Legislatura 16º - 3ª Commissione permanente - Resoconto sommario n. 33 del 27/01/2009


AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3ª)

 

MARTEDÌ 27 GENNAIO 2009

33ª Seduta (pomeridiana)

 

Presidenza del Presidente

DINI

 

            Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Mantica.

 

La seduta inizia alle ore 14,40.

 

  IN SEDE REFERENTE

 

(1333) Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008, approvato dalla Camera dei deputati

(Seguito dell'esame)

 

            Riprende l'esame sospeso nella seduta antimeridiana odierna.

 

Il presidente relatore DINI (PdL) dà conto analiticamente dei rilievi emersi nel corso della discussione generale.

Svolgendo il proprio intervento di replica, rileva quindi che la Libia e l’Italia, con il Comunicato congiunto del luglio del 1998, avevano già affrontato la tematica del risarcimento. Tuttavia, in seguito, la problematica è riemersa e ha indotto a ritenere necessario un "grande gesto" dell’Italia verso il popolo libico a simboleggiare un ritrovato accordo. Così alla costruzione dell’ospedale ortopedico di Bengasi da parte dell’Italia, si è ora stabilito faccia seguito anche il progetto di realizzazione di una grande opera strutturale, ovverosia una strada di collegamento litoranea.

Con riferimento, poi, ai rilievi mossi circa la necessità di verificare da parte della Libia il rispetto dei diritti umani ricorda che ai sensi dell’articolo 6 del Trattato le parti sono tenute ad agire conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni unite e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Tale assunto resta valido anche alla luce della prescrizione per cui le parti agiscono conformemente alle rispettive legislazioni, essendo sia l’Italia che la Libia componenti delle Nazioni unite.

Con riferimento all’articolo 4 del Trattato, ribadisce che non vi può essere alcuna incompatibilità tra quanto previsto in questa disposizione e il Trattato NATO.

Per quanto concerne i flussi migratori illegali, fa presente che le modalità con cui sono organizzati gli ingressi irregolari sono tali da rendere per la Libia estremamente difficile un controllo del confine se non tramite il monitoraggio delle coste. Del resto, la Libia è soprattutto un paese di transito e il Trattato stabilisce la collaborazione con l’Italia per la sorveglianza delle frontiere.

In relazione ai chiarimenti richiesti sulle modalità di individuazione delle imprese chiamate a realizzare gli interventi infrastrutturali in Libia, rileva come il Trattato non individui specificamente il mezzo di selezione.

Nel complesso, fa presente come il Trattato debba essere condiviso e approvato quale importante segnale di passaggio ad una nuova fase dei rapporti italo-libici, nella prospettiva di istituire relazioni economiche privilegiate tra i due Paesi.

 

Ha quindi la parola il sottosegretario MANTICA il quale condivide i contenuti della replica del Presidente relatore e in particolar modo il significato e lo spirito del Trattato quale gesto di superamento del passato coloniale e di chiusura di vari contenziosi. Si tratta di un Trattato che origina da una lunga negoziazione che ha visto, tra i protagonisti maggiormente impegnati, anche il medesimo presidente Dini nei suoi precedenti incarichi.

Ricorda che, al di là delle dispute sulla congruità o meno di un risarcimento e dell’entità dello stesso rispetto alle responsabilità per i comportamenti risalenti al periodo coloniale, va riconosciuto all’Italia il merito di aver sostenuto la Libia nel processo di compiuto reinserimento nella comunità internazionale.

Dopo aver richiamato i gesti simbolici che hanno accompagnato la distensione dei rapporti tra Italia e Libia e gli episodi storici sui quali ancora non è stato possibile fare chiarezza, fa presente che le disposizioni del Trattato sulla "chiusura del capitolo del passato", nell’individuare una spesa massima per l’Italia di 5 miliardi di dollari, affidano la gestione dei fondi esclusivamente all’Italia per l’effettuazione dei progetti infrastrutturali, mentre una commissione mista paritetica avrà compiti organizzativi. Sottolinea, peraltro, come più della metà dello stanziamento sarà destinato alla realizzazione della strada litoranea in Libia, un’opera che il governo libico considera di estrema importanza.

Quanto alle modalità degli affidamenti dei contratti di costruzione, chiarisce che essi saranno destinati necessariamente ad imprese italiane e, pertanto, senza lo svolgimento di procedure concorsuali. Quanto invece all’imposizione fiscale a carico dell’ENI, ritiene che questa, anziché tradursi in un aumento dei costi energetici per i cittadini italiani, potrà essere compensata dall’incremento dell’attività commerciale che l’ente stesso potrà svolgere in Libia.

Al di là della eccezionalità dell’inserimento di ulteriori disposizioni nell’ambito del disegno di legge di ratifica del Trattato, sottolinea la rilevante portata del Trattato medesimo.

Rispetto ai rilievi mossi circa l’esigenza di verificare il rispetto dei diritti umani in Libia, ricorda che quest’ultima è membro delle Nazioni Unite, con tutte le conseguenze che ne derivano ed ha un sistema istituzionale di rappresentanza democratica dei cittadini.

Si sofferma quindi sulla problematica dei flussi migratori illegali dalla Libia, sottolineando che gli immigrati irregolari provengono dall’Africa subsahariana e transitano attraverso la Libia. In tale ambito, un monitoraggio con mezzi satellitari e tecnologici permetterà di individuare provenienza e consistenza delle ondate e, per quanto possibile, evitare tragedie umanitarie. Quanto al finanziamento di tale sistema di monitoraggio conferma la disponibilità dell’Unione europea a coprire parte dei costi, anche considerando che la tenuta delle frontiere mediterranee è d’interesse cruciale per l’Europa stessa. Rileva che l’immigrazione illegale può essere efficacemente contrastata solo prevenendo e controllando i flussi migratori, il che risulta particolarmente difficile rispetto ai paesi africani. Gli articoli 19 e 20 del Trattato non attengono alla fornitura di armi o materiale bellico, ma solamente di elicotteri e mezzi di pattugliamento, oltre che all’addestramento del personale e allo scambio di informazioni. Peraltro, gli immigrati illegali non provengono in maggioranza dalla Libia, ma dall’area balcanica e dai paesi dell’est, mediante permessi turistici. Di recente, l’Italia ha avviato una collaborazione con Malta, Cipro e la Grecia affinché si possa fronteggiare insieme il problema degli ingressi irregolari nell’Unione europea e la criminalità organizzata impegnata in traffici illegali.

In generale, reputa il fenomeno dell’immigrazione illegale un problema dalle radici profonde, che va limitato anche mediante un Trattato come quello in esame di ampio respiro, al fine di evitare problemi umanitari.

Passando a commentare i rilievi mossi al disegno di legge di ratifica, fa anzitutto presente che l’iniziale proposito del Governo era quello di scindere la ratifica parlamentare del Trattato dalla introduzione delle disposizioni ora contenute nel disegno di legge medesimo in due distinti provvedimenti. Si è tuttavia successivamente scelta la via di affrontare entrambe le questioni nel provvedimento in titolo nel corso dell’esame presso l’altro ramo del Parlamento.

Rispetto, infine, alla questione dei crediti vantati da soggetti e aziende italiane nei confronti della Libia, fa presente che vi è disaccordo sull’entità complessiva degli stessi, mancando in molti casi una prova certa. Auspica, in materia, che possa seguirsi la via della predisposizione di una garanzia sovrana dello Stato sui crediti vantati da cittadini e imprese italiane per beni e servizi effettuati in Libia.

 

Il presidente relatore DINI (PdL) apprezza l’esaustività della replica del sottosegretario Mantica e ricorda, rispetto ai crediti vantati dalle aziende italiane verso la Libia, che già in sedi definizione del comunicato congiunto del luglio 1998, lo Stato libico aveva apprestato un primo parziale risarcimento. Auspica che sul punto vi sia correttezza di comportamento da entrambe le parti nel richiedere e nell’accordare risarcimenti e ricorda che presso la Commissione finanze del Senato sono in corso di esame disegni di legge in materia.

Informa quindi che sono stati presentati oltre 6.000 emendamenti al disegno di legge. Dà quindi la parola ai presentatori per l’illustrazione degli stessi.

 

La senatrice MARINARO (PD) illustra gli emendamenti a propria firma riferiti all’articolo 2 e all’articolo 3.

Osserva preliminarmente come la stipulazione di un Trattato di amicizia con la Libia non sia da respingere pregiudizialmente nel complesso, e tuttavia ritiene che l’avvio di una nuova politica di vicinato e partenariato possa essere adeguatamente accompagnata dall’istituzione di una Commissione di monitoraggio sull’applicazione del Trattato con particolare riferimento al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come previsto dall’emendamento 2.0.1.

L’emendamento 2.0.3, prevedendo un’informativa annuale del Governo al Parlamento sull’attuazione dell’Accordo, consentirebbe un maggiore coinvolgimento dell’organismo parlamentare in scelte dell’Esecutivo di particolare delicatezza.

Sollecita altresì l’approvazione dell’emendamento 3.0.3, il quale prevede l’inserimento nella Commissione mista paritetica di cui all’articolo 9 del Trattato per l’organizzazione dei progetti infrastrutturali in Libia di esperti nei settori della tutela ambientale e della tutela dei beni culturali.

 

Il senatore PERDUCA (PD) illustra gli emendamenti a propria firma riferiti agli articoli 2, 3 e 4 del disegno di legge.

Fa presente che l’elevato numero di proposte emendative presentate, analogamente a quanto avvenuto nel corso dell’esame da parte della Camera dei deputati da parte dei parlamentari radicali ha innanzitutto la finalità di sollecitare l’attenzione sulla problematica del rispetto dei diritti umani da parte della Libia e ha trovato riscontro anche in esponenti dell’Italia dei valori e di altre forze politiche. Questo comportamento non è ispirato ad un ostruzionismo parlamentare fine a se stesso, ma è eminentemente finalizzato ad esprimere dissenso sul comportamento del Governo italiano, il quale nel compiere gesti simbolici nei confronti del popolo libico, è in realtà intenzionato ad aumentare le opportunità di investimento per le imprese italiane.

In tale ottica, sottolinea quindi come l’emendamento 2.0.2 a propria firma, nell’istituire una Commissione di monitoraggio sull’attuazione del Trattato, consentirebbe quantomeno una verifica parlamentare sui rapporti italo-libici. Al riguardo preannuncia la disponibilità a trasformare tale emendamento in un ordine del giorno, da presentare in occasione dell’esame in Assemblea, pur nella consapevolezza della minore incidenza di tale strumento rispetto ad una vera e propria proposta emendativa.

Si sofferma quindi sull’emendamento 4.2, finalizzato a raddoppiare la somma destinata al riconoscimento di un ulteriore indennizzo ai soggetti titolari di beni, diritti ed interessi sottoposti in Libia a misure limitative. Ritiene, infatti, che anche altre imprese oltre all’ENI dovrebbero beneficiare delle conseguenze favorevoli della stipulazione del Trattato. La copertura finanziaria dell’emendamento si ripercuoterebbe sulla addizionale all’imposta sul reddito delle società a carico di tale ente, il quale fruirà di maggiori possibilità di investimento in campo energetico in Libia. A tale proposito, sollecita altresì l’attenzione del Governo affinché valuti positivamente il contenuto dei disegni di legge sulla garanzia sovrana dello Stato per le aziende creditrici della Libia, in corso di esame presso la Commissione finanze del Senato.

In conclusione, ribadisce che i metodi ostruzionistici adottati dalla propria parte politica hanno condotto all’introduzione di quanto ora previsto dall’articolo 4, nel corso dell’esame da parte della Camera dei deputati, a favore dei cittadini italiani danneggiati nei propri investimenti in Libia, e sottolinea nuovamente il disaccordo per il comportamento del Governo che ha stipulato un Trattato con uno Stato ove non è certa la garanzia delle libertà fondamentali, e ciò per fini commerciali, trascurando le legittime aspettative degli investitori italiani.

 

Interloquisce il presidente relatore DINI (PdL) per ricordare la costante attenzione dei Governi sin dagli anni ’70 sulla problematica degli indennizzi ai cittadini italiani che avevano effettuato investimenti in Libia. Richiama altresì l’attenzione del senatore Perduca sul fatto che ai sensi dell’articolo 4 del disegno di legge possono essere nuovamente esaminate le pratiche di corresponsione dell’indennizzo in precedenza respinte per carenza di documentazione.

 

Prende poi la parola il sottosegretario MANTICA MANTIC Mper sottolineare, rispetto alle osservazioni svolte dal senatore Perduca, come il comportamento del Governo italiano sia necessariamente influenzato dalle vicende storiche che hanno coinvolto Italia e Libia, nell’ottica del superamento del problematico inquadramento del periodo coloniale.

Evidenzia che l’opportunità di un risarcimento italiano e l’entità dello stesso, nonché il tema del trattamento degli esuli italiani, sono problematiche che vanno affrontate nell’ottica di un interesse superiore di pacificazione e di instaurazione di corrette relazioni tra Italia e Libia. Reputa peraltro che con il provvedimento in esame si sia raggiunto un soddisfacente punto di equilibrio.

Rispetto agli emendamenti testé illustrati dalla senatrice Marinaro e dal senatore Perduca fa presente che l’istituzione di una Commissione di monitoraggio si tradurrebbe in un meccanismo ultroneo di verifica, ferma restando la disponibilità del Governo a riferire mediante gli ordinari strumenti di sindacato ispettivo ogniqualvolta il Parlamento ne ravvisasse la necessità. Inoltre, osserva che l’istituzione di detta Commissione potrebbe essere interpretata dalla controparte libica come intesa a modificare quanto stabilito nell’Accordo.

 

Ha quindi la parola il senatore PEDICA (IdV) il quale, nell’illustrare gli emendamenti a propria firma, sollecita chiarimenti da parte del Governo sugli articoli 19 e 20 del Trattato in materia di collaborazione nella lotta all’immigrazione irregolare e nel settore della difesa. Ribadisce poi le critiche già svolte in sede di discussione generale per il mancato coinvolgimento del Parlamento, a livello informativo, nella fase delle trattative con la Libia per la definizione dei contenuti dell’Accordo.

 

Il sottosegretario MANTICA precisa che il finanziamento comunitario della metà dei costi per la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche è in via di definizione nelle competenti sedi europee. Sottolinea inoltre che la fornitura di mezzi per la collaborazione nel settore della difesa non consisterà nella destinazione alla Libia di materiale bellico, ma nella predisposizione di mezzi per il monitoraggio congiunto delle frontiere.

Esprime infine parere contrario su tutti gli emendamenti.

 

Il presidente relatore DINI (PdL) fa presente che gli emendamenti presentati sono stati tempestivamente trasmessi alla 1a e alla 5a Commissione permanente, che non hanno ancora reso il prescritto parere.

Dato l’elevato numero delle proposte emendative, apprezzate le circostanze, propone di prendere atto dell’impossibilità di concludere l’esame del provvedimento in Commissione in relazione ai tempi fissati dalla Conferenza dei capigruppo per riferire all’Assemblea.

Come Presidente della Commissione potrebbe riferire all’Assemblea sul lavoro svolto dalla Commissione e sui rilievi emersi nel corso dell’esame.

 

Il senatore PERDUCA (PD) non insiste per l’esame e la votazione degli emendamenti, sollecitando tuttavia il Governo affinché nel prosieguo dell’esame del provvedimento valuti con attenzione le problematiche da lui segnalate e, in particolare, l’opportunità di aumentare lo stanziamento destinato agli indennizzi per i cittadini italiani che hanno effettuato investimenti in Libia.

 

La Commissione conviene infine sulla proposta del presidente relatore Dini.

 

 

SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE

 

Il presidente DINI avverte che la seduta, già convocata per domani, mercoledì 28 gennaio 2009 alle ore 14,30, avrà inizio alle ore 15,30; l’ordine del giorno sarà integrato con l’esame del disegno di legge n. 1325, di ratifica della Convenzione tra Italia e USA per evitare le doppie imposizioni.

 

La Commissione conviene.

 

La seduta termina alle ore 16,30.