Le misure di polizia non arrestano, bens deviano dai nostri ad altri porti le masse migratorie

Con queste parole, nel 1888, Giovanni Battista Scalabrini, fondatore dei missionari scalabriniani, introduce nel dibattito sui problemi dell'emigrazione italiana un aspetto, finallora, quasi ignorato: il valore della persona umana, chiedendo una legge a favore degli emigranti e una istituzione in grado di provvedere ai loro interessi spirituali e materiali.

Il 5 dicembre 1887, lallora Presidente del Consiglio Francesco Crispi aveva presentato uno speciale disegno di legge sullemigrazione, ispirato a norme di polizia e con disposizioni che imponevano lobbligo della licenza per gli agenti di emigrazione, punendo le operazioni clandestine e gli abusi. Il 3 maggio 1888 la commissione parlamentare presieduta dallOn. De Zerbi, presentava un controprogetto caratterizzato dal principio della libert di emigrare e di far emigrare.

In quest'occasione Scalabrini indirizza una lettera aperta al sottosegretario alle Finanze, Paolo Carcano, intitolata Il disegno di legge sullemigrazione italiana. Osservazioni e proposte di un vescovo dove scrive: Fra i due disegni di legge, il ministeriale e quello della Commissione parlamentare, il secondo mi pare di gran lunga migliore del primo. Il ministeriale pi propenso a considerare il grande fenomeno cosmico ed umano della emigrazione come un fatto anormale, piuttosto che un diritto naturale, e lo circonda di tante pastoie che quasi lo confisca.

Il disegno ministeriale non tenne conto di una esperienza di non vecchia data, la quale dimostr alla prova dei fatti che le misure di polizia non arrestano, bens deviano dai nostri ad altri porti le masse migratorie, rendendo cos pi doloroso e pi dispendioso lesodo dei nostri connazionali. Gli ostacoli artificiali non trattengono le correnti, ma le fanno rigurgitare, aumentandone e rendendone pi rovinoso l'impeto.

Il disegno invece della Commissione parlamentare , a mio giudizio, pi pensato, pi organico e pi liberale, poich fin dal primo articolo afferma la piena libert di emigrare, salvo, naturalmente, gli obblighi imposti ai cittadini dalle leggi. un bel quadro che per ha una macchia nel mezzo: la facolt che il disegno di legge accorda agli agenti di emigrazione, di fare arruolamenti.

E aggiungeva, lon. De Zerbi si compiace della larghezza del disegno di legge e dice che, approvata, sar una delle pi liberali dEuropa. Ed io lammetto: ma limportanza di una legge non tanto di essere liberale, quanto di essere buona, e buona, per me, non la legge pi larga, bens quella che, basata sulla giustizia, meglio provvede ai bisogni per cui stata fatta. Ora la legge, accordando il diritto di arruolamento agli agenti, sar liberale, ma improvvida. Ora, se doveroso patrocinare la libert di emigrare, altrettanto doveroso opporsi alla libert di far emigrare: dovere delle classi dirigenti di procurare alle masse dei proletari un utile impiego delle loro forze, di aiutarli a cavarsi dalla miseria, di indirizzarli alla ricerca di un lavoro proficuo, ma del pari un dovere l'impedire che venga sorpresa la loro buona fede da ingordi speculatori.


E probabile che queste considerazioni di un Vescovo sullemigrazione italiana di fine Ottocento facciano solo sorridere il Ministro degli Interni Maroni che continuer imperterrito nel suo cammino di guerra ideologica allimmigrazione clandestina. Ieri stesso dichiarava in conferenza stampa che in Italia non cՏ una emergenza sicurezza (alcuni mesi fa per vincere le elezioni si affermava il contrario!), che in Italia non cՏ una emergenza criminalit organizzata (anche se mafia, camorra e ndrangheta occupano interi territori italiani!), ma che in Italia cՏ una sola emergenza ed quella dellimmigrazione clandestina contro cui il governo leghista ha dichiarato la sua guerra senza confini (per il momento la si sta conducendo a Lampedusa, lontano dalla Padania).

Il ministro Maroni ha cos disposto il blocco dei trasferimenti delle persone giunte a Lampedusa verso centri di accoglienza sul territorio nazionale. Ha deciso linvio sullisola di due Commissioni per esaminare le domande di asilo. Ha decretato che gli immigrati giunti a Lampedusa saranno espulsi dallisola stessa e che lItalia non la vedranno neanche in cartolina.

Per attuare questa rigorosa politica poliziesca delle migrazioni, poco importa che migranti e richiedenti asilo siano ammassati (in 1.800) in un CPA (che ne dovrebbe contenere 800), con evidenti conseguenze per le condizioni igienico-sanitarie e rischi per le persone pi deboli, tra cui donne, bambini e minori non accompagnati, che – fra laltro – dovrebbero essere trasferiti in centri specifici per minori.

Poco importa, al Ministro Maroni e a quanti credono che lunica emergenza italiana sia quella dellimmigrazione, che a Lampedusa non ci sia n un tribunale per ricevere un ricorso contro una decisione negativa delle Commissioni dei rifugiati, n uno studio legale in grado di fornire assistenza, negando cos ai richiedenti lasilo la possibilit reale di vedersi accordare lo status.

In tale situazione di presunta emergenza anche gli altri migranti (giunti nellisola fuggendo quella morte che miete vittime nel Mediterraneo) rischiano di essere espulsi a seguito di procedure sommarie e senza alcuna possibilit di rivolgersi a un giudice, violando cos i principi costituzionali e la Convenzione europea dei diritti umani.

In situazione di emergenza – prima temuta, poi annunciata ed ora proclamata a piena voce – tutto lecito, anche calpestare la dignit di qualche essere umano se alla fine si riesce a deviare dai nostri ad altri porti (magari in Libia o in Tunisia, paesi riconosciuti nella difesa dei diritti umani!) le masse migratorie, rendendo cos pi doloroso e pi dispendioso il loro esodo.

E probabile che molti esulteranno quando il Ministro Maroni annuncer che a Lampedusa non si vede pi neanche un immigrato e che pochi si chiederanno: ma che fine hanno fatto? Perch come diceva Scalabrini: gli ostacoli artificiali non trattengono le correnti, ma le fanno rigurgitare, aumentandone e rendendone pi rovinoso l'impeto.

 

Lorenzo Prencipe, scalabriniano

Presidente Centro Studi Emigrazione, Roma

renzoprencipe@cser.it

Roma, 27 Gennaio 2009