Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 140 del 03/02/2009


SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

140a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 

MARTEDÌ 3 FEBBRAIO 2009

(Pomeridiana)

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Presidenza della vice presidente BONINO,

indi del presidente SCHIFANI

e della vice presidente MAURO

 

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Italia dei Valori: IdV; Il Popolo della Libertà: PdL; Lega Nord Padania: LNP; Partito Democratico: PD; UDC, SVP e Autonomie: UDC-SVP-Aut; Misto: Misto; Misto-MPA-Movimento per l'Autonomia: Misto-MPA.

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RESOCONTO SOMMARIO

 

Presidenza della vice presidente BONINO

 

La seduta inizia alle ore 16,35.

 

Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana del 29 gennaio.

 

Comunicazioni della Presidenza

 

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

 

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 16,38 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:

(1333) Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 (Approvato dalla Camera dei deputati)

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta antimeridiana il Presidente della 3a Commissione permanente ha riferito sui lavori della stessa ed ha avuto luogo la discussione generale.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Ringrazia tutti coloro che sono intervenuti nel dibattito, apprezzando il fatto che non sono emerse critiche all'impianto complessivo e allo spirito del Trattato di amicizia tra Italia e Libia in corso di ratifica. Ricorda che con tale accordo si tenta di chiudere una vicenda storica molto lunga e complessa, che va avanti da quasi un secolo e che reca con sé una serie di aspetti particolarmente problematici, relativi ad antiche ferite e a questioni tuttora irrisolte da entrambe le parti. Si tratta pertanto di un atto di grande realismo politico, soprattutto ove si consideri che da almeno quindici anni si tenta di porre rimedio al problema della storica inimicizia tra i due Paesi. Per quanto riguarda alcuni aspetti particolari sollevati nel corso del dibattito, ricorda che è ormai avviato il processo di riconoscimento del visto di ingresso in Libia agli italiani che in passato ne sono stati espulsi, che è tuttora in corso un complesso negoziato per il recupero dei crediti vantati dalle imprese italiane nei confronti della Libia e che in tema di immigrazione clandestina l'accordo in questione, pur non rappresentando una soluzione immediata e definitiva del problema, può tuttavia costituire l'avvio di un processo che porterà ad un'auspicabile regolamentazione dei flussi. Eventuali problemi di compatibilità con il Patto atlantico possono essere risolti grazie all'inciso con cui si precisa, all'articolo 4 del Trattato, che l'impegno dell'Italia a non usare e non permettere l'uso dei propri territori per atti ostili contro la Libia è valido nel rispetto dei principi della legalità internazionale. L'articolo 4 del disegno di legge di ratifica, infine, prevede un adeguato stanziamento di fondi per avviare a soluzione il problema del risarcimento dei cittadini italiani espulsi dalla Libia e danneggiati economicamente da provvedimenti delle autorità libiche; si tratta di un'anomalia all'interno di un disegno di legge di ratifica (che normalmente si limita a recepire i contenuti di un accordo e a disporne l'entrata in vigore), con la quale tuttavia il Governo ha inteso accogliere le sollecitazioni provenienti da diversi Gruppi parlamentari. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

Presidenza del presidente SCHIFANI

BAIO, segretario. Dà lettura del parere espresso dalla 5a Commissione sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti ad esso riferiti. (v. Resoconto stenografico).

Saluto ad una delegazione della Repubblica di Cina (Taiwan)

PRESIDENTE. Rivolge un saluto ad una delegazione della Repubblica di Cina (Taiwan) guidata dal presidente del Parlamento Wang Jin-Pyng, presente in tribuna. (Generali applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

PRESIDENTE. Passa all'esame degli ordini del giorno, ricordando che l'ordine del giorno G101 è stato ritirato.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Accoglie gli ordini del giorno G100, G104 e G105 (testo corretto). Accoglie inoltre gli ordini del giorno G102, G106 e G107 (testo 2), a condizione che vengano apportate delle modifiche ai relativi testi. (v. Resoconto stenografico). Anche dell'ordine del giorno G103 propone una nuova formulazione; nel caso in cui i presentatori non la accettassero, il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Essendo stati accolti dal Governo, gli ordini del giorno G100, G104 e G105 (testo corretto) non sono posti in votazione. Poiché i presentatori hanno comunicato il loro assenso alle modifiche proposte dal Governo, anche gli ordini del giorno G102 (testo 2), G103 (testo 2) e G107 (testo 3) (v. Allegato A) si intendono accolti dal Governo e non vengono posti ai voti.

BARBOLINI (PD). Accetta la modifica proposta dal Governo, ma fa presente che nei disegni di legge orientati al riconoscimento di una garanzia sovrana dello Stato a favore delle imprese creditrici è prevista l'istituzione di una commissione bilaterale di valutazione dell'entità dei crediti.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto, l'ordine del giorno G106 (testo 2) non è posto in votazione.

Sull'assassinio di un consigliere comunale del Partito Democratico

a Castellammare di Stabia

ARMATO (PD). Esprimendo sgomento per l'uccisione di un consigliere comunale del PD a Castellammare di Stabia, chiede un'informativa del Governo.

PRESIDENTE. Condivide lo sconcerto per l'uccisione dell'esponente locale del PD e trasmetterà tempestivamente al Governo la richiesta di informativa.

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

PRESIDENTE. Passa all'esame degli articoli.

 

Il Senato approva gli articoli 1 e 2.

 

PRESIDENTE. Passa all'esame degli emendamenti volti ad introdurre articoli aggiuntivi dopo l'articolo 2, ricordando che la Commissione bilancio ha espresso parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sugli emendamenti 2.0.1 e 2.0.2.

 

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Invita a ritirare gli emendamenti 2.0.1 e 2.0.3 ed esprime parere contrario sugli altri.

 

MARCENARO (PD). Ritira gli emendamenti 2.0.1 e 2.0.3.

 

PEDICA (IdV). Chiedendo la votazione dell'emendamento 2.0.2, sottolinea che la commissione di monitoraggio del Trattato è istituita senza nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento dal senatore PEDICA (IdV), il Senato respinge l'emendamento 2.0.2. Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore GIAMBRONE (IdV), è poi respinto l'emendamento 2.0.4.

Saluto ad una rappresentanza di studenti della scuola "Silvio Pellico" di Arese

PRESIDENTE. Saluta una rappresentanza degli studenti della scuola media "Silvio Pellico" di Arese, presente in tribuna. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

PRESIDENTE. Passa all'esame dell'articolo 3 e dei relativi emendamenti, ricordando che sugli emendamenti da 3.33 a 3.98, da 3.118 a 3.300, da 3.347 a 3.428, 3.1345, da 3.1434 a 3.1490, da 3.2516 a 3.2566, da 3.3595 a 3.3640, da 3.4670 a 3.4710, da 3.6013 a 3.6237 e 3.10000 la 5a Commissione permanente ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

 

PEDICA (IdV). L'emendamento 3.6400 specifica che l'addizionale IRES si applichi solo alle società e agli enti commerciali che posseggano tutti i requisiti previsti dal comma 1.

 

BARBOLINI (PD). L'emendamento 3.1000 tende a chiudere un lungo contenzioso riguardante le imprese italiane che vantano crediti nei confronti del Governo libico per opere eseguite dal 1970 al 2002. L'istituzione di un comitato misto appare, infatti, una misura dilatoria.

 

PERDUCA (PD). Grazie all'ostruzionismo messo in atto alla Camera dei deputati, ha ricevuto la dovuta attenzione il tema del risarcimento delle imprese italiane alle quali il Governo libico ha confiscato i beni. La delegazione radicale del PD ha presentato emendamenti che utilizzano il meccanismo dell'addizionale sull'IRES per chiudere un contenzioso che si trascina da molti anni con un regime che non ha mai rispettato un patto o una convenzione internazionale. (Applausi della senatrice Poretti).

 

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Nell'esprimere parere contrario sugli emendamenti, precisa che la garanzia sovrana dello Stato può intervenire soltanto rispetto a crediti documentati ed esigibili.

 

Con distinte votazioni nominali elettroniche, chieste dal senatore PERDUCA (PD), il Senato respinge gli emendamenti 3.6400, 3.98 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.32), 3.297 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.118), 3.346 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.300), 3.1344 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.408), 3.1433 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.1345), 3.2431 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.1491), 3.2515 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.2432), 3.3514 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.2566), 3.3594 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.3515), 3.4593 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.3640), 3.4669 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.4594), 3.5667 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.4710), 3.5738 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.5669), 3.6401, 3.5739 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.6013) e 3.6308 prima parte (con preclusione della restante parte e degli emendamenti successivi fino al 3.6238).

 

PERDUCA (PD). A titolo personale, annuncia voto contrario sull'articolo 3 che è troppo sbilanciato sugli interessi di Tripoli e non dà sufficienti garanzie ai creditori italiani.

 

PEDICA (IdV). A nome del Gruppo dichiara voto contrario sull'articolo 3. Il mancato indennizzo delle imprese italiane dovrebbe costituire motivo di riflessione sui reali intendimenti del Governo libico che usa come strumento di ricatto la disponibilità energetica e il controllo dei flussi migratori.

 

PORETTI (PD). A titolo personale, dichiara voto contrario sull'articolo 3, che non definisce con chiarezza le modalità di indennizzo delle imprese italiane. Coglie l'occasione per ricordare le condizioni inumane in cui versano gli immigrati detenuti nei centri di accoglienza libici.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD), il Senato approva l'articolo 3. Il Senato respinge quindi l'emendamento 3.0.1, identico all'emendamento 3.0.3.

 

PEDICA (IdV). L'emendamento 3.0.2 prevede che il Ministro dell'economia e delle finanze effettui un monitoraggio sull'attuazione delle disposizioni contenute nell'articolo 3, al fine di verificare l'effettiva operatività delle misure in esso contenute, anche in relazione al gettito atteso dall'introduzione dell'addizionale all'imposta sul reddito delle società operanti nel settore egli idrocarburi. Tale monitoraggio è inoltre finalizzato anche all'adozione, entro il 30 aprile 2010, degli eventuali interventi necessari per garantire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.

 

PERDUCA (PD). Preannuncia il voto favorevole all'emendamento 3.0.2: l'ipotesi che si esauriscano le fonti dalle quali vanno prelevati i soldi per finanziare le grandi opere infrastrutturali in Libia impone una costante attività di monitoraggio sull'andamento del gettito atteso dall'addizionale all'imposta sul reddito delle società.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal sentore PERDUCA (PD), il Senato respinge l'emendamento 3.0.2.

 

PRESIDENTE. Passa all'esame dell'articolo 4 e dei relativi emendamenti e ordine del giorno, ricordando che sugli emendamenti 4.2 e 4.3 la 5a Commissione permanente ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

 

PERDUCA (PD). L'emendamento 4.1 è volto ad estendere da 180 giorni a un anno il termine per la presentazione delle domande per accedere agli indennizzi previsti a favore dei soggetti titolari di beni, diritti e interessi sottoposti a misure limitative in Libia. Illustra inoltre il contenuto degli emendamenti 4.2 e 4.3, aventi la finalità di garantire più adeguate risorse per il finanziamento delle iniziative a favore dei cittadini italiani colpiti da provvedimenti adottati dalle autorità libiche.

 

PEDICA (IdV). Illustra il contenuto dell'emendamento 4.3, il quale muove dall'esigenza di aumentare da 50 a 100 milioni di euro la dotazione delle risorse necessarie per garantire un equo indennizzo ai cittadini italiani che hanno perso beni, diritti e interessi a seguito di provvedimenti adottati dalle autorità libiche. (Applausi dei senatori Perduca e Poretti).

 

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Sostiene l'emendamento 4.100, il quale interviene sulle modalità di copertura delle risorse necessarie per risarcire i cittadini italiani i cui beni sono stati confiscati dallo Stato libico, prevedendo che 150 milioni di euro siano reperiti attingendo al Fondo per interventi strutturali di politica economica. Illustra quindi l'emendamento 4.0.100, il quale statuisce che la realizzazione delle opere infrastrutturali in Libia da parte delle imprese italiane debba avvenire in modo trasparente nel rispetto della normativa comunitaria in materia di scelta dei contraenti. (Applausi dal Gruppo IdV).

 

SAIA (PdL). L'ordine del giorno G4.100 intende impegnare il Governo a predisporre indennizzi anche a favore dei cittadini e delle imprese italiane per i beni perduti in Etiopia, Eritrea e Somalia. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Esprime parere contrario su tutti gli emendamenti presentati e accoglie l'ordine del giorno G4.100.

 

PERDUCA (PD). Preannuncia il voto favorevole all'emendamento 4.1, sul quale il Governo avrebbe dovuto esprimere un parere favorevole, specie dopo l'accoglimento dell'ordine del giorno G4.100, con il quale si impegna ad assumere iniziative nei confronti di una vasta platea di cittadini italiani.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD), il Senato respinge l'emendamento 4.1. Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD), ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, è respinto l'emendamento 4.2.

 

PEDICA (IdV). Dichiara il voto favorevole all'emendamento 4.3, il quale propone di aumentare da 50 a 100 milioni di euro gli stanziamenti per il fondo relativo al riconoscimento di un ulteriore indennizzo ai soggetti titolari di beni, diritti e interessi sottoposti in Libia a misure limitative, conformemente a quanto richiesto dalla stessa Associazione italiana rimpatriati dalla Libia.

 

PERDUCA (PD). Preannuncia il voto favorevole all'emendamento 4.3, la cui approvazione è tanto più auspicabile a seguito del respingimento dell'emendamento 4.2.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD) ai sensi dell'articolo 102-bis del Regolamento, è respinto l'emendamento 4.3.

 

BARBOLINI (PD). Preannuncia il voto favorevole all'emendamento 4.100. Coglie l'occasione per replicare al sottosegretario Mantica che ha detto che per circa la metà dell'ammontare dei crediti vantati da società italiane nei confronti della Libia ci sono difficoltà nella presentazione della documentazione completa. In questa vicenda il Governo non può avere un atteggiamento notarile, ma deve agire a tutela delle imprese italiane: la copertura dello Stato non è una apertura di credito indefinita ma semplicemente la creazione delle premesse affinché si possa avere un confronto di merito con la controparte libica sui crediti controversi. (Applausi del senatore Perduca).

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD), il Senato respinge l'emendamento 4.100.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G4.100 non viene posto in votazione.

 

PERDUCA (PD). Preannuncia il voto contrario all'articolo 4, esprimendo rammarico per la mancata approvazione degli emendamenti volti ad aumentare la dotazione economica necessaria a far fronte alle richieste dei cittadini italiani in cerca di ristoro per i danni subiti.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD), il Senato approva l'articolo 4.

 

PERDUCA (PD). Preannuncia il voto favorevole all'emendamento 4.0.100, il quale contiene una norma di buon senso, ai sensi della quale le imprese che realizzeranno progetti infrastrutturali in Libia dovranno essere individuate attraverso una gara d'appalto, in ossequio alla normativa comunitaria vigente in Italia in materia di scelta dei contraenti.

 

LEDDI (PD). Dichiara il voto favorevole del Partito Democratico all'emendamento 4.0.100, il quale contiene una norma di garanzia nella scelta delle imprese che realizzeranno le opere infrastrutturali previste negli articoli 8 e 9 del Trattato, che mobiliteranno una ingente quantità di risorse. (Applausi dei senatori D'Alia e Soliani).

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore D'ALIA (UDC-SVP-Aut), il Senato respinge l'emendamento 4.0.100.

 

PRESIDENTE. Passa all'esame dell'articolo 5.

 

PERDUCA (PD). Annuncia il voto contrario all'articolo 5, stigmatizzando il mancato coinvolgimento del Parlamento nella definizione del contenuto del Trattato, sottoscritto nel mese di agosto dello scorso anno. Chiede inoltre che, in concomitanza con l'istituzione della Giornata dell'amicizia tra Italia e Libia, venga cancellata la Giornata della vendetta, con cui in Libia viene festeggiata l'espulsione degli italiani.

 

Presidenza della vice presidente BONINO

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD), il Senato approva l'articolo 5.

 

PRESIDENTE. Passa all'esame dell'articolo 6.

 

PERDUCA (PD). Preannuncia il voto contrario sull'articolo 6, ribadendo il proprio orientamento negativo sull'intero Trattato.

 

PEDICA (IdV). Nell'associarsi alle dichiarazioni del senatore Perduca, invita il Governo a favorire in futuro un maggior coinvolgimento del Parlamento nelle decisioni di politica estera.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD), il Senato approva l'articolo 6.

PRESIDENTE.

PISTORIO (Misto-MPA). Passa alla votazione finale. Il convinto voto favorevole del Gruppo Misto ed in particolare del Movimento per l'Autonomia si fonda sulla coerenza del Trattato al principio costituzionale del ripudio della guerra, che necessariamente implica una valutazione critica e quindi un'assunzione di responsabilità sul passato coloniale dell'Italia, di cui l'esperienza libica fu una pagina particolarmente infelice. E' inoltre pienamente condivisibile la ricerca di forme di collaborazione con lo Stato libico per arginare il dramma dell'immigrazione clandestina. Tuttavia, in linea con la tradizionale politica estera italiana, da sempre non allineata all'oltranzismo occidentale nei confronti del mondo arabo, è necessario ampliare l'orizzonte del Trattato affinché l'Italia si faccia promotrice di un complessivo riorientamento della politica comunitaria verso il Mediterraneo, che peraltro rappresenta un interesse primario dell'intera Europa. Infatti, solo una politica volta a colmare il ritardo di sviluppo del Nord Africa e dell'intero continente africano può frenare l'immigrazione clandestina. E' quindi urgente dare applicazione al Trattato, specie nella parte riguardante il contrasto dell'immigrazione clandestina, anche per evitare che venga posta a rischio la civile convivenza nell'isola di Lampedusa, che in questi anni ha pagato un prezzo molto alto e perciò deve essere risarcita dallo Stato, sia attraverso l'approntamento di adeguati servizi sociali, sia assicurandole stabilità nei collegamenti. (Applausi dal Gruppo Misto-MPA).

 

Presidenza della vice presidente MAURO

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Pur essendo favorevole in linea generale ad un accordo bilaterale con la Libia per il contrasto dell'immigrazione clandestina, il Gruppo esprimerà un voto contrario in quanto appare poco coerente al contenuto delle intese il ricorso allo strumento del Trattato, che dovrebbe implicare una bilanciata cessione delle rispettive sovranità in vista della costruzione di un sistema giuridico comune che prescinda dalle legislazioni nazionali. In questo caso è l'Italia che cede parte della sua sovranità, impegnandosi alla realizzazione di opere pubbliche in territorio libico finanziate da una tassa ad hoc che finirà per essere scaricata sui consumatori, senza che la Libia compia passi in avanti sulla strada dell'integrazione giuridica, in modo particolare sotto il profilo del rispetto dei diritti umani. L'Italia si impegna inoltre al pattugliamento delle frontiere libiche (senza che vengano specificate le regole di ingaggio delle proprie truppe), che nei fatti si traduce in un alleggerimento dei compiti spettanti allo Stato libico. E' un'operazione che risulterà inutile dal punto di vista del contrasto dell'immigrazione e si tradurrà inevitabilmente in una costosa azione di sostegno umanitario ai migranti in territorio libico; a tal fine sarebbe stata invece più opportuna la stipula di un accordo per lo specifico addestramento delle forze di polizia libiche. Altri aspetti discutibili risiedono nella messa in discussione del Trattato NATO, unico ambito nel quale l'Italia può realizzare una cooperazione militare; nella grave insufficienza dei risarcimenti spettanti agli italiani espulsi dalla Libia e nella opacità dei criteri per l'individuazione delle aziende che realizzeranno le infrastrutture in Libia. Si tratta quindi di un'operazione confusa, utile alla propaganda governativa ma che gli italiani pagheranno cara. (Applausi dal Gruppo UDC-SVP-Aut e dei senatori Perduca e Serra).

PEDICA (IdV). Il Gruppo è favorevole allo sviluppo di accordi bilaterali o multilaterali nell'area del Mediterraneo e ritiene importante una politica di buon vicinato con la Libia per accostare quel Paese ai principi democratici dell'Europa, ma esprime una netta contrarietà sul merito del Trattato e sulle modalità della sua stipula, legata ad accordi di tipo personale mentre, come ha ricordato il Presidente della Repubblica, la politica estera è espressione degli Stati e non delle persone cui sono affidati incarichi di Governo. Si tratta di un Trattato sostanzialmente unilaterale, perché è solo italiano il finanziamento delle opere pubbliche da realizzare in Libia (peraltro affidate con criteri imprecisati); è unilaterale la definizione degli indennizzi spettanti alle imprese ed ai cittadini italiani che nel 1970 furono espulsi dalla Libia; è infine unilaterale in quanto non garantisce il rispetto dei diritti umani da parte del Paese nordafricano. E' quindi condivisibile la richiesta formulata da molti intellettuali e numerose associazioni per l'istituzione di una commissione internazionale indipendente per il controllo dell'immigrazione clandestina - spesso originata dalla collusione tra mercanti di schiavi e polizia libica corrotta - nonché per una verifica sul rispetto dei diritti umani in Libia, che peraltro non riconosce il diritto di asilo. Infine il Trattato può minare la cogenza degli accordi NATO e procurare grave imbarazzo all'Italia nell'eventualità si rendesse necessaria una azione dell'Alleanza nei confronti della Libia. (Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Perduca).

DIVINA (LNP). La Lega Nord voterà a favore della ratifica del Trattato tra Italia e Libia, con il quale, dopo le tensioni e le crisi che hanno caratterizzato i rapporti bilaterali negli ultimi decenni e che hanno iniziato a stemperarsi solo nel 2003, si dà inizio ad una nuova fase di amicizia e di cooperazione tra i due Paesi e si conclude il lungo contenzioso derivato dall'eredità coloniale. Numerosi sono gli aspetti positivi del Trattato, tra cui la possibilità per un certo numero di imprese di recuperare i propri crediti nei confronti della Libia, le positive ricadute sull'economia italiana degli accordi per la realizzazione di infrastrutture in territorio libico e, soprattutto, il rafforzamento della collaborazione nella lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e l'immigrazione clandestina, che permetterà di avviare a soluzione il grave problema degli sbarchi di immigrati irregolari sulle coste italiane. A fronte di ciò, l'Italia si impegna correttamente a condannare il proprio passato coloniale e a restituire i manoscritti e i reperti archeologici di proprietà libica. Il Trattato non avrà praticamente alcun costo per i cittadini italiani, in quanto la copertura è individuata tramite un'addizionale IRES a carico delle aziende che operano in Italia nel settore della ricerca e della coltivazione di idrocarburi. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

LATORRE (PD). Il Gruppo Partito Democratico voterà a favore della ratifica del Trattato di amicizia tra Italia e Libia, che corrisponde agli interessi generali italiani e rappresenta un'utile ed importante operazione diplomatica. Grazie ad esso si conclude una vicenda diplomatica iniziata con la revoca delle sanzioni ONU nei confronti della Libia nel 2003, e che ha visto una progressiva normalizzazione dei rapporti bilaterali e un'intensificazione dei rapporti economici tra i due Paesi. Fa onore all'Italia aver riconosciuto le proprie responsabilità ed aver offerto dei risarcimenti in riferimento al passato coloniale, che rappresenta una pagina ingloriosa della storia italiana. Al contempo, l'accordo presenta indubbi vantaggi di carattere economico, soprattutto per quanto riguarda l'instaurazione di un partenariato in campo energetico. Suscita invece perplessità l'attribuzione al Trattato di un ruolo determinante e risolutivo nella questione del controllo dei flussi migratori, su cui sarebbe opportuno non farsi troppe illusioni, in quanto la soluzione e la prevenzione del problema richiedono necessariamente la stipula di accordi di rimpatrio con i Paesi di provenienza dei migranti, nei confronti dei quali le iniziative diplomatiche appaiono ancora insoddisfacenti. È comunque importante che l'Italia pretenda il rispetto dei diritti umani nei confronti dei migranti e dei rifugiati che attraversano o che si trovano sul territorio libico. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

BETTAMIO (PdL). Il Trattato di amicizia tra Italia e Libia costituisce un importante passo in avanti nei rapporti bilaterali tra i due Paesi, che consente di voltare pagina rispetto al passato coloniale e di instaurare relazioni basate su una leale collaborazione; esso è il frutto di un lungo lavoro diplomatico portato avanti, nel corso degli anni, da Governi di diverso colore politico. Si tratta di un risultato utile e significativo per l'Italia, destinato probabilmente a lasciare un segno anche nei rapporti con gli altri Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo. E' inoltre auspicabile che esso rappresenti il punto di partenza di un percorso che conduca ad accordi di collaborazione con la Libia ancora più incisivi. Alcuni dei punti più rilevanti del Trattato in esame prevedono, tra l'altro, l'instaurazione di un importante partenariato in campo energetico, la realizzazione di infrastrutture in territorio libico da parte di imprese italiane e il rafforzamento della cooperazione ai fini del contrasto all'immigrazione irregolare. Il disegno di legge di ratifica prevede inoltre uno stanziamento di fondi che permetterà di risolvere definitivamente il contenzioso relativo agli indennizzi a favore dei cittadini italiani che hanno subito in passato espropri o danni economici da parte delle autorità libiche. Per tutte queste ragioni, il Gruppo Il Popolo della Libertà voterà a favore della ratifica del Trattato. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

PERDUCA (PD). Intervenendo in dissenso dal Gruppo, annuncia il proprio voto contrario, stigmatizzando con forza la concessione di ingenti risorse economiche ad un Paese che viola apertamente i diritti umani e che in passato non ha mai tenuto fede agli impegni internazionali assunti.

PORETTI (PD). Intervenendo in dissenso dal Gruppo, annuncia anch'essa il proprio voto contrario, sottolineando che il regime di Gheddafi non rispetta i diritti umani, permette la tortura, la pena di morte, la violenza contro le donne e i bambini. L'Italia affida la sorte dei migranti ad un regime che non ha sottoscritto la Convenzione dell'ONU relativa allo status dei rifugiati.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dal senatore PERDUCA (PD), il Senato approva il disegno di legge n. 1333 nel suo complesso.

 

QUAGLIARIELLO (PdL). Propone di rinviare a domani la discussione del secondo punto all'ordine del giorno.

 

PRESIDENTE. Poiché non vi sono osservazioni, così rimane stabilito.

Dà annunzio degli atti di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e comunica l'ordine del giorno delle sedute del 4 febbraio.

 

La seduta termina alle ore 19,33.

  

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza della vice presidente BONINO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,35).

Si dia lettura del processo verbale.

 

BAIO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 29 gennaio.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 16,38).

 

Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:

(1333) Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 (Approvato dalla Camera dei deputati) (ore 16,38)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1333, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta antimeridiana il Presidente della 3a Commissione permanente ha riferito sui lavori della stessa ed ha avuto luogo la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signora Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio tutti gli intervenuti perché mi sembra che il dibattito di oggi sia arrivato al cuore del problema e siano stati sollevati in quest'Aula i temi che più propriamente attengono alla ratifica dell'accordo tra Italia e Libia.

Voglio ringraziare soprattutto chi - e cito per tutti il senatore Marcenaro - ha voluto ricordare che, nascosto tra le pieghe di questo Trattato, c'è il tentativo di chiudere una storia molto lunga, quasi cent'anni di storia, dal 1911 ad oggi, e che quindi un po' di politica, di storia, un po' di Italia e Libia, in questo lungo percorso in Aula in qualche modo dovevano apparire. (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Mi scusi, signor Sottosegretario. Onorevoli senatori, sta parlando il Governo, vi pregherei di prestare attenzione.

 

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Dicevo, è l'occasione per ricordare questo, anche per evitare qualche incidente di percorso, come quello della senatrice Marinaro, a cui devo rammentare che il Governo libico non è attento solo al problema degli anni Venti e Trenta, ma più correttamente, secondo il Governo libico, ai problemi nati nel 1911 e durati praticamente fino ad oggi. Almeno in questo, quindi, rendiamoci conto che affrontiamo un problema di più ampio periodo.

Per rispondere anche ad alcune obiezioni che sono state formulate, credo di poter dire, a titolo personale, ma anche a nome del Governo, che attorno a questo accordo vi è una carenza di pietas, di attenzione ad alcuni aspetti difficilmente quantificabili, che non si misurano in miliardi di dollari, ma che fanno parte della storia dei rapporti tra l'Italia e la Libia.

Voglio citare, ad esempio, un problema che non è in questo Trattato, ma che deve restare all'attenzione del Parlamento: il problema dei cimiteri civili in Libia, che ormai ovviamente sono abbandonati. Nel caso di Tripoli rappresentavano - questo sì! - un insulto alla dignità nazionale, che in qualche modo si è provveduto a correggere; dall'altra parte, da molto tempo c'è la richiesta delle autorità libiche perché si ricordi la detenzione nei campi delle isole Tremiti dei prigionieri libici durante la Prima guerra mondiale.

Potrei continuare a citare una serie di fatti che forse avrebbero bisogno di essere più maturati, anche per capire le ragioni della difficoltà di questo accordo, e probabilmente necessiterebbero di qualche atto simbolico che in qualche modo ricordasse giustamente - come sottolineava il senatore De Eccher - che non tutto quello che è avvenuto nei rapporti Italia-Libia può essere buttato via senza alcun commento critico anche sulle posizioni che la Libia ha via via assunto.

Come diceva la senatrice Bonino, siamo di fronte a un grande atto di realismo politico; di fronte a cento anni di storia, di contestazioni, i Governi italiani da 15 anni almeno tentano di affrontare e di portare a soluzione questo problema antico, che oserei chiamare di inimicizia fra l'Italia e la Libia. Il risultato raggiunto è soddisfacente; questo è a giudizio del Parlamento. Ho ascoltato con grande attenzione gli interventi e non mi pare che vi siano critiche di fondo sulla struttura dell'accordo. Le critiche che sono venute riguardano alcuni aspetti ai quali darò risposta, che non mi paiono però mettano in discussione l'anima che è all'origine dell'accordo stesso.

Si è parlato, ad esempio, di visti agli italiani espulsi. In realtà, il riferimento è ai visti agli italiani nati in Libia e ai visti di ingresso in Libia. Credo di poter dire - peraltro basta consultare le associazioni che rappresentano questi interessi - che ormai si è avviato il processo di riconoscimento del visto agli italiani nati in Libia.

Si è parlato delle imprese italiane che ancora avanzano, dal Governo libico e dopo l'esperienza coloniale (a dimostrazione quindi che il problema occupa uno spazio molto più ampio), circa 620 milioni di euro. È un problema questo, senatrice Bonino, che il Governo non pensa di risolvere con uno scambio di lettere; esiste una Commissione mista tra il Governo italiano e il Governo libico, che sta lavorando da tempo. C'è una classificazione dei crediti, così come sono stati avanzati dalle imprese italiane; c'è l'accordo su alcuni, il dibattito su altri, la negazione di altri ancora. Da parte delle imprese italiane c'è il tentativo di risolvere unitariamente il problema e da parte libica c'è il tentativo di risolverlo "a spezzatino" (se mi passate questa espressione). In ogni caso, è un argomento su cui molto è stato fatto e gli elementi per arrivare ad un giudizio definitivo sono conosciuti. Vi è un'assunzione di responsabilità, a mio avviso, da parte delle imprese, del Governo italiano e del Governo libico, per giungere ad una soluzione, probabilmente salomonica, per evitare che questo processo duri ancora molti anni nel tempo.

C'è un problema che riguarda l'immigrazione clandestina, di cui si è parlato molto e rispetto al quale molti hanno attribuito alla ratifica di questo accordo un significato taumaturgico.

Credo che se questo accordo non sarà con molto senso di responsabilità ratificato, il processo tendente ad stipulare ulteriori accordi con la Libia diventerà praticamente impossibile, come dimostrato dall'accordo Amato del 2007. Quindi, in questo senso ha ragione il ministro Maroni a sollecitare la ratifica di questo Trattato. D'altro canto, ritengo sarebbe illusorio immaginare che in maniera automatica la ratifica di questo accordopotrà da domani mattina bloccare l'immigrazione clandestina.

D'altronde, nello stesso accordo - se ne è parlato - sono contenute alcune valutazioni che riguardano i confini a Sud della Libia, su cui si è soffermata anche la senatrice Bonino. In proposito, voglio ricordare che è vero che il 50 per cento da noi chiesto all'Unione europea non è stato ancora approvato, ma è anche vero che già nel mese di dicembre in Libia si è riunito un comitato tecnico, di cui sono membri alcuni funzionari dell'Unione Europea, proprio per dimensionare l'aiuto di quest'ultima sul preventivo discusso dal punto di vista tecnico.

C'è dunque un problema di confini a Sud ma anche al Nord, sul mare, esiste un problema di corresponsabilità da assumersi tra le due parti. C'è un problema di pattugliamento congiunto, che implica a sua volta un problema tecnologico rispetto ai mezzi navali ed aeronautici da impiegare.

Quindi, si avvia un processo che si spera possa portare ad un regolamento dei flussi e ad una conoscenza preventiva del fenomeno. Come ègià stato detto in quest'Aula- voglio ricordarlo - si stima che in Libia gli immigrati clandestini siano circa un milione o un milione e mezzo di persone. Da un calcolo sui numeri relativi a quelli che arrivano in Italia è facile intuire che, visto dal Sud, dall'Africa subsahariana, il problema non è come lo si vede dalle parti di Lampedusa. Quindi, c'è un impegno in questo senso, anche se si tratta ovviamente di un accordo preliminare a quello relativo all'immigrazione, ma nessuno pensa che con l'accordo il problema verrà automaticamente risolto.

Altra obiezione:è stato detto che con il Trattato in questione si tradisce il Trattato della NATO. (Brusìo).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di moderare i toni della voce, sta parlando il Governo.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri.Dicevo che c'è il problema, sollevato soprattutto dall'Italia dei Valori e dal senatore Pedica, della questione NATO. Vorrei ricordare al Parlamento che all'articolo 4 del Trattato, laddove le parti si impegnano ad astenersi da qualsiasi forma di ingerenza "nel rispetto dei principi della legalità internazionale", questo inciso è stato voluto e preteso dal Governo italiano per poter accedere all'accordo su questo articolo perchè noi riteniamo - lo ritengono anche i nostri avvocati - che il richiamo al rispetto dei principi della legalità internazionale consenta di salvaguardare gli obblighi derivanti da altri trattati riferiti all'Italia, ivi compreso gli obblighi verso la NATO. In questo senso, dunque, la preoccupazione ritengo sia assolutamente superata.

Per quanto riguarda la questione delle aziende, dei cinque miliardi e di come funziona, credo che sia ormai una partita acquisita dal Parlamento. Non ho trovato, in senso lato, opposizioni fortemente critiche su questo ragionamento relativo al presente. Non mi pare vi siano altre obiezioni sul tentativo di creare un partenariato bilaterale con la Libia. È un problema, come è stato sottolineato, di Realpolitik. Voglio ricordare, tra l'altro, che Gheddafi da qualche giorno è presidente dell'Unione Africana e quindi, al di là dei giudizi espressi in quest'Aula, dobbiamo renderci conto che trattiamo con un esponente importante del mondo africano.

L'ultima osservazione riguarda l'articolo 4 della ratifica, relativo al riconoscimento di un indennizzo di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2009 al 2011, che avvia a soluzione il problema - il Governo è consapevole e ricorda che gli esuli dalla Libia avevano avanzato, illo tempore, una richiesta di indennizzo per un totale di 350 milioni di euro - e recepisce le istanze provenienti da diversi Gruppi parlamentari.

Anche qui voglio ricordare a tutti coloro che oggi si battono per gli esuli della Libia che il Governo non si era dimenticato di questo aspetto quando ha presentato alle Camere questo disegno di legge.

 

Presidenza del presidente SCHIFANI (ore 16,50)

 

(Segue MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri). Il Governo sottolinea - e lo fa nel momento in cui, cogliendo la pressione di vari Gruppi parlamentari, ha formulato in tal modo l'articolo 4 - che nei trattati di ratifica di accordi internazionali sono previsti sempre e soltanto tre articoli: il primo indica l'oggetto, il secondo stabilisce le modalità ed il terzo prescrive la data dalla quale entra in funzione la legge.

È anomala - ed il Governo ritiene sia un'eccezione da non ripetere - la presenza nel disegno di legge di ratifica di un articolo che non ha nulla a che vedere con l'accordo quadro sottoposto alla ratifica stessa. Il Governo, dopo aver svolto discussioni in Consiglio dei ministri, aveva pensato che questo problema sarebbe stato affrontato attraverso disegni di legge di iniziativa parlamentare, tant'è che erano stati presentati un disegno di legge, d'iniziativa del senatore Ramponi, al Senato, e una proposta di legge, d'iniziativa dell'onorevole Bocchino, alla Camera dei deputati. Erano state chieste ai Presidenti delle Commissioni vie preferenziali per cercare di individuare una soluzione al problema. Il Parlamento ha voluto inserire tale argomento all'interno della presente ratifica ed il Governo, che era assolutamente d'accordo, ha accolto questa pressione. Ribadisco che si tratta di un'anomalia rispetto ai normali trattati di ratifica, ma sottolineo che il Governo è comunque lieto di aver fatto questa eccezione perché è assolutamente d'accordo sul fatto che così andava gestito il rapporto con gli esuli italiani dalla Libia.

Credo di avere risposto a molte delle obiezioni formulate in quest'Aula. Resto comunque a disposizione, qualora nel dibattito sugli emendamenti dovessero emergere altre questioni. Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti nella discussione generale e - ripeto - resto a disposizione qualora vi fossero ulteriori chiarimenti da fornire. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a dar lettura del parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti.

BAIO, segretario. «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo ed i relativi emendamenti, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo sul testo.

Esprime altresì parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sugli emendamenti 2.0.1, 2.0.2, da 3.33 a 3.98, da 3.118 a 3.300, da 3.347 a 3.428, 3.1345, da 3.1434 a 3.1490, da 3.2516 a 3.2566, da 3.3595 a 3.3640, da 3.4670 a 3.4710, da 3.6013 a 3.6237, 3.10000, 4.2 e 4.3.

Esprime, infine, parere non ostativo sui restanti emendamenti, ad eccezione della proposta 4.100, sulla quale il parere è di semplice contrarietà».

 

Saluto ad una delegazione della Repubblica di Cina (Taiwan)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, informo l'Aula che è presente in tribuna una delegazione della Repubblica di Cina (Taiwan), guidata dal presidente del Parlamento Wang Jin-Pyng. (Generali applausi).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333 (ore 16,55)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno, che si intendono illustrati e sui quali invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi. (Brusìo).

Onorevoli colleghi, vi prego di fare attenzione. Con questo brusìo si sente molto male.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, sull'ordine del giorno G100 il parere del Governo è favorevole. Esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G102, però pregheremmo la senatrice Maraventano di apportare una modifica richiesta dal Ministero dell'interno. Laddove nel secondo capoverso del dispositivo è scritto «ad attivarsi affinché siano adottate misure di straordinaria necessità ed urgenza atte a fornire un supporto effettivo» si chiede di eliminare le parole «di straordinaria necessità ed urgenza» perché il Governo ritiene di adottare tutte le misure atte a fornire un supporto effettivo all'isola di Lampedusa.

Sull'ordine del giorno G103, il problema è leggermente più complesso. C'è sostanzialmente da parte del Governo un invito al ritiro; c'è infatti un problema di opportunità, in quanto si fa riferimento al rapporto con la Libia e ricordiamo che stiamo parlando in un momento in cui il Ministro dell'interno si sta incontrando con le autorità libiche. Ci sembrerebbe, quindi, di condizionare un rapporto bilaterale fra i due Governi. Se si volesse insistere, il Governo chiede di riformulare il terzo e il quarto punto del dispositivo. Vorrei quindi sapere dal senatore Pistorio se accetta l'invito al ritiro formulato dal Governo; diversamente, chiederei al Presidente di concedermi due minuti per offrire al senatore Pistorio la riformulazione dei due punti suindicati.

Esprimo parere favorevole sugli ordini del giorno G104 e G105 (testo corretto).

Sull'ordine del giorno G106, esprimo parere favorevole per quanto riguarda il primo impegno del Governo. Sul secondo impegno il parere è negativo perché l'istituzione di un'apposita commissione di valutazione dei crediti non è opportuna in quanto questa esiste già; sono stati già verificati a suo tempo; c'è già stato un incarico dei Governi alla Banca italo-araba UBAE. Un aggiornamento di tale ricognizione verrà fatto nelle sedi opportune e dopo le intese che verranno raggiunte dai Governi. Sostanzialmente - lo dico subito - il criterio è se continuare a discutere il complesso dei 620 milioni di euro o se procedere a forme di liquidazioni separate e per importi predeterminati. Mi pare che il Governo non possa accettare questo secondo impegno per le ragioni che ho detto. Esprimiamo, quindi, un parere favorevole sul primo impegno, ma non può essere accettato il secondo. Attendo il parere del senatore Barbolini, che se insisterà nella formulazione che viene qui sottoposta troverà un parere contrario del Governo.

Il Governo accoglie l'ordine del giorno G107 (testo 2); c'è una sola preghiera, che peraltro avevo già anticipato al senatore Marcenaro. Crediamo che continuare ad inserire delle scadenze - che in questo caso sono semestrali - significhi dimenticare che il Governo su chiamata del Parlamento può venire semestralmente, trimestralmente, mensilmente o annualmente. Dal momento che il Governo intende mantenere l'impegno che qui il senatore Marcenaro sottolinea, il Governo accoglie questo ordine del giorno pregando, però, il presentatore di eliminare la parola «semestralmente» dal dispositivo.

PRESIDENTE. Essendo stati accolti dal Governo, gli ordini del giorno G100 e G102 (testo 2), con la modifica accettata dalla senatrice Maraventano, non verranno posti ai voti, mentre l'ordine del giorno G101 è stato ritirato.

Sull'ordine del giorno G103 c'è un invito al ritiro, ma non vedo il senatore Pistorio; quindi, accantoniamolo per qualche minuto.

Essendo stati accolti dal Governo, gli ordini del giorno G104 e G105 (testo corretto) non verranno posti ai voti.

L'ordine del giorno G106 è accolto fino alle parole: «Commissione finanze del Senato», per il resto c'è un invito al ritiro. Senatore Barbolini, è d'accordo?

BARBOLINI (PD). Signor Presidente, accetto la formulazione proposta. Mi corre l'obbligo di ricordare, però, che i tre disegni di legge, depositati nella Commissione finanze del Senato, prevedono una procedura che passa anche attraverso la costituzione di una commissione bilaterale, che possa fungere da elemento di contributo alla velocizzazione delle intese che poi dovranno materializzarsi nell'ambito del Trattato.

Sono d'accordo quindi sulla proposta del sottosegretario Mantica, ma devo sottolineare che il riferimento è a quei disegni di legge e ad una procedura che è lì individuata.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G106 (testo 2) non verrà posto in votazione.

 

Sull'assassinio di un consigliere comunale del Partito Democratico a Castellammare di Stabia

ARMATO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ARMATO (PD). Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per un gravissimo episodio accaduto a Castellammare di Stabia, in Provincia di Napoli, pochi minuti fa. Un consigliere comunale del Partito Democratico è stato barbaramente ucciso in quello che sembra, alla prima ricostruzione dei fatti, un vero e proprio agguato. Due persone su una moto lo hanno freddato.

Oltre ad esprimere il nostro sconvolgimento per questo gravissimo episodio che turba, ancora una volta, la Provincia di Napoli, vorrei che vi fosse una informativa al riguardo.

PRESIDENTE. Nel condividere il suo sconcerto, senatore Armato, e manifestare la mia piena e totale solidarietà in occasione di questo terribile delitto, assicuro che la Presidenza acquisirà immediatamente gli opportuni elementi per poter informare l'Assemblea e pregherà eventualmente il Governo di riferire al più presto. La Presidenza si riserva inoltre di informare direttamente l'Assemblea al più presto.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333 (ore 17,03)

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei dire che il primo firmatario dell'ordine del giorno G103, senatore Pistorio, mi ha comunicato che accetta la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Pertanto, essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G103 (testo 2) non verrà posto in votazione.

Chiedo al presentatore, senatore Marcenaro, se accoglie la proposta del Governo di eliminare la parola "semestralmente" dal dispositivo dell'ordine del giorno G107 (testo 2), condizione essenziale per il suo accoglimento.

 

MARCENARO (PD). Sì, signor Presidente.

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G107 (testo 3) non verrà posto in votazione.

Passiamo all'esame degli articoli.

Metto ai voti l'articolo 1.

È approvato.

 

Metto ai voti l'articolo 2.

È approvato.

 

Passiamo all'esame degli emendamenti volti ad inserire articoli aggiuntivi dopo l'articolo 2, che si intendono illustrati e su cui invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Esprimo parere contrario sugli emendamenti 2.0.2 e 2.0.4 e chiedo il ritiro degli emendamenti 2.0.1 e 2.0.3.

 

PRESIDENTE. Senatore Marcenaro, accoglie l'invito del Governo a ritirare l'emendamento 2.0.1?

MARCENARO (PD). Lo ritiro, in considerazione del fatto che il Governo ha accettato l'ordine del giorno G107 (testo 3) che riguarda il monitoraggio.

PRESIDENTE. L'emendamento 2.0.1 è stato ritirato.

Passiamo all'emendamento 2.0.2, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

PEDICA (IdV). Insisto per la votazione dell'emendamento 2.0.2, in quanto propone di istituire, a costo zero, una commissione di monitoraggio dell'attuazione del Trattato di amicizia con la Libia, sopratutto in riferimento alla tutela dei diritti umani scarsamente presa in considerazione dal Trattato.

Proprio in questo senso suggeriamo di integrare la Commissione con i rappresentanti di organizzazioni non governative esperte in materia. Inoltre la Commissione, essendo la partecipazione dei componenti a titolo gratuito, risulterebbe a costo zero per le finanze pubbliche: invito perciò il Governo a riflettere su tale proposta, tenuto anche conto del fatto che la tutela dei diritti umani è scarsamente presa in considerazione dal Trattato. Vogliamo che sia presa in considerazione e casomai sia oggetto di discussione o di risposta da parte del Governo. Ripeto: essendo a titolo gratuito, non costa nulla al Governo dire di sì.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare, mediante procedimento elettronico, se la richiesta di votazione, avanzata dal senatore Pedica, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo
(ex art. 102-bis Reg.)

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.2, presentato dal senatore Belisario e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Senatore Marcenaro, accoglie l'invito al ritiro dell'emendamento 2.0.3?

 

MARCENARO (PD). Sì, signor Presidente, lo ritiro.

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.4.

GIAMBRONE (IdV). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Giambrone, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.0.4, presentato dal senatore Belisario e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

 

Saluto ad una rappresentanza di studenti della scuola «Silvio Pellico» di Arese

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, è presente nelle nostre tribune una classe della scuola media «Silvio Pellico» di Arese, in provincia di Milano, che salutiamo con grande amicizia. (Applausi).

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333 (ore 17,02)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

PEDICA (IdV). Signor Presidente, illustro l'emendamento 3.6400. Con esso all'articolo 3, comma 1, dopo le parole: «residenti nel territorio dello Stato» vogliamo inserire le seguenti: «rispondenti a tutti i requisiti indicati dalle seguenti lettere».

Inoltre, al comma 1, lettera a), l'Italia dei Valori chiede di sostituire le parole: «che operano» con la seguente: "operanti" .Questo perché l'emendamento 3.6400 propone - così come indicato anche dal Servizio studi di Camera e Senato - di esplicitare l'obbligo del possesso di tutti i requisiti indicati dalle lettere a), b) e c) del comma 1 per evitare che, nel caso in cui una società o un ente commerciale possieda un solo requisito, scatti in automatico l'addizionale all'imposta sul reddito della società. Anche per questo mi meraviglio che il Governo abbia espresso parere contrario: si tratta, lo ripeto, di un emendamento che propone di esplicitare l'obbligo del possesso.

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, purtroppo quando è stata data lettura degli emendamenti che sono passati all'esame dell'Aula non sono riuscito a quantificare il numero di quelli riferiti all'articolo 3. Siccome vi è anche un problema di contingentamento dei tempi e considerato che comunque di emendamenti ve ne sono molti, chiederei di capire quanti di essi sono rimasti in tutto, in modo di darne un'illustrazione comprensiva, visto e considerato che affrontano aspetti che sono stati dichiarati anomali da parte del Governo.

 

PRESIDENTE. Senatore Perduca, considerando le eventuali preclusioni, resterebbero da votare circa 25-30 emendamenti. Lei cosa chiede esattamente? Il tempo è stato già assegnato.

 

PERDUCA (PD). Si potrebbe avere un aggiornamento relativamente al tempo assegnato?

 

PRESIDENTE. Certo, senatore Perduca, glielo faccio avere subito.

BARBOLINI (PD). Signor Presidente, illustro l'emendamento 3.10000. Ho apprezzato la disponibilità del Governo ad accogliere gli ordini del giorno a cui abbiamo fatto riferimento in precedenza; essi tuttavia esprimono un'intenzione per la soluzione di un problema che ormai data da tantissimo tempo. Questo emendamento propone, invece, di cogliere l'occasione dell'approvazione del Trattato per chiudere definitivamente un lunghissimo contenzioso.

Questo Trattato rappresenta un atto in sé positivo, in quanto chiude una fase di incomprensioni e di contenzioso tra il nostro Paese e la Libia; devo dire però che ha un costo, che non è tanto quello dei 5 miliardi di dollari che in vent'anni saranno impegnati per darvi attuazione.

Il costo vero è quello posto a carico di imprese che legittimamente vantano dei crediti nei confronti del Governo libico, per lavori eseguiti dal 1970 al 2002, e che a tutt'oggi non hanno visto ancora minimamente riconosciute le loro legittime aspettative. È vero che l'articolo 13 del Trattato impegna le parti ad uno scambio di lettere e che si prevede anche la costituzione di un comitato misto. Si tratta però di un film già visto nel corso di questi anni e rappresenta una tecnica dilatoria che fa sì che questo problema non venga mai all'ordine del giorno e dunque non venga mai affrontato. Il Trattato può dunque essere un'occasione per lo Stato e innanzitutto per il Governo italiano per dare piena attuazione all'articolo 35 della Costituzione, nella parte in cui tutela il lavoro italiano all'estero: si tratta infatti di lavoro effettivamente prestato che non è stato pagato.

L'emendamento in esame, dunque, cerca di creare le condizioni per risolvere il problema. Basterebbe infatti uno sforzo minimo: da quanto ha dichiarato in quest'Aula il ministro degli esteri Frattini, la distanza residua tra la posizione libica e quella italiana è di circa 250 milioni di euro. Basterebbe quindi molto poco, visto che il rischio di copertura è pari a quella prevista per un'annualità di questi venti anni e che, con una garanzia sovrana di copertura da parte dello Stato italiano e con l'impegno ulteriore di quote finanziarie, sarebbe possibile garantire l'avvio a soluzione di questo problema, che poi ovviamente dovrebbe trovare una sede e un canale di attuazione attraverso l'intesa tra la parte libica e quella italiana.

Lo Stato italiano non può però rinunciare ad un'iniziativa in grado di garantire alle imprese di esigere i loro corrispettivi in un tempo certo e non indefinito. Sono passati tantissimi anni ed è ormai da tre legislature che la questione è all'attenzione del Parlamento, senza però trovare una soluzione. L'emendamento spinge in questa direzione e sarebbe cosa buona e utile se il Governo vi assentisse e se il Parlamento lo condividesse e lo approvasse.

PRESIDENTE. Senatore Perduca, il tempo a disposizione del suo Gruppo, prima dell'intervento del senatore Barbolini, era di 37 minuti: ora sono rimasti circa 33 minuti.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, mi verrebbe da dire: «Mettetevi comodi», perché ci sarebbe di che discutere. Gli emendamenti che la delegazione radicale nel Gruppo del PD ha presentato all'articolo 3 del disegno di legge, che poc'anzi il rappresentante del Governo senatore Mantica ha dichiarato essere una parte anomala rispetto alla ratifica di un trattato internazionale, vanno nella direzione testé riargomentata dal senatore Barbolini.

Tutte le critiche al documento, al Governo di Gheddafi e alla qualità del Trattato, che è stato stilato e frettolosamente portato alla firma dei due Governi alla fine del mese di agosto, non solo rimangono intatte, ma addirittura si aggravano se prendiamo in considerazione il fatto che con questa decisione salomonica invece di «dividere il bambino in due» lo si è dato tutto a Gheddafi. Ci si preoccupa del modo in cui sono tenuti i cimiteri civili in Libia, ma non dei diritti vantati da italiani espulsi quaranta anni fa e da decine e decine di imprese, che hanno visto sequestrati le proprie attività e i propri beni e che sono anch'esse state espulse da quel Paese.

Se proprio ci si è posti il problema della necessità di fare un grande gesto, esso avrebbe potuto essere ulteriormente ampliato, a 360 gradi, in favore dei cittadini italiani che hanno subito, da parte del Governo libico, tanto quanto hanno subito i cittadini libici dai nostri Governo regi e fascisti, di cui non dovremmo comunque portare questo tipo di responsabilità. I cittadini italiani, dunque, hanno subito una serie di torti.

Ebbene, grazie all'ostruzionismo che i deputati radicali hanno portato avanti alla Camera, un minimo di buonsenso ha iniziato ad emergere e sono quindi state aggiunte nel disegno di legge di ratifica di questo Trattato alcune norme che recuperano dei soldi, per la precisione 150 milioni di euro in tre rate.

Il Governo è riuscito a trovare un meccanismo, per certi versi veramente geniale, di finanziamento delle strutture e infrastrutture che sono al centro di questo accordo che, più che Trattato di amicizia, si potrebbe definire un documento di intermediazione finanziaria ed economica del Governo nei confronti di due o tre grandi imprese italiane. Tale meccanismo prevede un'addizionale IRES su delle imprese che hanno caratteristiche particolari - ce ne saranno giusto due o tre, l'ENI per prima, che rispondono alle caratteristiche elencate all'articolo 3 - e non si capisce perché lo stesso meccanismo non possa essere utilizzato per recuperare i 250 milioni che il ministro Frattini, in Commissione finanze, ci disse essere ancora in qualche modo al centro di un dibattito tra le parti.

Alcuni degli ordini del giorno presentati hanno voluto sollevare questo tipo di anomalia, se così la vogliamo chiamare, e il fatto che sia stato accolto l'ordine del giorno G106, di cui sono firmatario insieme al senatore Barbolini, credo che possa lasciare ben sperare sulla possibilità di riuscire a trovare una corsia preferenziale relativamente al reperimento delle risorse economiche e finanziarie per dare seguito fattivo alle richieste al centro di quelle tre proposte di legge. È stata lasciata nelle mani del Governo libico la possibilità di ricattare quotidianamente gli italiani - intesi come esuli e come imprese e quindi, in buona sostanza, il popolo italiano attraverso il suo Governo - perché con la tecnica del negoziato sistematico e quotidiano non si arriva mai alla fine del processo e quindi non si arriva mai a dare finalmente i soldi.

Tra l'altro, se potessimo usare un'espressione abbastanza diffusa nel Maghreb, il Governo italiano ha pagato prima di vedere il cammello. Questo è stato stamani da più parti evidenziato. Abbiamo deciso di dare dei soldi ad un Governo che non ha mantenuto una sola promessa, che non ha dato seguito alla firma di un solo patto internazionale, di una convenzione internazionale, di uno di quelli che nel gergo vengono chiamati strumenti dei diritti umani internazionali e continuiamo a dare fiducia ad un simile Governo. Gli emendamenti all'articolo 3, quei pochi che sono rimasti, vogliono recuperare tutto questo, chiedendo di aumentare l'addizionale IRES per recuperare, se non altro, un minimo dei danni che vengono causati da questo Trattato in generale e ridistribuire il danaro italiano a degli italiani.

Si è detto, all'inizio della replica del Governo, che si tenta di chiudere un contenzioso avviato nel 1911. Ripeto, siccome non depone a favore della controparte il mantenimento della parola data, se non altro si potrebbe - e abbiamo ancora minuti preziosi da utilizzare in questo senso - chiudere il contenzioso dando garanzia sovrana del Paese di cittadinanza a queste persone titolari di imprese creditrici della Libia. Si tratta di decine di migliaia di italiani che non so se hanno ancora un'impresa economica: credo infatti che sia difficile tenere in piedi quanto creato 25-30 anni fa dopo che è stato portato via tutto. Queste persone hanno un problema economico da affrontare, ormai hanno maturato probabilmente anche degli interessi e spero che anche questo venga preso in considerazione; per non parlare degli esuli, cioè delle persone scacciate all'indomani della rivoluzione da parte di quello che oggi è diventato, con una grande campagna acquisti, il presidente dell'Unione africana. Speriamo che per questo non sia stato utilizzato neanche un centesimo dei soldi che l'Italia ha dato alla Libia grazie al decreto di finanziamento delle missioni internazionali relativamente al pattugliamento dei 3.000 chilometri di coste libiche. L'Italia dà alla Libia 4.200.000 euro a semestre per portare avanti questi tipo di iniziative: speriamo che quei soldi non siano stati utilizzati da Gheddafi per comprarsi la Presidenza dell'Unione Africana.

Quindi, noi riteniamo che il danno sia già stato fatto e che esistano, purtroppo, non soltanto i numeri della maggioranza ma autorevoli esponenti dell'opposizione principale del Partito Democratico che si sono espressi a favore della ratifica di questo documento, per cui penso che sia pressoché impossibile non arrivare alla ratifica oggi.

Abbiamo ritenuto, comunque, di sollevare tutta una serie di questioni per tentare di ridurre questo danno, e l'unico che si poteva ridurre non era certo quello nei confronti dei cittadini libici.

A chi parla delle malefatte del regime italiano negli anni '10 e del regime fascista negli anni '20 e '30 in Libia, ricordo che sarebbe interessante sapere cosa faccia oggi il Governo di Gheddafi nei confronti dei suoi cittadini: la Libia ha ratificato tutte le convenzioni internazionali in materia di diritti umani e non ha rispettato una singola virgola di questi documenti.

Grazie al fatto di aver sollevato tutte queste questioni alla Camera si è compiuto un passo avanti; chiediamo di farne un altro, recuperando il denaro necessario attraverso questi emendamenti, per poter restituire il mal tolto - credo sia proprio l'espressione adatta a questo tipo di contesto - nei confronti degli esuli e delle imprese italiane scacciati da Gheddafi. (Applausi della senatrice Poretti).

 

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, potrei anche limitarmi ad esprimere una contrarietà e chiudere la questione, però voglio rispondere al senatore Perduca che molte volte gli amori senili fanno venire passioni particolari. I crediti per 620 milioni di euro che lei vuole inserire non hanno niente a che fare con i rifugiati politici, non si tratta inoltre di migliaia di cittadini, ma di 400 imprese.

E per spiegare ancora di più, vorrei ricordare che il problema è molto semplice, e questo è uno dei motivi per cui abbiamo accolto l'ordine del giorno G106 perché ne abbiamo colto lo spirito e la ratio, ma non possiamo accogliere l'emendamento. La garanzia sovrana viene data nella certezza che i crediti siano tutti veri ed esigibili, certezza che non abbiamo. È una vicenda che va avanti da tempo; abbiamo diviso i crediti in tre parti: ve ne sono alcuni su cui sono state emanate sentenze della magistratura internazionale, che sono riconosciuti da parte sia libica sia italiana; vi è una seconda parte che riguarda crediti che sono stati documentati su richiesta della Libia e ve n'è una terza nella quale la documentazione è insufficiente. È ovvio che la terza parte del complesso dei 620 milioni, che è un po' meno della metà del tutto, non vuole disgiungersi dalle prime due parti, per ovvii ed evidenti motivi, poiché ne uscirebbe una sua intrinseca debolezza, cosa che peraltro più volte è stata proposta al Governo italiano.

Comprendiamo la ratio di questi creditori, che abbiamo più volte invitato a dare anche un termine di fornitura della documentazione. Non credo e non voglio dire qui che il Governo libico si attenga alle regole dell'etica internazionale nella documentazione, questo no; però, sono anni che questa vicenda va avanti.

Allora, daremo la garanzia sovrana una volta che saranno accertate le documentazioni e quindi daremo una garanzia di fronte alla certezza che i crediti in discussione sono nel loro complesso tutti esigibili. Altrimenti, se, invece del cento per cento dei crediti, si giungesse - come ha proposto correttamente il ministro Frattini - alla soluzione di 350 milioni di euro, che è il forfait che offrono i libici, e i 250, che sono quelli che dovrebbe dare l'Italia, sarebbe come dire che la Libia paga i crediti certi e l'Italia dà la garanzia sovrana su un pacco di incerti. Anche per questo, se è consentito, siccome si tratta di denaro pubblico, credo sia corretto dire che accettiamo lo spirito dell'ordine del giorno: il Governo è orientato a dare una garanzia, quindi metteteci in condizioni di essere certi (non lo dico al Parlamento, ma ai creditori).

E poi ci fermiamo qui, perché è meglio per il Parlamento, per il Governo, per il popolo italiano e per i creditori che esigono questi crediti.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.6400.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.6400, presentato dal senatore Belisario e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.98.

Avverto i colleghi che, qualora venisse approvata la prima parte, potrà essere messa in votazione la seconda parte solo se richiesto da 15 senatori, poiché la 5a Commissione permanente ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.98, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.98 e gli emendamenti dal 3.97 al 3.32.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.297.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.297, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.297 e gli emendamenti dal 3.296 al 3.118.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.346.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.346, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.346 e gli emendamenti dal 3.345 al 3.300.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.1344.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.1344, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.1344 e gli emendamenti dal 3.1343 al 3.408.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.1433.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.1433, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.1433 e gli emendamenti dal 3.1432 al 3.1345.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.2431.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.2431, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.2431 e gli emendamenti dal 3.2430 al 3.1491.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.2515.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.2515, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.2515 e gli emendamenti dal 3.2514 al 3.2432.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.3514.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.3514, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.3514 e gli emendamenti dal 3.3513 al 3.2566.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.3594.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.3594, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.3594 e gli emendamenti dal 3.3593 al 3.3515.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.4593.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.4593, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.4593 e gli emendamenti dal 3.4592 al 3.3640.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.4669.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.4669, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.4669 e gli emendamenti dal 3.4668 al 3.4594.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.5667.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.5667, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.5667 e gli emendamenti dal 3.5666 al 3.4710.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.5738.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.5738, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.5738 e gli emendamenti dal 3.5737 al 3.5669.

Metto ai voti l'emendamento 3.6401, presentato dal senatore Belisario e da altri senatori.

Non è approvato.

 

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.5739.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.5739, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.5739 e gli emendamenti dal 3.5740 al 3.6013.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 3.6308.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della prima parte dell'emendamento 3.6308, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, fino alle parole «con le seguenti».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 3.6308 e gli emendamenti dal 3.6307 al 3.6238.

Passiamo alla votazione dell'articolo 3.

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo, che ha votato contro i miei emendamenti.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, voterò, naturalmente, contro questo articolo. Credo che, in parte, le questioni che abbiamo cercato di sollevare siano rientrate in maniera molto diplomatica in quella che potrebbe essere stata una sorta di ulteriore replica che il sottosegretario Mantica ha fornito alle argomentazioni che ci hanno portato a presentare emendamenti di natura ostruzionistica, anche se l'ostruzionismo è già stato fatto alla Camera.

Dicevo solo in parte, perché il sottosegretario Mantica ha ammesso che questo tipo di negoziato va avanti da trent'anni senza che si sia arrivati a nulla. (Commenti del senatore Asciutti). Proprio perché è suonata una campana, speriamo che inizi uno scampanio e che, da ora a quando entrerà in vigore questo Trattato, finalmente il Governo si faccia carico di mettere intorno ad un tavolo tutti i creditori (le imprese saranno circa 400, ma credo che l'indotto e comunque le persone che sono state interessate da questa iniziativa siano migliaia) con documentazione certa o incerta e la controparte e che la barra non sia tenuta ancora una volta rivolta esclusivamente verso gli interessi di Tripoli, ma se possibile sia portata indietro.

Con queste argomentazioni, dichiaro il mio voto contrario all'articolo 3.

PEDICA (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEDICA (IdV). Signor Presidente, anche il Gruppo dell'Italia dei Valori esprimerà voto contrario sull'articolo 3.

Va fatta una riflessione, come diceva anche il senatore Perduca, sulle società che hanno perso soldi, a cui sono stati confiscati i beni e che negli anni passati sono state cacciate via da un giorno all'altro. È necessario che di questo si abbia ricordo. Ho ascoltato questa mattina anche alcuni colleghi del centrodestra, i quali dicono la stessa cosa: bisogna riflettere su quello che è accaduto negli anni passati.

Credo che, come ha dichiarato la senatrice Bonino, inizi anche un'altra fase, che non è di collegialità o di spirito di vicinanza, ma di conflittualità, se non stiamo attenti a questo Paese, perché non lo vedo propenso a firmare un accordo e a portarlo a termine fino alla fine del suo contratto.

Su questo bisogna riflettere: un ricatto, perché di ricatto si può parlare per quello che riguarda questo accordo, sul petrolio, sul gas e sugli sbarchi. Non c'è un libico che sbarca nelle nostre isole, ma sono tutti poveracci degli altri Paesi. Nelle sue dichiarazioni, il leader libico si professa il "re dei re". Su questo bisogna riflettere.

L'articolo 3 dovrebbe prendere in considerazione quello che le società hanno subìto negli anni passati, ma nessuno ne ha parlato fino ad oggi.

PORETTI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

PORETTI (PD). Signor Presidente, in dissenso dal Gruppo, anch'io prendo la parola per ricordare con chi è che noi stiamo facendo un accordo. Tra l'altro, non è ben chiaro come questi soldi e questi indennizzi saranno davvero valutati ed erogati.

Ci tenevo a riportare, affinché rimanesse agli atti di questo dibattito, dal momento che parliamo degli sbarchi dei clandestini e di come questo accordo sarà utile a fermare i clandestini che vogliono venire in Italia, la denuncia non di una giornalista o di una qualche organizzazione in difesa dei diritti umani, ma dei vertici dei servizi segreti.

L'ex direttore del SISDE, il prefetto Mario Mori, nel 2005, durante un'audizione del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, dichiarava che in Libia i clandestini venivano accalappiati come cani, messi su furgoncini pick‑up e liberati in centri di accoglienza dove i sorveglianti per entrare dovevano mettere i fazzoletti sulla bocca per gli odori nauseabondi.

Mori parlava di un centro di accoglienza finanziato dagli italiani in Libia, nella località di Seba al confine con il deserto, uno di quei centri di detenzione dove venivano trasferiti anche i clandestini respinti dai centri di permanenza temporanea italiani. Il centro, dichiarava sempre Mori, prevede di ospitare 100 persone, ma ce ne sono 650, una ammassata sull'altra, senza il rispetto di alcuna norma igienica e in condizione terribili.

Mori aveva effettuato una visita nel centro di Seba intorno a metà gennaio 2005, cinque giorni prima dell'incontro dell'allora ministro Giuseppe Pisanu con il colonnello Gheddafi; ebbene Gheddafi è rimasto sempre lo stesso, quello che sottoscrive gli accordi con noi e poi fa dichiarazioni come quelle che abbiamo ascoltato sullo Stato di Israele. (Richiami del Presidente).

Vorrei ricordare, quindi, con chi è che stiamo sottoscrivendo questo accordo.

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 3.0.1, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori, identico all'emendamento 3.0.3, presentato dal senatore Marcenaro e da altri senatori.

Non è approvato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.0.2.

PEDICA (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEDICA (IdV). Signor Presidente, l'emendamento 3.0.2 propone di prevedere in capo al Ministro dell'economia e delle finanze un'azione di monitoraggio dell'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 3 della legge di ratifica del Trattato. Tale monitoraggio è finalizzato anche all'adozione di eventuali interventi utili al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica. Infatti, considerata la mancanza di dati certi che indichino il valore esatto dei maggiori introiti derivanti dall'addizionale all'imposta sul reddito delle società, la cosiddetta ENI-tax, si teme che la copertura finanziaria non sia sufficiente.

Quindi, per rispettare l'articolo 81 della Costituzione, si chiede al Ministro dell'economia e delle finanze di verificare l'operatività e la reale consistenza del gettito atteso dall'addizionale. Come recita l'emendamento, «Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio dell'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 3 al fine di verificare l'effettiva operatività delle misure in esso contenute anche in relazione al gettito atteso dall'introduzione dell'addizionale all'imposta sul reddito delle società. In relazione agli adempimenti di cui ai commi 2, 3, 4, 5 e 6, il monitoraggio è finalizzato anche all'adozione, entro il 30 aprile 2010, degli eventuali interventi necessari per garantire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica». Questo riguarda appunto il monitoraggio del gettito atteso dall'introduzione dell'addizionale all'imposta sul reddito delle società.

Bisogna fare al riguardo una riflessione sulle parole e sulle interviste del leader libico Gheddafi, dando anche un'impostazione di quello che bisogna temere, ossia di fare un primo presidente dei futuribili Stati uniti d'Africa. Vi invito a riflettere sulla credibilità di una persona che può stravolgere totalmente quello che ha firmato il giorno prima.

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, è stato respinto l'emendamento 3.0.1, identico all'emendamento 3.0.3, con il quale si voleva creare una sorta di commissione paritetica che monitorasse in generale l'andamento del Trattato.

L'emendamento 3.0.2, presentato dal Gruppo Italia dei Valori, che anch'io ho sottoscritto, pone un altro tipo di problema. Mettiamo che un domani si dovessero esaurire le fonti di gettito per quelle due o tre imprese che sono state classificate come quelle dalle quali vanno prelevati i quattrini con questa addizionale IRES. Cosa succede? Da dove si prendono i soldi per finanziare le grandi opere infrastrutturali? Non si sa. Si è riusciti ancora una volta a dare un lascito: questa è una donazione a fondo perduto da una parte, ma dall'altra non si conosce neanche il fondo da cui si vanno a prendere dei soldi.

Quindi, rigettando l'emendamento in esame, il Governo probabilmente ci spiegherà cosa intende invece mettere in atto per porsi prima di tutto (e poi porre anche quando un domani - speriamo tra sei mesi - potremo riprendere in considerazione la questione) il problema sollevato con tale emendamento e ne chiedo la votazione elettronica.

Pertanto, annuncio il voto favorevole sull'emendamento 3.0.2 e ne chiedo la votazione elettronica.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 3.0.2, presentato dal senatore Belisario e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, sul quale sono stati presentati emendamenti e un ordine del giorno, che invito i presentatori ad illustrare.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, ancora una volta si affrontano alcuni piccoli dettagli riferiti al Trattato in esame che, avendo abbastanza approfondito la natura della controparte, possono ad un certo punto dare luogo a qualche problema.

Come delegazione dei radicali, insieme alle senatrici Poretti e Bonino, abbiamo proposto due emendamenti. Il primo è volto a sostituire, al comma 2, le parole «centottanta giorni» con le parole «un anno». Si vorrebbe che le domande già presentate, se confermate da parte degli aventi diritto, potessero essere ripresentate nell'arco di un anno e non di sei mesi, proprio in considerazione delle particolarità di questa disputa riferita al riconoscimento di ulteriori indennizzi in favore di soggetti titolari di beni, diritti ed interessi sottoposti a misure limitative in Libia.

Quindi, proprio allo scopo di tentare di garantire un minimo di ristoro rispetto al danno causato dal regime libico di Gheddafi alla controparte italiana, ai nostri concittadini, sia semplici cittadini che imprenditori, si è ritenuto di inserire una previsione normativa secondo cui si garantisce almeno la possibilità di ripresentare la domanda entro il termine di un anno e non di sei mesi.

Allo stesso tempo, proprio perché dal nostro punto di vista occorre insistere sulla questione relativa al denaro necessario per dare una risposta concreta capace di venire incontro ai diritti dei nostri concittadini, si ritiene che, considerato che l'attuale Governo si è espresso in senso assolutamente contrario con riferimento ad un precedente emendamento relativo alla possibilità di imporre l'IRES ad alcune imprese (descritte in maniera molto generica, ma facilmente individuabili per chi è addentro alla materia negli articoli già approvati di questo disegno di legge), se si aumentasse l'IRES dal 4 al 5, 2 per cento, si potrebbe finanziare l'aumento da 50 a 100 milioni della somma disponibile.

Ho anche firmato un altro emendamento insieme al Gruppo Italia dei Valori che prevede un altro tipo di copertura. Tuttavia a nostro avviso è stato creato in maniera molto diabolica, considerato che si ha a che fare con il diavolo nella controparte, un meccanismo per il quale viene prelevato il denaro necessario a finanziare invece una sieri di iniziative, credo che entrambi questi emendamenti possano aiutare il Governo a riparare il torto fatto in primis da Gheddafi ai nostri concittadini e, in seconda battuta, con la firma di questo Trattato che è riuscito a codificare qualcosa che non era mai stato esplicitato in un documento di diritto internazionale. Mi riferisco al concetto della legalità internazionale. Chiunque abbia un minimo praticato i banchi universitari non sa in effetti a cosa si stia facendo riferimento.

Pertanto, intendo preannunciare il voto favorevole di noi radicali su entrambi gli emendamenti nella consapevolezza che possono dare luogo ad una riduzione di questo enorme danno.

PEDICA (IdV). Signor Presidente, con riferimento agli emendamenti presentati dal nostro Gruppo con riferimento all'articolo 4, introdotto dalla Camera dei deputati, si evidenzia che si interviene in materia di riconoscimento di un indennizzo nei confronti di cittadini italiani, enti e società operanti in Libia e colpiti da provvedimenti adottati dalle autorità libiche. Al comma 1 si prevede la concessione di un ulteriore indennizzo, relativo agli anni 2009-2011, in favore dei seguenti soggetti: i cittadini italiani, enti di nazionalità italiana e società di nazionalità italiana già operanti in Libia.

La stima che successivamente, all'articolo 5, viene effettuata degli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 4 della presente legge (relativo agli ulteriori indennizzi) è pari a 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2009 al 2011.

 

PRESIDENTE. Senatore Pedica, le ricordo che il suo tempo è terminato.

PEDICA (IdV). Signor Presidente, sto concludendo.

 

PRESIDENTE. Le concedo ancora un minuto di tempo.

PEDICA (IdV). La ringrazio, signor Presidente.

Abbiamo discusso con l'Associazione italiani rimpatriati dalla Libia (che il presidente Belisario ha ricevuto direttamente), che rappresenta i cittadini che con la confisca del 1970 hanno perso immobili, aziende, depositi bancari e pensioni. Da loro abbiamo appreso che la stima minima di un indennizzo decoroso è pari ad almeno 100 milioni di euro. Per innalzare, dunque, lo stanziamento il Gruppo Italia dei Valori presenta l'emendamento 4.3 che propone di aumentare da 50 milioni di euro a 100 milioni di euro la dotazione per gli anni 2009, 2010 e 2011. Credo che anche alcuni colleghi del centrodestra possano condividere tale riconoscimento. Ripeto che il presidente Belisario ha ascoltato direttamente l'Associazione italiani rimpatriati dalla Libia.

Credo, dunque, che tale riconoscimento sia un dovere e mostri rispetto per quegli italiani che, da un momento all'altro, sono rimasti senza i beni che fino a poco prima possedevano. (Applausi dei senatori Perduca e Poretti).

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, proponiamo di modificare la copertura finanziaria con riferimento ai fondi - per la verità, esigui - che sono destinati a risarcire i nostri connazionali espulsi dal territorio libico dal 1970 e i cui beni sono stati confiscati. Come noto, il Trattato in esame - questa è una delle ragioni per le quali riconfermeremo il voto contrario sul provvedimento - trova integrale copertura con un'addizionale sull'IRES che riguarda le imprese operanti nel settore degli idrocarburi e soprattutto del gas (in particolare l'ENI).

È chiaro che questa addizionale sarà caricata come sovrapprezzo sulle tariffe che i cittadini italiani saranno chiamati a pagare. Alla fine, quindi, gli effetti del presente Trattato, che dovrebbe garantire la sicurezza delle nostre frontiere e che prevede un impegno finanziario per il nostro Paese di 5 miliardi di dollari in 20 anni, saranno a carico dei contribuenti italiani. Almeno i 150 milioni di euro, previsti nel triennio 2009-2011 come parziale risarcimento per i nostri connazionali per un atto di riconoscimento di ciò che essi hanno subito, potrebbero essere ristorati attraverso il Fondo per interventi strutturali di politica economica, istituito con la legge 27 dicembre 2004, n. 307. Si avrebbe così una copertura certa e non variabile in ragione del gettito dell'imposta (l'IRES o quant'altro): credo che tale proposta potrebbe trovare accoglimento.

Ho presentato, poi, l'emendamento 4.0.100 volto a far rispettare almeno le regole di trasparenza previste dalla normativa comunitaria in materia di scelta del contraente, visto che si è deciso - si tratta di un aspetto su cui non siamo aprioristicamente contrari - di intervenire con nostre imprese per realizzare opere in territorio libico; si vuole evitare altresì che anche la selezione delle imprese che devono realizzare i cospicui, costosi ed importanti interventi venga affidata alla commissione paritetica composta tra Stato italiano e Stato libico. Non mi riferisco soltanto alla scelta degli interventi che devono essere effettuati, ma anche a quella relativa alle stesse imprese.

Questi, in sintesi, sono i contenuti degli emendamenti che abbiamo presentato al provvedimento in esame e che speriamo vengano accolti. (Applausi dal Gruppo IdV).

SAIA (PdL). Signor Presidente, l'ordine del giorno G4.100 è volto ad estendere i benefìci che deriverebbero da questo provvedimento agli italiani che lavoravano in Libia anche a quelli di altre ex colonie, con gli stessi diritti e con gli stessi vantaggi. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti e sull'ordine del giorno in esame.

MANTICA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 4. Il Governo accoglie l'ordine del giorno G4.100.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.1.

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, non riesco a capire come si possa dire di no all'emendamento 4.1 dopo che è stato accolto un ordine del giorno con cui il Governo si impegna nei confronti di milioni e milioni di persone.

Non comprendo la ratio, con rispetto parlando, del tipo di risposta data adesso ad un ordine del giorno che è in contrasto con il parere negativo espresso su questo emendamento che chiede soltanto di raddoppiare l'arco temporale entro il quale si possono presentare le legittime richieste di risarcimento. Veramente non si riesce a capire.

Mi sembrava di aver colto un moto verso il microfono del sottosegretario Mantica in riferimento a quanto detto prima relativamente ad altri emendamenti. Noto purtroppo che, invece, é stato bloccato. Mi dispiace perché in effetti sarebbe interessante sapere sia per i cittadini italiani che per quelli di altri Paesi ex-colonizzati quali sono le argomentazioni che cercano di tener insieme questo tipo di comportamento che è diametralmente opposto.

Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 4.1, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.2, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

 

PERDUCA (PD). Ne chiediamo la votazione.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo
(art. 102-bis Reg.)

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 4.2, presentato dal senatore Perduca e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.3, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

PEDICA (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEDICA (IdV). Signor Presidente, chiediamo che questo emendamento sia votato.

Come poc'anzi ho detto, l'emendamento 4.3 propone di aumentare da 50 a 100 milioni gli stanziamenti per gli anni 2009, 2010 e 2011 per il fondo relativo al riconoscimento di un ulteriore indennizzo ai soggetti titolari di beni e diritti, oltre ad interessi, sottoposti in Libia a misure limitative. Questa è la cifra suggeritaci direttamente dall'Associazione italiana rimpatriati dalla Libia, i quali - come ho detto poc'anzi sempre sostenendo l'emendamento del collega Perduca - hanno perso con la confisca del 1970 tutti i beni in Libia.

La stima minima di un indennizzo decoroso dovrebbe essere almeno il doppio di quella indicata: non 50 milioni di euro, ma 100 milioni per ogni anno del triennio 2009-2011. Giustamente l'Associazione italiana rimpatriati dalla Libia ci faceva presente che sono anni - parliamo del 1970 - che chiedono giustizia: in un anno si sono visti azzerare totalmente la loro dignità, la loro vita e la loro professionalità. Si sono visti cacciati da un Paese che da amico è diventato nemico nel giro di pochi giorni. Su questo va fatta una riflessione. Quando si firmano trattati e convenzioni con un Paese che non ha mai rifiutato o stracciato le convenzioni si può anche stare tranquilli.

Con una persona che da trent'anni a questa parte governa facendo il bello e il cattivo tempo - lo abbiamo visto anche con il ricatto dei barconi (perché di questo parliamo) - dobbiamo invece stare attenti ed essere consapevoli che a firmare è quella persona che il giorno dopo può stracciare quello che ha firmato oggi.

Il nostro è un emendamento che deve far riflettere. Verrà da noi condiviso ed approvato ed invitiamo a riflettere anche gli amici del centrodestra: nel 1970 anche qualche suo sostenitore è tornato a casa senza più quella dignità che aveva fino ad un minuto prima. Parliamo del 1970, ma è quella stessa persona che oggi torniamo a legittimare come soggetto nella firma di un accordo, che dovrà mantenere. Non credo che sia così.

 

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 4.3.

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, visto e considerato che è stato respinto l'emendamento precedente teso a rendere meno diabolico il meccanismo escogitato dal Governo per finanziare le infrastrutture che saranno realizzate da imprese italiane in Libia, riteniamo che quanto testé descritto dal senatore Pedica possa invece essere una sorta di ciambella di salvataggio per recuperare dei soldi. Non c'è nessun tipo di incremento della spesa: si vanno a decrementare alcune dotazioni previste per altri tipi di iniziative.

Quindi, il voto di noi radicali sarà favorevole a questo emendamento.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione, avanzata dal senatore Pedica, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo
(art. 102-bis Reg.)

 

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 4.3, presentato dal senatore Belisario e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.100.

BARBOLINI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BARBOLINI (PD). Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole a questo emendamento ma soprattutto approfitto di questa opportunità (dato che aspettavo di fare una dichiarazione di voto sul 3.10.000 che è stato stralciato; di ciò prendo atto e non contesto il fatto) per poter dare una ribattuta alle considerazioni svolte dal sottosegretario Mantica circa un aspetto. Il Governo in questa vicenda - mi riferisco sempre ai crediti - non può avere un atteggiamento notarile. Mi dirà che non ce l'ha; io insisto che non può averlo. Non può semplicemente limitarsi a registrare il fatto che le parti non si mettono d'accordo. Occorre che ci sia una iniziativa che istruisce il problema e che soprattutto va al cuore anche di quelle parti opinabili, perché mi pare abbastanza evidente che la Libia non possa rappresentare un punto di riferimento per l'applicazione del diritto internazionale.

Quindi, sicuramente un qualche problema, anche di carte o di aspetti formali e quant'altro esiste. Occorre un'azione che aiuti a surrogare le deficienze e le carenze; la richiesta della garanzia di copertura dello Stato sovrano non è una apertura di credito indefinita ma semplicemente una condizione per creare le premesse affinché si possa avere un confronto di merito con la controparte libica, utile a tutelare le imprese italiane.

Nessuno chiede che si paghi quello che non si è legittimati a pretendere. Ma è anche vero che forse va fatto uno sforzo comune e che probabilmente lo Stato italiano deve accompagnare le sue imprese in questo lavoro difficoltoso.

Credo che si sia persa una occasione. Spero si possa recuperare in una prossima circostanza. (Applausi del senatore Perduca).

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 4.100, presentato dal senatore D'Alia e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G4.100 non verrà posto in votazione.

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, in dissenso dal Gruppo, il mio sarà un voto contrario a quest'ultimo articolo che forse - affronteremo poi l'argomento, quando passeremo all'esame dell'emendamento 4.0.100 - potrebbe essere in qualche modo recuperato.

È stato detto di no alla possibilità di aumentare la dotazione economica per fare fronte alle richieste legittime di decine di migliaia di italiani, sia che fossero esuli sia che fossero imprenditori, ed è stato detto di no a tre distinte possibilità di recupero del denaro necessario - altri 150 milioni di euro - per fare fronte a tutte queste richieste. Mi pare il minimo che si rigetti quanto contenuto nell'articolo 4 proprio perché, se è vero che è stata inclusa - e so per certo, perché abbiamo avuto più volte la possibilità di scambiarci opinioni a questo proposito, che il sottosegretario Mantica ritiene che tutte le volte che un trattato internazionale viene portato all'attenzione del Parlamento questi dovrebbe ratificarlo oggi e farlo entrare in vigore domani - una anomalia si poteva in qualche modo tentare di mandare un messaggio chiaro ai cittadini italiani e non esclusivamente ad un despota quale Gheddafi è.

A proposito di anomalie, e con ciò concludo, ricordo che quando abbiamo ratificato recentemente la Convenzione sui disabili è stata introdotta un'altra anomalia. Non vorrei, allora, che due anomalie facessero in qualche modo una convenzione parlamentare per cui, ad esempio, di fronte al prossimo trattato con la Bielorussia o ad accordi bilaterali con la Russia, visto che di là passa gas piuttosto che petrolio, si inventassero altri tipi di meccanismi per trovare il modo di finanziare infrastrutture là dove non esiste libertà, democrazia e sicuramente Stato di diritto.

In conclusione, ribadisco il mio voto contrario e chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE.Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.0.100.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Chiedo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Leggo il contenuto dell'emendamento, perché forse non tutti hanno avuto tempo e modo di approfondire la questione: «Le imprese che secondo l'articolo 8 e 9 del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, realizzeranno i progetti infrastrutturali di base ovvero importanti opere infrastrutturali, progetti industriali ed investimenti, dovranno essere individuate in ossequio alla normativa comunitaria vigente in Italia in materia di scelta dei contraenti».

Mi pare il minimo che si possa includere tale previsione all'interno di un testo che ha escluso qualsiasi tipo di buon senso codificato in diritto nazionale ed internazionale, tolta quella frase ad effetto della legalità internazionale. In sostanza, bisognerà che le imprese italiane che andranno a costruire infrastrutture in Libia siano selezionate attraverso una gara di appalto. Mi pare il minimo, visto che poi i terreni dove andranno a edificare potranno essere in qualche modo espropriati con modi e utilizzo, forse, chissà, di denaro anche italiano da parte del regime libico che a noi non sarà possibile controllare perché abbiamo deciso che il Parlamento e comunque anche l'opinione pubblica, visto il silenzio mediatico che è stato dedicato a questo tipo di ratifica, siano esclusi.

Quindi, non solo verranno cacciati dai terreni dei poveri contadini o pescatori, ma addirittura si costruirà sopra di essi senza aver fatto delle gare di appalto. Ancora non abbiamo saputo quale sia l'orientamento del Governo sulla questione; speriamo che anche in questa fase possa avere un sussulto di attenzione alla legalità nazionale piuttosto che a quella internazionale, visto e considerato come l'hanno codificato all'interno del Trattato.

LEDDI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEDDI (PD). Signor Presidente, intervengo per effettuare la dichiarazione di voto a nome del Gruppo del PD. Il Gruppo voterà a favore dell'emendamento 4.0.100, con la seguente motivazione. Stiamo votando un passaggio particolarmente delicato: stiamo aprendo una cassaforte da cinque miliardi di dollari, in venti anni, per la realizzazione di infrastrutture in Libia. Il Trattato dice esplicitamente che le risorse, gestite dal Governo italiano, verranno indirizzate a imprese italiane.

C'è un passaggio di non poca difficoltà, che riguarda come avverrà l'assegnazione e l'individuazione dei soggetti che realizzeranno le opere. Se nel trattato si dice che verranno affidate ad imprese italiane - e la cosa è di grande interesse: la consideriamo come una boccata di ossigeno per le aziende italiane - chiediamo di valutare quale sia la modalità di assegnazione, anche perché l'applicazione del diritto italiano ci imporrebbe la gara europea.

Per questo chiediamo di chiarire tale questione, affinché sia chiaro che il nostro assenso è anche vincolato alla modalità di individuazione delle imprese che opereranno. (Applausi dei senatori D'Alia e Soliani).

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore D'Alia, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 4.0.100 presentato dal senatore D'Alia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 5.

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto e per richiedere la votazione elettronica dell'articolo 5.

Torniamo ancora una volta a parlare di copertura finanziaria: ne abbiamo parlato a lungo in questo pomeriggio, senza però avere la dimostrazione che da parte del Governo c'è la flessibilità necessaria, già dimostrata alla Camera dei deputati, di prendere in considerazione ulteriori richieste in corso d'opera.

Presidenza della vice presidente BONINO (ore 18,13)

 

(Segue PERDUCA). Sarebbe stato diverso se quest'opera fosse stata portata all'attenzione del Parlamento questa estate, per un minimo di dibattito e di istruzione del documento stesso. Non si capisce perché, tra tutte le date possibili, sia stato scelto il 30 agosto per firmare questo documento. Il Parlamento non era in sessione, quindi anche volendo non ci sarebbe stata la possibilità di affrontare la questione. Se avessimo potuto avere sotto gli occhi la bozza di ciò che si stava per portare alla firma di Gheddafi, probabilmente si sarebbe riusciti a limitare ulteriormente i danni.

Voglio anche far notare che l'ultimo articolo del trattato istituisce il 30 agosto come Giornata dell'amicizia tra l'Italia e la Libia, ma non mi pare di aver trovato nel documento la cancellazione del cosiddetto giorno della vendetta. Si festeggia a fine di agosto l'amicizia ma, dopo circa due settimane, viene festeggiata la vendetta, ovvero la cacciata degli italiani dalla Libia, per riprendersi quest'ultima quanto le aveva tolto il colonialismo regio e fascista. Spero che venga chiarito questo arcano, perché non ho trovato quale sia l'articolo che prevede tale cancellazione. Vedo che il presidente Dini sta consultando il rappresentante del Governo: magari è soltanto nella versione italiana che manca questa specificazione.

Per tutti questi motivi, anche a nome della senatrice Poretti, voterò contro l'articolo 5, in dissenso dal mio Gruppo che purtroppo - e sottolineo purtroppo - voterà a favore.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 6.

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Signora Presidente, anche sull'articolo 6, purtroppo, devo esprimere un voto in dissenso dal Gruppo del Partito Democratico. L'articolo 6 è quello che stabilisce che la presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Avendo presentato in fase di dibattito in Commissione oltre 6.000 emendamenti ed essendo riuscito a portarne almeno una trentina in dibattito in Aula, è chiaro che il mio voto è contrario anche su quest'ultimo articolo. (Commenti dai banchi della maggioranza).

Starà al buon cuore di tutti i presenti in Aula, oltre che commentare a microfoni spenti ciò che si dice, anche passarsi una mano non dico sulla coscienza - che è una questione che con la politica viene spesso tirata in ballo a sproposito - ma sul proprio manuale di diritto internazionale, se lo hanno, perché con la ratifica di questo documento si è strappata una buona metà di quello che era conosciuto come diritto internazionale, per non parlare del torto che si fa ai cittadini libici andando a finanziare le infrastrutture di un Governo che di tutto si interessa tranne che delle loro libertà e diritti.

PEDICA (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEDICA (IdV). Signora Presidente, anche noi siamo scettici e vogliamo continuare a riflettere e a far riflettere anche gli amici della Lega che oggi hanno presentato un ordine del giorno che, nella versione attuale, impegnerebbe il Governo a denunciare l'accordo di Tripoli qualora gli sbarchi dei migranti clandestini non si fermassero. Per questo la prospettiva dell'approvazione di questo disegno di legge di ratifica necessita di una ulteriore riflessione.

Invitiamo i colleghi a riflettere anche sulle imprese italiane e sui famosi cinque miliardi di dollari, considerando che sono soldi spalmati in vent'anni che andranno, come recita il provvedimento, non nelle mani dei libici ma direttamente alle imprese italiane. E quali, tra le imprese italiane, li riceveranno sicuramente le stesse che già operano in Libia? Ci sarà una gara, una verifica trasparente? Questo non lo so, però fatto sta che questo Governo ha stabilito la regola, senza coinvolgere il Parlamento.

A questo proposito, ricordo le parole del presidente della Repubblica Napolitano, al quale noi siamo molto attenti, perché ne rispettiamo le volontà e pensiamo che le sue parole siano un monito che dovrebbe essere preso alla lettera da questo Governo. Parlando in particolare dei rapporti con la Russia, il Presidente della Repubblica ha affermato che i problemi di politica estera non sono rapporti personali tra il presidente Berlusconi e, per quello che riguarda la Libia, l'attuale presidente Gheddafi. Si tratta di rapporti che devono essere governati dal Parlamento, discussi in Parlamento, non subiti dal Parlamento.

Leggo testualmente, perché a noi dell'Italia dei Valori piace citare con precisione quello che dice il Presidente della Repubblica: «Non sono rapporti personali, sia chiaro, ma tra Stati e Governo, i rapporti che non impediscono all'Italia di esprimere le sue posizioni di dissenso rispetto alle decisioni della Russia». Questo vuol dire che bisogna allargare la decisione al Parlamento. Non si tratta di decisioni a due. Le decisioni a due sono amicali, le decisioni del Parlamento sono collegiali ed è quello che chiediamo anche per questa ratifica che ci vede contrari in toto.

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico dell'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1333

PRESIDENTE.

Passiamo alla votazione finale.

PISTORIO (Misto-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PISTORIO (Misto-MPA). Signora Presidente, colleghi, attendo trenta secondi... (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ci sono sette o otto dichiarazioni di voto da svolgere: prego chi di voi deve uscire di farlo in silenzio e chi rimane di abbassare il tono della voce, per permettere al senatore Pistorio di svolgere la sua dichiarazione di voto.

 

PISTORIO (Misto-MPA). Anche perché, signora Presidente, se c'è brusìo, sono costretto ad alzare il tono di voce e divento sgradevole per i pochi che rimarranno in Aula, quindi attendo ancora 30 secondi che termini il deflusso dei colleghi.

 

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di abbassare il tono di voce: il senatore Pistorio ha diritto di svolgere la sua dichiarazione di voto in un ambiente consono alle aule parlamentari.

 

PISTORIO (Misto-MPA). Signora Presidente, la ringrazio molto per questo aiuto che mi dà per poter svolgere il mio intervento in un clima tranquillo. La ratifica di quest'accordo internazionale, infatti, consente alcune riflessioni che riguardano i molteplici aspetti evocati da questa vicenda.

Preannuncio il voto favorevole dei miei colleghi del Gruppo Misto e, in modo particolare, della componente dell'MPA, perché riteniamo che quest'accordo si inserisca in modo coerente con il contenuto ed i principi della nostra Costituzione.

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e aggressione: in questa scelta della nostra Carta costituzionale vi è anche un giudizio esplicito sul nostro passato. Vi è quindi un giudizio fortemente critico su quella infelice esperienza che segnò - anche in ritardo sulla storia del nostro Continente europeo - l'avventura coloniale dell'Italia umbertina prima e fascista poi e della quale la vicenda libica fu un esempio drammatico, segnata da lutti e repressioni che hanno giustificato il risentimento di quelle popolazioni nei confronti di quel fatto storico.

È giusto, quindi, che con quest'accordo si ponga fine a quella vicenda e si esprima un giudizio di piena assunzione di responsabilità, con quel principio di continuità che deve caratterizzare gli Stati al di là dei regimi politici che li governano.

Questa vicenda, però, è giustificata anche dalla congiuntura politica attuale per la volontà di ricercare un accordo con il Governo libico che ci consenta una collaborazione per fronteggiare questo... (Brusìo).

PRESIDENTE. Scusi senatore Pistorio se la interrompo, ma non mi rivolgo a lei.

Onorevoli colleghi, se toccasse a voi parlare in questo brusìo, sono sicura che non sareste contenti, quindi vi prego di abbassare i toni e consentire al senatore di svolgere la sua dichiarazione di voto in un'atmosfera ‑ lo ribadisco ‑ consona ad un'Aula parlamentare.

PISTORIO (Misto-MPA). Signora Presidente, la ringrazio: sto utilizzando l'artifizio di cercare la sua, di attenzione, per non perdere concentrazione; e mi basta.

Voglio dirle, però, che in quest'occasione c'è una ragione cogente per cui l'accordo in oggetto è stato siglato, che sta nella volontà di trovare forme di collaborazione con lo Stato libico per fronteggiare insieme il drammatico fenomeno dell'immigrazione clandestina.

Ambedue le ragioni, quindi, a mio avviso, legittimano l'approvazione del provvedimento, però vorrei sviluppare un'ulteriore riflessione. Questo potrebbe essere, per così dire, un passo ancora più coraggioso da parte del nostro Paese per costruire una politica di cooperazione, pace e sviluppo che abbia nel bacino del Mediterraneo il centro nevralgico dell'interesse nazionale.

Amici del Governo, noi siamo inseriti tra i Paesi fondatori dell'Unione europea, che ha conosciuto un allargamento straordinario e che ha scelto come sua direttrice di sviluppo in modo particolare l'Est per suturare una ferita drammatica qual è stata la cortina di ferro, ma anche per ragioni economiche e civili della storia del continente europeo.

Oggi l'Europa deve volgere lo sguardo a Sud, perché ha l'interesse strategico di considerare il Mediterraneo un'area di intervento primario e in questa scelta, che ha la ragione fondamentale in una politica di pace, per disinnescare micce pericolosissime di intolleranza religiosa, che trovano la propria ragione essenziale anche in condizioni economiche di fortissimo ritardo nello sviluppo del continente africano. La frontiera dei Paesi del Nord Africa è strategica e l'Italia può rintracciare davvero un fortissimo interesse nazionale se riesce ad imprimere alla politica dell'Unione questa direttrice, affinché i processi di partenariato euromediterraneo di Barcellona, con l'avvicinarsi dell'area di libero scambio, non siano un'occasione retorica, non siano alla fine un'occasione perduta. Lo dico quale persona che crede a una funzione specifica della politica estera italiana e dentro questa funzione particolare anche ad una ragione essenziale per il Sud del Paese.

Bisognerà verificare se questo accordo avrà valore, se si confermerà nei suoi contenuti attraverso lo sviluppo di queste relazioni privilegiate (che hanno anche delle controindicazioni, perché interferiscono in qualche modo anche con il profilo tradizionale della nostra politica estera, determinando elementi di una qualche discontinuità), se diventerà davvero impegnativo per le parti e se segnerà l'impegno del nostro Paese a sviluppare questa politica di cooperazione e di sviluppo che abbia verso il Nord Africa (per allargarsi all'intero continente africano) una nuova ragione, che trova ispirazione anche in una delle linee tradizionali della politica estera italiana. L'Italia, rispetto ai Paesi del mondo arabo, non ha mai portato avanti una politica estera allineata alle linee dell'oltranzismo occidentale ma, anche sulla scia dell'influenza del cattolicesimo nel nostro Paese, ha cercato sempre la linea del dialogo e dello sviluppo delle relazioni con i Paesi dell'area.

Ma c'è un altro passaggio che ho citato prima, che è chiamato in causa in queste ore e di cui la vicenda dell'isola di Lampedusa diventa emblematico esempio. Tra le ragioni di questo accordo, come dicevo prima, c'è quella di acquisire una collaborazione davvero positiva dello Stato libico nel contrastare questo fenomeno. Ad oggi gli esiti non sono soddisfacenti e certamente può essere invocato che si tratti di un accordo non ancora vigente in quanto non ancora ratificato; possiamo considerare la necessità di una fase di assestamento, perché questo accordo diventi impegnativo per le parti; ma ad oggi la politica del Governo che ha scelto questa collaborazione per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina non ha avuto il successo sperato.

Abbiamo allora il paradosso di un accordo che sancisce riconoscimenti politici ma anche economici molto importanti e che non vede ad oggi restituito alcunché al nostro Paese in termini di sicurezza relativamente all'approdo degli immigrati clandestini, con l'isola di Lampedusa che diventa l'occasione anche di un confronto aspro nella comunità nazionale, sia per quanto riguarda le linee che devono ispirare la politica sull'immigrazione, tra il contrasto duro (ho letto oggi perfino "cattivo") e una linea anche di accoglienza intelligente che non determini incoraggiamento all'immigrazione clandestina.

Ebbene, vi chiedo una cosa: che l'isola di Lampedusa non sia quella che paghi il prezzo per tutti. Comprendo che il Governo possa immaginare che una politica di contrasto debba evitare che da Lampedusa si diffondano flussi per il resto del Paese, ma questo ha senso se la politica dei rimpatri da Lampedusa è effettiva. Ad oggi così non è. Rischiamo di riservare un destino drammatico a quell'isola che si è costruita un futuro dignitoso in nome di un turismo che fa leva sulla salvaguardia ambientale e sulle capacità autoctone dei residenti. Ad oggi, viene annunciata una politica di rimpatri che dovrebbe garantire a Lampedusa transiti velocissimi di questi disperati che invece rimangono lì e rischiano di rimanerci per tempi insopportabili, devastando la convivenza civile di quella comunità e ovviamente anche le sue prospettive economiche.

Presidenza della vice presidente MAURO (ore 18,31)

 

(Segue PISTORIO). Vi chiedo, pertanto, di garantire i princìpi di accoglienza umanitaria sempre, perché questo è in linea con la nostra Carta costituzionale; di garantire, se la politica è quella dei rimpatri immediati, che gli accordi bilaterali, a cominciare da quello con la Libia, siano efficaci e i rimpatri avvengano, come dice il Governo, nell'arco delle 24 ore e non dei 24 mesi; di garantire comunque a Lampedusa interventi risarcitori per il danno di immagine e quindi rilanciando il suo turismo, intervenendo in modo incisivo sui servizi primari, primi fra tutti scuola e sanità, intervenendo a sostegno dei suoi comparti economici, compreso quello della marineria, e garantendo all'isola, come segnale della comunità nazionale, collegamenti stabili che garantiscano intanto il diritto alla mobilità dei residenti.

Soprattutto, però, chiedo che il Governo sperimenti in modo veramente coerente su questo accordo la capacità politica nazionale e internazionale di sviluppare un'opera di cooperazione e di pace nel Mediterraneo che abbia come obiettivo lo sviluppo del fronte del Nord Africa, perché questa è l'unica condizione per disinnescare la miccia dell'immigrazione e per garantire pace e tranquillità in questo territorio.

Per queste ragioni, che sono fondate molto sulla speranza, ma anche sulla buona volontà e sulla capacità del nostro Governo di attuare una politica estera in linea con gli interessi nazionali, quelli veri, che volgono lo sguardo a Sud, dichiaro a nome del mio Gruppo voto favorevole. (Applausi dal Gruppo Misto-MPA).

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signora Presidente, noi voteremo contro questa legge che autorizza la ratifica del Trattato italo-libico per alcune ragioni che, per non far perdere tempo a nessuno, cercherò di sintetizzare.

Noi non siamo contrari a che l'Italia stipuli un accordo bilaterale con la Libia per la prevenzione e il contrasto dell'immigrazione clandestina, del traffico di migranti e di tutto ciò che attorno a questo traffico cresce in termini di finanziamento ad organizzazioni criminali transnazionali che lucrano non meno di 24 milioni di euro l'anno solo sul traffico e sul trasporto dei migranti stessi.

Dal nostro punto di vista, però, signora Presidente, c'è una differenza fra un trattato ed un accordo bilaterale. Per fare un esempio, in modo che anche i colleghi della Lega possano intendermi, il ministro Maroni è stato a Tunisi per concludere un'intesa con il Governo tunisino finalizzata al rimpatrio dei 1.200 tunisini irregolari che sono presenti a Lampedusa. Tralascio, per non andare fuori tema, il risultato positivo di questa intesa, in attuazione della quale vengono rimpatriati in media sette tunisini al giorno (con la conseguenza che ci vorranno circa sei mesi perché tutti i 1.200 che stanno a Lampedusa possano tornare in Tunisia; ma non voglio fare polemiche al riguardo).

Evidenzio invece che la differenza, signora Presidente, sta nel fatto che il ministro Maroni non è andato lì a fare un Trattato, poiché un Trattato, sotto il profilo giuridico-costituzionale, è la definizione di un sistema ordinamentale comune tra due Stati per la disciplina di alcune materie. (Applausi del senatore Perduca); due Stati d'intesa cedono una quota della propria sovranità nazionale, costruiscono insieme, perché hanno un interesse economico, geopolitico, culturale o di altro genere, un sistema giuridico conforme ai rispettivi ordinamenti costituzionali, ma un sistema giuridico comune che per quella determinata materia prescinde dall'applicazione della legislazione nazionale.

Quindi, con la Libia abbiamo fatto un'operazione di questo tipo, che si giustifica se lo scopo del Trattato è quello di riparare i danni dell'esperienza coloniale italiana in Libia e se serve a chiudere quella pagina della storia del nostro Paese che, per la verità, non è stata tra le più felici. Se si vuole, però,utilizzare un Trattato per affrontare altre questioni altrettanto importanti, è necessario che il contenuto dello stesso sia coerente con lo scopo che si vuole perseguire. Noi in questo caso stiamo facendo un pasticcio, perché prendiamo a spunto un accordo con la Libia e discipliniamo, in una sorta di zibaldone, tanti aspetti in cui alla fine ciò che emerge è la totale cessione della sovranità nazionale del nostro Paese su alcune questioni pagate dai contribuenti italiani con l'addizionale sulla tassa del gas che colpirà solo l'ENI (perché l'articolo che prevede le coperture ha una sigla ben precisa) e quindi tutto ciò sarà scaricato sul consumatore finale, quindi sui cittadini italiani.

Per fare un'opera di pattugliamento congiunto alle frontiere libiche, cioè di personale di forze militari o di polizia italiane insieme a quelle libiche (queste ultime pagate dall'Unione europea, le nostre pagate dai cittadini italiani con una tassa ad hoc), per fare questa operazione (ora vedremo la complessità e la praticabilità della stessa), diciamo che i passi avanti che la trattativa che l'Italia ha fatto (e va rivendicata a merito dei tanto vituperati Governi della prima Repubblica e non solo), i passi avanti che sotto il profilo del rispetto dei diritti umani, dell'accettazione della Convenzione di Ginevra e delle convenzioni internazionali e dell'integrazione del rapporto bilaterale fra l'Unione europea e la Libia (questo è il successo politico e internazionale dell'Italia), i passi in avanti che sono stati fatti si fermano ad un certo punto; si fermano al punto in cui si cristallizza nel Trattato la circostanza in forza della quale l'ordinamento libico - che sotto il profilo della garanzia dei diritti umani presenta, per così dire, qualche problema - non deve modificare alcunché, anzi può continuare a fare ciò che fa in Libia, e tutto questo con l'accordo italiano.

L'accordo italiano si traduce nella circostanza che non riusciamo a comprendere quali siano o quali saranno le regole d'ingaggio che le forze italiane che saranno chiamate a pattugliare le frontiere libiche dovranno applicare, ossia se sono le regole del diritto interno italiano, se sono le regole del diritto internazionale o se sono le regole del diritto libico. Immagino che non siano le regole del diritto libico, altrimenti credo che avremo difficoltà anche a reclutare il personale.

Ma non solo: si fa un'operazione che, sotto questo profilo e per quanto riguarda il contrasto all'immigrazione clandestina, è inutile, se non pericolosa. Intanto perché, facendo quattro conti, il pattugliamento delle frontiere libiche e il respingimento alla frontiera libica- perché di questo si tratta - deve essere fatto - io immagino - secondo le regole previste dal diritto internazionale e dal diritto italiano; e poiché secondo le stime vi sarebbero due milioni di persone in cammino verso il Nord del mondo, gran parte delle quali si muove lungo la rotta libica, per così dire, è evidente che nessuno pensa che i nostri militari o le nostre forze di polizia possano comportarsi come accaduto ai confini con la Spagna sotto Zapatero, vale a dire sparare su chi arriva alla frontiera.

Se così stanno le cose, è evidente che la prima cosa che le forze italiane dovranno fare, considerato che molta di questa gente viene da lunghe traversate nel deserto, è prestare assistenza - così come avveniva a Lampedusa - alle frontiere libiche. Se è così (ed è così), noi impegniamo il nostro Paese in uno sforzo finanziario ventennale e i contribuenti italiani, cari colleghi della Lega, per vent'anni saranno finanziariamente impegnati per uno sforzo militare che non serve tanto a contrastare l'immigrazione clandestina, ma a sgravare lo Stato libico di compiti che dovrebbe svolgere ma non svolge, o perché non è in condizioni di adempiervi o perché, come è noto, dispone di forze di polizia che risultano, per così dire, un po' cagionevoli sotto il profilo della cultura del diritto e dell'operatività.

L'esempio di Lampedusa, caro collega Pistorio, dovrebbe essere illuminante. Infatti, dal momento in cui Lampedusa è diventata una sorta di nuova Alcatraz, è chiaro che gli sbarchi (i primi di qualche giorno fa sono avvenuti a Portopalo) si indirizzeranno altrove. È avvenuto anche in passasto: mi dispiace che qualcuno rivolga attacchi di pessimo gusto ed ingenerosi nei confronti dell'ex ministro Pisanu, perché in queste settimane si sta verificando in maniera violenta ciò che in passato, per la verità in forma più lieve, si è già verificato.

Quando il centro di prima accoglienza di Lampedusa è pieno e non si può più garantire alcun genere di accoglienza o di trattenimento, è chiaro che i barconi si dirigono verso altre rotte, in particolare verso le coste siciliane. Nel momento in cui si realizzerà questo grande dispiegamento di forze militari e di polizia ai confini con la Libia, si modificheranno le rotte; e poiché non credo che abbiamo intenzione di presidiare o pattugliare (salvo che non abbiamo in testa una seconda esperienza coloniale) tutti i confini dei Paesi interessati, faremo spendere ai cittadini delle risorse in maniera inutile.

Dunque, un conto è stipulare un accordo con il governo libico per formare le forze di polizia locali per consentire a quello Stato di applicare regole ed esercitare funzioni e competenze proprie di uno Stato moderno e di diritto anche nel contrasto all'immigrazione clandestina, un altro conto è sostituirsi a quelle forze di polizia. Tra l'altro, vorrei che mi si spiegasse, considerato che il ministro La Russa e il Presidente del Consiglio sostengono che bisogna utilizzare altri trentamila militari in Italia, da dove si intende prendere tuttiquesti militari e forze di polizia per svolgere un lavoro del genere.

In conclusione, signora Presidente, anche in considerazione del fatto che abbiamo presentato soltanto due emendamenti e dunque non abbiamo intrapreso alcuna forma di ostruzionismo, mi permetto di fare un'ulteriore considerazione con riferimento al fatto che con questo Trattato si mettono anche in seria discussione gli accordi NATO.

L'idea del non essere ostili non calza a pennello con quanto indicato nel Trattato NATO. In questo caso, infatti, si prevede di più: si parla di cooperazione militare, un'attività che può essere svolta solo insieme alla NATO e non a prescindere da essa. Si tratta di impegni che è giusto siano assunti dallo Stato italiano nella strategia di medio e lungo periodo delle relazioni internazionali; ciò deve essere fatto, però, in sintonia con l'Unione europea sulla materia.

Da ultimo, signora Presidente, facciamo un Trattato con cui poniamo fine ai danni del colonialismo e diamo le briciole ai nostri connazionali che sono stati espulsi e i cui beni sono stati confiscati. Non c'è una parola sui beni degli italiani espulsi dalla Libia; sono previsti 50 milioni di euro l'anno per tre anni, che saranno pagati dai contribuenti italiani e non con fondi dello Stato libico.

Si tratta evidentemente di un pasticcio che i cittadini italiani pagheranno caro nel breve, nel medio e nel lungo periodo e che non servirà, se non a fare un po' di propaganda ai fini del contrasto all'immigrazione clandestina. Se mi è consentito sottolinearlo, credo che esso sarà anche "opaco", perché, nel momento in cui non si stabiliscono le regole con cui si scelgono le imprese alle quali si danno 200 milioni di euro l'anno per realizzare opere in Libia (alla faccia della libera concorrenza!), si fa un danno anche all'economia e alle imprese italiane che non concorrono liberamente per l'aggiudicazione di queste gare. (Applausi dal Gruppo UDC-SVP-Aut e dei senatori Perduca e Serra).

PEDICA (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PEDICA (IdV). Signora Presidente, il Gruppo Italia dei Valori annuncia il voto contrario sul provvedimento in esame.

Vorrei innanzi tutto sottolineare che è stato possibile dibattere, anche se non in maniera esaustiva come avremmo voluto, sul merito del Trattato di amicizia con la Libia solo grazie ai numerosissimi emendamenti presentati dal collega Perduca e a quelli depositati dal Gruppo IdV. La discussione ha permesso di mettere in luce le tante ombre che l'accordo presenta.

Voglio precisare che la posizione espressa non è strumentale o meramente ostruzionistica nei confronti dell'operato del Governo. Anche nell'altro ramo del Parlamento, infatti, il Gruppo Italia dei Valori si è attestato sulla linea del confronto sul merito del provvedimento, avendo ben presenti le ragioni che hanno spinto gli ultimi Governi, e non solo quello attuale, a trattare un accordo con la Libia.

Vorrei premettere, inoltre, che l'Italia dei Valori ritiene auspicabile, anzi fondamentale, per l'Italia lo sviluppo di una rete di relazioni bilaterali e di un sistema di accordi multilaterali nell'area del Mediterraneo. Il Mediterraneo rappresenta una risorsa imprescindibile per tutti, sotto l'aspetto culturale, economico e sociale, e l'Italia, per la sua posizione geografica e per le relazioni pregresse coltivate dai Governi che si sono succeduti, rappresenta un attore fondamentale e privilegiato, anche nel consesso degli altri Stati membri dell'Unione europea, al fine di sviluppare una politica di crescita democratica dell'area.

Nei rapporti specifici con la Libia, il nostro Paese ha gli strumenti per potere instaurare una sempre più proficua politica di vicinato, e l'impegno in tale senso è innegabilmente motivato anche dalle obbligazioni che derivano dall'eredità del passato coloniale.

Pertanto, arrivare ad un accordo con la Libia è senza dubbio un passo importantissimo, non soltanto per chiudere un capitolo della storia, ma anche per avviare un processo che avvicini all'area democratica e pacifica dell'Europa anche Governi, come quello libico, sulla cui legittimità democratica il nostro Gruppo - e l'opinione internazionale - nutre forti dubbi.

Questa logica di influenza positiva, di moral suasion, per così dire, che l'Italia avrebbe dovuto esercitare nei confronti della Libia per spingerla verso un processo democratico quando ha negoziato il Trattato in oggetto non è un'idea peregrina dell'Italia dei Valori, ma è la logica sottostante a tutta la politica di allargamento dell'Unione europea. Infatti, nei Protocolli di adesione per i Paesi che intendono entrare nella Comunità, c'è l'obbligo di condividere l'acquis communautaire dell'Unione, ossia quei principi di stato di diritto, di giustizia, di politica economica su cui si basa tutto il progetto europeo dal 1957.

Non è dunque sull'opportunità di concludere un Trattato di amicizia con il Governo della Libia che esprimiamo la nostra contrarietà, ma sul contenuto di questo Trattato e soprattutto sulle modalità con le quali il Governo in carica ha condotto i negoziati e raggiunto un accordo!

Infatti, come dicevo all'inizio, l'Italia dei Valori concorda su atti bilaterali e multilaterali che portino in sé anche aspetti di evoluzione democratica, però per molti aspetti questo accordo è unilaterale. Lo è nel dare finanziamenti per 5 miliardi in opere infrastrutturali alla Libia che verranno sviluppate da imprese italiane selezionate non si sa su quale base; è unilaterale nello strutturare un sistema di controllo delle frontiere interne del Paese firmatario, che sarà basato su risorse italiane ma anche europee, senza che, per queste ultime, sia stato dato un preciso ed ufficiale avallo da parte della Commissione europea; è unilaterale nello stabilire la somma da destinare come indennizzo nei confronti di cittadini italiani, enti e società che nel 1970 si sono ritrovate senza una lira, senza dignità, senza nulla; è unilaterale perché rispetto alle ampie concessioni che il Governo ha fatto alla Libia niente è stato ottenuto in cambio. Certo, non è stato ottenuto l'obbligo del rispetto dei diritti umani dei migranti.

Proprio per questo hanno sottoscritto un appello un premio Nobel per la pace, Dario Fo e altri come Franca Rame, Gad Lerner, Emanuele Crialese, appello il quale recita che in Libia si compiono continue violazioni dei diritti umani fondamentali, arresti indiscriminati, violenze, deportazioni di massa e torture. Molti di questi atti sono commessi da Paese in guerra o dittatoriali come Etiopia, Sudan, Eritrea, Somalia; non è garantito alcun diritto. Per questo alla Libia non può essere affidato con tanta noncuranza e superficialità il compito di fermare i migranti.

Chiediamo, pertanto, che nella discussione al Senato - questo è un appello che è stato rivolto all'Italia dei Valori, al nostro presidente Belisario, che abbiamo sposato, e che oggi stiamo leggendo - sul Trattato si tenga presente quanto richiesto con una petizione sottoscritta da centinaia di persone tra cui, come abbiamo detto, il nostro premio Nobel Dario Fo, cioè una commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulle modalità di controllo dei flussi migratori in Libia. Questa è la richiesta che centinaia di intellettuali hanno firmato.

Abbiamo espresso, anche con la presentazione di alcuni emendamenti, la volontà di istituire una commissione, che non comporti alcun onere a carico dello Stato, preposta al controllo e al monitoraggio dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che non dovrebbero mai essere compromessi per motivi di opportunità politica o interessi economici. Non vi sembra opportuno - vi chiedo, colleghi - mantenere costante vigilanza sul rispetto dei diritti umani da parte di un Paese che non ha nel proprio ordinamento la possibilità di richiedere il diritto d'asilo, che non ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti dei rifugiati, che è oggetto di numerose denunce per violazioni da parte di Amnesty International?

Definisco poi questo Trattato unilaterale sulla base di riflessioni relative a ciò che sancisce il diritto internazionale. La già sottolineata incompatibilità tra quanto previsto all'articolo 4, comma 2, di questo trattato e il dettato dell'articolo 5 del Trattato NATO, vale a dire che si promette di non esercitare alcun atto ostile contro la Libia, ma più rilevantemente ci si impegna a non concedere l'uso delle basi militari presenti sul nostro territorio per qualsiasi atto ostile contro la Libia, si basa infatti su ciò che il diritto internazionale sancisce, non su fobie o voli pindarici dell'Italia dei Valori.

So bene che a tal riguardo il Governo, nella persona del Ministro degli affari esteri, ha più volte rappresentato la prevalenza del dettato del Trattato NATO e la sua non modificabilità alla luce di questo accordo bilaterale. Di queste precisazioni l'Italia dei Valori si rallegra, ma converrete con me che, se tutti gli Stati che aderiscono alla NATO regolassero i propri rapporti diplomatici con altri Paesi con testi di questo tenore, il risultato non sarebbe poi così glorioso come il Governo e la sua maggioranza vorrebbero rappresentare. Infatti, la prevalenza del Trattato NATO che vi ostinate a sostenere non si basa su veridicità giuridica, poiché - ma non dovrei insegnarvelo io - il richiamo fatto nel Trattato al «rispetto dei principi della legalità internazionale» nulla può contro il meccanismo base del diritto internazionale per cui ogni atto pattizio, come il Patto atlantico, perde di efficacia al subentrare di un successivo atto pattizio come quello firmato con la Libia.

Ed altresì l'impiego della forza per la difesa della sicurezza internazionale non rientra in nessuno dei principi dello ius cogens che sono sovraordinati al diritto convenzionale. Ergo, nel caso in cui una operazione multilaterale dovesse essere attivata nei confronti della Libia a seguito di un attacco della stessa ad un Paese NATO, l'Italia potrebbe trovarsi nella situazione imbarazzante di non poter cooperare all'azione multilaterale in quanto vincolata dal Trattato che oggi ci impegniamo a ratificare.

Vorrei riprendere la generosità di concedere 5 miliardi di investimenti per giustificare la quale il presidente Berlusconi ha propagandato i vantaggi di ricevere gas, petrolio dalla Libia e di fermare l'immigrazione clandestina. Ma per far credere che questo accordo risolva l'emergenza migratoria verso le nostre coste, e a Lampedusa in particolare (come ha detto un collega, che spero voti come noi), è una truffa. Gli sbarchi di immigrati che partono dalla Libia sono gestiti da mercanti di schiavi che trovano la complicità di settori collusi della polizia libica e i numeri degli ultimi mesi smentiscono meglio di tutti questa illusione, dato che il numero di clandestini giunti sulle nostre coste ha toccato il record proprio nei mesi successivi all'accordo del 30 agosto.

Concludo quindi, signora Presidente, dicendo che, pur riconoscendo le necessità di dover trattare con un Paese dalla risaputa e storica inaffidabilità, il Gruppo Italia dei Valori, come ha ben sostenuto anche alla Camera il presidente Di Pietro, non può non esprimere parere contrario circa un metodo di gestire i rapporti diplomatici e la politica estera in generale al quale, purtroppo, questo Governo ci sta abituando (già con la crisi georgiana), dimostrando di considerare la politica estera strumento di rapporti personali, e non diplomatici, tra i leader degli Stati al posto dei loro Governi.

E concludo: questa considerazione, vorrei sottolinearlo, si inscrive nella linea che anche il nostro capo dello Stato, il presidente Napolitano, ha più volte dettato, a partire dalla crisi georgiana, quando, in un comunicato ufficiale dalla Finlandia, ha ribadito che la politica estera la fanno gli Stati, gli Stati e solo gli Stati! L'amicizia personale non c'entra nulla, altrimenti si svilisce il senso dello Stato.

Non mi resta altro da dire, signora Presidente, onorevoli colleghi, se non, con una certa amara ironia, che, a seguito della ratifica di questo accordo, i giornali potrebbero titolare le prime pagine di domani mattina, richiamando il nostro inno nazionale e mutandone soltanto il soggetto, "La Libia s'è desta!". Ma l'Italia? L'Italia si è al contrario piegata ad una falsa realpolitik? Lascio a voi la risposta, colleghi e Governo.

Il Gruppo Italia dei Valori ha già la sua risposta e per questo vota no, vota no con forza, vota no convinta alla ratifica di questo Trattato. (Applausi dal Gruppo IdV e del senatore Perduca).

DIVINA (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DIVINA (LNP). Signora Presidente, noi non siamo molto abituati a letture capziose o arzigogolate. Guardiamo un po' più in faccia la realtà dei fatti. Dobbiamo dire una cosa, cari colleghi: forse, per la prima volta dopo tanti anni, si parla un'altra lingua. Dopo anni di tensione con la Libia, possiamo leggere il titolo del Trattato dove si parla di amicizia e di cooperazione. Potremmo dire che l'oggetto sostanziale di questo Trattato è un recupero dei rapporti con la Libia; rapporti che sono sempre stati caratterizzati da continue crisi, fin dal 1969, da quando si insedia al potere Muammar al Gheddafi. Infatti, l'anno successivo gli italiani vengono cacciati dalla Libia, le proprietà italiane vengono confiscate, i rapporti degenerano, la Libia non resiste e non sa stare sul mondo della scena internazionale.

Nel 1986 i rapporti con gli USA scadono e gli Stati Uniti bombardano Tripoli e Bengasi. La risposta della Libia è la seguente: siccome l'Occidente è accomunato bisogna mandare un segnale all'Europa. Qual è il posto più vicino? L'Italia. Forse è soltanto per una questione balistica che il missile indirizzato a Lampedusa non esplode e non produce, ahimè, danni. Il Senato ne avrebbe potuto avere un grande danno: forse oggi non sarebbe presente l'unica parlamentare che mai abbia espresso l'isola, la senatrice Maraventano, che ci sembra del resto molto impegnata sul fronte che poi il Trattato oggettivamente affronta.

La Libia si pone sempre più in un pericoloso isolamento. Pensiamo, per esempio, alla tragedia di Lockerbie, in Scozia, dove una bomba scoppia in un aereo e produce un'infinità di vittime; la Libia è coinvolta al punto che la comunità internazionale la obbliga a consegnare almeno i presunti responsabili.

Quando è che cambiano questi rapporti? La normalizzazione avviene, più o meno, nel 2003, quando la Libia finalmente sottoscrive un accordo con la comunità internazionale e firma al Consiglio di sicurezza dell'ONU un atto con il quale si impegna a non partecipare più a nessun atto di terrorismo ed a rinunciare per sempre a programmi di costruzione di armi di distruzione di massa; inoltre, essa si impegna a concedere un risarcimento dei danni a tutte le vittime degli attentati che l'hanno vista più o meno coinvolta. Nel 2003 il Consiglio di sicurezza dell'ONU deve mutare orientamento nei confronti della Libia e revoca tutte le sanzioni che aveva decretato fino ad allora.

Da quel momento anche i rapporti con l'Italia divengono più distesi; infatti, si stringono accordi bilaterali sul turismo, sulla cooperazione culturale, sulla protezione degli investimenti dei reciproci Paesi. Sono però tutti pezzetti, è una specie di mosaico, che solo oggi va a creare un quadro di una certa compiutezza con l'accordo attuale.

Cosa potremmo dire noi, forse a scapito nostro? Che la Libia è riuscita ad ottenere ciò che ha sempre chiesto, ovvero una condanna del colonialismo italiano. Va anche detto che il nostro colonialismo, all'epoca, non era nemmeno contrario al diritto internazionale. È pertanto una nostra libera scelta quella di far distendere nuovamente i rapporti tra Italia e Libia, forse più per nostri interessi. Ricordiamoci, infatti, che, soprattutto per quanto riguarda i flussi migratori, siamo veramente vicini alla Libia ed azioni comuni sarebbero in ogni caso estremamente interessanti per noi.

La sostanza del Trattato, secondo noi, si può riassumere in due punti: andiamo a chiudere l'ennesima partita dei risarcimenti ma, allo stesso tempo, rendiamo la Libia uno Stato più collaborativo nei nostri confronti. Ci costa qualcosa? Ahimè, tutto ha un prezzo. Il costo dell'operazione, sulla carta, sembra importante: 5 miliardi di dollari. Tale costo è però diluito in un ventennio. Ma leggiamo bene questo impegno: chi gestirà questi 5 miliardi di dollari? Verranno gestiti dall'Italia selezionando imprese esecutrici dei lavori che opereranno in Libia, per un ammontare di investimenti pari, nel ventennio, a 5 miliardi di dollari. È molto diverso fare un'iniezione keynesiana interventista, sul territorio o fuori del territorio, quando sono sempre soggetti italiani a partecipare, creando reddito e pagando le imposte nel nostro Paese. Proviamo a leggere tale impegno senza schermi, senza occhiali ideologici, con un tantino di oggettività. Per noi si tratta di un aspetto molto importante. Così come è importante l'impegno di costruire abitazioni con materiali portati e forniti da imprese italiane (probabilmente solo la sabbia si comprerà sul posto).

Ci sono aspetti collaterali che a noi sembrano anche giusti. Le depredazioni non sono cose buone. Metà dei musei europei è piena di materiali più o meno prelevati; il restituire manoscritti o reperti archeologici dichiaratamente di proprietà dello Stato libico ci sembra quasi un gesto di dovuta generosità o di dovuta restituzione.

Una cosa importante che nessuno ha avuto il coraggio di sottolineare è che c'è una contropartita: le aziende italiane hanno dovuto lasciare la Libia, lasciando opere, infrastrutture e crediti bloccati in quel Paese. Con questo Trattato, secondo la nostra valutazione, almeno 21 imprese italiane che aspettavano risarcimenti, oggi possono ottenere l'incasso del mancato introito e guadagno, che si può stimare in 250 milioni di euro, che rientreranno immediatamente in Italia, nelle casse di imprese italiane. Scusate se è poco il fatto che la Libia si dichiari non ostile nei confronti dello Stato italiano e che non si possano usare i reciproci territori per attività ostili all'altra parte.

I senatori dell'opposizione hanno sollevato alcune obiezioni: crediamo che se la Libia agisse al di fuori dal diritto internazionale, ad esempio attaccando una nave di un Paese NATO in alto mare, l'Italia sarebbe obbligata, nel rispetto del Trattato NATO, ad assistere lo Stato attaccato, senza violare il contenuto del Trattato che ci accingiamo a firmare.

L'interesse della Lega Nord è comunque focalizzato sull'articolo 19 del Trattato in esame, che riguarda il rafforzamento della collaborazione nella lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e l'immigrazione clandestina. È stato citato, credo un po' a sproposito, quanto accaduto a Lampedusa. Ciò che non vogliamo è proprio ridurre il nostro Paese ad un ricettacolo impossibile da gestire, a causa di ingestibili flussi migratori. Sappiamo che il ministro Maroni oggi è in Libia e che tenterà di firmare con la controparte libica una convenzione simile a quella firmata con la Tunisia, che ha già permesso in questi giorni di rimpatriare 130 clandestini, anche se ciò non viene mai detto. Speriamo che da domani sarà possibile fare altrettanto con riguardo alla situazione emersa a Lampedusa e su quanto sopportato dalla nostra senatrice Maraventano, vice sindaco di Lampedusa, emergerà la verità.

Si è fatta molta confusione, ma la verità è un po'come l'olio e alla fine è destinata ad affiorare. Il secondo centro servirà a snellire le procedure per il rimpatrio di chi non ha diritto a rimanere in Italia. (Applausi dal Gruppo LNP). Tutto il popolo italiano se ne renderà conto ed anche i lampedusani rivedranno la loro posizione enfaticamente e forse strumentalmente e artatamente portata avanti dai loro rappresentanti locali.

Non c'è dubbio che la Libia ha probabilmente il nostro stesso interesse a gestire la situazione dell'immigrazione, perché essa stessa la sta subendo, come tanti altri Stati. Il disastro ambientale sta avvenendo in quella parte di mondo costituita dal Ciad, dal Sudan, dal Darfur, dalla parte nord della Somalia. Qui le emergenze umanitarie spingono fiumane di persone ad attraversare il deserto sperando poi di attraversare anche il mare. La Libia si trova nella condizione di non arginare i flussi migratori, perché non riuscirebbe a gestirli, e a lasciarli evacuare. Con questo Trattato di collaborazione, però, per cui le frontiere - soprattutto quelle terrestri - verranno gestite e controllate da forze militari italiane, saremo ancor più sicuri che esse verranno gestite in modo attento, a tutto vantaggio della sicurezza dei cittadini italiani. (Commenti del senatore Perduca).

Mi chiedo se a voi sembra poca cosa il fatto che la Libia firmi un trattato in cui si impegna a rispettare i diritti fondamentali dell'uomo e dunque, sostanzialmente, gli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti umani: la Libia si è impegnata a far valere al proprio interno il diritto internazionale universalmente riconosciuto alla persona umana.

Vorrei concludere, signora Presidente, parlando della copertura finanziaria: non si era mai vista un'operazione così importante costare così poco alla comunità. Nessun cittadino pagherà un solo centesimo di euro per questa operazione. Se andiamo a leggere la parte che riguarda la copertura finanziaria, ci rendiamo conto che si tratta di una specie di Robin Hood tax perché pagheranno i costi di questa operazione soltanto quelle imprese e società commerciali, residenti in Italia, che operano nel settore della ricerca e della coltivazione degli idrocarburi e che hanno una capitalizzazione superiore ai 20 miliardi di euro. Signori, forse sbaglieremo, ma a conti fatti soltanto l'ENI rientra, per cui tutti i cittadini ne beneficeranno e soltanto un'impresa, con un'addizionale del 4 per cento, si sobbarcherà i costi.

Colleghi, guardando ai costi e ai benefici noi non possiamo non dire che non si è mai visto un Trattato così importante, che offrisse simili garanzie ai cittadini a costo zero. Il Gruppo della Lega non può che essere favorevole alla sua approvazione. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

LATORRE (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LATORRE (PD). Signora Presidente, colleghi, si conclude con questo voto una vicenda lunga, una vicenda durata circa 15 anni che ha interessato diversi Governi di questo Paese, una vicenda che è stata accompagnata da una progressiva normalizzazione dei rapporti bilaterali e che si è via via nutrita dell'intensificarsi dei rapporti economici, oltre che politici, tra questi due Paesi, come si evince anche dalle notizie di alcuni importanti investimenti che sono intervenuti anche di recente nel nostro Paese.

Come è stato qui ricordato nel corso della discussione, tutto ha inizio quando le Nazioni Unite decidono di porre fine al regime sanzionatorio a seguito della decisione dello Stato libico di accettare l'autorità internazionale sul caso Lockerbie. Accadde allora, e vorrei che venisse ricordato in questa circostanza, che l'Italia fu il primo Paese occidentale ad interrompere l'embargo e ad avviare quelle procedure che oggi si concludono, con una intesa preventiva con l'allora Governo degli Stati Uniti.

Dico questo perché quella scelta avveniva nel solco di una scelta di politica estera che assume, e noi riteniamo che debba continuare ad assumere, il tema della stabilità e della sicurezza del Mediterraneo come scelta strategica, accanto alla scelta di dare nuovo vigore a quel rapporto euro-africano sul quale io credo che l'Europa debba puntare molto nel futuro.

Tutti gli interventi del nostro Gruppo, così densi di argomenti, partivano comunque da un dato fondamentale: la Libia evoca una delle pagine più ingloriose del colonialismo italiano, un'esperienza coloniale che si è accompagnata anche a crimini contro la popolazione civile, crimini che hanno lasciato segni indelebili e anche chi oggi sta ricostruendo quella vicenda storica, nonostante il tanto tempo trascorso, resta davvero ancora segnato da quei crimini. Riconoscere queste responsabilità, risarcire quel Paese per queste responsabilità, io credo che sia un atto che fa onore al nostro Paese. Non è un caso che tanti altri Paesi, vittime del dominio coloniale, stiano prendendo ad esempio la nostra esperienza per avviare anche loro iniziative di questo tipo.

E poiché tante cose sono già state dette a questo proposito, vale anche la pena di ricordare che tutti i passi di questo lavoro sono stati sempre condivisi con i nostri alleati, in particolare gli Stati Uniti (lo dico perché nel corso della discussione ho ascoltato anche alcune divagazioni su questo tema). Vedete, colleghi, l'Italia ha svolto una funzione cruciale nel favorire una ripresa dei rapporti tra la Libia e gli Stati Uniti, che sono diventati importanti, soprattutto su questioni che attengono alla sicurezza e alla lotta al fondamentalismo islamico: è un merito del nostro Paese.

Con questo Trattato, dunque, si consolida un partenariato economico che ha rappresentato e rappresenta una risorsa importante per il nostro Paese. Non si può trascurare che la Libia sia partner nel campo della politica energetica e sia uno degli Stati che garantiscono la sicurezza energetica al nostro.

Intendiamoci: circa le modalità di chiusura di questo Trattato e le concessioni in esso assunte, vi sono aspetti che suscitano indubbiamente perplessità e nei nostri interventi e negli ordini del giorno che abbiamo presentato lo abbiamo ribadito. Penso ai temi della quantificazione finanziaria e anche ad alcune attribuzioni improprie a questo Trattato, non ultima la finalità di contenere i flussi migratori.

A tale proposito, il senatore Livi Bacci ha detto cose estremamente importanti in questa discussione: non bisogna farsi nessuna illusione sugli effetti di questo accordo sul contrasto all'immigrazione clandestina, tanto più in presenza di un fenomeno che sta assumendo dimensioni davvero consistenti, che presenta aspetti terribilmente drammatici e pone anche a noi l'esigenza di un approccio che non può essere quello che risuonava nelle parole ieri pronunciate dal Ministro dell'interno di questo Paese, che ci hanno lasciati interdetti e anche indignati.

Vogliamo dirlo senza ipocrisie e infingimenti: una politica di prevenzione dell'immigrazione clandestina non la si effettua nel Mediterraneo. I Paesi che si affacciano sulla riva meridionale di questo nostro mare sono di transito dell'immigrazione e allora o si porta avanti questa politica insieme ad essi, in un rapporto proficuo con quelli africani, oppure questa sarà priva di qualsiasi risultato.

Per intenderci, né le politiche di contrasto né quelle di più forti controlli del fenomeno daranno risultati se non saranno accompagnate da accordi di riammissione con i Paesi di provenienza. E nonostante i tanti importanti viaggi - che certamente bisogna intensificare - non mi pare che sin qui le iniziative diplomatiche abbiano partorito quei risultati che si rendono indispensabili.

Tra l'altro, la totale mancanza di fondi per la cooperazione nella legge finanziaria, tanto più in coincidenza con la Presidenza del G8 che spetterà al nostro Paese, rischia di produrre tanti begli annunci, magari anche di carattere telefonico, e pochi concreti risultati.

In questa visione, abbiamo collocato le questioni poste nell'ordine del giorno proposto dal nostro Gruppo e abbiamo voluto e intendiamo in questa sede, ancora una volta, richiamare il Governo a pretendere - in virtù delle intese bilaterali, contenute nell'articolo 19 del Trattato - la garanzia del rispetto dei diritti umani nei confronti dei migranti e delle norme di diritto internazionale circa la protezione dei rifugiati.

Dunque, noi voteremo a favore di questo Trattato. Un rinvio - vedete - oggi suonerebbe come un incomprensibile atto di ostilità nei confronti di quel Paese. Si può consolidare un quadro di relazioni, non solo di partenariato energetico, ma anche per le nuove opportunità di mercato che si aprono per il nostro Paese e pure sul piano culturale. Non vorrei che si dimenticasse che la Libia è l'unico Paese arabo in cui si parla italiano. Un riscatto storico, dunque, una utile e lungimirante operazione diplomatica verso il mondo arabo. Un Trattato che corrisponde agli interessi generali dell'Italia e che dunque, con questa impostazione, noi sosterremo con il nostro voto. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

BETTAMIO (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BETTAMIO (PdL). Signora Presidente, colleghi, c'è un accenno che è emerso poco nel nostro dibattito di questo pomeriggio vale a dire la valenza che questo Trattato di amicizia tra la Libia e l'Italia ha non soltanto nell'ambito delle relazioni internazionali tra i due Paesi che hanno firmato il Trattato, ma anche nei rapporti con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo e nel contesto africano: questo è un Trattato destinato probabilmente a lasciare dei segni anche nei Paesi che sono vicini ma non fanno parte del Trattato stesso.

Credo che questo Trattato costituisca il punto di arrivo di negoziazioni portate avanti da Governi di diverso colore politico e già questo è un segno di una continuità di intenti dell'impostazione della politica italiana rispetto alla Libia negli ultimi venti anni. Il fatto che più Governi si siano succeduti, di colore politico diverso, ma abbiano tutti sottolineato la necessità di procedere a questo Trattato, con punti di vista diversi, con anche risultati diversi, con un dibattito diverso, che ha per esempio portato l'onorevole D'Alema a dire che questo è un Trattato che si doveva fare perché è utile anche all'Italia. Questo che è stato suggellato dal Governo in carica è comunque un fatto politico importante.

L'omogeneità della visuale nel variare delle maggioranze politiche deriva evidentemente dalla condivisione delle opportunità per il nostro Paese di voltare pagina rispetto al passato coloniale e di procedere in un'ottica di leale collaborazione con un Paese, quale la Libia, vicino geograficamente e legato storicamente a noi.

Del resto, ogni Trattato internazionale non può che disciplinare un assetto di interessi frutto di sedimentazione passata, indicando un intento programmatico per il futuro. Come dicevo pure in Commissione, la caratteristica di un Trattato è anche di costituire il punto di partenza di un lavoro, di una mediazione che porta e che può portare a risultati e a condizioni migliori rispetto a quelli di partenza.

Il Trattato costituisce un significativo passo in avanti nei rapporti tra Italia e Libia, per esempio, con il passaggio dal comunicato congiunto italo-libico del 4 luglio 1998 ad un vero e proprio accordo di amicizia, partenariato e collaborazione. Il fatto che la celebrazione della "Giornata libica della vendetta" sia stata sostanzialmente sostituita, d'ora in poi, da quella del 30 agosto, data di sottoscrizione del Trattato, come "Giornata dell'amicizia" ne costituisce un segnale evidente, a nostro modo di vedere.

Al di là, poi, del rilevante valore simbolico del Trattato di amicizia, occorre peraltro sottolineare che nei contenuti le protratte trattative con la Libia hanno condotto ad un accordo che equilibra le esigenze principali dei due Paesi: da un lato, infatti, si tiene conto che la Libia per noi è uno dei principali partner commerciali soprattutto nella politica energetica; dall'altro, le opere infrastrutturali di cui necessita la Libia saranno costruite da imprese italiane, fatto che costituisce la premessa per rafforzare le già intense relazioni industriali. E questo progresso nelle nostre relazioni internazionali è un altro passo che non ho sentito evocato nel nostro dibattito.

Tra le problematiche affrontate dal disegno di legge in esame di maggiore delicatezza segnalo la definizione del contenzioso relativo agli indennizzi per gli espropri subiti da cittadini e imprese italiane da parte delle autorità libiche, quale capitolo che completa la soluzione delle questioni ancora aperte e connesse al periodo coloniale e delle correlative posizioni dei due Stati. Sono d'accordo con le osservazioni fatte anche dall'opposizione sulla necessità che questo capitolo venga chiuso nel più breve tempo possibile.

Un ulteriore ambito in cui la cooperazione tra Italia e Libia sarà imprescindibile è quello del contrasto all'immigrazione irregolare in seno al bacino del Mediterraneo. E' infatti quanto mai necessaria una coordinazione degli interventi tra Paesi di provenienza dei flussi migratori, aree geografiche di transito e Paesi di destinazione intermedia e finale dei migranti.

Vorrei conclusivamente fare un'annotazione di ordine generale sul fatto che il Trattato di amicizia, così come strutturato, definisce le premesse per un punto di partenza delle principali problematiche su cui la collaborazione italo-libica si svilupperà, rinviando tuttavia ad ulteriori accordi, scambi di lettere e comitati la concreta definizione e attuazione delle pattuizioni.

Nel dichiarare il convinto sostegno del Popolo della Libertà al Trattato in esame, formulo quindi l'auspicio che il positivo clima che ha consentito la sottoscrizione dell'Accordo persista anche nelle successive fasi di attuazione e specificazione dei patti, e che la collaborazione tra Italia e Libia prosegua su binari nuovi nel senso di un rinnovato spirito di amicizia che si basa sul superamento delle esperienze storiche trascorse. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

PERDUCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

 

PERDUCA (PD). Signora Presidente, colleghi, vi chiedo un supplemento di pazienza ed anche di immaginazione. Immaginate di essere un libero pensatore, una donna, un cristiano, un ebreo e di trovarvi in Libia. Immaginate un Governo che ritiene di dover dare dei soldi a quello che non vi fa essere quello che voi volete essere e lo ammanta con l'onore, come è stato detto nella dichiarazione di voto favorevole del Gruppo Democratico, e gli dà cinque miliardi di dollari in vent'anni. Immaginate tutto questo e adesso, se vi riesce, premete il tasto verde a favore di questo Trattato. Gheddafi non ha mai mantenuto una sola volta la parola data nei confronti dei suoi partners internazionali e voi non soltanto gli date dei quattrini, ma glieli date per sopprimere la libertà, i diritti umani e lo Stato di diritto in quel Paese. Quando premerete il tasto verde, ricordatevi di tutto questo. (Commenti dal Gruppo PdL).

PORETTI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

 

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

  

PORETTI (PD). Signora Presidente, il Trattato con la Libia che andiamo a votare oggi non è quello per cui in tanti anni i Governi diversi che si sono succeduti hanno cercato di lavorare, ma è un altro Trattato e in particolar modo lo ricordo ai colleghi del centrosinistra. È un altro Trattato, ma purtroppo l'interlocutore è lo stesso, è Gheddafi, quello che non rispetta i diritti umani, quello che permette la tortura, la pena di morte, la violenza sulle donne e anche sui bambini, quello che viola i diritti dei rifugiati. Già, perché la Libia è uno di quei pochi Paesi che non hanno sottoscritto e firmato la Convenzione relativa allo status di rifugiato. A quello Stato l'Italia affida la politica sull'immigrazione, come abbiamo sentito affermare soprattutto dai banchi della Lega Nord? Proprio a Gheddafi? È una domanda retorica la mia, perché pare che sia proprio questo che stiamo facendo con il nostro voto: stiamo affidando a Gheddafi la politica sull'immigrazione.

PERDUCA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PERDUCA (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Perduca, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, del disegno di legge, nel suo complesso.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Colleghi, dovremmo passare al successivo punto all'ordine del giorno, ma mi sembra di capire che vi sia un orientamento a rinviare a domani i nostri lavori.

QUAGLIARIELLO (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

QUAGLIARIELLO (PdL). Signora Presidente, intervengo solamente per formalizzare quello che lei ha capito, e cioè la richiesta di interrompere i nostri lavori e di riprenderli domani mattina con il punto successivo all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Poiché non si fanno osservazioni, così rimane stabilito.

 

Interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza interpellanze e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Ordine del giorno
per le sedute di mercoledì 4 febbraio 2009

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi domani, mercoledì 4 febbraio, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9,30 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

 

La seduta è tolta (ore 19,33).

 

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE DISCUSSO AI SENSI DELL'ARTICOLO 44, COMMA 3, DEL REGOLAMENTO

Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 (1333)

ORDINI DEL GIORNO

G100

AMORUSO, COMPAGNA, LAURO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        In sede di discussione del disegno di legge recante «Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008»,

        premesso che:

            la ratifica del predetto Trattato di amicizia italo-libico, firmato a Tripoli il 30 agosto u.s., intende chiudere un contenzioso pluridecennale tra i due paesi;

            è doveroso ribadire come la Convenzione oggetto di ratifica implichi, tra l'altro, il rispetto da parte libica dei diritti acquisiti dal lavoro dei nostri imprenditori e loro dipendenti che hanno operato in quel Paese;

            in Senato sono in discussione disegni di legge che dischiudono la prospettiva di una sorta di impegno di diritto pubblico a garanzia di imprese creditrici della Libia;

            tale problematica risale agli anni '80, quando vennero bloccati dalle autorità libiche tutti i contratti sottoscritti con le nostre aziende, anche nei casi in cui le somme erano già state depositate presso banche libiche per il successivo trasferimento in Italia;

            le associazioni rappresentative dei creditori hanno in varie occasioni rivendicato il loro diritto a rientrare almeno in parte di tali crediti,

        impegna il Governo:

            proprio in occasione e in considerazione della chiusura del contenzioso tra l'Italia e la Libia con la ratifica del Trattato di amicizia, ad assumere iniziative che non escludano possibilità di copertura finanziaria dei disegni di legge citati in premessa e all'esame della Commissione finanze del Senato, al fine di consentire una forma di garanzia dello Stato a favore delle imprese creditrici della Libia.

________________

(*) Accolto dal Governo

G101

BRICOLO, VALLI, ADERENTI, BODEGA, BOLDI, CAGNIN, DIVINA, FILIPPI ALBERTO, FRANCO PAOLO, GARAVAGLIA MASSIMO, LEONI, MARAVENTANO, MAURO, MAZZATORTA, MONTANI, MONTI, MURA, PITTONI, RIZZI, STIFFONI, TORRI, VACCARI, VALLARDI

Ritirato

Il Senato,

        in occasione dell'esame del disegno di legge di «Ratifica ed Esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista»;

            considerando che con il trattato in Ratifica l'Italia concretizza ampiamente il «grande gesto» rivendicato dalla Libia per considerare chiusa definitivamente la questione dei risarcimenti coloniali;

            tenendo inoltre presente che già nel 2000 era stato firmato un accordo con la Libia per la lotta alla immigrazione clandestina, in vigore dal 2002, cui era stato allegato un protocollo nel 2007 per il pattugliamento congiunto delle coste a fini del contrasto all'immigrazione illegale;

            considerando dunque che la Libia si è impegnata più volte a collaborare nel controllo delle partenze dalle sue coste, senza mai offrire risultati apprezzabili e sempre subordinando la propria azione al pagamento di un risarcimento coloniale;

            osservando che con il trattato in ratifica si aggiunge un ulteriore importante strumento, cioè la realizzazione di un sistema di rilevamento ad alta tecnologia, finanziato interamente dall'Italia e dall'UE, che permetterà di verificare senza incertezze il luogo di partenza ed il tragitto delle imbarcazioni di clandestini;

            constatando infine che il mancato controllo in partenza dalle coste libiche vanifica in parte anche l'efficacia di accordi di riammissione con altri paesi, che si sono impegnati al contrasto in cambio di quote di ingresso riservate: come è successo con la Tunisia, il monitoraggio del Governo tunisino è vanificato dallo spostamento dei tunisini in partenza sulle coste libiche,

        impegna il Governo:

            a riferire semestralmente al Parlamento sui risultati ottenuti nel contrasto alle partenze clandestine dalla Libia dopo l'entrata in vigore del trattato in ratifica;

            a valutare l'opportunità, al registrarsi di risultati inferiori alle aspettative, di dennunciare il trattato e sospendere l'erogazione dei finanziamenti ivi previsti.

G102

MARAVENTANO

V. testo 2

Il Senato,

        in occasione dell'esame del disegno di legge di Ratifica ed esecuzione del trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista;

            considerate le polemiche che l'apertura di un nuovo Centro di identificazione ed espulsione sull'isola di Lampedusa ha sollevato nelle ultime settimane;

        premesso che:

            la posizione geografica dell'isola e l'incremento nei flussi migratori hanno reso improrogabile l'apertura a Lampedusa di un nuovo centro operativo, che si aggiunge al centro di prima accoglienza già presente sull'isola e destinato a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale;

            a differenza del Centro di prima accoglienza, l'obiettivo specifico del Centro di identificazione ed espulsione è quello di procedere all'individuazione delle generalità dell'immigrato e di attivare le procedure di rimpatrio;

            l'apertura del nuovo Cie a Lampedusa si inserisce nel programma del Governo volto ad ampliare la disponibilità di posti nei centri di identificazione ed espulsione (CIE), al fine di ovviare all'intensificazione del fenomeno di immigrazione clandestina, che ha comportato una crescita notevole del numero degli stranieri irregolarmente presenti sul territorio nazionale trattenuti nei centri, creando oggettive difficoltà organizzative, soprattutto nei periodi in cui si intensifica l'afflusso di immigrati irregolari;

            in particolare, con il decreto legge 2 ottobre 2008, n. 151, convertito, con modificazioni, nella legge 28 novembre 2008, n. 186, sono stati stanziati 3.000.000 per l'anno 2008, euro 37.500.000 per l'anno 2009, euro 40.470.000 per l'anno 2010 ed euro 20.075.000 a decorrere dall'anno 2011 per incrementare di 1.000 unità i 1.160 posti disponibili presso i 10 CIE operativi, realizzando nuovi centri;

            nell'annunciare l'apertura del nuovo Cie a Lampedusa il ministro Maroni ha dichiarato che il Ministero sta avviando le procedure affinché in poco tempo si completino i rimpatri di tutti gli immigrati da Lampedusa, ad esclusione dei minori, trasferiti in altri centri;

            l'obiettivo politico di governo, che rende imprescindibile la presenza di un Centro di identificazione ed espulsione sull'isola di Lampedusa, è quello di evitare lo spostamento degli stranieri in altri centri operativi, procedendo direttamente al rimpatrio;

            l'emergenza sbarchi dalle coste africane potrà essere fermata solo se al rafforzamento delle operazioni di pattugliamento delle coste reso possibile dall'entrata in vigore dell'Accordo con la Libia si affiancherà una nuovo politica di rimpatri, che trova nell'isola di Lampedusa il proprio naturale baricentro;

        impegna il Governo:

            a proseguire nell'azione di Governo intrapresa nel contrasto agli sbarchi di immigrati dalle coste africane, realizzando una politica di rimpatrio assistito direttamente dall'isola di Lampedusa;

            ad attivarsi affinché siano adottate misure di straordinaria necessità ed urgenza atte a fornire un supporto effettivo all'isola di Lampedusa ed ai suoi abitanti, potenziando i servizi pubblici essenziali necessari a far fronte agli incrementati fabbisogni derivanti dalla situazione di emergenza conseguente al fenomeno degli sbarchi e al potenziamento delle presenze di stranieri nei centri operativi.

G102 (testo 2)

MARAVENTANO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        in occasione dell'esame del disegno di legge di Ratifica ed esecuzione del trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista;

            considerate le polemiche che l'apertura di un nuovo Centro di identificazione ed espulsione sull'isola di Lampedusa ha sollevato nelle ultime settimane;

        premesso che:

            la posizione geografica dell'isola e l'incremento nei flussi migratori hanno reso improrogabile l'apertura a Lampedusa di un nuovo centro operativo, che si aggiunge al centro di prima accoglienza già presente sull'isola e destinato a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale;

            a differenza del Centro di prima accoglienza, l'obiettivo specifico del Centro di identificazione ed espulsione è quello di procedere all'individuazione delle generalità dell'immigrato e di attivare le procedure di rimpatrio;

            l'apertura del nuovo Cie a Lampedusa si inserisce nel programma del Governo volto ad ampliare la disponibilità di posti nei centri di identificazione ed espulsione (CIE), al fine di ovviare all'intensificazione del fenomeno di immigrazione clandestina, che ha comportato una crescita notevole del numero degli stranieri irregolarmente presenti sul territorio nazionale trattenuti nei centri, creando oggettive difficoltà organizzative, soprattutto nei periodi in cui si intensifica l'afflusso di immigrati irregolari;

            in particolare, con il decreto legge 2 ottobre 2008, n. 151, convertito, con modificazioni, nella legge 28 novembre 2008, n. 186, sono stati stanziati 3.000.000 per l'anno 2008, euro 37.500.000 per l'anno 2009, euro 40.470.000 per l'anno 2010 ed euro 20.075.000 a decorrere dall'anno 2011 per incrementare di 1.000 unità i 1.160 posti disponibili presso i 10 CIE operativi, realizzando nuovi centri;

            nell'annunciare l'apertura del nuovo Cie a Lampedusa il ministro Maroni ha dichiarato che il Ministero sta avviando le procedure affinché in poco tempo si completino i rimpatri di tutti gli immigrati da Lampedusa, ad esclusione dei minori, trasferiti in altri centri;

            l'obiettivo politico di governo, che rende imprescindibile la presenza di un Centro di identificazione ed espulsione sull'isola di Lampedusa, è quello di evitare lo spostamento degli stranieri in altri centri operativi, procedendo direttamente al rimpatrio;

            l'emergenza sbarchi dalle coste africane potrà essere fermata solo se al rafforzamento delle operazioni di pattugliamento delle coste reso possibile dall'entrata in vigore dell'Accordo con la Libia si affiancherà una nuovo politica di rimpatri, che trova nell'isola di Lampedusa il proprio naturale baricentro;

        impegna il Governo:

            a proseguire nell'azione di Governo intrapresa nel contrasto agli sbarchi di immigrati dalle coste africane, realizzando una politica di rimpatrio assistito direttamente dall'isola di Lampedusa;

            ad attivarsi affinché siano adottate misure atte a fornire un supporto effettivo all'isola di Lampedusa ed ai suoi abitanti, potenziando i servizi pubblici essenziali necessari a far fronte agli incrementati fabbisogni derivanti dalla situazione di emergenza conseguente al fenomeno degli sbarchi e al potenziamento delle presenze di stranieri nei centri operativi.

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(*) Accolto dal Governo

G103

PISTORIO, OLIVA

V. testo 2

Il Senato,

        in sede di esame dell'atto Senato n. 1333, recante Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008,

        pemesso che:

            il Trattato oggetto di autorizzazione alla ratifica da parte del Parlamento prevede, all'articolo 19, che l'Italia e la Libia «intensifichino la collaborazione in atto in relazione all'immigrazione clandestina anche in conformità con quanto previsto dai protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007»;

        in particolare il comma 2 del medesimo articolo prevede che «le due Parti promuovano la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche» stabilendo che il costo dell'intervento sia sostenuto per il 50 per cento dal Governo Italiano e per la restante parte dall'Unione Europea a cui i due Paesi faranno formale richiesta di finanziamento, anche in considerazione delle «Intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giarmahiria e la commissione Europea»;

            il comma 3, stabilisce, inoltre, che le due Parti «s'impegnano a collaborare alla definizione di iniziative sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei paesi di origine dei flussi migratori;

            il protocollo di cooperazione italo-libico del 29 dicembre 2007 che prevede, come principale strumento di lotta alle organizzazioni che sfruttano l'immigrazione clandestina, il pattugliamento marittimo congiunto delle coste, sembra non sia stato ancora attuato nonostante in occasione della missione del Presidente del Consiglio in Libia il 27 giugno 2008 se ne sia ravvisata l'estrema necessità e urgenza;

            il pattugliamento congiunto delle acque territoriali e la sorveglianza delle coste degli Stati sorgente attuato con successo in Albania si è dimostrato, finora, lo strumento più efficace per arrestare i flussi migratori;

            gli sbarchi clandestini di stranieri immigrati provenienti dall'Africa settentrionale, in particolare dalle coste libiche, sull'isola di Lampedusa non accennano a diminuire e sono, anzi, cresciuti nelle ultime settimane, sottoponendo la popolazione residente ad un costo sociale ed economico insostenibile soprattutto in considerazione della forte vocazione turistica dell'isola stessa, da cui trae la maggior parte del proprio reddito;

            il comune di Lampedusa non è dotato, né gli sono stati forniti, strutture, servizi sociali e di assistenza sanitaria né risorse adeguate per far fronte ad un fenomeno migratorio di tali proporzioni;

            il Ministro Maroni per fronteggiare l'emergenza verificata negli ultimi giorni nell'isola, ha annunciato il rimpatrio immediato dei clandestini e la costruzione di un centro idoneo al riconoscimento e all'espulsione;

            tale decisione è stata rigettata all'unanimità dal consiglio comunale di Lampedusa che paventa «la trasformazione dell'isola in un carcere a cielo aperto» facendo ancor più degradare le condizioni di vita della popolazione residente;

        impegna il Governo:

            a informare periodicamente e dettagliatamente il Parlamento sia sull'applicazione del comma 2, dell'articolo 19, relativamente alla natura delle società private nonché all'esito dei loro controlli; sia sull'applicazione del comma 3 del medesimo articolo 19 relativamente alla definizione delle eventuali iniziative bilaterali o regionali con i paesi di origine dei flussi;

        a adoperarsi affinché, il pattugliamento marittimo congiunto delle coste, previsto dal protocollo di cooperazione italo-libico del 29 dicembre 2007, ove non sia stato ancora avviato, sia reso immediatamente operativo, e qualora sia già operativo sia reso efficace al massimo grado;

            a farsi carico della eliminazione, o quanto meno in parte, dei guasti provocati, al territorio e alla popolazione della piccola isola di Lampedusa, dalle contraddizioni di una politica sull'immigrazione che ha finora generao insicurezza e tensioni sociali destinando all'isola gli strumenti economici e giuridici adeguati per il rilancio del turismo nonché di adeguate risorse per garantire una più alta qualità dei servizi primari istituendo nel contempo collegamenti stabili a partire da quelli marittimi al fine di assicurare ai residenti pieno diritto alla mobilità.

            a impegnarsi affinché, in tempi brevissimi, la Libia possa costruire sul proprio territorio, con oneri finanziari a totale carico dell'Italia, uno o più centri di permanenza temporanea sotto la responsabilità dell'autorità di polizia libica, nei quali trasferire nelle prime 24 ore gli immigrati clandestini partiti dalle coste libiche.

G103 (testo 2)

PISTORIO, OLIVA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        in sede di esame dell'atto Senato n. 1333, recante Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008,

        pemesso che:

            il Trattato oggetto di autorizzazione alla ratifica da parte del Parlamento prevede, all'articolo 19, che l'Italia e la Libia «intensifichino la collaborazione in atto in relazione all'immigrazione clandestina anche in conformità con quanto previsto dai protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007»;

        in particolare il comma 2 del medesimo articolo prevede che «le due Parti promuovano la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche» stabilendo che il costo dell'intervento sia sostenuto per il 50 per cento dal Governo Italiano e per la restante parte dall'Unione Europea a cui i due Paesi faranno formale richiesta di finanziamento, anche in considerazione delle «Intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giarmahiria e la commissione Europea»;

            il comma 3, stabilisce, inoltre, che le due Parti «s'impegnano a collaborare alla definizione di iniziative sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei paesi di origine dei flussi migratori;

            il protocollo di cooperazione italo-libico del 29 dicembre 2007 che prevede, come principale strumento di lotta alle organizzazioni che sfruttano l'immigrazione clandestina, il pattugliamento marittimo congiunto delle coste, sembra non sia stato ancora attuato nonostante in occasione della missione del Presidente del Consiglio in Libia il 27 giugno 2008 se ne sia ravvisata l'estrema necessità e urgenza;

            il pattugliamento congiunto delle acque territoriali e la sorveglianza delle coste degli Stati sorgente attuato con successo in Albania si è dimostrato, finora, lo strumento più efficace per arrestare i flussi migratori;

            gli sbarchi clandestini di stranieri immigrati provenienti dall'Africa settentrionale, in particolare dalle coste libiche, sull'isola di Lampedusa non accennano a diminuire e sono, anzi, cresciuti nelle ultime settimane, sottoponendo la popolazione residente ad un costo sociale ed economico insostenibile soprattutto in considerazione della forte vocazione turistica dell'isola stessa, da cui trae la maggior parte del proprio reddito;

            il comune di Lampedusa non è dotato, né gli sono stati forniti, strutture, servizi sociali e di assistenza sanitaria né risorse adeguate per far fronte ad un fenomeno migratorio di tali proporzioni;

            il Ministro Maroni per fronteggiare l'emergenza verificata negli ultimi giorni nell'isola, ha annunciato il rimpatrio immediato dei clandestini e la costruzione di un centro idoneo al riconoscimento e all'espulsione;

            tale decisione è stata rigettata all'unanimità dal consiglio comunale di Lampedusa che paventa «la trasformazione dell'isola in un carcere a cielo aperto» facendo ancor più degradare le condizioni di vita della popolazione residente;

        impegna il Governo:

            a informare periodicamente e dettagliatamente il Parlamento sia sull'applicazione del comma 2, dell'articolo 19, relativamente alla natura delle società private nonché all'esito dei loro controlli; sia sull'applicazione del comma 3 del medesimo articolo 19 relativamente alla definizione delle eventuali iniziative bilaterali o regionali con i paesi di origine dei flussi;

        a adoperarsi affinché, il pattugliamento marittimo congiunto delle coste, previsto dal protocollo di cooperazione italo-libico del 29 dicembre 2007, ove non sia stato ancora avviato, sia reso immediatamente operativo, e qualora sia già operativo sia reso efficace al massimo grado;

        ad attivarsi affinché siano adottate tutte le misure atte a fornire un supporto effettivo all'Isola di Lampedusa ed ai suoi abitanti, potenziando i servizi pubblici essenziali nonché gli strumenti adeguati per il rilancio del turismo.

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(*) Accolto dal Governo

G104

VACCARI, BARBOLINI, LANNUTTI, COSTA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        in sede di esame del disegno di legge n. 1333 recante Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008,

        considerato:

            che lo strumento pattizio ha la finalità di superare gli elementi di contenzioso esistenti tra l'Italia e la Libia e di porre le basi per un rinnovato rapporto tra i due Stati;

            che, in particolare, le disposizioni recate dall'articolo 4 del disegno di legge sono finalizzate a riconoscere un ulteriore indennizzo ai cittadini italiani e agli enti e le società di nazionalità italiane sottoposti in Libia a misure limitative e che hanno perduto beni, diritti e interessi a seguito di provvedimenti adottati dalle autorità libiche;

            che l'articolo 13 del Trattato opportunamente prevede che, per quanto riguarda i crediti vantati dalle aziende italiane nei confronti delle Amministrazioni ed Enti libici, un impegno delle due Parti a raggiungere una soluzione sulla base del negoziato nell'ambito del Comitato Crediti, affrontando quindi una situazione che ha visto finora penalizzate le imprese italiane;

            che il ministro Frattini in sede di esame dei disegni di legge nn. 413, 465 e 508 presso la Commissione Finanze e tesoro del Senato ha illustrato i termini finanziari della questione facendo presente che la Libia riconosce i crediti vantati dalle aziende italiane per una cifra non superiore a 400 milioni di euro a fronte di una stima e di una richiesta delle aziende italiane di 626 milioni di euro;

            che quindi rimane ancora impregiudicata la questione di una soluzione soddisfacente della controversia, nonostante i termini del citato articolo 13 del Trattato;

            che in sede di esame dei citati disegni di legge, nonché in sede consultiva sul disegno di legge 1333, la Commissione Finanze e tesoro ha espresso unanimemente la sollecitazione a raggiungere un accordo tra le parti che dia la più ampia garanzia alle aziende italiane di recupero dei crediti vantati nei confronti delle amministrazioni ed enti libici;

        impegna il Governo:

            a raggiungere tale risultato nell'ambito dell'esecuzione del Trattato, raccordando l'impegno finanziario assunto ai sensi dell'articolo 8 dello stesso - che prevede uno stanziamento annuale per realizzazione di progetti infrastrutturali di base in Libia per un importo di 250 milioni di dollari - con l'esigenza di assicurare il reperimento delle somme necessarie per ristorare pienamente le imprese italiane.

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(*) Accolto dal Governo

G105 (testo corretto)

MARINARO, MARCENARO, LIVI BACCI, MARINI, AMATI, MARITATI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        premesso che:

            il «Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione» tra Italia e Libia - oggetto di autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione da parte del Parlamento - costituisce il punto di approdo di un lungo lavoro politico-diplomatico, che negli ultimi anni ha impegnato diversi governi italiani non soltanto per la normalizzazione delle relazioni bilaterali e il rafforzamento dei rapporti politici ed economici tra i due Paesi, ma anche, più in generale, per la stabilizzazione dell'area mediterranea, la promozione della pacifica risoluzione delle controversie nella medesima area e la piena affermazione dei diritti fondamentali della persona e dei principi di legalità internazionale;

            in tal senso, la sottoscrizione del Trattato deve ritenersi, oltre che un atto di riconoscimento della responsabilità storica dell'Italia verso la Libia, un rilevante contributo all'apertura della società civile libica e al dialogo con il mondo arabo e una risposta alle sfide poste dalla governance mediterranea, sotto i profili congiunti della sicurezza interna delle Nazioni, della pacifica convivenza dei popoli, della sicurezza energetica, dei movimenti migratori e della tutela dei beni culturali;

            l'articolo 19 del Trattato prevede che le due patti intensifichino la collaborazione in atto nella lotta alla criminalità organizzata e all'immigrazione irregolare, in conformità ai Protocolli di cooperazione sottoscritti a Tripoli il 29 dicembre 2007;

            la stessa disposizione prevede in particolare che le parti promuovano la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche, il cui costo è posto per il 50 per cento a carico del Governo italiano, mentre per la copertura della quota restante è auspicato un impegno diretto dell'Unione europea, in coerenza con il processo di responsabilizzazione e coinvolgimento delle Istituzioni comunitarie nella costruzione del dialogo e della cooperazione euro-mediterranea;

            nella stessa sede le due parti si sono inoltre impegnate a collaborare alla definizione di iniziative, sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei paesi di origine dei flussi migratori;

        considerato altresì che:

            l'immigrazione clandestina proveniente dalla Libia e diretta verso le coste italiane è notoriamente controllata da organizzazioni criminali, che gestiscono dalle coste libiche gli imbarchi di migliaia di migranti provenienti da varie aree del continente africano - in prevalenza da regioni e Paesi interessati da conflitti armati o oppressi da regimi autoritari, quali il Ciad e il Darfur - con drammatici costi costi in termini di perdite di vite umane, a causa delle condizioni di viaggio spesso insostenibili cui sono esposti i migranti, e tra essi in primo luogo le donne e i bambini, e dei casi non infrequenti di abbandono in mare degli stessi da parte delle organizzazioni criminali che gestiscono questo traffico illegale;

            a fronte della persistenza e della gravità, anche sul piano umanitario, di questi fenomeni, non è stata attivata a tutt'oggi alcuna forma sistematica di controllo sugli imbarchi e di monitoraggio satellitare delle rotte marine utilizzate per il traffico di migranti;

        considerato infine che:

            l'esercizio del diritto d'asilo, internazionalmente riconosciuto, non è legalmente tutelato sul territorio libico, non avendo la Libia sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui rifugiati;

            le denunce avanzate dalle organizzazioni internazionali impegnate sui temi dei diritti umani testimoniano di gravissime violazioni dei diritti fondamentali della persona, perpetrate anche nei confronti di centinaia di rifugiati e potenziali richiedenti asilo, spesso sottoposti a regime di detenzione senza alcuno specifico riguardo per le condizioni di sofferenza di donne e minori;

        impegna il Governo:

            ad adoperarsi, anche in sede di definizione delle future intese bilaterali di cui all'articolo 19 del Trattato, per l'ottenimento di adeguate garanzie da parte del Governo libico in particolare per quanto riguarda i diritti umani dei migranti e il rispetto delle norme di diritto internazionale relative alla protezione dei rifugiati;

            in attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 19 del Trattato, ad istituire un sistema permanente di monitoraggio satellitare delle rotte marine tra la Libia e l'Italia, ai fini della tempestiva individuazione delle imbarcazioni che svolgono il traffico clandestino di migranti e dell'eventuale prestazione di soccorso alle persone in difficoltà;

            ad adottare presso l'Unione europea, in sede di richiesta di finanziamento per il sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, ogni iniziativa utile affinché il Governo libico acconsenta allo svolgimento, da parte dell'Alto commissariato per i rifugiati, di un'azione di monitoraggio sulle politiche in materia di immigrazione - con particolare riguardo ai centri di detenzione degli immigrati - aperta anche alle Organizzazioni non governative più rappresentative sul piano internazionale.

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(*) Accolto dal Governo

G106

BARBOLINI, PERDUCA

V. testo 2

Il Senato,

        in sede di esame del disegno di legge di «Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008»;

        premesso che:

            con la sottoscrizione del Trattato si è inteso pone fine allo storico contenzioso tra Italia e Libia, senza tuttavia individuare - in tale sede - gli strumenti e le risorse per dare sufficienti garanzie ed esplicite risposte alle legittime aspettative delle imprese italiane creditrici della Libia,

        considerato altresì che:

            tale lacuna rappresenta un fattore di ingiustificata penalizzazione nei confronti di imprese che hanno proficuamente operato per lo sviluppo del lavoro italiano, secondo lo spirito e la lettera dell'articolo 35 della Carta Costituzionale, non riuscendo ancora, dopo un annoso contenzioso, a vedersi riconosciuti i diritti acquisiti,

        impegna il Governo:

            a contribuire, attraverso il reperimento delle necessarie risorse finanziarie, alla rapida approvazione dei disegni di legge orientati al riconoscimento di una garanzia sovrana dello Stato a favore delle imprese creditrici della Libia, tuttora all'esame della Commissione finanze del Senato, nonché ad istituire un'apposita commissione di valutazione della precisa entità degli stessi crediti - come determinata sulla base dell'ordinamento italiano vigente - al fine di accelerare l'acquisizione di un'intesa anche con la parte libica, secondo le modalità e le procedure di cui all'articolo 13 del Trattato.

G106 (testo 2)

BARBOLINI, PERDUCA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        in sede di esame del disegno di legge di «Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008»;

        premesso che:

            con la sottoscrizione del Trattato si è inteso pone fine allo storico contenzioso tra Italia e Libia, senza tuttavia individuare - in tale sede - gli strumenti e le risorse per dare sufficienti garanzie ed esplicite risposte alle legittime aspettative delle imprese italiane creditrici della Libia,

        considerato altresì che:

            tale lacuna rappresenta un fattore di ingiustificata penalizzazione nei confronti di imprese che hanno proficuamente operato per lo sviluppo del lavoro italiano, secondo lo spirito e la lettera dell'articolo 35 della Carta Costituzionale, non riuscendo ancora, dopo un annoso contenzioso, a vedersi riconosciuti i diritti acquisiti,

        impegna il Governo:

            a contribuire, attraverso il reperimento delle necessarie risorse finanziarie, alla rapida approvazione dei disegni di legge orientati al riconoscimento di una garanzia sovrana dello Stato a favore delle imprese creditrici della Libia, tuttora all'esame della Commissione finanze del Senato.

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(*) Accolto dal Governo

G107 (testo 2)

MARCENARO

V. testo 3

Il Senato,

        premesso che:

            il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008, prevede, agli articoli 1-7 il pieno rispetto dei principi universalmente riconosciuti della legalità internazionale, del diritto internazionale, nonché dell'Ordinamento internazionale, nel quadro della Carta delle Nazioni Unite;

            in virtù in particolare dell'articolo 6 di detto Trattato le parti si impegnano solennemente ad agire nel pieno rispetto degli obiettivi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo;

            l'Italia e la Libia hanno entrambe aderito ad importanti convenzioni internazionali tra le quali il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il primo protocollo opzionale al Patto, la Convenzione contro la tortura ed i trattamenti e le punizioni crudeli, inumane o degradanti,

            l'Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra sullo Status dei rifugiati e, in virtù della propria adesione all'Unione europea, è tenuta al rispetto dei principi e delle norme della Convenzione e protocolli addizionali CEDU e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

        impegna il Governo a riferire semestralmente alle Camere sull'attuazione del Trattato, con particolare riguardo al rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale.

G107 (testo 3)

MARCENARO

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

        premesso che:

            il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008, prevede, agli articoli 1-7 il pieno rispetto dei principi universalmente riconosciuti della legalità internazionale, del diritto internazionale, nonché dell'Ordinamento internazionale, nel quadro della Carta delle Nazioni Unite;

            in virtù in particolare dell'articolo 6 di detto Trattato le parti si impegnano solennemente ad agire nel pieno rispetto degli obiettivi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo;

            l'Italia e la Libia hanno entrambe aderito ad importanti convenzioni internazionali tra le quali il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il primo protocollo opzionale al Patto, la Convenzione contro la tortura ed i trattamenti e le punizioni crudeli, inumane o degradanti,

            l'Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra sullo Status dei rifugiati e, in virtù della propria adesione all'Unione europea, è tenuta al rispetto dei principi e delle norme della Convenzione e protocolli addizionali CEDU e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

        impegna il Governo a riferire alle Camere sull'attuazione del Trattato, con particolare riguardo al rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale.

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(*) Accolto dal Governo

ARTICOLI 1 E 2 DEL DISEGNO DI LEGGE

Art. 1.

Approvato

(Autorizzazione alla ratifica)

    1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008.

Art. 2.

Approvato

(Ordine di esecuzione)

    1. Piena ed intera esecuzione è data al Trattato di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 23 del Trattato stesso.

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 2

2.0.1

MARCENARO, MARINARO, LIVI BACCI, MARINI, MARITATI

Ritirato

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Commissione di monitoraggio)

        1. Al fine di monitorare l'attuazione del Trattato di cui all'articolo 1, con particolare riferimento al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di cui all'articolo 6 del Trattato medesimo, è istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un'apposita Commissione di monitoraggio.

        2. La Commissione di cui al comma 1 è presieduta dal Presidente del Consiglio o da un Ministro da lui delegato ed è composta da quattro esperti di comprovata competenza in materia di diritti dell'uomo, designati dal Ministro degli affari esteri, e da due rappresentanti delle organizzazioni non governative operanti in questo settore.

        3.La Commissione trasmette alle Commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato una relazione annuale sull'andamento dell'attuazione del Trattato, con particolare riferimento all'articolo 6 del medesimo.

        4. La partecipazione dei componenti alla Commissione è a titolo gratuito».

2.0.2

BELISARIO, GIAMBRONE, PEDICA, PERDUCA

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Commissione di monitoraggio)

        1. Al fine di monitorare l'attuazione del Trattato di cui all'articolo 1, con particolare riferimento al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di cui all'articolo 6 del testo dell'accordo, è istituita, senza nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato, una Commissione di monitoraggio.

        2. La Commissione di cui al comma 1 è presieduta dal Presidente del Consiglio o da un Ministro da lui delegato ed è composta da quattro esperti nel settore dei diritti dell'uomo, designati dal Ministro degli affari esteri tra professori, avvocati o funzionari di organismi internazionali, con comprovata competenza in materia di diritti dell'uomo, e da due rappresentanti delle organizzazioni non governative che operano in questo settore.

        3.La Commissione trasmette alle competenti Commissioni di Camera e Senato una relazione annuale sull'andamento dell'attuazione dell'accordo, con particolare riferimento all'articolo 6.

        4. La partecipazione dei componenti alla Commissione è a titolo gratuito».

2.0.3

MARCENARO, MARINARO, LIVI BACCI, MARINI, MARITATI

Ritirato

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Relazione del Governo)

        1. Con cadenza annuale il Governo presenta al Parlamento una relazione in ordine all'andamento e allo stato di attuazione dell'accordo di cui all'articolo 1, con particolare riferimento a quanto previsto dall'articolo 19 in materia di collaborazione in atto nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina.

        2. La relazione di cui al comma 1 dà altresì conto dello stato di avanzamento nella realizzazione del sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, sulle effettive forme di contrasto all'immigrazione clandestina messe in atto dalla Libia e sulla loro conformità alle principali convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo, nonché sulla conformità alla Carta delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e delle iniziative in corso tra le parti per la prevenzione del fenomeno dell'immigrazione clandestina nei paesi di origine dei flussi migratori.

        3. La relazione di cui al comma 1 è assegnata alle Commissioni parlamentari competenti per materia».

2.0.4

BELISARIO, GIAMBRONE, PEDICA, PERDUCA

Respinto

Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

«Art. 2-bis.

(Relazione del Governo)

        1. Con cadenza annuale il Governo presenta al Parlamento una relazione in ordine all'andamento e allo stato di attuazione dell'accordo di cui all'articolo 1, con particolare riferimento a quanto previsto dall'articolo 19 in materia di collaborazione in atto nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina.

        2. La relazione di cui al comma 1 dà altresì conto dello stato di avanzamento nella realizzazione del sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, sulle effettive forme di contrasto all'immigrazione clandestina messe in atto dalla Libia e sulla loro conformità alle principali convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo, nonché sulla conformità alla Carta delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e delle iniziative in corso tra le parti per la prevenzione del fenomeno dell'immigrazione clandestina nei paesi di origine dei flussi migratori.

        3. La relazione di cui al comma 1 è trasmessa alle Commissioni parlamentari competenti per materia».

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE

Art. 3.

Approvato

(Addizionale all'imposta sul reddito delle società)

    1. Le disposizioni del presente articolo si applicano nei confronti delle società e degli enti commerciali residenti nel territorio dello Stato:

        a) che operano nel settore della ricerca e della coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, con partecipazioni di controllo e di collegamento e con immobilizzazioni materiali e immateriali nette dedicate a tale attività con valore di libro superiore al 33 per cento della corrispondente voce del bilancio di esercizio;

        b) emittenti azioni o titoli equivalenti ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato;

        c) con una capitalizzazione superiore a 20 miliardi di euro determinata sulla base della media delle capitalizzazioni rilevate nell'ultimo mese di esercizio sul mercato regolamentato con i maggiori volumi negoziati.

    2. I soggetti di cui al comma 1 sono tenuti al versamento di un'addizionale all'imposta sul reddito delle società (IRES) pari al 4 per cento dell'utile prima delle imposte risultante dal conto economico qualora dallo stesso risulti un'incidenza fiscale inferiore al 19 per cento. In ogni caso l'addizionale non è dovuta per gli esercizi in perdita e il relativo importo non può eccedere il minore tra:

        a) l'importo determinato applicando all'utile prima delle imposte la differenza tra il 19 per cento e l'aliquota di incidenza fiscale risultante dal conto economico;

        b) l'importo corrispondente alle percentuali di seguito indicate del patrimonio netto, come definito al comma 5:

            1) 10,3 per mille fino all'esercizio in corso al 31 dicembre 2011;

            2) 5,8 per mille dall'esercizio che inizia successivamente al 31 dicembre 2011 e fino all'esercizio in corso al 31 dicembre 2015;

            3) 5,15 per mille dall'esercizio che inizia successivamente al 31 dicembre 2015 e fino all'esercizio in corso al 31 dicembre 2019;

            4) 4,65 per mille dall'esercizio che inizia successivamente al 31 dicembre 2019 e fino all'esercizio in corso al 31 dicembre 2023;

            5) 4,2 per mille dall'esercizio che inizia successivamente al 31 dicembre 2023 e fino all'esercizio in corso al 31 dicembre 2028.

    3. L'incidenza fiscale di cui al comma 2 corrisponde all'aliquota determinata dal rapporto tra i seguenti dati rilevati dal conto economico:

        a) onere netto per l'IRES corrente, differita e anticipata, per le eventuali imposte sostitutive. Ai fini della presente lettera il riferimento all'IRES deve intendersi comprensivo dell'addizionale istituita dall'articolo 81, comma 16, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. Non rileva ai fini della determinazione dell'onere netto per l'IRES l'addizionale prevista dal comma 2 del presente articolo;

        b) utile prima delle imposte.

    4. Dall'onere netto per l'IRES di cui al comma 3 sono esclusi gli effetti di imposta corrente, differita e anticipata, relativi alle società incluse nello stesso consolidato fiscale nazionale o mondiale o insieme con le quali è stata esercitata l'opzione per la trasparenza fiscale. Tuttavia tali effetti devono essere mantenuti, o, qualora non siano rilevati, l'onere netto per l'IRES deve essere corrispondentemente rettificato, nel caso in cui le partecipazioni in tali società siano oggetto di svalutazione. In ogni caso tali effetti rilevano in misura non superiore al 27,5 per cento della svalutazione della partecipazione alla quale si riferiscono, come risultante dal conto economico.

    5. Il patrimonio netto per la determinazione del limite di cui al comma 2, lettera b), è quello risultante dal bilancio di esercizio diminuito dell'utile di esercizio e aumentato degli acconti sul dividendo eventualmente deliberati. Se il periodo d'imposta è superiore o inferiore a dodici mesi, il limite di cui al citato comma 2, lettera b), è ragguagliato alla durata di esso.

    6. L'addizionale di cui al comma 2 è dovuta a decorrere dall'esercizio che inizia successivamente al 31 dicembre 2008 e fino a quello in corso al 31 dicembre 2028. Ai fini del calcolo dei versamenti in acconto relativi al primo esercizio si fa riferimento a quella che sarebbe stata l'addizionale dovuta per l'esercizio precedente, ferma rimanendo la facoltà di fare riferimento allo stesso esercizio relativamente al quale la stessa si rende dovuta.

EMENDAMENTI

3.6400

BELISARIO, GIAMBRONE, PEDICA, PERDUCA

Respinto

        Al comma 1, dopo le parole: «residenti nel territorio dello Stato», inserire le seguenti: «rispondenti a tutti i requisiti indicati dalle seguenti lettere», nonché al comma 1 lettera a)sostituire le parole: «che operano» con le seguenti parole: «operanti».

3.98

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 1» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 1, lettera a), sostituire le parole: «33 per cento» con le seguenti: «99 per cento».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.97 a 3.32 (pagg. 14-25 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.297

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 1» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 1, lettera c), sostituire le parole: «20 miliardi di euro» con le seguenti: «200 miliardi di euro».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.296 a 3.118 (pagg. 25-47 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.346

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, alinea, sostituire le parole:«pari al 4 per cento» con le seguenti: «pari al 50 per cento».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.345 a 3.300 (pagg. 47-52 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.1344

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 1), sostituire le parole: «10,3 per mille» con le seguenti: «99,9 per mille».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.1343 a 3.408 (pagg. 52-160 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.1433

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero1), sostituire le parole: «31 dicembre 2011» con le seguenti: «31 dicembre 2099».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.1432 a 3.1345 (pagg. 160-170 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.2431

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 2), sostituire le parole: «5,8 per mille» con le seguenti: «99,9 per mille».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.2430 a 3.1491 (pagg. 170-281 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.2515

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 2), sostituire le parole: «al 31 dicembre 2015» con le seguenti: «al 31 dicembre 2099».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.2514 a 3.2432 (pagg. 281-290 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.3514

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 3), sostituire le parole: «5,15 per mille» con le seguenti: «99,9 per mille».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.3513 a 3.2566 (pagg. 290-401 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.3594

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 3), sostituire le parole: «al 31 dicembre 2019» con le seguenti: «al 31 dicembre 2099».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.3593 a 3.3515 (pagg. 401-410 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.4593

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 4), sostituire le parole: «4,65 per mille» con le seguenti: «99,9 per mille».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.4592 a 3.3640 (pagg. 410-521 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.4669

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 4), sostituire le parole: «31 dicembre 2023» con le seguenti: «al 31 dicembre 2099».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.4668 a 3.4594 (pagg. 521-529 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.5667

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 5), sostituire le parole: «4,2 per mille» con le seguenti: «99,9 per mille».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.5666 a 3.4710 (pagg. 529-640 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.5738

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 2» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 2, lettera b), numero 5), sostituire le parole: «31 dicembre 2028» con le seguenti: «al 31 dicembre 2099».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.5737 a 3.5669 (pagg. 640-648 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.6401

BELISARIO, GIAMBRONE, PEDICA, PERDUCA

Respinto

        Al comma 3, lettera b), aggiungere in fine le seguenti parole: «risultante dal conto economico».

3.5739

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 4» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 4, terzo periodo, sostituire le parole: «27,5 per cento» con le seguenti: «0,1 per cento».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.5740 a 3.6013 (pagg. 648-703 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

3.6308

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Le parole da: «Al comma 6» a: «seguenti» respinte; seconda parte preclusa (*)

        Al comma 6, primo periodo, sostituire le parole: «31 dicembre 2028» con le seguenti: «31 dicembre 2099».

________________

(*) Risultano pertanto preclusi gli emendamenti da 3.6307 a 3.6238 (pagg. 704-711 dello stampato n. 1 del 2 febbraio 2009)

EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 3

3.0.1

PERDUCA, PEDICA, PORETTI, BONINO

Respinto

        Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:

«Art. 3-bis.

(Esperti italiani nella Commissione mista paritetica)

        1. In ottemperanza alla previsione contenuta nell'articolo 9 del Trattato, la Commissione mista paritetica deve essere composta, per la parte di competenza italiana, da almeno un esperto nel settore della tutela ambientale e da almeno un esperto nel settore della tutela dei beni culturali».

3.0.3

MARCENARO, MARINARO, LIVI BACCI, MARINI

Id. em. 3.0.1

        Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:

«Art. 3-bis.

(Esperti italiani nella Commissione mista paritetica)

        1. In ottemperanza alla previsione contenuta nell'articolo 9 del Trattato, la Commissione mista paritetica deve essere composta, per la parte di competenza italiana, da almeno un esperto nel settore della tutela ambientale e da almeno un esperto nel settore della tutela dei beni culturali».

3.0.2

BELISARIO, GIAMBRONE, PEDICA, PERDUCA

Respinto

        Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:

«Art.3-bis.

(Monitoraggio del gettito atteso dall'introduzione dell'addizionale all'imposta sul reddito delle società)

        1. Il Ministro dell'economia e delle finanze, provvede al monitoraggio dell'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 3 al fine di verificare l'effettiva operatività delle misure in esso contenute anche in relazione al gettito atteso dall'introduzione dell'addizionale all'imposta sul reddito delle società. In relazione agli adempimenti di cui ai commi 2, 3, 4, 5 e 6, il monitoraggio è finalizzato anche all'adozione, entro il 30 aprile 2010, degli eventuali interventi necessari per garantire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica».

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE

Art. 4.

Approvato

(Riconoscimento di un ulteriore indennizzo ai soggetti titolari di beni, diritti e interessi sottoposti in Libia a misure limitative)

    1. Ai cittadini italiani nonché agli enti e alle società di nazionalità italiana già operanti in Libia, in favore dei quali la legge 6 dicembre 1971, n. 1066, ha previsto la concessione di anticipazioni in relazione a beni, diritti e interessi perduti a seguito di provvedimenti adottati dalle autorità libiche, ovvero che hanno beneficiato delle disposizioni di cui alla legge 26 gennaio 1980, n. 16, alla legge 5 aprile 1985, n. 135, nonché alla legge 29 gennaio 1994, n. 98, è corrisposto un ulteriore indennizzo, per gli anni dal 2009 al 2011, nei limiti delle risorse del fondo di cui al comma 5.

    2. Agli effetti del comma 1 sono valide le domande già presentate, se confermate dagli aventi diritto entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

    3. Ai fini della corresponsione dell'indennizzo di cui al comma 1, le pratiche già respinte per carenza di documentazione sono, su domanda, prese nuovamente in esame con carattere di priorità dalla Commissione interministeriale di cui all'articolo 2, comma 2, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 114, al fine di acquisire ogni elemento utile per l'integrazione della documentazione mancante.

    4. Agli indennizzi corrisposti in base al presente articolo si applicano le disposizioni di cui all'articolo 11 della legge 5 aprile 1985, n. 135, e all'articolo 1, comma 4, della legge 29 gennaio 1994, n. 98.

    5. Ai fini della corresponsione dell'indennizzo di cui al comma 1 è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un apposito fondo con una dotazione di 50 milioni di euro annui dall'anno 2009 all'anno 2011. Con decreto del Ministro dell'economia e della finanze, da emanare previo parere delle Commissioni parlamentari permanenti competenti per materia e per i profili finanziari, sono stabilite la misura e le modalità di corresponsione dell'indennizzo di cui al comma 1, nel limite della dotazione del predetto fondo.

4.1

PERDUCA, PORETTI, BONINO

Respinto

        Al comma 2 sostituire le parole«centottanta giorni» con le parole «un anno».

4.2

PERDUCA, PORETTI, BONINO

Respinto

        Al comma 5 sostituire le parole «cinquanta milioni» con le parole «cento milioni», conseguentemente all'articolo 3, comma 2, sostituire le parole «4 per cento» con le parole «5,2 per cento».

4.3

BELISARIO, GIAMBRONE, PEDICA, PERDUCA

Respinto

        Al comma 5, sostituire le parole: «50 milioni» con le seguenti: «100 milioni», conseguentemente, all'articolo 5, comma 1, sostituire le parole: «50 milioni» con le seguenti: «100 milioni».

        Conseguentemente, le dotazioni di parte corrente relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla Tabella C della legge 22 dicembre 2008, n.203, sono ridotte in maniera lineare per un importo pari a 50 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2009-2011.

4.100

D'ALIA, CUFFARO, CINTOLA

Respinto

Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:

        «6. All'onere derivante dal comma 5, pari a 50 milioni di euro annui, per ciascuno degli anni 2009, 2010, 2011, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, relativa al Fondo per interventi strutturali di politica economica».

        Conseguentemente all'art. 5 le parole da: «nonché agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 4» a «degli anni dal 2009 al 2011» sono soppresse.

ORDINE DEL GIORNO

G4.100

RAMPONI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

            esaminato l'atto Senato n. 1333, ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008;

            rilevato che il problema degli indennizzi agli italiani che hanno perduto i loro beni nelle ex colonie si trascina dai tempi del Trattato di pace del 1947 e non è stato fino ad oggi risolto in modo definitivo, nonostante le numerose leggi in materia;

            considerato che l'ultimo intervento organico risale al 1994, anno nel quale è stata approvata la legge n. 98 recante interpretazione autentica della legge n. 135 del 1995 a sua volta recante «disposizioni sulla corresponsioni di indennizzi a cittadini e imprese italiane per beni perduti in territori già soggetti alla sovranità italiana all'estero»;

            osservato che gli indennizzi corrisposti non hanno soddisfatto tutti i richiedenti e hanno costituito un risarcimento assolutamente parziale e del tutto insufficiente rispetto all'entità dei beni perduti ad opera di provvedimenti restrittivi emanati dalle autorità etiopiche a partire dal 1º agosto 1970, libiche a partire dal 21 luglio 1970 e somale dal 21 ottobre 1975;

        preso atto:

            con soddisfazione che l'articolo 4 del disegno di legge in titolo, inserito nel corso dell'esame presso la Camera dei deputati, prevede la concessione di un ulteriore indennizzo a favore di cittadini, enti e società italiani, già operanti in Libia, attraverso l'istituzione di un fondo apposito con una dotazione di 50 milioni di euro per gli anni 2009-2011;

            che le risorse pubbliche utilizzate per la costituzione di questo fondo provengono essenzialmente dall'innalzamento dell'aliquota per il computo della consistenza massima dell'addizionale all'Ires disposta dall'articolo 3 del disegno di legge in titolo;

            rilevato quindi che la concessione di questi ulteriori indennizzi a favore degli italiani che hanno perduto i loro beni in Libia grava sulla fiscalità generale;

            al fine di non realizzare un ingiustificata disparità di trattamento tra questi ultimi cittadini e quelli colpiti da analoghi provvedimenti restrittivi adottati dalle autorità di altri Paesi un tempo colonie italiane,

        impegna il Governo:

            a prevedere che si provveda a disporre ulteriori indennizzi, o comunque a rifinanziare la legislazione vigente in materia di indennizzi, a favore dei cittadini e imprese italiane per i beni perduti segnatamente in Etiopia, Eritrea e Somalia.

________________

(*) Accolto dal Governo

EMENDAMENTO TENDENTE AD INSERIRE UN ARTICOLO AGGIUNTIVO DOPO L'ARTICOLO 4

4.0.100

D'ALIA

Respinto

Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

«Art. 4-bis.

        Le imprese che secondo l'articolo 8 e 9 del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista, realizzeranno i progetti infrastrutturali di base ovvero importanti opere infrastrutturali, progetti industriali ed investimenti, dovranno essere individuate in ossequio alla normativa comunitaria vigente in Italia in materia di scelta dei contraenti».

ARTICOLI 5 E 6 DEL DISEGNO DI LEGGE

Art. 5.

Approvato

(Copertura finanziaria)

    1. Agli oneri derivanti dall'attuazione degli articoli 10, lettere a), b), c) e d), e 19 del Trattato di cui all'articolo 1, pari a euro 34.200.200 per l'anno 2009, a euro 74.216.200 per l'anno 2010, a euro 70.716.200 per l'anno 2011 e a euro 1.336.200 per ciascuno degli anni dal 2012 al 2029, e a quelli derivanti dall'attuazione dell'articolo 8 dello stesso Trattato, valutati in 180 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2009 al 2028, nonché agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 4 della presente legge, pari a 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2009 al 2011, si provvede mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate derivanti dall'attuazione dell'articolo 3.

    2. Il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio degli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 8 del Trattato di cui all'articolo 1 della presente legge, anche ai fini dell'adozione dei provvedimenti correttivi di cui all'articolo 11-ter, comma 7, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni. Gli eventuali decreti emanati ai sensi dell'articolo 7, secondo comma, numero 2), della citata legge n. 468 del 1978, prima della data di entrata in vigore dei provvedimenti o delle misure di cui al periodo precedente, sono tempestivamente trasmessi alle Camere, corredati di apposite relazioni illustrative.

    3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 6.

Approvato

(Entrata in vigore)

    1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Allegato B

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Alberti Casellati, Amoruso, Caliendo, Carrara, Castelli, Ciampi, Cutrufo, Davico, De Angelis, Dell'Utri, Giovanardi, Mantica, Mantovani, Martinat, Massidda, Menardi, Palma, Pera, Poli, Sciascia, Stancanelli, Vicari e Viespoli.

 

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatore Zanetta Valter

Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di abolizione del turno di ballottaggio nelle elezioni del sindaco nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti e del presidente della provincia (1353)

(presentato in data 03/2/2009);

 

senatore Zanetta Valter

Disposizioni per il riconoscimento della lingua italiana dei segni come mezzo per realizzare l'integrazione sociale delle persone sorde (1354)

(presentato in data 03/2/2009);

 

senatrice Bianchi Dorina

Disciplina delle funzioni di collaboratore parlamentare (1355)

(presentato in data 03/2/2009).

  

Indagini conoscitive, annunzio

La Commissione straordinaria per il controllo prezzi è stata autorizzata a svolgere, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, un'indagine conoscitiva sulle determinanti della dinamica del sistema dei prezzi e delle tariffe, sull'attività dei pubblici poteri e sulle ricadute sui cittadini consumatori.

 

Affari assegnati

È stato deferito alla 4a Commissione permanente, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti di cui all'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'affare relativo alla "Ristrutturazione organizzativa, tecnico-logistica e infrastrutturale degli arsenali" (Atto n. 127).

Governo, trasmissione di atti per il parere

Il Ministro per i beni e le attività culturali, con lettera in data 6 febbraio 2008, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 1° dicembre 1997, n. 420 - l'elenco delle proposte di istituzione e di finanziamento di Comitati nazionali e di Edizioni nazionali per l'anno 2009 (n. 60).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, l'atto è deferito alla 7ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il 5 marzo 2009.

 

Interpellanze

COSSIGA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia e del lavoro, della salute e delle politiche sociali - Premesso che solo al Governo spetta in casi straordinari di necessità e d'urgenza adottare, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, presentandoli nello stesso giorno per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni; quindi solo alle Camere, e non al Presidente della Repubblica, spetta di valutare - anche sotto il profilo della responsabilità politico-parlamentare del Governo che di essa risponde, essendo il nostro un regime parlamentare e non un "regime costituzionale puro" o un regime presidenziale o semipresidenziale, di fronte al Parlamento e non al Capo dello Stato - i requisiti politici di urgenza e necessità, e non potendo quindi il Presidente della Repubblica rifiutarsi di emanare un decreto-legge, salvo il caso che egli non ritenga che pur nella provvisorietà delle sue norme il decreto-legge violi la Costituzione in modo tale che neanche un successivo giudizio di illegittimità da parte della Corte costituzionale sulla legge di conversione in legge del decreto-legge de quo possa "restaurare" i valori costituzionali eventualmente violati e porre riparo ai danni pubblici e privati da esso causati,

si chiede di sapere:

anche al fine di preservare una vita innocente da un assassinio programmato, che è forse sul punto di essere perpetrato da medici disposti all'assassinio ancorché per mandato o con l'autorizzazione di giudici ad opinione dell'interpellante irresponsabili;

per il rispetto dei valori propri degli elettori che hanno eletto la maggioranza del Parlamento di cui essi sono espressione e che ha concesso loro la fiducia;

per il rispetto dovuto ai principi della Costituzione che tra le missioni dello Stato comprende la tutela della salute e della vita dell'uomo e non invece, neanche per atto di un giudice, ancorché costituzionale, l'uccisione dell'uomo anche sotto forma di così detta "dolce morte" o eutanasia o suicidio assistito, pur con la cessazione dell'alimentazione e dell'idratazione assistita;

in armonia con la Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo delle Nazioni Unite e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

in coerenza con i principi fondamentali della cultura giudaico-cristiana della civiltà del nostro Paese che deve considerarsi posta dalla nostra storia culturale, giuridica e civile;

anche al fine di evitare e oggi di riparare all'usurpazione della sovranità del Popolo - che è alla base della nostra Costituzione, contro le competenze legislative del Parlamento, che è il "sovrano legale" della Repubblica non per cooptazione mascherata da esami per concorso e per titoli familiari e di "casta", ma per libero e democratico mandato di chi è nella nostra Repubblica l'unico "Sovrano reale": il Popolo - da parte di giudici che tali sono per nomina politica o di casta, quali sono i giudici costituzionali,

se il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri in indirizzo non ritengano loro dovere morale, culturale e politico, promuovere l'adozione, da parte del Governo in via di urgenza un decreto-legge le cui norme, dando parziale e provvisoria attuazione ai disegni di legge all'esame del Parlamento in materia di "testamento biologico":

ribadiscano il carattere di reato del suicidio assistito e dell'eutanasia, chiarendo con un atto di interpretazione autentica, fin d'ora, che nella fattispecie di tali delitti è compresa anche l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione assistita;

stabiliscano altresì che ogni diposizione post mortem relativa alle proprie cure mediche deve essere contenuta in un atto pubblico avente validità determinata non superiore a tre anni, rinnovabile ma anche in ogni momento revocabile;

stabiliscano inoltre la chiusura definitiva delle aziende sanitarie pubbliche e private, convenzionate o meno, in cui si pratichino queste forme di assassinio, nonché, salva la responsabilità penale, il divieto a vita dell'esercizio della professione per i medici e gli infermieri che siano autori del delitto o che concorrano al suo compimento, ed anche il divieto a vita dei loro amministratori ad esercitare le loro funzioni in altre aziende;

prevedano peraltro, per motivi di umanità, la non punibilità dei genitori, sorelle, fratelli e sorelle, figli e figlie, nipoti, coniugi tutti di detti soggetti che compiano o concorrano a compiere detti delitti.

(2-00059)

BONINO, FINOCCHIARO, ZANDA, LATORRE, ADAMO, ANDRIA, BAIO, BIONDELLI, CABRAS, CARLONI, CASSON, CHIAROMONTE, D'AMBROSIO, DE LUCA, DE SENA, DEL VECCHIO, DELLA MONICA, DELLA SETA, DI GIOVAN PAOLO, FILIPPI Marco, GARAVAGLIA Mariapia, LEGNINI, MARINARO, MARITATI, MICHELONI, MORRI, NEROZZI, PEGORER, PERDUCA, PIGNEDOLI, PORETTI, PROCACCI, SBARBATI, SCANU, SERRA, SOLIANI, VITA - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:

con legge 6 febbraio 1996, n. 52, e con successivo decreto legislativo di attuazione n. 197 del 12 aprile 1996, l'Italia ha recepito la direttiva 94/80/CE del Consiglio dell'Unione europea del 19 dicembre 1994, che fissa le norme che consentono ai cittadini comunitari che risiedono in uno Stato membro, di cui non hanno la cittadinanza, di chiedere l'iscrizione in apposite liste elettorali aggiunte istituite presso il Comune di residenza stessa e, in virtù di tale iscrizione di esercitare il diritto di voto in occasione delle elezioni amministrative ed europee;

secondo i dati Istat aggiornati al 31 dicembre 2007, senza perciò considerare coloro che si sono aggiunti dal 1° gennaio 2008 ad oggi, i cittadini dell'Unione europea, provenienti dai 26 paesi membri, che risiedono in Italia, sono 934.435 e precisamente: in Romania 625.278, in Polonia 90.218, in Germania 40.163, in Bulgaria 33.477, in Francia 30.803, nel Regno Unito 26.448, in Spagna 17.354, nei Paesi Bassi 8.165, in Slovacchia 7.463, in Grecia 7.063, in Austria 6.609, in Belgio 5.183, nella Repubblica Ceca 5.499, in Ungheria 5.467, in Portogallo 4.842, in Svezia 3.451, in Slovenia 3.096, in Lituania 3.006, in Irlanda 2.735, in Danimarca 2.186, in Finlandia 1.723, in Lettonia 1.559, a Malta 803, in Estonia 734, in Lussemburgo 312 e a Cipro 168;

il Ministero degli interni con la circolare n. 134 del 30 dicembre 2003 disciplinava il diritto di voto dei cittadini dei dieci Paesi allora entranti nell'Unione europea predisponendo un modello di domanda che i cittadini dell'Unione europea potevano presentare ai sindaci dei Comuni di residenza entro il novantesimo giorno anteriore a quello della votazione;

in occasione delle elezioni amministrative del 27 e del 28 maggio 2007, il Partito dei Rumeni in Italia denunciò che in tantissimi Comuni la regolarizzazione per via anagrafica dei cittadini rumeni che presentavano la domanda ai sindaci per poter votare, era sospesa da settimane per l'incapacità dichiarata dei comuni stessi di applicare ed interpretare la relativa normativa; tali inadempimenti impedirono a decine di migliaia di cittadini rumeni di partecipare alle elezioni;

la carente conoscenza della normativa riguardante l'elettorato attivo e passivo dai cittadini comunitari da parte dei comuni ha comportato in occasione delle ultime scadenze elettorali gravissime conseguenze negative sul rispetto degli obblighi comunitari oltre che sul piano dell'immagine dell'Italia in Europa;

il Sottosegretario di Stato per l'interno, nella seduta del 15 gennaio 2009 della Camera dei deputati, rispondendo a un'interpellanza sulla stessa materia, ha affermato che "Anche in occasione di tali consultazioni, il Ministero dell'interno dirama apposite circolari ai sindaci, tramite le prefetture, affinché promuovano, a livello locale, ogni opportuna iniziativa (manifesti informativi tradotti in più lingue, lettere personali ai cittadini comunitari, eccetera) finalizzata alla massima pubblicizzazione delle disposizioni che regolano il diritto di partecipazione al voto in Italia dei cittadini comunitari nonché dell'apposito modello di domanda tradotto anch'esso in più lingue;

non risulta che tali circolari siano state diramate, e in ogni caso gli effetti di tali circolari non si sono evidentemente tramutate in quegli atti o in quelle iniziative indicate nella risposta del Governo;

il termine ultimo per effettuare la registrazione dell'opzione da parte dei cittadini comunitari residenti in Italia scade il 7 marzo 2009,

si chiede di sapere:

quali urgenti e immediate iniziative il Presidente del Consiglio dei ministri intenda adottare per rendere effettivamente applicabili sia la e il successivo decreto legislativo di attuazione , sia la direttiva 93/109/CE del Consiglio del 6 dicembre 1993; e infine il decreto-legge 24 giugno 1994, n. 408, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1 della legge 3 agosto 1994, n. 483, modificato dalla legge 24 aprile 1998, n. 128;

in particolare, quali strumenti intenda adottare per permettere ai cittadini comunitari residenti in Italia una informazione adeguata volta a permettere loro di esercitare il diritto di voto;

se non ritenga infine, in considerazione del grave ritardo accumulato, della scadenza ormai imminente (7 marzo 2009), del rilevante numero di cittadini interessati e soprattutto della clamorosa situazione di impossibilità ad operare della Commissione di vigilanza, di adottare i necessari provvedimenti volti a promuovere una straordinaria campagna di informazione radiotelevisiva, rivolta a questi cittadini, in grado di assicurare le necessarie informazioni, nella consapevolezza che una maggiore responsabilizzazione anche sul piano civico dei cittadini comunitari residenti in Italia sia uno dei migliori elementi di integrazione che lo strumento democratico offre a tutti i cittadini.

(2-00060 p. a.)

Interrogazioni

BERSELLI, GASPARRI, FAZZONE, DE ANGELIS, CIARRAPICO, VALENTINO - Al Ministro della giustizia - Premesso che:

il tribunale di Latina, secondo ufficio giudiziario della regione Lazio per numero di procedimenti e per dimensione, è composto da una sede centrale e da due sezioni distaccate (Terracina e Gaeta) ed è centro di una realtà di fondamentale importanza (si tratta di un vero e proprio polo giudiziario), peraltro estremamente problematica in relazione al controllo del territorio, in quanto cerniera (e frontiera) tra le aree campane e la zona industriale a sud di Roma, con tutto quanto ne consegue anche in relazione ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata;

in breve, presso il tribunale di Latina, secondo i dati ufficiali della relazione annuale del Presidente della Corte d'appello di Roma dell'anno 2008, al 30 giugno 2007 pendevano ben 36.345 procedimenti civili, con sopravvenienze annue di circa 20.000 unità. Di tali procedimenti, 19.490 riguardavano il contenzioso civile ordinario (con circa 6.000 sopravvenienze all'anno). Si tratta di dati che attestano come il volume delle pendenze civili a Latina sia pari a circa un quarto rispetto alla realtà del pur enorme Tribunale di Roma e a circa il triplo di quelle di qualsiasi altro tribunale del distretto della Corte d'Appello di Roma;

analogo discorso va fatto per le pendenze degli affari penali che, ad esempio, contavano alla data del 30 giugno 2007, 7.183 procedimenti pendenti con il rito monocratico, pari a poco meno di un terzo degli affari monocratici penali pendenti presso il tribunale di Roma;

in linea anche i dati dei procedimenti in materia di lavoro, a Latina, infatti, risultavano pendenti, al 30 giugno 2007 quasi 10.000 processi, pari a circa un terzo di quelli pendenti presso il tribunale di Roma;

a fronte dei dati contenuti nei documenti ufficiali e che sono stati così sommariamente riassunti, a Latina è prevista una pianta organica di soli 41 magistrati, suddivisi nelle due sezioni civili, nella sezione penale e nelle due sezioni distaccate di Terracina e Gaeta, magistrati dei quali risultano presenti in sede solo 35 unità;

tale aspetto, del resto, va inteso in riferimento all'originario grave sottodimensionamento della pianta organica rispetto agli altri tribunali del distretto della Corte d'appello di Roma, in quanto si tratta di un ufficio che secondo i dati ufficiali comporta un carico di lavoro pro capite per ciascun magistrato (1.219 fascicoli) pari a circa il triplo, per fare un esempio, di quello del tribunale di Roma (485 fascicoli) e, comunque, superiore di oltre il 50 per cento rispetto agli altri tribunali del distretto. È, in sostanza, uno dei primi cinque tribunali italiani di maggior squilibrio, per rapporto tra organici e carico di lavoro giacché, per operare al pari degli altri tribunali del Lazio, quello di Latina avrebbe bisogno di circa 70 magistrati;

tale problematica si riflette in modo ancor più serio e drammatico sulla situazione del personale amministrativo e di cancelleria;

la pianta organica del personale amministrativo di cancelleria, intorno all'anno 2000, prevedeva un numero complessivo di 184 unità, di cui 147 presso la sede centrale, 18 presso la sede di Gaeta e 19 presso quella di Terracina, a fronte di un organico della magistratura che all'epoca era di 37 unità;

nonostante l'aumento dei magistrati previsti in pianta organica (ora 41), con la progressiva cessazione dal servizio di alcuni di essi, anziché procedersi al reintegro delle unità venute meno, la pianta organica del personale di cancelleria è stata progressivamente ridotta, fino al dato attuale che prevede 161 unità di personale amministrativo, di cui 130 (compreso il primo dirigente) presso la sede centrale, 15 presso la sede di Gaeta e 16 presso la sede di Terracina. Si tratta di un dato di partenza che, rispetto ad una realtà già originariamente del tutto sottodimensionata, prevede una inadeguatezza strutturale del 12,5 per cento, senza tener conto dell'aumento di lavoro che l'incremento della pianta organica della magistratura ha comportato;

ciò nonostante, attualmente vi è un'ulteriore scopertura del 16 per cento della forza presente rispetto a quella (già ridotta coma sopra detto) prevista dalla pianta organica di diritto. Inoltre, otto unità sono in regime di part-time verticale ed una di part-time orizzontale; 19 unità beneficiano della legge n. 104 del 1992; una unità è in congedo ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della legge n. 53 del 2000; tre unità sono in permesso per ragioni di studio; cinque beneficiano di permessi sindacali ed una è in permesso per funzioni elettive presso enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000);

in particolare, sono assenti ben 23 unità nella sola sede di Latina, dove risulta scoperto da circa tre anni il posto di primo dirigente, con gravissime conseguenze, atteso che in tale situazione non è possibile nemmeno dare corso a seri progetti atti a gestire l'emergenza;

gravi ripercussioni hanno, oltre alla inspiegabile mancanza di ben dodici unità di profilo "C2", le scoperture nei posti di cancelliere "B3" e le cinque scoperture di operatore "B3";

inoltre, manca quasi del tutto il personale ausiliario, in quanto dei sette ausiliari, ne risultano in sede cinque, di cui ben quattro invalidi e quindi inadatti al compito: di fatto, in caso di assenza dell'unico ausiliario idoneo al compito, risultano impossibili tutte quelle attività che implicano il materiale movimentazione dei fascicoli;

si aggiunge ai dati sopra richiamati il fatto che la pianta organica del personale amministrativo è dimensionata al numero di magistrati. Ciò non toglie che il carico di lavoro per le cancellerie è dato soprattutto dal numero di affari sopravvenienti e dai conseguenti accessi dell'utenza. Al riguardo, valga come dato di riferimento il richiamato numero di pendenze per magistrato che comporta un gravissimo ed insostenibile squilibrio delle prestazioni di cancelleria inidonee, per il numero assolutamente inadeguato degli addetti, ad assicurare prestazioni tali da rendere anche solo vivibile e decente l'afflusso di persone in tribunale. Di fatto, un avvocato che intenda depositare un atto deve attendere circa duecento persone che lo precedono, con un'attesa che dura praticamente tutta la mattina, poiché risulta aperto normalmente un solo sportello (o al massimo, ed occasionalmente, due) sui quattro/sei originariamente previsti. Inoltre, giorno per giorno, i vari uffici e le varie cancellerie, dopo progressive riduzioni di orario, sono costrette a periodi di chiusura, con conseguenze di drammatica emergenza;

è una situazione assolutamente insopportabile per gli operatori ed inaccettabile per l'utenza, che richiede urgenti interventi sia per la copertura della pianta organica del personale di cancelleria - che, ove al completo, comporta già di per sé una grave inadeguatezza - sia per l'ampliamento della stessa pianta organica;

ancor più pesante la situazione dell'Ufficio degli ufficiali giudiziari, dove ad una pianta organica che prevede 12 operatori "C1", 9 operatori "B3", 8 operatori "B2", 2 lavoratori socialmente utili, corrisponde di fatto una scopertura di un terzo del personale in qualifica "C1" in quanto alle due unità scoperte si aggiunge il fatto che una unità è in congedo per maternità ed un'altra è applicata presso altro Ufficio (Roma). Scoperture sono presenti anche negli altri profili di organico, seppure di minore importanza. Attualmente, l'accesso all'ufficio, prima ancora che la sua efficienza, è gravosissimo per tutta l'utenza;

anche sul piano delle strutture logistiche, il tribunale di Latina è in grave difficoltà, in quanto ubicato in una sede che, pur di grande pregio storico, è divenuta ormai del tutto insufficiente alle attuali esigenze. È prevista da tempo la realizzazione di un nuovo palazzo di giustizia (cosiddetta "cittadella giudiziaria"), del quale è in corso di realizzazione del primo lotto, inerente alla sede della sola Procura della Repubblica (ora ubicata in edificio condotto in locazione per il quale il Comune di Latina corrisponde un canone annuo di 1.100.000 euro), ma per la cui ultimazione mancano comunque i fondi. Nessun impegno di spesa è inoltre previsto per la realizzazione del secondo lotto, inerente al palazzo di giustizia vero e proprio, la cui mancata attuazione lascerebbe il tribunale nella situazione di attuale impossibilità di corretto funzionamento e creerebbe per di più gravi problemi anche alla cittadinanza in relazione ai problemi di viabilità e traffico indotti dalle necessità di spostamento degli operatori di giustizia in ambiti diversi della città;

quali siano poi le conseguenza di quanto detto sui tempi di risposta alla domanda di giustizia è facile immaginare, in particolare nel settore civile dove ciascun magistrato, durante i periodi di presunta "normalità" deve trattare in ogni giornata di udienza cinquanta, settanta e, in alcuni casi, anche cento cause;

la situazione è stata più volte denunciata pubblicamente dagli avvocati, dal personale amministrativo e dagli stessi magistrati e forma oggetto di quotidiana attenzione da parte degli organi di stampa e recentemente l'Avvocatura, dopo aver pubblicamente segnalato l'intollerabilità di quanto sta accadendo, richiedendo l'aiuto delle forze istituzionali e politiche, è entrata in agitazione, indicendo un'assemblea sul tema per il giorno 20 gennaio 2009 e poi proclamando l'astensione dalle attività giudiziarie per il 18 ed il 27 febbraio, giorni in cui organizzerà altrettante manifestazioni presso il Consiglio superiore della magistratura ed il Ministero della giustizia;

il tribunale di Latina sembra dunque trovarsi in una drammatica emergenza, con la necessità che vengano immediatamente predisposti i dovuti interventi sia di copertura delle piante organiche di diritto, con primario riferimento agli incarichi direttivi, sia con un adeguato ampliamento delle stesse piante organiche,

si chiede di sapere quale sia il pensiero del Ministro in indirizzo in merito a quanto sopra richiamato e quali urgenti iniziative intenda porre in essere per risolvere definitivamente i gravissimi problemi degli uffici giudiziari di Latina.

(3-00515)

BERSELLI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:

il Tribunale di Bologna ha attualmente un organico composto da 72 magistrati, compresi il Presidente del Tribunale e 10 Presidenti di Sezione;

risultano assegnati al settore civile 35 magistrati, compreso il Presidente del Tribunale e 34 magistrati al settore penale, di cui 11 alla sezione GIP/GUP;

attualmente l'organico presenta una scopertura di tre Presidenti di Sezione (uno al penale e due al civile) e di tre giudici (uno al civile e due al penale). Alcuni magistrati sono in via di tramutamento da un Ufficio all'altro del Tribunale per ultradecennalità;

la pianta organica è composta altresì da 16 giudici onorari aggregati, di cui solo uno è attualmente in servizio essendosi ormai quasi azzerato l'arretrato, e 36 giudici onorari di tribunale di cui ben 13 posti sono attualmente vacanti;

il modulo organizzativo, il cui assetto è consolidato da tempo, prevede: quattro sezioni civili, una sezione agraria, una sezione lavoro, una sezione specializzata in materia industriale ed intellettuale, oltre alla sezione stralcio; tre sezioni penali, di cui una destinata esclusivamente al riesame, oltre ad una sezione GIP/GUP. Compongono l'ufficio le due sezioni distaccate di Imola, cui sono assegnati due magistrati e di Porretta Terme, cui è assegnato un unico magistrato;

il Tribunale di Bologna ha, inoltre, competenza distrettuale per tutta l'Emilia-Romagna, essendo sede del Tribunale della libertà e bidistrettuale (Emilia-Romagna e Marche) per le controversie relative alla proprietà industriale e intellettuale. Essendo Bologna sede della Direzione distrettuale antimafia, l'Ufficio G.I.P./G.U.P. del Tribunale ha anche competenze distrettuali in questo particolare settore;

le tabelle di organizzazione del Tribunale di Bologna per il triennio 2006-2008 sono state approvate all'unanimità dal Consiglio superiore della magistratura nella seduta del 21 gennaio 2009;

il Tribunale di Bologna ha visto negli ultimi anni un costante e progressivo aumento delle sopravvenienze di tutti gli affari civili e penali con conseguente aumento delle pendenze e dei tempi di durata dei processi, nonostante l'impegno dei magistrati dimostrato dal sempre maggiore numero di procedimenti definiti. I dati statistici comprovano in maniera indiscutibile che questa tendenza è praticamente inarrestabile;

ciò è dovuto ad una molteplicità di fattori, primo fra i quali l'inadeguatezza degli organici dei magistrati e la carenza di personale amministrativo che si fa sentire in maniera sempre più grave;

particolarmente sottodimensionato è l'organico del Tribunale di Bologna, in relazione al carico di lavoro che deve smaltire, dovuto ad un aumento delle sopravvenienze per magistrato superiore a quello che si verifica in sedi di Tribunali capoluogo di distretto che pure hanno una dotazione di organico sensibilmente superiore;

il riferimento comparativo è con il Tribunale di Firenze che, pur avendo una sopravvenienza di affari per magistrato inferiore a quello di Bologna, ha tuttavia 80 magistrati in pianta organica a fronte dei 72 in pianta organica presso il Tribunale di Bologna;

se si esaminano i dati statistici ufficiali forniti dalla Commissione flussi relativi agli anni 2006 e 2007 - gli unici completi attualmente disponibili - emergono con chiarezza i seguenti dati: nel 2006 il numero di procedimenti sopravvenuti per magistrato al Tribunale di Bologna è stato pari a 927 a fronte dei 849 sopravvenuti presso il Tribunale di Firenze; nel 2007 il numero di procedimenti sopravvenuti per magistrato al Tribunale di Bologna è stato pari a 908 a fronte degli 861 procedimenti sopravvenuti presso il Tribunale di Firenze,

va inoltre rilevato che in alcuni settori chiave, quali il settore GIP/GUP ed il settore "riesame", le sopravvenienze globali del Tribunale di Bologna, intese come numero di procedimenti, sono drasticamente più elevate rispetto a quelle del Tribunale di Firenze. Nel 2006 all'Ufficio GIP/GUP di Bologna sono sopravvenuti 22.894 procedimenti nei confronti di noti a fronte di 16.520 procedimenti sopravvenuti all'Ufficio GIP/GUP di Firenze;

nel settore "riesame" la sproporzione è altrettanto evidente: nel 2006, 2.530 misure cautelari (fra reali e personali) sopravvenute al Tribunale di Bologna a fronte delle 1.795 sopravvenute nel medesimo periodo al Tribunale di Firenze; nel 2007, 2.629 misure cautelari sopravvenute al Tribunale di Bologna a fronte delle 1.923 sopravvenute al Tribunale di Firenze; nel 2008, in base ai dati acquisiti dal Tribunale distrettuale della libertà di Bologna, 3.036 procedimenti sopravvenuti (2.787 misure cautelari personali e 249 misure cautelari reali) al Tribunale di Bologna a fronte di 1.809 procedimenti sopravvenuti (1.651 misure cautelari personali e 158 misure cautelari reali) al Tribunale di Firenze con una differenza percentuale fra le sopravvenienze dei due Uffici pari al 40,42 per cento;

non si può affermare che il Tribunale di Bologna lavori meno di quello di Firenze, in quanto anche il numero di procedimenti definiti per magistrato è superiore a Bologna rispetto a Firenze (871 procedimenti definiti pro capite a Bologna nel 2006 a fronte degli 825 definiti a Firenze; 852 procedimenti definiti pro capite a Bologna nel 2007 a fronte degli 825 definiti a Firenze);

la situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che presso il Tribunale di Bologna, per quanto riguarda il personale amministrativo, a fronte di una pianta organica che prevederebbe 260 unità in servizi, ve ne sono solo 206, con una scopertura di ben 54 unità;

è pertanto necessario ed urgente che si determini quanto meno un riequilibrio fra il numero di magistrati in organico presso il Tribunale di Bologna e quelli in organico presso il Tribunale di Firenze, portando l'organico dell'Ufficio bolognese allo stesso livello di quello dell'Ufficio fiorentino, aumentando cioè il numero di magistrati in organico presso il Tribunale di Bologna da 72 a 80, così come previsto per il Tribunale di Firenze,

si chiede di sapere quale sia il pensiero del Ministro in indirizzo in merito a quanto sopra esposto e quali urgenti iniziative intenda porre in essere per risolvere i problemi di organico del Tribunale di Bologna, portandolo almeno allo stesso livello di quello di Firenze.

(3-00516)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

BIONDELLI - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione - Premesso che:

nell'ultimo rapporto di Transparency, l'Organizzazione internazionale contro la corruzione, l'Italia retrocede al 55° posto nella graduatoria mondiale sulla percezione della corruzione, ultima tra tutti i Paesi dell'Europa occidentale;

da settembre ad oggi la cronaca politica locale ha registrato gravi e numerosi episodi (o fondati sospetti) di corruzione all'interno nell'amministrazione pubblica;

il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha soppresso l'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella Pubblica Amministrazione; subito dopo, è stato creato, nell'ambito del Dipartimento della funzione pubblica, il Servizio anticorruzione e trasparenza (S.A.eT.);

il Presidente del Consiglio dei ministri, nella conferenza stampa in cui annunciava, insieme al ministro Renato Brunetta, la nascita del S.A.eT. dichiarava: "La corruzione nella Pubblica amministrazione ha radici antiche e ha assunto forma endemica, noi vogliamo assolutamente estirparla". E ancora: "Il Servizio anticorruzione porterà un risparmio di 5 milioni di euro e nessun costo aggiuntivo";

il S.A.eT. in circa sei mesi di vita non ha svolto altra attività all'infuori della partecipazione a convegni all'estero (Strasburgo, Vienna, Parigi), laddove in un lasso di tempo analogo il Commissario anticorruzione ha raggiunto significativi risultati, tra i quali si ricordano: l'indagine sullo stato della sanità in Calabria; l'indagine che ha messo in evidenza le gravi carenze e disorganizzazioni dell'ospedale Umberto I di Roma; l'indagine relativa alla ASL di Napoli 5, che ha fatto emergere profili di possibile infiltrazione della criminalità organizzata nelle strutture rientranti dell'azienda sanitaria; la sigla di numerosi protocolli d'intesa con gli enti pubblici, dal Ministero per le riforme a quello delle infrastrutture, dalla Corte dei conti all'Agenzia delle entrate, protocolli che hanno generato fruttuose collaborazioni; l'attivazione di un numero verde che, consentendo ai cittadini la denuncia degli illeciti dietro garanzia di anonimato, è divenuto significativo punto di riferimento per l'intera comunità su questo delicato terreno;

il S.A.eT. conta appena 20 dipendenti e una sola autovettura, mezzi insufficienti a intraprendere un'efficace azione di contrasto della corruzione;

la corruzione è pratica altamente nociva per lo sviluppo di un Paese, sotto tutti i profili (economico, sociale, politico, culturale) e che mina la democrazia alle sue fondamenta;

si chiede di sapere cosa intenda fare il Governo di fronte alle gravi e indubbie carenze del S.A.eT, di certo non imputabili al personale in servizio che, in larga parte, è lo stesso che ha efficientemente supportato l'attività dell'Alto Commissario e come giustifica il fatto che non solo non si sono risparmiati 5 milioni di euro, come assicurato dal Presidente del Consiglio, ma ad oggi si sono esclusivamente spesi i soldi dei contribuenti senza arrivare a nessun risultato concreto.

(3-00514)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

GIAMBRONE - Al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:

l'Orchestra sinfonica siciliana, istituita con decreto del Presidente della Regione 19 aprile 1951, n. 19, è divenuta una significativa presenza nel panorama della musica italiana;

nel marzo 2003, in ottemperanza a quanto stabilito dal decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, l' "Ente autonomo orchestra sinfonica siciliana" è stato trasformato in "Fondazione orchestra sinfonica siciliana", in base alle specifiche disposizioni contenute nell'articolo 35 della legge regionale 26 marzo 2002, n. 2 (legge finanziaria per il 2002 Sicilia);

il budget della Fondazione è basato sui contributi della Regione Sicilia nella misura di 13 milioni di euro annui circa, cui vanno aggiunti 500 mila euro annui erogati dallo Stato;

su una pianta organica di 104 professori d'orchestra i precari sarebbero circa un terzo, con contratti a termine che si protraggono in molti casi da quindici anni e che al momento risulterebbero scaduti; risulterebbe inoltre all'interrogante che l'Avvocatura dello Stato sia in procinto di esprimere il proprio parere in merito alla riapertura dei termini per nuove assunzioni:

l'organico tecnico-amministrativo sarebbe aumentato negli ultimi anni a 51 unità, a fronte di un dimezzamento degli abbonati nelle ultime stagioni cartellonistiche;

per quanto risulta all'interrogante, dalle relazioni dei revisori dei conti sarebbe emerso un deficit nel bilancio della Fondazione, compreso tra i 12 e i 14 milioni di euro, 9 dei quali per contributi non versati,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo, nell'ambito delle proprie competenze, non ritenga utile intervenire richiedendo alla Fondazione orchestra sinfonica siciliana informazioni sulla gestione contabile ed amministrativa della stessa;

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere al fine di adottare un maggior controllo delle spese della citata Fondazione anche al fine di un più rigoroso rispetto, da parte dell'amministrazione della stessa Fondazione, degli equilibri contabili e delle professionalità, al fine di valorizzare una istituzione culturale storicamente conosciuta a livello internazionale.

(4-01076)

FONTANA - Ai Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

nella provincia di Cremona si sta determinando una grave e preoccupante situazione finanziaria degli istituti scolastici che rischia di portare alla paralisi l'attività didattica, a causa della mancanza di fondi e del mancato recupero dei crediti pregressi dovuti dal Ministero dell'istruzione, università e ricerca alle scuole;

per alcuni istituti si stanno già verificando preoccupanti ritardi nel pagamento dei supplenti che hanno prestato o stanno prestando servizio;

gli istituti scolastici si trovano inoltre nella condizione di dover rivedere al ribasso le cosiddette "spese per il funzionamento" per carenza di fondi sufficienti e per l'incertezza delle previsioni di entrata; si ricorda, a tal proposito, che la nota prot. 3338 del Ministero dell'istruzione - Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio in data 25 novembre 2008 avente per oggetto il "Programma annuale delle istituzioni scolastiche per l'anno 2009" stabiliva in modo del tutto generico che "relativamente alle assegnazioni per le spese di funzionamento, tenuto conto delle riduzioni degli stanziamenti di bilancio per tali voci di spesa per l'anno 2009, si fa riserva di comunicare gli importi che potranno essere assegnati dopo la definitiva approvazione del bilancio dello Stato";

gli istituti scolastici si trovano altresì costretti a ridurre o addirittura a cancellare le spese per progetti e collaborazioni, rischiando di fatto di determinare un inaccettabile impoverimento dell'offerta formativa;

la situazione sta determinando grave disagio tra tutti gli operatori della scuola e tra le famiglie degli alunni, cui si aggiunge in questo periodo l'allarmante confusione dovuta alle incertezze normative, organizzative e riguardanti la definizione degli organici per il prossimo anno scolastico;

appare pertanto necessario affrontare urgentemente la problematica nel suo complesso al fine di garantire agli istituti scolastici certezza di risorse, in modo che venga risolta questa situazione di gravi difficoltà di funzionamento delle scuole che rischia di compromettere l'immagine della scuola di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica,

si chiede di sapere come il Governo intenda procedere per:

definire urgentemente un piano di erogazione programmata delle risorse spettanti agli istituti scolastici relative agli esercizi precedenti, in modo da consentire agli istituti stessi l'accertamento formale dei relativi residui attivi e la regolarizzazione dei bilanci;

garantire per l'anno 2008 la corrispondenza tra previsioni accertate in base a norme di legge e disposizioni ministeriali ed entrate effettive;

affrontare la problematica delle "supplenze", al fine di evitare contenziosi o interruzioni dell'attività didattica.

(4-01077)

DE ECCHER - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che alcuni cittadini di Rovereto (Trento) segnalano una situazione anomala e oggettivamente penalizzante relativamente al costo del biglietto del treno denominato "Val Gardena" per la tratta Rovereto-Innsbruck, pari a 40 euro;

considerato che:

il costo del biglietto per la stessa destinazione con partenza da Verona, la quale dista 68 chilometri in più rispetto alla stazione di Rovereto, è il medesimo;

per i viaggiatori che partono da Trento il costo del biglietto è inferiore di 25 euro, mentre il costo per la tratta Rovereto-Trento su un treno regionale ammonta a soli 2,5 euro;

per quanto sopra esposto, molti cittadini privilegiano il mezzo privato, aumentando il traffico locale e il conseguente aumento dell'inquinamento,

l'interrogante chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle penalizzazioni tariffarie che riguardano i viaggiatori di Rovereto sul treno "Val Gardena" in direzione Innsbruck;

se intenda intervenire nei modi e con i mezzi che riterrà più opportuni.

(4-01078)

PORETTI, PERDUCA - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali - Premesso che:

come rilevato dall'Associazione per i diritti degli utenti consumatori (Aduc), l'Ufficio per la tutela dei consumatori di Duesseldorf (Germania) mette in guardia dall'indossare costumi e maschere a diretto contatto con la pelle: diversi articoli contengono colori a dispersione, suscettibili di causare allergie, e nel peggiore dei casi potrebbero anche essere cancerogeni. A seconda della tecnica e del materiale usato, le sostanze coloranti possono non essere fissate correttamente, e quindi sciogliersi con il sudore;

in Germania di solito, a ridosso del carnevale, scattano i controlli su vestiti, parrucche, cappelli e maschere per verificare la permeabilità dei colori; negli ultimi anni ne sono venuti alla luce di sconsigliabili, utilizzati soprattutto da produttori asiatici. Già l'Ufficio federale per la valutazione dei rischi (BfR) aveva chiesto di rinunciare all'impiego di otto colori a dispersione per tessuti che vanno a contatto diretto della pelle. I produttori tedeschi assicurano che non li adoperano più, ma i tessuti possono essere colorati in altri Paesi ed essere importati,

si chiede di sapere:

se in Italia siano state eseguite, o siano tuttora in atto, indagini su tessuti e maschere usate per il carnevale, e, in caso affermativo, quali siano stati gli esiti di tali indagini, ovvero verosimilmente quando e presso quale organo di informazione saranno resi pubblici;

se non si intenda, altrimenti, disporre urgenti controlli sulla conformità e sull'innocuità per la salute umana dei materiali usati per la fabbricazione di maschere, costumi e travestimenti usati per il carnevale.

(4-01079)

GRAMAZIO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali - Premesso che:

il Consorzio Agrario Interprovinciale (C.A.I.R.F.) di Roma e Frosinone, società cooperativa a responsabilità limitata svolge la sua attività nell'immobile di proprietà del Consorzio sito nel comune di San Oreste (Roma), via Flaminia chilometri 41,600;

il citato C.A.I.R.F. è in liquidazione coatta amministrativa.

il signor Nicola Mambrini ex rappresentante e concessionario del C.A.I.R.F. è venuto a conoscenza che il commissario liquidatore pro tempore, Antonio Voto, è in procinto di vendere l'immobile sopra menzionato, sito nel Comune di San Oreste in via Flaminia chilometro 41,600, di proprietà del Consorzio;

ciò premesso, si rende noto che non risulta essere stata rispettata, da parte del commissario liquidatore pro tempore, Antonio Voto, la procedura di cui all'articolo 6 della legge n. 410 del 1999 laddove si prevede che "nel caso di vendita di beni immobili o di vendita in blocco dei beni mobili, di cessione di azienda o di ramo di azienda dei consorzi agrari sottoposti a liquidazione coatta amministrativa [...] le società cooperative agricole costituite e operanti nella provincia e successivamente nella regione stessa sono preferite, a parità di condizioni, rispetto agli altri offerenti, sempre che siano in amministrazione ordinaria." ;

considerato che:

al signor Nicola Mambrini, socio della CO.A.P. Cooperativa Agricola Provinciale a r.l. con sede in Roma, viale Mazzini n. 120, non è pervenuta alcuna comunicazione di vendita dell'immobile da parte del Consorzio, come invece previsto dall'articolo 38 della legge n. 392 del 1978;

nell'impossibilità di presentare un'offerta di acquisto il signor Nicola Mambrini ha diffidato, in data 4 dicembre 2008, il commissario liquidatore pro tempore, Antonio Voto alla vendita dell'immobile prima che le competenti autorità ne abbiano verificato la regolarità della procedura di vendita posta in essere;

il commissario liquidatore, con un atto di diffida ed avvertimento presentato tramite lo studio legale Pietrolucci in data 15 dicembre 2008 ha respinto la diffida del il signor Nicola Mambrini, ritenendola infondata;

in casi analoghi, il commissario liquidatore ha comunicato alle società cooperative agricole la volontà di alienare immobili di proprietà dei consorzi, secondo quanto previsto proprio dall'articolo 6 della legge n. 410 del 1999 e dall'articolo 38 della legge 392 del 1978. Si può citare, a titolo d'esempio, l'avviso dell'avvocato Maurizio Salari, commissario liquidatore del Consorzio Agrario Provinciale di Perugia Soc. Coop. a responsabilità limitata in liquidazione coatta;

l'interrogante chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda aprire un'inchiesta volta a far luce sugli eventuali interessi del commissario liquidatore pro tempore, Antonio Voto, in questa transazione come in altre analoghe precedenti. Chiede inoltre di verificarne il rispetto, da parte del suddetto commissario liquidatore pro tempore, delle vigenti normative di legge a garanzia della trasparenza della procedura di vendita dell'immobile, posta in essere.

(4-01080)

AMATI, SCANU - Al Ministro della difesa - Premesso che:

la difficile situazione in cui si trova a prestare servizio il maresciallo dei carabinieri Antonio Cautillo è già stata oggetto di interrogazioni parlamentari che non hanno avuto risposta;

il maresciallo, nel corso degli anni ha subito numerose denunce con conseguenti processi presso la Procura militare dai quali risulta essere stato sempre assolto per insussistenza dei fatti addebitatigli;

tra i comportamenti indebiti cui è stato sottoposto vanno ricordate le difficoltà incontrate per il rilascio della licenza matrimoniale, negatagli formalmente solamente il giorno prima del matrimonio senza ragionevole motivazione;

sottoposto a sanzioni disciplinari ritenute improprie ha formalizzato più volte la richiesta di conferire con il Ministro della difesa ai sensi dell'articolo 39 del Regolamento di disciplina militare, in data 24 luglio 2008, 9 agosto 2008, 25 agosto 2008, 25 settembre 2008, 6 novembre 2008, 19, novembre 2008, 22 novembre 2008;

nessuna di tali istanze ha avuto al momento risposta;

si chiede di sapere se il ministro in indirizzo non ritenga di dover convocare il maresciallo Cautillo al fine di consentirgli l'esposizione diretta e personale delle proprie ragioni.

(4-01081)

Interrogazioni, già assegnate a Commisssioni permanenti, da svolgere in Assemblea

  

L'interrogazione 3-00417, della senatrice Bianchi, precedentemente assegnata per lo svolgimento alla 12aCommissione permanente (Igiene e sanità), sarà svolta in Assemblea, in accoglimento della richiesta formulata in tal senso dall'interrogante.

 

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

 

 


A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso la Commissione permanente:


2a Commissione permanente (Giustizia):

 

3-00515, dei senatori Berselli ed altri, sul Tribunale di Latina;

 

3-00516, del senatore Berselli, sulla carenza di magistrati e personale amministrativo nel Tribunale di Bologna rispetto al Tribunale di Firenze.