Legislatura 16º - Commissioni 5° e 6° riunite - Resoconto sommario n. 12 del 30/07/2009


 

COMMISSIONI 5ª e 6ª RIUNITE

(Bilancio) 

(Finanze e tesoro)  

 

GIOVEDÌ 30 LUGLIO 2009

12ª Seduta (antimeridiana) 

 

Presidenza del Presidente della 6ª Commissione

BALDASSARRI 

indi del Presidente della 5ª Commissione

AZZOLLINI 

indi del Vice Presidente della 5ª Commissione

Massimo GARAVAGLIA 

indi del Vice Presidente della 6ª Commissione

FERRARA 

 

            Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Giorgetti.    

 

            La seduta inizia alle ore 8,40.

 

 

IN SEDE REFERENTE 

 

(1724) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 1° luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali, approvato dalla Camera dei deputati

(Seguito dell'esame e rinvio) 

 

Si riprende l'esame sospeso nella seduta di ieri.

 

                                                                                                                                                                       Il presidente BALDASSARRI ricorda che nella seduta di ieri si è aperta la discussione generale.

 

            Il senatore LANNUTTI (IdV) esprime un giudizio negativo del proprio gruppo al provvedimento in esame che, ancor prima di essere approvato definitivamente, necessita di ulteriori correzioni perché alcune norme in esso contenute sono insostenibili e, a suo avviso, incostituzionali. Alcune misure risultano condivisibili quali, ad esempio, il premio di occupazione per i lavoratori percettori di trattamenti di sostegno a reddito, la penale dell'1 per cento sul valore dei mutui in caso di ritardi nella surroga da parte della banca cessionaria, i tempi certi per la data di valuta dei benefici, degli assegni circolari e bancari, i contratti di solidarietà, l'accelerazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, la sanatoria per le collaboratrici familiari e le badanti. Si tratta di interventi condivisibili ma insufficienti allo scopo,  in quanto volti a individuare soluzioni per uscire dalla crisi economica che il Governo si ostina a non ammettere. Per il resto, il decreto presenta profili contraddittori. Ad esempio, il comma 32 dell'articolo 17 reintroduce norme per la ristrutturazione delle operazioni in derivati finanziari di alcune Regioni dopo che un'indagine conoscitiva in corso presso la stessa Commissione finanze del Senato ha fatto emergere comportamenti fraudolenti da parte delle banche a danno delle pubbliche amministrazioni e delle imprese. Suscita quindi perplessità il fatto che il Governo introduce norme che vanno nella direzione opposta della trasparenza riaprendo una questione, di estrema gravità. Analoga contraddittorietà si riscontra, da un lato, nella dichiarazione del Ministro dell'economia e delle finanze che afferma come l'Esecutivo intenda aiutare le imprese e non le banche e, dall'altro, nel fatto che il Governo stesso introduce un'ulteriore svalutazione fiscale di crediti e insofferenze, misure che aiutano certamente il sistema bancario e non le famiglie. Invece di richiedere alle banche che hanno fatto ricorso ai cosiddetti Tremonti bond di introdurre tetti agli stipendi dei managers e vincoli per evitare il razionamento del credito a favore delle piccole e medie imprese, si continua, come anche ha dimostrato la misura sul massimo scoperto, ad usare un trattamento privilegiato per non penalizzare troppo il sistema bancario.

            Il Governo dimostra con queste contraddizioni di non avere il dovuto rispetto per le famiglie bisognose e per le imprese piccole e medie che stanno affrontando con coraggio una crisi finanziaria senza precedenti.

            Conclude stigmatizzando le scelte del Governo, influenzate da lobbisti interessati soltanto a perseguire l'obiettivo di eliminare la concorrenza nei mercati, di intervenire per ridurre l'autonomia della Corte dei conti con delle misure che prevaricano la decenza; formula analogo giudizio sullo "scudo fiscale". Il Governo offende in tal modo il popolo dei piccoli esercenti che per somme del tutto contenute, se non dichiarate, vengono puniti con la chiusura dell'attività di impresa premiando, mentre con il terzo intervento di "riciclaggio di Stato", si consente il rientro di capitali illeciti, protetti dall'anonimato. Si tratta di un premio ai grandi evasori mentre si usano misure eccessivamente rigorose per i piccoli imprenditori.

            Il giudizio complessivo è quindi negativo perché il provvedimento non aiuta il Paese a uscire dalla crisi e non adotta misure sufficienti per dare un sostegno alle famiglie e alle piccole e medie imprese.

 

            Il senatore MORANDO (PD) ricorda come nella recente discussione sul DPEF sia stato svolto un dibattito sui limiti della politica economica del Governo e sulla scarsa efficacia delle misure adottate per contrastare la crisi economica. Ricorda che in tale occasione sono state avanzate proposte concrete dalla propria parte politica. Si sofferma quindi sulla sanatoria per le collaboratrici familiari e le badanti rilevando come il Governo agisca in modo approssimativo approvando, prima, un provvedimento che scatena il panico delle famiglie italiane per il rischio di essere private dell'ausilio di persone in grado di garantire loro una vita regolare, e prevedendo correttamente poi una sanatoria che non potrà non estendersi anche ad altri lavoratori irregolari indispensabili per l'economia italiana. Tuttavia, assume ancora un rilievo maggiore il fatto che il surplus di gettito rispetto alle previsioni per gli anni 2009-2010 della sanatoria è destinato alla ricostruzione del terremoto in Abruzzo aumentando i margini di spendibilità del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS). Sulla consistenza e sugli impieghi del FAS fa presente che vi è assoluta opacità da parte del Governo. Dai dati disponibili si può desumere che lo stanziamento per il 2009 del FAS sia pari a 64,4 miliardi euro. A seguito della riprogrammazione del FAS per il periodo 2007-2013 vengono impiegati 10,5 miliardi di euro. Dei circa 54 miliardi rimanenti il CIPE ha destinato 27 miliardi ai programmi regionali e interregionali e 25,4 miliardi alla quota nazionale. Su questa quota si coprono poi numerosi interventi quali il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e nuovi interventi infrastrutturali approvati dal CIPE. Con il decreto-legge n. 185 del 2008 è stato poi istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Fondo strategico per il sostegno all'economia reale con una dotazione di 9,5 miliardi a valere sulle risorse del FAS. Durante il dibattito sul decreto-legge per le zone a sostegno delle zone terremotate dell'Abruzzo, sono state poi destinate somme variabili tra 2 e 4 miliardi di euro del Fondo strategico suddetto. In quella sede è stato chiarito che il trasferimento delle risorse dal FAS al Fondo strategico per il sostegno all'economia reale non era ancora avvenuto. Analoga situazione è stata confermata durante l'esame dell'assestamento ed il Governo si ostina a non trasferire le risorse adempiendo a quanto previsto dalla legge. Il risultato di tutte queste operazioni è una assoluta impossibilità a ricostruire le somme ancora disponibili sul FAS ed una inspiegabile inerzia a ottemperare a quanto previsto dalla legge vigente. Secondo i dati disponibili, qualora venissero confermati dal Governo, risulterebbe che la somma disponibile sul FAS al momento è di 371 milioni di euro. La discussione di questi giorni all'interno della maggioranza per destinare risorse al Mezzogiorno dovrebbe, se la ricostruzione fatta risultasse corretta, ruotare intorno a una cifra assai esigua tenuto conto che non sono state ancora corrisposte le somme per i danni del terremoto. Chiede quindi al Governo di fornire, come più volte richiesto, le somme stanziate per il FAS, il dettaglio delle somme già impegnate e tutti gli elementi necessari per fare chiarezza e riportare il dibattito su un profili di trasparenza.

            Si sofferma poi sulle misure contenute nell'articolo 5 riguardanti la detassazione degli investimenti in macchinari. Rispetto alle precedenti norme di agevolazione fiscale sugli utili reinvestiti, osserva che la versione attuale presenta significativi miglioramenti in quanto viene consentita la detassazione degli investimenti anche a quelle imprese che al momento, a causa della crisi, non hanno utile. Tuttavia, la misura - seppure in una versione migliorata rispetto alle precedenti - presenta forti problemi applicativi perché è stata adottata nel momento sbagliato. In occasione di precedenti provvedimenti anticrisi la propria parte politica aveva proposto misure analoghe a favore di quelle imprese che, a seguito di ristrutturazioni aziendali finalizzate ad affrontare nel modo migliore la competizione globale, avevano bisogno di un sostegno per sopravvivere durante il periodo di crisi. Queste imprese hanno già effettuato investimenti in macchinari ed hanno quindi una maggiore esposizione debitoria rispetto alle aziende che ancora non hanno effettuato investimenti e ciò le rende più deboli sul mercato. Si tratta di 4-5 mila imprese alle quali andrebbe estesa l'agevolazione.

            Per quanto riguarda l'accelerazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, la norma va considerata positivamente almeno nelle sue finalità. In realtà l'opposizione aveva già in precedenza avanzato una proposta simile che non avrebbe avuto un impatto negativo sui saldi, a parità di efficacia, in quanto era previsto il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti. La misura contenuta nel testo in esame avrà un impatto negativo certo sui conti pubblici la cui copertura, operata sull'assestamento, invece è discutibile. Preannuncia che verranno presentati emendamenti con analoga copertura sull'assestamento e volti ad affermare un principio generale secondo cui i tempi di pagamento della pubblica amministrazione verso i privati devono essere gli stessi che i privati impiegano per pagare le pubbliche amministrazioni. Condivide poi i dubbi sollevati in generale dalla senatrice Leddi in relazione alla responsabilità del funzionario nella verifica della disponibilità delle risorse. Ritiene che il principio in sé sia corretto sebbene incontri limiti applicativi qualora esso non sia inserito in un complesso più generale di riordino della contabilità di Stato.

            Passa poi ad esaminare il contenuto dell'articolo 14, concernente l'imposta sulle plusvalenze su oro non industriale di società ed enti. Preannuncia che la propria parte politica presenterà un emendamento soppressivo sulla base del secondo parere della Banca centrale europea (BCE) al fine di non incorrere in una procedura di infrazione per violazione sia dell'autonomia ed indipendenza della BCE stessa e sia del divieto di finanziamento dei governi nazionali attraverso la Banca centrale. A tal riguardo, chiede chiarimenti al Governo per definire una volta per tutte chi siano i soggetti passivi dell'imposta in questione: se si tratti della Banca d'Italia o anche di altri soggetti. Osserva poi che ove le maggiori entrate previste fossero inferiori al gettito stimato si provvederà ad ottenere la somma di 300 milioni di euro per l'anno 2009 attraverso tagli lineari della tabella C. A tal riguardo, ricorda che la prassi più recente della Commissione bilancio è stata univocamente orientata a non considerare i tagli lineari alla tabella C idonei a garantire copertura finanziaria. Inoltre, ritiene che la infrazione comunitaria che verrà senz'altro comminata su richiesta della BCE avrà un impatto superiore ai 300 milioni di euro con effetti pertanto peggiorativi del bilancio pubblico.

            Sullo scudo fiscale, fa presente che la misura sarebbe stata condivisibile se si fossero prima introdotte nuove regole rigorose e coordinate a livello internazionale contro i paradisi fiscali. In questo caso, la sanatoria avrebbe rafforzato l'efficacia delle nuove regole più rigorose e, in tal caso, sarebbe stato plausibile richiedere un tributo più alto. Al contrario, il Governo ha introdotto lo scudo fiscale anteponendolo ad un accordo internazionale contro i paradisi fiscali. In questo modo ha depotenziato l'effetto di sanare precedenti illeciti in vista di un nuovo sistema più rigoroso. Ciò ha comportato la necessità di prevedere un'aliquota estremamente bassa, e quindi molto discutibile, per ottenere qualche risultato positivo in termini di gettito. Sarebbe quindi opportuno ripensare questa scelta ritirando dal decreto-legge le norme sullo scudo fiscale e rafforzando le misure necessarie per raggiungere accordi a livello internazionale. Successivamente si potrebbe valutare l'opportunità di introdurre una sanatoria con aliquote più elevate.

            Conclude richiamando l'attenzione delle Commissioni riunite sull'opportunità di modificare in questa fase le norme più discusse senza attendere la ripresa dei lavori a settembre. La decisione avrebbe dei riflessi anche sui tempi di approvazione della legge di riforma della contabilità di Stato all'esame della Camera dei deputati. Si potrebbero introdurre modifiche limitatissime in grado di migliorare la qualità del decreto-legge in esame dando più senso ai lavori delle Commissioni riunite.

 

Il senatore MUSI (PD) osserva criticamente che il Governo ha introdotto per l'ennesima volta misure di carattere economico attraverso lo strumento del decreto-legge, rilevando che, al contrario, tale materia richiederebbe un dibattito adeguato e approfondito. Tale tecnica di produzione legislativa, in campo economico e finanziario, ha già determinato effetti negativi sul volume complessivo delle spese per investimenti, in particolare da parte degli enti locali, i cui margini di operatività risultano eccessivamente ristretti a causa dei vincoli posti dal patto di stabilità interno, anche a fronte delle scelte operate su tale versante nel decreto-legge, che rende tuttavia disponibile una quantità estremamente limitata di risorse.

Le scelte del Governo in campo economico risultano erronee anche con riferimento al problema dello sviluppo del Mezzogiorno, a proposito del quale si assiste alla sistematica sottrazione di risorse ad esso destinate, per finanziare un'eterogenea gamma di interventi pubblici. Ritiene pertanto ampiamente giustificate le considerazioni critiche svolte dal relatore Gentile in fase di esposizione introduttiva.

L'oratore sottolinea altresì l'elevato livello della pressione fiscale, pari al 43,4 per cento del PIL, ribadendo che neanche sotto il precedente Governo di centrosinistra essa aveva raggiunto tale volume, il quale, secondo le stime contenute nel DPEF recentemente approvato, rimarrà stabile anche nei prossimi esercizi finanziari, nonostante l'abolizione dell'ICI sulla prima casa.

Reputa poi erronea anche la filosofia che ha ispirato la detassazione degli investimenti delle imprese, posto che, a causa dell'attuale crisi economica e finanziaria, si è avuto un generale calo di profittabilità delle aziende. Permangono inoltre dubbi sulle modalità temporali di fruizione dell'agevolazione fiscale, in relazione alla quale il decreto-legge prevede notevoli appesantimenti burocratici, che potrebbero rinviarne l'effettivo godimento ai primi mesi del 2010. Dopo aver espresso ulteriori perplessità per la durata limitata e le finalità circoscritte dell'intervento agevolativo, a cui risulta oltremodo difficile riconnettere effetti positivi sul ciclo economico, osserva che esso rischia di non determinare alcun beneficio per le imprese a contabilità semplificata. Avrebbe pertanto preferito un indirizzo politico fondato sull'adozione di altri strumenti di fiscalità di vantaggio per le aree depresse sul potenziamento delle strutture e delle misure di contrasto all'evasione fiscale. Viceversa, il Governo persegue con le sue scelte una non giustificabile linea di indebolimento delle agenzie fiscali, penalizzate dal blocco delle assunzioni e dalla mancata possibilità di utilizzare nel campo della lotta all'evasione il personale che si è già dedicato a tale attività.

Giudica poi velleitario anche il proclamato obiettivo della semplificazione normativa, dal momento che le procedure amministrative per il recupero dei crediti vantati dalle imprese verso il fisco gravano sulle aziende, con un aggravio di costi pari al 12 per cento. Al contrario, il Governo avrebbe dovuto dare un deciso segnale nella direzione dell'alleggerimento delle formalità burocratiche.

Manifesta perplessità in merito ai criteri con cui è stata elaborata la stima del gettito atteso in seguito all'introduzione dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione della disponibilità di metalli preziosi, nell'ambito della quale si continua comunque a prevedere il parere della Banca centrale europea, che ha comunque già avuto modo di pronunciarsi in senso contrario all'introduzione di tale misura fiscale. Ulteriori dubbi riguardano anche la previsione di tagli lineari alle previsioni di spesa comprese nella tabella C, che risultano di natura non comprimibile.

Osserva successivamente che lo scudo fiscale costituisce un condono in favore di coloro che hanno trasferito illegalmente capitali all'estero, anche se, in termini generali, ritiene che la discussione di tale tematica dovrebbe evitare pregiudizi di carattere etico. La scelta di introdurre lo scudo potrebbe risultare maggiormente sostenibile se il Governo dimostrasse un serio impegno nella lotta all'evasione fiscale, soprattutto a quella internazionale; in tal senso la costituzione di un'apposita struttura preposta a tale attività rischia di essere una mera dichiarazione di intenti, poiché già appare chiaro che mancano le risorse per consentirle una reale ed effettiva capacità di azione. Inoltre, il tenore complessivo delle disposizioni sullo scudo fiscale rendono assai probabile il fatto che l'effettiva aliquota di prelievo sui capitali oggetto del rimpatrio o della regolarizzazione sarà particolarmente bassa, potendo scendere addirittura fino all'1 per cento. Il Governo, lungi dal seguire la positiva esperienza degli altri Paesi industrializzati nell'introduzione di analoghe misure, offre anche un esempio particolarmente negativo, dal momento che di ben altra entità risulta il prelievo sui rendimenti dei titoli del debito pubblico. Non condivide inoltre neanche la garanzia dell'anonimato dei soggetti che beneficeranno dello scudo, rilevando al contrario la necessità, in presenza di un generalizzato aumento dell'usura e del riciclaggio, come denunciato recentemente dalla Banca d'Italia, che sia verificata l'origine dei capitali riportati in Italia, soprattutto considerato che la sanatoria è destinata a operare non solo sul piano fiscale ma anche su quello penale.

Evidenzia che il Governo ha perduto l'importante occasione per reintrodurre un principio generale contenuto nell'ultima legge finanziaria approvata dal centrosinistra sulla destinazione delle maggiori risorse derivanti dall'evasione fiscale a sostegno dei redditi delle famiglie.

Conclude quindi il proprio intervento, ribadendo la frettolosità e la scarsa attenzione con le quali è stato elaborato il decreto-legge, e reputa sterile la discussione su quale parte politica è stata la prima a prevedere la gravità della crisi economica e su quale invece dimostrerà di aver ragione nel fare previsioni sull'effettivo inizio della ripresa.

 

Il senatore BARBOLINI (PD) constata con rammarico che si è di fronte all'ennesimo provvedimento, in un anno di legislatura, che interviene in materia economica e finanziaria, senza che il Senato possa avviarne un'adeguata discussione soprattutto al fine di apportare modifiche migliorative.

Nel merito del decreto-legge, osserva che le poche misure condivisibili risultano tuttavia tardive e di contenuto impatto socio-economico, a causa della scarsità delle risorse messe in campo.

Osserva poi che un approccio efficace al tema della lotta ai paradisi fiscali richiederebbe l'adozione di una concertazione sul piano internazionale con gli altri Paesi interessati, come in un primo tempo aveva ipotizzato lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze. Tale approccio risulta invece ingiustificatamente ripudiato dal Governo che ha invece preferito agire in via del tutto autonoma e su un piano meramente interno. Lo scudo fiscale da esso proposto risulta assolutamente inaccettabile, senza alcuna indicazione di preferenza per atteggiamenti più severi nei confronti dei contribuenti, se confrontato con gli analoghi modelli elaborati da altri Paesi, che impongono agli evasori di dichiarare la propria identità e di ottenere soltanto una riduzione delle sanzioni previste. Rimarca pertanto che egli non avrebbe avuto una pregiudiziale contrarietà allo scudo fiscale se il Governo avesse recepito tali modelli, ma rileva anche che, per la sua attuale configurazione, esso si configura come un condono a favore degli evasori, senza risultare in alcun modo utile all'intero Paese. E' infatti più che fondato il timore che la sanatoria proposta non consentirà di recuperare gettito aggiuntivo per ridurre il deficit, aumentare gli investimenti e ridistribuire risorse. Inoltre, la deducibilità dell'imposta straordinaria istituita ai fini della determinazione della base imponibile sembra un'ulteriore beffa a danno dei contribuenti onesti.

Rileva con toni estremamente critici che il Governo ha compiuto una scelta di segno totalmente contrario alle indicazioni formulate dal Governatore della Banca d'Italia, che invocava la messa a punto di più incisivi strumenti di contrasto all'evasione e la diffusione di una cultura di maggior rigore contro tale fenomeno. Viceversa lo scudo fiscale vanifica gli sforzi profusi dalla Guardia di finanza nella lotta all'evasione internazionale, che ha condotto, nel solo 2008, all'emersione di un imponibile pari a cinque o sei miliardi di euro. Ritiene inoltre che anche il federalismo fiscale potrebbe fallire l'obiettivo di conseguire migliori risultati nella lotta all'evasione a fronte di un indirizzo di politica legislativa che ha sottratto ai Comuni poteri impositivi e di controllo sul patrimonio immobiliare e sulla classificazione catastale di tali beni. Nel sottolineare in negativo che la disponibilità di attività finanziarie all'estero non è assolutamente considerata ai fini degli accertamenti presuntivi sui redditi effettivamente posseduti, ribadisce che l'unico intento del Governo è quello di assicurare risorse aggiuntive al bilancio dello Stato attingendo là dove è possibile per mere esigenze di cassa.

Rimarca negativamente che si è in presenza dell'ennesimo intervento d'urgenza sul settore dei giochi pubblici, che frustra le legittime aspettative del Parlamento di poter discutere di tale tematica in maniera adeguata. Dopo aver espresso l'auspicio che sia stata effettivamente eliminata dalla Camera dei deputati la sanatoria per il pagamento delle penali da parte dei concessionari, giudica moralmente inaccettabile l'atteggiamento del Governo, il quale, pur nell'ambito di una doverosa e legittima lotta al gioco illegale, persegue tuttavia l'obiettivo di un continuo accrescimento dell'offerta di giochi e scommesse, con ricadute sociali negative soprattutto per i percettori di redditi medio-bassi e senza alcuna preoccupazione per la tutela della salute dei giocatori.

Ritiene criticabile anche la scelta di ampliare i poteri dei Comuni in materia di riscossione delle multe per infrazioni al codice della strada: in tal senso offre un esempio negativo anche la recente esperienza del comune di Roma che ha pubblicizzato la decisione di non irrogare sanzioni per ben 400 mila multe, soprattutto nei confronti dei cittadini onesti che hanno invece pagato il dovuto. Rimarca allora che compito precipuo del Governo è promuovere e rafforzare la coesione sociale non soltanto attraverso gli ammortizzatori sociali - che comunque il decreto-legge prevede in misura insufficiente - ma incoraggiando e difendendo la cultura del civismo e della legalità.

Conclude il proprio intervento auspicando una decisa inversione di tendenza dal Governo affinché esso elabori una politica economica di più ampio respiro per far fronte ai problemi reali che affliggono il Paese.

 

Il senatore MASCITELLI (IdV) sottolinea che, come affermato anche dalla stampa nazionale, l'esame parlamentare del decreto-legge rischia di essere un rituale privo di contenuti e di sostanza, a fronte della decisione di maggioranza e Governo di non modificarne il testo per rinviare a futuri interventi legislativi - di cui però non si conoscono il numero né la tempistica - l'adozione delle necessarie misure correttive.

Ritiene comunque che la discussione del provvedimento d'urgenza debba rappresentare l'occasione per avviare un'effettiva interlocuzione col Governo sulle scelte compiute non soltanto con il decreto-legge ma dell'intero anno di legislatura.

Precisa quindi di non appartenere alla schiera di coloro che giudicano confusa la politica economica del Governo, nella decisione di non affrontare la crisi economica e di attendere la ripresa del settore delle esportazioni con l'effetto di trascinamento anche sul comparto manifatturiero. Al contrario ritiene infatti che tali scelte siano state assunte in modo assolutamente consapevole e deliberato.

L'obiettivo di garantire stabilità ai conti pubblici, sottolineato dal ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti durante la discussione del DPEF, richiederebbe un recupero di risorse sul fronte delle entrate con una più decisa azione di contrasto all'evasione. Viceversa il Governo ha smantellato, subito dopo il suo insediamento, il complesso di misure e strumenti antievasivi elaborati dal precedente Esecutivo. In merito auspica che esso dia corso all'impegno che si è assunto, durante l'esame del disegno di legge di assestamento del bilancio per il 2009, accogliendo un ordine del giorno del Gruppo Italia dei Valori, che sottolineava l'esigenza di provvedere a un tempestivo ripristino di tali misure.

Anche l'affermazione secondo cui il federalismo fiscale favorirà la lotta all'evasione e il positivo andamento delle entrate, attraverso la maggiore responsabilizzazione degli amministratori locali, rischia di rimanere un mero annuncio, non soltanto per la prevedibile lunghezza del periodo di attuazione della riforma, ma anche e soprattutto perché i Comuni hanno già denunciato le proprie difficoltà a contribuire alla lotta all'evasione, per la carenza di strutture e di risorse.

Sollecita il Governo, sul fronte delle spese, a offrire chiarimenti sui risultati delle operazioni di cartolarizzazione denominate SCIP 1 e SCIP 2, dal momento che i documenti di bilancio esaminati la scorsa settimana dal Senato evidenziano un aumento delle spese in conto capitale, che sono probabilmente correlate al negativo andamento delle predette operazioni e non all'aumento degli investimenti pubblici.

Ritiene negative anche le misure che limitano i poteri della Corte dei conti nella verifica dei danni erariali, rimarcando che occorre al contrario valorizzare tale organismo nella lotta agli sprechi e alla corruzione negli enti pubblici, che arrecano allo Stato un danno quantificato dalla stessa Corte dei conti in 70-80 miliardi di euro.

Rimarca inoltre la limitatezza e la scarsità delle risorse messe in campo dal Governo, fino all'adozione del decreto-legge, per fronteggiare la crisi (pari al solo 0,3 per cento del PIL) rispetto alle scelte compiuti dagli altri Paesi industrializzati: occorrono quindi precise indicazioni da parte del Governo sugli effetti socio-economici attesi dall'attuazione del decreto-legge, dal momento che esso, secondo la relazione tecnica, nel quadriennio di riferimento non avrà effetto sull'indebitamento netto della Pubblica Amministrazione e migliorerebbe addirittura il valore del saldo netto da finanziare. 

Sul piano della coesione sociale, critica la scelta del Governo di riproporre lo strumento della carta per gli acquisti, caratterizzato dall'esiguità delle risorse aggiuntive destinate su base mensile al reddito degli aventi diritto: tale decisione solleva a suo avviso il dubbio che l'obiettivo di prevedere aiuti economici alle famiglie e ai percettori di redditi bassi sia soltanto un proclama. Per fugare tale preoccupazione il Governo dovrebbe quindi fornire dati sul numero dei beneficiari della carta e sull'effettiva integrazione del loro potere d'acquisto, poiché risulta urgente, a distanza di un anno dall'introduzione della social card, comprendere se si tratta di uno strumento utile oppure di un'esperienza fallimentare.

L'oratore ritiene necessari ulteriori chiarimenti sul cosiddetto «bonus famiglia», sottolineando l'assenza di ogni riferimento a tale misura nel decreto-legge n. 78, pur nella consapevolezza del suo carattere sperimentale. Atteso il giudizio negativo delle associazioni rappresentative delle famiglie interessate, che hanno evidenziato il limitato uso di tale forma di sostegno da parte dei soli nuclei monoreddito, ritiene necessario che il Governo chiarisca se ha definitivamente abbandonato tale tipo di esperienza.

Appaiono altresì insufficienti gli ammortizzatori sociali sui quali interviene il provvedimento d'urgenza, considerato che dalla loro applicazione è esclusa una amplissima platea di lavoratori atipici, che corrono il rischio di rimanere completamente privi di un reddito in caso di perdita del posto di lavoro. Al riguardo ritiene sia dovere del Governo esplicitare con chiarezza se intende estendere tali forme di protezione sociale anche a tali tipologie di lavoratori.

Anche le forme di sostegno alle imprese, per agevolarne l'accesso al credito, rischiano di dimostrarsi totalmente inefficaci, come la detassazione degli investimenti, considerati gli effetti della crisi sulla chiusura delle imprese. Il Governo dovrebbe pertanto corroborare le scelte compiute enunciando i risultati di analoghe misure poste in essere in precedenza, come la detassazione degli straordinari. Occorre infatti verificare quanti lavoratori ne hanno beneficiato e per quante ore di prestazione lavorativa.

L'oratore non comprende inoltre i criteri in base ai quali l'agevolazione è stata limitata ai soli macchinari compresi nella divisione 28 della tabella Ateco, escludendo dal suo campo di applicazione gli investimenti operati dalle piccole e medie imprese che necessiterebbero di maggiore attenzione. Negativa è anche l'esclusione degli investimenti in innovazione e tecnologia, contrariamente alle promesse e agli impegni contenuti nel DPEF.

Occorre poi verificare quanti istituti di credito hanno fatto effettivamente ricorso agli strumenti di patrimonializzazione delle banche, denominati «Tremonti bond», indicati dal Governo quale ulteriore strumento di sostegno alle imprese, sia pure in via indiretta, attraverso l'immissione di liquidità all'interno del sistema creditizio, considerato che al momento risulta estremamente esiguo il numero delle istituzioni che hanno utilizzato la predetta misura. Incidentalmente rileva la contraddittorietà della politica del centrodestra nei confronti del comparto bancario, posto che all'introduzione della maggiorazione dell'IRES hanno poi fatto seguito negli ultimi mesi una serie di interventi di favore.

Sottolinea anche la necessità che il Governo chiarisca se le risorse stanziate nel disegno di legge di assestamento, pari a 18 miliardi di euro, nei limiti delle quali deve essere effettuato il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione per appalti, forniture e somministrazioni, sono effettive e consentiranno la reale liquidazione di tali somme alle imprese interessate.

Conclude il proprio intervento ritenendo parziale e limitata anche la deroga al patto di stabilità interno, che consente agli enti locali virtuosi di sbloccare solo una minima parte delle disponibilità liquide per l'effettuazione di investimenti.

 

            Il senatore MERCATALI (PD), richiamando l'intervento svolto dal senatore Morando, sottolinea la presenza di numerosi profili critici nel decreto-legge in conversione, rispetto ai quali occorrerebbe operare interventi modificativi nell'interesse del paese. Si sofferma sulle misure recate in materia di Patto di stabilità, tema sul quale le forze di opposizione richiamano la necessità di un pronto intervento già dal precedente esercizio finanziario. Il decreto n. 78 reca misure che tuttavia non appaiono idonee e che si presentano di difficile applicabilità e dunque di scarsa efficacia. In particolare, non è stata operata la necessaria ricognizione sui comuni che potranno usufruire dell'intervento previsto, posto peraltro che si richiede una certificazione in relazione alla quale i tempi di attuazione della norma appaiono particolarmente lunghi. Evidenzia la attuale situazione di stasi nell'avvio delle gare di appalto da parte dei comuni che risultano esposti a rischi di sforamento dei vincoli del Patto di stabilità interno, anche con riferimento ad opere infrastrutturali di particolare rilevanza e prioritarie per il territorio. Preannuncia al riguardo un emendamento della propria parte politica volto a chiarire gli ambiti di intervento della misura che non risulta nella formulazione attuale idonea a garantire un intervento efficace e rispondente alle effettive necessità degli enti locali. Formula osservazioni critiche in relazione all'assenza di interventi in materia di fiscalità di vantaggio con riferimento alle fonti energetiche rinnovabili, per le quali risulterebbe necessario adottare misure al pari di quanto è stato previsto in materia di ristrutturazioni edilizie, ricomprendendo altresì tra i benefici anche gli interventi sulla prima casa. Risultano inoltre necessarie misure a favore del tessuto imprenditoriale nazionale volte a garantire una immediata spendibilità di risorse nel sistema economico, misure che appaiono invece del tutto assenti nel decreto-legge in conversione. Si sofferma sul tema del turismo, che costituisce un settore centrale e meritevole di una maggiore attenzione; in particolare, risulterebbe opportuno intervenire anche in tale ambito con misure di fiscalità di vantaggio per le imprese, riconducendo, ad esempio, il livello dell'IVA al pari delle percentuali previste negli altri paesi dell'Unione europea. Mancano altresì nel testo in esame interventi a sostegno della domanda internazionale, che risulterebbero invece particolarmente opportuni nel contesto di crisi globale. Conclude, quindi, esprimendo una posizione fortemente critica sui contenuti tutt'altro che incisivi ed efficaci del decreto-legge n. 78.

 

            Il senatore LUSI (PD), dopo aver sottolineato come il decreto-legge n. 78 risulti un provvedimento collegato, secondo quanto previsto dal Documento di programmazione economico-finanziaria, critica la frammentarietà degli interventi di politica economica adottati dall'Esecutivo. Il decreto-legge in conversione reca di fatto una manovra finanziaria che viene ad essere esaminata dal Parlamento in temi tutt'altro che congrui e con una grave situazione di sostanziale esautoramento di una delle due Camere dal potere di incidere in via modificativa sul testo. La situazione delineatasi pone quindi all'attenzione una grave menomazione dei poteri di uno dei due rami del Parlamento; ciò non risulta accettabile, non costituendo peraltro un metodo congruo quanto preannunciato dal Governo circa il ricorso  ad un distinto decreto correttivo per ovviare ai profili problematici dell'attuale formulazione del testo. Richiama il disegno di legge di riforma del sistema contabile, attualmente all'esame della Camera dei deputati, che andrebbe definitivamente approvato in tempi celeri, proprio nell'ottica di superare i molteplici problemi che risultano attualmente posti dalla frammentarietà ed eterogeneità di interventi da parte dell'Esecutivo. Formula poi osservazioni critiche in materia di tassazione delle plusvalenze auree e in relazione alla misura in materia di poteri di indagine della Corte dei conti, richiamando i moniti provenienti dalla Presidenza della Repubblica sulla necessità di interventi correttivi al riguardo. Sottolinea poi l'assenza di misure a favore del sud del Pese, sottolineando altresì come le modifiche apportate nel corso dell'esame presso la Camera dei deputati non sono state oggetto di un'apposita verifica mediante la predisposizione di una relazione tecnica, formulando osservazioni fortemente critiche sull'assenza di dati di stima degli effetti in materia di saldi di finanza pubblica. Appare quindi particolarmente incerto il quadro degli effetti finanziari della manovra recata dal decreto, che presenta peraltro contenuti assai eterogenei come sottolineato dal Comitato per la qualità della legislazione presso l'altro ramo del Parlamento. Si sofferma poi sui contenuti dell'articolo 13-bis, in materia di scudo fiscale, sottolineando la problematicità della attuale formulazione della norma che presenta una trattazione unitaria dei paesi estranei all'area euro, prescindendo dall'inserimento o meno dei medesimi nell'ambito della lista delle aree a rischio evasione formulata dagli organismi internazionali. Si pone quindi un problema di effettiva valenza della norma in termini di incentivi al rientro dei capitali, cui si aggiungono problemi attuativi in base al dettato del comma 5 della disposizione, ove si rinvia alla predisposizione di provvedimenti attuativi successivamente all'entrata in vigore della norma. Il tenore della disposizione appare quindi impreciso e prospetta profili di scarsa efficacia sul piano dell'effettivo rientro dei capitali. Le entrate fiscali riconnesse alla disposizione dovrebbero essere destinate alla ricostruzione delle zone colpite dal sisma, come era stato ipotizzato inizialmente dal Governo nei tempi immediatamente successivi agli eventi sismici; sotto tale profilo emerge ancora una volta come l'Esecutivo non abbia delineato effettive risposte ai problemi finanziari posti dalla ricostruzione, per cui preannuncia che sarà presentato un emendamento a propria firma volto a destinare il totale ammontare delle maggiori entrate connesse all'intervento di cosiddetto "scudo fiscale" alla ricostruzione delle zone dell'Abruzzo colpite dal sisma. Si sofferma poi sull'articolo 17 in materia di poteri di indagine della Corte dei conti. Segnala come la fattispecie nella formulazione attuale renderebbe non più perseguibili gli amministratori responsabili in termini di danno erariale, delineandosi una esimente del tutto impropria e ingiustificata. La prevista nullità degli atti pone inoltre a rischio le attività di accertamento anche in sede processuale attualmente pendenti. Dopo aver evidenziato la forte contraddizione tra i richiami alla buona amministrazione, fatti propri dalle componenti dell'attuale maggioranza,  e gli interventi da cui invece scaturisce la non punibilità degli amministratori, come delineata dal decreto-legge in esame, richiama a tale proposito la relazione del senatore Gentile. Sottolinea il rischio di incostituzionalità dell'articolo 17, per violazione del principio di uguaglianza. Si sofferma poi sui contenuti dell'articolo 25 rilevando, in materia di sospensione del pagamento delle imposte, i molteplici problemi connessi alla possibilità per le popolazioni abruzzesi colpite dagli eventi sismici di dover versare le imposte. Dopo aver richiamato le diverse ordinanze intervenute in materia, ed in particolare la distinzione tra i Comuni fuori dal cratere del sisma ed i Comuni rientranti in tale definizione, evidenzia come il Governo non abbia dato alcuna risposta in materia di versamento delle imposte da parte dei residenti che abbiano subito danni. La situazione delinea una assoluta assenza di certezze definitorie e normative, di cui il Governo deve dare conto, posto peraltro che in relazione ad altri eventi sismici che hanno colpito in passato il Paese sono state adottate misure ben più ampie sul piano della sospensione temporale del versamento delle imposte. Dopo aver richiamato la ricostruzione svolta dal senatore Morando, ed in particolare il tema della mancanza di effettiva copertura del decreto-legge adottato in relazione agli eventi sismici, giudica il Governo del tutto inadempiente, non avendo peraltro ancora fornito alcuna spiegazione sul volume delle risorse destinate e effettivamente disponibili per la ricostruzione delle aree colpite. Non appare quindi credibile la dichiarazione del Ministro dell'economia e delle finanze circa una successiva risoluzione di tale problema in sede di futura ordinanza della protezione civile, posto che ciò, oltre a non risultare corretto sul piano della gerarchia delle fonti normative, delinea un quadro di grave responsabilità dell'attuale Esecutivo per la mancata adozione di misure concrete e incisive a sostegno delle popolazioni dell'Abruzzo e delle aree colpite dal sisma.

 

            Interviene quindi la senatrice GERMONTANI (PdL), la quale sottolinea l'importanza delle misure recate dal decreto-legge che investono una pluralità di ambiti e di settori economici, in continuità con altri interventi già adottati per adeguare la politica economica agli scenari via via mutati della crisi.

            L'oratrice si sofferma in particolare a commentare le norme sul rimpatrio dei capitali detenuti all'estero, anche comparativamente con analoghe misure adottate in altri ordinamenti, enunciandone gli elementi più significativi e positivi, in particolare per quanto riguarda lo stretto collegamento con la lotta all'evasione fiscale internazionale e le misure per contrastare la detenzione di risorse nei "paradisi fiscali".

Ritiene poi ampiamente positive le misure a sostegno degli investimenti in beni strumentali da parte delle imprese (auspicando peraltro un'interpretazione della norma finalizzata a ricomprendere fra gli investimenti agevolabili anche le acquisizioni in leasing) e gli interventi sul sistema creditizio finalizzati a rendere meno onerosi per gli utenti e le imprese i costi di alcune operazioni bancarie.

            Da ultimo si sofferma a commentare positivamente le modifiche alla disciplina previdenziale riferita alle donne impiegata nella Pubblica amministrazione.

 

            Interviene poi il senatore LEGNINI (PD) il quale, dopo aver dichiarato di condividere in toto le osservazioni svolte dal senatore Lusi circa le disposizioni relative agli obblighi fiscali dei cittadini residenti nelle zone terremotate dell'Abruzzo esprime una valutazione fortemente critica della scelta del Governo di utilizzare a copertura degli oneri del decreto-legge le risorse rivenienti dalla scadenza della sospensione dei pagamenti delle imposte di tali cittadini.

            Pur nella prospettiva preannunciata dallo stesso Presidente del Consiglio di rinviare ulteriormente il termine per il pagamento delle imposte rispetto a quanto previsto nel decreto-legge, esprime forte perplessità sulla possibilità che tale rinvio venga disposto attraverso provvedimenti amministrativi. In relazione alle incertezze emerse sul punto, sollecita il rappresentante del Governo a dare un'indicazione circa la possibilità che il rinvio possa essere già previsto nel decreto-legge correttivo di prossima emanazione da parte dell'Esecutivo.

 

            La senatrice CARLONI (PD) sottolinea criticamente l'impatto sociale di molte delle misure contenute nel decreto-legge, inefficaci a contrastare gli effetti più devastanti della crisi economica, nonostante gli interventi in tema di ammortizzatori sociali; in assenza di una riforma complessiva di tale istituto, il Governo propone interventi disorganici, senza fornire, oltretutto, indicazioni sulla adeguatezza della copertura finanziaria. In tema di regolarizzazione di lavoratori clandestini che svolgono la loro attività nella cura alle persone e a sostegno delle famiglie, ritiene che la regolarizzazione proposta - sia pure condivisibile in sé - si ponga in netta contraddizione con l'indirizzo della maggioranza - da lei certamente non condiviso -espresso nel recente provvedimento sulla sicurezza. Ribadendo le critiche formulate su tale provvedimento giudica la misura di regolarizzazione recata dal decreto-legge parziale e tardiva e viziata in maniera evidente da disparità di trattamento tra i clandestini impiegati dalle famiglie  per la cura delle persone e i clandestini che svolgono la loro attività in altri settori produttivi. Esprime poi una serie di considerazioni critiche sulle disposizioni in materia di requisiti soggettivi previdenziali per le donne dipendenti della Pubblica Amministrazione.

 

            Il presidente BALDASSARRI dichiara chiusa la discussione generale, dando la parola ai relatori per gli interventi di replica e specificando che l'intervento del rappresentante del Governo si svolgerà nella seduta pomeridiana.

 

            Il senatore GENTILE (PdL), relatore per la 6a Commissione, ribadisce la valutazione complessivamente positiva delle norme recate dal decreto-legge, pur ammettendo che alcune questioni sollevate nel corso della discussione generale avrebbero meritato un approfondimento non concesso dalla ristrettezza dei tempi di esame. In particolare dà atto al senatore Morando di aver posto correttamente al Governo la richiesta di un chiarimento circa le disponibilità delle risorse iscritte nel Fondo per le aree sottoutilizzate;  analogamente dà atto al senatore Legnini di aver sollecitato un chiarimento opportuno sulle risorse finanziarie da destinare alla ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto in Abruzzo. Rimettendosi all'intervento del rappresentante del Governo su tali punti, ribadisce il carattere necessario e urgente del provvedimento.

 

            La senatrice BONFRISCO (PdL), relatrice per la 5a Commissione, dopo aver ribadito un giudizio complessivamente positivo sul decreto-legge, ritiene che le questioni sollevate dalla senatrice Leddi, in relazione alla necessità che il sistema bancario italiano sostenga adeguatamente le imprese meritano certamente attenzione, così come possono essere accolte le sollecitazioni del senatore Lannutti affinché le misure di sostegno alla patrimonializzazione delle banche siano adeguatamente supportate dal controllo e dalla vigilanza su tale comparto, al fine di contrastare la perdita di credibilità e reputazione sofferta negli ultimi mesi.  Le sollecitazioni ad ampliare il ricorso al credito a favore delle imprese vanno valutate però anche alla luce degli interventi definiti dal Governo per accelerare i pagamenti della Pubblica Amministrazione.

            Per quanto riguarda invece la regolarizzazione delle "badanti", ne rivendica la coerenza con le misure adottate dal cosiddetto "pacchetto sicurezza" poiché anch'esse si iscrivono in un indirizzo di estrema attenzione alla legalità e al rispetto delle leggi, quale principio cardine di una politica di governo dei flussi migratori che presentano grandi complessità: a suo giudizio, solo un indirizzo certo e univoco, sempre rispettoso dei diritti soggettivi, ma irremovibile nella tutela della sicurezza e dell'ordine, può costituire un argine rispetto alle conseguenze più incontrollabili e nefaste dell'immigrazione clandestina.

            Per quanto riguarda, invece, la parificazione dei requisiti anagrafici per il pensionamento delle donne lavoratrice nella Pubblica Amministrazione rispetto agli uomini ne sottolinea il carattere lungimirante, poiché tale misure rappresenta il primo passo per adeguare la disciplina dell'assistenza sociale e della previdenza ai mutamenti demografici.

 

            Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

 

 

POSTICIPAZIONE DELL'ORARIO DELLA SEDUTA POMERIDIANA  

 

      Il presidente  BALDASSARRI  comunica che la seduta prevista per le ore 15 inizierà alle ore 16.

 

           

            La seduta termina alle ore 12,45.