quella di porre riparo al freno opposto dagli Stati alla
riammissione dei propri cittadini. Mantovano ha affermato che l'identificazione
si conclude di solito in tempi abbastanza brevi, grazie alla collaborazione dei
paesi di provenienza degli stranieri, e che pero' alcuni di questi paesi non
accettano di riammettere oltre un certo numero di espulsi per giorno; la
Tunisia, per esempio, secondo Mantovano, ne accetta non piu' di sette al di'.
Cerco di
spiegare con un apologo perche' sia assurdo prolungare i termini della
detenzione, assunto che il problema sia quello sottolineato da Mantovano.
Un
droghiere apre un nuovo negozio di alimentari. Acquista, dal grossista, dodici
confezioni di cetrioli sottaceto al giorno. Riesce a venderne, tuttavia,
soltanto sette al giorno. Ne accumula cosi', invendute, cinque al giorno, che
sistema nel retrobottega.
La data di
scadenza di ogni confezione e' posteriore di sessanta giorni alla data di
acquisto. Il droghiere, trascorsi sessanta giorni dall'apertura del negozio,
comincia a buttar via le confezioni scadute. Ne butta, cosi', cinque al giorno.
In questo
modo, dal sessantunesimo giorno in poi, le cinque confezioni invendute della
giornata vanno a prendere il posto delle cinque appena scadute. Nel
retrobottega, su uno scaffale di opportune dimensioni, campeggiano quindi, da
quel giorno in poi, 300 confezioni di cetrioli (5x60).
Il
droghiere tiene al profitto e mal sopporta l'idea di gettare nell'immondizia
tutte quelle confezioni di cetrioli.
La moglie
gli suggerisce di cercare di incrementare le vendite, lanciando tra le massaie
del quartiere la campagna "Un cetriolo e' meglio". Ma il droghiere
sospetta che dietro questo consiglio si celi un attacco alla sua romana
virilita'.
Il garzone
suggerisce allora di modificare l'accordo col grossista, concordando l'acquisto
di sole sette confezioni al giorno. Il droghiere, pero', considera il garzone
un comunista e un degenerato, e respinge senza tentennamenti anche questo
suggerimento.
Decide
invece di cambiare marca di cetrioli: il grossista, messo a parte delle
preoccupazioni per il gran numero di confezioni sprecate, gli ha segnalato che
una marca di Bruxelles assicura una durata del prodotto pari a centottanta
giorni, anziche' sessanta.
Dal giorno
in cui cominciano ad arrivare le nuove confezioni, per un po' non succede
niente di nuovo: cinque confezioni invendute vanno in retrobottega ogni giorno,
al posto delle cinque (della vecchia marca) arrivate a scadenza.
La moglie
mugugna. Il garzone fa battutine sarcastiche. Il droghiere comincia a pensare
che il grossista l'ha fregato.
Poi, dopo
sessanta giorni dal cambio di marca, succede una cosa meravigliosa: quando la sera
il droghiere va a sistemare sullo scaffale le cinque confezioni invendute,
scopre che non ce n'e' piu' neanche una della vecchia marca (le ultime sono
finite nei rifiuti la sera prima). Quelle sullo scaffale sono tutte confezioni
della marca belga, e tutte ancora lontane dalla scadenza: le piu' anziane hanno
sessanta giorni di vita e saranno commestibili ancora per centoventi giorni
(180-60=120).
Il
droghiere torna trionfante nella bottega e dice a moglie e garzone: "Che
vi avevo detto? Sono o non sono il miglior droghiere che abbiate mai
conosciuto?".
Moglie e
garzone gli fanno pero' osservare che sullo scaffale non c'e' piu spazio.
Il
droghiere riflette: o getto via cinque confezioni anche oggi, benche' non
ancora scadute (ma allora il cambiar marca non e' servito a niente), o compro
con urgenza un nuovo scaffale. Opta per questa seconda via e corre, prima che
chiudano i negozi, in cerca dello scaffale. Non avendo tempo di andare da IKEA,
si deve accontentare del negozio piu' vicino: lo scaffale e' in ebano
intarsiato e costa uno sproposito. Ma il droghiere, che non puo' darla vinta a
moglie e garzone, lo compra.
Per
centoventi giorni le cose vanno avanti cosi': non si butta piu' una confezione,
e quelle invendute vanno a riempire lo scaffale appena acquistato e, poi, un
altro ancora (in ebano intarsiato anche questo, che' altrimenti l'estetica ne
avrebbe nocumento).
Si arriva a
uno stock di 900 confezioni (300 + 5x120 = 5x180 = 900): tre scaffali pieni
pieni, di cui due in ebano.
Quando il
droghiere e' ormai sul punto di ordinare un quarto scaffale, succede un altro
fatto nuovo: le cinque confezioni rimaste invendute il giorno di arrivo della
nuova marca vanno a scadenza, essendo passati, da quella data, proprio
centottanta giorni. Vengono cosi' buttate via, e il loro posto e' preso dalle
cinque appena avanzate.
Da quel
giorno, il droghiere riprende a buttare cinque confezioni al giorno. Con uno
stock di confezioni invendute triplicato, rispetto ai vecchi tempi, e
sistemato, per due terzi, su scaffali in ebano.
La moglie
decide di lasciarlo e va a vivere col garzone.
Se a suo tempo
avete frequentato con profitto la terza elementare, potete andare direttamente
ai saluti, saltando la righe che seguono.
Se, invece,
siete ministri o sottosegretari del governo in carica o anche semplicemente
leghisti, puo' esservi utile una legenda che stabilisca un parallelo tra
l'apologo e la questione della detenzione nei CIE:
1) Confezioni
di cetrioli acquistate quotidianamente dal droghiere: cittadini tunisini da
espellere, avviati quotidianamente al CIE;
2) Confezioni
di cetrioli vendute quotidianamente dal droghiere: cittadini tunisini
rimpatriati quotidianamente;
3) Confezioni
di cetrioli buttate: espellendi rimessi in liberta' e destinatari dell'ordine del
questore di lasciare l'Italia entro cinque giorni;
4) Data di
scadenza della marca vecchia: gli attuali limiti per la detenzione in CIE;
5) Data di
scadenza della marca di Bruxelles: limiti estesi per la detenzione in CIE;
6) Scaffali
nel retrobottega: Centri di identificazine ed espulsione;
7) Droghiere:
governo e maggioranza;
8) Moglie del
droghiere: Livia Turco, che ha sempre sostenuto la stipula di accordi di
riammissione;
9) Garzone del
droghiere: Dr. Luigi Mone, gia' responsabile, al Ministero dell'interno, per
l'immigrazione, che suggeri' di non dar luogo a detezione per gli espellendi
per i quali non fosse effettuabile il rimpatrio;
10) Grossista:
la P.S.;
11) Venditore
di scaffali in ebano: imprenditore vicino alla Lega, interessato agli appalti
per la costruzione di nuovi CIE e l'ampliamento dei vecchi.
Cordiali
saluti
sergio
briguglio