Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 249 del 31/07/2009
(Bozze non corrette redatte in corso di seduta)


SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

249a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 

VENERDÌ 31 LUGLIO 2009

(Antimeridiana)

_________________

 

Presidenza del vice presidente NANIA,

indi della vice presidente BONINO,

del vice presidente CHITI

e del presidente SCHIFANI

 

 

RESOCONTO SOMMARIO

 

Presidenza del vice presidente NANIA

 

La seduta inizia alle ore 9,08.

 

Il Senato approva il processo verbale della seduta antimeridiana del 29 luglio.

 

Comunicazioni della Presidenza

 

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

 

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 9,11 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Seguito della discussione delle mozioni nn. 169, 173, 178, 179 e 180 sul Fondo unico per lo spettacolo

Approvazione delle mozioni nn. 169 (testo2), 173 (testo 2), 178, 179 (testo 2) e 180

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta pomeridiana del 29 luglio hanno avuto luogo l'illustrazione e la discussione delle mozioni.

BONDI, ministro per i beni e le attività culturali. Nel dibattito sono emerse non solo critiche comprensibili all'operato del Governo, ma anche considerazioni condivise sull'importanza del patrimonio culturale quale fattore di identità nazionale e sulla necessità di investire nella cultura per garantire al Paese una prospettiva di sviluppo civile e democratico, oltre che economico-sociale. Al di là delle responsabilità del Governo in carica, l'Italia soffre di una tendenza storica a spendere meno degli altri Paesi europei per la cultura e a disperdere in mille rivoli le scarse risorse a disposizione piuttosto che concentrarle su progetti qualificati. Nell'odierno Consiglio dei Ministri il Presidente del Consiglio annuncerà un parziale reintegro delle risorse per il FUS, che consentirà al settore dello spettacolo di fronteggiare le necessità dell'anno in corso. L'incremento della dotazione è, tuttavia, necessario per la sopravvivenza ma non sufficiente a garantire un futuro allo spettacolo. L'intervento dello Stato, infatti, ha un taglio assistenzialista e burocratico e bisogna avere il coraggio di aprire il settore all'ingresso dei capitali privati per garantire maggiore libertà di espressione alla cultura e migliori prospettive ai lavoratori dello spettacolo. Respinge la richiesta di dimissioni avanzata dalla senatrice Franco, proprio perché intende lavorare alla riforma dei meccanismi di finanziamento dello spettacolo, che deve ridisegnare le competenze statali e regionali, e al risanamento del debito delle fondazioni lirico-sinfoniche. Presso i due rami del Parlamento, peraltro, sono già stati depositati progetti di legge, come quello istitutivo dell'Agenzia nazionale del cinema, che si augura possano essere approvati con un consenso unanime. Esprime parere favorevole sulle mozioni nn. 169 e 173 a condizione che siano integrate da un riferimento più preciso alle riforme del meccanismo di finanziamento del settore e delle istituzioni lirico-sinfoniche; chiede inoltre che dalle premesse della mozione n. 173 di cui è prima firmataria la senatrice Finocchiaro sia espunto il riferimento alla sottovalutazione dell'importanza dell'industria cinematografica. Esprime invece un parere pienamente favorevole alle mozioni nn. 178, che fa espressa menzione di una riforma volta a favorire un sistema premiale in base a indici oggettivi di affluenza del pubblico, e 180. Accoglie la mozione n. 179 a condizione che, nelle premesse, sia eliminato il riferimento a tagli che avrebbero messo in ginocchio lo spettacolo. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP).

 

GIAMBRONE (IdV). Accoglie la proposta di modifica alla mozione n. 169 (v. testo 2 nell'allegato A).

 

VITA (PD). Accetta l'integrazione della mozione n. 173 con il riferimento alla riforma dei meccanismi di finanziamento, ma non può espungere il riferimento alla sottovalutazione del Governo, che è stata riconosciuta dallo stesso Ministro.

 

BONDI, ministro per i beni e le attività culturali. Suggerisce una diversa formulazione.

 

VITA (PD). Si può arrivare ad una formulazione condivisa.

 

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Accoglie la proposta di modifica della mozione n. 179 (v. testo 2 nell'allegato A)

PRESIDENTE. Passa dunque alla votazione delle mozioni.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Voterà a favore di tutte le mozioni presentate, con l'auspicio che il Fondo unico per lo spettacolo (FUS) venga reintegrato e si avvii un serio percorso riformatore nel settore della cultura e dello spettacolo.

GIAMBRONE (IdV). Il Gruppo dell'Italia dei Valori ha chiesto che il Senato si esprima sulla necessità di reintegrare il Fondo unico per lo spettacolo prima della sospensione estiva dei lavori, raccogliendo l'allarme lanciato con forza da numerose personalità del mondo della cultura e dello spettacolo e l'appello del Presidente della Repubblica. Il Ministro ha parlato però di un ripristino solo parziale delle risorse del FUS, senza offrirne una precisa quantificazione, né ha specificato il contenuto dell'annunciato provvedimento in materia. Occorre invece un maggior coinvolgimento del Parlamento nelle politiche culturali ed una maggiore disponibilità al dialogo da parte del Ministro, che pure è stato ripetutamente invitato nella competente Commissione del Senato per intraprendere un percorso di riforma condiviso. Il taglio indiscriminato alle risorse per le politiche culturali operato dal Governo, così come quello alle politiche per l'istruzione e la ricerca, comporterà dunque un grave danno al Paese ed acuirà la crisi finanziaria che sta soffocando numerose istituzioni culturali, a cominciare dalle Fondazioni lirico-sinfoniche. È invece necessaria una maggiore sensibilità nei confronti delle esigenze del mondo della cultura, che porti ad investimenti adeguati, certi e costanti, nella consapevolezza che le risorse dedicate al settore non sono una spesa infruttuosa, ma un investimento redditizio per l'economia dell'intero Paese. Per tali motivi invita l'Aula a votare a favore della mozione n. 169 (testo 2). (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

ADERENTI (LNP). Auspica che le risorse destinate al Fondo unico per lo spettacolo vengano incrementate in modo adeguato, come ragionevolmente richiesto dagli operatori del settore, ma ritiene anche necessario coinvolgere le Regioni e gli enti locali nella gestione e nella distribuzione dei finanziamenti, che al momento risulta troppo accentrata. Tale coinvolgimento, per altro coerente con gli orientamenti della giurisprudenza costituzionale, renderà la gestione delle risorse più efficiente e consentirà di valorizzare le radici e le potenzialità culturali dei vari territori e di favorirne la loro conoscenza e il relativo senso di appartenenza. Occorre inoltre attivare sinergie con gli investitori privati, che superino il pur lodevole mecenatismo, addivenendo ad accordi e partenariati con le istituzioni pubbliche stabili e paritari, incentivati anche da agevolazioni fiscali. Chiede dunque a tutti i colleghi di sostenere la mozione n. 180. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore De Eccher).

VITA (PD). Dopo aver illustrato le modifiche apportate alla mozione n. 173 (testo 2), in coerenza con le indicazioni del rappresentante del Governo, richiama il documento firmato da numerosi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo, che evidenzia lo stato emergenziale che sta vivendo il settore. Il taglio indiscriminato di risorse disposto dal Governo assesta infatti un colpo all'identità morale e politica della Nazione, ne diminuisce la competitività economica, frustra le aspettative dei giovani interessati ad operare nel mondo della cultura ed appare drammaticamente miope alla luce dell'importanza rivestita dalla produzione culturale all'interno della nuova società digitale. Il reintegro di risorse promesso dal Governo è insufficiente e parziale, molto più esiguo rispetto a quello solennemente annunciato dallo stesso Ministro in precedenza e nettamente inferiore rispetto alla spesa disposta dall'Esecutivo per la diffusione dei decoder per la televisione digitale terrestre. Occorre invece riavviare in Parlamento un percorso riformatore condiviso e destinare risorse cospicue alla cultura, consapevoli dell'effetto positivo di tali investimenti sull'economia e rassicurati dal successo internazionale di molte recenti produzioni culturali italiane, ad esempio in campo cinematografico. (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Molte congratulazioni).

ASCIUTTI (PdL). Le proteste dei lavoratori del mondo dello spettacolo sono da considerarsi serie e legittime, dal momento che la consistente riduzione delle risorse destinate al FUS potrebbe avere effetti addirittura devastanti sull'intera industria culturale nazionale. È dunque necessario trovare una convergenza tra le forze politiche per contemperare le comprensibili esigenze di bilancio con l'adeguato finanziamento di un settore cruciale, che sta vivendo una crisi economica profonda, che ne mette anche a rischio la tenuta dei livelli occupazionali. Nel contempo è necessario provvedere ad una riforma del settore, che armonizzi il panorama legislativo e colmi i vuoti normativi, faccia chiarezza sul riparto di competenze tra Stato ed enti locali e favorisca l'afflusso di capitali privati. A tal proposito sono da accogliere positivamente le proposte avanzate dal ministro Bondi sulla riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche e sulla politica di defiscalizzazione in ambito culturale. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

Il Senato approva la mozione n. 169 (testo 2). Con votazione nominale elettronica, chiesta dalla senatrice INCOSTANTE (PD), il Senato approva la mozione n. 173 (testo 2).

 

FRANCO Vittoria (PD). Il suo voto favorevole alla mozione n. 173 (testo 2) non è stato correttamente registrato.

 

Con votazione nominale elettronica, chiesta dalla senatrice INCOSTANTE (PD), il Senato approva la mozione n. 178.

 

SERRA (PD). Il proprio voto favorevole nella precedente votazione non è stato correttamente registrato.

 

Con votazioni nominali elettroniche, chieste dalla senatrice INCOSTANTE (PD), il Senato approva le mozioni n. 179 (testo 2) e 180.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Comunica le determinazioni assunte dalla Conferenza dei Capigruppo in ordine alla ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure anticrisi ed al calendario per la ripresa dei lavori dell'Assemblea dopo la pausa estiva. (v. Resoconto stenografico).

Discussione del disegno di legge:

(1724) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

BONFRISCO, relatrice. Le Commissioni riunite 5a e 6a del Senato non hanno ritenuto di modificare il testo del decreto-legge n. 78 licenziato dalla Camera dei deputati, con il quale si mobilitano risorse per oltre 17 miliardi di euro. Tali risorse saranno reperite sia sul fronte delle entrate, attraverso una serie di misure (contrasto ai paradisi fiscali, arbitraggi internazionali, rientro dei capitali, contrasto a evasione, elusione e frodi, regolarizzazione lavoratori impegnati in attività di collaborazione domestica e assistenza alla persona) che non prevedono comunque aumenti della pressione fiscale; sia sul fronte dei risparmi di spesa, dovuti principalmente alla riduzione della spesa farmaceutica e all'adeguamento dell'età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione. L'impiego di tali risorse prevede, in primo luogo, l'adozione di incentivi al lavoro e alle imprese, attraverso misure di potenziamento degli ammortizzatori sociali e di sostegno all'occupazione, nonché attraverso la previsione di agevolazioni fiscali per i redditi di impresa reinvestiti e per la capitalizzazione delle società di capitale o di persone; vi sono inoltre norme volte a risolvere il problema, molto rilevante per il sistema produttivo, dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e a sostenere le imprese esportatrici e il sistema creditizio. Altri interventi contenuti nel provvedimento sono finalizzati al contenimento dei costi dell'energia, da un lato, e delle commissioni bancarie, dall'altro; si prevede inoltre uno specifico stanziamento volto a consentire il rimborso o la sostituzione dei titoli obbligazionari e azionari di Alitalia. Il decreto-legge prevede infine una serie di deroghe al patto di stabilità interno a vantaggio di Regioni ed enti locali e stanzia dei fondi per la proroga delle missioni militari all'estero e per gli interventi di ricostruzione in Abruzzo. (Applausi dal Gruppo PdL).

GENTILE, relatore. Il decreto-legge in esame reca una serie di misure dirette a contrastare la crisi economica in atto, nonché disposizioni per la proroga di termini in scadenza e per assicurare la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo. Le misure adottate sono volte, tra l'altro: a contenere i costi delle commissioni bancarie, a favorire l'investimento dei redditi di impresa e la capitalizzazione delle società, a favorire la svalutazione dei crediti in sofferenza da parte delle banche, a promuovere l'internazionalizzazione delle imprese, a favorire l'emersione dei redditi detenuti nei cosiddetti paradisi fiscali e il rientro delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero. Il provvedimento contiene inoltre norme in materia di aliquote e crediti IVA, di giochi, di accertamento e riscossione delle entrate e di tassazione dei metalli preziosi detenuti da società per uso non industriale. Nell'ambito delle misure a sostegno dei cittadini e delle imprese, è stata da più parti auspicata una maggiore attenzione nei confronti del Mezzogiorno da parte del Governo, che proprio negli ultimi giorni si è impegnato a provvedere. A tal proposito, appare opportuno evitare il ricorso ad inutili contributi a pioggia, procedendo invece ad un'attenta selezione delle infrastrutture e delle agevolazioni, favorendo la costituzione di una nuova banca del Mezzogiorno e rivalutando la fiscalità di vantaggio e il meccanismo automatico del credito d'imposta; è altresì necessario un convinto impegno per sconfiggere la criminalità organizzata e l'illegalità diffusa. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

LEDDI, relatrice di minoranza. Il Partito Democratico ha partecipato con impegno ai lavori in sede referente presso le Commissioni riunite, presentando emendamenti con finalità costruttive e non ostruzionistiche, pur prevedendo che tutto ciò sarebbe stato inutile a causa della probabile intenzione del Governo di porre la questione di fiducia, oggi confermata dalla lettura dei quotidiani; tutto ciò pone un problema di correttezza dei rapporti tra Parlamento ed Esecutivo, nella forma e nella sostanza, che la Presidenza dovrebbe impegnarsi a ripristinare. Nel merito, il provvedimento affronta questioni importanti che riguardano tutti i cittadini, ma è viziato dall'assunto che l'attuale crisi economica, seppur intensa, sarà di breve durata, laddove numerosi segnali indicano che essa è probabilmente destinata a durare molto a lungo. Non appare pertanto adeguata una politica, come quella del Governo, fatta di interventi estemporanei ed episodici, laddove sarebbe necessaria una visione strategica d'insieme e di lungo periodo. Alcune misure adottate, come quelle volte a favorire la patrimonializzazione delle società e l'investimento degli utili d'impresa, appaiono condivisibili. Sarebbero state tuttavia auspicabili norme più incisive e cogenti per porre rimedio e risolvere definitivamente il problema dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, di estrema rilevanza per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese, nonché la previsione di una moratoria sull'applicazione degli accordi bancari di Basilea 2, che nel contesto attuale rischiano di avere effetti deleteri sulla concessione del credito alle aziende. Del tutto non condivisibili appaiono inoltre le norme che prevedono la tassazione della plusvalenza virtuale maturata dall'oro della Banca d'Italia, un segnale sgradevole perché va a toccare un bene simbolico che appartiene a tutti gli italiani, e quelle volte a limitare la libertà operativa di una importante e prestigiosa istituzione di garanzia quale è la Corte dei conti. Sarebbe auspicabile, infine, una maggiore certezza in merito alle risorse disponibili per la ricostruzione in Abruzzo, così come sarebbe opportuna una maggiore organicità e chiarezza negli interventi di riforma del quadro normativo, a differenza di quanto sta accadendo nel caso del codice degli appalti. (Applausi dal Gruppo PD).

CASSON (PD). Illustra la questione pregiudiziale QP1 con la quale si chiede di non procedere all'esame del disegno di legge stante in particolare i profili di illegittimità costituzionale delle norme riguardanti la Corte dei conti. Peraltro tali vizi sono stati riconosciuti dallo stesso Governo e dalla maggioranza - come confermato in sede di parere della Commissione giustizia - e hanno innescato un iter procedurale quanto meno anomalo laddove, per scongiurare la bocciatura del provvedimento da parte del Presidente della Repubblica in sede di promulgazione, si intende procedere all'emanazione di un concomitante decreto correttivo. Oltre al fatto che le norme sulla Corte dei conti non rispondono ai requisiti di necessità ed urgenza, si registra una complessivo ridimensionamento delle competenze di controllo contabile in violazione in particolare dell'articolo 114 della Costituzione laddove le disposizioni selezionano irrazionalmente gi atti e i contratti da sottoporre al controllo preventivo di legittimità della Corte con conseguente disparità di trattamento tra lo Stato e gli altri enti. La proposta composizione nominativa delle Sezioni unite di cui all'articolo 17, comma 31, contrasta con il principio di autonomia e indipendenza assicurato dall'articolo 100, secondo comma, della Costituzione alla magistratura contabile. Anche l'introduzione di criteri gerarchici tra il controllo operato dalla Corte e quello operato dai Governi centrali e locali non appare compatibile con i criteri costituzionali richiamati. (Applausi dal Gruppo PD).

LIVI BACCI (PD). Illustra la questione pregiudiziale QP2 in cui si rileva la violazione del principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione della norma inerente la regolarizzazione dei lavoratori impegnati in attività di assistenza e sostegno alle famiglie. Con una clamorosa inversione di rotta rispetto al principio della criminalizzazione degli immigrati irregolari di fatto sancito nel reato di ingresso e soggiorno clandestino recentemente introdotto nell'ordinamento con il provvedimento in materia di sicurezza, si introduce una vera e propria sanatoria fonte di illegittimità costituzionali in quanto fondata su basi discriminatoria. Il beneficio dell'emersione è infatti sottoposto al criterio della professione con la conseguenza che la rilevanza penale di un comportamento e l'applicazione della conseguenti sanzioni penali dipendono dalla professione e dalle mansioni svolte dal lavoratore. In tal modo si favorirà l'aggiramento della norma da parte dei datori di lavoro che hanno alle proprie dipendenze lavoratori stranieri addetti a mansioni non di tipo assistenziale. Con tale norma il Governo peraltro manifesta la mancanza di volontà di operare politiche serie per la famiglia in grado di colmare il gap rispetto agli altri Paesi europei in materia di welfare familiare. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

 

Presidenza della vice presidente BONINO

LI GOTTI (IdV). Il tentativo del centrodestra di aggirare l'incostituzionalità del decreto-legge sta producendo un esame parlamentare anomalo, lesivo di un sistema democratico fondato sulla centralità del Parlamento e sul rispetto della Carta costituzionale. Il Governo infatti chiederà la fiducia su un provvedimento che il Governo stesso ha già detto di voler modificare non attraverso emendamenti, come sarebbe naturale, ma ricorrendo ad un decreto correttivo che dovrà paradossalmente entrare in vigore in concomitanza con quello all'esame. Peraltro, il Governo e la maggioranza voteranno contro le questioni pregiudiziali in cui si rilevano i profili di incostituzionalità del provvedimento nonostante riconoscano la fondatezza delle argomentazioni in esse contenute. La questione pregiudiziale QP3 in particolare si sofferma sull'incostituzionalità della norma di cui all'articolo 1-ter in quanto di fatto produce un'estinzione del reato recentemente introdotto di ingresso e soggiorno clandestino nonché dei reati commessi dai datori di lavoro, con ciò configurando una sorta di amnistia che, in quanto tale, dovrebbe sottostare alle condizioni di cui all'articolo 79 della Costituzione. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

 

Presidenza del vice presidente CHITI

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Come evidenziato nella questione pregiudiziale QP4, le norme sulla Corte dei conti introdotte nel corso dell'abnorme iter procedurale del disegno di legge comprimono fino a renderlo inutile l'esercizio del controllo giurisdizionale assegnato dalla Costituzione e dall'ordinamento alla magistratura contabile. Il Governo peraltro ne ha assunto consapevolezza grazie in particolare alle obiezioni sollevate dal Capo dello Stato ma intende modificare quelle norme ricorrendo a nuove forzature lesive delle prerogative del Parlamento. Il provvedimento sul quale il Governo si appresta a chiedere la fiducia inoltre si caratterizza ancora una volta per l'eterogeneità delle materie trattate, modalità incoerente di legiferare che impedisce una valutazione da parte del Presidente della Repubblica e un'effettiva conoscenza delle norme da parte dei cittadini. Con riguardo alle disposizioni in materia di regolarizzazione delle colf e badanti, denuncia la sanatoria operata per il suo carattere discriminatorio nei riguardi dei lavoratori impegnati in attività non di assistenza anche in considerazione degli effetti di carattere penale collegati allo stato di soggiorno irregolare in Italia. (Applausi dai Gruppi UDC-SVP-Aut, PD e IdV).

  

Presidenza del presidente SCHIFANI

 

PRESIDENTE. Ricorda che ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulle questioni pregiudiziali si svolge un'unica discussione.

MAZZATORTA (LNP). E' contrario alle questioni pregiudiziali perché le misure anticrisi giustificano la necessità e l'urgenza del decreto-legge. Il ridotto numero di stranieri non comunitari interessati dall'intervento di regolarizzazione smentisce le fosche previsioni dell'opposizione e dà ragione al provvedimento sulla sicurezza. La norma sui controlli preventivi di legittimità della Corte dei conti suscita perplessità tali da richiedere un intervento correttivo, ma è evidente la necessità di una nuova disciplina della responsabilità contabile degli amministratori e l'opposizione non ha presentato alcuna proposta al riguardo. (Applausi dal Gruppo LNP).

BONINO (PD). Preannuncia un voto favorevole alle questioni pregiudiziali, sottolineando la confusione istituzionale e normativa provocata dal decreto-legge. Secondo notizie di stampa il Consiglio dei Ministri si accinge ad adottare un decreto-legge per modificare le norme sulle riserve auree, sui controlli della Corte dei conti e sulle competenze del Ministro dell'ambiente. Non è chiaro, invece, se sarà corretta la norma sulla regolarizzazione dei cittadini non comunitari che, limitata a colf e badanti, appare assurda sotto i profili logico, giuridico e morale. Per ragioni di eguaglianza, infatti, la regolarizzazione dovrebbe essere estesa a tutti i numerosi cittadini stranieri che, pur lavorando in Italia e avendo richiesto il permesso di soggiorno, risultano paradossalmente fuorilegge dopo l'istituzione del reato di clandestinità. La norma è ingiustamente discriminatoria nei confronti degli stranieri che svolgano attività diversa dal lavoro domestico e perfino dei loro datori di lavoro. Invita la maggioranza a dare un segnale contro un modo di legiferare sciatto e arrogante, che offende la legalità e umilia il Parlamento. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

FERRARA (PdL). Nella convinzione che le sviste della Camera saranno corrette dal Senato e che le misure per fronteggiare la crisi economica sono necessarie ed urgenti, annuncia un voto contrario alle questioni pregiudiziali. Nei testi presentati dall'opposizione la richiesta di rinvio è motivata anche con riferimento ai profili costituzionali delle norme sullo scudo fiscale e ad una modalità di copertura finanziaria non coerente con la legge di contabilità di Stato. In realtà, dopo l'approvazione da parte della Camera del provvedimento di assestamento, il rilievo sulla copertura viene meno, mentre lo scudo fiscale è dettato dalla necessità di far rientrare in Italia capitali che sono fuggiti all'estero a causa della politica persecutoria dell'ex ministro Visco. Per quanto riguarda la Corte dei conti, infine, l'opposizione sta difendendo un impianto normativo che risale all'epoca fascista. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

 

Con votazione per alzata di mano, seguita da controprova chiesta dal senatore LEGNINI (PD), il Senato respinge la questione pregiudiziale, avanzata con diverse motivazioni dal senatore Casson (QP1), dalla senatrice Bonino (QP2), dal senatore Li Gotti (QP3) e dal senatore D'Alia (QP4).

VITO, ministro per i rapporti con il Parlamento. Annettendo molta importanza al decreto-legge, il Governo pone la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione, nel testo identico a quello approvato dalla Camera dei deputati.

 

PRESIDENTE. Convoca la Conferenza dei Capigruppo e sospende la seduta.

 

La seduta, sospesa alle ore 12,10, è ripresa alle ore 12,22.

 

Presidenza della vice presidente BONINO

Organizzazione della discussione della questione di fiducia

PRESIDENTE. La discussione sulla questione di fiducia si svolgerà nella seduta pomeridiana, che avrà inizio alle ore 16,30, e proseguirà con le dichiarazioni e il voto finale nella seduta di domani, che avrà inizio alle ore 9.

Sul 55° anniversario della scalata del K2

FRANCO Paolo (LNP). Nel cinquantacinquesimo anniversario della conquista del K2, ricorda l'alpinista vicentina Cristina Castagna, scomparsa recentemente mentre scalava il K3.

PRESIDENTE. Si associa alle parole di cordoglio espresse dal senatore Franco.

Sugli episodi verificatisi nella seduta pomeridiana del 29 luglio

MICHELONI (PD). Nella seduta di mercoledì scorso è accaduto un episodio grave: nel corso di un intervento della senatrice Bugnano, che sollecitava la presenza in Aula del ministro Bondi, il sottosegretario Giro ha assunto atteggiamenti scomposti e offensivi e, nella concitazione che ne è seguita, il senatore Massidda è giunto a colpire il senatore Russo. Dopo la sospensione, la Presidente di turno non ha ritenuto di soffermarsi sull'incidente che, pur essendosi risolto positivamente sul piano personale, dovrebbe stimolare una riflessione generale sulla necessità di comportamenti consoni al decoro dell'istituzione. In considerazione del fatto che anche le irregolarità nelle operazioni di voto ledono il prestigio del Senato, invita la Presidenza del Senato a tutelare la dignità e il prestigio dell'istituzione con provvedimenti che evitino il ripetersi di simili episodi. (Applausi dal Gruppo PD).

MASSIDDA (PdL). Non intendeva ledere il prestigio del Senato e porge le sue scuse all'intera Assemblea. Rileva però che anche la violenza verbale è offensiva e la ricostruzione molto parziale degli eventi, fornita dal senatore Micheloni, non fa onore al collega.

 

PRESIDENTE. Ringrazia i senatori intervenuti per aver sollecitato una riflessione sull'opportunità di comportamenti più consoni alla dignità del Parlamento. (Applausi).

Sulla difesa della vita

LEONI (LNP). La sconcertante foto pubblicata sulla prima pagina del "Corriere della sera", che ritrae dei bagnanti indifferenti al decesso di un uomo sulla battigia, e l'introduzione in Italia della pillola abortiva Ru486 testimoniano la scarsa considerazione del valore della vita umana, su cui è necessario fermarsi a riflettere. Alla luce dell'elevato, anche se decrescente, numero di aborti che ancora si registra in Italia, sottolinea la contraddizione tra l'acquiescenza nei confronti dei fenomeni migratori e l'insufficiente tutela della maternità delle donne italiane.

 

PRESIDENTE. Dà annunzio degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e toglie la seduta.

 

La seduta termina alle ore 12,35.

  

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente NANIA

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,08).

Si dia lettura del processo verbale.

 

STRADIOTTO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del giorno precedente.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 9,11).

 

MICHELONI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Su che cosa intende intervenire, senatore Micheloni?

 

MICHELONI (PD). Sull'ordine dei lavori, per quanto accaduto mercoledì in Aula.

 

PRESIDENTE. Senatore Micheloni, non se ne può parlare ora; ne parleremo a fine seduta, secondo la prassi dei lavori parlamentari. Sull'ordine dei lavori si può intervenire, come sempre, soltanto quando si tratta del tema di cui si sta discutendo; se invece si tratta di argomenti che non attengono alla materia di cui si sta discutendo, come nel caso di quanto è avvenuto la scorsa seduta, se ne parla alla fine dei lavori. (Commenti del senatore Micheloni). Questa è la prassi, non possiamo modificarla, senatore Micheloni, mi consenta, non dipende da me. (Commenti del senatore Micheloni). Il fatto è noto e la gravità anche; per consuetudine, per nostra prassi parlamentare, se ne discute a fine seduta, è sempre accaduto così. Non posso innovarla io la prassi, lo farei con piacere se potessi, mi creda, però non lo posso fare.

 

Seguito della discussione delle mozioni nn. 169, 173, 178, 179 e 180 sul Fondo unico per lo spettacolo (ore 9,12)

 

Approvazione delle mozioni nn. 169 (testo2), 173 (testo 2), 178, 179 (testo 2) e 180

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni 1-00169, presentata dal senatore Giambrone e da altri senatori, 1-00173, presentata dalla senatrice Finocchiaro e da altri senatori, 1-00178, presentata dal senatore Possa e da altri senatori, 1-00179, presentata dal senatore D'Alia e da altri senatori, e 1-00180, presentata dalla senatrice Aderenti e da altri senatori, sul Fondo unico per lo spettacolo.

Ricordo che nella seduta pomeridiana del 29 luglio ha avuto luogo l'illustrazione delle mozioni e si è svolta la discussione.

Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulle mozioni presentate. (Brusìo).

Colleghi, quello di cui si sta discutendo è di grande rilievo, quindi pregherei di prestarvi attenzione.

BONDI, ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevoli senatori, credo che nel corso del dibattito siano emersi, oltre a comprensibili critiche nei confronti del Governo da parte dell'opposizione, anche punti di vista comuni. Innanzi tutto, è emersa la condivisione di un punto fondamentale tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione e cioè che la cultura, soprattutto in un Paese come l'Italia, non è una spesa. La cultura in un Paese come l'Italia è un investimento, forse il più importante che si possa fare per il futuro del nostro Paese, non soltanto per il suo progresso economico e sociale ma anche per quanto riguarda il suo progresso civile e democratico.

La cultura, come ha ricordato il senatore Pittoni, è la nostra identità, è l'identità dell'Italia. Un Paese, perciò, che non investe nella cultura è un Paese che non ha un futuro. Certo, anche dai banchi dell'opposizione mi si potrebbe invitare, e lo comprendo, ad un maggiore coerenza, ad una maggiore determinazione nel difendere questi principi generali, ad una maggiore capacità di tradurli in provvedimenti concreti. Comprendo queste eventuali obiezioni, ma voglio ricordare, per spirito di verità, che ciò di cui sto parlando è una tendenza storica del nostro Paese, un demerito che non si può imputare esclusivamente all'attuale Governo.

È esistita, credo, nel corso degli ultimi decenni della vita politica italiana, dal dopoguerra ad oggi, una sottovalutazione da parte delle classe dirigenti di questo Paese - intendendo per classi dirigenti non soltanto la classe politica, ma anche quella imprenditoriale ed il mondo culturale - dell'importanza che la cultura ha per lo sviluppo del nostro Paese. Credo che nessuno possa negare questo.

Spendiamo da sempre poco e meno di quanto non spendano tutti gli altri Paesi europei e sappiamo che gli altri Paesi non possiedono un patrimonio storico e culturale paragonabile a quello dell'Italia. Spendiamo meno degli altri Paesi - nessuno può negarlo - nonostante abbiamo compiti ben maggiori e più importanti circa la tutela del nostro patrimonio storico, che riguarda la nostra identità nazionale come popolo, rispetto agli altri Paesi. Dobbiamo invertire questa tendenza e certamente dobbiamo farlo insieme. (Brusìo).

PRESIDENTE. Volevo rivolgermi, in particolare, ai colleghi del centrodestra. Si sta discutendo del futuro delle nuove generazioni e di un progetto Italia; mi sembrerebbe normale ascoltare con attenzione quello che dice il Ministro per una maggioranza che su questi temi dovrebbe costruire il proprio futuro. (Applausi dal Gruppo PdL e dai banchi del Governo).

BONDI, ministro per i beni e le attività culturali. Mi avvio rapidamente alle conclusioni.

Credo tuttavia che spendiamo poco e male. Questa è un'altra verità inconfutabile. Spendiamo male le poche risorse che abbiamo a disposizione, non le indirizziamo verso progetti qualificanti per il futuro del Paese, ma le disperdiamo molto spesso in mille rivoli. Inoltre, lo Stato interviene troppo e male nella cultura attraverso criteri burocratici, assistenzialistici e credo anche, cari colleghi, che meno lo Stato interviene nella cultura e più la cultura è libera, può esprimere appieno la propria creatività ed essere la massima espressione della libertà. (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Pittoni).

Per questo credo che bisogna avere il coraggio di aprire ai privati. So bene che c'è una preoccupazione da parte dei lavoratori del mondo dello spettacolo che hanno - dobbiamo dirlo - la stessa dignità di tutti gli altri lavoratori. Gli uomini di ingegno e cultura che lavorano nel mondo dello spettacolo e della cultura hanno la stessa dignità di tutti gli altri lavoratori. (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Pittoni).

Tuttavia, sono convinto che il problema non si può limitare ad un incremento del Fondo unico per lo spettacolo, tornerò su questo punto, perché è giunto il momento di porre il problema di riforme profonde di questo settore e dei suoi meccanismi di spesa. (Applausi dal Gruppo PdL e Pittoni). Certo, come ricordavano il senatore Pittoni e altri, questo può avvenire attraverso una maggiore collaborazione tra Regioni, enti locali, Stato centrale, attraverso una differenziazione di funzioni anche nell'erogazione dei fondi, tra manifestazioni di carattere locale e manifestazioni che riguardano istituzioni culturali nazionali che hanno anche un riflesso internazionale, come nel mondo della lirica.

Per questo, senatrice Franco, della cui assenza in Aula mi rammarico, ma certamente sarà stata trattenuta da impegni più importanti, non mi dimetto. Non mi dimetto per testardaggine o orgoglio, ma perché ho tante riforme da realizzare, soprattutto nel campo dello spettacolo. (Vivi applausi dai Gruppi PdL e LNP e dai banchi del Governo).

Ringrazio anche il senatore D'Alia che ha ricordato come in fondo tutte le mozioni, sulle quali esprimerò un parere favorevole, sottolineano la necessità certamente di un reintegro del FUS ma, al tempo stesso, l'esigenza di profonde riforme.

Alla Camera dei deputati, com'è stato ricordato, è in discussione una riforma dello spettacolo dal vivo, con una possibilità di convergenza tra maggioranza e opposizione. Sono favorevole a questa riforma e spero che tutte le forze politiche possano continuare a sostenerla. Allo stesso modo sono favorevole al provvedimento in discussione qui in Senato presso la Commissione cultura, presieduta dal senatore Guido Possa, che tratta un'ulteriore riforma del cinema, con la possibilità di istituire un'agenzia nazionale del cinema, che è una prospettiva comune della maggioranza, ma anche dell'opposizione: era infatti un punto contenuto sia nel programma della maggioranza, che in quello dell'opposizione. Anche in questo caso sono favorevole alla riforma e la sosterrò nel dibattito in Commissione e in Aula, sperando che possa ottenere il consenso di tutto il Parlamento.

Per concludere, come dicevo, è necessario un reintegro dei fondi del FUS, soprattutto quest'anno, per portare a compimento le riforme. Ha ragione il senatore Marcucci quando ha ricordato che, prima di riformare, bisogna salvare. Ha ragione. Quest'anno dobbiamo salvare il salvabile, la sopravvivenza stessa del mondo dello spettacolo: per questo era necessario un parziale reintegro del Fondo unico per lo spettacolo, per salvare il mondo dello spettacolo da una bancarotta, da un fallimento. Subito dopo però - lo ripeto - dobbiamo accingerci ad una profonda riforma di questo settore, a partire da quella delle fondazioni lirico-sinfoniche, che proporrò al prossimo Consiglio dei ministri di settembre.

Voi sapete che al 31 dicembre 2008 le fondazioni lirico-sinfoniche hanno accumulato circa 300 milioni di euro di debiti, con un risultato di esercizio che nel quinquennio 2002-2007 ha registrato un totale passivo di circa 160 milioni di euro. Tutti noi conosciamo queste cifre, le conosciamo noi, le conoscono i soprintendenti e i Sindaci delle città interessate, che ho consultato continuamente, e nessuno sa più come uscire da queste difficoltà: i Sindaci stessi chiedono al Governo di intervenire, di fare qualcosa. E noi dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo intervenire, certamente con riforme eque, giuste e condivisibili, ma dobbiamo fare qualcosa per interrompere questa spirale di debiti e di crisi che, ad un certo punto, può far saltare tutto, con rischi imprevedibili per la tenuta del sistema, e quindi per le sorti degli stessi lavoratori ai quali prima ho accennato. (Applausi dal Gruppo PdL e dai banchi del Governo).

Certo, le fondazioni lirico-sinfoniche, come ricordava il senatore Possa - lo so bene - non sono soltanto i debiti, sono ciò che la lirica rappresenta nel mondo. Quando noi andiamo nel mondo siamo conosciuti anche per la lirica italiana, perché abbiamo inventato il melodramma: dobbiamo quindi salvaguardare, tutelare e sostenere questa tradizione e questa ricchezza, ma con le riforme che ho ricordato.

 

RUSCONI (PD). Si tratta di 200 milioni in meno! (Commenti dal Gruppo PdL).

 

BONDI, ministro per i beni e le attività culturali. Senatore, arrivo al punto e chiudo.

Questa mattina si riunirà il Consiglio dei ministri e so che il Presidente del Consiglio, come ha già dichiarato, annuncerà un parziale reintegro dei fondi del FUS che sarà, secondo me, sufficiente.

 

RUSCONI (PD). Parziale! (Commenti dai Gruppi PdL e PD).

 

PRESIDENTE. La prego, signor Ministro, continui pure il suo intervento.

 

BONDI, ministro per i beni e le attività culturali. Credo di aver rivolto all'opposizione parole di rispetto e non mi aspettavo una tale reazione.

Come dicevo, il Presidente del Consiglio annuncerà stamattina al Consiglio dei ministri un parziale reintegro dei fondi del FUS che, secondo me e secondo gli uffici del Ministero, sarà sufficiente quest'anno a far fronte alle necessità. E io devo soltanto ringraziare, perché questo non è un merito mio, ma del Presidente del Consiglio, del dottor Gianni Letta, del ministro Tremonti e di tutti i parlamentari di maggioranza e opposizione che anche oggi hanno posto questo problema. (Vivi applausi dai Gruppi PdL e LNP).

Sulla mozione n. 169, si ritiene di poter esprimere parere favorevole, a condizione che, accanto alla richiesta di integrazione del FUS, tale mozione sia integrata da un riferimento più preciso alla riforma complessiva dei meccanismi di finanziamento e sostegno dell'attività di spettacolo, nonché alla riforma del sistema lirico sinfonico.

Per quanto riguarda la mozione n. 173, si ritiene di dover esprimere parere favorevole a condizione che la stessa sia integrata del necessario riferimento alla riforma complessiva dei meccanismi di finanziamento e sostegno delle attività di spettacolo, nonché alla riforma del sistema lirico sinfonico e a condizione che siano espunti dalla mozione alcuni riferimenti non accettabili, per esempio la sottovalutazione dell'importanza dell'industria dei contenuti o il riferimento ad una politica disinteressata al settore dello spettacolo da parte del Governo.

Sulla mozione n. 178, si ritiene di poter esprimere parere pienamente favorevole in considerazione del fatto che tale atto impegna il Governo non solo a reintegrare il Fondo unico per lo spettacolo, ma anche a rivedere complessivamente i meccanismi di finanziamento dello spettacolo, tenendo conto di indici oggettivi, come l'affluenza del pubblico e la resa aziendale, nonché a riformare il settore lirico sinfonico che versa in un profondissimo stato di crisi.

Sulla mozione n. 179, si ritiene di dover esprimere parere favorevole in considerazione del fatto che, accanto al reintegro del FUS, si fa espresso riferimento alla modifica complessiva dei meccanismi di finanziamento delle attività di spettacolo; ciò, peraltro, a condizione che vengano eliminate le seguenti espressioni contenute nel quarto periodo delle premesse: «ha di fatto messo in ginocchio il teatro, la musica e l'industria cinematografica italiana. Quel che più preoccupa è che tale indirizzo si colloca in una prospettiva di impoverimento culturale di carattere generale del Paese».

Per quanto riguarda infine la mozione n. 180 si ritiene di poter esprimere parere favorevole.

 

PRESIDENTE. Senatore Giambrone, accoglie la richiesta di integrazione avanzata da Ministro?

GIAMBRONE (IdV). Sì, signor Presidente, la accogliamo anche se la mozione è abbastanza chiara; tuttavia, se il Ministro preferisce una maggiore specificazione, accettiamo tale sua richiesta.

 

PRESIDENTE. Senatore Vita, lei è favorevole alla proposta del signor Ministro?

VITA (PD). Vorrei chiedere un chiarimento al signor Ministro. Mentre è accettabile la sua osservazione sull'inserimento delle riforme (sia pure in modo generale, perché su ogni singolo aspetto ci sono specifiche valutazioni), non è accettabile invece l'eliminazione di alcuni punti, in verità così pochi e generali, sul giudizio in merito a quanto è successo, che rappresenta, come lei stesso ha detto prima, una costante sottovalutazione della cultura. Lei è stato più duro della nostra mozione, quindi la pregherei di riconsiderare questa sua richiesta. Mentre è accettabile l'evocazione delle riforme, il giudizio negativo è al di sotto di quello che ha dato lei.

BONDI, ministro per i beni e le attività culturali. Comprendo le obiezioni, ma se lei è disposto a collaborare chiedo soltanto di individuare una definizione diversa di una questione sulla quale credo che abbiamo un punto di vista comune.

PRESIDENTE. Credo che nel corso delle dichiarazioni di voto si possa verificare tale possibilità.

 

VITA (PD). Certamente lo possiamo fare insieme.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione delle mozioni.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, intervengo soltanto per preannunciare il voto favorevole su tutte le mozioni presentate. Dal nostro punto di vista, infatti, l'interesse è quello che il Fondo unico per lo spettacolo venga reintegrato e si avvii un serio progetto di riforma, mantenendo lo spirito della legge 30 aprile 1985, n. 163.

GIAMBRONE (IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIAMBRONE (IdV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, signor Ministro, questa mattina siamo chiamati in Aula a dibattere su un tema assai importante che, da più di un anno a questa parte e negli ultimi giorni in particolare, ha portato a prese di posizione, mobilitazioni ed assemblee per contrastare i tagli del Governo al Fondo unico per lo spettacolo e per contrastare una politica che si sta dimostrando incredibilmente insensibile nei confronti di temi che dovrebbero a tutti stare a cuore.

Per tali ragioni, signor Presidente, abbiamo chiesto come Gruppo dell'Italia dei Valori che prima della pausa estiva il Senato della Repubblica, attraverso la calendarizzazione delle mozioni, affrontasse con chiarezza un tema così delicato e di grande rilevanza ed esprimesse una volontà chiara e definitiva in favore del reintegro delle risorse che sono state sottratte al mondo dello spettacolo e al mondo della cultura, riportando il Fondo unico per lo spettacolo almeno ai livelli della legge finanziaria 2007.

Negli ultimi giorni, signor Ministro, centinaia di artisti italiani e di lavoratori del mondo dello spettacolo insieme a tantissimi rappresentanti di istituzioni culturali private e pubbliche del nostro Paese hanno manifestato e sottoscritto un appello al Governo affinché provveda celermente, anche attraverso nuove regole al sostegno e allo sviluppo dello spettacolo italiano. Sempre in questi giorni anche il Capo dello Stato ha voluto far sentire la sua voce preoccupata, per sottolineare quanto la cultura e lo spettacolo debbano essere tenuti in considerazione nell'azione di Governo.

Ancora una volta, signor Ministro, durante una conferenza stampa che si è svolta qualche giorno fa, avete annunciato un provvedimento. Lei, signor Ministro, ci riferisce che è previsto per oggi l'annuncio di tale provvedimento e ci parla di parziale reintegro del Fondo unico per lo spettacolo, ma non ci dice di quanto verrà reintegrato e cosa verrà scritto in questo provvedimento: noi, invece, vogliamo sapere proprio questo! Non vogliamo più, però, avere tali informazioni dalla stampa, signor Ministro. In Commissione abbiamo invocato molte volte che lei lo facesse con noi, cosa di cui lei è assolutamente al corrente; lei sa benissimo quante volte abbiamo richiesto in Commissione la sua presenza per cercare di realizzare insieme tutto ciò.

Non è una novità per il nostro Paese, purtroppo. In Italia, il tema di fondo resta quello di una sostanziale debolezza e marginalità delle politiche culturali e di una subalternità di queste nei confronti delle politiche economiche e di bilancio. Mai però si era arrivati ad una situazione così grave da mettere seriamente in discussione la stessa sopravvivenza di tantissime istituzioni di spettacolo in tutta Italia. Mai si era arrivati ad una così ingiustificata riduzione delle risorse disponibili tale da vanificare il lavoro e le speranze di tutto il mondo dello spettacolo italiano, uno dei settori che hanno fatto grande il nostro Paese.

Il bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali, a nostro avviso, è assolutamente fallimentare. Assistiamo giornalmente a posizioni di questo Governo davvero incomprensibili. Proprio qualche giorno fa, signor Ministro, lei ha ritenuto di scrivere al "Corriere della Sera" una lettera indirizzata al direttore in cui si mostra preoccupato per le sorti del mondo del teatro, della lirica, della musica, di chi lavora in questo settore, e ha affermato di confidare nella sensibilità del suo collega Tremonti.

Signor Ministro, lei afferma di voler perseguire una politica di riforme che permetterà all'Italia di salvaguardare il patrimonio culturale. Dice, infine, di essere ben consapevole del fatto che questo settore ha saputo negli anni dare al Paese, anche in termini economici, molto di più di quanto non abbia ricevuto. Adesso vorremmo sapere se lei è davvero il Ministro per i beni culturali; noi riteniamo di sì! Non è stato forse il totale immobilismo del suo Ministero a paralizzare il settore in una indeterminatezza e in una attesa di interventi ed azioni annunciate di continuo, ma che finora non sono arrivate e che hanno determinato, insieme alla ingiustificata e gravissima riduzione delle risorse, una situazione di paralisi e di crisi del settore? Vorremmo capire qual è il fine di questa silenziosa inattività.

Davvero, signor Ministro, lei non sa (o forse non vuole saperlo) che molte istituzioni sono già nelle condizioni di non poter operare, dopo decenni di attività che hanno reso ricco questo Paese, e che, alla ripresa di settembre, molte di queste istituzioni saranno costrette a chiudere?

La musica, l'opera, la prosa, il cinema, la danza hanno arricchito questo Paese. Le fondazioni lirico sinfoniche, le orchestre, i cori, le associazioni concertistiche e i teatri stabili di prosa, il grande mondo del cinema e il grande mondo della danza hanno offerto un contributo straordinario al livello culturale e all'economia del nostro Paese.

È davvero incredibile che questo Governo faccia finta di non capire qual danno irreversibile stia determinando al nostro Paese e alla sua ricchezza principale questa insensibilità nei confronti del tema della cultura.

Pare ci sia, nelle parole del signor Ministro, una divergenza fra giuste e condivisili manifestazioni d'intenti, da una parte, e la totale assenza di volontà politica, dall'altra. Se così non fosse, avrebbe potuto accogliere le nostre innumerevoli richieste in Commissione. Lei sa quante volte abbiamo richiesto la sua presenza in Commissione per condividere insieme a lei un percorso per una riforma vera e per affrontare temi così delicati: ma non è stato possibile. Lo ripeto: più volte, anche insieme a pezzi della maggioranza, abbiamo chiesto il suo intervento in Commissione per queste tematiche, ma non è stato possibile averla.

Qui non si tratta di trovare lo spot giusto per ingannare il consumatore, qui si parla di cultura, di arte, dello straordinario patrimonio artistico del nostro Paese e dei tanti cittadini onesti che credono che si debba investire nella cultura e non spendere per essa.

Nei mesi scorsi avevamo avviato un importante percorso all'interno della Commissione istruzione del Senato, approvando all'unanimità, tutti insieme, una risoluzione che dettava principi e linee guida per un progetto di riforma vero, al quale il Gruppo dell'Italia dei Valori avrebbe dato il proprio contributo e continua a volerlo offrire. Tutto ciò per l'interesse e per l'attenzione alla cultura e al mondo che gira intorno ad essa. Ma la disattenzione, l'assoluta inadeguatezza politica di questo Governo ogni giorno confermano le nostre preoccupazioni e le nostre perplessità, che per fortuna sono agli atti e nei resoconti delle Aule parlamentari.

Bisogna cambiare e subito, prima che sia troppo tardi.

Mentre negli altri Paesi europei le politiche culturali rappresentano per i Governi uno strumento importante di investimento e di crescita della collettività, in Italia questo non accade e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Da parte di questo Governo non vi è nessun interesse per le politiche culturali, che non sono considerate strumento per migliorare la qualità della vita delle nostre comunità e per investire sul futuro. La cosa è, purtroppo, in sintonia con la scarsa attenzione rivolta ai temi della scuola, dell'istruzione e della ricerca, che continuano ad essere residuali nei disegni di questo Governo, contribuendo così a delineare il quadro di un complessivo mancato investimento sui temi della cultura, della formazione e della ricerca. Il che, in questi mesi di drammatica crisi economico-finanziaria globale, stride fortemente non solo con le strategie adottate dei principali Governi europei, ma anche con 1'atteggiamento della nuova amministrazione americana, che dichiaratamente sta puntando sulla ricerca, sull'istruzione, sulla cultura e sulla innovazione per affrontare meglio la recessione internazionale.

Deve ripartire una stagione in cui le politiche pubbliche devono assumere il tema della cultura come elemento centrale di attenzione per l'azione di governo: una nuova stagione. L'intervento pubblico nel settore della cultura, della musica lirica e sinfonica, della prosa, della danza, del cinema deve essere considerato un vero e proprio investimento e non una spesa improduttiva; lo diceva anche lei, signor Ministro. Al contrario, il nostro Paese, pur essendo depositario della parte più consistente del patrimonio culturale del mondo, è uno di quelli che investe meno in questo campo.

In questo quadro generale di crisi siamo anche molto preoccupati per la sorte delle fondazioni lirico sinfoniche. L'opera lirica è ancora oggi uno dei prodotti culturali italiani di eccellenza nel mondo. È proprio intorno all'opera lirica che sono stati tramandati significati poetici, sociali, tradizioni artistiche ed artigianali ancora vive ed apprezzate. I grandi teatri d'opera italiani, le fondazioni lirico-sinfoniche, hanno avuto e hanno ancora oggi la funzione fondamentale di tramandare questa straordinaria tradizione e ricchezza del nostro Paese.

I dati dimostrano che gli spettacoli e le attività delle fondazioni generano e, talvolta, sostengono in modo considerevole numerose iniziative economiche ed imprenditoriali ad esse collegate direttamente ed indirettamente sul territorio. Si pensi, ad esempio, al portato di queste iniziative sul turismo culturale, che dovrebbe costituire sempre di più una risorsa fondamentale per il nostro Paese. A tutto questo il Governo risponde con un taglio indiscriminato delle risorse che ha messo in crisi tutto il sistema. È appena il caso di ricordare che in atto ben tre fondazioni, signor Ministro, sono commissariate (il San Carlo di Napoli, il Carlo Felice di Genova e l'Opera di Roma) e una lo è stata fino a qualche mese fa (l'Arena di Verona): una situazione drammatica, mai verificatasi in passato.

Peraltro, il venir meno dell'intervento dello Stato genera un effetto conseguente, non solo su quello delle Regioni e degli enti locali, le cui risorse sono state particolarmente ridotte dagli interventi del Governo, ma anche sull'impegno delle imprese che, nell'ultimo decennio, per la prima volta, sono state coinvolte a sostegno della gestione, con contributi, in qualche caso, significativi.

Lo strumento delle fondazioni, seppur richieda interventi normativi che risolvano alcuni problemi messi in luce dall'applicazione delle norme e dall'esperienza di questi anni, ha tuttavia consentito il raggiungimento di importanti obiettivi di efficienza, di efficacia e di maggiore operatività gestionale. Molti dei problemi evidenziati nel dibattito più recente (sprechi, diseconomie, scarsa produttività del lavoro, insufficiente qualità artistica, limitato coinvolgimento dei privati, depauperamento del patrimonio), rispetto ai quali viene denunciato lo stato di crisi del settore, vanno approfonditi e, così come diceva lei, signor Ministro, verificati caso per caso e comunque sono spesso la conseguenza proprio di una progressiva inadeguatezza delle risorse disponibili a causa delle continue oscillazioni del FUS e dei tagli che molte volte sono stati operati in corso d'opera e in maniera indiscriminata.

Il regime di costante incertezza rispetto alle risorse disponibili ha condizionato l'operatività delle fondazioni e anche molti risultati di gestione. Dunque va individuato uno strumento che ponga, intanto, le condizioni perché tutti abbiano, con il giusto anticipo, certezza delle risorse disponibili in un'ottica triennale.

Noi crediamo che non vada dimenticato che il settore dello spettacolo è ad altissima specializzazione e con particolari specificità che lo rendono difficilmente omologabile ad altri comparti; che in esso lavorano migliaia di lavoratori che tramandano una tradizione che non ha pari nel mondo; che esso produce un indotto di grande importanza per l'intera economia del nostro Paese. Di tutto questo non si può non tenere correttamente conto.

Per queste ragioni chiediamo all'Aula il voto favorevole alla nostra mozione. (Applausi dal Gruppo IdV e della senatrice Finocchiaro).

ADERENTI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ADERENTI (LNP). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi senatori, la Lega Nord presenta la propria mozione per impegnare il Governo a modificare la gestione e la distribuzione, oggi accentrata, dei finanziamenti pubblici previsti dal FUS attraverso appositi strumenti normativi.

Gli operatori dello spettacolo sono preoccupati dal fatto che lo Stato abbia sensibilmente diminuito la quota di finanziamento del FUS che sostiene enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante.

Occorre ricordare che gli operatori del settore sono 200.000 e certamente è ragionevole la loro preoccupazione. E certamente ci auguriamo che il FUS venga incrementato, anche se ciò non basta. Se approfondiamo infatti il contesto dei finanziamenti al comparto dello spettacolo, ci accorgiamo che circa il 50 per cento dei fondi viene erogato dallo Stato, mentre la restante quota proviene ancora dallo Stato con finanziamenti speciali e dalle Regioni e dagli enti locali. Questo a significare che le Regioni e gli enti locali, pur in assenza di una legislazione nazionale ad hoc, hanno sviluppato una loro attività nel settore, prevedendo investimenti propri sul piano della progettazione, della promozione, della comunicazione e del sostegno alle diverse iniziative culturali del territorio, oltre che di connotazione nazionale ed internazionale. Alcune Regioni hanno anche sviluppato una legislazione propria in merito.

Del resto, anche la Corte costituzionale, attraverso le sentenze nn. 255 e 256 del luglio 2004, originate da una questione posta dalla Regione Toscana circa il conflitto di attribuzione di competenze sul tema oggi affrontato, ha chiaramente indicato la via a scenari legislativi del tutto innovativi e rivoluzionari.

La Lega Nord ritiene che la cultura, espressa attraverso le molteplici forme di spettacolo, debba essere elemento trainante per consolidare la conoscenza delle radici culturali, storiche ed artistiche, partendo da quelle del territorio (e noi sappiamo quanto ogni campanile italiano sappia offrire in termini di unicità e di ricchezza ai propri cittadini), e per riaffermare l'orgoglio dell'appartenenza alla propria cultura.

Ecco perché noi vorremmo che la gestione e la distribuzione dei fondi statali venissero modificate in senso federale, forti anche delle sentenze della Corte costituzionale appena citate. Se il cittadino non conosce le proprie origine storiche e culturali e non ne è orgoglioso, allo stesso modo non riterrà proficuo doverle coltivare e nemmeno saprà positivamente e costruttivamente confrontarsi con esse e con le altre.

La Lega Nord sa che lo spettacolo non è solo espressione di cultura: è anche industria, artigianato, lavoro, economia. La cultura esprime sempre più una buona fetta del mercato del lavoro.

Una gestione più generale del FUS certamente inciderebbe in senso positivo sulle economie locali e regionali; permetterebbe alle Regioni di programmare investimenti mirati a sostenere le maestranze, gli operatori e le imprese presenti sul territorio, riequilibrando la forbice degli investimenti, ora estremamente larga, passando da un totale accentramento ad un inizio di regionalizzazione; permetterebbe alle Regioni che vogliono essere intraprendenti di richiamare l'attenzione delle grandi produzioni internazionali e dei grandi eventi musicali e culturali in genere, sul patrimonio artistico e paesaggistico che le connota; permetterebbe l'avvio di un traino positivo anche per gli operatori del turismo su tutto il territorio nazionale.

La Lega Nord sa, infine, che lo Stato non può più essere considerato quale unico erogatore di risorse a favore di tutto il comparto dello spettacolo, semplicemente perché il fabbisogno complessivo nazionale di cultura andrà sempre più aumentando, semplicemente perché riteniamo necessario riconsiderare la possibilità di valorizzare prioritariamente lo spessore qualitativo dell'offerta culturale in tutte le sue forme (cinema, teatro, spettacolo dal vivo, eccetera) e in tutte le sue molteplici espressioni territoriali, regionali, nazionali. Ecco che il coinvolgimento anche delle Regioni e degli enti territoriali, oltre che dello Stato, dovrà essere posto in sinergia attiva con il privato.

Il mecenatismo del privato che finanzia la cultura è certamente positivo, lodevole e prestigioso, specie se riguarda le grandi opere. Il mecenatismo del privato, oltre che intima soddisfazione personale per il titolare, restituisce valore aggiunto al nome dell'impresa privata che ha creduto nel progetto culturale e lo ha finanziato. La Lega Nord vuole guardare oltre il mecenatismo; vorrebbe riconsiderare un privato realmente alla pari con le istituzioni, investito e coinvolto in partenariati fruttuosi e virtuosi, un privato che possa essere attirato ed interessato ad investire nello spettacolo e nella cultura, anche attraverso condizioni di investimento innovative, favorevoli fiscalmente e stabili nel tempo.

Partenariati, accordi, progetti tra privati ed enti locali, Regioni, Stato: questo può dare respiro ai 200.000 operatori del settore che oggi sono preoccupati perché in grande difficoltà; questo può dare carburante all'aspetto produttivo ed economico del settore dello spettacolo, a domino anche su tutti gli altri settori produttivi, in primis quello turistico.

Per tutti i motivi esposti, consapevoli che, come sempre, la Lega Nord ha il coraggio di proporre idee innovative, non dimenticandosi di guardare alla concretezza, non dimenticandosi che tutto il comparto dello spettacolo va sostenuto e anche incentivato a produrre qualità appetibile a livello internazionale, sicuramente voteremo a favore della nostra mozione e chiediamo a quest'Aula di fare altrettanto. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore De Eccher).

*VITA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La prego anche di dirci se è stata trovata un'intesa per una riformulazione della mozione n. 173.

 

VITA (PD). Signor Presidente, con qualche piccolo ritocco di cui è a conoscenza il Ministro, con gli Uffici abbiamo elaborato una modifica del testo della mozione n. 173 con la quale si intende sostituire, nella premessa, la parola: «sottovalutazione» con le parole: «scarsa valutazione». Vi è, infine, il richiamo alle riforme doverose del settore.

Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, siamo in un momento particolare della vita culturale italiana. Non se ne voglia il signor Ministro se le mie parole raccoglieranno quell'atmosfera così amara e rattristata che abbiamo visto in questi giorni nelle tante manifestazioni, anche spontanee, di artisti, registi, attrici, attori, lavoratrici e lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo, che, davanti al Senato e alla Camera, e prima della conferenza stampa che annunciava la Mostra del cinema di Venezia, hanno voluto leggere un bel documento che noi facciamo nostro e che ha ricevuto circa un centinaio di adesioni e di firme da parte di significative associazioni.

Emergenza cultura, è stato detto; Movimento emergenza cultura 2009: di questo stiamo parlando, signor Ministro, non di un taglio come gli altri. Certo, tutti i tagli danneggiano questo o quel settore vitale, ma in questo caso siamo dentro una tragedia nella tragedia, se è vero ciò che si legge e si scrive, e cioè che la cultura oggi è grande parte della nuova società e che, anzi, la società post-fordista e post-materiale dei beni comuni immateriali oggi ha bisogno di un sistema nervoso culturale assai più rilevante di quanto sia stato in passato; se è vero che scuola, università, saperi, cultura e spettacolo sono parte integrante della nuova identità culturale digitale, di quella stagione che le nuove generazioni già vivono come la stagione dei cross-media, dei media digitali, che hanno quindi più, non meno necessità di un orizzonte culturale capace di reggere alla prova del nuovo secolo.

Ecco perché quello apportato non è un semplice taglio. E non si venga a dire, da parte di qualche commentatore, che è solo un accidente in un percorso che già è stato così caduco e negativo anche negli anni passati. Innanzitutto, anche una singola opera d'arte tagliata rappresenta - ce l'ha spiegato Goethe in una bella pagina dei suoi scritti - tutta l'arte nel suo insieme: anche solo un film programmato e tagliato e un'opera di teatro o di musica immaginata e non realizzata oppure interrotta durante la tournée. Questo sta avvenendo in tutti i teatri italiani: chiuse le scene per mancanza di fondi (fondi da lei promessi e non mantenuti, signor Ministro). Ebbene, tutto ciò è un colpo ferale alla nostra identità morale, prima ancora che politica. L'Italia all'estero - l'ha dichiarato anche lei - è nota per la grande opera lirica, i film, il teatro, la musica, la danza; se siamo importanti nel villaggio globale, lo si deve - me lo lasci dire - a questo e non a qualche altra figura meno simpatica.

Dunque, un grande movimento per la cultura sta chiedendo in questi giorni non di reintegrare una piccola quota. Signor Ministro, si tratta di 60 milioni di euro, che peraltro - la mia è una domanda davvero sincera e non retorica - perché non sono stati inseriti accettando i nostri emendamenti nel decreto-legge anticrisi? Sarebbe stato tutto più facile e veloce. Invece si è preferito un decreto‑legge a parte, anche con una stortuta istituzionale di cui la presidente Finocchiaro ha parlato con molta precisione. Vorrei dirle, signor Ministro, che non è un più 60 milioni di euro quello che tra breve, forse, il Presidente del Consiglio annuncerà, ma un meno 140 milioni di euro. (Applausi dal Gruppo PD).

Vorrei altresì ricordare a lei, Ministro, al Presidente, alle colleghe e ai colleghi, che 60 milioni di euro sono circa un decimo di ciò che il Governo italiano in questi anni ha investito per finanziare l'acquisto del decoder digitale (Applausi dal Gruppo PD), uno dei quattro decoder cui saremo costretti a ricorrere per vedere la televisione! È un Governo che si occupa solo della televisione generalista. Inoltre, 60 milioni di euro è ciò che costano due serie - ripeto: due serie - del «Grande Fratello» (Applausi dai Gruppi PD e IdV) e sostiene mezzo milione di persone! Si tratta di un indotto enorme.

L'università di Torino ha fatto uno studio molto importante, che vorrei ricordarvi prima di concludere: per ogni euro investito in cultura - sì, la cultura è un investimento, non una spesa improduttiva - se ne realizzano cinque e mezzo se si ha la capacità di accompagnare l'attività culturale con un grande indotto di turismo culturale, di attività produttive e distributive, di nuovi linguaggi creativi! (Applausi della senatrice Incostante).

Quando alle manifestazioni si presentano associazioni con ragazze e ragazzi di 20 e 30 anni che invocano di poter svolgere attività culturali per le quali non hanno spazio, dobbiamo essere consapevoli che stiamo distruggendo i nuovi gruppi dirigenti dell'Italia.

Noi chiediamo, allora, innanzitutto che il reintegro non sia di 60 milioni, ma di quei 200 milioni di euro di cui lei stesso, signor Ministro, aveva parlato - lo ricorderà - davanti al Presidente della Repubblica durante la premiazione dei David di Donatello... (Il Ministro fa cenno di no).(Applausi dal Gruppo PD e del senatore Giambrone). Il mondo della cultura, anche attraverso suoi esponenti molto prestigiosi, ancora guarda a quella promessa perché ancora ci si fida delle istituzioni.

Certo, signor Ministro, è necessario far presto ad approvare le riforme: presso la 7a Commissione del Senato, presieduta dal senatore Possa, e l'omologa Commissione della Camera dei deputati sono stati depositati dei disegni di legge relativi alla riforma del cinema, allo spettacolo dal vivo. Ebbene, andiamo avanti, facciamo presto, perché giacciono in Commissione!

Le voglio però anche ricordare che non tutte le vacche sono grigie, neanche di notte, e quando il tanto conclamato e a volte criticato Governo Prodi governò, per l'appunto, l'investimento in cultura (il FUS) aveva superato i 500 milioni di euro: ammontava a 544 milioni di euro, per l'esattezza.

 

MAZZARACCHIO (PdL). Sulla carta, però.

 

VITA (PD). Non sulla carta, nella realtà! E furono anche elargiti.

Il Governo presieduto da Berlusconi con il suo Dicastero, signor Ministro, riduce il FUS di 200 milioni di euro per questo anno e di 550 milioni in un triennio all'interno di un quadro già così desolato che vede l'Italia avere sul PIL lo 0,22 per cento di investimento in cultura, a fronte del 3, 4, 5 per cento degli altri Paesi europei.

Questo cosa è? Non è forse una taglio profondo alla stessa fisionomia del nostro Paese, che mai potrà competere nel mondo, nell'economia globale vendendo jeans e magliette, ma attraverso la produzione scientifica, artistica, la qualità, ridando valore ai suoi grandi talenti che malgrado tutto resistono e realizzano film con pochi soldi come «Gomorra», come «Il Divo» che sono premiati ai festival internazionali?

Non sono sprechi, colleghe e colleghi, questa è una falsa diceria perché i soldi pubblici vanno a film come «Gomorra» che è diventato una case history in tutto il mondo. Gli sprechi si eliminino in altri settori! Sa, per esempio, signor Ministro - lo può dire al suo collega competente - che gli stipendi di qualche dirigente della RAI, magari consulente esterno, basterebbero a coprire il taglio del FUS? (Applausi dal Gruppo PD). Lo vuol dire ai suoi colleghi competenti che alcuni degli sprechi si rintracciano negli investimenti televisivi... (Commenti del senatore Monti). Si, ci sono anche produzioni che piacciono a voi, colleghi della Lega.

Per concludere, questo è il tema di cui stiamo parlando: investire nelle culture (meglio il plurale) vuol dire investire nel futuro dell'Italia, nella sua identità più profonda, nella sua etica di Paese civile ed evoluto, vuol dire darci una mano tutti quanti - spero insieme - per salvare un mondo che sta morendo. Noi stiamo assistendo, lo sappiano tutti prima di polemizzare, alla morte in diretta della cultura italiana. Facciamo qualcosa per evitarla! (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi. Congratulazioni).

ASCIUTTI (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ASCIUTTI (PdL). Signor Presidente, dopo l'applauso al comiziante che mi ha preceduto, vorrei svolgere il mio intervento con pacatezza e ricordare al senatore Vita che forse è meglio tagliare Santoro, che costa molto di più.

 

VITA (PD). No, costa meno!

 

ASCIUTTI (PdL). Forse è meglio chiudere Rai Tre che costa molto di più e dà una cattiva informazione. (Applausi dal Gruppo PdL e del senatore Torri). Questo potremmo fare se volessimo risparmiare, caro senatore Vita.

 

GARAVAGLIA Mariapia (PD). Evviva la libertà di opinione!

 

ASCIUTTI (PdL). Ma lungi da me seguire la strada del senatore Vita e del comizio.

Io nei panni del ministro Bondi (che saluto; e saluto anche il Presidente e gli onorevoli colleghi) forse ripenserei se accettare o meno la mozione presentata dalla senatrice Finocchiaro ed altri, viste le premesse e le conclusioni. Infatti, anzitutto il senatore Vita dovrebbe tornare a prendere il pallottoliere e imparare di nuovo l'aritmetica che ha dimenticato, perché il taglio dei fondi FUS non è mai stato di 200 milioni. Ma questo è un problema marginale; i problemi sono altri.

Signor Presidente, la numerosa e nutrita presentazione di ben cinque mozioni da parte dei Gruppi politici sul Fondo unico per lo spettacolo (FUS), non è che un aspetto di quella crisi internazionale più ampia, che investe da qualche anno anche il nostro Paese e della quale purtroppo non si vede ancora vicina la soluzione.

Sulle analisi siamo tutti d'accordo. Il settore dello spettacolo, come sappiamo, accanto al calo delle attività cinematografiche, delle produzioni teatrali e musicali, sta attraversando una fase delicatissima di evoluzione normativa e finanziaria. Aspetti, questi, che hanno avuto decisive ricadute anche sul sistema organizzativo e gestionale. E per quanto riguarda il cinema, non vorrei ricordare i famosi 1.000 miliardi di lire del cosiddetto fondo di rotazione, se ben ricordiamo, degli allora ministri Rutelli e Veltroni, del quale tutto è successo meno che la rotazione, perché non è tornato il becco di un quattrino nelle casse dello Stato!

 

GARAVAGLIA Mariapia (PD). La Medusa!

 

ASCIUTTI (PdL). Prendendo a riferimento gli ultimi dieci anni, possiamo dire che si è delineato nel mondo del cinema, del teatro, della lirica e della danza quello che si sta verificando nel calcio: i più forti economicamente guidano e sorreggono il mercato, pur tra innumerevoli difficoltà (si pensi alle fondazioni lirico-sinfoniche, ai teatri stabili e alle altre grandi istituzioni culturali pubbliche e private). I più deboli, invece, sotto l'aspetto economico-finanziario (che poi non significa affatto deboli dal punto di vista qualitativo), sopravvivono invece con ancora maggiori difficoltà, acuite dall'incredibile vicenda normativa che ha in particolar modo investito il settore dello spettacolo, decentralizzando e polverizzando i finanziamenti.

Se è vero, perciò, che la cultura non è un costo, ma un valore aggiunto, occorre avviare un confronto serio per fare della crisi un'opportunità di ammodernamento, un'occasione propizia di innovazione e cambiamento in cui tutti siamo chiamati a fare la propria parte.

Le proteste di questi giorni portate in piazza dai lavoratori del mondo dello spettacolo sono quanto mai legittime. C'è stata una consistente riduzione del FUS che sicuramente andrà a colpire e si ripercuoterà su tutti i settori produttivi dell'arte e dello spettacolo. E, se non s'interviene per tempo, essa potrebbe avere riflessi devastanti sull'intera industria culturale nazionale.

In questo senso, escludere il mondo dello spettacolo dalle misure straordinarie e temporanee di sostegno all'economia, sia pure correttamente e prontamente previste dall'Esecutivo, potrebbe essere estremamente imprudente e rischioso. Occorre invece, immediatamente, trovare in seno alle forze politiche un punto di sintesi e di convergenza tra comprensibili esigenze di bilancio e necessario sostentamento e finanziamento di un settore che rischia il tracollo.

Ma in che modo intervenire? Intraprendendo con decisione la strada della valorizzazione e della crescita delle attività dello spettacolo, parte essenziale dell'identità nazionale.

Il Fondo unico per lo spettacolo (FUS), istituito, com'è noto, nel 1985, è lo strumento finanziario attraverso il quale lo Stato sostiene le attività del settore spettacolo, sia del cinema sia dal vivo. Ogni anno, tale Fondo è finanziato con la legge finanziaria e viene ripartito tra i vari settori con un decreto del Ministro per i beni e le attività culturali. La gestione del FUS consente, inoltre, di assegnare contributi ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché di promuovere e sostenere manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all'estero. Il FUS viene rifinanziato ogni anno con la legge finanziaria e per quest'anno il finanziamento è stato di circa 398 milioni euro. Ricordo che la dotazione per il 2007 era pari a 444 milioni.

L'incerta e precaria situazione finanziaria che interessa in particolare lo spettacolo dal vivo, mette a rischio la possibilità di portare a termine la riforma del settore, attesa ormai da decenni ed attualmente in discussione presso la VII Commissione permanente della Camera dei deputati.

Occorre intervenire simultaneamente in entrambe le direzioni: sia, cioè, per colmare i vuoti normativi ed armonizzare il panorama legislativo stratificatosi negli ultimi decenni; sia, inoltre, a livello di finanziamento, onde evitare il blocco di ogni attività del settore. Lo spettacolo va considerato un'opportunità e una risorsa per l'economia, per la coesione sociale e l'immagine del nostro Paese. Insomma un valore aggiunto di una identità, di una storia e di una tradizione nazionale da valorizzare in un contesto sempre più globalizzato, indistinto, uniforme.

Il settore dello spettacolo in Italia, nel suo complesso, conta all'incirca 250.000 addetti, tra artisti, tecnici, operatori, maestranze. Un'esiguità di finanziamenti pubblici, pertanto, metterebbe a serio rischio i livelli occupazionali dell'intero comparto, nonché il sistema dei diritti e degli ammortizzatori sociali.

Il vuoto normativo, dunque, pesa molto. Se si vuole perciò davvero incentivare l'afflusso di capitali privati, si cominci a mettere mano a questa riforma, che tutti sollecitiamo da decenni inutilmente e che è tanto più necessaria ora, anche per fare finalmente e definitivamente chiarezza sulla divisione di competenze tra Stato ed enti territoriali.

Occorre allora - come dicevo - trovare immediatamente in seno alle forze politiche un punto di sintesi e di convergenza tra comprensibili esigenze di bilancio e necessario sostentamento e finanziamento di un settore che rischia il tracollo. È questo il punto di mediazione più avanzato che si può raggiungere in un momento così difficile. Il che significa che, mentre intendiamo sostenere il FUS, dobbiamo, al tempo stesso, essere altrettanto determinati a procedere in direzione della riforma del settore.

Fondamentali, risolutive e decisamente determinanti sono, allora, in questo senso, le proposte avanzate dal ministro dei beni culturali, onorevole Bondi; prima fra tutte, la riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche, nonché una politica di defiscalizzazione in ambito culturale.

Se questa è la direzione che auspichiamo e verso la quale intendiamo muoverci, appare del tutto evidente come l'obiettivo immediato non possa essere che quello di vincolare il Governo a rispettare l'impegno preso dai suoi componenti davanti al Capo dello Stato, disponendo con la massima urgenza uno stanziamento straordinario integrativo del Fondo unico dello spettacolo per il corrente esercizio finanziario e pertanto, signor Presidente, non possiamo che dichiarare il voto favorevole del Popolo della Libertà alla mozione n. 178, a prima firma del senatore Possa. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione delle mozioni, avverto gli onorevoli colleghi che, in linea con una prassi consolidata, le mozioni saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione e per le parti non precluse né assorbite da precedenti votazioni.

Metto ai voti la mozione n. 169 (testo 2), presentata dal senatore Giambrone e da altri senatori.

È approvata.

 

Passiamo alla votazione della mozione n. 173 (testo 2).

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

 

 

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della mozione n. 173 (testo 2), presentata dalla senatrice Finocchiaro e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

265

Senatori votanti

264

Maggioranza

133

Favorevoli

254

Contrari

8

Astenuti

2

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione delle mozioni
nn. 169, 173, 178, 179 e 180

FRANCO Vittoria (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FRANCO Vittoria (PD). Signor Presidente, si è accesa prima la luce verde, poi è diventata rossa. Vorrei che restasse agli atti che il mio voto è favorevole.

PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.

Passiamo alla votazione della mozione n. 178.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della mozione n. 178, presentata dal senatore Possa e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

255

Senatori votanti

254

Maggioranza

133

Favorevoli

249

Contrari

3

Astenuti

2

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione delle mozioni
nn. 169, 173, 178, 179 e 180

SERRA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SERRA (PD). Signor Presidente, avevo votato a favore, ma il sistema di rilevazione non ha funzionato.

PRESIDENTE. Diamo atto della dichiarazione del senatore Serra.

Passiamo alla votazione della mozione n. 179 (testo 2).

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della mozione n. 179 (testo 2), presentata dal senatore D'Alia e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

261

Senatori votanti

260

Maggioranza

131

Favorevoli

258

Astenuti

2

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

  

Ripresa della discussione delle mozioni
nn. 169, 173, 178, 179 e 180

 

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione n. 180.

 

INCOSTANTE (PD). Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

 

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dalla senatrice Incostante, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

  

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

 

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, della mozione n. 180, presentata dalla senatrice Aderenti e da altri senatori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

266

Senatori votanti

265

Maggioranza

133

Favorevoli

157

Astenuti

108

 

Il Senato approva. (v. Allegato B).

 

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Conferenza dei Capigruppo, riunitasi ieri mattina, ha proceduto alla ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure anticrisi.

È stato inoltre approvato il calendario per la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.

Le Commissioni potranno convocarsi a partire da martedì 8 settembre. L'Assemblea tornerà a riunirsi mercoledì 16 settembre, alle ore 17, e nella seduta antimeridiana di giovedì 17 settembre per l'esame dei disegni di legge concernenti: prevenzione frodi credito al consumo; campi ormeggi attrezzati per imbarcazioni da diporto; etichettatura prodotti alimentari; nonché ratifiche di accordi internazionali definite dalla Commissione. Nella seduta pomeridiana di giovedì 17 settembre avrà luogo il sindacato ispettivo.

Nel corso di tale settimana sarà convocata la Conferenza dei Capigruppo per la calendarizzazione delle mozioni sul Fondo aree sottoutilizzate nella settimana successiva.

Le Commissioni affari esteri e difesa sono autorizzate a convocarsi, anche durante la sospensione dei lavori, in relazione a eventuali sviluppi della situazione internazionale.

 

Programma dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi ieri mattina con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 53 del Regolamento - le seguenti integrazioni al programma dei lavori del Senato fino al mese di settembre 2009:

- disegni di legge nn. 414 e 507 - Creazione di un sistema di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo e dei pagamenti dilazionati o differiti;

- disegno di legge n. 979 - Istituzione di campi ormeggi attrezzati per imbarcazioni da diporto nelle isole minori e nelle aree marine di maggior pregio ambientale e paesaggistico.

 

Calendario dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. Nel corso della stessa riunione, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari ha altresì adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - il calendario dei lavori per il periodo dal 31 luglio al 17 settembre 2009:

 

Venerdì

31

Luglio

ant.

h. 9-14

- Seguito discussione mozioni sul Fondo unico per lo spettacolo

 

- Disegni di legge n. 1724 - Decreto-legge n. 78 recante misure anticrisi (Approvato dalla Camera dei deputati - scade il 30 agosto)

"

"

"

pom.

h. 15-21

Sabato

agosto

ant.

h. 9,30-14

"

"

"

pom.

h. 15-21

Domenica

2

"

ant.

h. 9,30
(se necessaria)

 

Le Commissioni potranno convocarsi a partire da martedì 8 settembre.

 

Mercoledì

16

settembre

pom.

h. 17-20

- Disegni di legge nn. 414 e 507 - Prevenzione frodi credito al consumo

 

- Disegni di legge n. 979 - Campi ormeggi attrezzati

 

- Disegno di legge n. 1331 - Etichettatura prodotti alimentari

 

- Ratifiche di accordi internazionali definite dalla Commissione

Giovedì

17

"

ant.

h. 9,30-14

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovedì

17

settembre

pom.

h. 16

- Interpellanze e interrogazioni

 

Gli emendamenti ai disegni di legge nn. 414 e 507 (Prevenzione frodi credito al consumo), 979 (Campi ormeggi attrezzati) e 1331 (Etichettatura prodotti alimentari) dovranno essere presentati entro le ore 13 di lunedì 14 settembre.

  

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1724
(Decreto-legge anticrisi)
(19 ore, escluse dichiarazioni di voto)

 

Relatori

2 h.

 

Governo

2 h.

 

Votazioni

5 h.

 

Gruppi 10 ore, di cui:

 

 

PdL

2 h.

38' (-27')

PD

2 h.

40'

LNP

1 h.

14'

IdV

1 h.

30' (+27')

UDC-SVP-Aut

1 h.

 

Misto

 

57'

Dissenzienti

 

5'

 

Discussione del disegno di legge:

(1724) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 10,13)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1724, già approvato dalla Camera dei deputati.

I relatori, senatori Bonfrisco e Gentile, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice, senatrice Bonfrisco.

BONFRISCO, relatrice. Signor Presidente, il disegno di legge di conversione in legge con modificazioni del decreto‑legge 1° luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali, approda all'Aula del Senato. L'originario testo predisposto dal Governo prevedeva un impatto sostanzialmente neutrale sul bilancio, la combinazione di entrate e uscite dava zero in termini di indebitamento netto e addirittura consentiva un miglioramento del saldo netto da finanziare rispettivamente di 257, 1.055 e 84 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011. Le innovazioni apportate alla Camera hanno comportato addirittura un miglioramento in termini di disavanzo pari a 7 milioni di euro per l'anno in corso e poi a 92, 99 e ancora 99 milioni per gli anni seguenti.

Il testo licenziato dalla Camera non è stato modificato da questo ramo del Parlamento nel corso dell'esame svolto dalle Commissioni 5a e 6a riunite in sede referente, né nell'ammontare, né nella composizione di risorse ed impieghi. Gli emendamenti presentati ed ammissibili sono stati respinti all'esame delle Commissioni bilancio e finanze.

Rimandando alla documentazione predisposta dagli Uffici la disanima analitica dei profili finanziari del provvedimento, sono stati ribaditi quindi gli oltre 17 miliardi di euro di risorse, diversamente assicurate nel periodo 2009-2012. Da un lato vi sono gli introiti, complessivamente quantificati in 10,6 miliardi di euro, derivanti principalmente dalle misure in materia fiscale conseguenti alle intese in sede OCSE sul contrasto ai paradisi fiscali ed agli arbitraggi internazionali - che valgono circa 3 miliardi di euro a partire dal 2010 - che insieme allo scudo ed altre norme di compensazione dei crediti e di ulteriore contrasto a evasione, elusione e frodi compongono un pacchetto che vale oltre 6,6 miliardi.

Va qui segnalato, necessariamente, che il provvedimento reca norme per il potenziamento delle attività di accertamento e riscossione. Le importanti disposizioni vanno dalla semplificazione della disciplina riguardante la verifica reddituale per la determinazione delle prestazioni previdenziali ed assistenziali di cui all'articolo 13 della legge n. 412 del 1991, alla possibilità dell'amministrazione finanziaria, in sede di accertamento delle imposte sui redditi e sull'IVA, di richiedere notizie, informazioni, documenti e dati di natura creditizia, finanziaria ed assicurativa ad autorità ed enti che svolgono attività di controllo e vigilanza. Sono state adottate una serie di norme in ossequio alla volontà di garantire risorse, senza aggravare ulteriormente la pressione fiscale, lontane dalla logica vessatoria e poliziesca nel rapporto cittadino-fisco; la norma sintetizzata come regolarizzazione delle badanti, quantificata in 1,5 miliardi di euro, norma certamente di portata più ampia che stabilisce, infatti, una procedura straordinaria di regolarizzazione di lavoratori italiani e stranieri, occupati in modo non regolare nelle attività di assistenza personale e del lavoro domestico. Ciò avviene mediante una dichiarazione di emersione presentata da parte del datore di lavoro, previo pagamento di un contributo forfetario di 500 euro per ciascun lavoratore. Si tratta di una disposizione che riveste grande rilevanza per le famiglie, perché associata all'incremento del finanziamento dello Stato in favore del Servizio sanitario nazionale, nella misura di 67 milioni per il 2009 e di 200 milioni annui a decorrere dal 2010, in considerazione della spesa sanitaria relativa ai cittadini extracomunitari che verranno regolarizzati in base alla procedura in esame.

Dall'altro lato vi sono i significativi risparmi, complessivamente quantificati in 6,4 miliardi e composti principalmente dai 2,4 miliardi della spesa farmaceutica. Le relative norme, infatti, differiscono al 15 ottobre prossimo il termine per la stipulazione della nuova intesa sulla spesa sanitaria tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome e prevedono, poi, la riduzione del tetto di spesa per l'assistenza farmaceutica territoriale, al fine di conseguire un risparmio di 800 milioni di euro annui, che verranno destinati (mediante un fondo di nuova istituzione) ad interventi relativi al settore sanitario. Si consegue anche un risparmio di circa un miliardo per via dell'adeguamento dell'età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione, un primo segnale dei notevoli risparmi attesi da una misura necessaria, non solo perché adegua l'Italia ad una decisione della Corte di giustizia europea, ma perché ci costringerà a non nasconderci più dietro l'alibi che i servizi per le donne lavoratrici non ci sono in cambio di quell'ipotetico risarcimento che oramai non è più nemmeno tale.

Le risorse così ottenute vanno ad alimentare diversi utilizzi, previsti complessivamente in poco più di 16,5 miliardi, concentrati nel biennio 2009-2010, con qualche anticipazione a quest'anno. Gli utilizzi si riferiscono a misure di diversa natura: incentivi al lavoro e alle imprese, che comprendono misure per il potenziamento degli ammortizzatori sociali e l'occupazione, interventi importanti e nuovi, lontani da una logica meramente assistenzialistica perché finalizzati a mantenere in attività i lavoratori e riqualificarli affiancati da misure più tradizionali.

In particolare, i soggetti titolari di trattamenti di sostegno al reddito e in costanza di rapporto di lavoro potranno essere chiamati dalle aziende di appartenenza in progetti di formazione e riqualificazione, percependo la differenza tra il trattamento e la retribuzione. Una misura per complessivi 170 milioni di euro nel biennio 2009-2010, a carico del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, sul quale grava il finanziamento, di 25 milioni di euro per il 2009, delle proroghe fino a 24 mesi della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività; nonché, in via sperimentale per il biennio 2009-2010, l'incremento del 20 per cento della quota di retribuzione persa a causa della riduzione dell'orario di lavoro nei contratti di solidarietà "difensivi". In tale biennio poi è prevista la possibilità, per i soggetti titolari di integrazione salariale, ordinaria e straordinaria, o di ammortizzatori sociali in deroga, di ricevere in un'unica soluzione le prestazioni, nel caso in cui il medesimo lavoratore ne faccia richiesta per avviare un'attività autonoma o una microimpresa, o per associarsi in cooperativa. Amplia quindi le possibili destinazioni, nell'ambito del settore degli ammortizzatori sociali, di alcune risorse già stanziate in materia per il 2009.

Al sostegno delle imprese sono poi finalizzate le disposizioni relative alla cosiddetta Tremonti-ter, ovvero le agevolazioni fiscali per circa 4,54 miliardi in favore dei titolari di redditi d'impresa che effettuano investimenti in macchinari ed apparecchiature fino al 30 giugno 2010, vincolate alla regolarità degli adempimenti in materia di rischio di incidenti sul lavoro per le attività industriali; nonché alla previsione di un regime fiscale agevolato per la capitalizzazione delle società di capitale e delle società di persone, che consente di escludere dall'imposizione fiscale, per cinque anni, il rendimento presunto dell'aumento di capitale sociale sino a 500.000 euro.

Ulteriori interventi in favore delle imprese sono dovuti all'accelerazione dell'ammortamento sui beni strumentali di impresa, ma, soprattutto, dalle norme contro i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, una questione molto rilevante per l'intero sistema produttivo. Disposizioni in linea con quelle comunitarie, volte ad evitare in futuro eccessivi ritardi nella liquidazione di quanto dovuto per somministrazioni, forniture ed appalti, creando difficoltà di liquidità ed oneri finanziari per le imprese. Al riguardo, solo per memoria, si ricorda che nel provvedimento di assestamento del bilancio 2009, recentemente approvato, sono state a tal fine autorizzate integrazioni di cassa per oltre 18 miliardi di euro.

Accanto a tali disposizioni intendo ricordare che il decreto-legge prevede ulteriori norme, a contenuto non oneroso, che rivestono un'importanza rilevantissima per un'economia a vocazione da export come la nostra. Mi riferisco al ruolo che potrà svolgere un nuovo sistema integrato di finanziamento e di assicurazione - la cosiddetta export banca - svolto con l'attivazione delle risorse finanziarie gestite dalla Cassa depositi e prestiti e finalizzato ad abbassare il costo del finanziamento per le imprese esportatrici sulle operazioni garantire dalla SACE spa.

Disposizioni per il sistema creditizio sono contenute, invece, nell'articolo 7, che reca disposizioni dirette a favorire la deducibilità fiscale della svalutazione dei crediti in sofferenza da parte delle banche e degli istituti finanziari, con esclusione dei crediti assistiti da garanzia o da misure agevolative concesse dallo Stato, da enti pubblici o da altri enti controllati direttamente o indirettamente dallo Stato.

Interventi in favore delle imprese ed indirettamente delle famiglie sono quelli volti al contenimento dei costi dell'energia, derivante in particolare dalla promozione dell'efficienza e della concorrenza nel mercato del gas naturale. La riduzione deriva da un meccanismo che consente una offerta a condizioni più vantaggiose. In favore delle famiglie sono certamente le disposizioni che riguardano il contenimento delle commissioni bancarie che prevede, a decorrere dal 1° novembre prossimo, nuovi limiti massimi per la data di valuta e la data di disponibilità economica per il beneficiario di bonifici, assegni circolari e assegni bancari, termini ulteriormente razionalizzati a partire dall'aprile 2010.

A queste si accompagnano l'ammontare del cosiddetto corrispettivo onnicomprensivo - vige il divieto della commissione sul massimo scoperto - pari allo 0,5 per cento e la surroga dei mutui immobiliari, prevedendo l'obbligo di risarcire il cliente in capo alla banca surrogata in caso di ritardato perfezionamento della surrogazione richiesta.

Tra gli interventi in favore delle famiglie è ulteriormente importante segnalare la spesa di 230 milioni di euro nel 2010, relativa al rimborso dei titoli obbligazionari di Alitalia, per un ammontare pari al 70,97 per cento del valore nominale, nonché dei titoli azionari sostituibili con titoli di Stato di nuova emissione, per un controvalore pari al prezzo medio nell'ultimo mese di negoziazione, ridotto del 50 per cento.

Per quanto riguarda gli interventi riguardanti le pubbliche amministrazioni e nello specifico il patto di stabilità interno, sono previste una serie di deroghe per Regioni ed enti locali, che impegnano oltre 2,2 miliardi: ad esempio, l'esclusione dai relativi vincoli dei pagamenti per spese in conto capitale effettuati nel corso dell'anno dagli enti locali virtuosi; l'ampliamento della possibilità di spesa per Regioni e Province autonome, escludendo i pagamenti effettuati da queste a valere sui residui passivi di parte corrente, a fronte di corrispondenti residui attivi degli enti locali; la possibilità di utilizzo dei finanziamenti della Cassa depositi e prestiti, a determinate condizioni, per finalità diverse da quelle originariamente previste e, in particolare, per la realizzazione di interventi infrastrutturali destinati allo sviluppo del territorio.

Un altro importante filone di utilizzo è costituito dalla proroga delle missioni di pace in cui sono impegnate le nostre Forze armate, per un importo di circa 510 milioni di euro, che questo decreto-legge affronta nella sua copertura finanziaria. Nell'ambito della spesa in conto capitale, va segnalato l'utilizzo di circa 209 milioni di euro per i complessivi interventi di ricostruzione a seguito del sisma che ha colpito l'Abruzzo.

Si ricorda infine che le ulteriori risorse liberate dal provvedimento vanno ad alimentare il Fondo per gli interventi strutturali di politica economica (ISPE) nel seguente modo: complessivi 11,6 miliardi per il periodo 2009-2012 e complessivi 7,7 miliardi per il periodo 2013-2017, anno dal quale decorre 1,7 miliardi. Tali incrementi, attuati mediante le maggiori risorse liberate dal provvedimento e non utilizzate, sono destinati, in conformità alle indicazioni contenute nel Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013 recentemente approvato, all'attuazione della manovra di bilancio per gli anni 2010 e seguenti. (Applausi dal Gruppo PdL e dai banchi del Governo).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Gentile.

GENTILE, relatore. Signor Presidente, il decreto-legge in esame, così come ha detto la relatrice Bonfrisco, interessa una serie di misure dirette a contrastare la crisi economica in atto, nonché disposizioni per la proroga dei termini in scadenza e per assicurare la prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo. Il provvedimento, che interviene in diversi ambiti, è stato ampliato nei suoi contenuti nel corso del passaggio presso la Camera dei deputati, quindi sono molte le disposizioni che investono direttamente le competenze della Commissione finanze.

Mi riferisco anzitutto all'articolo 2, recante misure per il contenimento del costo delle commissioni bancarie. Tra le altre, a decorrere dal 1° novembre 2009, la data di valuta per il beneficiario per tutti i bonifici, gli assegni bancari e circolari non può superare rispettivamente uno e tre giorni lavorativi successivi alla data del versamento; inoltre, l'ammontare del corrispettivo omnicomprensivo per il servizio di messa a disposizione delle somme non può superare lo 0,5 per cento, trimestralmente, dell'importo dell'affidamento.

L'articolo 4-sexies assoggetta all'IVA, con aliquota del 10 per cento, anche le prestazioni rese dalle aziende esercenti il trasporto pubblico locale in esecuzione di contratti di servizio.

L'articolo 5 reca agevolazioni fiscali in favore dei titolari di redditi d'impresa che effettuano investimenti e in favore delle società che incrementano il capitale sociale, nonché disposizioni dirette a favorire il credito alle piccole e medie imprese, escludendo dalla imposizione il 50 per cento degli investimenti in macchinari e apparecchiature effettuati tra il primo luglio 2009 e il 30 giugno 2010, inclusi nella divisione 28 della tabella ATECO. È stato altresì introdotto un regime fiscale agevolato per favorire la capitalizzazione delle società, dando la possibilità di escludere dalla imposizione fiscale il rendimento presunto dell'aumento di capitale sociale fino a 500.000 euro per cinque anni.

A tal proposito, vorrei fare alcune considerazioni sulle esigenze delle imprese e soprattutto dei cittadini del Sud che debbono ritornare ad essere al centro dell'azione di Governo. Il dibattito di questi giorni sulla questione meridionale, al di là delle opinioni personali, ha comunque raggiunto l'obiettivo di far riflettere il Governo e proporre soluzioni che vanno incontro alle esigenze di questa vasta area del Paese. Si tratta di un percorso nuovo che mette in campo nuovi strumenti e nuove risorse. Occorre però essere chiari su un punto: non ci dovranno più essere misure a pioggia, indiscriminate e sostanzialmente inutili dal punto di vista economico, ma occorrerà selezionare le infrastrutture da realizzare e le agevolazioni più efficaci. In via di esempio, per il futuro sarebbe opportuno incrementare le agevolazioni fiscali per i nuovi investimenti in impianti e macchinari, che opportunamente il Governo ha introdotto con il presente decreto-legge, misura che va sotto il nome di "Tremonti-ter", per gli investimenti effettuati dalle imprese del Sud.

Così come occorre finalmente rinnovare il sistema bancario e finanziario con la costituzione della oggi annunciata Banca del Mezzogiorno. Si ricostruirebbe così un nuovo rapporto fra credito e conoscenza del territorio e delle imprese che nel Mezzogiorno d'Italia, andando avanti nel tempo, si è completamente dissolto, in ragione della perdita progressiva del ruolo degli istituti di credito di origine meridionale, che hanno smarrito completamente la propria funzione.

Occorre inoltre riprendere - un suggerimento che mi permetto di indirizzare al presidente Berlusconi ed al Governo - la questione della fiscalità di vantaggio anche con meccanismi automatici di credito di imposta: si tratta cioè di scommettere sulle imprese sane e produttive del Sud, garantendo ad esse per un periodo certo e per interventi certi, incentivi concessi a fronte di iniziative serie, sostenibili, profittevoli e redditizie. Altro fattore da non sottovalutare riguarda le politiche del lavoro. Bisognerebbe offrire, in quelle Regioni che soffrono una atavica disoccupazione, la possibilità agli imprenditori di ridare opportunità lavorative ai giovani, proponendo la detassazione da tre a cinque anni dei redditi da lavoro dipendente o un'individuazione di strumenti che vadano nella direzione dell'alleggerimento del costo del lavoro.

L'agenda dei nuovi interventi non è difficile: bisogna combattere la criminalità organizzata, sconfiggere la mala pianta dell'illegalità diffusa e puntare sulle imprese sane e soprattutto sui settori dell'agroalimentare, del turismo, delle nuove fonti energetiche, del federalismo fiscale e della ricostruzione del welfare. Tali azioni vanno supportate da una classe dirigente meridionale moderna ed innovativa, che abbandoni il vecchio assistenzialismo becero ed inconcludente e riporti il Mezzogiorno, anche attraverso un rinnovato regionalismo, al centro delle politiche economiche di questo e dei futuri Governi.

L'articolo 6 dispone che, entro il 31 dicembre 2009, saranno modificati alcuni coefficienti di ammortamento fiscale dei beni ammortizzabili. L'articolo 7 reca disposizioni dirette a favorire la deducibilità fiscale della svalutazione dei crediti in sofferenza da parte delle banche e degli istituti finanziari. L'articolo 8 individua un nuovo sistema integrato di finanziamento ed assicurazione - denominato export banca - attraverso risorse finanziarie gestite dalla Cassa depositi e prestiti, volto a promuovere l'internazionalizzazione delle imprese, assistite da garanzia della SACE. L'articolo 10 interviene sulla disciplina dell'imposta sul valore aggiunto con particolare riferimento alle disposizioni in materia di crediti IVA vantati dai contribuenti. Tra le altre cose sarà possibile, con decorrenza 2010 e tenendo conto ovviamente delle esigenze di bilancio, l'aumento da 516.190 euro a 700.000 euro del limite massimo di credito compensabile nell'anno da ciascun contribuente.

L'articolo 11 prevede l'integrazione tra i sistemi informativi del Ministero dell'economia e del Ministero del lavoro, nonché dei soggetti ad essi collegati per analisi e studi mirati all'elaborazione delle politiche economiche e sociali.

L'articolo 12 reca norme in materia di redditi detenuti entro i cosiddetti paradisi fiscali ed in particolare dispone che gli investimenti in attività di natura finanziaria, ove detenuti in Stati o territori a regime fiscale privilegiato e non regolarmente dichiarati, si presumano costituiti - ai fini fiscali e salva la prova contraria - mediante redditi sottratti a tassazione. L'articolo 13, allo scopo di contrastare la pratica dell'indebito arbitraggio fiscale, subordina l'accesso a regimi che possono favorire disparità di trattamento ad una verifica di effettività sostanziale.

L'articolo 13-bis introduce una disciplina (il cosiddetto scudo fiscale) in materia di emersione delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero mediante la procedura del rimpatrio ovvero della regolarizzazione. La norma riguarda i capitali esportati o detenuti in violazione degli obblighi di dichiarazione dei redditi imponibili di fonte estera. L'operazione si perfeziona con il pagamento dell'imposta straordinaria, istituita dalla norma in esame, che consiste in un'aliquota sintetica fissata in misura pari al 50 per cento, comprensiva di sanzioni ed interessi, da applicare al rendimento presunto dell'importo corrispondente alle attività estere.

L'articolo 14 prevede un'imposta sostitutiva delle plusvalenze derivanti dalla valutazione ai corsi di fine esercizio delle disponibilità in metalli preziosi per uso non industriale, con l'aliquota del 6 per cento entro l'importo massimo di trecento milioni di euro. L'articolo 15 reca diverse disposizioni in materia di accertamento e di riscossione. Tra le altre, si semplifica la disciplina delle verifiche reddituali per determinare le prestazioni previdenziali ed assistenziali; si amplia l'ambito del pagamento rateizzato. I commi successivi, tutti aggiunti dalla Camera, dettano disposizioni varie: tra le altre, viene ampliata la base informativa di cui dispone l'Amministrazione finanziaria in sede di richiesta di misure cautelari; si concede un credito di imposta alle imprese di autotrasporto; si obbliga il PRA a segnalare all'Agenzia delle entrate, alla Guardia di finanza e alla Regione i casi in cui una singola persona fisica risulti proprietaria di dieci o più veicoli; si disciplina lo scambio reciproco di informazioni tra l'Agenzia delle entrate e l'INPS; si consente di affidare l'accertamento ed i controlli in materia di PREU alla SIAE; si disciplina una nuova modalità di estinzione dei debiti iscritti a ruolo di uso facoltativo per i Comuni.

L'articolo 15-bis interviene in materia di giochi, stabilendo, tra l'altro, che il nulla osta, rilasciato dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato decade automaticamente quando i relativi apparecchi e congegni risultino, per un periodo superiore a 60 giorni, non collegati alla rete telematica. L'articolo 15-ter istituisce un piano straordinario di contrasto al gioco illegale, cui partecipano l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di finanza.

L'articolo 17, tra le altre disposizioni, autorizza le Regioni Lazio, Campania, Molise e Sicilia, in presenza di eccezionali condizioni economiche e dei mercati finanziari, a ristrutturare le operazioni aventi ad oggetto strumenti finanziari derivati, e proroga al 31 dicembre 2009 il periodo di tirocinio previsto per il personale delle Agenzie fiscali.

L'articolo 18 prevede l'adozione di decreti del Ministro dell'economia volti a disciplinare la gestione delle disponibilità finanziarie delle società non quotate totalmente possedute dallo Stato.

L'articolo 21 interviene in tema di rilascio di concessioni di giochi, stabilendo che l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato debba avviare entro il 31 luglio 2009 le procedure per l'aggiudicazione della concessione agli operatori di gioco, individuati in numero non superiore a quattro, in possesso di idonei requisiti mediante selezione concorrenziale basata sul criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.

L'articolo 23, tra le altre disposizioni, differisce al 30 giugno 2010 il termine previsto per l'attuazione del piano di riordino e di dismissione delle partecipazioni societarie detenute da parte dell'Agenzia "ex Sviluppo Italia"; proroga al 31 dicembre 2009 il termine entro cui è consentito ai soggetti che, alla data del 31 ottobre 2007 prestavano l'attività di consulenza in materia di investimenti, di continuare a svolgere tale tipo di servizio senza detenere somme di denaro o strumenti finanziari di pertinenza dei clienti; estende all'esercizio finanziario 2010 la disciplina sperimentale inerente i limiti di contenuto della legge finanziaria e del bilancio, introdotta dal decreto-legge n. 112 del 2008 per il solo 2009; modifica le modalità di pagamento dell'imposta di bollo delle cambiali.

L'articolo 25 autorizza una spesa di 284 milioni di euro per la partecipazione dell'Italia a banche e fondi internazionali; interviene in materia di recupero dei versamenti fiscali e contributivi sospesi per il terremoto in Abruzzo; incrementa le risorse finanziarie destinate agli interventi di ricostruzione in Abruzzo e dispone in merito alla restituzione dei versamenti sospesi a seguito degli eventi sismici di Marche ed Umbria e di Campobasso e Foggia. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

PRESIDENTE. La relatrice di minoranza, senatrice Leddi, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice di minoranza, senatrice Leddi.

LEDDI, relatrice di minoranza. Signor Presidente, le Commissioni 5a e 6a hanno lasciato questa mattina verso l'una l'Aula in cui erano riunite per discutere del decreto che oggi è all'attenzione dell'Assemblea. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza, perlomeno da parte del PD che è stato presente massicciamente a tutta l'attività delle Commissioni, di partecipare ad una rappresentazione la cui soluzione finale era comunque già scritta e non era scritta in quest'Aula. Ne abbiamo avuto conferma qualche ora dopo quando, aprendo i giornali di questa mattina, abbiamo letto della decisione di porre la fiducia, comunicata evidentemente alla stampa, e di procedere immediatamente con un altro decreto.

Credo ci siano problemi di forma e di sostanza, che in questo caso coincidono, per cui mi permetto di rivolgermi alla Presidenza nella sua interezza per chiedere che vengano ripristinati dei rapporti corretti, sia sotto il profilo della forma sia sotto il profilo della sostanza. Non è una semplice questione di principio; è un problema di rispetto reciproco, come in una famiglia ci deve essere rispetto tra genitori e figli e tra figli e genitori, oppure le istituzioni, da quelle familiari a quelle quale la nostra, non reggono perché scricchiolano nei fondamenti.

Noi comunque, con la consapevolezza di cui ho detto, siamo rimasti a discutere per questioni di forma e di sostanza all'interno delle Commissioni bilancio e finanze. Per questioni di forma, perché comunque quando presentiamo degli emendamenti lo facciamo in modo limitato e non con obiettivi ostruzionistici bensì costruttivi, e poi li illustriamo e li difendiamo nel presupposto che possano essere accolti e comunque costituire un elemento utile anche per eventuali altri provvedimenti normativi. Per questioni di sostanza, perché riteniamo che il provvedimento alla nostra attenzione sia estremamente importante, così come lo sono stati tutti i provvedimenti anticrisi. Il problema della gestione della crisi non è un problema di maggioranza, ma del Paese; è della maggioranza invece la responsabilità della gestione della crisi e noi di questa responsabilità siamo assolutamente consapevoli.

Vero è che rispetto all'impostazione di questo - credo settimo o ottavo - decreto anticrisi, le proposte che abbiamo fatto partono dalla necessità, non di avere una dialettica polemica con la maggioranza, ma di portare alla riflessione un assunto fondamentale, quello con il quale il Governo affronta la crisi: la crisi c'è, è una crisi forte ma è una crisi breve.

Le politiche di intervento e di bilancio poste in essere sono tutte fondate su questo presupposto. Noi, invece, abbiamo il fondato convincimento che questo sia un altissimo rischio e che, quindi, le politiche impostate come politiche di risposta ad una crisi di breve periodo rischino di non essere assolutamente sufficienti nel caso che si sta prospettando di una crisi più lunga. Non amiamo iscriverci al partito delle cassandre e men che meno essere identificati come il partito che di questa crisi dà una rappresentazione tragica. La vediamo nella sua concretezza.

Come ho fatto in Commissione, richiamo solo un dato che spero attiri l'attenzione del Governo rispetto agli assunti con cui noi affrontiamo il problema della crisi e formuliamo le nostre proposte. La crisi non sarà breve e in questo senso nei giorni scorsi è emerso un dato significativo. Pochi giorni fa la Deutsche Bank è crollata in Borsa dopo avere annunciato che nell'ultima trimestrale aveva conseguito utili superiori dell'11,8 per cento (un miliardo di euro) rispetto a quelli conseguiti nello stesso trimestre dell'anno precedente, cioè prima della crisi. Il crollo registrato in Borsa, altissimo, è dovuto al fatto che contestualmente la banca ha annunciato che tutti gli utili in più li metteva a riserva, perché aveva un tasso di sofferenza di mancati ritorni di prestiti alle imprese che giustificavano un provvedimento di questa natura che ha poi provocato il crollo di cui ho parlato.

Che il sistema bancario - lì è più scricchiolante e quindi lo annuncia prima, ma le sofferenze sono note anche nel nostro - cominci a fare accantonamenti nell'assunto che le imprese non riescono a ritornare dei debiti che hanno nei confronti delle banche significa che c'è un sensore molto reale, non di parte ma oggettivo e di mercato, che ci annuncia che la crisi sarà più lunga del previsto. Per questo motivo noi riteniamo che questo provvedimento contenga, sì, alcuni interventi estremamente utili per le imprese, ma allo stesso tempo contenga anche, innanzitutto, il ripetersi di quella che noi riteniamo essere la strategia scorretta con cui si è inteso affrontare questa crisi. Mi riferisco al day by day, approccio che risulta adatto per affrontare le contingenze, ma in questo caso occorre una visione più strutturale, più di sistema, in particolare per quanto concerne gli strumenti che devono essere posti in essere a sostegno del nostro sistema produttivo, perché non conveniamo sull'assunto del Ministro. La crisi non sarà breve e questi sono provvedimenti adatti per una crisi breve, per cui siamo preoccupati per la tenuta del nostro sistema produttivo di fronte a questa ipotesi.

Per quanto riguarda le disposizioni normative riferite alle imprese, certamente la proposta di rafforzare la patrimonializzazione, e quindi gli stimoli per il rafforzamento della patrimonializzazione delle imprese, è sicuramente utile. Probabilmente si sarebbe potuto prevedere un limite non di 500.000 euro ma di 700.000 euro per gli aumenti di capitale, ma comunque la misura, insieme a quella della detassazione degli investimenti, si presenta come un modo positivo di affrontare la questione e di stimolare il sistema. Certo, in una nostra visione di intervento globale sul sistema, rafforzato perché un intervento meno rapsodico e con una massa critica più consistente ottiene dei risultati diversi, avrebbe comportato almeno due fondamentali impegni aggiuntivi, in primo luogo quello relativo alla questione dei tardati pagamenti della pubblica amministrazione, questione che riportiamo non perché amiamo ripetere come un mantra alcuni concetti già sviluppati in altre sedi, ma perché oggettivamente il tardato pagamento della pubblica amministrazione è da tutti riconosciuto, e dal Governo medesimo, come un problema che innanzitutto riguarda il ripristino della credibilità dello Stato nei confronti del sistema delle imprese. Infatti lo Stato deve essere il primo a pagare, oppure si genereranno a catena, come sta accadendo, tardati pagamenti anche delle grandi imprese nei confronti delle piccole; del resto, l'esempio viene dall'alto. Ancora più, rispetto a questo, resta il problema che in questa fase critica per molte piccole e medie imprese un tardato pagamento significa un rischio mortale per la sopravvivenza.

Se quindi il killer in questo caso è lo Stato, non esiste alcuna giustificazione.

Perché ritengo che quanto contenuto in queste disposizioni normative sia del tutto insufficiente ad affrontare il problema? Invito ogni collega che abbia buona volontà - lo voterà quindi potrebbe anche leggerlo - ad esaminare l'articolo che parla di tempestivi pagamenti alla pubblica amministrazione. La semplice lettura dell'articolo dimostra che essi non potranno essere tempestivi. Anche a un neofita della pubblica amministrazione capiterà di vedere che le procedure che si incardinano per evitare in futuro tardati pagamenti sono il presupposto per renderli più lenti. Avendo dibattuto di tale materia anche in Commissione, confesso di essermi formata un secondo convincimento. Uno dei problemi per cui non si riesce ad affrontare e risolvere tale questione, è che da parte del Governo non si ha assolutamente una chiara consapevolezza di come si sono formati i debiti che portano a tardati pagamenti; senza tale consapevolezza non si può trovare una ricetta risolutiva. Men che meno è una ricetta risolutiva il fatto di affidarci a sanzioni amministrative del tutto improbabili in una simile situazione, poiché porterebbero sicuramente alla paralisi degli atti deliberativi da parte dei funzionari. Ancora meno - vi prego di credermi - ci si può affidare alle ennesime relazioni.

Credo che il Ministro per la semplificazione potrebbe opporsi a qualunque richiesta di inserire, come avviene in questo caso, in atti normativi la richiesta di pletoriche relazioni a soggetti diversi, che avrebbero la sola funzione oggettiva di sottrarre forza lavoro alla risoluzione dei problemi, impegnandola a scrivere carte. La soluzione del problema dei tardati pagamenti della pubblica amministrazione non passa quindi attraverso tale procedura.

Al riguardo possiamo avanzare una richiesta, poiché riteniamo che sia corretta l'impostazione di dividere i debiti fin qui prodotti, che hanno generato tardati pagamenti per 60-70 miliardi (non si sa, perché di tale debito poco si conosce tranne l'entità), dai futuri debiti. In relazione al provvedimento in esame, chiediamo di essere molto chiari nel definire che cosa altri soggetti privati devono fare per risolvere problematiche spinose. Dovremmo stabilire che, per il sistema del credito, dal 1° novembre 2009 le imprese private debbono organizzarsi per evitare una serie di cose, e decideremo affinché esse non si ripetano. Cominciamo allora a farlo a casa nostra: definiamo quale sarà la data a partire dalla quale non si effettueranno più tardati pagamenti nella pubblica amministrazione. Mi pare evidente che se si chiede qualcosa al sistema privato e lo si impegna per legge, il primo esempio dovrebbe essere di imporre alle nostre strutture un analogo comportamento. In questo modo gli altri soggetti ci seguiranno anche più volentieri.

Altra questione per noi determinante, per quanto concerne il supporto al sistema produttivo, è l'impegno del Governo a promuovere nelle sedi internazionali dovute le modifiche a Basilea 2. È a tutti evidente che Basilea 2 ha un effetto prociclico; ciò, in un momento di crisi qual è l'attuale, ha un effetto deleterio rispetto alla concessione del credito. Se guardate le relazioni prodotte su tale materia, esse portano a conclusioni comuni da parte della nostra Banca centrale e delle autorità di vigilanza europea. Sono seguite anche delle azioni, che però sono necessariamente lente, il che significa che i primi rapporti alla Commissione europea che riconoscono, in ragione della crisi, l'urgenza di intervenire su Basilea 2 (per i motivi che ho spiegato), sono del febbraio di quest'anno. Siamo praticamente ad agosto ed ho la netta sensazione che non sia successo niente e che arriveremo al 2010 con una situazione anche peggiorata.

Siccome è chiaro a tutti che Basilea 2 fonda l'erogazione del credito delle banche sulla base dei bilanci che le aziende presentano, definendo dei rating molto precisi, se nel 2009, sulla base dei bilanci del 2008, le aziende hanno avuto difficoltà ad avere credito, potrete facilmente immaginare che cosa capiterà nel 2010, ossia tra pochi mesi, quando presenteranno i bilanci del 2009.

I bilanci del 2009 delle aziende italiane, soprattutto delle piccole e medie aziende, sono tutti al di fuori dei rating dettati da Basilea 2. Questa è questione cruciale per il sistema delle imprese, ripeto, piccole e medie, che rappresentano il 95 per cento del sistema delle imprese italiane. Su questo occorre giungere alla moratoria dell'applicazione di Basilea 2.

Mi rendo conto che è questione complessa, ne sono assolutamente consapevole, ma al riguardo occorre dare segnali assolutamente precisi per dimostrare che, al riguardo, si sono messi in moto i meccanismi necessari non per arrivare alla modifica di Basilea 2, il cui processo è avviato, ma alla moratoria della sua applicazione.

Questo rappresenterà un segnale concreto che avremmo voluto vedere anche all'interno del provvedimento in esame, come vediamo richiamate altre questioni che potrebbero non essere disciplinate dalla norma, quale l'accordo con l'ABI per la moratoria dei crediti, che credo il Governo abbia voluto inserire come forte segnale di attenzione alla questione.

E veniamo a due altri aspetti su cui i nostri emendamenti si sono soffermati perché riteniamo siano questioni cruciali, non tanto nel quantum, quanto nell'an in questo provvedimento. Mi riferisco alle disposizioni che riguardano la Corte dei conti e a quelle che riguardano l'oro della Banca d'Italia.

Il Ministro ieri è intervenuto ai lavori della Commissione e ha risposto a tutti i quesiti che sono stati posti in materia ribadendo ciò che ci si aspettava ribadisse; al momento che aveva inserito questa disposizione, ha ribadito i presupposti in base ai quali la misura della tassazione della plusvalenza virtuale maturata dall'oro della Banca d'Italia doveva essere introdotta e aveva le premesse per essere perseguita.

Su tale questione mi permetto di dire due cose. La prima è a titolo personale. Nella passata legislatura ho sempre avversato l'intenzione del ministro Visco di tassare il maturato e non il realizzato, perché ritengo che si debba tassare il realizzato e non il maturato. Dunque, se rivolgevo questa contestazione al ministro Visco, non vedo perché non debba rivolgerla anche a Tremonti. Sostengo poi una seconda tesi di ordine molto più generale che, come ho detto ieri sera, è questione apartitica, agiuridica e atecnica, ed è la seguente: l'oro della Banca d'Italia non si tocca. Non si tocca proprio per l'assunto sostenuto dal Ministro: perché è degli italiani e perché gli italiani nei confronti dell'oro della Banca d'Italia credo abbiano, più o meno, lo stesso atteggiamento che gli inglesi hanno nei confronti del tesoro della Corona. Credo che al tesoro della Corona non capiti niente se viene sottratto un grosso rubino per fare cassa. Non capita niente, ma non si fa.

Poiché siamo molto attenti ai segnali che si danno e visto che ci sono anche dei segnali immateriali molto importanti che pesano sull'opinione che si ha della nostra economia, ritengo che dare alla comunità nazionale ed internazionale il segnale che siamo arrivati a toccare il tesoro della Corona o, comunque, l'oro degli italiani presso la Banca d'Italia non sarebbe positivo. Poiché poi il Ministro - me lo voglia consentire - ha certamente grandi capacità nella gestione del bilancio e nel reperire le risorse necessarie, pure in un momento di difficoltà, voglio credere che non gli mancassero altri modi per trovare 300 milioni di euro.

Con considerazioni simili a quelle svolte per l'oro della Banca d'Italia, richiamo poi la Corte dei conti. Ricordo che sull'argomento abbiamo presentato degli emendamenti che abbiamo illustrato e sostenuto con fermezza.

Nel nostro Paese la Corte dei conti è un'istituzione di garanzia. Tuttavia, credo che moltissimi amministratori con cattive intenzioni - purtroppo, ve ne sono - siano più intimoriti dalla magistratura contabile che dalla magistratura ordinaria.

Credo che la Corte dei conti sia un'istituzione che ad oggi ha prestigio e capacità di intervento. Legare in questo modo le mani alla magistratura contabile non è un bel servizio, né nei fatti, né nella forma, né nella sostanza. Per tale motivo su questo punto ieri sera abbiamo fortemente dibattuto in Commissione. Abbiamo poi appreso - quindi, non sapendo mai se siamo nella realtà o nella rappresentazione, ciò avveniva fuori da questa sede - che c'è l'intendimento di intervenire e non possiamo che compiacercene.

Richiamo infine aspetti. In merito all'Abruzzo, il Gruppo del PD ha avanzato una richiesta che voglio così sintetizzare: sulla questione Abruzzo il punto è la certezza delle risorse. La situazione in Abruzzo è molto critica, ci si avvicina all'inverno e, in particolare, chi vive da senatore la realtà territoriale ha rappresentato con molta forza il principio cardine della certezza sulle risorse: togliere di torno alla questione Abruzzo il dubbio che vi siano risorse virtuali e la sensazione sul territorio che le risorse virtuali non potranno essere messe adeguatamente a disposizione e, quindi, che gli abruzzesi potranno essere costretti ad affrontare l'inverno in condizioni assolutamente disagiate. Al riguardo non vi è stata una risposta chiara e noi torniamo a ribadire la necessità che su questa, come su altre questioni, il parlare sia chiaro: usciremmo probabilmente, anche in questo caso, da equivoci e farraginosità che non servono a nulla, benché meno al Paese.

Come si è detto per altri punti di questo decreto, intervenire rapsodicamente sui problemi non rende un grande servizio, perché fa perdere la visione contestuale e di insieme. Lo dico in relazione alle modifiche del codice dei contratti pubblici, il secondo ed ultimo punto che desidero richiamare.

Se vi è questione che sicuramente va presa per le corna e va modificata è il codice dei contratti pubblici; intervenire a spizzichi e bocconi, risolvendo il problema che si pone oggi e perdendo la visione di insieme della problematica, non aiuta nessuno e non aiuta neanche il sistema. Le imprese lo sanno, hanno visto in questa fase che, proprio a causa delle lacune in questa materia, stanno entrando nel circuito legale molte risorse illegali: gare vinte al massimo ribasso laddove è evidente che imprese sane non possono permettersi altrettanto ribasso. Forti dubbi restano quindi sull'efficacia di questo strumento per combattere problematiche di tale natura. Si tratta di un problema che richiede un approfondimento serio e una capacità globale di affrontare la questione in tutta la completezza che ho anche qui richiamato. Il day by day, in questo caso come in altri, non aiuta le istituzioni.

 

PRESIDENTE. Senatrice Leddi, le sono già stati concessi tre minuti in più. Sono 23 minuti che lei parla.

 

LEDDI, relatrice di minoranza. Mi scusi, Presidente, non avevo avvertito i tre minuti in più e quindi mi appresto a concludere. Altri colleghi si soffermeranno su altre problematiche. Ricordo, tra tutte, lo scudo fiscale, questione su cui c'è profonda divergenza tra il Gruppo del PD e il Governo.

Concludo, signor Presidente. Noi eravamo qui alle prime ore del mattino nella convinzione che nell'interesse generale potessero essere approvati emendamenti e quindi si potesse da subito modificare la disposizione in esame in pochi punti cardine. Abbiamo avuto la precisa sensazione che si ritenesse di procedere diversamente, quindi con un aggravio assai oneroso, per l'impossibilità di portare alla Camera questo provvedimento la prossima settimana. Non è positiva per l'immagine che diamo all'esterno l'idea che, poiché una parte del Parlamento della Repubblica ha la valigia in mano, non si riesca a fare oggi quello che si deve fare oggi, nel punto in cui lo si deve fare.

Signor Presidente, dedicare a settembre 15 giorni di lavoro parlamentare per un nuovo decreto implica un costo per la collettività di 3 milioni di euro spannometricamente contati, e tutto questo perché non ce la siamo sentita di togliere la valigia dalle mani di chi la settimana prossima, alla Camera, deve andare in vacanza! (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate quattro questioni pregiudiziali.

Ha chiesto di intervenire il senatore Casson per illustrare la questione pregiudiziale QP1. Ne ha facoltà.

CASSON (PD). Signor Presidente del Senato, signori senatori, signori del Governo, mi accingo ad affrontare una questione pregiudiziale di costituzionalità del decreto-legge al nostro esame che ha del paradossale, direi che è quasi una questione dagli aspetti per certi versi kafkiani.

Sappiamo tutti in questo Senato e soprattutto lo sapete bene voi, signori del Governo, che state proponendo l'approvazione di alcune norme sulle funzioni e sulle attività della Corte dei conti che sono palesemente viziate - sottolineo, palesemente viziate - da profili di illegittimità costituzionale. Sapete altrettanto bene di aver già predisposto, come Consiglio dei ministri, un decreto-legge correttivo di tali vizi che interverrà dopo che avrete costretto i vostri senatori a votare delle norme palesemente incostituzionali, e consapevolmente. Ciò per evitare l'inevitabile e immediata bocciatura almeno sul punto da parte del garante della nostra Costituzione. Lo sapete benissimo. Eppure procederete come se nulla fosse, come se delle regole, delle leggi ordinarie e della Costituzione si potesse tranquillamente fare a meno, giocando con norme e pandette come fossimo al gioco delle tre carte.

A conferma di questo vostro gioco perverso, ricordo in quest'Aula il parere, l'invito rivolto ieri al Parlamento ed al Governo in Commissione giustizia dai senatori della stessa maggioranza, certamente non ciechi di fronte ai palesi vizi di legittimità costituzionale da noi segnalati in parte qua. I senatori di maggioranza segnalavano di valutare «la congruità rispetto al quadro costituzionale delle innovazioni alla disciplina della Corte dei conti apportate dal disegno di legge di conversione in esame (...), in particolare sotto il profilo del nuovo strumento di controllo preventivo di legittimità, del controllo nomofilattico vincolante affidato alle sezioni riunite della Corte dei conti su richiesta del prima Presidente (...), della possibile disparità di trattamento tra i funzionari delle amministrazioni centrali dello Stato e quelli delle amministrazioni regionali e periferiche in ordine all'esonero da responsabilità contabile (...) e, infine, della disposizione (...) che (...) stabilisce la nullità di qualunque atto istruttorio o processuale posto in essere relativamente ad atti qualificati (...), diversamente dal dolo e dalla colpa grave, col rischio di paralizzare l'azione investigativa del pubblico ministero contabile (...)».

Si tratta esattamente degli stessi vizi da noi chiaramente segnalati ieri in Commissione ed oggi in sede di pregiudiziale in quest'Aula. Bisognerebbe semplicemente prenderne atto nell'interesse delle istituzioni e della giurisdizione. Purtroppo sappiamo che non sarà così.

A parte il vostro consueto vizio di fare strame dell'articolo 77 della Costituzione, che vi fa completamente sottovalutare, se non proprio eliminare, i requisiti della necessità e dell'urgenza (cosa c'entrano ad esempio con il decreto-legge le norme sulla composizione del Consiglio superiore della magistratura militare e quelle sulla Corte dei conti non lo sa nessuno), a parte il vostro ulteriore vizio di inserire in un decreto-legge disposizioni nuove e disomogenee ad iter parlamentare già avviato, così comprimendo in modo irragionevole il previsto controllo del Presidente della Repubblica, nel decreto-legge al nostro esame avete altresì inserito le norme sulla Corte dei conti criticate - dicevo - da senatori della vostra stessa maggioranza ed in assenza di qualsiasi requisito di necessità, di urgenza, di omogeneità rispetto al tipo e al titolo delle norme introdotte dal presente decreto-legge. In particolare, il comma 30 dell'articolo 17, selezionando irrazionalmente gli atti e i contratti da sottoporre al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, crea una evidente disparità di trattamento tra lo Stato e gli altri enti, di cui all'articolo 114 della Costituzione, così violando palesemente sia l'articolo 3 che lo stesso articolo 114 della Costituzione.

Inoltre, con l'introduzione del comma 30-ter dell'articolo 17 il procuratore contabile può esercitare l'azione contabile solo in presenza di una specifica e precisa notizia di reato, cagionato per dolo o colpa grave, ed il danno all'immagine sarà perseguito solo in caso di sentenza irrevocabile di condanna, così riducendo sensibilmente il margine di intervento delle procure contabili, se non proprio eliminando in tanti casi il controllo contabile stesso.

Oltre alle indicazioni relative all'effettivo depapeuramento finanziario e patrimoniale arrecato si può poi ricordare la norma generale che in via presuntiva sancisce l'esclusione della gravità della colpa in determinate situazioni. Questa norma, assieme alle norme di carattere generale che ho indicato, creano inevitabilmente delle vere e proprie zone franche nell'accertamento degli illeciti e delle relative responsabilità amministrativo-contabili nella gestione delle risorse pubbliche, così violando il principio di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione e segnatamente il principio di responsabilizzazione degli amministratori e dei dipendenti pubblici, di cui all'articolo 97 della Costituzione.

L'articolo 17, comma 31, si pone poi in contrasto con i princìpi di cui agli articoli 100 e 97 della Costituzione. Infatti, la proposta composizione nominativa delle Sezioni riunite contrasta con il principio di autonomia e indipendenza che l'articolo 100, comma secondo, della Costituzione assicura ad ogni magistrato contabile che eserciti la funzione di controllo, oltre che con un'evidente principio di razionalità e logicità che da tempo la giurisprudenza della Consulta ha assunto ad ulteriore parametro di costituzionalità. Sempre con riferimento a questo comma 31, devo osservare che la previsione di pronunce di carattere generale - o di orientamento come dite - se può giustificarsi in presenza di orientamenti contrastanti tra le diverse sezioni regionali di controllo non si giustifica certamente in mancanza di contrasto.

Questa previsione normativa espropria di fatto, lo sottolineo, le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti delle proprie competenze legislativamente determinate su base territoriale, attraendole a livello centrale proprio nei casi, peraltro del tutto indeterminati, ritenuti di maggior rilievo o delicatezza, pur in assenza di ogni contrasto o incertezza interpretativa. Tale previsione si pone altresì in controtendenza con i princìpi desumibili dal già richiamato articolo 114 della Costituzione, da cui discende, tra l'altro, l'articolazione della funzione di controllo esterno a livello regionale e locale. Inoltre, la funzione d'orientamento generale renderebbe anche superflua ogni successiva pronunzia delle sezioni regionali, svuotandole di fatto di funzioni significative, e sul punto sarebbe proprio interessante sapere che cosa ha da dire il partito della Lega Nord.

Segnalo, infine, che il presente decreto‑legge prosegue nel tentativo - a nostro modo di vedere perverso - di gerachizzazione della Corte dei conti, già parzialmente realizzato, e da noi contestato, con la legge 4 marzo 2009, n. 15, la cosiddetta legge Brunetta, che ha modificato la coerenza del sistema costituzionale di controllo esterno della Corte dei conti, controllo che viene ora ad essere asservito e subordinato ai Governi centrali e locali, a detrimento del corretto rapporto con le Assemblee parlamentari e con le assemblee elettive territoriali.

Il presente decreto‑legge, pertanto, così come ha già fatto la legge n. 15 del 2009, interviene di nuovo pesantemente sulle funzioni e sull'ordinamento della Corte, in contrasto con le esigenze e le garanzie poste dalla Costituzione, nonché con i princìpi posti a presidio delle magistrature, continuando a introdurre princìpi e criteri gerarchici ed accentratori in modo non compatibile con i richiamati princìpi costituzionali.

Pertanto, chiediamo che preso atto di tali evidenti e palesi profili di illegittimità costituzionale il Senato deliberi ai sensi dell'articolo 93 del proprio Regolamento di non procedere all'esame del disegno di legge n. 1.724. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Livi Bacci per illustrare la questione pregiudiziale QP2. Ne ha facoltà.

LIVI BACCI (PD). Signor Presidente, colleghe e colleghi del Senato, signori del Governo, il decreto legge di cui oggi si discute la conversione in legge contiene norme di notevole rilevanza economica in funzione anticrisi e dispone all'articolo 1-ter una regolarizzazione dei lavoratori italiani e stranieri occupati irregolarmente nell'attività di assistenza di componenti della famiglia - cito testualmente - «affetti da patologie o handicap che ne limitino l'autosufficienza» o che svolgono «lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare».

La regolarizzazione avviene mediante una dichiarazione di emersione da parte del datore di lavoro e previo pagamento di un contributo forfettario di 500 euro per ciascun lavoratore. Rispetto a questa norma, il Gruppo del PD solleva una questione pregiudiziale, rilevando la manifesta violazione del principio di uguaglianza sancito dell'articolo 3 della Costituzione, per ragioni assai evidenti che tra un momento illustrerò. Prima di farlo vorrei avanzare alcune considerazioni generali.

La prima riguarda la materia trattata - cioè l'immigrazione e la condizione di irregolarità - e l'invito all'emersione dei lavoratori stranieri che si trovano in condizione irregolare. Ebbene, il Governo ammette implicitamente la rilevanza del lavoro immigrato, del quale proprio non si può fare a meno, tanto che occorre far violenza alla legge e alla normativa, perfino a quella approvata solo da qualche settimana, e fresca d'inchiostro, contenuta nel cosiddetto pacchetto sicurezza.

Con quel provvedimento - è bene ricordarlo a chiare lettere - oltre ad inserire nel nostro ordinamento una normativa inapplicabile nella pratica (è questo è il male minore, al quale abbiamo un secolare allenamento), si è voluto affermare un principio che fa fare parecchi passi indietro alla nostra civiltà: chi entra in Italia, o viene a trovarsi sul territorio nazionale, senza i regolari documenti, compie un reato. Si è, dunque, criminalizzata una situazione che è quasi sempre il risultato della necessità, e spesso la conseguenza della farraginosità della nostra legislazione in ambito migratorio.

Ci auguriamo, a questo proposito, che l'Italia, patria del diritto come dice la retorica, possa disconoscere presto la paternità di questa norma e di altre norme incivili come l'aggravante di pena per gli irregolari mediante l'intervento della nostra alta Corte.

Ma adesso il Governo fa una clamorosa inversione a U: non solo regolarizza il rientro di capitali illegalmente esportati con l'obolo dell'1 per cento sul valore, ma regolarizza anche chi è entrato (non uscito) illegalmente, mediante il versamento all'erario di un contributo di 500 euro. Poiché, in molti casi, l'onere del pagamento sarà traslato sulle spalle dell'immigrato (che dovrà pagare anche per il permesso di soggiorno) ricordo ai colleghi che si tratta di un importo pari ad almeno il 5 per cento del reddito annuo dell'immigrato regolarizzato. Chiediamo infatti a chi sostiene un invalido o alleva un bambino - e fa un lavoro utile ed indispensabile, come riconosce questa stessa legge - un contributo almeno quintuplo di quanto non venga chiesto al contribuente infedele che ha frodato il fisco e ingannato il suo Paese.

La seconda considerazione generale è che questa sanatoria parziale e selettiva - mi spiace per gli amici della Lega, che a questa parola sobbalzano sullo scranno, ma di sanatoria si tratta - trova la sua giusta collocazione in un decreto anticrisi. Infatti, è proprio vero: il welfare familiare italiano è in grave crisi, perché i trasferimenti pubblici per famiglia e figli sono, da noi, solo una frazione di quelli operati dagli altri paesi dell'Unione europea (si consultino a questo proposito i dati di Eurostat, di cui posso fornire l'indirizzo web, se richiesto). Ora, per tutelare questa famiglia in crisi il Governo ha scelto non di riformare gli iniqui criteri di ripartizione tra le famiglie degli scarsi trasferimenti pubblici, ma di contraddire la normativa che ha trionfalmente imposto al Paese solo qualche settimana fa.

Con la terza considerazione generale ricordo che questa maggioranza ancora una volta smentisce se stessa.

Le norme contenute nei vari involucri del «pacchetto sicurezza» avevano un doppio obiettivo. Il primo era quello di rendere più tortuosa, impervia e difficile la vita dello straniero nel nostro Paese. Riconosco che questo obiettivo è stato magistralmente centrato: la missione è stata compiuta al 120 per cento.

Il secondo obiettivo era la deterrenza: un principio per lo meno discutibile, come sanno bene gli esperti e gli studiosi di queste materie, e che spesso non funziona. È certo, però, che la deterrenza funziona ancora meno quando i potenziali autori del reato si accorgono che la norma non viene attuata, o viene sospesa o, comunque, disattesa. Così, i ripetuti condoni in materia impositiva, fiscale o edilizia hanno nutrito l'italica schiera di esportatori di capitali, evasori fiscali e costruttori senza scrupoli.

Non sarà così anche per le famiglie, intrappolate tra le necessità familiari e l'impervia normativa migratoria, che rende loro difficile impiegare regolarmente il lavoro straniero? Non sarebbe ora che la maggioranza, presidente Bricolo, si ponesse il problema del perché oggi, ad otto anni dall'approvazione nel 2001 della legge Bossi-Fini - periodo durante il quale, peraltro, la maggioranza ha governato per oltre sei anni - il numero degli irregolari è aumentato, anziché diminuire? Non ci sarà forse qualche magagna nelle politiche migratorie, non riconducibile a leggi troppo blande, ma a leggi sbagliate?

Torniamo all'articolo 1-ter, che opera una serie di irragionevoli discriminazioni. Queste riguardano sia i lavoratori stranieri interessati dalla regolarizzazione, sia i requisiti che i lavoratori stessi devono avere per essere regolarizzati, sia, infine, i datori di lavoro che possono effettuare la dichiarazione di emersione. È in queste discriminazioni (si veda il primo comma dell'articolo in questione) che risiede la manifesta violazione del principio di uguaglianza sancito nell'articolo 3 della Costituzione. La dichiarazione di emersione, infatti, non è estesa a tutti i lavoratori irregolari, ma riguarda solo quelli che svolgono attività di assistenza e di sostegno alle famiglie.

Non c'è ragionevolezza in questa disposizione: l'irregolare emerso, infatti, ottiene la sospensione del procedimento penale (per ingresso clandestino), l'estinzione del reato e, quindi, il permesso di soggiorno. Ma chi è l'irregolare così beneficiato? Non qualsiasi immigrato, e nemmeno un immigrato lavoratore qualsiasi, ma - diciamo così - l'immigrato "di famiglia". La sua regolarizzazione dipende dalla professione svolta, con un criterio profondamente discriminante. Forse che il muratore irregolare, che contribuisce alla costruzione della casa nella quale abiterà una famiglia, svolge una funzione meno utile di quella della baby sitter, ugualmente irregolare, che accompagna il bambino di quella stessa famiglia all'asilo? Forse che l'irregolare proveniente dall'India, che munge le mucche di una fattoria padana e contribuisce a produrre il latte che berrà il bambino di quella stessa famiglia, compie una funzione socialmente meno rilevante? Lascio all'immaginazione dei colleghi il compito di formulare altri possibili esempi.

Ma è questa discriminazione che determina «l'esito paradossale e senz'altro incostituzionale di far dipendere la rilevanza penale di un comportamento, e l'applicazione delle conseguenti sanzioni penali, dalla professione e dalle mansioni svolte dal lavoratore straniero». Questi, in base a questo articolo, commetterà un reato se svolge attività di cuoco, di giardiniere, di muratore o di mungitore, ma non violerà la norma penale se accompagna un bambino a scuola o una persona anziana a passeggiare.

Immagino che il mio tempo stia per scadere e non mi addentro in ulteriori considerazioni, peraltro contenute nel testo a vostra disposizione. Ma credo che la manifesta violazione dell'articolo 3 della nostra Costituzione sia motivo più che sufficiente per indurre i molto onorevoli e ragionevoli colleghi di questo Emiciclo a non passare all'esame del disegno di legge n. 1724, ai sensi dell'articolo 93 del nostro Regolamento. (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Congratulazioni).

Presidenza della vice presidente BONINO (ore 11,25)

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Li Gotti per illustrare la questione pregiudiziale QP3. Ne ha facoltà.

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente, la giornata di oggi ha un contenuto manifestamente surreale.

Siamo chiamati a celebrare un rito codificato dai nostri Regolamenti e dalla Costituzione, sapendo benissimo che è solo un rito, perché noi svilupperemo e sviluppiamo questioni afferenti le pregiudiziali di costituzionalità che riguardano articoli di questo provvedimento che il Governo si appresta a modificare, proprio per evitare questi profili d'incostituzionalità.

Il rito contempla che noi si sollevi la pregiudiziale, che il Parlamento, come è scontato, sdegnosamente la rigetti, sapendo perfettamente che le nostre questioni pregiudiziali sono fondate, tant'è vero che le norme che verranno riproposte nel nuovo decreto-legge dal Governo serviranno proprio a questo. Si tratta dunque di un rito abbastanza paradossale in cui giochiamo e svolgiamo il gioco delle parti avendo noi torto e voi ragione, sapendo voi di avere torto, tant'è che ci darete ragione domani, ma dandoci torto oggi. Ora non mi sottraggo a questo rito che siamo chiamati a celebrare, ma vorrei fare un discorso di fondo con cui anticipo l'indicazione abbastanza sommaria della questione sollevata in maniera molto articolata, quindi mi riferirò a quel testo. Non posso però non precedere la mia valutazione circa la incostituzionalità di questo provvedimento da una considerazione in merito all'enorme imbarazzo in cui si svolge il lavoro di una Camera.

Sappiamo che la nostra democrazia ha due presidi fondamentali e caratterizzanti: uno è il Parlamento e l'altro è la Costituzione. Ciò che distingue le democrazie dagli altri regimi possono essere i treni che arrivano in orario, può essere un ponte fatto al punto giusto e che non cade; ma ciò che distingue alla radice le democrazie da altri sistemi è l'esistenza della centralità del Parlamento, è il riferimento alla Carta suprema che è la nostra Costituzione. Sapremo altresì, perché questo è nella cronaca che scriveremo di questa giornata, che poi si metterà la fiducia su questo disegno di legge, ossia che il Governo dirà al Parlamento: o questo provvedimento o io mi dimetto.

Il Parlamento assicurerà la fiducia su provvedimento sfiduciato dal Governo che nel frattempo lo ha modificato. Quindi, il Governo porrà la questione di fiducia utilizzando l'istituto solenne previsto dall'articolo 161 del Regolamento. Come viene ben spiegato in tale articolo, la rilevanza costituzionale della discussione sulla questione di fiducia assume carattere preminente, avendo il Governo condizionato in modo espresso all'approvazione di un testo la propria sopravvivenza. Questo è quanto scritto nel parere della Giunta per il Regolamento del 19 marzo 1984. Dunque, per la stessa sopravvivenza dell'Esecutivo, si porrà la questione di fiducia, con un atto solenne, su un provvedimento che nel frattempo il Governo ha modificato: vorrei capire che tipo di fiducia è! (Applausi dal Gruppo IdV e dei senatori Zanda e Finocchiaro). È il contrario della fiducia! Non si può chiedere una fiducia su un atto sfiduciato dal Governo!

Vi rendete conto del paradosso e del rito che stiamo svolgendo nel nome della democrazia? Questo non c'entra niente: si tratta di un'alchimia costituzionale; non c'entrano la Costituzione e la democrazia. Ripeto che si tratta di alchimie perché poi tutto dipenderà dal numero che verrà assegnato, in sede di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, da parte della tipografia del Poligrafico dello Stato. Infatti, il numero che verrà assegnato al provvedimento renderà efficace uno rispetto all'altro. Quindi, la democrazia si trasferirà, dall'aula sovrana del Parlamento, alla tipografia dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato! (Applausi dai Gruppi IdV e PD). Speriamo che non sbaglieranno! Poiché i due provvedimenti arriveranno contemporaneamente, immaginate se dovessero sbagliare numero: salterebbe tutto il sistema. Potrebbe entrare in vigore prima la norma che non piace, come dovrebbe essere, e che è stata contemporaneamente annullata dalla norma che nel frattempo è stata modificata; se, però, il tipografo sbagliasse la numerazione, avverrebbe il contrario.

Mi chiedo per quale motivo non avete presentato un emendamento, modificando qui la norma; per quale motivo dobbiamo fare tutte queste alchimie, questo strano giro. Se il Governo è convinto di dover modificare alcune norme che ha appena licenziato, può esercitare la facoltà emendativa: interviene su quelle norme e il provvedimento torna alla Camera dei deputati in terza lettura in tre o in quattro giorni. Sarebbe un fatto normale. Invece sembra che questo non si possa fare!

 

PRESIDENTE. Senatore Li Gotti, è terminato il tempo a sua disposizione.

 

LI GOTTI (IdV). Signora Presidente, ho 15 minuti di tempo.

 

PRESIDENTE. Alla Presidenza risultano dieci minuti di tempo.

 

LI GOTTI (IdV). Le chiedo scusa, ma il mio Gruppo mi ha comunicato che disponevo di 15 minuti di tempo.

In ogni modo, fatta questa premessa, elenco (sono riportati anche nella risoluzione) i profili di non costituzionalità del provvedimento in esame.

All'articolo 1-ter,comma 11, si prevede l'estinzione del reato di soggiorno irregolare nonché dei reati commessi dai datori di lavoro. In realtà, l'estinzione del reato è un'amnistia; si deve prevedere la non punibilità. Se si prevede l'estinzione, si rientra nell'ipotesi prevista dall'articolo 79 della Costituzione, cioè se l'estinzione del reato è un provvedimento di amnistia necessita di un voto qualificato dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Se è non punibilità, non è estinzione.

 

PRESIDENTE. Senatore Li Gotti, la prego di concludere. Il suo tempo è esaurito. Il Regolamento prevede dieci minuti per l'illustrazione di una questione pregiudiziale. Non si tratta della distribuzione del tempo tra i Gruppi.

 

LI GOTTI (IdV). Concludo il mio intervento, rinviando al testo della questione pregiudiziale da noi presentata. Faccio notare, però, che l'intervento precedente è durato quattro minuti in più del tempo previsto. Accetto, comunque, la sua decisione, Presidente, e spero che in futuro si tenga conto di questo credito di tempo che oggi non mi è stato concesso. (Applausi dal Gruppo IdV).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore D'Alia per illustrare la questione pregiudiziale QP4. Ne ha facoltà.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, dieci minuti possono bastare per illustrare il pasticcio istituzionale di cui questa maggioranza si è fatta carico, imbucandosi in un tunnel senza uscita, che crea, purtroppo, un precedente molto serio e molto grave per l'attività del Parlamento e, se mi è consentito, del Governo, cosa che forse in questa fase interessa più voi ma interessa anche noi.

Volendo fare la cronistoria parlamentare di questo decreto, quando venne presentato alla Camera, esso aveva già, al suo interno, una serie di disposizioni eterogenee tra loro che avrebbero dovuto assolvere il compito di recare una serie di misure per alleviare la situazione economica e sociale di questo Paese in un momento di crisi internazionale e nazionale. Venne dunque avviata la discussione in Parlamento e nelle competenti Commissioni di merito che affrontarono questo tema e modificarono il testo del decreto.

Presidenza del vice presidente CHITI (ore 11,38)

 

(Segue D'ALIA) Il decreto è approdato quindi in Aula per l'esame definitivo in prima lettura e il Governo è intervenuto con un maxiemendamento su cui è stata posta la fiducia. Tale maxiemendamento conteneva una serie di norme che modificavano il testo approvato dalla Commissione. Il presidente della Camera Fini, in un accorato e sentito intervento di natura istituzionale, ha lamentato la difficoltà di garantire un esame parlamentare del decreto; il ministro Tremonti ha detto che il Presidente della Camera aveva ragione ma né la Camera, né il Governo hanno cambiato atteggiamento ed opinione e il testo è rimasto quello determinato dal maxiemendamento.

Il testo approda ora al Senato. Nel passaggio alla Camera ci si accorge che esso contiene tutta una serie di questioni abnormi e contraddittorie, alcune contenute nel testo originario del decreto, altre in quello risultante dal maxiemendamento votato alla Camera. Fra le tante abnormità, ve ne sono alcune molto gravi che, peraltro, avrebbero dovuto scandalizzare i colleghi della Lega. Mi riferisco, in particolare, alle norme sulla Corte dei conti. Infatti, cari colleghi, voi state conducendo una operazione simpatica che, alla fine, vi si ritorcerà contro.

Voi affermate princìpi giusti: bisogna spendere bene le risorse, condannare gli amministratori spendaccioni, utilizzare il denaro pubblico dei contribuenti in modo produttivo ma, nel momento in cui dite questo, votate delle norme che precludono il controllo all'unico soggetto che potrebbe accertare eventuali danni all'erario e quindi ai contribuenti. Tali norme, infatti, precludono alla Corte dei conti la possibilità di esercitare quel controllo giurisdizionale che la Costituzione e le leggi italiane le attribuiscono, perché questo è contenuto nel decreto. Tali norme rendono inutile l'esercizio dell'azione contabile, rendono inutile l'accertamento della responsabilità amministrativa e contabile e rendono quindi inutile, di fatto, il federalismo fiscale di cui tanto voi parlate. Queste norme, contenute nel decreto e nel testo al nostro esame, sono in aperto contrasto e violazione della Carta costituzionale.

Ma ora cosa succede? Vi siete accorti, perché qualcuno autorevolmente lo ha fatto presente, che tutto ciò non può andare. Solo che siete stati ostinati, perché avete dimenticato che, nel promulgare il cosiddetto pacchetto sicurezza, il Capo dello Stato ha inviato una lettera al Governo nella quale ha sottolineato l'impossibilità di esercitare le sue prerogative costituzionali di fronte ad un insieme di norme eterogenee, alcune delle quali importanti ed utili al Paese, altre in aperto contrasto con la Costituzione. Il modo con cui state legiferando e continuate a legiferare con questo decreto non consente al Parlamento e al Capo dello Stato di esercitare quelle funzioni, proprie di una democrazia moderna e civile, che la Costituzione assegna al nostro Paese!

Questo è il punto di rottura, sotto il profilo costituzionale, del decreto e dei precedenti atti che voi, a colpi di maggioranza, avete approvato. Questa è la crisi del sistema costituzionale del nostro Paese e del modo con cui si articola il rapporto tra Parlamento, Esecutivo e Capo dello Stato. Questo è il problema reale che vi ha costretto ad imbucarvi in un tunnel senza uscita e quindi ad adottare un decreto correttivo per porre rimedio ai guasti che con questo decreto aver introdotto. La strada alternativa sarebbe stata quella, più logica, di fare degli emendamenti del Governo al decreto in esame per modificare le norme allucinanti che avete approvato. Questo però vi avrebbe obbligato a stare qui insieme a noi per un paio di giorni in più. Infatti, la fiducia su un altro emendamento, facendo un'ulteriore forzatura, anche al Senato, non sarebbe stata ammissibile e costituzionalmente sopportabile. Questo è il quadro nel quale vi muovete.

Siete poi in uno stato di confusione permanente, perché proponete l'ennesima - non so più a che numero siamo - fiducia al Parlamento, peraltro su un sistema di legislazione che non è trasparente. Infatti, l'altra volgarità istituzionale del vostro modo di comportarvi è che non date la possibilità, né al Parlamento né al Paese, di capire di cosa si stia parlando, perché ad ogni provvedimento che portate, o come decreto-legge o come disegno di legge, o in sede di conversione o in sede di esame parlamentare, agganciate "vagoni" che sul piano dei contenuti non hanno alcun significato e alcuna coerenza rispetto al testo proposto. In questo modo impedite, non solo al Capo dello Stato di fare le sue valutazioni su quel testo, perché è chiaro che egli non può fare un rinvio parziale di una legge, ma anche ai cittadini di comprendere se realmente stiate adottando un pacchetto di norme che ha la sua efficacia ed è produttivo di effetti positivi per il Paese. Fate solo degli spot.

Tutto questo sul piano politico può essere censurabile, ma sul piano istituzionale e costituzionale non è più sopportabile. Non lo è perché in un sol colpo avete scardinato tutti i sistemi di funzionamento nel rapporto tra l'Esecutivo ed il Parlamento. Questo è l'elemento critico che noi abbiamo sintetizzato nella nostra pregiudiziale di costituzionalità, alla quale rinvio, facendo solo un esempio, la regolarizzazione di colf e badanti. Anche questa norma, così come l'avete concepita, è ipocrita. Infatti sapete bene che l'unica operazione di emersione dal lavoro irregolare è quella contenuta in questa disposizione, che prevede un gettito per le casse previdenziali, a regime, di circa 1,3 miliardi di euro.

Da un lato, questo vi serve per risanare le casse dell'INPS, che sono messe male; dall'altro, però, per dire che non è un intervento per gli extracomunitari fate un'operazione che riguarda i lavoratori stranieri e quelli italiani irregolari, ma solo con riferimento a questo settore di attività lavorativa, lasciando fuori gli altri lavoratori irregolari, italiani e stranieri, e agganciando a questo il presupposto di fatto su cui si dovrebbe applicare una norma penale che avete introdotto, quella sull'immigrazione clandestina. Quindi, anche sotto questo profilo introducete un sistema in forza del quale il presupposto di fatto è differenziato e discriminato nel determinare l'applicazione o meno di una sanzione penale.

Non credo che tutto ciò meriti particolari commenti, se non quello che siete arrivati al capolinea e alla frutta non solo nel modo di interpretare il rapporto costituzionale fra Governo e Parlamento ma anche nel modo di interpretare in maniera assolutamente opaca e non trasparente il rapporto fra il Governo, il Parlamento e i cittadini che vi votano. (Applausi dai Gruppi UDC-SVP-Aut, PD e IdV).

Presidenza del presidente SCHIFANI (ore 11,45)

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulle questioni pregiudiziali presentate si svolgerà un'unica discussione, nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.

MAZZATORTA (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAZZATORTA (LNP). Signor Presidente, credo che bastino poche parole per liquidare le questioni pregiudiziali presentate. Quelle che ho sentito sono state tante ma i temi reali in concreto non sono stati affrontati.

In merito all'emersione del lavoro irregolare svolto dagli stranieri non comunitari, abbiamo sentito in precedenza cifre impressionanti, ma alla fine abbiamo scoperto che sono solo 170.000 gli stranieri extracomunitari che potrebbero aderire a questa procedura di emersione selettiva. Verificheremo poi quali saranno gli esiti finali di tale procedura e quali i numeri effettivi che, certo, sono ben lontani da quelli che ci erano stati presentati anche nel corso del dibattito svolto sul disegno di legge sulla sicurezza; si parlava, infatti, lo ripeto, di oltre 700.000 clandestini utilizzati come badanti o assistenti nelle famiglie italiane. I numeri sono quindi differenti.

È prevista un'emersione selettiva che è già stata consentita negli anni passati, dato che nel 2002 se ne è operata una identica. In coincidenza con tale procedura di emersione viene sospesa l'applicazione delle sanzioni penali. Qualora poi essa porti ad un risultato positivo, ovviamente il clandestino sarà regolarizzato con un contratto di soggiorno, non si troverà più in una situazione di clandestinità e, dunque, rientrerà a pieno titolo nel numero degli stranieri che godono dei diritti amplissimi che questo Paese offre agli stranieri e dei doveri, pochi per la verità, che impone loro.

Il collega Livi Bacci ha parlato di fallimento delle politiche di governo dell'immigrazione in Italia. Su questo siamo perfettamente d'accordo. Credo infatti sia necessaria una revisione completa del sistema di governo dell'immigrazione, ma abbiamo anche constatato che sono poche le proposte effettive e concrete avanzate sul tema dai colleghi dell'opposizione.

In merito alla magistratura contabile, ricordo di avere svolto in Commissione giustizia il ruolo di relatore di un parere che ha espresso delle osservazioni critiche a questa misura. Rimane però la necessità di disciplinare nuovamente il processo contabile e la responsabilità contabile degli amministratori. Non può trattarsi solo di uno spauracchio perché la questione è estremamente delicata e richiede di trasformare quella che oggi è una macchina tritacarne che spesso procede in maniera anche casuale ed episodica in un processo serio, basato su elementi seri, valutando complessivamente il danno erariale di cui in questo provvedimento si tenta una definizione, e questo è già un passo avanti.

Certo, sul tema dei controlli preventivi di legittimità ci sono forti perplessità, però ricordiamo che questo si pone all'interno di un provvedimento che ha misure antirecessive importanti ed urgenti, che quindi richiedono un'immediata conversione in legge di tale provvedimento. Credo che avremo tempo e modo, anche alla luce del decreto correttivo che a breve entrerà in vigore, di valutare complessivamente il tema.

Vorrei far notare, ma senza volontà di fare polemica, che ho esaminato attentamente gli emendamenti dell'opposizione sull'articolo 17, per valutare se ci fosse una proposta alternativa alle norme del Governo in materia di responsabilità contabili, ma non ho trovato null'altro che emendamenti soppressivi. Ciò è forse segno che non c'è una volontà reciproca di studiare il tema, di approfondirlo, di non lasciarlo più disciplinato in maniera confusa e basata su singole giurisprudenze delle sezioni regionali della Corte dei conti, ma di cercare di trovare una sintesi unitaria di riforma di un tema così importante per gli amministratori delle amministrazioni pubbliche statali, ma anche per quelli locali, che ogni giorno devono assumersi delle responsabilità molto forti non solo politiche, ma anche contabili.

Per le suddette ragioni, esprimeremo un voto negativo rispetto alle questioni pregiudiziali. Invitiamo dunque l'Assemblea e i colleghi di maggioranza a fare altrettanto, in modo da procedere oltre nella discussione. (Applausi dal Gruppo LNP).

BONINO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BONINO (PD). Signor Presidente, colleghi, credo che se Kafka fosse con noi su questi banchi, si sentirebbe piccino e frustrato, perché neppure il suo genio, pur contorto, avrebbe mai pensato di riuscire ad inventare un tale labirinto istituzionale, un tale guazzabuglio normativo come quello che abbiamo avuto di fronte oggi e nelle ultime settimane.

I colleghi Casson, D'Alia, Li Gotti e Livi Bacci hanno illustrato alcune questioni pregiudiziali. Le voteremo tutte, ma mi consentirete di insistere su un punto, perché non ho capito se il Governo intende correggerlo oppure no. Ho capito - così dichiara la stampa - che il Consiglio dei ministri è riunito per porre argini per quanto riguarda la Corte dei conti, le riserve auree della Banca d'Italia e le competenze del Ministero dell'ambiente. Non ho però capito se intende porre mano anche a quest'altro obbrobrio giuridico previsto: mi riferisco alla questione toccata proprio adesso dal collega Mazzatorta.

Onorevole collega, signor Presidente, mi spiegherò con un esempio così ci capiremo meglio. Il nostro Governo ha deciso di dichiarare, quando nel nostro Paese arrivano persone non nate in Italia e provenienti fuori dall'Europa, che costoro, per il solo fatto di essere nati altrove e di trovarsi a calcare il nostro territorio, sono fuorilegge. Ma quale legge hanno violato? Nessuna, a meno che abbiano commesso delitti già previsti, e loro non ne hanno commessi. Allora come fanno ad essere fuorilegge? Semplice: si vota una legge, che manca, e che li dichiara fuorilegge. (Commenti del senatore Rizzi). Essere immigrati senza regolare permesso di soggiorno nella nostra Penisola è quindi reato, da poco tempo. Ma la nostra Penisola contiene già centinaia di migliaia di immigrati, che non hanno il permesso di soggiorno ma l'hanno chiesto lealmente da tempo e che intanto svolgono un lavoro. Essi hanno depositato presso le nostre questure i loro nomi e cognomi e quelli delle loro famiglie, nonché i nomi e i cognomi dei datori di lavoro, cittadini italiani, e tutte le indicazioni sui luoghi e le modalità del lavoro. Si tratta di 740.000 persone. Avete legalizzato 140.000 persone ed 80.000 sono stati respinti. Gli altri sono nel limbo, ma sono precipitati nell'inferno perché nel frattempo si è varato il nuovo reato di clandestinità.

Ovviamente, chiamarli clandestini in una simile condizione è un caso tipico di quell'irresistibile impulso alla comicità e al paradosso per il quale la nostra Penisola è famosa.

A questo punto, le migliaia di persone straniere di cui si sa tutto nelle questure e nelle prefettura e che figurano spesso nei record del nostro mercato del lavoro, per esempio, in testa alle classifiche delle morti sul lavoro che sempre per quel tipico senso dell'umorismo chiamiamo «morti bianche» benché siano orribilmente rosse di sangue e nere di vergogna, queste persone sono anche delinquenti.

Ovviamente, per contagio automatico tra reato dell'immigrazione irreale e reato complementare del datore di lavoro italianissimo, anche il datore di lavoro è favoreggiatore ed anche lui è fuorilegge/criminale.

Allora, poiché la questione era un po' troppo grossa, si è deciso l'antidoto e grazie anche alla nostra azione, di cui andiamo fieri, perlomeno colf e badanti saranno regolarizzate, dunque centinaia di migliaia di persone, italiani e non italiani. Bene.

Nel fare questo però succede il patatrac totale.

Vi faccio un esempio. I coniugi Bricolo o Mazzatorta, residenti a Varese, gestiscono un ristorante. Hanno alle loro dipendenze da tempo i coniugi Ibrahim in nero perché non riescono a legalizzarli: la signora Fatima Ibrahim fa la colf e la badante pertanto sarà regolare e con lei metà del signor Bricolo; il marito, invece, Isham fa il cuoco nel ristorante. Lui invece è criminale, non sarà legalizzato e la metà del signor Bricolo, datore di lavoro, sarà pure criminale. Quindi, il signor Bricolo sarà a metà legale e santo, a metà fuorilegge, che non è male come condizione, salvo poi dover chiamare l'autoambulanza per aiutare il signor Bricolo a capire qual è la sua identità.

Cari colleghi, voi li legalizzerete, farete un'altra sanatoria ad ottobre perché tutto questo non è accettabile per discriminazione dei vostri italianissimi concittadini che non sono a metà criminali e a metà regolari. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Kafka aveva ragione.

Ma vi ricordo che la Costituzione e la Dichiarazione universale dei diritti umani dicono che i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza discriminazione di sorta, senza distinzione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ceto, di nascita o di altra condizione.

È necessario aggiungere un'altra formula? Sono tutti uguali, eccetto: idraulici, edili, pastori d'alpeggio, cuochi, barcaioli, raccoglitori stagionali di pomodori, posteggiatori, scalpellini di pietra serena, eccetera, eccetera.

 

MONTI (LNP). Sono tutti uguali!

 

BONINO (PD). Questo voi state dicendo.

È una pazzia, una pazzia giuridica e, prima che giuridica, logica e morale e voi volete votare questa pazzia.

Mi rivolgo a voi, colleghi di questo Parlamento umiliato ed offeso: esiste ancora in noi, in voi, la memoria e l'orgoglio di ciò che anima la legge e la rende sacra e cioè la sua dirittura, la sua chiarezza e semplicità, la sua universalità, il suo rispetto per coloro cui dovrà applicarsi e, prima ancora, per coloro cui spetta la responsabilità terribile ed emozionante di promulgare la legge?

Nonostante tutto, abbiamo ancora fiducia che possa avvenire, che la coscienza parli ancora in ciascuno di noi e in noi tutti insieme, ma soprattutto in voi, colleghi della maggioranza. Voi oggi siete chiamati a votare una cosa e tra tre settimane voterete il contrario. Ma come è pensabile?

Credo che il Governo abbia bisogno che per un momento voi diciate no. Siete voi che dovreste dirlo. Dire che non si legifera con questa sciatta arroganza che crea solo confusione nei cittadini, nei nostri e nei vostri elettori.

Dovreste aiutare il Governo ad avere, certo, l'urgenza dei problemi, ma non la fretta dell'azzeccagarbugli. E questo non ha nulla a che vedere col buonismo, né col lassismo, né col veteroterzomondismo; ha a che vedere con la legalità come metodo di governo dei fenomeni. Aiutare il Governo a far sì che ciò che era giusto sia ancora possibile; che ciò che era giusto, nobile e sensato all'origine della nostra istituzione non sia ormai, per dirla con Jonathan Swift, cancellato, né degradato nella corruzione.

Questo è il senso del Parlamento, non la maggioranza e l'opposizione. Questo è il senso delle prerogative parlamentari: saper dire al Governo quando il troppo è troppo, che non si possono varare tre decreti a catena per salvare un primo vulnus.

Credo che spetterebbe innanzitutto a voi di dire al Governo: badate, questa è forse la strada del consenso facile, ma demagogico e controproducente.

I fenomeni sociali si governano con la legalità, con il senso della legge, severa, universale e uguali per tutti. (Applausi dai Gruppi PD e IdV e del senatore D'Alia. Cogratulazioni).

FERRARA (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (PdL). Signor Presidente, scuseranno i dotti colleghi se a rispondere son io, che non sono certamente un giuscostituzionalista. Ma forse anche perché i problemi di tipo costituzionale non sono ben posti, abbiamo pensato di non scomodare i nostri campioni esperti di Costituzione, anche in questo mutuando - me ne scuseranno i colleghi - quel che Churchill diceva a proposito della guerra, cioè che è una cosa troppo importante per farla fare soltanto ai generali, per cui, in questo caso, permetteranno che delle questioni poste me ne occupi anch'io.

Un altro motivo per cui ho pensato di rispondere io è che avete appuntato nello scritto altre due questioni che ritengo molto più importanti: una riguarda lo scudo fiscale e l'altra concerne il sistema di copertura che, veniva eccepito, non è coerente con la legge di contabilità. In ordine a questi due problemi non avete ritenuto di dover continuare a parlare ed è chiaro ed evidente il perché.

Per quanto riguarda i sistemi di copertura e la contrarietà alla legge di contabilità, per molti dei casi citati questi erano dovuti al fatto che l'assestamento non era stato ancora votato ed invece ieri, come sappiamo, l'altro ramo del Parlamento ha convertito in legge il disegno di legge di assestamento e quindi problema non si pone più.

Nell'altro caso, quello dello scudo fiscale, probabilmente coloro che oggi hanno parlato di badanti e di Corte dei conti sanno benissimo che se aveste continuato a governare voi, se avesse continuato a governare Visco, sarebbe entrato nell'ordinamento il divieto di effettuare in contanti qualsiasi transazione di importo superiore a 100 euro. La tracciabilità sarebbe stata totale ed era il motivo per cui tutti i capitali sono andati via ed il motivo per cui oggi dobbiamo intervenire per far ritornare quei capitali, per dare coraggio all'intrapresa e ai risparmiatori e per continuare di nuovo ad investire, così come in due anni non si era fatto. (Applausi dal Gruppo PdL. Commenti della senatrice Incostante). Così come non si erano realizzati i cantieri e come oggi è difficile, come ha detto il senatore Musi, che vi siano interventi in conto capitale, perché per effettuare gli interventi in conto capitale bisognava che vi fossero i progetti, i progetti che voi per due anni avete dimenticato di effettuare perché per voi, per due anni, è stato molto, ma molto più importante mettere le mani in tasca agli italiani!

Poi cosa avete voluto dire? Avete voluto parlare della Corte dei conti. Ebbene, della Corte dei conti potremmo parlare a lungo. Anzitutto, ci piace molto la difesa che ne avete fatto, trattandosi di un organo che trova le sue radici in una legge del 1924, la quale si richiama all'ordinamento francese e quindi nella direttualità che a voi certamente non appartiene. Una direttualità che si coniuga con un sistema presidenziale, quel sistema che se oggi fosse in vigore, se aveste votato con noi quando abbiamo avanzato la nostra proposta di riforma della forma dello Stato e di Governo, eviterebbe la situazione kafkiana di cui parlava il senatore Li Gotti.

D'altronde siamo abituati a qualche situazione kafkiana in questo ramo del Parlamento! Ricorderanno tutti l'emendamento Fuda, il modo molto disattento con cui una modifica del codice penale fu introdotta con un maxi emendamento di cui, per fortuna, ci accorgemmo rimediando. Ma che l'altro ramo del Parlamento - i rami sono due e questo è il Senato - possa essere una "camera con svista" può capitare! Quando la Camera fa una svista tocca a noi rimediare. Oggi certamente lo faremo. Ci sobbarcheremo l'onere di votare questo provvedimento nella certezza che sarà varato. Ma non vi è nessun'altra possibilità per far sì che quello che nella buona sostanza - mi riferisco alla buona sostanza tante volte invocata da voi - non è un provvedimento sulla Corte dei conti o sulle badanti ma è un provvedimento composto da 25 articoli che cerca di fermare la crisi, che contiene ciò che il Governo sta promuovendo e che gli italiani vogliono.

Consentitemi un momento di facezie: il Popolo delle libertà ha sede in Via dell'umiltà ma ogni tanto un po' di presunzione lasciatecela avere! La nostra presunzione è che stiamo facendo quello che vogliono gli italiani. Per questo rigettiamo le vostre proposte di incostituzionalità, le vostre pretese di bloccare un processo di innovazione che questo Governo molto pazientemente ed abilmente sta portando avanti. Per questo voteremo no alle vostre queste pregiudiziali. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Metto ai voti la questione pregiudiziale, avanzata, con diverse motivazioni, dal senatore Casson e da altri senatori (QP1), dalla senatrice Bonino e da altri senatori (QP2), dal senatore Li Gotti e da altri senatori (QP3), e dal senatore D'Alia (QP4).

Non è approvata.

 

LEGNINI (PD). Chiediamo la controprova.

 

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Non è approvata.

 

Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Vito, per una comunicazione. Ne ha facoltà.

ASTORE (IdV). Bravo! Sei un eroe!

VITO, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, non credo di rendere una comunicazione inattesa. A questo punto dei lavori parlamentari, il Governo, che attribuisce grande importanza a questo provvedimento, appone anche in questo ramo del Parlamento la questione di fiducia per l'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 78, nel testo identico a quello approvato dalla Camera dei deputati.

 

LEGNINI (PD). Bravo!

PRESIDENTE. Prendendo atto di questo, sospendo la seduta e convoco la Conferenza dei Capigruppo.

(La seduta, sospesa alle ore 12,10 è ripresa alle ore 12,20).

Presidenza della vice presidente BONINO

 

Organizzazione della discussione sulla questione di fiducia

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la seduta è ripresa.

La Conferenza dei Capigruppo, all'unanimità, ha organizzato il dibattito sulla fiducia. Procederemo quindi come segue: oggi, alle ore 16,30 avrà inizio la discussione sulla fiducia, che durerà fino alla sua conclusione.

Domani, alle ore 9, dichiarazioni di voto e voto di fiducia.

 

Sul 55° anniversario della conquista del K2

FRANCO Paolo (LNP). Signora Presidente, a nome del Gruppo della Lega Nord e, in particolare, del collega Vaccari, voglio ricordare che oggi, 31 luglio, ricorre l'importante anniversario della scalata sul K2, compiuta nel 1954 da Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, morto a 94 anni lo scorso maggio all'ospedale di Aosta, dov'era ricoverato da qualche giorno. La spedizione era guidata dal geologo Ardito Desio.

Penso che sia importante ricordare questa impresa, ma anche i tanti alpinisti italiani morti sia sulle nostre cime che in quelle famose di tutto il mondo, come la giovane alpinista vicentina Cristina Castagna, di 31 anni, soprannominata «Il Grillo», recentemente scomparsa cadendo in un crepaccio, mentre stava scendendo dal K3, sempre nella catena pakistana del Karakorum, dopo aver scalato la montagna con il compagno di cordata Giampaolo Casarotto. (Brusìo).

 

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, siamo in conclusione di seduta.

 

FRANCO Paolo (LNP). A nome di tutto il Gruppo della Lega Nord e mio, in particolare, quale cittadino della provincia di Vicenza, esprimo un affettuoso ricordo per Cristina Castagna.

Cristina e Giampaolo avevano conquistato il K3 27 anni dopo che lo scalatore vicentino Renato Casarotto, morto in un crepaccio sul K2 nel 1986, era salito per primo lungo lo spigolo Nord del Broad Peak, ovvero Cima Larga, il K3.

A loro va con grande affetto il nostro pensiero e tutta la nostra vicinanza alle famiglie. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, collega Franco Paolo.

La Presidenza si associa al ricordo che lei ha voluto esprimere.

 

Sugli episodi verificatisi nella seduta pomeridiana del 29 luglio

MICHELONI (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MICHELONI (PD). Signora Presidente, avevo già chiesto di intervenire in apertura di seduta, ma non è stato possibile.

Intervengo per esprimere il mio profondo disagio, diventato veramente pesante ed insopportabile nel corso della seduta pomeridiana del 29 luglio scorso.

Presidente, nel corso di quella seduta sono avvenuti due eventi, inconcepibili e di assoluta gravità per l'istituzione che rappresentiamo, senza che dalla Presidenza del Senato, né dai Gruppi, né dall'Aula ci sia stata una reazione.

Il primo fatto è che, nel corso dell'intervento della collega Bugnano, che rilevava semplicemente l'assenza del ministro Bondi, il sottosegretario Giro ha avuto un comportamento scomposto e offensivo nei confronti del Senato della Repubblica. Il secondo fatto, conseguenza del primo, è che mentre il senatore Russo richiamava con una certa foga il Sottosegretario ad un atteggiamento più rispettoso, il senatore Massidda si è avventato contro il senatore Russo fino ad alzare le mani e a colpirlo. Questo momento di confusione in Aula ha indotto la presidente Mauro a sospendere la seduta per 5 minuti. Dopo la sospensione, la seduta è ripresa come se niente fosse accaduto, semplicemente perché i due senatori in questione si sono dati la mano. Sono ben felice che l'incidente si sia concluso positivamente sul piano personale, ma il problema istituzionale rimane irrisolto.

Signora Presidente, colleghe e colleghi, mi chiedo come sia possibile che il Senato della Repubblica italiana possa essere offeso dal sottosegretario Giro senza che ci sia una reazione da parte della Presidenza del Senato e le scuse del Governo. Come è possibile che un senatore possa alzare le mani su un collega senza che ci sia una reazione da parte della Presidenza del Senato? Colleghe, colleghi, dove siamo arrivati? Cosa è diventato il Senato della Repubblica Italiana, la Camera alta presieduta dalla seconda carica dello Stato? In questo caso non c'entra un discorso di maggioranza o opposizione; è in gioco il rispetto, il prestigio, la dignità dell'istituzione e di ciascun componente di questa Camera. Come possiamo pretendere che le cittadine e i cittadini rispettino le istituzioni, lo Stato, le regole, la semplice educazione, se senatori della Repubblica Italiana e membri del Governo si comportano come appena descritto?

Signora Presidente, credo che si siano superati tutti i limiti: penso allo spettacolo indecoroso che diamo al pubblico e alle scolaresche che assistono ai lavori di quest'Aula, ad esempio durante le votazioni elettroniche, con i furbi che votano per gli assenti, dimenticando, a mio modo di vedere, che la furbizia è la negazione dell'intelligenza, della buona educazione e della semplice onestà.

Signora Presidente, questo mio intervento potrà anche essere deriso e apparire puerile o addirittura patetico. Personalmente, però, mi sono sentito profondamente offeso nella mia funzione di senatore e ritengo che si sentano offese anche le decine di migliaia di cittadini italiani residenti all'estero che con il loro voto mi hanno affidato il compito di rappresentarli con dignità e onore. La invito quindi a prendere i giusti provvedimenti affinché siano richiamati i responsabili degli eventi che ho qui ricordato. La prego inoltre di fare in modo che fatti del genere non si ripetano più e che l'Aula del Senato della Repubblica sia veramente, nel comportamento individuale e collettivo, la Camera alta delle istituzioni italiane.

Queste considerazioni possono apparire banali; sono invece convinto che siano di fondamentale importanza e che il distacco dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni, la maleducazione diffusa in luoghi pubblici che spesso sfocia nella violenza siano incoraggiate e quasi "legittimate" dal comportamento di certi politici e di alcuni parlamentari in particolare. Signora Presidente, non intendo dare lezioni a nessuno; mi creda, non ho questa pretesa. Certi comportamenti, tuttavia, troppo spesso presenti in quest'Aula sono incompatibili e per me difficilmente sopportabili con la semplice ma sana educazione che mi hanno insegnato i miei nonni, contadini abruzzesi, e i miei genitori operai, emigrati in Svizzera. Ci chiamano onorevoli senatori; il termine onorevole contiene la parola onore; facciamo in modo di meritare questo titolo. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

MASSIDDA (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MASSIDDA (PdL). Signora Presidente, mi scuso perché l'episodio che è stato appena ricordato risale alla giornata di avant'ieri e quindi non è stato nemmeno possibile parlarne. Mi scuso con tutta l'Assemblea e non solo, come ho già fatto, nei confronti del senatore Russo, perché quel mio comportamento non fa parte della mia cultura e credo sia stato un'offesa all'istituzione; tuttavia, non è stato da meno ciò che mi ha condotto a quell'atto dovuto a motivi personali, per il tipo di offesa: la parola più simpatica che ho sentito è animale e a mio avviso anche certi vocaboli non debbono avere asilo.

Sono semplicemente intervenuto perché, dopo cinque legislature, intendevo ricordare che, essendo già stato affermato in Aula che il ministro Bondi stava per arrivare, ritenevo che la presenza del Sottosegretario di quel Ministero fosse sufficiente per evitare la bagarre che si stava creando e che credo il collega così sensibile avrà avvertito anch'egli come non naturale e vergognosa.

Mi dispiace che lei se la prenda solo con un atto che - ripeto - è di reazione. Abbiamo sbagliato a reagire di fronte a certe provocazioni, ma non è giusto che la sensibilità non sia totale. La violenza è anche quella verbale, soprattutto quando più di una persona si avvicina con fare minaccioso. Io ho reagito quando mi hanno chiamato "sardagnolo". Purtroppo noi sardi siamo testardi, ma se mi toccano mia madre o la mia Sardegna reagisco male! (Applausi della senatrice Bonfrisco).

Ho sbagliato e chiedo scusa, ma chiedo anche che la sensibilità sia a tutti i livelli. In questo momento, facendo rilevare solo parzialmente ciò che è accaduto, il senatore Micheloni ha offeso se stesso e non me! (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Presidenza cerca molto spesso di fare in modo che l'Assemblea abbia complessivamente un contegno all'altezza di questa istituzione, a volte rimanendo inascoltata. Accolgo questo dibattito che si è svolto in modo positivo ed esprimo l'augurio ed il convincimento che ciò spinga tutti a tenere comportamenti più consoni all'istituzione che rappresentiamo, nel momento del voto, nel chiacchiericcio persistente, nei toni troppo elevati e anche in episodi come questo. Prendo atto delle scuse del senatore Massidda: credo sia un gesto importante del quale ringrazio il collega Massidda.

Mi auguro che questo dibattito serva a tutti affinché, d'ora in poi, gli onorevoli senatori abbiano comportamenti all'altezza dell'istituzione che rappresentiamo.

Ringrazio comunque per questi interventi. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).

 

Sulla difesa della vita

LEONI (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LEONI (LNP). Signora Presidente, al di là di quello che capita nei palazzi della politica, penso che abbiamo tutti l'obbligo di osservare quanto accade nel Paese.

Questa mattina il «Corriere della Sera» ha pubblicato in prima pagina una fotografia scioccante, che rappresenta dei bagnanti che continuano indisturbati con un cadavere a pochi metri di distanza, ricoperto con un lenzuolo. Penso alla dignità dell'uomo e al fatto che, al di là di questa fotografia, la nostra società stia ormai oltrepassando i limiti.

Viene pubblicata altresì la notizia che riporta il via libera del nostro Paese alla commercializzazione della pillola abortiva Ru 486. Signora Presidente, poc'anzi nella sua funzione di senatrice e non di Presidente, lei ha fatto una cronistoria mettendo in chiaro le posizioni di molte persone che abitano nel nostro Paese. C'è un'attenzione, non solo da parte sua, ma anche da parte di molti componenti del Parlamento, verso la tutela della vita; poi, però, non esiste alcuna tutela rispetto all'aborto.

Qualche giorno fa ho letto che i casi di aborto sono un po' in diminuzione; tuttavia risulta che nel 2008, cioè l'anno scorso, nel nostro Paese ne sono stati comunque praticati ben 128.000. Quindi, da una parte non tuteliamo la vita nel grembo delle nostre madri, ma dall'altra importiamo i giovanotti di 20 anni a casa nostra: non tuteliamo i feti, però importiamo ragazzi di 20 anni!

Mi sembra che stiamo percorrendo strade sbagliate. Vorrei spingere il mondo della politica a svolgere una riflessione al riguardo per tornare a salvaguardare la vita fin dal suo concepimento. (Applausi del senatore Pittoni).

 

Mozioni, interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza mozioni, interpellanze e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ricordo che il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica oggi, alle ore 16,30, con lo stesso ordine del giorno.

La seduta è tolta (ore 12,35).