Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata
alla data del 15 giugno 2009)
Sommario
o
Dipartimento Politiche migratorie,
appuntamenti
pag. 2
o
Sindacato – Crisi:
Loy: parole di Sacconi
sorprendenti pag. 2
o
Politica – L’ILO
mette sotto accusa l’Italia sui
migranti pag. 2
o
Scheda: 7 domande di ILO
all’Italia
pag. 3
o
ILO: conclusione
dell’audizione pag. 4
o
Sindacato – Lavoratori
migranti discriminati pag. 5
o
Società – Flussi
2008: rilasciato 1 nulla osta su 100 pag. 6
o
Società – Napoli,
progetto valorizzazione rimesse pag. 7
o
Società – Lavoro
stagionale e flussi: intervista pag. 8
o Foreign Press - British Immigration Minister: to do more than control
immigrant’s number
pag. 10
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n. 246
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti
Martedì 16 giugno 2009, ore 15, Hotel FiuggiTerme
Seminario nazionale UILA, Progetto: “la parola agli immigrati”-
Tavola rotonda: ’impegno delle strutture UIL per gli immigrati”
(Giuseppe Casucci)
Mercoledì 17 giugno 2009, Hotel FiuggiTerme
Seminario nazionale UILA, Progetto: “la parola agli immigrati”
– Conclusioni di Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL.
Mercoledì 24 giugno 2009, sede CNEL Roma, ore 10.00
Seminario internazionale OIL: “la valorizzazione delle rimesse
degli immigrati come leva per lo sviluppo”
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci)
Sindacato
Roma
14 giugno 2009 - Le dichiarazioni del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi,
"sono abbastanza sorprendenti perché sembrano una resa incondizionata a un
tema delicato che è quello di alzare il livello di qualità della
scolarizzazione in Italia". Lo afferma il segretario confederale della
Uil, Guglielmo Loy commentando le parole del ministro che, intervenendo al
convegno dei giovani di Confindustria, aveva sollecitato i giovani laureati a
lavorare svolgendo anche mansioni più umili perchè questo sarà apprezzato
quando la crisi sarà finita. "Se la risposta è <inutile studiare in
quanto bisogna poi accontentarsi> - insiste Loy - allora è una resa. Si
disincentiva la qualità e la quantità dello studio. Si indica poi una strada
che peraltro molti già percorrono, e cioè 'arrotondare'. Ma in questo caso
occorrerebbe “normare” il settore altrimenti sembra un invito estemporaneo solo
legato alla crisi. E poi non sono scelte che si compiono dalla mattina alla sera".
"A mio avviso - aggiunge Loy – quello del Ministro è un invito
insufficiente mentre bisogna invece stimolare i ragazzi allo studio. Al
contrario, il messaggio del ministro rischia di essere contraddittorio in un
paese che sconta livelli di bassa scolarizzazione". "La seconda
considerazione - spiega il sindacalista - è che quella di Maroni ci sembra una
risposta un po' superficiale alla gestione della politica dell'immigrazione. Il
nostro paese infatti è cresciuto anche perché certi lavori poco qualificati
sono stati fatti dagli immigrati. Così sembra che si voglia dire che non c'è
bisogno dell'immigrazione perché questi lavori li fanno gli italiani".
Oppure, azzarda in conclusione Loy, l'esortazione di Sacconi, "potrebbe
essere uno stimolo allo sviluppo dei voucher per i lavoratori stagionali a cui
il ministro tiene molto".
Politica
Audizione per il governo italiano, unico
in Europa
chiamato a rispondere su condizioni di lavoratori stranieri
L'Ilo mette
sotto accusa l'Italia. "Migranti, violate le convenzioni"
L'Organizzazione internazionale del
lavoro esprime dubbi anche sui respingimenti verso la Libia
di VITTORIO LONGHI, www.repubblica.it
GINEVRA -
Dopo il governo panamense, prima di quello etiope. L'audizione del governo
italiano alla 98° conferenza internazionale del lavoro si è tenuta ieri
pomeriggio, terza in programma tra le audizioni di altri 24 paesi, di cui
nessuno europeo. Il governo è stato chiamato dall'Organizzazione internazionale
del lavoro, Ilo, a rispondere delle pesanti accuse di discriminazione verso i
lavoratori migranti e perciò di violazione della convenzione 143, ratificata
dall'Italia nel 1981, che invece ne promuove la parità di opportunità e di
trattamento. Il comitato di esperti dell'agenzia Onu ha chiesto chiarimenti anche sul decreto
sicurezza e sull'accordo con la Libia, misure che destano perplessità nella comunità
internazionale.
La risposta del governo. Durante il dibattito, il direttore
del dipartimento immigrazione al ministero del Welfare, Giuseppe Silveri, non
ha risposto in merito alla convenzione 143 e ha detto subito di trovare
"ingiuste" le osservazioni del comitato di esperti Ilo. Ha elencato
invece i progetti finanziati per l'integrazione delle minoranze Rom e Sinti, ha
parlato delle ispezioni per contrastare il lavoro nero e dell'Ufficio nazionale
antidiscriminazioni razziali, Unar, governativo che ha aperto una pagina web
per le denunce di discriminazione. Sul decreto sicurezza e sul reato di
clandestinità, Silveri ha ripetuto, tentando di rassicurare, che "ancora
non si tratta di una legge, il testo è in discussione, è stato più volte modificato
e potrebbe esserlo di nuovo". "Perciò - ha concluso - non si possono
fare commenti". E oggi si è appreso che il ministro Maurizio Sacconi non
parteciperà alla conferenza la prossima settimana, come previsto. Sembra che lo
stesso Sacconi - che tra l'altro è stato direttore dell'Ufficio italiano
dell'Ilo dal 1995 al 2001 - abbia protestato formalmente con l'Organizzazione
per la convocazione.
Le accuse all'Italia. A marzo l'Ilo aveva pubblicato il rapporto annuale degli esperti e dal documento
emergeva chiaramente che in Italia gli immigrati, sia regolari sia irregolari,
sono vittime di discriminazione non solo in forma diretta, con trattamenti
differenziati nel lavoro, ma anche indiretta, per il clima di evidente razzismo
diffuso nel paese, specialmente nei confronti di romeni, Rom e Sinti. Accuse
che nei mesi scorsi si sono sommate alle preoccupazioni del Consiglio d'Europa
e per la crescente xenofobia e alla contrarietà ai respingimenti verso la Libia
espressa dall'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati.
La denuncia del sindacato. Sulla base di quel rapporto sono
stati poi Cgil, Cisl e Uil a portare in discussione il caso italiano alla
conferenza "tripartita" dell'Ilo costituita da rappresentanti dei
governi, delle imprese e dei sindacati. "In generale, le discriminazioni
dei migranti regolari - ha spiegato nel suo intervento Leopoldo Tartaglia, a
nome delle tre confederazioni - vanno dall'accesso ai posti pubblici, negati a
chi non ha cittadinanza italiana, al trattamento economico (il 40% in meno
rispetto agli italiani), fino al mancato utilizzo dei titoli di studio
conseguiti all'estero, perché non riconosciuti".
Discriminati sul lavoro. In particolare, la convenzione 143 dice che quando un migrante viene
trovato a lavorare in condizione di irregolarità "deve avere parità di
trattamento nel rispetto dei diritti che emergono da un lavoro svolto, rispetto
al compenso, ai contributi e ad altri benefici". Invece, secondo i
sindacati, nella pratica a un "clandestino" non è garantito il
diritto alla remunerazione, tanto meno ai contributi previdenziali, visto che la
denuncia si traduce spesso in un'espulsione. Non solo. Il trattato
internazionale stabilisce che i migranti regolarmente occupati e residenti
"non possono essere considerati irregolari per il solo fatto di avere
perso il lavoro, cosa che non può implicare il ritiro del permesso di
soggiorno", come invece prevede la Bossi-Fini dopo sei mesi di
disoccupazione.
L'accordo con la Libia. Durante l'audizione il presidente del
gruppo internazionale dei sindacati, Luc Cortebeck, ha definito le risposte del
governo italiano "insufficienti" e ha ripetuto alcune delle richieste
di chiarimento già rivolte dal comitato di esperti. Tra queste, anche quella
sull'accordo con la Libia, dato che la convenzione 143 prevede misure di
protezione per le vittime di abusi e traffico di esseri umani. Entro settembre
il ministero del Lavoro italiano dovrà fornire all'Ilo "informazioni sugli
sviluppi legislativi che riguardano la protezione dei migranti vittime di abusi
e di sfruttamento, così come l'istituzione di una commissione che individui
azioni di contrasto alla violenza e allo sfruttamento dei migranti".
Difficile dire come l'Italia potrà spiegare la politica dei respingimenti
sommari previsti dall'accordo.
In base alla Convenzione 143,
il Comitato di esperti dell'Organizzazione internazionale del lavoro ha posto
al governo italiano questi sette quesiti (risposte entro settembre 2009)
1. Fornire informazioni dettagliate sulle strategie sviluppate
dalla Direzione nazionale dell'immigrazione e dalla polizia di frontiera per
combattere l'immigrazione irregolare.
2. Fornire
informazione sulle misure prese o previste dall'accordo di Tripoli per
eliminare i flussi di irregolari di immigrati e di indicare ogni altra misura
presa con altri paesi a questo fine.
3. Fornire informazione sugli sviluppi legislativi riguardanti la
protezione degli immigrati che sono stati vittime di abusi e sfruttamento e
l'istituzione di una commissione che individui le azioni di contrasto alla
violenza e allo sfruttamento verso gli immigrati.
4. Fornire
informazioni sugli obiettivi e sulla definizione del reato di immigrazione
clandestina e di tenere il comitato informato degli sviluppi legislativi su
questa materia.
5. Indicare come viene garantito ai lavoratori migranti stagionali
che hanno perso il lavoro prematuramente di non essere considerati irregolari.
6. Tenere in considerazione la possibilità di emendare il Testo
unico nel prossimo futuro per introdurre misure che permettano ai migranti che
si oppongono a un decreto di espulsione di poter restare nel paese per la
durata del caso.
7. Fornire informazione sui miglioramenti delle iniziative e del
loro impatto per promuovere la parità di opportunità e di trattamento tra
lavoratori nazionali e immigrati, specialmente rispetto alle donne immigrate.
Osservazioni a conclusione dell'audizione del governo italiano
di fronte alla commissione tripartita per l'applicazione delle norme
internazionali del lavoro.
"La commissione prende atto che il fenomeno dell'immigrazione irregolare è
complesso e rappresenta una sfida per l'Italia". "Prende atto delle
iniziative del governo italiano per contrastare il lavoro irregolare" ma
chiede all'Italia "la piena applicazione della convenzione 143 nella legislazione
e nella pratica". Sul decreto sicurezza, chiede "un'analisi
dettagliata degli sviluppi legislativi nel rispetto dei contenuti della
Convenzione 143, a tutela dei diritti dei lavoratori migranti".
98^ Conferenza Internazionale del Lavoro
Italia (ratifica: 1981)
Commissione Applicazione Norme: le conclusioni
Riportiamo le conclusioni dell’audizione del Governo italiano,
tenutasi presso l’ILO a Ginevra lo scorso 11 giugno.
La commissione prende nota
delle esaurienti informazioni scritte e orali fornite dal G. e della
discussione che ne è seguita. La Commissione nota che le osservazioni del
Comitato di Esperti, mentre ha notato l’affermazione del G. di proteggere e
rispettare i diritti dei lavoratori migranti e le misure prese per promuovere
l’eguaglianza, ha espresso preoccupazione riguardo un’apparente alta incidenza
di discriminazioni e violazioni dei diritti umani, particolarmente dei
lavoratori irregolari provenienti da Africa, Europa Orientale e Asia, e
immigrati di origine Rom. La commissione prende nota delle informazioni fornite
dal G. sul quadro legislativo nazionale, le misure pratiche prese e gli
organismi amministrativi istituiti per proteggere i diritti umani, combattere
il razzismo e la discriminazione contro i lavoratori migranti e per promuovere
eguaglianza di opportunità e trattamento nel mercato del lavoro. Prende anche
nota delle misure prese o previste per promuovere l’integrazione sociale e
lavorativa degli immigrati a delle comunità Rom e Sinti. Il G. ha anche
indicato le sue serie preoccupazioni riguardo la stigmatizzazione di certe
comunità etniche e di immigrati. Rispetto alla protezione dei diritti umani
fondamentali dei lavoratori migranti irregolari, la Commissione riconosce che il fenomeno
dell’immigrazione irregolare è complesso e di portata globale. La Commissione
nota le sfide particolari di fronte all’Italia nell’affrontare la rapida
crescita nei flussi migratori e nella protezione dei diritti umani fondamentali
dei lavoratori migranti. Ha preso nota che il G. sta prendendo alcune misure,
anche attraverso l’attuazione di ispezioni sul lavoro, miranti a combattere il
lavoro illegale e l’immigrazione irregolare di lavoratori migranti migliorando
allo stesso tempo l’adeguamento delle leggi e le regolazioni concernenti
condizioni di lavoro e assistenza. Ha preso nota delle iniziative legislative
recentemente proposte, in particolare il cosiddetto “pacchetto sicurezza”,
mirate all’immigrazione irregolare e all’impiego illegale di migranti. Alla
luce di quanto sopra, la Commissione nota che la crisi finanziaria globale ha
creato sfide aggiuntive per i governi quando affrontano i temi
dell’immigrazione irregolare e dell’eguaglianza tra lavoratori immigrati e
nazionali nel mercato del lavoro. Questo ha provocato una crescita nel razzismo
e tensioni fra differenti gruppi in Italia e altrove. Considerato che questi
sono problemi di natura globale, e nel caso dell’Italia, di natura europea in particolare, la
Commissione crede che possa essere presa in considerazione l’ospitalità di un
forum su queste materie, con l’assistenza dell’ILO.
La commissione incoraggia il
G. a rafforzare i suoi sforzi per promuovere tolleranza e rispetto tra tutti i
gruppi sociali. Riguardo ai lavoratori migranti legalmente nel paese, la
Commissione richiede al G. di assicurare il pieno rispetto dell’eguaglianza di
opportunità e trattamento di questi lavoratori rispetto ai nazionali, e di
perseguire i suoi sforzi, in cooperazione con le parti sociali, per promuovere
e assicurare l’osservanza di una strategia nazionale a questo proposito. Il G.
dovrebbe prendere misure aggiuntive per assicurare l’effettiva protezione dei
lavoratori migranti contro le discriminazioni dirette e indirette, in accordo
con gli Art. 10 e 12 della Convenzione, e per rivedere la sua legislazione e
pratica al proposito. La Commissione, inoltre, chiede al G. di intraprendere
una dettagliata analisi dei recenti emendamenti del Codice Penale riguardo
l’immigrazione irregolare e delle recenti iniziative legislative proposte nel
contesto del “pacchetto sicurezza” in vista di assicurare la loro conformità
con la Convenzione. Dovrebbero anche essere prese misure per assicurare che i
lavoratori migranti irregolari
possano godere dei diritti umani fondamentali, in accordo con l’Art. 1 della
Convenzione.
La Commissione esprime
ulteriormente la sua ferma speranza che sia assicurata la piena applicazione
della Conv. 143, sia in legge che in pratica, per tutti i lavoratori migranti,
inclusi quelli in una situazione irregolare. Richiede al G. di includere nel
suo prossimo rapporto al Comitato di Esperti quando dovuto, completa informazione su tutte le materie
sollevate da questa Commissione e dai commenti del Comitato di Esperti, per
consentire un’analisi in profondità dell’applicazione della convenzione, nella
legge e nella pratica.
MILANO
(Reuters), 11 giugno 2009 - L'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea tra i
25 chiamati dall'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) a rispondere di
presunte violazioni alle normative internazionali sul lavoro. Lo riferiscono
oggi i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che in occasione di una riunione in
programma a Ginevra su questo tema hanno diffuso il documento dell'Ilo e una
serie di loro osservazioni, in particolare sulle norme che riguardano le non
discriminazioni di lavoratori migranti. "Ci riferiamo al rapporto del
Comitato di esperti Ilo sull'applicazione delle Convenzioni e Raccomandazioni,
presentato all'Organizzazione internazionale del Lavoro di Ginevra... (nel
rapporto) l'Italia viene citata l'Italia per supposte violazioni, della
Convenzione... sul rispetto dei diritti umani fondamentali dei migranti, anche
di quelli in condizione irregolare, nonché della promozione della pari
opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti", dicono i sindacati
in una nota in cui hanno concentrato le proprie osservazioni. "L'Italia è
un Paese civile e democratico e contempla nella propria legislazione la tutela
dei diritti fondamentali dell'uomo". Nondimeno, osservano i sindacati,
"spesso la dichiarazione in astratto dei diritti, non si traduce
automaticamente nella loro implementazione e piena fruizione da parte dei
cittadini". In dettaglio, secondo i sindacati, il diritto alla libertà
religiosa nella pratica ha trovato ostacoli a livello locale, con problemi
posti alla costruzione di moschee (Lombardia, Veneto) ed alla espressione di
preghiera in pubblico. Il diritto di voto (attivo) è negato, in quanto previsto
solo per il cittadino italiano; il diritto di voto amministrativo è negato in
quanto l'Italia non ha mai ratificato il capitolo C della Convenzione di
Strasburgo. Allo stesso modo, secondo i sindacati, la legislazione non è esente
da discriminazioni in particolare in relazione ai cittadini stranieri, dall'accesso
al lavoro pubblico (negato a chi non ha cittadinanza italiana), ai trattamenti
previdenziali (differenziati nelle ipotesi di godimento per chi rientra nei
paesi d'origine), all'utilizzo dei titoli di studio conseguiti all'estero (in
genere non riconosciuti dall'Italia), fino al godimento di bonus (come quello
relativo alla nascita di un figlio) che le ultime finanziarie hanno
esplicitamente escluso per i non italiani.
Principi
sanciti ma spesso disattesi, dicono Cgil, Cisl e Uil.
I migranti vengono
discriminati anche nel trattamento economico, dicono i sindacati (di fatto
inferiore al 40% rispetto agli italiani, come ha evidenziato in un recente
studio Inps). I lavoratori immigrati irregolari, inoltre, dicono i sindacati,
sono privati del diritto a percepire remunerazione e previdenza sociale per i
lavori svolti, della garanzia di poter far valere i propri diritti di fronte ad
un ente competente e del diritto (del migrante e della propria famiglia) a non
sostenere le spese in caso di espulsione.
I sindacati
nel loro documento osservano anche come l'accostamento del termine
"clandestino" a quello di criminale, la criminalizzazione di
un'intera etnia come nel caso dei rom o dei cittadini romeni, "sono parte
di una campagna spesso ad opera di autorità pubbliche o esponenti di partito
che, ingigantita dai mass - media, produce un atteggiamento di insofferenza,
quando non rifiuto nei confronti di tutti gli stranieri, con gravi conseguenze
anche sul piano di episodi individuali o collettivi di razzismo e
xenofobia".
Secondo Cgil,
Cisl e Uil, il clima è anche funzionale a far accettare nella pubblica opinione
l'idea che si possa sorvolare sul rispetto di diritti fondamentali, come nel
caso dei respingimenti di boat - people provenienti dal Nord Africa, negando di
fatto chance ai potenziali richiedenti asilo di presentare regolare richiesta. I
sindacati condannano inoltre il decreto sicurezza che trasforma il reato di
clandestinità, trasforma in reato penale quella che è oggi una irregolarità
amministrativa. "Di conseguenza, questa fattispecie di reato finisce per
avere un effetto a pioggia sulla legislazione e sul comportamento di pubblici
funzionari che, in caso di non segnalazione di un migrante non in regola,
potrebbero incorrere nella violazione dell'art. 328 del codice penale (rifiuto
od omissione d'atti d'ufficio)". Secondo i sindacati, la legislazione
italiana contiene principi importanti di rispetto dei diritti umani ma la sua
normativa non è esente da norme con contenuti oggettivamente discriminatori che
andrebbero eliminati. Ma a proposito di immigrazione, "la scelta del
presente esecutivo di chiudere i flussi d'ingresso per il 2009 e varare misure
draconiane tese a fare terra bruciata attorno alle condizioni di vita dei
migranti, non solo non produrrà effetti sul piano della lotta all'irregolarità
(al contrario, destinata a crescere), ma rischia di acuire il clima di scontro
ed incomprensione nell'alveo della società civile".
Società
Flussi 2008:
rilasciato solo 1 nulla osta su 100
La paralisi delle assunzioni dall’estero nei dati del Viminale.
Nella province con più domande, si assegnano ancora le quote del 2007
Roma –
12 giugno 2009 – Sul pianeta flussi d’ingresso, a Roma e a Milano corre
l’anno 2007: gli Sportelli Unici delle due capitali dell’immigrazione non hanno
ancora finito di assegnare le quote di quell’anno. Nel resto d’Italia non va
meglio, visto che solo un gruppo di provincie più virtuose ha appena cominciato
la distribuzione delle quote del 2008. Il problema è che siamo a metà del 2009
e, prima di passare ai dati, è il caso di chiederci che vuol dire. Anziani che
avevano bisogno (vitale) di badanti, famiglie in cerca di baby sitter e imprese
a caccia di operai aspettano dal 2007 una risposta alle loro domande di
assunzione. Chissà, intanto, come hanno fatto. Aspettano speranzosi quei
lavoratori? Li vogliono ancora? Ne hanno trovati altri, magari senza permesso
di soggiorno? Il report del ministero dell’Interno che pubblichiamo in fondo a
questa pagina è aggiornato a questa settimana e testimonia che la distribuzione
delle 170mila quote del decreto flussi 2007 non è ancora conclusa. I nulla osta
rilasciati sono 147mila, a fronte di ben 63mila domande bocciate dalle
Direzioni provinciali del Lavoro e 14mila stoppate dalle Questure. Il dato più
alto è quello delle domande chiuse. Nella stragrande maggioranza di quei
290mila casi, la corsa ai flussi si è fermata perché le province di
riferimento avevano esaurito le quote e la tipologia di lavoratore richiesto
non rientrava tra quelli (domestici o cittadini di Paesi con quote
riservate) ammessi al ripescaggio del decreto flussi 2008. Man mano che
gli sportelli esauriscono le quote 2007, passano alla distribuzione di quelle
del 2008. Ad oggi però questo salto è stato fatto in meno del 60% delle
province e tra queste non ci sono, ad esempio, piazza calde come Roma, Milano,
Brescia, Napoli o Torino. Anche gli sportelli più veloci sono solo all’inizio
del lavoro. Complessivamente, su 150mila ingressi autorizzati dal decreto
flussi 2008, finora sono stati distribuiti meno di 1600 nulla osta: appena
l’1%. Passati i trionfalismi della prima ora, quando l’invio informatico delle
domande veniva presentato come una panacea, è sotto gli occhi di tutti che il
sistema dei flussi d’ingresso è irrimediabilmente malato. Difficile che si
finisca prima del prossimo anno, ma nessuno si azzarda più a fare previsioni:
anche se per miracolo si finisse domani, sarebbe comunque troppo tardi.
di
Elvio Pasca, Stranieri in Italia
Situazione decreto flussi 2007 |
Domande
presenti
741.521 |
Esiti positivi
Questura 272.144 |
Esiti negativi
Questura 14.400 |
Esiti positivi
DPL
164.128 |
Esiti negativi
DPL
63.407 |
Domande
chiuse
290.168 |
Nulla Osta
rilasciati
147.397 |
Situazione decreto flussi 2008 |
Domande
presenti
239.746* |
Esiti positivi
Questura 6.842 |
Esiti negativi
Questura 305 |
Esiti positivi
DPL
6.055 |
Esiti negativi
DPL
2.457 |
Domande
chiuse
301 |
Nulla Osta
rilasciati
1.585 |
*Il dato cresce man mano che altri Sportello Unici iniziano
l’esame delle domande per i flussi 2008 |
(Dati
aggiornati al 9 giugno 2009. Fonte: Ministero dell’Interno)
Progetto OIL sulle rimesse degli immigrati moldavi
Progetto:
“valorizzazione delle rimesse come leva per lo sviluppo locale”
In un seminario a Napoli promosso da OIL , con la collaborazione
di UIL e Cgil, esce un quadro
promettente del fenomeno delle rimesse e nonché le potenzialità in termini di
sviluppo nei paesi d’origine dei migranti
Napoli, 11 giugno 2009. Si è
tenuto oggi a Napoli, presso la sede regionale della UIL, un seminario sul
fenomeno delle rimesse – specialmente da parte dei Moldavi che vivono in
Italia, e sulle potenzialità che questa grande risorsa può avere in termini di
sviluppo economico dei paesi di provenienza dei migranti. Il seminario è
partito dall’esperienza del progetto OIL “valorizzazione delle rimesse come
leva per lo sviluppo locale”, iniziativa cui hanno dato appoggio la UIL e la
Cgil.
Alcuni
dati sulle rimesse
Nel corso
degli ultimi anni si è registrata una crescita sostenuta del valore delle
rimesse, ovvero della quantità di denaro che gli stranieri residenti in Italia
inviano alle proprie famiglie nei paesi di origine. In particolare, l’indagine
evidenzia che nel 2007 i canali ufficiali di intermediazione monetaria hanno
visto transitare oltre 6 miliardi di euro dall’Italia verso i paesi esteri,
pari al 33,4% in più rispetto allo stesso dato del 2006 e di poco superiore a
4,5 miliardi di euro.
Il primato per valore delle rimesse spetta al Lazio (1,5 miliardi di euro,
+36,1% rispetto al 2006), alla Lombardia (1,2 miliardi di euro, +27,9% rispetto
al 2006) e alla Toscana (867 milioni di euro, +120% rispetto al 2006), mentre
in tutte le altre regioni il valore delle rimesse è inferiore a 500 milioni di
euro, con valori compresi tra 400 milioni di euro del Veneto (+30,7% rispetto
al 2006) e 7,3 milioni di euro della Valle d’Aosta (+5,8% rispetto al 2006). Secondo
le statistiche ufficiali ,, nello stesso periodo di riferimento, la popolazione
straniera residente in Italia è cresciuta del 16,8%, passando da 2,9 milioni di
abitanti (2006) a 3,4 milioni di abitanti (2007). La regione con la maggiore
presenza di stranieri è la Lombardia (815.000 residenti, +11,9% rispetto al
2006), seguita dal Veneto (403.000 residenti, +15,4% rispetto al 2006), dal
Lazio (390.000 residenti, è18,4% rispetto al 2006) e dall’Emilia Romagna (365.000
residenti, +15% rispetto al 2006). In queste prime quattro regioni si concentra
il 60% circa della popolazione straniera, contro il 40% circa di tutte le altre
Regioni, con valori compresi tra i 310.000 stranieri residenti in Piemonte
(+23,1% rispetto al 2006) e i 6.200 stranieri residenti in Molise (+29,7%
rispetto al 2006).
L’importo medio delle rimesse che ciascun straniero invia dall’Italia al
proprio paese di origine tramite i canali ufficiali di intermediazione
monetaria (ottenuto rapportando il valore complessivo delle rimesse alla
popolazione straniera residente) è cresciuto del 14,3% tra il 2006 e il 2007,
passando da 1.541 a 1.761 euro.
Secondo l’Eurispes lo stesso valore pro-capite delle rimesse, calcolato a
livello di singola regione, evidenzia: importi medi superiori al dato nazionale
nel Lazio (4.024 euro nel 2007, +14,9% rispetto al 2006), in Toscana (3.154
euro nel 2007, +87,4% rispetto al 2006), in Campania (2.446 euro nel 2007, +6%
rispetto al 2006) e in Sardegna (2.226 euro nel 2007, -5,8% rispetto al 2006);
importi compresi tra i 1.000 e i 2.000 euro in 12 Regioni, localizzate
prevalentemente nel Sud (Calabria, Puglia, Basilicata, Molise) e Nord-Ovest
(Liguria, Lombardia, Valle d’Aosta); importi medi pari o inferiori a 1.000 euro
in Umbria, Piemonte, Marche, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. È
legittimo ipotizzare che il valore pro-capite delle rimesse piuttosto basso
(140 euro circa al mese), le notevoli differenze riscontrate a livello
regionale (con importi medi delle rimesse pro-capite comprese tra 650 e 4.000
euro) e le forti oscillazioni registrate in un solo anno (+87,4% in Toscana,
-29,8% in Calabria) siano attribuibili sia all’uso di canali di intermediazione
informali per il trasferimento di somme dall’Italia ai paesi di origine sia
alla presenza sul territorio di un numero di stranieri superiore rispetto al
dato ufficiale relativo ai soli residenti. Ad avvalorare tale ipotesi sarebbe,
per l’Eurispes, il dato relativo all’importo medio delle rimesse per paese di
origine, che mostra, tra il 2006 e il 2007, oscillazioni difficilmente
attribuibili alla sola crescita, per altro contenuta, del numero ufficiale di
residenti stranieri. Dall’osservatorio legato ai mediatori culturali moldavi,
osservatorio nato a supporto dell’indagine OIM, del tutto informale
possiamo, però, trarre degli
spunti interessanti sulle dinamiche e le modalità di accesso degli immigrati ai servizi bancari e del mancato
accesso. Pochi sono i titolari di c/c bancario , fra quelli più titolati i filippini,
grazie al loro più antico stanziamento nel nostro Paese . Coloro che sono
presenti sul territorio da meno di tre anni difficilmente possiedono un c/c. La
forte precarietà lavorativa incide su questo tipo di scelta. Ma anche per chi
lavora , almeno un 30% di loro ne è escluso. Mentre chi è in possesso di un
contratto di collaborazione continuata e continuativa e fra coloro che svolgono attività autonoma è possibile che
siano in possesso c/c .
Molti di loro si rivolgono alle Poste
Italiane perché trovano le operazioni, il costo ed il rapporto stesso più semplice. Oltre ad una vasta
presenza di sportelli. Ed infine, pare, che chiedano minori garanzie. Il ruolo
dei parenti e degli amici
ultimamente si è
ridimensionato , quest’ultimi preferiscono avvalersi di agenzie specializzate.
Purtroppo, però, la nuova norma
prevista dal famigerato “pacchetto sicurezza” che impedisce di fatto agli
irregolari di recarsi presso le
agenzie legate al trasferimento di denaro. Il resto lo determina la crisi
economica in atto che colpisce di più gli immigrati, al nord come al sud. Per
l’immigrato, comunque assume importanza assoluta, tecnicamente, la data di arrivo e la relativa
celerità nel trasferimento del soldi. Naturalmente alla base di tutto vive il costo contenuto dell’operazione
legata all’invio. In conclusione risulta importante la valorizzazione del ruolo
dell’immigrato affinché possa essere soggetto attivo anche nel proprio Paese(
modificando anche la legge 49 legata alle ONG). Utile, altresì, la promozione di un “orientamento” al
risparmio ed alla tutela del risparmiatore immigrato. Ipotizzando un rinnovato
modello di rientro programmato di “capitali immigrati” quali leve di un nuovo
sviluppo.
A cura di Angela Scalzo
Temporary
Circular Labor Migration
Lavoro stagionale e gestione dei flussi: quale
impatto sulla economia e sulla società italiana
Vi proponiamo
un’intervista che ci è stata proposta dalla Maastrich Graduate School of
Governance della Maastrich University
1.
Quanto è rilevante il contributo dei lavoratori stagionali per l’economia
italiana?
Per gli stagionali
stranieri che vogliano lavorare nel nostro paese è previsto un decreto flussi
annuale di 80 mila quote d’ingresso, che riguardano i settori agricolo e
turistico alberghiero. Il settore turistico (che occupa circa 2,5 milioni di
persone e produce il 9,7% del PIL nazionale) registra la presenza di circa 25
mila lavoratori stranieri regolari, stagionali e non.
Il settore agricolo, a sua volta, occupa circa 860 mila persone,
delle quali - secondo dati INPS e
Coldiretti - oltre 133 mila sono stranieri regolari, in gran parte stagionali.
2. E per il settore agricolo in particolare? Esistono stime del
numero di lavoratori stagionali irregolari?
Mentre per gli stranieri regolari ci sono dati certi (la
Coldiretti stima 133 mila lavoratori stranieri, pari all’11,7% del totale,
quasi il doppio della media nazionale), per gli irregolari ci si può basare
solo su stime, in quanto un censimento vero è impossibile.
Nondimeno sappiamo che sono
presenti in agricoltura in numero
maggiore rispetto ai regolari. La UIL stima che in agricoltura siano almeno 200 mila stranieri in condizione
di clandestinità, una cifra simile è riscontrabile anche nel settore turistico,
dove per altro l’illegalità delle condizioni di lavoro riguarda anche molti
italiani. Un fenomeno che riguarda certo soprattutto il Centro (Lazio) ed il
Sud (Puglia, Calabria, Sicilia), ma non solo. Egli ultimi anni il fenomeno del
caporalato degli stranieri in agricoltura ha fortemente riguardato il Nord
– Est, il Piemonte
(nel saluzzese), e la
stessa civile Emilia Romagna.
3. I flussi stagionali stabiliti ogni anno dal Governo Italiano
sono sufficienti a rispondere alla domanda dei datori di lavoro e dei
produttori del settore?
Il meccanismo dei flussi si è mostrato uno strumento quantomeno
inadeguato a rispondere alla domanda del mercato del lavoro, data la sua farraginosità e lentezza. E’ stato come
mettere la camicia di forza ad un processo che necessita, al contrario, di
essere fluido e rapido. Il permesso richiesto nell’ambito delle
quote arriva spesso con un anno di ritardo, quando la prestazione non serve più
. La rigidità del meccanismo e
l’attrazione dell’agricoltura sommersa ha favorito l’estensione dell’uso del
lavoro nero un po’ dappertutto. I flussi annuali del Governo prevedono 80 mila
quote per i due settori agricolo e turistico. In agricoltura, specie al Sud,
abbiamo quote non utilizzate (a causa del lavoro nero), mentre al Nord in
genere le quote sono carenti.
4. Quanto è affermato il fenomeno del lavoro nero nel settore
stagionale?
Come già accennato parliamo di cifre sommerse praticamente
doppie rispetto al numero di lavoratori regolari, questo un po’ in tutta
Italia. Al Centro Nord, però, il
lavoro stagionale irregolare è molto diffuso anche nei settori turistico
alberghiero, in quota probabilmente pari ai lavoratori stagionali regolari.
5. A cos’è dovuta la persistenza di tale fenomeno?
E’ dovuto al fatto che un quarto della nostra economia è
sommersa e che ha bisogno – per lucrare - di quel tipo di manodopera, priva di diritti e ricattabile.
Infatti, è proprio in questi settori che abbiamo molti casi di lavoro coatto,
tratta di esseri umani e condizioni di lavoro a volte al limite del para
schiavistico, con ritiro del passaporto da parte del datore di lavoro, il
trattenimento di una parte del salario, orario e condizioni di lavoro
insopportabili, condizioni di vita al limite dell’umano tollerabile. Non a caso
nel 2006 il sindacato italiano ha chiesto ed ottenuto da Governo e parlamento
l’estensione dell’art.18 del Testo Unico sull’immigrazione (che prevede il
soggiorno per motivi di protezione sociale nei casi di tratta per
prostituzione) anche ai casi di grave
sfruttamento lavorativo.
6. Quali correzioni vengono proposte dalla Sua istituzione al
T.U. sull’immigrazione? E’ una
norma sufficientemente flessibile e
chiara?
La posizione della UIL sulla Bossi – Fini è nota: consideriamo il dispositivo inadeguato
a far incontrare in modo fluido domanda ed offerta di lavoro straniero. Questo
per vari motivi. Ne cito solo alcuni:
in primo luogo, legando strettamente la presenza in
Italia all’avere già un contratto di lavoro e una casa, si rende il meccanismo
rigido e poco applicabile. Tanto è che i decreti flussi annuali finiscono per
pescare nel mare degli irregolari già presenti nel nostro Paese e solo
raramente tra chi è all’estero.
In secondo luogo, la normativa molto complessa
si traduce in tempi molto lunghi
per avere il permesso. In pratica quando il permesso arriva, il posto di lavoro
spesso non c’è più o lo stesso permesso (di durata annuale) è già scaduto e si
deve ricominciare daccapo. Tutto ciò in
violazione della stessa Bossi –Fini che prevede la consegna del
permesso dopo venti giorni dalla presentazione della domanda. Conseguenza di
questo guazzabuglio burocratico è il fatto che in Italia è molto più facile
trovare lavoro in nero che non regolare, e questo spiega il crescente esercito
di persone in condizioni di clandestinità.
In terzo luogo, la legge in vigore (con i
peggioramenti previsti nel pacchetto sicurezza) punisce le vittime e non gli
sfruttatori, dunque non incide sulla causa principale dell’arrivo di
irregolari: il mercato sommerso della domanda di lavoro. Per quanto ci
riguarda, la UIL ha suggerito meccanismi d’ingresso più fluidi, con l’uso dello
sponsor, per permettere che domanda ed offerta di lavoro si incontrino in
Italia in condizioni di legalità; proponiamo anche la possibilità di
conversione tra tipi di permesso. Per quanto riguarda la piaga degli
irregolari, siamo favorevoli ad forme di regolarizzazione ad personam: cioè, se
uno dimostra di avere un lavoro ed una casa, ha diritto al permesso. Suggeriamo
anche maggiore collaborazione con i Paesi di origine dei migranti, sia in
termini di orientamento e informazione sulla migrazione legale, sia in termini
di aiuto allo sviluppo. In questa fase di crisi abbiamo anche proposto che i
sei mesi di tempo concessi dalla legge per trovare lavoro all’immigrato che
l’abbia perso, valgano a partire dalla fine dell’erogazione dell’indennità di
disoccupazione (8-12 mesi), questo per dare allo stesso cittadino straniero più
tempo per cercare una nuova occupazione e per con finire per ingrossare le fila
dell’esercito irregolare che lavora nel sommerso.
7. Com’è possibile regolarizzare questi lavoratori senza che la
garanzia di regolarizzazione diventi un incentivo all’immigrazione irregolare?
Mi sembra che dal 2002 non ci siano state più regolarizzazioni,
eppure gli immigrati sono triplicati ed entrati quasi tutti in forma
clandestina. Dunque non è la chimera della sanatoria a richiamarli ma le
condizioni del mercato italiano (25 % del PIL sommerso).
La UIL è contraria alla clandestinità. Ma è giusto essere duri
con gli irregolari solo a
condizione che i canali di ingresso regolari siano davvero fluidi e funzionali.
Oggi, al contrario, siamo in presenza di un blocco totale degli ingressi per
lavoro (se escludiamo gli stagionali): dunque, l’unica forma di entrare nel
nostro Paese per lavorare è quella clandestina. Inoltre, anche se esistono
leggi che puniscono i datori di la voro che sfruttano gli irregolari, ben poco
si è fatto per applicarle. Siamo sicuri, che una maggiore fiscalità contro
l’economia sommersa produrrebbe anche un rallentamento dell’arrivo di irregolari,
perchè l’offerta di lavoro sommerso corrisponde ad una uguale domanda di lavoro
sommerso. In realtà, noi pensiamo che la legge vada riformata e tenga conto
delle esigenze del mercato del lavoro. Solo con una legge funzionale, diventa
giusto censurare chi sceglie la strada della clandestinità.
8. Crede sia necessario, possibile e realistico implementare un
meccanismo d’incentivi
affinché il lavoratore stagionale torni nel paese di origine?
Non c’è per ora un eccesso di manodopera stagionale straniera,
dunque non vedo l’urgenza di mandare via chi è regolare. Diverso è il
ragionamento per gli irregolari: una politica di ritorno assistito sarebbe una
alternativa certo migliore della di misure draconiane e di una politica
repressiva. Naturalmente la crisi
economica potrebbe anche produrre un cambiamento di attitudine degli italiani
verso il lavoro in agricoltura (come successo in Spagna, ad esempio). In questo
caso dovremmo ripensare all’entità da destinare alle quote d’ingresso.
9. Quali incentivi crede possano funzionare?
Per chi ha investito pesantemente nel progetto migratorio, gli
incentivi debbono essere molto forti, magari legati a progetti di sviluppo
locale o legati alla valorizzazione delle rimesse. Il poter riavere i
contributi previdenziali versati (per chi ritorna definitivamente nel paese
d’origine) potrebbe aiutare a prendere una decisione in questo senso. Vista
l’esperienza di altri Paesi (la Spagna, ad esempio) non mi farei però molte
illusioni. Sul fronte degli irregolari, una proposta di ritorno assistito che
abbia come contropartita la chance di una corsia preferenziale di ritorno nel
futuro, credo sarebbe un incentivo che potrebbe funzionare.
10. Alcuni paesi, come ad esempio la Spagna, insistono sul
concetto di co-sviluppo e prevedono specifici progetti di formazione per il
lavoratore stagionale affinché la breve esperienza in Europa diventi
un’opportunità per contribuire allo sviluppo del paese di origine. Lei è a conoscenza
di progetti di questo tipo in Italia?
Lo IOM Italia ha fatto progetti in questo senso (Progetto MIDA),
anche molte NGO hanno sviluppato proposte che puntano alla valorizzazione
dell’expertise professionale accumulato dai migranti in Italia, ai fini di
cooperazione con i Paesi di origine. La UIL appoggia in pieno queste
iniziative, avvertendo però che i possibili ritorni assistiti sono poca cosa
rispetto al volume dei flussi in arrivo (dal 2000 al 2008, la media è stata di 400 mila ingressi l’anno, al
90% irregolari).
11. Crede che il meccanismo dei lavoratori stagionali andrebbe
migliorato magari attraverso
ulteriori trattati bilaterali, così da creare corsie veloci per
il rilascio dei permessi?
Penso che il vero dramma sia la situazione che riguarda migliaia
di irregolari, per i quali sono stati registrati gravi casi di paraschiavismo.
Bisogna intervenire pesantemente per fare emergere il settore, magari anche con
incentivi e non solo mezzi punitivi. Indubbiamente maggiore rapidità nella
concessione dei permessi aiuterebbe a combattere il fenomeno della clandestinità.
12. La sua istituzione sarebbe interessata a investire risorse
per promuovere progetti di
migrazione circolare che non siano una semplice contrattazione
in origine ma una forma di
cooperazione allo sviluppo basata sulla formazione del
lavoratore stagionale?
Siamo senz’altro favorevoli a queste esperienze, anche se questa
non è la nostra mission come sindacato, in quanto noi pensiamo soprattutto alla
tutela delle condizioni contrattuali di lavoro, ai necessari processi di
integrazione ed a lottare contro le discriminazioni. Abbiamo comunque una ONG
della UIL che fa cooperazione allo sviluppo e collaboriamo con associazioni che
promuovono la solidarietà internazionale.
13. Ci sono altre cose che vuole aggiungere a riguardo della
tematica dei lavoratori stagionali?
Penso che la
normativa attuale non sia adeguata a favorire la legalità nei meccanismi
d’ingresso e nelle condizioni di lavoro di questi cittadini stranieri. E’ accettabile comunque la norma che
favorisce l’ingresso regolare e la corsia preferenziale per chi rimane nella
legalità. Andrebbe certo snellita la procedura. Purtroppo, però, la situazione
di diffusa irregolarità nel Sud ma anche nel Nord ci dice che la normativa non
va e che va cambiata. Inoltre, vanno moltiplicate le ispezioni sul lavoro e la
punizione delle condizioni di sfruttamento. A parte questo, anche una politica
premiale per le buone pratiche aiuterebbe a far emergere le situazioni di
lavoro sommerse.
A cura del
Dipartimento Politiche Migratorie UIL
Foreign
Press
British Immigration
Minister Phil Woolas
“We need to do more than control the number of
immigrants”
15 June 2009. In a
knee-jerk reaction to the BNP success, Immigration Minister Phil Woolas has
started talking of doing more than just control the number of migrants for
countering the voters' fears. Referring to the BNP, he said the party had
exploited people's anger and frustration in the European elections; and the
government needed to address these legitimate concerns. Woolas told News of the
World: "Let me be very clear, this government will never pander to racism
nor scapegoat immigrants. But, we have talk about these issues. We are taking
action to control numbers, but we have to do more. "To those who say this
is pandering, I say it is sensible for Britain, will decrease discrimination
and will help immigrants who have the right to be here to get on in life."
Even as Labour has come under criticism for having failed to have exerted a
decisive, positive influence on attitudes to immigration and asylum-seekers, it
is clear even now the immigrants will be denied state handouts under a tough
shake-up of the border laws. Those coming from outside Europe will get benefits
if they become British citizens or permanent residents here. The move is
expected to save £350 million in just five years. Defending the moves, Woolas
said action was vital for countering the voters' fears. Woolas’ assertion comes
at a time when Labour is being blamed for the BNP winning two European
parliament seats. It was all along expected Labour would make policies to
combat racism and help disadvantaged minority groups. But it is now been
increasingly felt the government shrank from crafting a positive message on the
key issues of immigration and asylum seekers. It is also being felt the Labour
government has shown itself incapable of reflecting the fact that most migrants
wish to contribute positively to British society and yet find it difficult
because of widespread prejudice and discrimination. Now, under a new
Immigration Bill, immigrants will have to earn citizenship-rather than being
granted it automatically after being in the country for a number of years. In
the next few weeks the government will outline plans for an Australian- style
"points-based" citizenship system.