Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata alla data del 9 dicembre 2009)
“Il diritto e la responsabilità della
cittadinanza”
Seminario - Giovedì
10 dicembre 2009, Provincia di Roma, Sala della Pace, ore 9.30 – 13.00
Sommario
o
Dipartimento Politiche migratorie,
appuntamenti
pag. 2
o
Sindacato – La crisi
colpisce di più gli immigrati, nota di Guglielmo Loy pag. 2
o
Eventi – Seminario:
il diritto e la responsabilità della cittadinanza pag. 2
o
Politica – Riforma
della cittadinanza: le proposte di legge
pag. 4
o
Censis – Per gli
immigrati la crisis pesa tre volte di più pag. 5
o
Sindacato –
Comunicato stampa di Cgil, Cisl e UIl di Ravenna pag. 7
o
Sindacato – La UIL
aderisce alla manifestazione nazionale dell’ANPI contro il razzismo pag. 7
o
Sentenze – Sentenza
del TAR del Lazio pag. 8
o
Dai territori –
Puglia : nuova legge sull’immigrazione; pag. 8
o
Dai territori –
Immigrazione: le paure del Nord Est
pag. 9
o
Agricoltura – INEA:
il settore occupa oltre 172 mila lavoratori stranieri pag. 10
o
San Gallicano – Un
unico pianeta, un unico futuro
pag. 11
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n.
262
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti
Roma, 10/12/2009, Provincia di Roma, Sala della Pace
Seminario: <La responsabilità ed il diritto della
cittadinanza>.
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Mirano (Venezia), 12/12/2009, Piazza Martiri, ore 15.00
Manifestazione Nazionale ANPI contro il razzismo
(Giuseppe Casucci)
Roma, 14/12/2009, ore 11.00, Largo Chigi, 19
Incontro con il direttore generale di UNAR, Massimiliano
Monanni
(Giuseppe Casucci)
Roma, 15/12/2009, ore12, Uil Nazionale, 5° piano
Incontro con Opera Nomadi per preparazione seminario: “Rom e
Sinti, una strategia per il lavoro”
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Sindacato
Roma,
4 dicembre 2009 - L’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale nel Paese,
conferma quanto il sindacato conosceva sull’impatto che la crisi ha sul lavoro
e sull’immigrazione: e cioè che i lavoratori stranieri pagano la crisi molto
più pesantemente in termini di disoccupazione. Va ricordato che un lavoratore
straniero, se perde il lavoro e non lo ritrova entro sei mesi, diventa
irregolare e finisce per andare ad ingrossare il grande esercito del lavoro
nero. Una perdita grave, sia per il migrante che si ritrova in una condizione
di perdita di diritti, sia per l’erario, che perde tasse e contributi, sia
anche per la civile convivenza nel nostro Paese. La UIL è convinta che gli
effetti della crisi economica saranno superati ed avremo ancora bisogno di
questi lavoratori. Sarebbe allora ingiusto chiedere loro di ritornare in
Patria, magari dopo molti anni di residenza nel nostro Paese. Per la Uil, un
uso più accorto degli ammortizzatori sociali potrebbe dare più tempo allo
straniero licenziato di trovare un nuovo lavoro. Abbiamo già proposto e
torniamo a chiedere con forza al Governo che l’indennità di disoccupazione sia
considerata reddito valido ai fini del permesso di soggiorno e che il periodo
di sei mesi per ricerca di occupazione, scatti solo dopo gli otto mesi di
disoccupazione assistita. Aiutare chi è vittima della crisi, anche se
straniero, aiuta anche noi ad uscire da un clima di ingiusta contrapposizione
tra lavoratori e cittadini.
EVenti
Seminario:
il diritto e la responsabilità della cittadinanza
Giovedì 10 dicembre 2009,
Provincia di Roma, Sala della Pace, ore 9.30 – 13.00
Roma,
2 dicembre 2009 – E’ acceso il dibattito politico sulle proposte di
modifica della legge n. 91/1992 che regola l’accesso alla cittadinanza italiana.
Prima di Natale le 14 proposte di legge presentate da deputati di vai
schieramenti arriveranno, anche su richiesta del Presidente della Camera, al
dibattito in aula di Montecitorio. Il tema dei diritti di cittadinanza, è infatti
un nodo di grande attualità ed importanza, in quanto concerne la forma ed il
carattere che assumerà la nostra società futura, nonché l’atteggiamento della
politica e della società civile verso il tema dei cambiamenti multi etnici e
multi culturali della nazione in
cui viviamo. Per questo motivo la UIL ha ritenuto interessante aderire e
partecipare all’organizzazione di un seminario promosso dall’Associazione
“Nessun Luogo è Lontano”, dal titolo: <il diritto e la responsabilità della
cittadinanza>, che si terrà il prossimo 10 dicembre presso la Provincia di
Roma. Importante, sia per i contenuti del dibattito prefigurato, sia per le
modalità di impostazione dello stesso evento. Sui contenuti: la
nostra convinzione è che la trasformazione etnica e culturale in atto da tempo
nella nostra società non possa essere regolata da norme pensate quasi vent’anni
fa quando la presenza di stranieri nel nostro Paese era residuale. Oggi è
necessario ripensare al concetto di “cittadino” ed alle regole di convivenza in
un consesso civile sempre più ricco ed eterogeneo. E’ in atto da dieci anni un
grande cambiamento sociale, un cambiamento però che, se non governato, rischia
di produrre profonde lacerazioni nel tessuto civile. Purtroppo i segni di
questi conflitti sono già visibili, prodotti dal non governo della pressione
migratoria e dal conseguente dumping sociale che si produce con una
immigrazione forte e disordinata. I processi, dunque, debbono essere capiti e
temperati, ed alle nuove sfide dobbiamo saper dare le risposte giuste, pena pesanti
effetti di rigetto da parte della popolazione italiana, ed una pericolosa
emarginazione di una minoranza che ormai conta oltre l’8% della nostra
popolazione ed è in continua crescita. Noi pensiamo che l’insieme di costumi,
religioni, comportamenti diversi sono un fattore di ricchezza per la crescita
civile, economica e culturale della nostra società, ma essi vanno inquadrati in
un nuovo insieme di regole e comportamenti comuni che permettano alla diversità
di riconoscersi in un unico progetto civile di maturazione della società.
Questo nuovo quadro di regole, però, non può essere concepito e ridursi con il “tenere a bada” la spinta migratoria. O,
altrettanto peggio, assimilare le altre culture chiedendo loro semplicemente di
annullarsi nella nostra. L’integrazione è un processo che non è a senso unico;
per funzionare deve saper mediare aspetti differenti e qualche volta in
collisione, anche al fine di valorizzare le diversità, non respingerle, in modo
che l’immigrazione sia una risorsa, non un problema. In questo senso, fermo
restando che chi vuole la cittadinanza italiana deve rispettare le leggi e le
regole che si scelgono insieme, non si può pensare di farle noi da soli queste
regole: esse vanno mediate con le esigenze e le proposte dei nuovi venuti. C’è
poi l’aspetto dell’integrazione: questa non potrà mai andare avanti in modo
armonico se continuiamo ad escludere dal diritto ad essere italiano chi (sia
pure figlio di stranieri) è nato nel nostro Paese o che vi è giunto da piccolo
ed ha concluso qui il ciclo scolastico. Se vogliamo che i figli degli immigrati
si sentano davvero italiani dobbiamo mostrare loro che teniamo in dovuta
considerazione il loro punto di vista e le loro aspirazioni e richieste. In
questo senso il principio dello Jus sanguinis va aggiunto a quello dello Jus
soli, già adottato in molti Paesi europei. Agli altri stranieri, che hanno
dimostrato di essere onesti e di lavorare e vivere assieme a noi da molti anni,
dobbiamo dare la possibilità di una legge equa che permetta una cittadinanza
nei tempi e nei modi giusti. Noi non siamo per un principio meritocratico di
accesso alla cittadinanza (che è anche un diritto per chi è lungo residente da
noi), pensiamo però che chi chiede la cittadinanza, debba davvero volerla e
debba conoscere in maniera adeguata la lingua e le leggi italiane. Siamo anche
convinti che una buona e duratura legge non può essere solo fatta da una parte
politica: per questo motivo abbiamo apprezzato la presentazione di una proposta
di legge a carattere bipartisan e ci auguriamo che il dibattito in Parlamento
sappia produrre una sintesi positiva di tante proposte presentate. Per quanto
riguarda il metodo organizzativo dell’evento del 10: il seminario è a porte
chiuse e diretto ad un numero ristretto di esperti ed operatori in materia di
immigrazione. L’intero movimento sindacale si è messo a disposizione per
approfondire il tema e confrontarsi
con importanti Fondazioni di carattere politico (FareFuturo, Italianieuropei,
Altramente, Formiche). L’obiettivo è quello di approfondire la tematica dei
diritti di cittadinanza e lanciare proposte innovative. Sarebbe importante anche,
a nostro avviso, che l’evento si concludesse con una iniziativa di carattere
generale, come ad esempio una campagna sul tema dei diritti di cittadinanza,
magari con una raccolta firme e l’invito al Parlamento ad essere coraggioso e
decidere di riformare una legge tanto importante per il futuro della nostra
società.
Politica
Quattordici le proposte in esame, quasi tutte di parte (PD,
PDL, UDC e Lega Nord),
tranne la Sarubbi - Granata che ha carattere
bi-partisan.
Roma –
27 novembre 2009 – Le proposte di riforma della cittadinanza (sono ormai
14), arriveranno in aula alla Camera prima di Natale, compresa quella firmata
da Andrea Sarubbi (Pd) e Fabio Granata (Pdl). Lo ha stabilito ieri la
conferenza dei capigruppo della Camera che, anche su di una precisa richiesta
del presidente FINI, ha calendarizzato la riforma al termine della sessione di
bilancio, per il 21 o 22 dicembre. La decisione è stata presa, malgrado le
critiche espresse dai capigruppo di Pdl e Lega secondo i quali bisognava prima
terminare l’esame in Commissione. Ad oggi, la Sarubbi-Granata è all’esame
di un comitato ristretto della Commissione Affari Costituzionali, mentre le
altre proposte giacciono nei cassetti del Parlamento da mesi in attesa di un
improbabile calendario d’esame. La proposta che ha suscitato più polemiche
sembra essere quella firmata in modo trasversale dai due esponenti PD e PDL (e
forse, prima ancora che per i contenuti, proprio per il fatto di avere
carattere bi-partisan). Secondo questo testo (che porta il n. 2670) sarebbe
subito italiano chi nasce qui se la madre o il padre è legalmente in Italia da
almeno cinque anni, e diventerebbe italiano il minore che completa almeno un
ciclo di studi in Italia. Cittadinanza anche per chi è arrivato in Italia
quando aveva al massimo cinque anni e vi ha risieduto legalmente fino alla
maggiore età.
Gli stranieri adulti potrebbero invece acquistare la cittadinanza dopo cinque
anni di residenza legale. Dovrebbero però avere un reddito non inferiore a
quello richiesto per il permesso da lungo soggiornanti (poco più di 5mila
euro), una conoscenza di base dell’italiano parlato e una conoscenza
soddisfacente della vita civile e della costituzione italiana. Alla decisione
di anticipare l’esame del Parlamento su di una riforma così scottante, le
polemiche non si sono fatte attendere. La Lega si è mostrata particolarmente
irritata. «Semmai - dice chiaro e tondo il capogruppo Roberto Cota - in un
momento come questo andrebbero fatte ipotesi più restrittive». Ma il presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi è pronto a stoppare le fughe in avanti dell'ex
leader di An e, durante l'ufficio di presidenza del partito, avverte: le
decisioni su questo argomento, come su giustizia o riforme, si prendono a
maggioranza. Il partito, è l'avvertimento del premier, decide tutto a
maggioranza e chi non si adegua è fuori. Da parte sua, l’opposizione ha accolto
con favore l’accelerazione data da Fini al dibattito. «È una vittoria del Pd»,
dice il capogruppo del partito alla Camera, Dario Franceschini. E da parte di
Fini, dice il segretario Pier Luigi Bersani, «c'è uno sforzo generoso di
europeizzare la destra italiana». Per l’UDC: «È giusto che la legge sulla
cittadinanza venga esaminata al più presto - dice anche il leader dell'Udc Pier
Ferdinando Casini - senza che ci siano rinvii sine die». Casini, tra l'altro,
ribadisce il proprio favore all'ipotesi di una cittadinanza a punti. L'idea,
tra l'altro, è stata messa nero su bianco dalla fondazione Magna Carta, non è
vista con sfavore dal Pdl e ha tra i suoi sostenitori il ministro del Welfare
Maurizio Sacconi. Di seguito la lista delle proposte di legge avanzate in
materia di cittadinanza ed i siti da cui scaricare i testi.
Proposte
di legge sulla cittadinanza, attualmente in discussione in Parlamento
1. Proposta di
Legge n. 103, d’iniziativa del deputato Angeli,
presentata il 29 aprile 2008 (PDL)
2. Proposta di
Legge n. 104, d’iniziativa del deputato Angeli,
presentata il 29 aprile 2008 (PDL)
3. Proposta di
Legge n. 457,
presentata dai deputati Bressa, Amici ed altri, il 29 aprile 2008 (PD)
4. Proposta di
Legge n. 566,
presentata dai deputati De Corato, La Russa ed altri, il 29 aprile 2008 (PDL)
5. Proposta di
Legge n. 718,
presentata dai deputati Fedi, Bucchino ed altri, il 5 maggio 2008(PD)
6. Proposta di
Legge n. 1048, d’iniziativa del deputato Santelli,
presentata il 15 maggio 2008 (PDL)
7. Proposta di
Legge n. 1592,
presentata dai deputati Cota, D’Amico, Reguzzoni ed altri, il 31 luglio 2008
(Lega Nord)
8. Proposta di
Legge n. 2006, d’iniziativa del deputato Paroli,
presentata l’11 dicembre 2008 (PDL)
9. Proposta di
Legge n. 2035, d’iniziativa del deputato Sbai,
presentata il 19 dicembre 2008 (PDL)
10. Proposta di
Legge n. 2431,
presentata dai deputati Di Biagio, Angeli, Biancofiore ed altri, l’11/05/09
(PDL)
11. Proposta di
Legge n. 995,
presentata dai deputati Ricardo Antonio Merlo ed altri, 13/05/09 (Gruppo Misto
e PDL)
12. Proposta di
Legge n. 2670,
presentata dai deputati Sarubbi, Granata, il 30 luglio 2009 (PD e PDL)
13. Proposta di
Legge n. 2684,
presentata dai deputati Mantini e Tassone, il 10 settembre 2009(UDC)
14. Proposta di
Legge n. 2904, d’iniziativa del deputato Sbai, presentata il 26
novembre 2009 (PDL)
(a cura del Dipartimento Politiche Migratorie UIL)
Crisi
economica ed impatto sull’immigrazione
Il
tasso di disoccupazione nel 2009 è crescito tra gli stranieri del 2,2%, contro
una crescita
per gli italiani dello 0,6%. I senza lavoro “etnici” sono cresciuti del
40,8%, contro
un aumento dell’8,1% tra i nostri connazionali
Roma, 4
dicembre 2009 - Arrivare in Italia, o comunque in Europa, non pone al riparo
dagli effetti della crisi economica chi affronta le vie dell'emigrazione:
Nell'Unione europea il tasso di disoccupazione tra i lavoratori immigrati nel
periodo 2007-2009 ha registrato una crescita di 3,1 punti percentuali, a fronte
di un incremento dello 0,7% tra gli autoctoni. Lo dice il 43esimo “Rapporto
Censis sulla situazione sociale del Paese”. “Anche in Italia, avvertono i
ricercatori del centro di ricerca, e' evidente la situazione di difficoltà
nella quale si trovano gli immigrati e non deve trarre in inganno la crescita
degli occupati stranieri rilevata nel secondo trimestre del 2009 rispetto allo
stesso periodo del 2008 (+184 mila), perché contestualmente e' diminuito il
tasso di occupazione dello 0,7%. L'aumento, quindi, e' dovuto semplicemente
alla crescita della popolazione straniera, il cui incremento e' più che
proporzionale rispetto ai nuovi occupati”.
Per
gli stranieri la crisi pesa tre volte di più sulla loro capacità di mantenere o
trovare un lavoro
“Decisamente
negativi – dice il Censis - sono anche i dati sugli stranieri disoccupati
o in cerca di lavoro, cresciuti nell'ultimo anno rispettivamente del 2,2% e del
40,8%. Tra gli italiani, invece, le persone in cerca di occupazione sono
cresciute dell'8,1% e il tasso di disoccupazione e' al 7,4%, 0,6 punti sopra il
livello dello scorso anno, ma ben lontano dall'11% riferito agli stranieri. Nel
secondo trimestre del 2009 si evidenzia che sono proprio i comparti nei quali
e' più elevata l'incidenza di manodopera straniera, ovvero le costruzioni e
l'industria in senso stretto, a far registrare i cali occupazionali maggiori
rispetto allo scorso anno (rispettivamente del 2,1% e del 3,9%)”.
Mercato
immobiliare
Vi sono altri
aspetti che danno atto delle difficoltà che gli immigrati stanno affrontando.
Si pensi al mercato immobiliare: nel biennio 2007-2008 le compravendite di
abitazioni concluse da lavoratori immigrati sono diminuite del 23,7% e si stima
un'ulteriore contrazione del 12,6% nel 2009, con la prima parte dell'anno che
e' stata davvero critica, facendo registrare una diminuzione del 40% rispetto al
2008.
Parimenti, la
quota dei mutui immobiliari accesi dagli immigrati e' in costante calo dal
2006, quando era il 10,1% del totale, scesa a fine 2008 al 7,6% e poi al 6,6%
all'inizio del 2009. E' in crescita, invece, il flusso di rimesse in uscita
dall'Italia, ma solo in ragione dell'aumento degli immigrati: infatti, a fronte
della crescita degli importi complessivi (+5,6%), che pure fanno registrare
l'incremento minimo registrato da dieci anni a questa parte, si assiste ad una
netta diminuzione delle rimesse procapite (-9,6% rispetto al 2007).
Imprenditoria
straniera
L'unico dato
in controtendenza attiene all'imprenditoria straniera: a dispetto del momento
difficile attraversato dagli imprenditori italiani, il cui numero e' calato
dello 0,4% tra la fine del 2008 e la prima meta' del 2009, gli imprenditori
stranieri sono in crescita del 2,4% e ormai rappresentano il 6% della classe
imprenditoriale in Italia. Per avere piu' chiari gli scenari che ci attendono
e' utile esaminare i dati relativi alle assunzioni di lavoratori stranieri
previste per il 2009 da parte delle imprese private. La stima di Unioncamere
traccia un quadro speculare, a seconda che si tratti di lavoro stagionale o
meno: nel primo caso si prevede l'assunzione di 231 mila lavoratori immigrati
(+7,9% rispetto al 2008), nel secondo le assunzioni dovrebbero riguardare
92.500 immigrati; poca cosa rispetto alle 171.900 del 2008.
Stranieri
ed accesso ai servizi
Quanto al
rapporto degli immigrati con i servizi pubblici italiani, il piu' 'gettonato' e'
quello sanitario: ben l'89,4% afferma di conoscere/utilizzare il medico di
base, l'84% la Asl e l'81,1% il Pronto soccorso. Gli stessi risultano anche
discretamente apprezzati dall'utenza straniera: il 48,4% degli stranieri e'
soddisfatto e il 33,1% mediamente soddisfatto del Servizio sanitario nazionale,
il medico di base raccoglie giudizi positivi nel 70,1% dei casi, la Asl nel
69,8% e il Pronto soccorso nel 64,5%. Nonostante gli stranieri abbiano un
giudizio sul Servizio sanitario nazionale migliore rispetto agli italiani, ne
fruiscono in misura più limitata per diversi motivi: la più giovane età media,
la minore disponibilità di tempo, la mancanza di informazioni. Gli unici dati
sulle iscrizioni degli stranieri al Servizio sanitario, che derivano dal
secondo rapporto del Ministero dell'Interno sull'attività dei Consigli
territoriali per l'immigrazione, rivelano come non sia ancora diffusa la
consapevolezza dell'obbligo di iscrizione al Servizio sanitario. I dati
disponibili, relativi al 2007 e incompleti perche' mancanti delle informazioni
relative ad alcune province, riportano un totale di 1.787.773 stranieri
iscritti al Ssn, pari al 65% dei residenti, e di 77.821 stranieri in possesso
del tesserino di Straniero temporaneamente presente. E le recenti proposte
normative, sia quelle approvate che quelle respinte, rischiano di radicalizzare
ancora di piu' la tendenza osservata.
Stranieri
e salute
La salute
degli stranieri sembra comunque essere migliore di quella degli italiani, anche
se si depurano i dati dagli effetti determinati dalla piu' giovane eta' media.
L'Istat rileva che 85 stranieri di sesso maschile su cento e 75,1 di sesso
femminile affermano di sentirsi ''bene/molto bene'', a fronte di un dato che,
tra gli italiani, si ferma al 75,5% per i maschi e a 68,1% tra le femmine.
Anche ricorrendo a dati piu' oggettivi, il giudizio non viene smentito. Si
consideri che nelle quattro settimane precedenti l'intervista, 22,8 stranieri
residenti in Italia su cento hanno sofferto almeno di una malattia acuta,
mentre tra gli italiani la percentuale sale al 27,4%. Resta da sfatare il
pregiudizio che vede negli immigrati i responsabili di una possibile
recrudescenza delle malattie infettive in Italia. Negli ultimi dieci anni i
nuovi casi di tubercolosi diagnosticati sono diminuiti del 16,5% a fronte di
una crescita della popolazione straniera residente del 232,2% (tab. 6). E,
nello stesso periodo, si e' avuta una contrazione del 18,4% dei casi notificati
di malaria. Anche per l'Aids valgono le stesse considerazioni: i
seppur parziali dati del Sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi
registrano che nel solo 2007 quasi un terzo delle nuove infezioni ha
interessato stranieri (32,8%). Contestualmente, però, e' in diminuzione
l'incidenza dei nuovi contagi, essendo diminuiti del 60% i casi conclamati di
Aids tra il 1998 e il 2008, a fronte di un incremento della popolazione
straniera del 248,6%.
Serve
un’Europa più decisionista
Per quanto
riguarda le politiche per l’immigrazione, il 75% degli italiani, contro una
media europea del 63%, vorrebbe una Ue meno defilata, piu' decisionista e
presente sul fronte delle politiche dell'immigrazione e dell'asilo. Lo riporta
l'edizione 2009 del "Rapporto sulla situazione sociale del Paese"
curato dal Censis e presentato questa mattina a Roma. Alla fine dello scorso
anno, secondo l'Unhcr 42 milioni di persone si trovavano costrette alla fuga da
guerre e persecuzioni. Tra questi, 16 milioni erano rifugiati o richiedenti
asilo e 26 milioni sfollati all'interno del proprio Paese. Se si considerano
solo le persone sotto protezione dell'Unhcr, che sono oltre 34 milioni, ci si
rende conto di come il 'peso dell'asilo' gravi sull'Europa in maniera
certamente importante, ma tutto sommato contenuta, se confrontato con quanto
invece viene sopportato dalle zone piu' prossime ai teatri di guerra e ai Paesi
che non garantiscono i diritti fondamentali.
Sono infatti
poco piu' di 3 milioni le persone sotto mandato dell'Alto Commissariato nel
continente europeo (l'8,9% del totale), mentre sfiorano i 17 milioni in Asia
(49,1%) e superano i 10 milioni (30,3%) in Africa. Dunque, un eccessivo
allarmismo riguardo alle popolazioni che fuggono da situazioni drammatiche e
cercano protezione nell'Unione europea non appare giustificato; anzi, e'
proprio dal continente dove e' nata la Convenzione di Ginevra che dovrebbe
venire un maggiore impegno su questo fronte. Proprio su questo punto hanno
fatto leva le repliche del nostro governo alle critiche che sono piovute sulla
politica dei respingimenti indiscriminati, invocando maggiore unità d'intenti e
solidarietà tra i Paesi membri nella gestione dell'immigrazione e dell'asilo, e
richiedendo un reale supporto da parte dell'Unione europea. Su questo approccio
più europeistico e meno autarchico al problema sembra confidare molto anche la
popolazione italiana. Ben il 75% delle cittadinanza auspica una maggiore forza
decisionale dell'Europa nelle scelte riguardanti le politiche dell'immigrazione
e dell'asilo, e percentuali simili emergono anche in altri Paesi dell'Europa
mediterranea, come la Spagna, la Grecia e il Portogallo, interessati in maniera
analoga da cospicui flussi irregolari che tanto colpiscono l'opinione pubblica,
mentre la media dei 27 Paesi si ferma ad un comunque significativo 63%. In una
prospettiva piu' ampia, le questioni sulle quali gli italiani ritengono che
l'impegno delle istituzioni europee dovrebbe crescere nei prossimi anni sono,
dopo quelle economiche (prioritarie per il 43% degli intervistati, a fronte di
una media del 40% nei 27 Paesi), quelle relative all'immigrazione (se lo augura
il 34% della popolazione, percentuale sensibilmente più alta della media
registrata nell'Ue, pari al 23%), mentre la solidarietà verso le aree più
povere registra il 10% dei consensi in Italia e il 16% in Europa.
Quando chi
perde il lavoro rischia l’espulsione
Comunicato di
Cgil, Cisl, Uil di Ravenna
Cgil, Cisl e
UIL di Ravenna esprimono forte amarezza e dissenso per la vicenda, denunciata
alla stampa dei giorni scorsi, che vede protagonista il cittadino ravennate di
nazionalità senegalese Niang Mor, a cui esprimiamo la nostra solidarietà.
Purtroppo si tratta di una vicenda non isolata, emblematica per i risvolti
drammatici che presenta: sono molti, infatti, i casi di rigetto delle istanze
di rinnovo del permesso di soggiorno per reddito insufficiente, per i quali è
stato notificato il decreto di espulsione nella nostra Provincia. L’entrata in
vigore del cosiddetto Pacchetto Sicurezza ha inasprito norme già rigide, ma
riteniamo che ogni decisione presa dalle Istituzioni, nel caso in oggetto, la
Questura, non possa seguire automatismi che non tengano conto che ad ogni permesso
di soggiorno corrispondono persone, storie, famiglie e vite. E’ illogico e
paradossale che una persona che per anni ha pagato tasse e contributi,
lavorando regolarmente in Italia, senza precedenti penali, si ritrovi
giuridicamente nella condizione di clandestino. E’ alla luce di questo che
appare priva di senso una normativa così vuota di significati, soprattutto alla
luce del contesto di crisi economica e sociale che stiamo attraversando e che
imporrebbe visioni più solidaristiche finalizzate alla coesione sociale. E’
partendo da queste considerazioni, che ci sentiamo in dovere di sollecitare un
urgente incontro con Prefettura e Questura di Ravenna, con lo scopo di chiarire
gli aspetti di una così controversa vicenda. E’ nostro intendimento sollecitare
specifiche iniziative di carattere nazionale e locale per la modifica della
normativa vigente.
Ravenna, 7
dicembre 2009
Sindacato
Lotta al razzismo
La UIL aderisce alla manifestazione
dell’ANPI
Mirano (VE), 12 dicembre, ore 15 -Piazza Martiri
Per contrastare la politica
del Governo in materia di immigrazione, l’Associazione Nazionale dei Partigiani
d’Italia, ha indetto una manifestazione nazionale contro il
razzismo, il ricordo delle vittime delle leggi razziali e della barbarie nazi
fascista. L’evento si terrà a Mirano (Ve), il prossimo sabato 12 dicembre a
partire dalle ore 15.00, in Piazza Martiri. Nel suo
manifesto di convocazione, l’ANPI fa soprattutto riferimento a quanto hanno
fatto i nostri padri per combattere
le leggi razziali e per riconsegnare il nostro paese alla democrazia, ai
diritti ed alla pace. Oggi, sottolinea l’ANPI, “chi ci governa sembra aver
perso la memoria, respingendo chi chiede accoglienza, inventando squadre
notturne per perseguitare chi è irregolare e denunciando chi ha bisogno di
cure”. La UIL, ha dato vita nel 2009, insieme ad altre 26 organizzazioni, ad
una campagna nazionale contro il razzismo, convinta che solo attraverso il
dialogo e la comprensione si costruisce il futuro della nostra società, mentre
con il rifiuto e l’indifferenza si creano solo incomprensioni e conflitti. La
UIL è contraria a molte delle
norme introdotte dal cosiddetto “pacchetto sicurezza” ed ha chiesto al
Governo ed al Parlamento di
favorire la regolarizzazione di tutti i migranti, presenti in Italia al momento
dell’entrata in vigore della legge 94,
che abbiano un rapporto di lavoro. La UIL ha anche chiesto all’Esecutivo
di cancellare dalle norme tutti quegli elementi che possono configurarsi, direttamente,
come una “discriminazione indiretta”, di carattere razziale. Per questo motivo,
consideriamo l’appuntamento dell’ANPI del 12 dicembre a Mirano, una occasione
per mobilitare le nostre strutture ed i nostri iscritti e dimostrare, anche in
piazza, che la cultura del nostro
sindacato ed improntata alla comprensione, all’accoglienza, al dialogo ed alla
tutela dei diritti di tutti i
lavoratori e cittadini, indipendentemente dalla loro provenienza, razza,
cultura o religione. Per questo motivo, pur consapevoli del faticoso percorso
congressuale, invitiamo le nostre
strutture nel territorio ad
informare della iniziativa e, possibilmente, a partecipare a questo
appuntamento. Per le adesioni e tutte le informazioni, potete contattare a
Giuseppe Casucci (064753405 - polterritoriali2@uil.it)
Sentenze
Sentenza del TAR del Lazio
Autore: Claudia Petruccelli, www.noiconsumatori.org
Roma,
1° dicembre 2009 - Lo straniero che ha residenza in Italia da più di dieci anni
può non essersi riconosciuta la cittadinanza qualora l’amministrazione ritenga
improbabile una perfetta integrazione dello straniero nella comunità con il
rischio di eventuali futuri “inconvenienti”. A questa interessante conclusione
è giunto il Tar del Lazio con la sentenza n. 11771 del 26 novembre 2009,
confermando la decisione del Ministero dell’interno che aveva negato la
cittadinanza ad un marocchino residente regolarmente in Italia da anni per il
seguente motivo: “l’inserimento dello straniero nella comunità nazionale è
legittimo allorquando l’amministrazione ritenga che quest’ultimo possieda ogni
requisito atto ad inserirsi in modo duraturo nella comunità, mediante un
giudizio prognostico che escluda che il richiedente possa successivamente
creare inconvenienti o, addirittura, commettere fatti di rilievo penale”. In
particolare, in sentenza leggiamo che “il provvedimento di concessione della
cittadinanza italiana allo straniero che sia legalmente residente in Italia da
oltre dieci anni, ai sensi dell'art. 9 comma 1 lett. f), l. 5 febbraio 1992 n.
91, è atto ampiamente discrezionale, in ordine al cui rilascio si possono forse
ravvisare aspettative giuridicamente tutelate, ma non certo diritti soggettivi.
Ciò perché l’amministrazione, dopo aver accertato l’esistenza dei presupposti
per proporre la domanda di cittadinanza, deve effettuare una valutazione
ampiamente discrezionale sulle ragioni che inducono lo straniero a chiedere la
nazionalità italiana e delle sue possibilità di rispettare i doveri che
derivano dall'appartenenza alla comunità nazionale, ivi compresi quelli di
solidarietà economica e sociale. Ne consegue che l’inserimento dello straniero
nella comunità nazionale è legittimo allorquando l’amministrazione ritenga che
quest’ultimo possieda ogni requisito atto ad inserirsi in modo duraturo nella
comunità, mediante un giudizio prognostico che escluda che il richiedente possa
successivamente creare inconvenienti o, addirittura, commettere fatti di
rilievo penale”.
Dai territori
Bari,
24 novembre 2009 – E' stato approvato stamane dal Consiglio regionale
pugliese un disegno di legge "per l'accoglienza, la convivenza civile e
l’integrazione degli immigrati in Puglia". Il provvedimento, che comprende
una serie di iniziative in favore degli immigrati è stato approvato con il voto
favorevole della maggioranza di centrosinistra e quello contrario del
centrodestra. Secondo i dati forniti in aula, gli immigrati residenti nella
regione, al 31 dicembre 2006, ammontano a 51.242 unità, rispetto alle 35.092
del 2002. Il testo prevede l’istituzione della Consulta regionale per
l’integrazione degli immigrati, l'istituzione dell’Osservatorio regionale per
l’immigrazione, la disciplina dei servizi di mediazione culturale e
interculturale, norme in materia di assistenza sanitaria, di istruzione e
formazione professionale, di inserimento lavorativo, interventi abitativi, di
assistenza per le vittime di tratta, violenza e schiavitù. Una specificità è
quella dell’adozione degli standard degli "alberghi diffusi" per gli
immigrati, in via di sperimentazione in provincia di Foggia (utilizzati
soprattutto dagli immigrati impiegati nei campi agricoli). Per quanto riguarda
il diritto alla salute dei cittadini stranieri, è stabilito che in Puglia «le
aziende sanitarie sono tenute a rendere concretamente fruibili per i cittadini
stranieri non iscritti al servizio sanitario regionale, anche con opportuni
progetti di informazione, di educazione alla salute e utilizzando i mediatori
culturali, tutte le prestazioni previste». Destinatari del provvedimento sono i
cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea e gli apolidi in regola
con le disposizioni sull'ingresso ed il soggiorno nel territorio nazionale.
Interventi specifici sono previsti anche in favore di cittadini stranieri
comunque dimoranti sul territorio regionale, dei cittadini stranieri titolari
di permesso di soggiorno per richiesta di asilo, 'status' di rifugiato,
protezione sussidiaria o ragioni umanitarie e dei cittadini neocomunitari,
quando non destinatari di forme di tutela più favorevoli.
Fondazione
Leone Moressa
Immigrazione straniera: i
timori e le aperture dei nordestini
L’accoglienza degli
immigrati nel Nordest è una questione aperta: no all’allargamento della UE, ma
possibilisti sulla concessione del diritto di voto. Negative le critiche
sollevate dalla Ue sulle politiche adottate dal Governo. Lavoro e casa i
requisiti fondamentali per una vera integrazione degli stranieri.
La questione dell’immigrazione
rimane ancora viva nel dibattito sociale ed economico del territorio del NordEst.
Il 54,7% dei cittadini ritiene molto o abbastanza preoccupante il
fenomeno, sebbene siano i cittadini più “anziani” ad avere le maggiori riserve
in merito (sei su dieci). Al contrario, i giovani sembrano esprimere pareri più
favorevoli circa il fenomeno migratorio nel nostro territorio (51,6%), dal
momento che essi, diversamente dai propri “genitori”, hanno preso coscienza che
la presenza di stranieri nel tessuto sociale è divenuta ormai una realtà
consolidata con la quale convivere. Sono questi i principali risultati emersi
da un’indagine della Fondazione Leone Moressa condotta da Aes (Analisi
Economiche e Sociali) nel mese di Ottobre su un campione di 900 cittadini del
Nordest. Gli immigrati stranieri, per la loro presenza nella società e nella
struttura occupazionale del territorio, sono considerati nella maggior parte
dei casi (68,1%) sia una risorsa che un problema. Una risorsa in
quanto indispensabili per occupare quelle posizioni lavorative che gli italiani
solitamente rifiutano (anche in periodo di crisi) e perché, complessivamente,
contribuiscono ad accrescere la ricchezza del nostro territorio (secondo le
stime del Centro Studi Unioncamere e Istituto Tagliacarne 2007 dal lavoro degli
stranieri deriva il 10,8% del valore aggiunto del solo Veneto). Un altro
elemento che fa di questi immigrati una risorsa è anche dettato
dall’opportunità di instaurare un dialogo e un confronto proficuo tra culture
diverse. La diversità culturale diventa però un problema
(34,9%) se manca l’integrazione e se non vengono accettate da parte degli
stranieri le regole scritte e non scritte della nostra società. L’immigrazione
è considerata un problema soprattutto di sicurezza (48,2%), in quanto gli
stranieri vengono spesso coinvolti ed associati ad attività criminali, ma anche
perché, in alcuni casi (13,5%), essi sono accusati di togliere lavoro agli
italiani. Rispetto ad un paio di anni fa, l’integrazione
degli immigrati sembra essere peggiorata per la maggior parte degli
intervistati (44,9%), mentre solo una quota minoritaria la ritiene migliorata
(18,8%). Anche in questo caso sono i giovani a mostrare un maggior ottimismo in
merito alla questione. Per poter garantire e
incentivare il processo di inserimento e di integrazione nel territorio, agli
stranieri dovrebbero essere garantiti in primis il lavoro, l’assistenza
sanitaria e l’alloggio. Secondo la maggior parte degli intervistati (61,3%) il
NordEst in questo sembra fornire adeguati servizi e strutture, sia pubbliche
che private, in grado di rispondere alle basilari esigenze e necessità:
abitazione, sanità, orientamento al lavoro, corsi di lingua italiana… (solo per
citarne alcune). In merito alle recenti critiche sollevate dall’Unione Europea
e dall’Onu sulle politiche migratorie del Governo (come il respingimento dei barconi
o l’istituzione del reato di clandestinità) la maggior parte dei nordestini le
ritiene sbagliate (67,4%), accusando tali organi internazionali di sentenziare
su questioni interne e di non provvedere nella ricerca di una soluzione al
problema migratorio che sia realmente condiviso con gli altri paesi europei.
Negativa è inoltre l’ipotesi di allargamento dell’Unione
Europea ad alcuni paesi balcanici (come Macedonia, Croazia e Albania) e
alla Turchia. Nonostante le molteplici questioni sollevate a livello sociale
dal fenomeno migratorio, i cittadini del NordEst sembrano essere possibilisti
sulla concessione del diritto di voto agli
stranieri: se essi lavorano nel territorio producendo ricchezza, se
contribuiscono al funzionamento della macchina pubblica attraverso il pagamento
delle imposte, se sono presenti regolarmente, se sono integrati socialmente ed
economicamente, allora l’acquisizione del diritto di voto
diventa una realtà e una valida opportunità per poter far scegliere anche agli
stranieri i propri governanti.
Scarica
l’allegato: http://www.fondazioneleonemoressa.org/wrt/1259316890.pdf
Agricoltura:
INEA, in venti anni immigrati da 23 mila a 172 mila
(AGI) - Roma, 27 nov. - In 10 anni la
presenza dei lavoratori immigrati in agricoltura "balza" da 23.000 a
172.000 unità lavorative. E' quanto emerge dal primo Rapporto INEA dal titolo:
Gli immigrati nell'agricoltura italiana. Il rapporto e' frutto di un'indagine
sulla relazione in Italia fra lavoratori immigrati e agricoltura, che
l'Istituto ha condotto a partire dal 1989, ed analizza l'evoluzione del
fenomeno, in tutti i suoi cambiamenti. "Nell'arco di venti anni - ha
dichiarato il Presidente dell'INEA, Lino Carlo Rava - l'indagine si e'
arricchita, aggiungendo alle informazioni quantitative dei dati ufficiali,
provenienti da ISTAT, ministero del Lavoro, ministero dell'Interno, INPS,
informazioni qualitative ottenute con interviste a funzionari e rappresentanti
di organizzazioni professionali, istituzioni regionali, provinciali e locali,
Prefetture, Questure, organizzazioni sindacali centri territoriali per
l'impiego, imprenditori ed immigrati". Il fenomeno presenta dimensioni
significative con un trend di crescita costante: dall'1989 al 2007 si osserva
un incremento di ben oltre 7 volte dell'entità dei cittadini extra comunitari
utilizzati in agricoltura, passando da 23.000 ad oltre 172.000 unità. Una
crescita notevole, quindi, con un tasso medio di variazione lineare pari al
9,3%.. "Il rapporto - ha spiegato il Presidente dell'INEA, Lino Carlo Rava
- e' uno straordinario strumento analitico del settore che fornisce spunti di
riflessione particolarmente significativi, racchiudendo al suo interno
tematiche e problematiche diversificate, che ne offrono un quadro completo e
dettagliato e sue interpretazioni convincenti". Articolato in tre sezioni,
l'indagine si sviluppa a partire dall'analisi del contesto normativo di
riferimento che delinea le politiche migratorie per arrivare a definire i
principali aspetti strutturali del settore agricolo, passando attraverso
l'evoluzione dell'occupazione e il conseguente ruolo dell'immigrazione fino ad
evidenziare le dinamiche demografiche che hanno caratterizzato l'impiego di
manodopera immigrata. Gli elementi che si rilevano riguardano la tipologia di
prestazione (3 lavoratori immigrati su 4 vengono impiegati in attività non
qualificate) e di contratto, laddove esista. Caratteristiche costanti del
lavoro agricolo sono la stagionalità della prestazione e l'irregolarità, che,
secondo l'indagine INEA, interessa un'ampia fetta di immigrati: 10-15% nel Nord
(Veneto, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta) fino ad arrivare al 95% in
Calabria. Il Rapporto si conclude con un approfondimento regionale di tre aree
nazionali rappresentate per il Nord dal Piemonte, per il Centro dalla Toscana
e, per il Sud, dalla Puglia e dalla Calabria. Dal confronto di queste quattro
regioni emerge, nelle diversità che le contraddistinguono, un aspetto che le
accomuna, ossia, la necessità per il settore agricolo di ricorrere alla
manodopera immigrata, soprattutto nelle fasi di raccolta, in un contesto di
complementarietà con la manodopera locale. "La fotografia che emerge - ha
concluso il Presidente dell'INEA, Lino Carlo Rava - e' di un crescente processo
di integrazione, al punto che in alcuni contesti gli immigrati sono diventati
essi stessi imprenditori".
Da 25 anni l’attività dell’Ospedale San
Gallicano, oggi INMP, è rivolta al miglioramento delle condizioni
sociosanitarie delle popolazioni africane, con attività di clinica, di ricerca
scientifica e formazione sanitaria.
L’INMP - Ospedale San Gallicano in Trastevere, nel centro di
Roma - accoglie e si prende in cura di decine di migliaia di persone donne,
bambini e anziani, provenienti da oltre 180 paesi del mondo, con problemi di
salute, disagi mentali e affettivi. Oltre 110.000 sono stati i malati giunti in
Ospedale negli ultimi 25 anni. Durante questo periodo l’Istituto ha acquisito
grande competenza clinico-scientifica nel riconoscere e trattare patologie
emergenti e riemergenti, sconosciute o dimenticate (neglected disases),
segnali di nuovi problemi nella tutela della salute per tutti. Per
meglio elaborare un’health impact assessment ed una capacity
building l’INMP opera direttamente in alcuni dei paesi di provenienza
della popolazione immigrata. In Africa l’INMP è presente con iniziative
riguardanti l’attività medica, erogata
gratuitamente, e la ricerca scientifica all'Italian Dermatological
Centre (IDC) presso l’Ayder
University di Mekellè, nella regione del Tigray, in Etiopia.
Punto di riferimento clinico su un’area di oltre 54.000 chilometri quadrati,
con quasi 5 milioni di abitanti senza specialisti in malattie infettive,
dermatologia e venereologia. l’Ospedale ha visitato dal 2005 al 2009 più di
44.000 nuovi pazienti ambulatoriali ed oltre 2.000 ricoverati. Il 28% degli
assistiti sono bambini sotto ai 12 anni affetti da comuni patologie che
diventano “mortali” se non diagnosticate in tempo, quali morbillo, difterite,
poliomelite, tetano, micosi, parassitosi. Vengono inoltre attuate le terapie
contro patologie quali l’infezione da HIV/AIDS, tubercolosi e malaria,
responsabile solo quest’ultima della morte di oltre 1 milione di bambini ogni
anno. Nella regione del Tigray, una vasta area rurale a endemismo malarico in
Etiopia, l’IDC ha partecipato al Progetto Malaria Tigray: 3
anni di minuziosa operazione nella prevenzione, diagnosi precoce, cura e
formazione per 240.000 persone, con la partecipazione di Community Health
Worker operatori sanitari locali. In seguito alla riduzione del 52%
del tasso di mortalità, l’IDC ha ricevuto un prestigioso
riconoscimento dalla GBC Award 2008 come una delle più efficaci iniziative di
settore. Sempre nell’Africa subsahariana è in atto una devastazione senza
precedenti: nel 2010 saranno 18,4 milioni i bambini che perderanno i genitori a
causa dell’AIDS, responsabile nella regione dei tre quarti dei
decessi. Altri quadri patologici abituali all’IDC sono la tubercolosi
che ogni anno uccide nel mondo 1,7 milioni di persone e ne contagia 9 milioni,
e le malattie associate alla diarrea, prima causa
di mortalità infantile per disidratazione, con circa 2 milioni di bambini sotto
i cinque anni (circa 500 al giorno). L’IDC, inoltre,
fornisce servizi sanitari e sociali a persone affette da denutrizione per
“povertà estrema”, riconosciuta malattia e codificata dall’OMS (Z59,5) come
causa di emergenza medica e umanitaria per oltre un miliardo di persone; ogni
anno muoiono per patologie collegate alla malnutrizione oltre 9 milioni di
persone, di cui 5 milioni sono
bambini. Per
fronteggiare le situazioni di crisi l’INMP sviluppa strategie d’intervento
socio sanitario anche mediante l’utilizzo di un Archivio
iconografico
per la raccolta d’immagini cliniche su supporto digitale per l’impiego
di follow-up; un sussidio satellitare invia le visioni telematicamente per il
servizio di teleconsulenza a 16 centri sanitari italiani operativi nei diversi
continenti ed a 33 centri di
riferimento altamente specializzati in Italia,
membri del Progetto di telemedicina degli Ospedali Italiani nel Mondo.
Inoltre realizza un modello di Formazione per operatori
sanitari locali, attraverso corsi tecnico-pratici inseriti nel proprio sistema
sanitario, coordinato con le istituzioni di ricerca scientifica occidentali per
favorire l’individuazione di malattie con diagnosi precoci e tecnologia a basso
costo. Allo scopo di arricchire il confronto medico scientifico, utilizzando risorse
locali e stimolando la conoscenza dell’Etiopia (tradizioni e cultura), l’INMP
organizza il terzo Congresso internazionale: “Dermatological care
for all: Common Disease for neglected People”. Ricercatori e studiosi provenienti
da tutto il mondo si confrontano su diagnosi e cura di patologie che stanno
diventando sempre più frequenti anche in Europa come la leishmaniosi
mucocutanea o viscerale, che colpisce 300.000 persone l’anno, o
l’oncocerchiasi, principale causa di cecità in Africa (90.000 persone l’anno).
Una particolare sessione sarà dedicata allo studio e alla lotta contro la
contraffazione dei medicinali e dei cosmetici contraffatti che troppe morti
hanno già provocato. “L’INMP crede
nella possibilità di un cambiamento. Là dove è iniziata la storia dell’uomo
anatomicamente moderno, c’è la terra più fertile per
promuoverlo, come in tutto il continente africano. È per questo che siamo lì”
afferma con orgoglio il prof. Morrone.