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Cure ai clandestini, la Regione impone il segreto ai medici

di Giuliano Foschini
Nessuna delazione da parte dei medici di base pugliesi. «Altrimenti non potranno sottoscrivere l´accordo con la Regione». La Puglia sceglie la linea dura sulla vicenda delle cure mediche ai clandestini irregolari. «Nei prossimi giorni - spiega da Roma l´assessore alla Sanità, Alberto Tedesco - convocheremo un apposito comitato con i medici di base nel quale spiegheremo che alla base dell´accordo deve esserci una regola per cui chi sottoscrive la convenzione si deve impegnare a non denunciare mai i clandestini irregolari di cui eventualmente si farà carico».

La Regione nei mesi scorsi aveva approvato in consiglio regionale una legge diametralmente opposta a quella votata ieri dal Senato: se da una parte, infatti, lo Stato chiede oggi ai medici di denunciare alla forze di polizia i clandestini che si rivolgono loro per essere curati, dall´altra il consiglio regionale pugliese (con l´astensione di parte dell´opposizione) aveva deciso che nel territorio pugliesi gli immigrati irregolari non solo possono accedere gratuitamente e anonimamente alle cure di medicina d´urgenza, ma hanno diritto anche (a carico della Regione) al medico di base. «Questo per curare anche le malattie croniche - aveva detto il presidente della Regione, Nichi Vendola - per lavorare sulla prevenzione e soprattutto per dare a tutti la stessa possibilità di curarsi. Il diritto alla salute non può avere certo un passaporto». «La legge approvata dal Governo - spiega ora l´assessore alla Sanità, Alberto Tedesco - è pericolosissima perché permette e anzi stimola la creazione di una rete sanitaria occulta, illegale e alternativa. In Puglia questo non potremo permetterlo». «In questo decreto legge - attacca il governatore Vendola - vi sono norme che contrastano platealmente con i fondamenti di uno Stato di diritto, vi sono gravissimi cedimenti alle pulsioni razziste e xenofobe che sono tornate a circolare liberamente nel dibattito politico, vi sono lesioni davvero insopportabili ai principi che fondano la civile convivenza e il rispetto della dignità umana. Siamo a una legislazione parafascista, fondata sulla criminalizzazione dei poveri e sulla legittimazione di una idea di giustizia intesa come vendetta e come affare privato». «Le "ronde padane" - continua il presidente pugliese - sono una immagine che spezza e deturpa la nostra cultura democratica. L´idea che un medico, in barba al giuramento di Ippocrate, debba farsi investigatore e poi delatore di un malato che risulti clandestino; e poi la schedatura dei clochard; e poi le multe pesanti per i graffitari. Siamo davvero dinanzi ad un salto nel buio». D´accordo con la posizione della Regione sono i medici pugliesi.


Il vice presidente dell´Ordine e segretario della Fimmg (la Federazione dei medici di Medicina generale), Filippo Anelli va giù duro: «Questa legge è incompatibile con il nostro codice deontologico: chi segnala un clandestino alla magistratura fa qualcosa che potrebbe provocargli anche problemi disciplinari. Il compito del medico è soltanto quella curare l´immigrato. In Puglia abbiamo lottato tanto per una sostanziale uguaglianza tra gli immigrati clandestini e certo non faremo un passo indietro». «Tra l´altro - continua Anelli - una norma del genere è pericolosissima per tutti: io ho l´ambulatorio pieno di immigrati, clandestini e non, ammalati di tubercolosi. Se cominciano ad avere paura di curarsi, è una tragedia per tutti».
(06 febbraio 2009)
 
 
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