Legislatura 16º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 230 del 01/07/2009
(Resoconto provvisorio in stato di revisione)


SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

230a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 

MERCOLEDÌ 1° LUGLIO 2009

(Antimeridiana)

_________________

 

Presidenza del presidente SCHIFANI,

indi del vice presidente CHITI

 

 

RESOCONTO SOMMARIO

 

Presidenza del presidente SCHIFANI

 

La seduta inizia alle ore 9,30.

 

Il Senato approva il processo verbale della seduta antimeridiana del 24 giugno.

 

Comunicazioni della Presidenza

 

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

 

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 9,36 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

 

Per lo svolgimento di un'interrogazione

BELISARIO (IdV). Sollecita il Ministro della giustizia ad intervenire in Aula per confermare o smentire la notizia, riportata da alcuni organi di stampa, secondo la quale avrebbe partecipato giorni fa ad una cena riservata insieme a due membri della Corte costituzionale e al Presidente del Consiglio, accompagnato da alcuni suoi avvocati. Oggetto di discussione sarebbero stati il cosiddetto lodo Alfano, che nel mese di ottobre sarà sottoposto al vaglio della suprema Corte, e un testo di modifica delle norme costituzionali sulla magistratura predisposto da uno dei componenti della Corte costituzionale stessa. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

PRESIDENTE. Nel prendere atto dell'avvenuta presentazione di un atto di sindacato ispettivo sulla vicenda, rassicura che la Presidenza del Senato comunicherà al ministro Alfano la richiesta testé avanzata.

Seguito della discussione del disegno di legge:

(733-B) Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta del giorno precedente i relatori hanno svolto la relazione orale e ha avuto luogo l'illustrazione di numerose questioni pregiudiziali.

MAZZATORTA (LNP). Dopo il lungo e approfondito esame di cui ha costituito oggetto il provvedimento in entrambi i rami del Parlamento, niente affatto convincenti appaiono le eccezioni di costituzionalità sollevate, tanto più se si considera che una di esse - la questione pregiudiziale QP2 - ricalca pedissequamente il testo di due pareri espressi dal Consiglio superiore della magistratura, con la conseguenza che il Senato si trova oggi di fatto ad esprimere un voto sui pronunciamenti di un altro organo. La posizione espressa dal Partito Democratico sul reato di clandestinità, secondo cui si andrebbe così a colpire lo straniero unicamente in ragione della sua condizione di migrante e non per fatti realmente lesivi, non è condivisibile, dal momento che la condotta di uno straniero che entra e risiede nel Paese senza rispettare le regole di ingresso è già di per sé illegale e, quindi, da condannare. Non è un caso che diversi Paesi europei, tra cui la Francia e la Germania, già prevedano nei loro ordinamenti il reato di immigrazione clandestina e che numerosi siano gli impegni comunitari volti a contrastare il fenomeno. Nel preannunciare il voto contrario a tutte le questioni pregiudiziali sollevate, conclude quindi esprimendo pieno apprezzamento per il contenuto del provvedimento, frutto di un convincente ed equilibrato bilanciamento tra i diversi interessi e diritti coinvolti. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Compagna).

SALTAMARTINI (PdL). Il giudizio sulle numerose questioni pregiudiziali sollevate e sul merito del provvedimento deve muovere dall'assunto per cui è ormai ampiamente acquisito e radicato nel costituzionalismo occidentale il principio per cui la libertà dell'individuo deve essere adeguatamente contemperata con il diritto alla sicurezza dei cittadini. Quanto alla censura mossa nei confronti della norma che introduce il diritto dei cittadini di fondare associazioni finalizzate a segnalare alle Forze dell'ordine eventi che possano arrecare danni alla sicurezza, essa è priva di fondamento, non soltanto perché l'articolo 18 della Costituzione garantisce e tutela il diritto di associazione dei cittadini, ma anche considerando che la disposizione si muove evidentemente nell'ottica di rafforzare la partecipazione dei cittadini alla tutela degli interessi generali e di corroborarne il senso civico. Allo stesso modo, l'introduzione del reato di clandestinità è pienamente coerente con il sistema del diritto penale italiano, che si fonda sul principio per cui la violazione di obblighi amministrativi è punita come ipotesi contravvenzionale con la sanzione dell'ammenda o dell'arresto. Parimenti infondate e pretestuose appaiono infine le eccezioni mosse nei confronti della disciplina sui centri di identificazione e espulsione e dell'attribuzione di nuove competenze al giudice di pace, posta l'esistenza nell'ordinamento italiano di diversi livelli giurisdizionali, cui è attribuita una diversa competenza in base alla gravità degli illeciti. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP).

BIANCO (PD). Dichiarando, a nome dei senatori del PD, voto favorevole alle questioni pregiudiziali, ricorda le principali argomentazioni che motivano la richiesta di non procedere all'esame del disegno di legge. L'introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato comporta l'istituzionalizzazione di una procedura eccezionale che, inefficace a contrastare l'immigrazione clandestina, viola il principio di eguaglianza e incide negativamente su diritti fondamentali, quali il diritto alla salute. Il prolungamento oltre ogni ragionevole durata del trattenimento dello straniero nei centri di identificazione ed espulsione trasforma la restrizione motivata della libertà personale in un provvedimento di detenzione amministrativa. L'istituzione di associazioni di cittadini che presidiano il territorio contrasta con un principio basilare di civiltà giuridica, il monopolio statale dell'uso della forza, e asseconda un pericoloso desiderio di giustizia fai-da-te. Il provvedimento ha suscitato preoccupazione e indignazione non solo da parte delle opposizioni, ma anche dal Presidente della Camera, da esponenti della maggioranza, che sono stati ricondotti alla disciplina attraverso il voto di fiducia, da organismi internazionali, da organizzazioni umanitarie e dalla Chiese cattolica, che ha richiamato al rispetto della persona. Il PD condivide la necessità di garantire maggiore sicurezza, ma il disegno di legge utilizza strumenti sbagliati, scegliendo la strada dell'intervento penale e delle ronde anziché quella della cooperazione internazionale e della riforma organizzativa delle Forze di polizia. Il Governo, peraltro, ha operato un taglio senza precedenti sulle risorse destinate alle Forze dell'ordine, venendo meno a precisi impegni assunti in campagna elettorale. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

 

Con votazione, seguita da controprova chiesta dal senatore LEGNINI (PD), il Senato respinge la questione pregiudiziale, avanzata, con diverse motivazioni, dal senatore D'Alia (QP1), dai senatori Pardi ed altri (QP2), dai senatori Li Gotti ed altri (QP3), dai senatori Casson ed altri (QP4), dai senatori Carofiglio ed altri (QP5), dai senatori Maritati ed altri (QP6), dai senatori Incostante ed altri (QP7), dai senatori Perduca e Poretti (QP8), dal senatore Vitali (QP9) e dai senatori Sanna, Della Monica, D'Ambrosio, Galperti, Marcenaro, Mariapia Garavaglia, Ceccanti, De Sena, Pinotti, Bastico, Adamo e Mauro Maria Marino.

 

VITO, ministro per i rapporti con il Parlamento. Considerati il lungo iter del provvedimento, che completa il pacchetto sicurezza, e la necessità di approvare rapidamente norme di contrasto della criminalità organizzata, il Governo pone la questione di fiducia sull'approvazione di ciascuno dei tre articoli del testo licenziato dalla Camera dei deputati. (Applausi ironici dai Gruppi PD e IdV).

 

PRESIDENTE. Convoca la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi e sospende la seduta.

 

La seduta, sospesa alle ore 10,13 è ripresa alle ore 11,30.

 

Presidenza del vice presidente CHITI

Calendario dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. Comunica le determinazioni assunte a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo in ordine all'organizzazione della discussione sulla questione di fiducia ed al voto per appello nominale dei tre articoli del disegno di legge n. 733-B e al calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo fino al 9 luglio (v. Resoconto stenografico).

DI GIOVAN PAOLO (PD). Segnala alla Presidenza come l'impossibilità di determinare anticipatamente e con cadenza mensile, come accade al Parlamento europeo, il calendario dei lavori dell'Aula penalizzi fortemente il lavoro delle Commissioni parlamentari cui, secondo il Regolamento del Senato, è destinato il tempo residuo tra le convocazioni antimeridiane e pomeridiane d'Aula.

PRESIDENTE. Condivide l'importanza di dedicare maggiore spazio al lavoro delle Commissioni parlamentari, obiettivo per il quale sarebbe necessario modificare il Regolamento. Rassicura il senatore Di Giovan Paolo in merito alla rapida definizione da parte della Conferenza dei Capigruppo della programmazione dei lavori per il mese di luglio.

Sulla mancata risposta del Governo ad atti di sindacato ispettivo

ICHINO (PD). In seguito alla mancata risposta del Governo a molti degli atti di sindacato ispettivo presentati dal Gruppo del Partito Democratico negli ultimi mesi, sollecita la Presidenza a verificare il dato relativo alla quantità di risposte fornite dall'Esecutivo in relazione al numero degli atti presentati nella legislatura in corso, data l'importanza che tali strumenti rivestono nell'attività parlamentare.

PRESIDENTE. La questione degli strumenti di sindacato ispettivo, cui occorre attribuire particolare rilevanza, sarà presto discussa in sede di Conferenza dei Capigruppo. Il dato richiesto dal senatore Ichino sarà fornito prima della chiusura della seduta antimeridiana.

Per comunicazioni del Ministro dello sviluppo economico sul futuro dello stabilimento FIAT di Termini Imerese

BATTAGLIA (PdL). Invita il Governo a riferire in Aula in ordine alla riconversione dello stabilimento FIAT di Termini Imerese prospettata nella bozza di piano industriale, il che appare doveroso anche in risposta alle preoccupazioni dei lavoratori dell'indotto che sono sfociate negli ultimi giorni in scioperi e manifestazioni.

PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico di sollecitare il Ministro dello sviluppo economico a riferire in Aula.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 733-B

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione sulla questione di fiducia posta dal Governo sulla distinta approvazione degli articoli 1, 2 e 3 del disegno di legge n. 733-B, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

MUGNAI (PdL). Appare pienamente condivisibile la decisione del Governo di apporre la questione di fiducia sull'approvazione del testo in esame, considerata la rilevanza del provvedimento e l'incisività degli interventi in esso profilati in risposta al crescente bisogno di sicurezza manifestato dai cittadini. Il disegno di legge è imperniato su un'analisi lucida delle principali questioni che investono il tema della sicurezza e fa riferimento ad alcuni dati concreti, come il nesso inconfutabile tra criminalità e flusso di immigrazione clandestina, per arginare il quale sono state inasprite le misure pecuniarie e penali a tutela degli italiani e degli immigrati regolari. Nel provvedimento sono contenute anche efficaci misure di contrasto alla criminalità organizzata che inaspriscono il regime carcerario e colpiscono soprattutto la cultura dell'omertà, impedendo la partecipazione ad appalti pubblici a coloro che non denunciano la presenza di infiltrazioni mafiose. Sul versante della microcriminalità sono presenti norme di contrasto più incisive in materia di furti e rapine e di violazioni del codice stradale. Alla medesima filosofia della partecipazione e dell'assunzione di responsabilità da parte dei cittadini è ispirata anche la norma sulle ronde civiche, da tanti ingiustificatamente contestata. (Applausi dal Gruppo PdL).

BODEGA (LNP). Alcune delle norme contenute nel provvedimento, in materia di ronde civiche o di respingimento degli immigrati clandestini, ampiamente discusse in Parlamento e a livello mediatico, sono state accolte positivamente anche dall'opinione pubblica, visti i recenti risultati elettorali che hanno favorito la Lega Nord. Ciò basterebbe a privare di contenuto le critiche pretestuose e le accuse di xenofobia lanciate alla maggioranza dai Gruppi dell'opposizione, spesso circoscritte al solo tema dell'immigrazione, laddove le norme in materia non criminalizzano il clandestino, ma si adeguano alla normativa di molti altri Paesi europei sulla base di dati concreti che attestano la correlazione tra delinquenza e permanenza irregolare di stranieri nel Paese. Tra gli aspetti qualificanti del provvedimento vi è anche l'inasprimento delle misure di contrasto alla criminalità organizzata, tra cui la reintroduzione del carcere duro per i boss della mafia, che hanno ottenuto l'approvazione del Procuratore nazionale antimafia e delle associazioni antiracket. Vi sono inoltre norme di prevenzione dell'odioso fenomeno della violenza sulle donne di cui, secondo i dati statistici, in cospicua percentuale si rendono responsabili gli immigrati. Per tali ragioni invita l'opposizione ad abbandonare condotte pregiudiziali e demagogiche che non hanno alcun fondamento concreto e ad affrontare il tema della sicurezza con maggiore lucidità di analisi. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP).

SERRA (PD). Nonostante la presenza di alcuni spunti validi, come le norme sul sequestro dei beni mafiosi, prevale nel provvedimento l'effetto annuncio di carattere propagandistico ed emerge, alla prova dei fatti, la difficoltà del centrodestra di tradurre in misure coerenti il pragmatismo efficientista vantato agli occhi del Paese. Difficilmente realizzabile dal punto di vista operativo appare infatti la decisione di affrontare il problema della clandestinità sul piano penale anche per la scelta di sancire il reato di soggiorno ed ingresso illegale con un'ammenda; considerata infatti la situazione di indigenza degli extracomunitari clandestini la pena pecuniaria appare di difficile esigibilità. Altrettanto irrealizzabile sul piano operativo è la previsione della reclusione nel caso in cui lo straniero permanga illegalmente sul territorio senza giustificato motivo, stante lo stato di paralisi della giustizia italiana e il sovraffollamento delle carceri. Anche la norma che allunga a 18 mesi la permanenza nei centri di identificazione è inutile al fine del riconoscimento dello straniero ed è discriminatoria perché rinvia alla maggiore o minore speditezza operativa dei Paesi di provenienza per le procedure di identificazione. La verità è che, a distanza di un anno dall'avvio della legislatura, le promesse mirabolanti del centrodestra sono rimaste tali, anzi, si è registrato un peggioramento nonché un aumento degli ingressi clandestini nel Paese. Sarebbe stato pertanto preferibile affrontare il tema sicurezza attraverso il confronto con l'opposizione anziché procedere con un atto forzoso e incostituzionale. (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Congratulazioni).

BUGNANO (IdV). L'Italia dei Valori è fortemente impegnata sui temi della legalità in quanto considera la sicurezza dei cittadini un tema di rilievo nazionale che le forze politiche debbono impegnarsi ad affrontare a prescindere dalla coloritura politica. Al contrario, l'impianto del provvedimento varato dal centrodestra appare fortemente connotato sotto il profilo ideologico, in particolare per il trasparire di una concezione della sicurezza quale bene privato ad uso e consumo dei cittadini. Ciò vale per la proposizione delle ronde: come mostrano esperienze del passato, vi è infatti il rischio di dare luogo a gruppi militarizzati che metterebbero a forte repentaglio la democrazia. In proposito, sono apparse già sui quotidiani notizie allarmanti circa la creazione di ronde legate a movimenti politici di estrema destra. Oltre al rischio di autorizzare comportamenti, difficilmente sanzionabili, intimidatori nei confronti di soggetti deboli, appare facilmente prevedibile la violazione dell'articolo 18 della Costituzione che proibisce la creazione di associazioni che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare. Le preoccupazioni dell'Italia dei Valori sono state tradotte in emendamenti, che non potranno più essere oggetto di discussione a causa della fiducia, volti in primo luogo alla soppressione della norma e, in secondo luogo, alla sua mitigazione in modo tale che fosse garantita la partecipazione a tali associazioni di personale qualificato, quali persone in congedo dalle Forze di polizia, e fossero precluse a chi è stato condannato per violenza. (Applausi dai Gruppi IdV e PD. Congratulazioni).

SCANU (PD). Il Governo, dovendo gestire le pulsioni e gli interessi posti dalle componenti della sua maggioranza, propone ai cittadini sul tema della sicurezza misure contraddittorie che delineano un vero e proprio imbroglio. Da un lato, infatti, il centrodestra ha alimentato la percezione di insicurezza con la creazione di un clima emergenziale, dall'altro, in modo incoerente, ha sottratto risorse ai comparti difesa e sicurezza, favorisce la costituzione delle ronde e propone una legge sulle intercettazioni che depotenzia un fondamentale strumento di lotta al crimine. Il provvedimento all'esame è una legge vergogna ispirata a faziosità, razzismo, indisponibilità all'accoglienza e pertanto è fortemente contrario allo spirito della Costituzione e alla storia di solidarietà che caratterizza il Paese. Il centrodestra dovrà pertanto rendere conto ai cittadini italiani dell'impianto culturale indiscutibilmente fascista che caratterizza le sue scelte politiche in materia di sicurezza. (Applausi dai Gruppi PD e IdV. Congratulazioni).

VALLARDI (LNP). Già da molti anni la Lega ha sollevato la questione della sicurezza connessa con la presenza sul territorio degli immigrati. Il problema è poi diventato di percezione generale con l'ingresso sempre più massiccio di clandestini che finiscono ad alimentare la criminalità, comune e organizzata: si tratta di un dato inconfutabile, dimostrato dal forte incremento negli ultimi anni di detenuti stranieri nelle carceri. Non era pertanto più rinviabile, da parte del Governo, determinare le condizioni per un ritorno alla vivibilità dei territori per i cittadini sempre più impauriti dalle aggressioni e dalle violenze perpetrate dagli immigrati clandestini. E' in tale contesto che sono nate le ronde nelle zone del Nord su iniziativa dei cittadini di ausilio alle Forze dell'ordine e proprio come efficace supporto alla sicurezza e al vivere civile vengono disciplinate dal provvedimento: vanno dunque rigettate le ragioni demagogiche illustrate dalla sinistra e ispirate ad una falsa volontà di integrazione. Peraltro, dopo un anno di discussioni in materia di sicurezza, è giunta l'ora di assumersi delle responsabilità e varare misure concrete. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

LIVI BACCI (PD). Senza entrare nel merito delle contraddizioni e dell'inadeguatezza delle misure proposte, riguardo alle quali vale il giudizio critico espresso nel corso della dichiarazione di voto pronunciata in prima lettura, si sofferma sul dato relativo all'allarmante declino demografico che caratterizza l'Italia. La diminuzione delle nascite infatti comporterebbe negli anni a venire una drastica riduzione dei giovani con conseguente crisi di settori produttivi dell'economia, del welfare e del ruolo dell'Italia rispetto ad altri Paesi. Una immigrazione regolata e legale potrebbe sopperire a tali carenze e deve essere quindi considerata un valore per il Paese. Conseguentemente occorre favorire la regolarizzazione degli ingressi e l'integrazione e non, come fa il disegno di legge, porre ostacoli di natura ideologica e burocratica nell'intento di dissuadere il fenomeno. Occorre quindi semplificare il canale tortuoso dell'accesso legale; allungare la validità dei permessi di soggiorno, sveltirne i rinnovi, renderli gratuiti, anziché onerosi; prosciugare l'economia sommersa; concedere la cittadinanza a chi nasce in Italia; facilitare l'acquisizione della residenza e della carta di lungo residente e l'iscrizione in anagrafe; non restringere i diritti sociali, primo tra tutti quello alla riunificazione familiare; concedere il voto amministrativo dopo qualche anno di residenza. Il provvedimento va contro gli interessi del Paese ed è per tali motivi che voterà contro. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

PARDI (IdV). Preannuncia il voto contrario del Gruppo alla questione di fiducia, rilevando che la maggioranza e il Governo erroneamente individuano nell'immigrazione clandestina il fattore principale dell'insicurezza pubblica, a volte peraltro colpevolmente trascurando l'esistenza di gravi forme di criminalità messe in atto da cittadini italiani. Le limitazioni che il provvedimento intende porre a carico dell'immigrato, soprattutto con riguardo all'accesso all'istruzione e alla contrazione del matrimonio, appaiono irragionevoli e finanche controproducenti, in quanto accresceranno il senso generale di insicurezza e contribuiranno alla disgregazione della famiglia, che pure la maggioranza dichiara essere un istituto da salvaguardare con forza. Ben più efficaci sarebbero misure di contrasto al lavoro sommerso, che generano precarietà e sfruttamento e mantengono il lavoratore straniero in uno stato di marginalità sociale. Infine, pur condividendo l'esigenza di maggiore sorveglianza nelle città, specie nei quartieri più periferici, rigetta la previsione delle cosiddette ronde, le quali rappresentano un'idea fuorviante di partecipazione sociale e civile, posto che questa dovrebbe essere rivolta al dialogo e all'interlocuzione e non già all'opposizione e allo scontro. (Applausi dal Gruppo IdV).

DIVINA (LNP). Le critiche mosse dall'opposizione al disegno di legge in esame appaiono ingenerose e pretestuose e l'equiparazione compiuta dal senatore Casson tra i volontari della sicurezza e i giovani dei centri sociali è inaccettabile e testimonia l'incapacità di apportare un contributo realmente costruttivo e positivo al tema in discussione. Nel rigettare le accuse del senatore Serra, secondo cui la situazione della sicurezza non è destinata a migliorare ma anzi a peggiorare, rivendica la bontà del provvedimento, che va incontro alle reali esigenze di sicurezza dei cittadini, e invita l'opposizione a prendere atto dei risultati negativi delle ultime elezioni amministrative e a cercare di elaborare un nuovo e più moderno programma politico al fine di rinsaldare i suoi rapporti con la società civile. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Benedetti Valentini. Congratulazioni).

PERDUCA (PD). La compattezza della maggioranza e il consenso popolare intorno al provvedimento non sono in realtà quelli ostentati dal Presidente del Consiglio, visto che il Governo ha dovuto far ricorso alla questione di fiducia sia alla Camera che al Senato per la sua approvazione. Nonostante i più recenti e accreditati dati a disposizione descrivano l'Italia come uno dei Paesi a più basso tasso di criminalità e a maggior sicurezza nel vivere, la maggioranza e il Governo hanno da sempre fondato il proprio programma sull'esigenza di indurire le pene esistenti e di creare nuove fattispecie di reato, arrivando addirittura ad ipotizzare, in occasione della discussione sul disegno di legge in materia di stalking, di applicare i trattamenti riservati ai mafiosi anche a chi si rende responsabile di atti persecutori. Il provvedimento in esame, contenente misure proibizionistiche e punitive, è tanto più incoerente se si considera la difficile situazione in cui versano le carceri italiane, resa ancor più drammatica in ragione dei tagli alla polizia penitenziaria e alle risorse finanziarie per la manutenzione e l'ordinaria amministrazione. Per tali ragioni, preannuncia, anche a nome delle senatrici Bonino e Poretti, il voto contrario alla questione di fiducia posta dal Governo. (Applausi dal Gruppo PD).

COMPAGNA (PdL). Le critiche dell'opposizione sono ingiuste e dense di pregiudizi, posto che il provvedimento in esame rappresenta un pacchetto piuttosto coerente di politiche per la sicurezza. In particolare, desta sconcerto che l'opposizione critichi duramente la previsione sulle cosiddette ronde e valuti invece con indulgenza e tolleranza l'iniziativa promossa circa un mese fa dalla Regione Campania per la formazione di volontari - reclutati tra ex detenuti - adibiti alla sicurezza turistico-urbana, i quali sono peraltro stati accolti con simpatia dai cittadini napoletani durante il primo mese del loro operato. Nel rilevare che la normativa in esame appresta tutte le dovute e necessarie garanzie per il corretto funzionamento delle ronde - di tali formazioni potranno infatti far parte ex appartenenti alle Forze dell'ordine reclutati dallo Stato -, invita l'opposizione ad una maggiore onestà intellettuale nell'esprimere giudizi sull'operato del Governo e della maggioranza. (Applausi dal Gruppo PdL e della senatrice Maraventano).

DI GIOVAN PAOLO (PD). Il provvedimento viene criticato non certo per un presunto senso di superiorità intellettuale, come da taluni erroneamente sostenuto, quanto piuttosto per la volontà di apportare un contributo concreto ed efficace alla legislazione in tema di sicurezza. In particolare, desta sconcerto il parallelismo operato dalla maggioranza tra insicurezza e immigrazione, frutto di asserzioni ideologiche e propagandistiche e che certo non giova alla ricerca di soluzioni per il disagio e le paure delle famiglie e dei cittadini italiani. Il Governo farebbe bene ad elaborare strategie radicalmente diverse per affrontare il tema dell'immigrazione, ad esempio proponendo a chi vuole immigrare nel nostro Paese di corrispondere all'ambasciata italiana le somme normalmente cedute agli scafisti, ottenendo in cambio un documento digitale e la tessera sanitaria per risiedere così legalmente in Italia per il periodo necessario a trovare un'occupazione. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

CARLINO (IdV). Il provvedimento in esame è moralmente inaccettabile e lesivo della dignità umana, oltre che inefficace in termini di tutela della sicurezza, dal momento che promuove una politica di repressione e di intimidazione che avrà come unico risultato un aumento del disagio e della xenofobia. Quanto al reato di clandestinità, esso rappresenta una fattispecie in realtà priva di fondamento in quanto attiene allo status di una persona e non ad un comportamento criminale; la sua introduzione, inoltre, provocherà un aumento esponenziale dei processi, aggravando i problemi del sistema giudiziario e dei conti pubblici. Il combinato disposto della normativa in esame con l'articolo 362 del codice penale determinerà inoltre l'obbligo per gli incaricati di servizio pubblico di denunciare all'autorità giudiziaria i clandestini, con la conseguenza che le madri immigrate non regolari verosimilmente non provvederanno alla registrazione dei propri figli: ciò, oltre a costituire un'evidente violazione della convenzione di New York sui diritti del fanciullo, renderà di fatto invisibili migliaia di bambini figli di stranieri. Conclude quindi invitando il Governo a dare attuazione alla risoluzione approvata alcuni mesi fa dalla Commissione parlamentare per l'infanzia a favore della tutela dei diritti minori stranieri non accompagnati. (Applausi dal Gruppo IdV).

MARAVENTANO (LNP). Alla maggioranza e all'opinione pubblica non interessano le critiche e le lezioni di diritto costituzionale impartite da un'opposizione priva di proposte e incapace di contrastare il traffico di esseri umani. Anche gli scettici si sono dovuti ricredere: il Governo ha fatto le scelte giuste e, grazie alla politica del ministro Maroni e alla meritoria opera delle Forze dell'ordine, gli sbarchi di clandestini a Lampedusa sono cessati, l'attività turistica dell'isola è in ripresa, l'Italia non è più il ventre molle dell'Europa, un Paese privo di regole e di controlli. (Applausi dal Gruppo LNP).

ROSSI Paolo (PD). Per garantire una sicurezza fondata sulla legalità, e non sul terrore, occorrerebbe puntare sull'integrazione economica, sociale, culturale e religiosa. La maggioranza, che in campagna elettorale ha agitato la questione dell'immigrazione come una clava, si appresta invece ad approvare un provvedimento che fa strame dei principi fondamentali del diritto, colpisce l'anello più debole della catena sociale, veicola un'idea di società che è la brutta copia della peggiore America, rinvia ad un modello economico fondato sulla formazione di una casta di invisibili e sullo sfruttamento di forza lavoro a basso costo. Al di là delle campagne propagandistiche, la quantità e la qualità dei crimini non è diminuita e l'istituzionalizzazione delle ronde, che veicola una concezione medievale dello Stato, lungi dall'invertire la tendenza può solo alimentare la sfiducia nelle istituzioni e aumentare il rischio di una giustizia sommaria. I problemi della sicurezza non dipendono dall'immigrazione, ma sono legati a fenomeni quali il caporalato, il bullismo, la scarsa tutela del lavoro, l'assenza di controlli, il sovraffollamento delle carceri, questioni sulle quali l'iniziativa del Governo è inesistente. (Applausi dal Gruppo PD).

BENEDETTI VALENTINI (PdL). La posizione della questione di fiducia su un provvedimento che vanta un lungo iter in Parlamento ed è stato lungamente dibattuto non costituisce un abuso, ma rientra in una corretta dialettica tra il Governo e le Camere. Le critiche di metodo e di merito avanzate da un'opposizione contraddittoria, accecata dal pregiudizio ideologico e lontana dal senso comune dei cittadini, evidenziano e sue lacune sostanziali sul piano della cultura di governo. Di fronte ad un'opinione pubblica che reclama interventi incisivi, l'opposizione si limita, infatti, a negare l'emergenza sicurezza e la conseguente necessità di assumere provvedimenti.

DE TONI (IdV). Sebbene l'articolo 3 modifichi il codice della strada al fine di inasprire le sanzioni per la guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, la promozione della cultura della sicurezza stradale richiede un intervento più articolato, organico e incisivo. Rispetto agli altri Paesi europei, l'Italia vanta, infatti, un triste primato per il numero di incidenti stradali, che rappresentano una vera emergenza sociale, coinvolgono drammaticamente il mondo giovanile e hanno un costo pari a due punti percentuali del prodotto interno lordo. Per avvicinarsi all'obiettivo europeo di dimezzare le vittime di incidenti provocati da guida pericolosa occorre adottare misure strutturali e coordinate, investire sulla formazione e superare la cronica carenza di risorse: il Governo Berlusconi ha invece drasticamente risotto gli stanziamenti e non ha rifinanziato il Piano nazionale per la sicurezza stradale. (Applausi dal Gruppo IdV. Congratulazioni).

PITTONI (LNP). L'esperienza dei principali Paesi europei mostra che l'integrazione degli immigrati dipende da regole rigorose e che l'accoglienza va coniugata con la legalità. Per fronteggiare una situazione in cui la crisi economica riduce i posti di lavoro, aumenta la pressione dell'immigrazione e cresce il numero dei reati commessi dagli stranieri, occorre garantire la certezza delle pene e il controllo capillare del territorio. La strategia innovativa dei respingimenti ha consentito di arrestare il flusso di migranti e le critiche dell'opposizione appaiono strumentali: in Spagna, Germania, Francia e Regno Unito i flussi migratori sono rigidamente programmati, il permesso di soggiorno è rilasciato a condizione che si abbiano documenti di identità e mezzi di sostentamento, soltanto l'immigrazione qualificata è incoraggiata e gli stranieri possono essere trattenuti a fini di identificazione per un periodo fino a diciotto mesi. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. Rinvia il seguito della discussione alla seduta pomeridiana.

Sulle risposte del Governo agli atti di sindacato ispettivo

PRESIDENTE. In risposta al quesito posto dal senatore Ichino nel corso della seduta, precisa che, nella prima parte della legislatura, gli atti di sindacato ispettivo conclusi sono pari al 25,1 per cento di quelli presentati (27 per cento per quanto riguarda quelli presentati da senatori del Gruppo Partito Democratico), una percentuale analoga a quella registrata nella scorsa legislatura.

Dà annunzio degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e toglie la seduta.

 

La seduta termina alle ore 14.

  

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente SCHIFANI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,30).

Si dia lettura del processo verbale.

 

BAIO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del 24 giugno.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 9,36).

 

Per lo svolgimento di un'interrogazione

BELISARIO (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BELISARIO (IdV). Signor Presidente, nei giorni scorsi, dal più alto scranno istituzionale della nostra Repubblica, è venuto un invito ad una distensione dei toni delle polemiche. Pur apprezzando ed esprimendo stima nei confronti del Capo dello Stato, desidero segnalare all'Assemblea la necessità che il Ministro della giustizia venga a riferire in Aula per smentire o confermare le notizie in merito ad una cena riservata, che gli organi di stampa hanno veicolato ai cittadini e che nessuno si è premurato di smentire.

A questa cena avrebbero partecipato due componenti della Corte costituzionale, il Presidente del Consiglio, il ministro della giustizia Alfano, il Presidente della Commissione affari costituzionali del Senato, nonché gli avvocati del Presidente del Consiglio. In tale occasione si sarebbe parlato del lodo Alfano, che il 6 ottobre verrà sottoposto all'attenzione della Corte costituzionale, e quindi anche dei due componenti coinvolti, che lo dovrebbero giudicare. In quell'incontro si sarebbe altresì parlato di un testo che, probabilmente o presuntivamente, un componente della Corte costituzionale avrebbe preparato per modificare la Costituzione nella parte riguardante la magistratura.

Si tratta di interrogativi di particolare rilievo e di notevole gravità, che imporrebbero al Ministro della giustizia di rassicurare il Parlamento e il Paese sui contenuti di questa cena, se mai si è verificata. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

PRESIDENTE. Nel prendere atto che ieri sera è stato presentato un documento di sindacato ispettivo su questo tema, la Presidenza si farà carico di segnalare il contenuto del suo intervento al Ministro competente.

 

Seguito della discussione del disegno di legge:

(733-B) Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 9,39)

 

Discussione delle questioni di fiducia poste sugli articoli 1, 2 e 3

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 733-B, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, oggetto della discussione e delle deliberazioni saranno soltanto le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati, salvo la votazione finale.

Ricordo che nella seduta di ieri i relatori hanno svolto la relazione orale ed ha avuto luogo l'illustrazione di numerose questioni pregiudiziali.

Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulle questioni pregiudiziali presentate si svolgerà un'unica discussione, nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.

MAZZATORTA (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAZZATORTA (LNP). Signor Presidente, ovviamente non entrerò nel merito di tutte le questioni sollevate ieri dai colleghi di opposizione nelle loro numerose questioni pregiudiziali, perché non ne avrei il tempo. Soprattutto, non intendo entrarci perché molte delle questioni sollevate non portano nuovi elementi di discussione, essendo stati questi ampiamente approfonditi in quest'anno di dibattito sul provvedimento in esame, che è stato inserito nel pacchetto sicurezza del Governo. A maggio 2008 abbiamo iniziato una discussione approfondita partendo da quest'Aula e abbiamo analizzato, anche vivacemente, tutti gli elementi sollevati ancora ieri nelle questioni pregiudiziali. Pertanto, non mi soffermerò sui temi della sicurezza partecipata, delle ronde, dell'accesso ai pubblici servizi da parte dei clandestini, dei centri di identificazione ed espulsione. Sono state dette tante cose, ovviamente alcune improprie, e mi rifaccio al dibattito avvenuto nel corso dell'ultimo anno nell'Aula del Senato e in quella della Camera.

Intendo invece soffermarmi su due aspetti, a cominciare da un'anomalia particolarmente grave, secondo il mio punto di vista. La questione pregiudiziale QP2, che è stata illustrata ieri dal senatore Pardi, è praticamente la fotocopia di due pareri espressi dal Consiglio superiore della magistratura sul decreto-legge in materia di violenza sessuale - sul quale il CSM si è pronunciato il 2 aprile 2009 - e sul provvedimento in esame, su cui il CSM si è espresso il 10 giugno 2009.

Il contenuto testuale dei due pareri è stato riportato all'interno di questa questione pregiudiziale, per cui oggi abbiamo anche l'anomalia parlamentare ‑ e, credo, istituzionale ‑ di doverci pronunciare su una questione pregiudiziale che riporta testualmente il contenuto - virgola per virgola - di due pareri del Consiglio superiore della magistratura. Oggi, quindi, voteremo una questione pregiudiziale sollevata, di fatto, dal Consiglio superiore della magistratura. Credo che questa non sia una pagina felice delle istituzioni parlamentari, e forse può far riflettere anche sul ruolo del CSM e sul suo compito di esprimere giudizi ‑ purtroppo di natura politica, e di politica criminale ‑ sulle leggi che adottiamo.

Mi soffermerò, invece, sul punto relativo al reato di clandestinità, sul quale forse si sono sentiti elementi nuovi. Per la verità, il nuovo elemento di chiarezza è venuto dalla dichiarazione di voto svolta alla Camera dal segretario del Partito Democratico Franceschini, il quale ha detto con estrema chiarezza che con il reato di clandestinità e l'aggravante della clandestinità si colpisce lo straniero non per quello che ha fatto, ma per quello che è e per la storia che ha. Credo che il vostro segretario abbia finalmente espresso una posizione culturale: tutte le posizioni politiche illustrate ieri sono la conseguenza della posizione culturale in materia di clandestinità che egli ha espresso in maniera chiarissima.

Per la verità, l'appello dei cosiddetti giuristi contro il reato di immigrazione clandestina pubblicato pochi giorni fa riporta una posizione culturale identica. In sostanza, si dice - e ne riporto le testuali parole - che «l'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per sé, fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante».

Ora, il disvalore e l'offensività della condotta di uno straniero che entra illegalmente in questo Paese, senza rispettare le regole d'ingresso fissate dal nostro Parlamento e in totale spregio delle nostre frontiere, o che vi risiede illegalmente, senza rispettare le regole di soggiorno, esiste o non esiste? Secondo la vostra posizione culturale sostanzialmente non esistono alcun disvalore e alcuna offensività nella condotta di uno straniero che non rispetta le regole d'ingresso e di soggiorno di questo Stato. Non c'è per voi nessun disvalore, perché queste sono espressioni della condizione di migrante.

Anche questa, poi, è una parola buonista, che si vuole utilizzare in luogo del termine "clandestino", impiegato anche dall'Unione europea nel suo Patto europeo sull'immigrazione e sull'asilo. L'Unione europea parla di combattere - e usa proprio questo verbo - la clandestinità, però bisogna trovare una parola buonista, com'è appunto migrante. E la condizione di migrante, secondo la vostra posizione culturale, autorizza la violazione delle frontiere, quasi vi fosse una sorta di libera circolazione del clandestino che può varcare le frontiere di questo Paese senza alcun rispetto per le regole di controllo dell'immigrazione. Anzi, mentre lo straniero regolare non ha un diritto soggettivo a entrare in questo Paese, ma può presentare una domanda che viene vagliata dalle autorità di pubblica sicurezza, il clandestino migrante ha un diritto soggettivo a entrare e uscire da questo Paese a suo piacimento.

Non voglio richiamare la legislazione di Paesi europei, come la Francia, la Germania e l'Inghilterra, che già prevedono il reato d'immigrazione clandestina. Né mi interessa richiamare gli impegni comunitari, cui ho fatto riferimento poco fa, volti a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Però vi ricordo solo una cosa, colleghi, anche perché abbiamo stima di molti di voi: la posizione culturale che porta alle conseguenze politiche che avete illustrato ieri è pericolosa perché mina le fondamenta di questo Stato. Ed è un paradosso che la forza, il movimento meno statalista in questo Parlamento debba cercare di evidenziare tale aspetto, perché l'ente Stato è composto da tre elementi costitutivi: un governo, un popolo ed un territorio. Ma se il territorio di uno Stato viene meno, perché i suoi confini e le sue frontiere non hanno più alcuna consistenza, e la sua sovranità territoriale scompare, viene meno lo Stato stesso. La vostra posizione culturale è quindi preoccupante e pericolosa, perché potrebbe davvero portare a conseguenze ulteriori.

Prima è stata richiamata la Corte costituzionale: ebbene, attendiamo che si pronunci. Prima lo farà sull'aggravante di clandestinità, poi sicuramente anche sul reato di clandestinità e siamo sicuri che esprimerà un giudizio sereno, che sarà anche di costituzionalità del sistema repressivo in materia di immigrazione regolare, frutto dell'attuazione del pacchetto sicurezza.

Concludo il mio intervento rivendicando fino in fondo la sovranità del Parlamento in materia di politica criminale, soprattutto in una materia così sensibile dal punto di vista politico, sulla quale occorre dare risposte convincenti per contrastare in maniera inflessibile il fenomeno dell'immigrazione irregolare e per combattere la clandestinità. Ripeto, sto usando il verbo impiegato nel Patto europeo sull'immigrazione dell'ottobre 2008: il Consiglio europeo ci chiede di combattere l'immigrazione clandestina, assicurando in particolare il ritorno degli stranieri in posizione irregolare nel loro Paese di origine.

Siamo altrettanto convinti che sia l'aggravante, già operativa e quotidianamente applicata dalle procure, sia il reato di clandestinità siano frutto di un convincente bilanciamento dei beni e dei delicati interessi in gioco: da un lato, il principio di uguaglianza e l'offensività che voi richiamate spesso, dall'altro anche il principio della sicurezza e della libertà personale, soprattutto delle persone più deboli. L'insicurezza colpisce i deboli (non coloro che abitano nei quartieri snob, ma quanti vivono nei quartieri periferici di Milano, di Torino o di Brescia), privandoli della loro libertà personale. Noi vogliamo tutelare la libertà personale dei deboli e per questo voteremo contro sulle questioni proposte. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Compagna).

SALTAMARTINI (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

SALTAMARTINI (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri nel corso degli interventi sono state sollevate numerosissime eccezioni di costituzionalità del provvedimento che è all'approvazione di quest'Aula parlamentare. Per rispondere ad alcune argomentazioni non si può prescindere dal fatto che, nello sviluppo dei sistemi costituzionali moderni, l'idea e il principio di libertà e di democrazia siano sempre legati, in termini di endiadi, al principio del diritto alla sicurezza dei cittadini. Questa endiadi, in realtà, ha natura e fondamento non solo nella nostra Costituzione, ma anche e soprattutto nei provvedimenti di diritto e delle convenzioni internazionali, a partire dalla Dichiarazione universale sui diritti dell'uomo del 1948. Questi princìpi si radicano, ancor più, nel lungo viaggio del costituzionalismo occidentale e, addirittura, nella Magna Charta del 1215: anche allora, accanto all'idea di libertà, veniva annotato il diritto alla sicurezza.

Per entrare nel merito delle eccezioni che sono state qui prospettate e, quindi, per delineare l'ambito degli interventi, vorrei aggiungere anche che la nostra Costituzione (e i princìpi che essa tutela e garantisce) ha natura sostanziale; non è, cioè, una legge costituzionale che può essere interpretata - come hanno fatto alcuni colleghi dell'opposizione - in modo sistematico come se fosse, appunto, una legge ordinaria. La Costituzione sviluppa e garantisce dei principi fondamentali e dei diritti di libertà. Il quadro dei diritti fondamentali deve essere appunto legato allo sviluppo storico di questi diritti di libertà.

Partendo quindi dalle singole questioni qui sviluppate, segnatamente mi riferisco al primo dei temi qui evocati, la censura alla norma che introduce il diritto dei cittadini di fondare associazioni finalizzate a segnalare alle Forze di polizia statali e locali eventi che possano arrecare danni alla sicurezza urbana e alla coesione sociale.

Ebbene, vorrei qui ricordare che la Costituzione del nostro Paese, all'articolo 18, garantisce e tutela il diritto di associazione dei cittadini; diritto pieno, di partecipazione, perché l'articolo 18 e le altre disposizioni introdotte in materia vietano tre tipi di associazioni: quelle vietate dal codice penale in quanto il fatto di associarsi costituisce ipotesi di reato; la norma contenuta nelle disposizioni di attuazione della Costituzione, cioè il divieto di associazioni con il fine di ricostituire il partito fascista; il divieto di associazione di carattere militare e di fondare associazioni di carattere segreto.

Ebbene, fatta eccezione per questi tre tipi di associazioni, in questo momento, se non si introducesse una norma che ne regola e ne dettaglia la disciplina, qualunque cittadino o gruppo di cittadini potrebbe fondare un'associazione con il fine, appunto, di realizzare ciò che la norma invece introduce. Simili associazioni in realtà esistono nel tessuto sociale del nostro Paese, e mi piace ricordare il comitato dei cittadini che nella città di Bologna svolge questa attività da almeno trent'anni. Ripeto, se non si introducesse questa fattispecie ci troveremmo in una congerie di associazioni che potrebbero perseguire questo fine.

La censura che l'opposizione fa non può quindi, in nessun caso, comportare la violazione dell'articolo 18 della Costituzione, anche perché legato intimamente all'articolo 2, nel quale la Repubblica riconosce e garantisce non solo i diritti inviolabili dell'uomo, ma soprattutto quelli che si sviluppano nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Pertanto le associazioni sono lo strumento principale per la realizzazione e la partecipazione dei cittadini a quel dovere di solidarietà sociale richiamato sempre dall'articolo 2.

Se questa non fosse la base attraverso cui le associazioni si muovono, dovremmo sostenere che anche la disposizione contenuta nel codice penale in forza della quale i cittadini hanno l'obbligo di denunciare fatti di reato contro la personalità dello Stato puniti con la pena dell'ergastolo sarebbe in palese violazione della Costituzione. Così come, sulla base delle tesi prospettate, sarebbe incostituzionale la norma che prevede la facoltà di arresto in flagranza di reato in capo ai cittadini. In realtà, queste disposizioni sottolineano l'esigenza di rafforzare la partecipazione dei cittadini alla tutela degli interessi generali e corroborano in modo particolare il civismo, il senso civico dei cittadini italiani. Quindi, non c'è alcun profilo di incostituzionalità della norma che introduce le associazioni dirette a corroborare l'attività delle forze di polizia e prevede un controllo governativo per gestire il sistema delle associazioni.

Il secondo tema prospettato dalle opposizioni è che il reato di permanenza nel nostro territorio, introdotto come contravvenzione, sarebbe palesemente incongruente col sistema costituzionale e penale dell'Italia. In realtà, la disposizione che prevedeva l'ipotesi di contravvenzione per la violazione delle norme del soggiorno era già presente nel nostro ordinamento già dall'introduzione del primo Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, con la legge del 1865, n. 2248, allegato B. Il Testo unico del 1931, tuttora in vigore, prevedeva, all'articolo 142, una contravvenzione per la violazione dell'obbligo di dichiarare la permanenza di uno straniero sul territorio nazionale.

Tale previsione veniva poi enucleata e depenalizzata con la riforma del ministro Martelli del 1988. Ebbene, l'incongruenza in cui incorre l'ordinamento - e per questa ragione intendiamo colmare la lacuna - sarebbe caratterizzata dal fatto che si prevede un precetto, l'obbligo di rendere la dichiarazione entro otto giorni e conseguentemente di regolarizzare la propria posizione, sprovvisto di sanzione. L'introduzione di un'ipotesi contravvenzionale, peraltro, risponde alla logica del nostro codice penale, allorquando la violazione di obblighi amministrativi è punita come ipotesi contravvenzionale con la sanzione dell'ammenda o dell'arresto. Si tratta quindi di incorniciare un preciso provvedimento, che è coerente con il sistema del diritto penale del nostro Paese, anche perché, contrariamente, si verrebbe a creare una discriminazione in negativo nei riguardi dei cittadini italiani, i quali, in caso di violazione di precetti amministrativi, verrebbero invece puniti con l'ipotesi contravvenzionale quando tale ipotesi verrebbe meno per i cittadini stranieri.

C'è un'ulteriore questione per quanto concerne la sottolineata violazione dell'articolo 117, secondo comma, della Costituzione. È stata qui sostenuta l'idea che le associazioni costituite verrebbero surrettiziamente ad assumere funzioni di ordine e sicurezza pubblica, che l'articolo 117, secondo comma, lettera h) della Costituzione affida al potere legislativo dello Stato e agli organi di polizia dello Stato. In realtà, ciò non è assolutamente fondato, non è vero. Alle associazioni non viene attribuito alcun potere di polizia, ma la possibilità, nell'ambito della regolamentazione di secondo livello e del controllo governativo, di sviluppare attività che tendano a corroborare l'attività delle forze dell'ordine.

Sono state qui inoltre evocate altre censure di incostituzionalità, come quella, palesemente infondata, secondo la quale, attribuendo al giudice di pace la competenza a giudicare su tali fattispecie, si violerebbe il principio della parità di trattamento di cui all'articolo 3 della Costituzione. La censura appare assolutamente infondata, perché nel nostro Paese esistono diversi livelli giurisdizionali e ad essi è attribuita una diversa competenza in base alla gravità degli illeciti.

Un'ulteriore censura che riguarda i centri di identificazione e permanenza - in ordine ai quali è stato assunto che si sarebbe violato l'articolo 13 della Costituzione - appare anche qui del tutto infondata. La restrizione della libertà personale nella fattispecie in oggetto è caratterizzata dalla limitazione dell'habeas corpus; ma anche in questo caso, per effetto dell'intervento della Corte costituzionale e del legislatore, è previsto il controllo e la verifica giurisdizionale, così come prevede la nostra Costituzione. Mi piace inoltre ricordare gli amici dell'opposizione che hanno sbandierato queste violazioni della nostra Costituzione come nel Paese a più lunga vocazione costituzionale, il Regno Unito, il recente Human Rights Act preveda restrizioni della libertà personale di gran lunga maggiori rispetto a quelle previste nel nostro Paese per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico. Vorrei inoltre sottolineare come anche negli Stati Uniti, che vantano la più antica costituzione scritta dell'Occidente (risalente al 1791 e che all'articolo 1 introduce il diritto di associazione e di espressione del pensiero e della libertà religiosa), sono previste misure molto stringenti per contrastare i fenomeni di immigrazione clandestina che determinano fenomeni di devianza ed un aumento della criminalità.

Non vorrei qui ripetere, perché lo ho già fatto in altri interventi, che se la popolazione carceraria nel nostro Paese è arrivata a 62.000 unità ciò è dovuto soprattutto a fenomeni di devianza connessi all'immigrazione clandestina. Noi con questo provvedimento diamo corpo a dei princìpi fondamentali, come dicevo all'inizio del mio intervento, che garantiscono, accanto ai diritti di libertà, il diritto alla sicurezza dei cittadini. Non c'è compressione dei diritti fondamentali perché c'è la garanzia della tutela e del controllo giurisdizionale su questi atti; non c'è violazione del principio dell'articolo 3 della Costituzione che vieta le discriminazioni, perché le norme sono palesemente congruenti con il sistema costituzionale. Del tutto infondate e pretestuose, per come sono state elaborate, sono le censure di costituzionalità avanzate dall'opposizione.

E credo che la Corte costituzionale non avrà difficoltà a validare come perfettamente costituzionali le norme che oggi stiamo approvando. (Applausi dal Gruppo PdL e dei senatori Monti e Boldi. Congratulazioni).

BIANCO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

BIANCO (PD). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, i senatori del Gruppo del Partito Democratico voteranno convintamente a favore delle questioni pregiudiziali presentate da tutti i Gruppi delle opposizioni al disegno di legge che stiamo esaminando. I colleghi intervenuti hanno motivato con ricchezza di elementi e fondatezza di analisi le ragioni per cui occorre non procedere all'esame ulteriore del testo.

Voglio ricordare brevemente alcune delle ragioni poste a sostegno delle nostre pregiudiziali. In primo luogo, l'introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio nazionale, con la procedura particolare ed eccezionale prevista, è da un canto inefficace e dall'altro in contrasto con il principio di eguaglianza previsto dalla nostra Costituzione. Ciò, inoltre, può incidere gravemente sull'esercizio di diritti fondamentali, come il diritto alla salute. Le considerazioni svolte dai colleghi della maggioranza non ci portano a modificare la nostra idea. In secondo luogo, il prolungamento oltre ogni ragionevole durata della procedura di identificazione e di espulsione nei centri appositamente realizzati trasforma l'esigenza di limitare la libertà di un cittadino per il tempo strettamente necessario in una vera e propria detenzione amministrativa, non dipendente dal comportamento di cui il soggetto interessato è responsabile. In terzo luogo, l'istituzione delle cosiddette ronde è in palese e insuperabile contrasto con il principio che assegna solo ed esclusivamente allo Stato l'uso della forza a tutela dell'incolumità e della sicurezza delle persone e sempre nel rispetto della dignità delle persone stesse. Prima ancora che norma costituzionale e principio generale dell'ordinamento, tale monopolio è tratto distintivo degli stessi fondamenti della nostra civiltà giuridica.

Il complesso delle norme che così sinteticamente ho richiamato, signor Presidente, è riuscito in un piccolo straordinario miracolo: contro di esse si è levata la voce unanime di tutte le opposizioni parlamentari. Dubbi e contrarietà sono state espresse anche da parte di colleghi dei Gruppi di maggioranza, che nell'altra Camera e nelle votazioni a scrutinio segreto hanno più volte manifestato evidente contrarietà e solo con il voto di fiducia sono stati ricondotti alla disciplina. Ancora, nei giornali di stamani, il Presidente della Camera dei deputati è tornato a manifestare seri dubbi sulle procedure di identificazione nel corso dei cosiddetti respingimenti. Contro tali norme si è inoltre levata la voce unanime di tutte le organizzazioni degli appartenenti alle forze di polizia. In più occasioni, in convegni, in incontri e persino, onorevoli colleghi, in manifestazioni di piazza, i sindacati degli appartenenti alle forze di polizia, da Torino a Catania, hanno manifestato preoccupazione, sconcerto e indignazione. Questo Governo e questa maggioranza da un lato operano un taglio senza precedenti alle risorse destinate al comparto della pubblica sicurezza e dall'altro fanno regali pericolosi alla demagogia, consentendo che si propaghi l'idea di una giustizia fai da te, tanto cara a quell'ideologia predemocratica, da far west, che riecheggia in alcune forze politiche.

Contro di esse si è levata la voce unanime di tutte le organizzazioni internazionali, dall'Unione europea alle Agenzie dell'ONU, che spesso, non con il linguaggio felpato della diplomazia, hanno cercato di far ragionare questo Governo che ha pervicacemente deciso di imboccare una strada disumana ed inefficace insieme. Contro queste norme, onorevoli colleghi, si è levata la voce di tutte le organizzazioni umanitarie e di tutte le fedi religiose, da quella degli appartenenti alle Chiese protestanti - una per tutte la Tavola Valdese - a quella della Chiesa cattolica, che a più riprese e con interventi anche della massima autorevolezza ha richiamato al rispetto della persona umana. Un bel capolavoro, onorevoli colleghi, non c'è che dire.

Per tali ragioni, noi voteremo a favore delle questioni pregiudiziali che sono state presentate, per dare fiato anche in quest'Aula alla stragrande maggioranza del Paese che ragiona, ad un Paese che vuole e richiama più attenzione sulla domanda di sicurezza, che chiede e reclama dal Governo e dal Parlamento comportamenti coerenti, severità e rigore, sempre e contro chiunque, ma chiede di agire nel rispetto della dignità umana e dei valori fondamentali della nostra democrazia. Noi voteremo a favore delle questioni pregiudiziali perché l'impianto complessivo della vostra politica di sicurezza si sta rivelando clamorosamente sbagliato ed in contrasto con quella diffusa domanda di sicurezza sulla quale avete chiesto il voto agli italiani e che oggi state tradendo.

Sull'immigrazione scegliete la strada del reato, il cui solo effetto annuncio avrebbe dovuto avere ripercussioni mirabolanti e vi trovate con un numero di ingressi clandestini che non si registrava in Italia da molti anni. Quando finalmente scegliete la strada degli accordi e della cooperazione i risultati, al contrario, arrivano. Anziché avviare una seria riforma dell'ordinamento della pubblica sicurezza che organizzi in modo più moderno ed efficace le forze di polizia e che, a parità di risorse, migliori la distribuzione sul territorio, innalzi la capacità preventiva e renda più professionali e meglio equipaggiati ed addestrati le donne e gli uomini dei nostri corpi di polizia, scegliete lo slogan e lo spot delle ronde e dei muscoli. Questo disegno di legge, questa idea della sicurezza noi oggi li vogliamo fermare anche con il nostro voto. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a prendere posto per la votazione.

Metto ai voti la questione pregiudiziale, avanzata, con diverse motivazioni, dal senatore D'Alia (QP1), dal senatore Pardi e da altri senatori (QP2), dal senatore Li Gotti e da altri senatori (QP3), dal senatore Casson e da altri senatori (QP4), dal senatore Carofiglio e da altri senatori (QP5), dal senatore Maritati e da altri senatori (QP6), dalla senatrice Incostante e da altri senatori (QP7), dalla senatrice Bonino e da altri senatori (QP8), dal senatore Vitali (QP9) e dai senatori Sanna, Della Monica, D'Ambrosio, Galperti, Marcenaro, Garavaglia Mariapia, Ceccanti, De Sena, Pinotti, Bastico, Adamo e Marino Mauro Maria.

Non è approvata.

 

LEGNINI (PD). Chiediamo la controprova.

 

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Non è approvata.

 

Ha chiesto di intervenire il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, onorevole Vito. (Applausi ironici del senatore Astore).

VITO, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli senatori, questo disegno di legge, al quale il Governo, com'è noto, attribuisce grande importanza, è stato il primo ad essere approvato nel primo Consiglio dei ministri che si tenne nel maggio dell'anno scorso a Napoli nell'ambito di un più ampio pacchetto di norme in materia di sicurezza.

Tutte quelle norme sono entrate definitivamente in vigore nel nostro ordinamento e hanno dato buona prova nel contrasto alla criminalità organizzata e a quella comune. Mancano le norme del disegno di legge in esame, che pure hanno ricevuto una prima approvazione dopo un lungo ed approfondito esame da parte delle competenti Commissioni riunite del Senato, per il quale vorrei ringraziare i presidenti Vizzini e Berselli e tutti i loro componenti, nel febbraio di quest'anno.

La Camera dei deputati ha approvato poche e limitate modifiche al testo licenziato dal Senato e pertanto il Governo ritiene opportuno, a questo punto, giungere alla definitiva approvazione del testo in tempi rapidi, per consentire che le norme alle quali ho fatto riferimento possano assumere definitiva efficacia nell'azione comune di contrasto alla criminalità.

Pertanto, Presidente, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione di ciascuno dei tre articoli che compongono il disegno di legge n. 733-B, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", nel testo licenziato dalla Camera dei deputati.

PRESIDENTE. A questo punto, conformemente alla prassi, sospendo la seduta e convoco immediatamente la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari.

 

(La seduta, sospesa alle ore 10,13, è ripresa alle ore 11,30).

Presidenza del vice presidente CHITI

 

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato modifiche al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori fino al 9 luglio.

È stato innanzitutto organizzato il dibattito sulle tre questioni di fiducia poste dal Governo sui tre articoli di cui si compone il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica. La discussione generale inizierà immediatamente con prosieguo della seduta fino alle ore 14, sospensione dalle ore 14 alle ore 15 e quindi ripresa della seduta fino alle ore 16, orario entro il quale si concluderà la discussione medesima.

Alle ore 16 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti renderà una informativa sul tragico incidente di Viareggio. Successivamente potranno intervenire i rappresentanti dei Gruppi per cinque minuti ciascuno.

A conclusione di tale dibattito, previa breve sospensione della seduta, si svolgerà - presumibilmente intorno alle ore 17,15 - la prima chiama sulla fiducia relativa all'articolo 1 del disegno di legge. Proclamato il risultato, si svolgerà la seconda chiama sull'articolo 2. La seduta sarà quindi tolta.

La terza chiama sull'articolo 3 avrà luogo domani mattina in apertura di seduta, a partire dalle ore 9.30. Alla proclamazione del risultato la seduta sarà sospesa e riprenderà alle ore 12 per le dichiarazioni di voto finali con trasmissione diretta televisiva.

Le mozioni in materia di difesa, già previste dal calendario della settimana corrente, saranno discusse nella seduta pomeridiana di martedì 7 luglio.

Il calendario della prossima settimana prevede inoltre la discussione - ove approvati e trasmessi in tempo utile dalla Camera dei deputati - del disegno di legge collegato in materia di internazionalizzazione di imprese ed energia e del decreto-legge di contrasto alla pirateria. Si procederà anche all'eventuale esame di documenti della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

DI GIOVAN PAOLO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DI GIOVAN PAOLO (PD). Signor Presidente, vorrei intervenire brevemente sull'ordine dei lavori testé annunciato. Interpretando, credo, il sentimento comune di tanti colleghi, ricordo che si sono svolte da poco le elezioni europee e in quel Parlamento (anche se ovviamente ognuno fa come preferisce) c'è una programmazione mensile grazie alla quale si possono organizzare i lavori evitando di convocare quattro Commissioni nello stesso orario (Applausi della senatrice Colli). Tale occorrenza colpisce soprattutto i più ligi tra i colleghi, perché chi prova a partecipare a tutte le sedi di lavoro delle Commissioni vive un continuo stop and go.

Sarebbe auspicabile conoscere quali argomenti saranno trattati da oggi fino alla fine del mese di luglio, salvo che il Governo o l'Assemblea debbano introdurre eventuali argomenti urgenti.

Vorrei solo segnalare questa problematica proponendo di compiere un tentativo per essere più europei anche nei comportamenti. Ritengo che questa valutazione non sia di parte.

PRESIDENTE. Senatore Di Giovan Paolo, lei ha sollevato due questioni, una delle quali credo rientri maggiormente nelle nostre competenze se si procederà, con l'intesa di tutti Gruppi, alla modifica dei Regolamenti parlamentari. Personalmente ritengo anch'io che le Commissioni dovrebbero potersi riunire in maniera programmata in alcuni giorni e non nei tempi che residuano dai lavori dell'Assemblea; pertanto la difficoltà non è solo nella sovrapposizione dell'orario della loro convocazione. La soluzione a questo problema è nelle nostre mani qualora si possa concludere la revisione dei Regolamenti parlamentari.

La programmazione dei lavori viene in parte fissata, ma probabilmente ci sono maggiori difficoltà perché il nostro sistema è bicamerale (in questo senso il raffronto con il Parlamento europeo è più complesso); e quindi l'esame di alcuni provvedimenti inizia al Senato, mentre altri disegni di legge ci vengono inviati dalla Camera, e questo secondo caso crea più problemi. Comunque viene predisposta una programmazione mensile, almeno per quanto riguarda gli argomenti principali, e sarà definita in una prossima Conferenza dei Capigruppo.

 

Sulla mancata risposta del Governo ad atti di sindacato ispettivo

ICHINO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

ICHINO (PD). Signor Presidente, vorrei intervenire su un tema in qualche modo collegato ai nostri lavori. Due mesi fa, alla fine di aprile, chiesi di conoscere il dato relativo alle interrogazioni alle quali è stata data risposta dal Governo, lamentando il fatto che a quel momento, su dieci interrogazioni presentate nell'arco dell'anno, non una aveva avuto risposta.

Rinnovo alla Presidenza del Senato la richiesta di conoscere il numero degli atti di sindacato ispettivo che sono stati presentati e delle risposte del Governo, avvertendo che, a seguito dell'intervento del Presidente, sulle dieci interrogazioni che attendono da mesi una risposta ho avuto una sola risposta da parte del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.

Credo che in questo modo la funzione del sindacato ispettivo venga sostanzialmente azzerata e questo non mi sembra un esito accettabile da parte nostra.

PRESIDENTE. Senatore Ichino, a fine seduta le sarà data risposta da parte degli Uffici sulla questione sollevata in merito alle interrogazioni da lei presentate.

Per quanto riguarda in generale il sindacato ispettivo, ritengo che tali questioni vadano affrontate anche con i Gruppi. Per fare un esempio, in merito all'organizzazione del question time, penso che tale strumento dovrebbe potersi svolgere con assoluta tempestività e regolarità settimanale.

Ora, però, lascerei spazio per intervenire sull'ordine dei lavori a fine seduta, come abbiamo sempre fatto, altrimenti non riusciamo a svolgere il dibattito sulle questioni di fiducia. Ricordo che abbiamo alcuni obblighi.

 

Per comunicazioni del Ministro dello sviluppo economico
sul futuro dello stabilimento FIAT di Termini Imerese

BATTAGLIA (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, senatore Battaglia, ma ricordo che questo è l'ultimo intervento che autorizzerò prima di riprendere l'esame del provvedimento di cui ci stavamo occupando.

 

BATTAGLIA (PdL). Signor Presidente, desidero ribadire una richiesta che avevo già sottoposto all'attenzione della Presidenza del Senato la settimana scorsa, ovverosia quella di invitare il Governo a relazionare all'Assemblea sulla complessa vicenda che riguarda la FIAT e soprattutto sulla proposta di riconversione dello stabilimento di Termini Imerese avanzata dall'amministratore delegato Marchionne.

Visto che in quella località gli scioperi organizzati dagli operai, soprattutto impiegati nell'indotto, tengono alta la tensione, il senso di responsabilità imporrebbe che il Governo venisse in Aula a riferire in merito. Non è possibile infatti che i dipendenti dell'indotto e della FIAT continuino per tutta l'estate a mantenere alta la tensione con tali forme di mobilitazione. È un atteggiamento irriguardoso nei confronti del mondo del lavoro.

Desidero quindi ritornare su questo argomento perché reputo doveroso e corretto che, per rispetto nei confronti del mondo del lavoro, il Governo venga a riferire in quest'Aula sullo stato dei rapporti attuali, su cosa intende fare la FIAT e soprattutto su cosa intende la FIAT per riconversione.

PRESIDENTE. Senatore Battaglia, anche il senatore Lumia ieri sera, a fine seduta, ha posto la medesima questione con riferimento alla situazione della FIAT e in particolar modo a quella dello stabilimento di Termini Imerese. La Presidenza sottoporrà la questione al Ministro delle attività produttive.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 733-B
e delle questioni di fiducia (ore 11,38)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle questioni di fiducia poste dal Governo sull'approvazione degli articoli 1, 2 e 3 del disegno di legge n. 733-B, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

È iscritto a parlare il senatore Mugnai. Ne ha facoltà.

MUGNAI (PdL). Signor Presidente, allo stato attuale dei nostri lavori credo che pochi provvedimenti meritassero un voto di fiducia come quello che ci accingiamo a votare, perché una società che non è sicura non può progredire civilmente.

Al di là della scomposizione che nel voto caratterizza le varie parti del provvedimento, ritengo utile in questa sede riassumerne, sia pure in estrema sintesi, i fondamenti generali e la filosofia di impianto, atteso che delle singole parti di merito abbiamo già lungamente discusso, prima in Commissione, poi in Aula, per cui verosimilmente si tratterebbe dell'inutile e frammentaria ricostruzione di un percorso già largamente noto.

La sicurezza è un qualcosa che va al di là anche di quello che oggi siamo chiamati specificamente ad esaminare. È un aspetto che il Governo e la maggioranza hanno pienamente colto nel momento stesso in cui hanno affrontato nella sua globalità il problema di una società più sicura.

Una società più sicura è una società nella quale la giustizia funziona meglio e con tempi più certi: in quella direzione siamo già andati con le riforme che abbiamo adottato soprattutto in materia di giustizia civile e che stiamo per adottare in materia di giustizia penale. Una società più sicura è quella in cui il risparmio è garantito: e anche in quella direzione siamo già andati, dimostrando una tenuta migliore rispetto ad economie più forti delle nostre. Ed è una società nella quale le crisi occupazionali sono meglio affrontate: è una direzione nella quale ugualmente c'è stato un impegno concreto, superiore nei risultati anche a quello dimostrato da altre Nazioni - lo ribadisco - economicamente più forti della nostra.

Ma venendo al provvedimento che oggi siamo chiamati definitivamente ad esaminare e votare, esprimendo fiducia al testo che il Governo ci sottopone, direi che il filo ricostruttivo che sostanzialmente ne costituisce l'ossatura portante è costituito da quanto sto per dire.

È costituito, intanto, da un'analisi lucida, quasi fotografica, delle principali questioni nelle quali poi la domanda di sicurezza si è andata drammaticamente articolando e alle quali non possiamo più tardare a dare una definitiva risposta andando in quella direzione che il Paese tutto ci chiede.

La prima delle questioni che dovevamo affrontare in modo assolutamente onesto dal punto di vista intellettuale era allora il nesso inscindibile che intercorre tra due fenomeni: quello della criminalità diffusa (saldata anche, e sempre più frequentemente, alla criminalità organizzata ormai non più soltanto nazionale ma transfrontaliera), radicata nel nostro Paese, e i fenomeni legati all'immigrazione clandestina, dato del quale siamo tutti pienamente consapevoli. Lo abbiamo fatto affrontando il fenomeno in sé e per sé, perché giustamente questa mattina in quest'Aula un collega ha ricordato che vi è un disvalore preciso e un'offensività evidente nella condotta di chi, comunque, varca illegalmente le frontiere di questo Paese e illegalmente in questo Paese soggiorna.

Questo era il primo presupposto che dovevamo porci, perché non c'è nessuna comunità, nemmeno in quella più tollerante ed aperta - sicuramente la nostra lo è, perché noi siamo figli e nipoti di migranti e sappiamo quanto sia importante la cultura dell'accoglienza - che possa accogliere tutti indiscriminatamente, garantendo condizioni dignitose di vita e di lavoro. Questo, ahimè, l'immigrazione clandestina non lo consente.

Le leggi di questo Paese debbono necessariamente essere rispettate da tutti, anche e soprattutto da coloro che a questo Paese guardano come a una soluzione per risolvere quei drammatici problemi che nei loro Paesi d'origine, purtroppo, gravemente permangono. Sarà una misura efficace e deterrente quella penale di natura contravvenzionale che abbiamo introdotto? Sarà il tempo a dircelo ma, intanto, è una prima concreta risposta che andiamo a dare e che si coniuga, peraltro, a tutta una serie di altre norme che vanno a meglio monitorare, da un lato, e a determinare nelle sue articolazioni, dall'altro, la permanenza e il soggiorno degli stranieri in Italia, a tutela prima non solo e soltanto dei cittadini italiani ma anche di tutti quegli immigrati che legalmente vivono nel nostro Paese e che sappiamo essere una grande risorsa per l'Italia tutta.

A questo aspetto, a questa prima fotografia dello stato dell'arte, ne abbiamo aggiunto un'altra, che risponde ad una delle altre articolazioni drammatiche di quella domanda drammatica di sicurezza, vale a dire la tutela più forte dei soggetti più deboli in tutte le loro estrinsecazioni di vita quotidiana (come i minori e gli anziani). In quella direzione noi siamo andati con fermezza ma, soprattutto, con concretezza (che è l'aspetto fondamentale che caratterizza la filosofia di impianto di questo provvedimento).

A fianco di questa seconda fotografia, in questa sorta di album che voleva in qualche modo rappresentare il problema della sicurezza nel nostro Paese, ne abbiamo affrontato un altro, quello della criminalità organizzata, con un inasprimento dell'articolo 41-bis proprio per evitare che le organizzazioni criminali potessero essere guidate e controllate addirittura dal carcere.

Al tempo stesso, abbiamo introdotto quello per noi rappresenta uno dei portati essenziali dell'essere in politica, vale a dire la cultura della partecipazione e dell'impegno, nella misura stessa in cui abbiamo sanzionato, attraverso l'impossibilità di partecipare poi ad appalti pubblici, coloro che la criminalità organizzata non denunciano.

La cultura della partecipazione, come ripeterò conclusivamente, è la strada da seguire, perché si contrappone alla cultura dell'omertà.

Sempre in questo ideale album fotografico, ci siamo resi conto quanto, nel contesto di una società sicura, che non è soltanto quella che protegge dai fatti più gravi, sia importante porre fine, una volta per tutte, a quei fenomeni di vandalismo quotidiano che deturpano le nostre città e al tempo stesso le rendono invivibili, coniugando questo percorso a quello di contrasto a quella criminalità diffusa che troppo spesso, riduttivamente ed erroneamente, viene definita microcriminalità, ma che tale non è, inasprendo la normativa in materia di furti e rapine. Dobbiamo infatti essere consapevoli che per una anziana pensionata il furto apparentemente insignificante, proprio da due righe di cronaca nera, della sua borsetta con la pensione rappresenta un evento di una lesività assoluta e se moltiplichiamo questo per gli innumerevoli episodi che quotidianamente, purtroppo, si verificano in questo Paese, si determina una instabilità, un'insicurezza e un disagio profondi, e su questo dovevamo intervenire e siamo intervenuti.

Siamo andati ad affrontare anche un altro aspetto drammatico, che purtroppo da anni caratterizza la vita del nostro Paese: quello legato al costo altissimo della sinistrosità in materia stradale, che fa pagare un prezzo spaventoso sotto ogni profilo, prima di tutti quello affettivo come tributo di sangue, di morte e di sofferenze, e poi quello economico. Anche su questo aspetto siamo andati ad incidere non a parole, ma con i fatti.

Infine, affrontando uno dei temi più spinosi, quello delle cosiddette ronde (che poi sono ben altra cosa), la filosofia che ne ha ispirato il pensiero e l'ideazione, come ho detto, è quella della partecipazione dei cittadini, il senso di appartenenza alla comunità, la cultura dell'impegno e dell'assunzione di responsabilità che si contrappone a quella del disimpegno, dell'indifferenza e spesso, purtroppo, dell'omertà. Questa cultura della partecipazione, dell'impegno e dell'assunzione di responsabilità rappresenta una stella polare del nostro cammino in politica, ed è per questo che convintamente voteremo la fiducia. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Avverto tutti i colleghi e le colleghe che la Presidenza non concederà proroghe nei tempi assegnati per gli interventi, essendo stati fissati gli orari delle votazioni. Pertanto quanti non rientreranno nel tempo loro assegnato sono autorizzati sin d'ora a consegnare l'eventuale testo scritto dell'intervento da allegare al Resoconto.

È iscritto a parlare il senatore Bodega. Ne ha facoltà.

BODEGA (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo al cospetto di uno tra i più dibattuti provvedimenti degli ultimi anni, di cui credo che dentro e fuori il Parlamento tutti conoscano tutto, almeno per quanto attiene agli aspetti più mediatici della relativa normativa, dalle ronde civiche ai respingimenti dei clandestini.

Tale diffusa consapevolezza dell'opinione pubblica, a ben vedere, appare strettamente correlata al successo conseguito dalla Lega Nord in prima battuta nella tornata elettorale del 6 e 7 giugno scorsi. Senza nulla togliere alle alte funzioni di quest'Aula, potremmo legittimamente asserire che le norme all'ordine del giorno, bandiera elettorale del nostro movimento e della coalizione vincente, sono reduci dalla più esplicita ed inequivocabile ratifica popolare.

Al tempo stesso, e specularmente, sarebbe sensato convenire sul fatto che l'ostinarsi della sinistra nel rincorrere atteggiamenti di gratuita ostilità verso misure necessarie e largamente auspicate costituisca niente più di una maldestra perseveranza in quell'errore, pesantemente stigmatizzato dal giudizio dei cittadini. Anche in questa circostanza, imperterrita, l'opposizione trascina la propria carretta di assortite sentenze di discriminazione, accuse di squadrismi e anatemi di xenofobia.

Questa è probabilmente la sola paccottiglia, prodotto di contraffazione, che non riesce a trovare mercato. Che dire a chi attribuisce alla maggioranza la volontà di criminalizzare lo straniero in quanto tale? Certo, introduciamo il reato di immigrazione clandestina, adeguandoci finalmente ai Paesi civili, ai diversi Paesi europei. Nel bel Paese no: doveva rimanere la terra di nessuno, dove chiunque entra a piacimento maturando la convinzione che qui sia lecito fare il comodo proprio.

Nella logica distorta di questo modo di pensare della sinistra pare sia il medico a causare la malattia, l'insegnante a generare l'ignoranza, lo spazzino a produrre sporcizia. Stabilendo il delitto di immigrazione clandestina l'irregolare diventa un delinquente. Protesta infatti l'opposizione! Dove l'occhio vede, il cuore duole. Ferrea logica.

Altrettanto inoppugnabile è un dato che non viene mai considerato dai detrattori del disegno di legge n. 733-B, anche se trattiamo pur sempre del rapporto tra immigrazione e delinquenza. Mi riferisco alla percentuale - pari quasi all'80 per cento (dicasi l'80 per cento) - sull'intera popolazione carceraria di criminali di importazione ospiti in prigioni settentrionali (fonti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria). Con questo, colleghi dell'opposizione, evito ogni altra polemica sulla presunta equazione clandestini-criminali.

D'altro canto reputo profondamente scorretto il tentativo di rappresentare in maniera riduttiva, oltre che distorta, l'effettiva portata di questo provvedimento, circoscrivendone il confronto politico e le stesse pretestuose critiche al mero ambito del contrasto all'immigrazione clandestina. Non è solo questo. Tale emergenza esiste e viene adeguatamente affrontata, ma l'azione in questo campo non costituisce solo l'aspetto qualificante di questo disegno di legge sicurezza, e sorprende come un'informazione tanto solerte nel procreare mediatiche figure di eroi antimafia abbia riservato il ruolo della comparsa alle risolutive misure che il pacchetto sicurezza mette in campo contro la grande criminalità organizzata. Distrazione ancora più inqualificabile in considerazione delle gravi minacce ricevute pochi giorni addietro dal Ministro della giustizia e dal suo vice capo di gabinetto, cui va l'espressione della nostra partecipe solidarietà; minacce motivate precisamente dalle severe restrizioni che questo provvedimento dispone nei confronti dei mafiosi detenuti.

All'annosa questione della capacità dei boss di conservare e gestire il controllo criminale dall'interno delle carceri ora lo Stato offre una risposta con un bel giro di vite che questo disegno di legge n. 733-B esercita sullo stesso carcere duro, sanando le smagliature evidenziate nel regime di 41-bis, e così via, come abbiamo già ampiamente riferito in Aula.

Mentre lo Stato si accinge a giocare con questo disegno di legge una partita decisiva contro la mafia, lo stesso provvedimento viene fatto segno di spaventose bordate. Attacchi naturalmente condotti al riparo di improbabili motivazioni umanitarie relative a pretesi diritti dei clandestini. Lo stesso Ministro dell'interno ha tenuto a sottolineare l'importanza delle norme antimafia contenute nel pacchetto, concordate con il procuratore nazionale Piero Grasso, con le associazioni antiracket ed ha ammonito sostenendo che - cito testualmente - chi avversa questa normativa è più dalla parte dei mafiosi che da quella dei cittadini onesti.

Credo che andrebbe ascoltato con molta attenzione quel Ministro che, umile e perseverante con i suoi collaboratori, ha conseguito risultati senza precedenti dal dopoguerra ad oggi. Due dati da soli pesano ben più del profluvio di parole pronunciate e scritte sulla lotta alla piovra. Si tratta di beni per 4,5 miliardi di euro sequestrati ai boss e di oltre 170 pericolosi latitanti catturati. Tutto ciò ed altro ancora in appena un anno.

Il disegno di legge in discussione si presenta con questo biglietto da visita, che ne qualifica lo spirito e gli obiettivi. Teniamone conto, colleghi senatori, anche se comprendo che ad alcuni apparirà irrinunciabile la golosa polemica intorno a temi più idonei a speculazioni fantasiose.

Non difetta, per quanto ne dica l'opposizione, neppure la volontà di persistere, con normativa mirata, nella prevenzione dell'odioso fenomeno della violenza sulle donne. Potremmo tuttavia rilevare che il freno all'immigrazione clandestina, di per sé, opererà apprezzabili effetti in questo senso, considerato che dai dati ISTAT risulta come il 40 per cento delle violenze carnali consumate sull'intero territorio italiano sia compiuto da immigrati, i quali costituiscono però appena il 6 per cento della popolazione residente. In città come Milano e Roma la percentuale degli stupri compiuti da stranieri supera persino quella dei medesimi delitti commessi da italiani.

In conclusione, credo che prima di esprimere sentenze viziate da pregiudizio e demagogia su questo provvedimento sarebbe opportuno riflettere sul giudizio che i cittadini, stanchi di restare in balia della criminalità e dell'invasione straniera, hanno riservato a questa sinistra, voltandole le spalle. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Serra. Ne ha facoltà.

SERRA (PD). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, non ho difficoltà a ritrovarmi su alcune delle posizioni espresse dal senatore Mugnai, perché ci sono effettivamente spunti validi in questo disegno di legge: penso ai sequestri dei beni ai mafiosi, alla volontà di prevenire con maggiore efficacia il fenomeno dell'imbrattamento dei muri ed alle disposizioni concernenti il reato di danneggiamento. Si tratta però di spunti. Nel complesso, l'impianto ha visto prevalere la politica degli annunci roboanti, della bandiera elettorale, come l'ha definita chi mi ha preceduto, e delle promesse aleatorie, perdendo ogni efficacia sul piano della concretezza, il che rappresenta un paradosso.

All'atto pratico il Governo ha dimostrato di essere estremamente lontano dall'ideale del pragmatismo e dell'efficienza che quotidianamente si sforza di trasmettere al Paese ed ha dimostrato quanto sia difficile tradurre gli slogan elettorali, la bandiera elettorale, in norme coerenti ed applicabili alla nostra realtà. Basti pensare alla norma (tralascio il tema delle ronde, ampiamente trattato, perché mi sembrerebbe di sprecare tempo) che introduce in Italia il cosiddetto reato di clandestinità. Al di là delle valutazioni morali (il collega Mazzatorta sa quanta stima ho per lui) ci sono due modi per affrontare il problema: quello etico (ricordo al senatore Mazzatorta che in Italia è già prevista l'espulsione per il clandestino) e quello penale; quest'ultimo è però impraticabile. E voglio porre l'accento proprio sulla mancanza di concretezza e sulla irrealizzabilità del provvedimento. Questo provvedimento è irrealizzabile. Si pensi che per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato è previsto il pagamento di un'ammenda che va da 5.000 a 10.000 euro: chi ha un minimo di esperienza di contrasto alla clandestinità non può non accorgersi che ci rivolgiamo a persone la cui ricchezza è costituita dal solo abbigliamento che indossano. Non hanno altro. Prevedere poi la reclusione da uno a quattro anni con l'arresto immediato per lo straniero che, senza giustificato motivo, permane illegalmente significa essere lontani mille miglia dalla realtà. È quindi irrealizzabile anche tale norma.

Hanno mai considerato gli ideatori di questa norma la paralisi della nostra giustizia, quante difficoltà e lungaggini si incontrano nel portare avanti i processi? Ha mai pensato chi ha ideato questa norma che le nostre carceri sono sovraffollate e che in questo momento contengono 60.000 detenuti quando ne possono contenere solo 45.000?

Ha mai pensato che potremmo andare incontro a rivolte nelle carceri?

Grandi e gravi incoerenze presenta anche la norma che allunga a sei mesi il periodo di permanenza nei centri di identificazione. Chi ha un minimo di esperienza non può non sapere che per identificare una persona, un extracomunitario, basta una settimana, 15 giorni, uno o due mesi al massimo e che, se non si riesce ad identificarlo in due mesi, non si riesce ad identificarlo più. (Applausi del senatore Astore).

 

ASTORE (IdV). Bravo!

 

SERRA (PD). In questo caso si crea anche una discriminazione tra stranieri di diversa provenienza, perché lo straniero che viene da uno Stato più solerte avrà un trattamento migliore e potrà uscire prima, mentre chi viene da uno Stato più pigro, meno vicino al nostro Paese, ne subirà le conseguenze. Allora bisogna pensare a trattati con gli Stati stranieri perché ci sia una collaborazione reale ed effettiva.

Ciò che mi turba è il pensiero che l'introduzione del reato di immigrazione potrà comportare problemi seri soprattutto negli apparati sociali: penso ai presidi o ai medici. Come si può ritenere che un medico non denunzi un reato? Come si può prevedere che rischi di incorrere in una omissione in atti d'ufficio? Come si può non prevedere che potremmo assistere a casi di neonati lasciati davanti agli ospedali, di mamme che non mandano i bambini a scuola o a una medicina clandestina? Questa è miopia, ovvero è una bandiera elettorale che nulla ha a che vedere con la concretezza.

Mi sarebbe piaciuto, onorevoli colleghi, che su tali questioni e su altre, per le quali non c'è tempo di discutere, avessimo potuto affrontare insieme i problemi, che ne avessimo potuto discutere come si fa in un Paese normale, per assicurare all'Italia, insieme, un futuro sicuro.

Voglio ricordare a chi prima parlava dell'opposizione che da un anno a questa parte l'attuale Governo detta legge sul tema della sicurezza, ma non si è potuto riscontrare un solo miglioramento. I casi di violenza carnale, che venivano ricordati in un precedente intervento, sono nettamente aumentati nel nostro Paese e per quel che riguarda i clandestini solo quest'anno a Lampedusa ne sono sbarcati 33.000. Di cosa stiamo parlando, dunque?

Dobbiamo lavorare insieme: questo era ciò che mi proponevo, e pensavo si potesse realizzare. Purtroppo però, ancora una volta, al confronto si è preferito un atto di prepotenza, al dialogo si è preferita l'imposizione di una legge che presenta chiari elementi di immoralità e certamente elementi di incostituzionalità. È una legge che vi si ritorcerà contro, che si ritorcerà contro chi l'ha ideata. (Commenti della senatrice Maraventano). Il nostro Gruppo, ovviamente, voterà contro questo provvedimento. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bugnano. Ne ha facoltà.

BUGNANO (IdV). Signor Presidente, credo che quelli della sicurezza pubblica e della sicurezza dei cittadini siano temi che non debbano avere una coloritura politica. Quelli della riduzione e della prevenzione dei fenomeni di illegalità sono temi che dovrebbero essere all'ordine del giorno delle politiche di qualsiasi Governo, di centrodestra o di centrosinistra, e di qualsiasi forza politica. L'Italia dei Valori, credo sia noto, è particolarmente sensibile ai temi della sicurezza e della legalità. Ci siamo da sempre impegnati su questi argomenti con proposte politiche legislative degne di nota. Però abbiamo la sensazione, in questo momento, di vivere in un incubo; lo dico molto serenamente e credo che molti cittadini stiano vivendo la nostra stessa sensazione.

Ci sentiamo spettatori di quello che io definirei un poliziesco irreale e surreale. A questo proposito non sono d'accordo con il collega Serra, intervenuto precedentemente, perché credo che sia importante parlare ancora delle ronde, dato che si tratta di uno dei temi più critici contenuti in questo provvedimento che tra oggi e domani verrà approvato, ovviamente non dall'Italia dei Valori.

Ci sembra di vivere in un poliziesco surreale o irreale - lo si definisca come si vuole - perché vediamo gruppi di cittadini che, organizzandosi in ronde, sono autorizzati a girare per le città alla ricerca di presunti delinquenti. Le ronde non le ha certo inventate la Lega Nord, ma possiamo dire che le ha proposte decisamente fuori tempo ed è questo che ci spaventa. Durante il Medioevo, quando non esisteva la moderna civiltà giuridica, non vigeva certo il principio di legalità e non esisteva lo Stato di diritto, esistevano le ronde, cioè gruppi di privati cittadini che si aggiravano per le città con compiti di vigilanza. In Inghilterra erano addirittura regolamentate da una legge. Queste formazioni, però, erano composte da teste calde e persone povere che, non sapendo come raggranellare qualche soldo, si facevano arruolare, appunto, nelle ronde. (Commenti della senatrice Maraventano).

 

PRESIDENTE. Senatrice Maraventano, se deve uscire dall'Aula lo faccia e non interrompa chi parla.

 

BUGNANO (IdV). Stiamo parlando - lo ricordo al Sottosegretario - di periodi in cui non esisteva lo Stato di diritto, non esisteva un sistema democratico, non esisteva una Carta costituzionale che individuasse con precisione chi doveva garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini.

Non so se i colleghi hanno visto un film, uscito nei mesi scorsi, dal titolo «L'onda». Il film racconta una storia realmente avvenuta nel 1977, quando un docente di storia istituì un regime di ferrea disciplina tra i suoi liceali per dimostrare come fosse potuto accadere che un intero Paese avesse obbedito ciecamente a Hitler. Il professore fece di essi un gruppo militarizzato e in pochi giorni constatò con sgomento che l'obbedienza cieca galvanizzava i ragazzi, innescando derive pericolose e forme di violenza, e ovviamente sospese l'esperimento. Questo è un film, ma è anche una storia vera. Il pericolo che noi vediamo insito nella costituzione delle ronde è proprio quello che il film ci racconta: si rischia di trasformare cittadini in buona fede in gruppi militarizzati con il rischio di una deriva pericolosissima per la democrazia.

È dunque di intuitiva evidenza il motivo per il quale l'Italia dei Valori, contraria in linea generale su tutto il provvedimento, sia assolutamente contraria in particolare su questa parte. I nostri emendamenti, che purtroppo non avremo l'occasione di discutere perché è stata posta la fiducia, andavano proprio in questa direzione. Io credo che le ronde nascano da una concezione distorta della sicurezza, quale bene privato per la cui difesa diventa possibile mettere addirittura in discussione quel carattere dello Stato che lo differenzia da ogni altro ente, cioè il monopolio della forza, con tutto ciò che ne consegue in termini di arbitrarie limitazioni della libertà personale dei cittadini, di persecuzione di comportamenti semplicemente non ortodossi, ma soprattutto di sicura costituzione di ronde politicizzate. Proprio delle scorse settimane ne abbiamo avuto un esempio.

Sul «Corriere della Sera» è apparso un articolo molto interessante, dal quale risulta che sono state presentate le ronde della Guardia nazionale italiana, già ribattezzate ronde nere, un'associazione di cittadini vicina al Movimento Sociale Italiano-Destra Italiana. Ricordo innanzitutto a me stessa, ma anche ai colleghi, che le ronde politicizzate si pongono in palese violazione dell'articolo 18 della Costituzione, che vieta di costituire associazioni «che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare»; ricordo altresì che per «carattere militare» non s'intende «armato». Pertanto, le ronde proposte nel provvedimento di cui stiamo discutendo saranno una deriva verso la violazione dell'articolo 18 della Costituzione. Un altro rischio concreto che si correrà è che la deterrenza di tali ronde sia direttamente proporzionale alla debolezza dei soggetti con cui verranno in contatto, rendendo difficilmente sanzionabili certi comportamenti di intimidazione.

Ci spaventa e ci stupisce - parlo a nome del Gruppo Italia dei Valori - l'assoluta mancanza di consapevolezza, da parte di chi propone una simile norma, circa la natura stessa della libertà di associazione, il significato dei suoi limiti costituzionali e la necessità di bilanciarne l'esercizio con gli altri diritti inviolabili, in primis la tutela della libertà personale. Tale mancanza di consapevolezza ci appare ancora più evidente se ricordiamo una decisione del Parlamento europeo piuttosto recente (del 2007), adottata in relazione al procedimento penale che alcuni parlamentari della Lega Nord avevano subito per la nota vicenda delle camicie verdi. Secondo il Parlamento europeo - cito testualmente - «la partecipazione a un movimento i cui membri indossavano un'uniforme di stile militare e che a quanto pare intendeva raggiungere i propri obiettivi mediante l'uso potenziale o effettivo della forza è chiaramente in contraddizione e incompatibile con il ruolo e la responsabilità inerenti a un mandato parlamentare e pertanto non si può ritenere che tale partecipazione costituisca legittimo esercizio del diritto di libertà di espressione, né normale esercizio delle funzioni di un deputato eletto in un Parlamento che rappresenta i cittadini».

Ci sono anche altri aspetti che ci preoccupano nella norma che istituisce le ronde. Il Gruppo Italia dei Valori ha presentato diversi emendamenti in proposito, di cui uno abrogativo in toto della norma ed altri comunque migliorativi, qualora si fosse dovuti proprio arrivare ad approvare questo tipo di norma. Considerato che non avremo occasione di discuterne e neanche di votarli, li vorrei ricordare perché credo siano importanti. Uno dei suddetti emendamenti, ad esempio, raccoglieva una sollecitazione manifestata dal CSM sulla mancanza in questa norma di qualsiasi requisito negativo preclusivo alla partecipazione a simili associazioni. In buona sostanza, anche un soggetto condannato per violenza può partecipare a queste ronde di cittadini. Voi capite che è una pazzia.

Allo stesso modo, qualunque cittadino, senza alcun tipo di esperienza, senza alcuna cultura giuridica, senza nulla di nulla, può partecipare a tali associazioni. Con un altro nostro emendamento avevamo richiesto che quanto meno in queste associazioni di cittadini vi potessero essere persone in congedo da forze di polizia, quindi soggetti con esperienza e con una formazione culturale di un certo tipo; niente di tutto ciò è contenuto nella norma.

Le ronde nascono - crediamo - da un atteggiamento di una classe politica, la maggioranza di centrodestra, che è inconsapevole degli esiti di disgregazione a cui può condurre il disinteresse per il rispetto della legalità costituzionale. L'Italia dei Valori è presente in quest'Aula e nell'altro ramo del Parlamento per tutelare il rispetto della legalità costituzionale e svolgerà il suo ruolo fino in fondo. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Scanu. Ne ha facoltà.

SCANU (PD). Signor Presidente, colleghi senatori, per quanto ormai il rosario costituito dalla richiesta di voti di fiducia da parte della maggioranza nei confronti del Parlamento si sia allungato, credo che in questa occasione sia necessario un supplemento di riflessione. Stiamo trattando - e il voto del Gruppo del Partito Democratico naturalmente sarà contrario - una materia dirimente dal punto di vista della valenza politica e sociale. Non stiamo trattando di pesi e di misure o di questioni accessorie; stiamo trattando della stessa natura che caratterizzerà la nostra futura azione politica.

Siamo di fronte a un grande imbroglio, che un Governo incapace di gestire la propria maggioranza sta rifilando agli italiani: da una parte, alimenta l'insicurezza con la criminalizzazione degli immigrati, con la schedatura dei senza tetto, con la creazione di fatto di un clima di tipo emergenziale; dall'altra, rendendosi eccellente dal punto di vista della schizofrenia, impoverisce il comparto difesa e sicurezza, toglie risorse alla polizia, crea le cosiddette ronde, sulle quali tornerò - ed infine - non perché meno importante - propone al Paese una legge sulle intercettazioni, che si articola con l'individuazione di un complicato ma efficace sistema per impedire che la sicurezza del nostro Paese possa essere garantita agli italiani.

Ieri una collega, signor Presidente, diceva che ormai il Parlamento non conta più; sosteneva, muovendo dai propri buoni propositi, che la desertificazione dell'Aula che normalmente si crea, ma soprattutto la spoliazione, l'espropriazione che questa maggioranza determina continuamente nei confronti del Parlamento renderebbe il Parlamento medesimo nullo. Io non lo penso e siccome ritengo che un redde rationem ci sarà e che ad un certo punto le coscienze di tutti verranno chiamate a rispondere di ciò che hanno fatto, siccome penso e spero che quel redde rationem possa svilupparsi in maniera democratica, serena e tranquilla e non violenta come altre volte la nostra storia ci ha mostrato, credo che quando verrà il redde rationem i parlamentari della cosiddetta maggioranza dovranno rispondere per il razzismo, per la faziosità, per l'indisponibilità all'accoglienza, per un atteggiamento assolutamente opposto rispetto a quello che è previsto nella Costituzione. Si può passare inosservati in un'Aula del Parlamento, si può essere dileggiati o con la smorfia o con il silenzio, ma le parole restano.

Questa, signor Presidente, cari colleghi, è una legge vergogna! È una legge che disarticola, che polverizza l'impalcatura e l'architettura del nostro Stato. È una legge che dissolve la storia dell'accoglienza del nostro Paese. E sarebbe singolare, se non fosse triste e tragico, vedere che dalla stessa parte del Parlamento che appena un paio di mesi fa ci chiamava assassini perché affrontavamo in un certo modo il problema del testamento biologico, oggi venga un atteggiamento chiuso, ostile, becero; un atteggiamento che, come cultura, è indiscutibilmente fascista! (Applausi del senatore Di Giovan Paolo). Ecco, questo è quello che penso, e su ciò che penso e su ciò che dichiaro un giorno sarò chiamato a rendere conto, come lo sarete voi, al popolo sovrano. (Commenti dal Gruppo PDL). Al popolo sovrano, visto che qualcuno amabilmente mi interrompe. E a quel punto sarà difficile spiegare che il Popolo della Libertà ha dovuto cedere da una parte perché la Lega altrimenti non avrebbe ceduto dall'altra. Tutte queste alchimie, queste forme di insana chimica politica non serviranno di fronte alla coscienza del Paese.

Credo che la maggioranza dovrà trovare parole adeguate per spiegare la gravità di questo provvedimento. E le parole non andranno cercate nel comparto della sicurezza - dove continuamente vengono lanciati messaggi di ammiccamento - che viceversa è il primo bersaglio di questa azione. Avrei voluto aggiungere qualcos'altro, signor Presidente, ma non intendo metterla nella condizione di togliermi la parola. Spero che le parole che ho detto possano, in qualche modo, costituire se non altro oggetto di riflessione,nei confronti di un Parlamento che della riflessione sembra volerne fare a meno. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Li Gotti. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vallardi. Ne ha facoltà.

VALLARDI (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, è passato diverso tempo da quando il nostro movimento, la Lega Nord, assieme ad un nutrito numero di cittadini, ha iniziato a chiedere, in maniera sempre più forte e a gran voce, maggiore sicurezza nel nostro Paese. Noi sindaci del Nord-Est è dal lontano 1995 che facciamo riunioni sul territorio. E rammento che a suo tempo, andando molto indietro con i ricordi, spesso venivamo anche derisi e dileggiati dagli altri partiti perché sembravamo degli extraterrestri che parlavano di fantascienza. Questo perché, a suo tempo, tutti gli altri partiti ignoravano il problema della sicurezza. Poi il tempo, i fatti, l'evoluzione della nostra società, la globalizzazione, il Trattato di Schengen e la successione di Governi poco o per niente attenti al problema sicurezza hanno modificato tale atteggiamento. Tutto questo, unito ad una buona dose di falso buonismo da parte di alcuni partiti, ha acuito il problema della sicurezza nel corso degli anni. E questa mancanza di sicurezza è legata in maniera strettamente proporzionale all'aumento indiscriminato del numero di immigrati clandestini presenti nel nostro territorio. Questo credo sia un dato di fatto inconfutabile.

Gli immigrati sono spinti verso il nostro Paese dello stato di povertà dei Paesi di provenienza, attratti spesso e volentieri dai miraggi trasmessi dai canali televisivi satellitari. Quando però giungono nel nostro Paese vengono intercettati e usati dai mercati criminali che li fanno confluire, come tutti sappiamo, nella prostituzione e nello sfruttamento del lavoro nero. Le indagini conoscitive della Commissione antimafia ci dicono anche che molto spesso vengono intercettati da compagini malavitose spesso e volentieri di matrice straniera.

Non era e non è stato facile affrontare questo provvedimento che - lo sappiamo benissimo - oggi è qui in terza lettura, perché siamo certi che non è semplice dare una risposta a questi temi dal punto di vista normativo. La complessità dei reati e l'evoluzione, o meglio la globalizzazione della criminalità offrono sicuramente uno scenario vario e articolato; però è inconfutabile che gli extracomunitari presenti nel nostro territorio sono sicuramente il centro di gravità, il perno del problema. Infatti, nel corso di questi 20 anni la popolazione carceraria presente nel nostro territorio è aumentata in maniera esponenziale; però, mentre il numero dei detenuti di origine italiana è rimasto invariato, sono invece aumentati i cittadini extracomunitari. È quindi chiaro che occorre affrontare il problema di una evoluzione rapida della società come quella che stiamo subendo, di un'integrazione forzata a cui sicuramente non eravamo preparati, perché effettivamente siamo invasi e travolti da un'immigrazione incontrollata che ci ha portati ad una deriva della sicurezza, quella che abbiamo visto e vissuto in questi ultimi anni.

Servono inevitabilmente iniziative forti, pronte e coraggiose per fronteggiare tutto questo e rispondere alla nostra gente che ci chiede più tranquillità e più sicurezza, che ci chiede di poter uscire tranquillamente la sera senza il rischio di essere aggredita, senza l'ansia dello stupratore che dietro l'angolo è pronto ad approfittare delle nostre donne, recuperando la vivibilità delle nostre vie, delle nostre piazze, dei luoghi di incontro che - sicuramente lo avrete visto tutti - negli ultimi anni sono diventati sempre più deserti, perché per paura degli aggressori e dei delinquenti la gente si barricava in casa e non usciva più la sera.

Era inevitabile quindi che in tante aree del territorio, proprio con lo spirito di sopravvivenza e l'arte di arrangiarsi che da sempre contraddistinguono la gente del Nord, ma anche di tutto il Paese, sorgessero iniziative anche trasversali rispetto alla politica. Sono nati i gruppi di volontariato che di sera sorvegliano il territorio in cui vivono e riferiscono in tempo reale ai carabinieri se qualcosa non va. Io ho sempre inteso le famose ronde come una sorta di telecamere viventi.

Vorrei ricollegarmi alla collega che mi ha preceduto, la senatrice Bugnano, che prima ha svolto un intervento di 15 minuti parlando dei gruppi di volontariato a controllo e difesa del territorio, che qualcuno in maniera furbesca ha definito ronde. Ho la presunzione di essere stato uno dei primi sindaci ad aver adottato le ronde, circa tre anni fa, nel proprio territorio e sono contento di averlo fatto. Ogni tanto sento di avere un debito nei confronti dei miei cittadini ed è quello di non averle adottate ancora prima. Infatti, signor Presidente, onorevoli colleghi, se questa forma di volontariato e controllo del territorio l'avessimo adottata in precedenza, vale a dire durante l'inefficienza del Governo di centrosinistra, durante il biennio in cui il Governo Prodi non ha fatto assolutamente nulla per la sicurezza (Applausi dal Gruppo LNP), forse saremmo riusciti a prevenire tanti delitti che, come purtroppo sapete tutti e come è stato riferito dai giornali, sono stati perpetrati in questo Paese. Questo è sicuramente un dato di fatto.

Forse, come giustamente ricordano i miei colleghi, c'è una ragione alla base dei risultati elettorali, con percentuali consolidate, che la Lega Nord e tantissimi sindaci miei colleghi, me compreso, hanno conseguito nel proprio territorio.

La gente ha capito che effettivamente stiamo lavorando nel suo interesse e siamo anche convinti che continueremo a farlo. Certo, non avremo paura di quegli atteggiamenti da saccenti maestri emersi nell'intervento di chi mi ha preceduto (penso alla senatrice Bugnano). Di una cosa siamo certi, e sicuramente la porteremo avanti: la dedizione ed il perenne attaccamento ai problemi dei nostri cittadini da parte di noi politici della Lega Nord.

Concludendo, bisogna riconoscere che è passato un anno da quando abbiamo iniziato la discussione di questo decreto. Sulla sicurezza tutti abbiamo discusso e sicuramente abbiamo avuto tanto tempo, senatore Serra: un anno credo sia più che sufficiente per poter riflettere. L'epoca delle chiacchiere certamente è finita ed è scaduto il tempo per continuare a parlare a vanvera solo ed esclusivamente per prendere altro tempo. Ora, è arrivato il momento della responsabilità, in cui dobbiamo dare qualcosa di concreto ai nostri cittadini. È il momento in cui forse tutti noi politici dobbiamo trovare il coraggio di andare dai familiari delle tante vittime che abbiamo avuto in questi anni nei nostri paesi, per poterli guardare negli occhi, chiedendo loro scusa per tutto quello che è successo, con la consapevolezza e la forza di sapere che da oggi, con questa legge, viviamo in un Paese più sicuro. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Livi Bacci. Ne ha facoltà.

LIVI BACCI (PD). Signor Presidente, sette mesi fa ho concluso il mio intervento sul provvedimento sul quale il Governo oggi ha chiesto il voto di fiducia, che era allora in prima lettura, affermando che sul tema dell'immigrazione l'articolato contiene disposizioni inattuabili, con formulazioni pasticciate ed è condito dal disprezzo dei diritti umani, con un chiaro avvertimento: la vita dell'immigrato sia difficile, la sua cacciata facile. Potrei riprendere quell'intervento punto per punto, ribadendo le ragioni - incessantemente ripetute dalla nostra parte politica - di una netta e ferma opposizione a questa legge: la pericolosa criminalizzazione dell'irregolarità, nella quale si può cadere anche per semplici inosservanze amministrative, e l'impraticabilità della norma, qualora davvero la si voglia applicare; la minacciosa istituzione delle ronde; l'insensato ed impraticabile registro dei senza fissa dimora; la tassa su concessioni e rinnovi dei permessi di soggiorno; le ulteriori difficoltà frapposte al conseguimento del titolo di lungo soggiornante; la connessione - fatale per il sistema statistico nazionale - tra iscrizione anagrafica e idoneità sanitaria dell'abitazione; la trovata del permesso di soggiorno a punti, di cui nemmeno i proponenti sanno bene cosa fare.

E alle disposizioni vessatorie o inique contenute in questa legge fanno da contorno altre norme, contenute in altri involucri del pacchetto sicurezza, tra le quali spicca l'iniqua ed anticostituzionale aggravante di pena per gli irregolari che commettono determinati reati. Altri, assai meglio di me, analizzano e analizzeranno le contraddizioni e le inadeguatezze giuridiche di questa legge; pertanto nel tempo che mi resta svolgerò un ragionamento diverso.

Per farlo, mi è stato utile entrare nella privacy dei componenti di questo Senato, per cui mi scuso con tutti voi, colleghi, per questa intrusione. L'ho fatto, però, sulla base di informazioni rese pubbliche e accessibili a tutti. Ebbene, le senatrici ed i senatori, che mediamente sono nati negli anni '50 e hanno perlopiù completato il loro ciclo riproduttivo, hanno messo al mondo pochi figli: in media, si tratta di 140 figli ogni 100 colleghi che siedono su questi scranni. Questo numero è basato su un campione, ma mi ripropongo in futuro di fornirvi un dato esatto, fondato su una rassegna completa. Ognuno sa che per fare conto pari, da una generazione all'altra, questi figli dovrebbero essere almeno 200 ogni 100 titolari del laticlavio senatoriale, cioè due a testa (uno per chi è titolare del laticlavio e uno per il o la partner). Nonostante i lodevoli sforzi di qualche collega, qualcuno dei quali siede tra i banchi della mia parte politica, i senatori sono di un terzo al di sotto del plafond ideale. Questo lato oscuro della nostra produzione senatoriale - non quella legislativa naturalmente, che è ottima e abbondante - ha un elemento di consolazione: noi, democraticamente eletti, siamo un fedele campione degli italiani, dei quali replichiamo esattamente il comportamento demografico. Si tratta di quello stesso comportamento riproduttivo parsimonioso che farebbe sì che nel prossimo quindicennio, qualora le porte restassero ermeticamente chiuse all'immigrazione, come alcuni della maggioranza auspicano, i già scarsi giovani di questo Paese diminuirebbero mediamente ogni anno di 150.000 unità. È più o meno come se in un anno sparisse l'intera popolazione di Reggio Emilia, quello successivo quella di Ravenna e poi quelle di Salerno, di Foggia, di Cagliari e poi ancora di Livorno e di Perugia.

Non proseguo. Quasi tutti comprendono che un declino di questo genere è insostenibile: entrerebbero in crisi molti settori produttivi, si indebolirebbe l'economia, ne soffrirebbe il welfare, rimpicciolirebbe l'Italia rispetto ad altri Paesi, saremmo - ohibò - retrocessi dai G8 ai G20.

Fortunatamente, c'è un pilastro di sostegno, che si chiama immigrazione e che tutti noi vogliamo regolare e conforme alla legge, limitando, per quanto possibile, l'irregolarità; magari riformando il canale tortuoso ed impervio dell'accesso legale che spinge famiglie ed imprese ad assumere gli overstayers che possono guardare in faccia e conoscere, senza la lotteria della chiamata al buio; magari allungando la validità dei permessi di soggiorno, sveltendo i rinnovi, rendendoli gratuiti anziché onerosi; magari chiudendo la trappola di un'irregolarità dovuta all'inefficienza e all'accanimento burocratico; magari prosciugando l'economia sommersa, potente calamita dell'irregolarità. Armeggiare con gli articoli del codice penale non serve: anzi, è l'arma di chi è impotente a fare una politica delle migrazioni.

Vogliamo poi che il pilastro dell'immigrazione sia solido, composto di migranti in regola con la legge (una legge, certo, non inutilmente vessatoria), per i quali venga favorita l'integrazione, a cominciare dalla concessione della cittadinanza a chi nasce in Italia; venga facilitata l'acquisizione della residenza e della carta di lungo residente; non venga resa problematica l'iscrizione in anagrafe, istigando al sotterfugio; non vengano lesinati i diritti sociali; non venga ristretto il diritto alla riunificazione familiare. Voglio ripetere quello che il Presidente della Camera ha più volte sostenuto, da quel sovversivo che è, cioè che sia opportuno concedere loro il voto amministrativo dopo qualche anno di residenza. Gli immigrati non sono una protesi, da gettar via quando non serve più. Tanto più che - come dimostra la persistente bassa natalità - questa protesi dovrà servire a lungo. Siano invece un trapianto che attecchisce e diventi parte della società.

Questa legge contribuisce all'erosione ed all'indebolimento del pilastro migratorio; va contro gli interessi del Paese; contribuisce al discredito e all'avvilimento degli immigrati; non risolve il fenomeno dell'irregolarità; fertilizza il terreno della discriminazione; è una rinuncia ad una politica migratoria di largo respiro. Aggiungo pertanto il mio voto contrario convinto a quello del mio Gruppo. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pardi. Ne ha facoltà.

PARDI (IdV). Signor Presidente, mi ricollego idealmente agli interventi dei membri dell'opposizione che mi hanno preceduto e vi aggiungo alcune notazioni critiche.

La prima riguarda il mito della sicurezza. Qui è stato messo in discussione un provvedimento con l'intenzione, proclamata e retorica, di garantire la sicurezza. Eppure, nello stesso momento, il Senato affronterà tra breve un provvedimento sulle intercettazioni che rappresenta un palese attentato alla sicurezza. Non mi dilungo su questo argomento perché ci sarà tempo per discuterne ma devo ricordarlo perché, nello stesso momento in cui si priva la magistratura e la polizia degli strumenti fondamentali e iniziali di apertura per indagare sul crimine organizzato e sulla grandi organizzazioni criminali quali mafia e camorra, non si può dare ad intendere al popolo italiano che si sta lavorando per la sicurezza.

Il secondo punto, sempre in termini di criticità della questione sicurezza, riguarda l'identificazione dei fattori dell'insicurezza. È abbastanza curioso che, in una società italiana dove gli elementi della sicurezza sono incrinati in una maniera vasta e profonda in tutto il tessuto sociale, l'identificazione del fattore fondamentale dell'insicurezza venga caricato quasi tutto sulla figura del migrante. Si dimentica che, all'interno del popolo italiano, vi sono formidabili risorse per la criminalità e che noi siamo famosi nel mondo per le grandi organizzazioni criminali, radicate e capaci anche di muovere il mondo politico, oltre che l'economia. Si dimentica che c'è una platea sociale che fa addirittura da tessuto alla base di queste organizzazioni e ci si viene a dire che i migranti rappresentano un pericolo e ciò è provato dal fatto che sono in galera, mentre gli altri non ci sono.

Ciò si verifica per un motivo preciso: gli altri in galera non ci vengono messi, perché i mafiosi, gli uomini della 'ndrangheta, della Sacra corona unita e della camorra vivono e prosperano con la complicità del tessuto economico e anche delle relazioni politiche. Costoro dovrebbero andare in galera, certo, ma non ci vengono messi: la grande maggioranza dei detenuti è costituita da drogati in crisi di astinenza o da immigrati, cioè le persone più facili da prendere. Ma che la popolazione carceraria sia così caratterizzata non prova assolutamente niente; prova semmai una cosa diversa, ossia l'iniquità di principio della società italiana, che non riesce a gestire il tema della giustizia in termini giusti.

Già chiamare questo disegno di legge «provvedimento sulla sicurezza», quindi, fa parte di un inganno e se lo scorriamo, anche rapsodicamente, troviamo sempre la stessa figura dell'uomo nero, identificato come fonte di pericolo. Esso introduce una aggravante per la clandestinità, viene reintrodotto l'oltraggio al pubblico ufficiale, viene trattata la questione dell'acquisto della cittadinanza e si prevede la proroga della durata delle misure di trattenimento. Vi sono poi due punti su cui mi soffermerò brevemente, perché li considero fondamentali in relazione a ciò che dicevo poc'anzi: gli ostacoli frapposti ai matrimoni e all'iscrizione a scuola.

Se il mio collega Livi Bacci, valentissimo professore di demografia, avesse avuto il tempo per parlarne - ne avrà il tempo in futuro, spero - avrebbe potuto spiegare alla platea del Senato che è proprio l'ostacolo al matrimonio e all'iscrizione a scuola che costituisce un fattore di insicurezza. Non ci si può lamentare degli stupri notturni - bisogna poi sapere che in realtà gli stupri li commettono anche gli italiani, ma su questo tornerò, se ne avrò il tempo - ai danni delle nostre ragazze e delle nostre donne, viste come una sorta di proprietà familistica, se nello stesso tempo impediamo le misure che potrebbero determinare la coesione sociale dell'immigrato, che entra in un mercato del lavoro difficile, in un mercato del lavoro sommerso, con difficoltà di relazioni. (Commenti del Gruppo LNP).

PRESIDENTE. Colleghi, non siete autorizzati nell'Aula del Senato ad interrompere o schiamazzare quando un senatore sta svolgendo il proprio intervento. Potete iscrivervi e parlare, se previsto. È il secondo richiamo che vi rivolgo in questo senso.

Senatore Pardi, questa pausa non sarà calcolata nel tempo a sua disposizione.

PARDI (IdV). Grazie, signor Presidente. L'immigrato è una persona che viene da fuori, è in condizioni deboli, spesso ha speso quasi tutti i pochissimi soldi che ha per riuscire ad arrivare; di solito prova ad integrarsi in un mercato del lavoro che sembra fatto apposta per metterlo in una condizione di soggezione. Infatti, questo non va dimenticato: è un mercato del lavoro sommerso, che ubbidisce alle regole dell'economia sommersa, le quali rispondono alle regole del profitto facile, esente da tasse, di imprenditori italiani che prosperano su di essa. Il problema è dunque avvinghiato fortemente a tutti gli aspetti di durezza dell'economia.

Ebbene, in questa situazione creiamo ostacoli al matrimonio. Non sono cattolico, ma francamente mi stupisco che possano esistere un senatore o una senatrice cattolici che, in tutta buona fede, possano immaginare ostacoli al matrimonio degli immigrati. Intanto, ciò rappresenta una negazione del proprio orientamento religioso: non è sulla famiglia che è basata la società? Vengono versati fiumi di retorica al riguardo: viva la famiglia! Quanto è importante la famiglia! Eppure impediamo e rendiamo difficile la realizzazione della famiglia e rendiamo difficilissima, tanto per caricare il peso, la realizzazione della riproduzione della famiglia. Che cos'è infatti negare l'accesso a scuola ai bambini figli di clandestini se non negare il diritto alla riproduzione della famiglia? Il prete di Campi Bisenzio parla con i cinesi tramite i loro figli, che vanno a scuola e parlano sia cinese che italiano: non si rivolge ai cinesi adulti.

Comunica con le famiglie attraverso i bambini che hanno imparato a scuola a parlare italiano. Quindi, se vi è un provvedimento che si dovrebbe prendere per la sicurezza, non per il bene dell'immigrato, e per la coesione sociale sarebbe proprio quello di fare in modo che gli immigrati possano sposarsi tranquillamente e mandare i figli a scuola. Una volta che è provato che lo abbiano fatto, è ragionevolissimo il progetto di concedere (termine bruttissimo, sarebbe meglio dire "riconoscere") loro il diritto di voto amministrativo. Questa è la logica con cui si affronta un problema sociale se si pensa che sia drammatico. Se, invece, lo si affronta soltanto con la logica proibizionistica, non dialogante, con la logica dell'opposizione ferma, siamo di fronte ad un irrigidirsi delle difficoltà.

Sulle ronde hanno già parlato i miei colleghi. Ho ascoltato con attenzione la spiegazione mite che ne ha dato l'ultimo esponente della Lega. Sono il primo ad apprezzare in alcuni colleghi della Lega la capacità e la saggezza di chi amministra un territorio. So anche che è in parte vera la retorica (non tutta retorica) secondo cui sono i ricchi, quelli che vivono nei quartieri benestanti, che non si preoccupano per gli immigrati perché tanto non ce li hanno tra i piedi, mentre i poveri, che ce li hanno tra i piedi, se ne preoccupano. C'è della verità in tutto questo. Ma è veramente quello il modo per affrontare il problema? A parte che è già provato dalla prassi sociale, fare le ronde significa innescare un processo di regressione puerile di adulti che si ritrovano in un meccanismo militaresco, non dico paramilitare perché sarebbe più pericoloso. L'idea di mettersi insieme, vestirsi e percorrere le strade in gruppo è un'idea di partecipazione veramente fuorviante. La partecipazione deve essere un atto costruttivo, un atto di interlocuzione; non sempre sarà un momento di dialogo dolciastro, perché la nostra società è difficile, ma la partecipazione deve essere interlocuzione. L'idea di questi bravi cittadini senza macchia e senza paura che occupano il loro tempo libero percorrendo le strade con quella funzione lascia veramente stupefatti.

Torno per un momento sul problema degli stupri. Davvero gli immigrati sono gli autori degli stupri? I giovani italiani dei licei e dei ginnasi non esercitano le stesse attività? Nei quartieri metropolitani delle grandi città non ci sono aggressioni di gruppo di italiani a danno di italiane? Si sta drammatizzando eccessivamente un aspetto del problema.

Il tempo a mia disposizione è concluso. Aggiungo alla mia convinzione la negazione del voto di fiducia da parte del Gruppo dell'Italia dei Valori e mia personale. (Applausi dal Gruppo IdV).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Divina. Ne ha facoltà.

DIVINA (LNP). Signor Presidente, ciò che a noi preme è che in questo dibattito, che poteva anche essere interessante, vi è stata pochissima onestà intellettuale. Anche noi, dovendo far parte della maggioranza, ogni tanto siamo in grado di dire che votiamo un provvedimento anche se ci sono lacune: riusciamo ad ammetterlo. Se da sinistra arriva qualcosa di buono possiamo anche dire che qualcosa di buono c'è. Invece, abbiamo sentito soltanto che non va bene, non va bene, non va bene, non va bene! Un po' come i vecchi processi al Giro d'Italia, quando c'era Bartali, in cui era tutto da rifare.

Il guaio è che sono venute osservazioni e cadute di stile anche da personaggi stimabili, da magistrati che riteniamo competenti ed apprezzabili.

Il senatore Casson mette sullo stesso piano i volontari della sicurezza, i centri sociali e gli scontri che si sono verificati: non possiamo accettare un simile parallelo. Vogliamo paragonare persone di una certa età che sacrificano il proprio tempo per dedicarlo alla sicurezza del paese in cui vivono con giovani che ormai hanno come unico obiettivo quello di cercare lo scontro per avere un po' di visibilità? Da Genova in poi, elenchiamo tutti i danni che hanno combinato questi ragazzini! Possiamo fare un abbinamento? È poco serio.

Penso alla collega dell'Italia dei Valori che è intervenuta prima. Ricordo che la prima regola di matematica che ci insegnavano quando eravamo bambini è che si possono sommare oppure confrontare solo elementi omogenei. Qui, invece, si è messo tutto insieme: associazioni che si richiamano a movimenti politici ormai del passato, che indossano una divisa e che, come unica identificazione con ciò di cui stiamo parlando, si definiscono "ronde", ma non c'entrano assolutamente niente. Fa difetto alla vostra intelligenza voler a tutti i costi fare una commistione di questi elementi.

Il prefetto Serra, senza fare grandi commenti, ha affermato che, alla fine, il provvedimento ci si ritorcerà contro. Ma per quale motivo? Secondo noi avete preso un grosso abbaglio, probabilmente vi manca anche una grande guida spirituale (Applausi dal Gruppo LNP), però fate un po' di ragionamenti politici.

In questo momento la sinistra è slegata completamente dalla realtà, non ha più un termometro o un sistema di monitoraggio e vede il consenso scemare, dalle politiche alle europee. 26 Province perse dal centrosinistra non significano niente? 9 grossi capoluoghi di provincia persi nelle grandi città e nelle regioni rosse, dall'Umbria alla Toscana, all'Emilia, città come Orvieto, Prato e Sassuolo che cambiano colore significano qualcosa? I discorsi che abbiamo ascoltato in quest'Aula li abbiamo sentiti anche - e mi accingo velocemente a chiudere - quando abbiamo introdotto il poliziotto di quartiere o quando abbiamo chiesto i militari nelle strade nei momenti di emergenza o esteso l'esimente della legittima difesa sotto l'egida dell'allora ministro della giustizia Castelli. Solo negatività su negatività ed affermazioni del tipo "dove andremo a finire?".

Abbiamo visto che questi erano gli unici provvedimenti che i cittadini chiedevano, volevano e che hanno apprezzato, e mi sembra che il consenso e le indicazioni politiche siano arrivate. O voi riuscite a cambiare registro ed a essere seri nei ragionamenti e nelle proposte o probabilmente non vi solleverete più. (Applausi dal Gruppo LNP e del senatore Benedetti Valentini. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perduca. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD). Signor Presidente, durante la giornata di ieri, il Presidente del Consiglio ha detto che il popolo e il Parlamento sono con lui. Non so di quale Parlamento stesse parlando, perché se il Parlamento e chiaramente la sua maggioranza fossero realmente con lui, come ci è stato decantato dai banchi della maggioranza, su un argomento così popolare come quello affrontato dal disegno di legge sulla sicurezza quale timore si avrebbe nel sottoporlo al voto palese in Aula o anche al voto segreto, visto e considerato che c'è una forte domanda di sicurezza da parte di questi poveri italiani, assediati - Nord, Centro, isole, montagne, mari e pianure - da un'orda di barbari che proviene da tutto il resto del mondo e che, indipendentemente da ciò che li caratterizza (e, ahinoi, non è soltanto la fame ma anche i conflitti armati), vuole venire nel Paese del Bengodi a stuprare le nostre donne, prenderci il posto di lavoro e, se possibile, a svaligiare tutte le nostre villette o appartamenti in megacomplessi industriali?

Questo Parlamento che è con il Presidente del Consiglio probabilmente (silenziosamente o meno silenziosamente) deve aver fatto capire che il "popolo della sicurezza" non è così compatto, che forse ancora qualche spazio di libertà all'interno del Popolo della Libertà esiste e che quindi bisogna imporre la fiducia per portare a casa queste misure necessarie per difenderci dallo straniero.

Il popolo a questo punto - c'è stato detto adesso - sceglie chi impone la sicurezza. Posso però ricordare che se proprio si fosse così dediti all'imposizione della sicurezza, magari, quando si è sindaco, si deciderebbe di fare il sindaco piuttosto che il sindaco e anche il senatore, perché nei tre giorni in cui si è assenti dal proprio ufficio al Comune sicuramente può essere messo a ferro e fuoco il paesello dell'ultima valle della Padania. Lo stesso si dica per i vicesindaci della capitale. Questo è un argomento che un giorno bisognerà affrontare, visto e considerato che non si può necessariamente fare bene allo stesso tempo due lavori. Quando poi vengono pubblicati i dati relativi alla qualità e alla quantità dell'attività dei suddetti risulta che non si è presenti qui e figuriamoci dall'altra parte, dove si è stati eletti in maniera un po' più democratica di quanto non siamo stati eletti noi che sediamo nelle Aule parlamentari.

Questo popolo, ci viene detto, chiede a gran voce misure per la sicurezza perché è sottoposto a minacce di tutti i tipi. Un istituto che - ahinoi - non esiste più, grazie al Popolo della Libertà in particolare, ovvero il Centro di monitoraggio dell'emittenza radiotelevisiva fondato dal Partito Radicale oltre due decenni fa, ha dimostrato che dal 2003 al 2007 il tempo dedicato dai telegiornali di maggiore ascolto - quelli che vengono trasmessi durante l'ora di pranzo o l'ora di cena - alla piccola criminalità, alla cronaca nera, alla cronaca giudiziaria e ai vari casi di omicidio irrisolti, che molto poco hanno a che vedere con la sicurezza di 60 milioni di italiani, è passato dal 10 al 30 per cento. Immagino che si potrebbe indurre a qualsiasi tipo di desiderio, oltre che di paura, triplicando il tempo dedicato alla pubblicità di certi fenomeni.

L'Italia è però uno dei Paesi a più basso tasso di criminalità e a maggiore sicurezza nel vivere tanto nelle grandi città quanto nelle periferie: non lo dicono l'opposizione, i radicali o le organizzazioni non governative che, buon'ultima Amnesty International in questi ultimi giorni, da tutto il mondo stanno ponendo sempre maggiore attenzione al modo in cui vengono violati sistematicamente i diritti umani in Italia, ma lo sostengono le stesse istituzioni italiane ed europee, come il CENSIS e l'Eurobarometro. A fronte di un contesto in cui, malgrado la situazione di crisi economica (durante la quale di solito la piccola criminalità riprende vita in alcune zone), si vive non dico d'amore e d'accordo (dubito che esista un posto al mondo dove in effetti si possa vivere d'amore e d'accordo) ma comunque in condizioni di sicurezza accettabili, da quando è iniziata la campagna elettorale del 2008 la maggioranza che oggi siede in Parlamento ci ha martellato con la necessità di inasprire qualsiasi pena già esistente e di introdurre addirittura nuove fattispecie di reato.

Ricordo che poche settimane fa, con il disegno di legge in materia di stalking, abbiamo addirittura ipotizzato di applicare il regime previsto per i condannati per reati di mafia a chi si ipotizza possa essere responsabile di atti persecutori, prevedendo anche la custodia cautelare in carcere. Non so quanti dei pochi senatori presenti - più tra i banchi dell'opposizione che della maggioranza, e comunque ringrazio chi è rimasto ad ascoltare questa parte di dibattito - ha l'ardire di entrare ogni tanto in un carcere italiano. Siamo arrivati ad una situazione in cui ci sono oltre 65.000 ospiti, buona parte ancora in attesa di giudizio, oltre il 60 per cento dei quali non è cittadino italiano. Una buona metà di questi - italiani e non - è detenuta per reati connessi alle cosiddette sostanze stupefacenti. Si registra la sovrappopolazione di una serie di penitenziari che, grazie ai tagli orizzontali, non soltanto non hanno più dotazioni per la manutenzione o l'ordinaria amministrazione, ma hanno dovuto subire anche gli effetti degli stessi tagli orizzontali sulla polizia penitenziaria, nella quale si registra sempre tra un 15 a un 20 per cento di distacchi; ci sono infatti persone che, invece di lavorare in case circondariali o in altre strutture, vengono distaccate per fare la guardia alle ville di alcune autorità, per le scorte o addirittura per trasportare i carcerati da un istituto all'altro. Ebbene, in questo contesto con misure proibizionistiche e punitive andiamo ad intasare ulteriormente una situazione carceraria che adesso, con la bella stagione, con l'aumento degli arrivi (checché se ne dica magnificando i contatti con il compagno Gheddafi) e con l'aumento dello spaccio di sostanze stupefacenti, potrebbe raggiungere i 75.000 ospiti da qui alla fine di agosto.

Vi state candidando a fare dell'Italia - in questo caso, sì - un'ex repubblica sovietica, dove qualsiasi cosa si faccia deve essere punita sempre e solo con una sanzione penale, in un contesto in cui per l'amministrazione della giustizia il nostro Paese è considerato dalla Corte dei diritti umani di Strasburgo delinquente abituale, perché quotidianamente abbiamo una sentenza che a questo ci espone.

Quindi, il voto della delegazione radicale, delle senatrici Bonino, Poretti e mio, è un no convinto sul disegno di legge in esame. (Applausi del Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Compagna. Ne ha facoltà.

COMPAGNA (PdL). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, le norme alla nostra attenzione risalgono a circa un anno fa. Qualora fossero confortate dal voto favorevole del Senato, esse completerebbero un dispositivo che abbiamo anticipato l'anno scorso e che abbiamo esteso, la scorsa settimana, alle norme del Trattato di Prüm. Si tratta quindi di un pacchetto abbastanza coerente di politiche per la sicurezza.

Non mi è facile, nel tempo che ho disposizione, contrastare tutti i gli elementi di immoralità e di incostituzionalità, per dirla con il collega Serra, che l'opposizione attribuisce a questo provvedimento. Devo dire, in parte sulla scia delle considerazioni del senatore Divina, che gran parte degli argomenti utilizzati e gran parte dei sentimenti espressi mi sembrano dettati da pregiudizio. In particolare, c'è un insistito ed insistente processo alle intenzioni di ronde padane mentre, colleghi, come si è appreso circa venti giorni fa, più o meno quando legiferava la Camera, esiste un pregiudizio favorevole alle ronde borboniche, alle ronde partenopee. Infatti circa un mese fa, prima che questo provvedimento sia entrato in vigore, per iniziativa della Regione Campania sono nati i volontari per la sicurezza dei turisti, come sono stati chiamati dall'assessore alla formazione il quale aveva composto questi corpi di volontari reclutandoli soltanto tra le cooperative di ex detenuti. A proposito della condizione dei detenuti e degli ex detenuti, non mancano, nel nostro Gruppo, sensibilità e valori di umanità che ci portano ad esprimere preoccupazione allo stesso modo del senatore Perduca. La Regione Campania, in questa miscela di cinismo e di buonismo, servendosi di fondi destinati a ben altro, ha assunto in servizio 70 operatori per la sicurezza turistica urbana, ed inoltre l'assessore alla formazione ha affermato che gli ex detenuti sono i più indicati per questa mansione perché conoscono i pericoli del territorio e possono garantire la sicurezza dei turisti.

Di fronte a simili manifestazioni, io ho sollecitato alcuni colleghi del centrosinistra a firmare l'interrogazione che ho presentato insieme al presidente Gasparri e ad altri colleghi campani. Contavo molto sul senatore Morando, che mi aveva espresso anch'egli la sua perplessità e la sua indignazione. Dico questo perché dopo aver ascoltato discorsi come quelli di stamattina, che contenevano un processo alle intenzioni delle ronde padane, mentre si guarda con tanta indulgenza e tolleranza allo spregiudicato e cinico clientelismo che è dietro le ronde borboniche, io, che non amo né Borbonia né Padania e che ragiono in termini di costituzionalità, sono andato a rileggere le norme del disegno di legge. Infatti l'intervento di stamattina di un collega, e se me lo consente, di un amico che stimo, il senatore Enzo Bianco, mi aveva colpito, ma ha ragione il senatore Divina. Io vi prego di leggere quel testo, in particolare i commi 40 e 41 e seguenti dell'articolo 3.

Le ronde partenopee sono state accolte anche con una certa simpatia da parte della popolazione e già da un mese girano tra piazza del Municipio e via Calabritto, in casacca gialla e cappellino di riconoscimento distribuiti dalla Regione. La gente le guarda con simpatia, proprio perché magari le preferisce alle ronde padane, che invece non esistono.

Non solo; se esistessero quelle che sono state definite ronde padane, sarebbero delle formazioni delle quali potrebbero far parte esclusivamente ex poliziotti reclutati soltanto dallo Stato e non dalle Regioni. Allora, con che serietà una collega che molte volte ammiro, la senatrice Bugnano, viene a parlare di privatizzazione, di ritorno al Medioevo, di dissoluzione dello Stato? Quando si esaminano tali provvedimenti, occorre una certa onestà intellettuale, la stessa con la quale questa mattina un collega che stimo molto, il senatore Mazzatorta, notava come, con scarsissimo rispetto del Senato, tutto il lessico delle pregiudiziali di incostituzionalità fosse, punteggiatura per punteggiatura, targato CSM, ossia la terza Camera (anzi, la quarta, perché la prima è «Porta a Porta»): questa sì è abdicazione dello Stato.

Mi soffermo su questo aspetto. Molte volte le cronache della mia città e della mia Regione - parlo di Napoli e della Campania - si prestano a interpretazioni macchiettistiche, però qui c'è un fallimento della Regione come istituzione, del bassolinismo come restaurazione del Rinascimento, dopo il Medioevo denunciato dalla senatrice Bugnano. La vostra indulgenza è una forma di complicità, perché non potete fare il processo alle intenzioni, ai commi 40 e 41 e seguenti dell'articolo 3, dopo che avete plaudito a questa cinica regionalizzazione.

Si parla tanto di abolizione delle Province. Con tutto il rispetto per chi ha amministrato con prestigio ed ha governato la Regione Toscana, molte volte vediamo Regioni che vengono meno ai loro compiti di programmazione e di legislazione e se ne vanno a cercare altri di gestione. Ne deriva un regionalismo di potere e di clientela, che sfrutta cinicamente il buonismo della condizione degli ex detenuti, senza respiro e senza prospettiva. Da questo punto di vista, in materia di priorità della politica della sicurezza, meno che mai tali priorità possono essere indicate dalle Regioni: questa sì sarebbe stata abdicazione dello Stato.

Pertanto, non prendo sul serio gli argomenti e i sentimenti sollevati in questo dibattito da parte di chi ha guardato dall'altra parte mentre la Camera legiferava con prudenza e saggezza sull'articolo 3 del disegno di legge in discussione, mentre la Regione Campania si vantava di un cinismo che non onora le Regioni del Mezzogiorno. (Applausi dal Gruppo PdL e della senatrice Maraventano).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Di Giovan Paolo. Ne ha facoltà.

DI GIOVAN PAOLO (PD). Signor Presidente, per tutti noi che crediamo nel ruolo del Parlamento, la discussione di tali provvedimenti non è un inutile esercizio retorico, bensì un'occasione di riflettere, forse anche per noi, ma anche con i colleghi della maggioranza. In questo caso e normalmente debbo dire che i colleghi della maggioranza con cui ci scontriamo e ci incontriamo sono in genere abbastanza presenti. Ho ascoltato con molta attenzione le riflessioni dei colleghi Saltamartini e Mazzatorta, che do per presente nonostante gli orari prandiali della Lega siano piuttosto antimeridiani rispetto ai nostri; quindi, in genere a quest'ora rimane una vedetta lombarda del Gruppo. In questo caso ne prendo atto, so che riferirete. Vorrei ragionare su questi argomenti non facendo solo una questione di moralità o, peggio, di moralismo.

Ho ascoltato il collega Mazzatorta, non oggi ma anche in altre occasioni, quando si riferisce ad un presunto senso di superiorità da parte della sinistra. A parte il fatto che dovremmo tener conto tra noi, soprattutto in questi dibattiti (lo dico al collega Divina), dell'integrazione che esiste in altri partiti di storie diverse, per cui attribuire a una parte il tutto o viceversa spesso non aiuta nel ragionamento, soprattutto qui dove non dobbiamo certamente incendiare i nostri sostenitori, non credo che ci sia questa superiorità nella testa di molti colleghi; se c'è, è sbagliata. Vogliamo ragionare del fatto che siano effettive ed efficaci le norme che vengono prodotte; poi ognuno di noi trarrà i suoi giudizi.

Allora chiedo per quale motivo viene associata la questione della sicurezza a quella dell'immigrazione. Mentre posso non concordare con il collega Saltamartini sul fatto che ritorni l'offesa al pubblico ufficiale e che questo sia utile (ma potrei sbagliarmi), perché debbo associare la questione dell'immigrazione a quella della sicurezza? I dati sui reati li indicano in diminuzione, salvo l'odioso reato della violenza sessuale, che poi perlopiù in Italia è un problema all'interno delle famiglie, al di là di alcuni casi specifici; tutti i reati sono in diminuzione, tra l'altro soprattutto quando finiscono le campagne elettorali, ma è quello che sostiene il Ministero dell'interno. Tra l'altro, i reati commessi da persone straniere (quindi anche dal facoltoso cittadino abitante a Miami, Stati Uniti d'America, per intenderci, oltre che dai cittadini extracomunitari e comunitari), sono esattamente gli stessi, anzi leggermente meno, in proporzione, di quelli che commettono i cittadini italiani. Tutti abbiamo raccontato delle nostre carceri sovraffollate, di cui dovremo affrontare il problema (tra l'altro proprio oggi è prevista una riflessione al riguardo in Commissione diritti umani), dicendo che questo è figlio di alcune leggi specifiche proibizioniste soprattutto per i temi della droga, tra l'altro con una possibilità di reiterazione dei reati.

Allora, se non c'è questa associazione nei fatti, questo è un aspetto semplicemente ideologico e di propaganda. Di per sé non trovo nulla di male nel fatto che una maggioranza proponga tali questioni (tra l'altro questo non a caso è stato il primo decreto-legge, poi cambiato, che è stato proposto al Paese), però poi bisogna fare i conti con l'efficacia di queste norme, cioè se si risolvono i problemi: ma non si risolvono. Sarebbe opportuno un metodo alternativo (penso che non bisogna su questo confrontarsi avendo posizioni quasi simili, e trovare una via di mezzo; ritengo che abbiamo un modello alternativo sbagliato, il numero dei flussi che c'è nel Paese): sarebbe più serio che proponessimo a chi vuole immigrare nel nostro Paese di integrarsi, di spendere i 5.000-6.000 dollari che gli vengono sottratti dagli scafisti dandoli alla nostra ambasciata o al nostro consolato per chiedere un documento digitale, per avere una tessera sanitaria che testimoni delle sue vaccinazioni, per risiedere laddove noi diciamo che deve risiedere per sei mesi per poter cercare il suo posto di lavoro. Questo eliminerebbe alla radice intanto il mercato degli scafisti e poi permetterebbe i ricongiungimenti familiari che garantiscono contro la malavita o la disperazione, perché chi ha una famiglia delinque di meno (questo vale ovviamente per gli italiani e anche per gli stranieri).

Questa è una scelta faticosa, perché significa dare forza al Ministero dell'interno, dargli i denari per poter operare, dare i denari per riformare la struttura dei nostri consolati e delle nostre ambasciate all'estero che cade a pezzi e che non è in grado di garantire nemmeno i nostri cittadini. È più faticoso, è un modello alternativo, è un modello che dice: vivaddio, vengono in questo Paese e nel Nord-Est; se riparte la ripresa - la crescita economica che questo Governo vorrebbe dare - avremo la gente che lavorerà, che altrimenti andrà in Germania, in Spagna o in Francia dove, oltre ai doveri, vengono riconosciuti anche dei diritti e l'integrazione è fatta con un sostegno reale. Certo, è un modello alternativo; è questo che dobbiamo ricercare nel nostro Paese.

Debbo dire con molta sincerità che il vostro modello non celebra nemmeno le scelte compiute anche dai mercatisti che si convertono. Ad esempio, quando il ministro Sacconi dice di volere un'immigrazione legale che sia qualificata, mi chiedo per quale motivo non vengano dati permessi di soggiorno allo studente che vuole fermarsi nel nostro Paese e farsi controllare anche se è straniero.

La verità è che questo modello non reggerà e, con molta sincerità, com'è giusto che sia, quando noi saremo maggioranza cancelleremo una ad una le vostre norme. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Carlino. Ne ha facoltà.

CARLINO (IdV). Signor Presidente, il pacchetto sicurezza, che possiamo sicuramente ribattezzare disegno di legge anti-immigrati, su cui si sta per votare l'ennesima fiducia, è moralmente inaccettabile, lesivo della dignità umana e - quel che è peggio - assolutamente inefficace dal punto di vista della tanto da voi abusata sicurezza dei cittadini. Infatti, istituendo il reato di clandestinità, il disegno di legge promuove una politica di repressione e di intimidazione ed alimenta ulteriormente quel clima di insicurezza e di paura che voi stessi avete creato a fini elettorali e quella xenofobia che purtroppo sempre più spesso compare sulle pagine di cronaca dei nostri giornali.

Per di più, il reato di clandestinità, che reato non può essere in quanto si tratta in realtà dello status di una persona e non di un comportamento criminale, provocherà un aumento esponenziale dei processi e delle attività giudiziarie, aggravando la situazione già non rosea del nostro sistema giudiziario. Processi che aggraveranno i nostri conti pubblici e ritarderanno le eventuali giuste espulsioni, affiancate da assurde sanzioni pecuniarie che la maggior parte degli immigrati stranieri non potrà permettersi di pagare.

Volete solo demagogicamente trasformare il clandestino, spesso un profugo, in criminale e la disperazione in reato. Vorrei ricordare al collega Mazzatorta, per quanto dichiarato stamattina, che soltanto la disperazione spinge gli immigrati a superare illegalmente le nostre frontiere, non ci sono davvero altre motivazioni.

Tuttavia, la norma veramente scandalosa che state cercando di camuffare in tutti i modi è quella che renderà invisibili migliaia di bambini figli di stranieri, che nasceranno in Italia e non saranno iscritti all'anagrafe diventando di fatto dei fantasmi agli occhi del mondo. Infatti, se l'immigrazione clandestina sarà reato, se per compiere qualsiasi atto di stato civile (non solo per il matrimonio di un cittadino o una cittadina o tra cittadini stranieri) dovrà essere preventivamente esibito il titolo di soggiorno del richiedente, poiché l'articolo 362 del codice penale obbliga gli incaricati di pubblico servizio a denunciare all'autorità giudiziaria i reati di cui hanno avuto notizia dell'esercizio delle loro funzioni, allora sarà impossibile per le madri immigrate non regolari, non solo registrare il figlio all'anagrafe, ma addirittura il riconoscimento, con la conseguenza di perdere la custodia dei loro bimbi che di fatto diverrebbero, secondo le leggi italiane, adottabili.

Siamo davanti ad una evidente violazione della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, che prevede espressamente l'obbligo di registrazione della nascita di qualsiasi bambino nato in qualsiasi Paese che abbia sottoscritto la Convenzione stessa, a prescindere dalla cittadinanza dei genitori e, ovviamente, dalla regolarità del loro soggiorno.

Un mese fa, nella Commissione bicamerale per l'infanzia, tutti noi componenti, senatori e deputati d'opposizione e di maggioranza, dopo diverse audizioni degli operatori del settore ed anche del ministro Maroni, abbiamo sottoscritto ed approvato una risoluzione per la tutela dei diritti dei minori stranieri non accompagnati, impegnando tra l'altro il Governo «ad adoperarsi affinché ogni intervento, anche normativo, che influisca sulla condizione dei minori non accompagnati nel nostro Paese, risulti in armonia con i principi della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché con la normativa dell'Unione europea e con le indicazioni del Consiglio d'Europa in materia».

Ad oggi, purtroppo, quella risoluzione non ha avuto alcun seguito.

Sempre in quell'occasione, nel corso delle audizioni, siamo venuti a conoscenza di dati inquietanti circa l'immigrazione clandestina dei minori e, in particolare, lo stesso Ministro dell'interno ha dichiarato che la scomparsa di una percentuale di minori è ricollegabile ad un possibile traffico internazionale di organi. È chiaro che se non riconosceremo il diritto ad avere un'identità a tutti i minori stranieri in Italia e se l'ordinamento italiano non continuerà a considerare il minore straniero sempre e comunque un minore, ovvero un soggetto che ha la necessità di essere assistito, accudito e tutelato, avremo in Italia bambini senza diritti, senza la possibilità di andare a scuola, che diventeranno facili prede della criminalità organizzata e vittime di abusi e sfruttamento. Non capiamo allora quale utilità possano avere queste norme aberranti dal punto di vista della sicurezza e dell'ordine pubblico. «Non c'è sicurezza senza il rispetto dei diritti umani di ogni persona»: cito il titolo di un documento che tutti abbiamo ricevuto a questo riguardo dalle ACLI di Milano e firmato dall'Azione cattolica ambrosiana, dalla Comunità di Sant'Egidio, dal Movimento dei focolari e dal Gruppo promozione donna. Purtroppo, voi siete sordi a qualsiasi richiamo al buonsenso, a quello del presidente Napolitano come a quello del presidente della Camera Fini, a quello della CEI e del Papa come a quello dell'ONU e dell'Unione europea, e andate avanti senza alcun rispetto per la dignità umana.

Se davvero teneste alla sicurezza, dovreste piuttosto mettere in cantiere un pacchetto per l'integrazione e l'intercultura, il vero obiettivo a cui dovrebbe tendere la nostra società, che multietnica e multiculturale lo è già. (Applausi dal Gruppo IdV).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Maraventano. Ne ha facoltà.

MARAVENTANO (LNP). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, è da ieri che sento i senatori dell'opposizione fare lezioni di diritto costituzionale, ma un fatto è certo, cari colleghi: per la prima volta dopo dieci anni, grazie alle buone leggi e all'avveduta azione di Governo, non avvengono più sbarchi di clandestini a Lampedusa.

Non ci interessano le vostre critiche, non ci sono mai interessate e non interessano soprattutto al nostro Paese, visto che ormai hanno cancellato le vostre idee. Lampedusa, signori, oggi ha zero immigrati nel CPT e questo risultato porta una sola firma: quella del ministro dell'interno Roberto Maroni, al quale va il ringraziamento mio e del mio popolo. Il ringraziamento invece non va sicuramente a chi in questi mesi ha fomentato il popolo a Lampedusa, e mi riferisco soprattutto al vostro rappresentante Franceschini, che è venuto nella mia isola a fomentare il mio popolo. Noi invece abbiamo dimostrato concretamente che solo i fatti ci portano avanti.

E questi appunto sono fatti, cari colleghi dell'opposizione; le vostre, invece, sono solo parole. Le scelte del Governo sono quelle giuste. Anche coloro che mostravano scetticismo in merito alla soluzione del problema si sono dovuti ricredere. Solo voi dell'opposizione sembrate rimpiangere la situazione precedente agli interventi del Governo, quella in cui ogni giorno avvenivano nuovi sbarchi nella mia meravigliosa isola; anzi, sembrate quasi voler tornare a quei tempi. Ma noi non lo permetteremo, perché stiamo lottando per fermare questo fenomeno! (Applausi dal Gruppo LNP).

Voi condannate l'azione del ministro Maroni, ma in nome di che cosa? Quali proposte fate? Quali interventi indicate per risolvere il problema dell'immigrazione clandestina? Ve lo dico io cosa proponete: nulla, come nulla avete fatto in tutti gli anni in cui siete stati al Governo del nostro Paese!

«Lampedusa è tornata al nostro Paese come la perla del turismo»: ad affermarlo non sono solo io, che ci vivo, ma è stato il ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, recentemente in visita sull'isola.

Quindi, ci sono testimonianze. Le bugie, cari colleghi, hanno le gambe corte. Il tempo ci darà ragione.

Io sono stata penalizzata, nella mia isola, ma oggi mi posso presentare a testa alta. Da oggi, l'immagine di Lampedusa può cambiare perché il mar Mediterraneo non presenta più quelle immagini terribili di clandestini e di disperati. Questa è la prova più concreta della grande opera del Governo ed è inutile diciate che questo fenomeno ricomincerà: sicuramente noi vigileremo. Il nostro Paese si libererà presto.

Un plauso va la anche alle forze dell'ordine della mia isola, alla Guardia di finanza, alla Guardia costiera, al comando dei Carabinieri e anche ai Vigili del fuoco di Lampedusa, per il difficilissimo lavoro che svolgono costantemente, anche se non dobbiamo mai abbassare il livello di attenzione; lo ripeto: non dobbiamo mai abbassare il livello di attenzione. Grazie all'approvazione di questa legge, una cosa ora è chiara anche ai trafficanti di uomini (perché sapete benissimo che forse in questi anni voi avete anche dato la possibilità a questi trafficanti di agire indisturbati): il nostro Paese non sarà più un colabrodo e non è più il ventre molle dell'Europa, senza controlli e senza regole sull'immigrazione!

Ma ora, passata l'emergenza, è il momento di ripartire. Bisogna mettere in campo iniziative per promuovere il turismo a Lampedusa, perché la mia piccola isola se lo merita. Ed io lavorerò in tal senso, supportata come sempre dal mio Gruppo al quale devo un ringraziamento per avermi sostenuta nelle mie battaglie fino ad oggi. (Applausi dal Gruppo LNP).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Rossi Paolo. Ne ha facoltà.

ROSSI Paolo (PD). Signor Presidente, quello della sicurezza è quasi uno spettro che si aggira, se non per l'Europa, almeno in Italia. Agitato come una clava in campagna elettorale, il problema - reale, virtuale o percepito che dir si voglia - si è tradotto in provvedimenti che vorrebbero scandagliare chissà quali profondità e che, purtroppo, agiscono invece solo sul versante più prossimo all'odierno conformismo.

Il tema, infatti, coinvolge non solo e indifferentemente la società nel suo complesso, ricadendo a pioggia sulle fasce più deboli della popolazione che rimangono - occorre sempre dirlo - l'anello più esposto della catena sociale, ma una serie di addentellati che formano insieme il senso stesso di uno Stato di diritto.

Voglio dire che non si può affrontare questa questione senza andare a intervenire sull'idea di società che si vuol realizzare e che vi sottostà. Ora, dinanzi alle spinte riformistiche messe insieme e rivendicate dal centrodestra, inverate nella filosofia di Umberto Bossi e della politica dell'"ognuno è padrone in casa sua", francamente mi sfugge il disegno.

Soltanto l'altro ieri, sulla prima pagina di quel foglio scapigliato e rivoluzionario qual è il «Corriere della Sera», Piero Ostellino enumerava i ritardi e le colpe di un Paese che si avvia a divenire la brutta copia di una brutta America. Certo, le contraddizioni non mancano: si punta il dito, a ragione, contro l'immigrazione clandestina, ma in comparti come quello agricolo o dell'edilizia, in cui i lavoratori italiani sono ormai un'esigua minoranza, quanti piccoli e medi imprenditori si servono di mano d'opera a nero? Non è questo un tema che attraversa il piano più generale della sicurezza? E notizia di ieri, che si aggiunge al quotidiano bollettino delle morti sul lavoro, quella dei due operai folgorati nel Pavese. Non riguarda in qualche modo la sicurezza?

Troppi morti sul lavoro e sulle strade, ma non solo. Caporalato al Meridione, bullismo nelle scuole, carceri sovraffollate, strutture fatiscenti, lentezza dei processi, disagi non solo formali della polizia penitenziaria, ritardi nelle sempre più urgenti riforme di cui abbisognerebbe la disciplina penale per un giusto processo, sostanziale assenza di sanzioni o, comunque, sanzioni inadeguate alla colpa commessa, e via enumerando: non sono questi solo alcuni degli elementi in cui a più vasto raggio può declinarsi il problema della sicurezza che, cacciato dalla porta del provvedimento di legge, inevitabilmente rientrerà dalla finestra della cronaca e dei telegiornali?

 

Mi limito ai proclami di Alemanno e della sua Giunta: non mi sembra che per quantità o qualità i crimini nella capitale siano diminuiti: ciò che è mutata è la risonanza mediatica, trasformatasi da propaganda in minaccia.

Per questo riflettevo sul disegno della società che si vuole realizzare, a fronte di una materia così delicata e complessa: non voglio per questo mescolare le carte per appoggiare indirettamente forme di inadeguato garantismo, che si rivelerebbero miopi e soprattutto inefficaci rispetto alla grande trasformazione in atto nella società. E tuttavia promuovere le ronde di cittadini con le automobili della Polizia senza benzina nei garage è grave non tanto ovviamente per la cosa in sé, ma perché veicola palesemente un'impotenza cui lo Stato non riesce a far fronte: un'impotenza velata dei pericoli che comportano (in una sorta di Medioevo prossimo venturo, come si intitolava un libro di Roberto Vacca di qualche anno fa) le forme di faida, il diritto di farsi giustizia da soli, e dunque il pericolo di una giustizia comunque sommaria. Tutti elementi che, in una parola, alimentano sfiducia nelle istituzioni.

Una polizza assicurativa non impedisce il verificarsi di sinistri; e comunque il problema della sicurezza non si può risolvere con il semplice - se pur indubbiamente necessario - aumento delle forze dell'ordine sul territorio, né tantomeno con la positiva introduzione del poliziotto di quartiere. Il punto è quale natura deve assumere, quale identità vogliamo che assumano quel territorio e quel quartiere: al centrodestra e a quant'altri piacerebbe, probabilmente, disporre di forza lavoro senza pagare alcun prezzo da un punto di vista sociale, avere in sostanza a disposizione una casta di invisibili. Ma, rispetto alle trasformazioni ormai macroscopiche della società italiana ed europea, la politica rischia di rimanere un passo indietro: è necessario un progetto di ampio respiro, che guardi sì alla sicurezza, ma anche ai possibili modelli di integrazione che ormai investono aspetti economici, culturali e religiosi. Da qui non si esce. Essere padroni in casa propria non ha alcun senso, se quella casa e la nostra libertà di espressione sono minacciate.

Più volte abbiamo auspicato che il primo articolo della nostra Costituzione possa essere riformulato in un'Italia fondata non tanto e non solo sul lavoro, ma sulla dignità della persona. È evidente che ogni cittadino deve poter agire liberamente, senza per questo sentirsi minacciato nella sua libertà d'espressione.

Voglio ribadire che compito dello Stato è predisporre una serie di misure efficaci affinché il cittadino possa essere tutelato: in sintesi, non solo sia sicuro, ma soprattutto senta di esserlo, nell'adempimento dei doveri e nel rispetto delle regole. Ciò che evidentemente sfugge a queste «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica» è che è la cultura della legalità a portare sicurezza, non viceversa. Non è una "pace del terrore" per cui dobbiamo lavorare, ma una società che, se sarà più equa e più giusta, sarà più responsabile e onesta, e dunque più sicura. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

BENEDETTI VALENTINI (PdL). Onorevole Presidente, osservo che ormai nella politica italiana e nei percorsi parlamentari siamo diventati così raffinati e sofistici che siamo ormai oltre il dibattito sull'abuso e l'eccesso del ricorso al voto di fiducia, se è giustificato o non. Ormai siamo in grado di discutere e discettare di quale ricorso al voto di fiducia sia strumentale e inopportuno e di quale sia invece accettabile o rientri nella normalità dell'economia procedurale del percorso politico e parlamentare.

Ebbene, a voler non adeguarsi ma tuttavia prendere atto di questa estrema sofisticatezza nella quale ormai ci siamo avventurati, mi permetterei di dire che questo è un esempio di fiducia non abusata. Non metterei tra i casi scandalosi in termini di rapporti parlamentari il porre la fiducia in queste circostanze e queste premesse e su un provvedimento di questo genere. Infatti, si tratta di un provvedimento ormai di antica data, quanto al momento della sua deliberazione, che è stato largamente dibattuto in tutti circoli politici, perfino in una campagna elettorale e in molte sedi parlamentari, con particolare riferimento naturalmente all'altra Camera, sul quale, quindi, si è detto tutto e il contrario di tutto sul piano ideologico, sviscerandolo in tutte le sue articolazioni normative e tecniche.

Detto questo, voglio anche aggiungere che devo constatare che la nostra opposizione dimostra veramente la sua incultura di Governo. Mi dispiace usare questa espressione severa, ma è così. Di fronte ad un'opinione pubblica che spinge su tutti, su noi della maggioranza, del Popolo della libertà, così come sulle opposizioni di centrosinistra, perché qualche cosa di concreto, di incisivo, di percepibile, di efficace si faccia in materia di sicurezza e in tutti gli argomenti che in qualche modo afferiscono alla sicurezza, la sinistra italiana, e direi non solo essa, ma anche l'opposizione in genere, si comporta in questo modo; infatti, ho ascoltato con una qualche meraviglia colleghi senatori dell'Italia dei Valori usare un frasario e una cifra logica che francamente non avevo mai sentito usare nella sua assurdità e nel suo integralismo ideologico nemmeno dalla sinistra più estrema, in entrambe le Camere che ho avuto l'onore di frequentare. Quindi, vorrei dire che è tutta l'opposizione ad essere accecata in qualche modo dalla sua volontà di dire «no, no, no» a raffica, a tutti i provvedimenti che dalla maggioranza governativa vengono e ciò finisce per dimostrare palesemente all'opinione pubblica, che eventualmente ci stia ascoltando, la sua incultura di Governo.

Non fa dunque meraviglia se sempre più questa sinistra si distacca dall'opinione pubblica, dai cittadini. E non varranno le diatribe congressuali, questo o quel personaggio, lenzuolate o non lenzuolate, i giri in treno di questo o quel presunto leader del Partito Democratico, quando si è in rotta frontale con le richieste fondamentali che il cittadino, l'uomo e la donna comune, anziani e giovani, fanno salire, molto spesso con un grido di dolore. Abbiamo sentito prima un collega della sinistra - seppure di una frazione del Gruppo del Partito Democratico, ma comunque facente parte di quel Gruppo - mettere addirittura in dubbio che vi sia un'emergenza e affermare che l'Italia, tutto sommato, è forse il Paese più sicuro dell'Occidente e dell'Europa. Ma come si possono dire queste cose, che suonano come una provocazione ad un'opinione pubblica e a dei cittadini che esigono da noi interventi concreti e reali?

Se scorriamo questo provvedimento, sarebbe certo fazioso affermare, al contrario, che ogni passaggio sia irreprensibile e condivisibile al mille per cento, questa sarebbe un'inutile difesa d'ufficio; ma non c'è un solo passaggio, un solo articolo sul quale, colleghi dell'opposizione, non abbiate detto un no, in profonda contraddizione anche con le vostre stesse premesse.

Se è per voi, la conclusione ve la dico io qual è: non si deve far nulla. Le carceri sono affollate? Allora non bisogna adottare sanzioni penali, altrimenti si fa scoppiare una situazione. Non si riesce a disciplinare un certo flusso immigratorio sregolato che dà luogo a tanti problemi? Allora apriamo semplicemente le frontiere e organizziamoci per l'accoglienza migliore. Si fanno provvedimenti che impongono misure d'integrazione reale da parte di colui che vuole immigrare regolarmente? No, sono prevaricazioni rispetto ai diritti civili e ai diritti umani. Non si può far niente; qualunque cosa si faccia siete contrari. Si coinvolgono i cittadini in forme pur lecite e controllate per collaborare con le forze dell'ordine alla sicurezza? No, si sta facendo squadrismo e si stanno facendo le ronde. (Commenti del senatore Di Giovan Paolo, che mostra all'Assemblea il fascicolo degli emendamenti al disegno di legge). Si vogliono mettere militari, i nostri ragazzi e ragazze delle Forze armate, a coadiuvare nelle zone più calde e critiche perché si controlli e si prevenga? No, si sta militarizzando il Paese e si sta violando ogni sorta di regole sulla ripartizione delle competenze. Insomma, la morale è che non si deve fare nulla. (Commenti del senatore Perduca).

Questa è la realtà, per voi non si deve far nulla. Questa non è più un'utopia comunistica o di post-comunisti, perché, non scherziamo, i regimi comunisti, ancora ce n'è qualche residuo ma comunque ce li ricordiamo nelle loro epoche d'oro: lì in merito al problema della sicurezza, statene pur certi, non si andava né per buonismi, né per garantismi, né per norme costituzionali; non ci si andava e non ci si va. Quando arriva il comunismo il problema della sicurezza lo si affronta in altra maniera!

Qui stiamo ancora a questi livelli; si insiste ancora con pervicacia su un ideologismo, nonostante sia stato sconfessato e bocciato dall'elettorato in tutti i modi, distanziandosi sempre di più da quel buonsenso assolutamente medio che ormai i cittadini, quandanche in passato avessero votato per i vostri partiti, li richiama a dire «Ma che ho fatto?».

(Il microfono si disattiva automaticamente).

 

PRESIDENTE. Grazie senatore Benedetti Valentini, anche lei, se lo ha, può consegnare il resto del suo intervento scritto.

È iscritto a parlare il senatore De Toni. Ne ha facoltà.

DE TONI (IdV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, il provvedimento di cui stiamo discutendo oggi, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», modifica, all'articolo 3, le sanzioni attualmente previste dal codice della strada nei casi di guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Il mio intervento verte in particolare sul tema della sicurezza sulla strada.

Molti di noi sanno che questi comportamenti costituiscono una delle principali cause degli incidenti stradali, come ricordato in una serie di documenti in materia di sicurezza stradale adottati dalla Commissione europea. Così pure si sa che tutti gli interventi intesi a prevenire o a sanzionare tali comportamenti di guida pericolosa sono considerati prioritari dalle istituzioni comunitarie anche al fine di contribuire al raggiungimento dell'obiettivo di dimezzare, entro il 2010, il numero delle vittime di incidenti stradali.

Tuttavia, i problemi legati alla piena attuazione nel nostro Paese di una vera cultura della sicurezza, e segnatamente della sicurezza stradale, avvertita sempre più come un'emergenza sociale, richiedono, a nostro avviso, un intervento molto più deciso e articolato di quello contenuto in questo provvedimento.

Attualmente la Commissione trasporti della Camera dei deputati sta esaminando, in sede legislativa, un corposo provvedimento che contiene numerosi interventi di modifica del codice della strada; provvedimento che mi auguro riesca ad analizzare quanto prima anche il Senato della Repubblica, perché quello della incidentalità stradale è un tema talmente serio che merita di essere esaminato in modo sicuramente urgente, ma anche in modo approfondito e appropriato.

In ogni caso, il senso del messaggio che vorrei trasmettere al Governo, in questo momento è esattamente questo: non possiamo continuare a trattare il problema della sicurezza stradale nel nostro Paese in maniera disorganica e frammentaria senza intervenire in modo strutturale e fortemente responsabile.

Il forte impatto sull'opinione pubblica e sul mondo dell'informazione di incidenti che hanno destato grande clamore, unitamente agli interventi di medio periodo della Commissione europea, che ha avviato un programma d'azione sulla sicurezza stradale agli inizi del 2000, hanno determinato negli ultimi anni una serie di iniziative che tuttavia non hanno avuto la conseguenza di introdurre un sistema virtuoso nel quale le performance di sicurezza del Paese possano essere considerate acquisite, stabili ed autoalimentate.

Inoltre, si sta diffondendo, in particolare tra i cittadini, l'esigenza di interventi efficaci e severi finalizzati a reprimere comportamenti rischiosi.

Con riferimento al 2007 - secondo gli ultimi dati ufficiali ISTAT- il nostro Paese, infatti, pur avendo registrato un significativo decremento nel numero dei decessi, pari al 9,5 per cento, è stato purtroppo segnato da un decremento decisamente meno lieve in termini di riduzione del numero di feriti e incidenti, rispettivamente pari al 2,1 per cento e al 3 per cento.

Peraltro, sebbene l'obiettivo fissato dall'Unione europea sia quello di ridurre, entro il 2010, il numero delle vittime e dei feriti del 50 per cento, sappiamo già che il nostro Paese non riuscirà a raggiungerlo e questo non deve far dimenticare al Governo che l'Italia ha bisogno di nuovi interventi strutturali che siano in grado di migliorare ulteriormente la situazione, nonché la spesa sociale, tuttora elevata, che il fenomeno determina.

Tra l'altro, l'Italia è in controtendenza rispetto ad altri Paesi, dove si assiste ad una certa stabilità nel numero di incidenti, anche in Stati nei quali negli anni scorsi si erano raggiunti decrementi significativi.

Questo a dimostrazione che se l'attenzione rispetto alle politiche per la sicurezza si allenta, i miglioramenti raggiunti non possono essere considerati acquisiti una volta per tutte. I Paesi che sono più vicini all'obiettivo del 50 per cento in meno e che con ogni probabilità lo centreranno sono la Francia e il Portogallo; i più lontani sono i Paesi dell'Est.

Rispetto alla popolazione, l'Italia, con 87 morti per milione di abitanti, pur collocandosi in linea con la media europea, che è di 86 morti per ogni milione di abitanti, resta comunque ben al di sopra dei livelli delle Nazioni che vantano le migliori performance, quali Olanda, Regno Unito e Svezia, con 45-50 decessi per milione di abitanti, e della Francia, che ne conta 73.

Inoltre, è utile segnalare che esiste, nel nostro Paese, una forte esposizione del mondo giovanile al rischio legato all'incidentalità stradale, sia in termini di incidenti (circa il 30 pei cento avviene nei primi 3 anni dopo il conseguimento della patente) sia, soprattutto, in termini di mortalità (il 25 per cento dei morti ha meno di 24 anni). Il motivo è molto semplice: nel nostro Paese non esiste ancora un serio coordinamento degli interventi necessari a livello istituzionale che sia capace di coinvolgere organicamente tutti i Ministeri interessati e gli enti territoriali, ma soprattutto credo che permanga una cronica carenza di risorse, mentre si continua ad insistere con la logica dell'intervento spot, non coordinato, non sinergico e spesso attuato sulla scia emotiva di incidenti particolarmente eclatanti.

Il Piano nazionale per la sicurezza stradale, principale strumento di programmazione, non è stato mai finanziato nel periodo 2004-2006. E non sono ancora disponibili le risorse stanziate nella legge finanziaria per il 2007 per il triennio 2007-2010. Con una simile carenza di risorse, nessun intervento strutturale potrà evidentemente essere intrapreso.

Con la legge finanziaria per il 2008, il Governo Prodi aveva ritenuto necessario, oltre che opportuno, investire un congruo ammontare di risorse finanziarie al fine di implementare le azioni tese ad accrescere la sicurezza stradale e dare attuazione al piano nazionale, mediante interventi mirati e sinergici, volti a rafforzare i controlli, anche attraverso l'implementazione di idonee attrezzature tecniche; intensificare l'attività ispettiva e le verifiche previste dal codice della strada; dotare gli uffici ed il personale preposto ad attività di sicurezza stradale degli opportuni strumenti per l'esercizio delle attività istituzionali, ivi compresa la formazione. Purtroppo, con il decreto-legge n. 93 del 27 maggio 2008 il Governo Berlusconi ha operato un drastico ridimensionamento dì dette risorse finanziarie, dimezzando lo stanziamento per l'anno in corso e annullando quelli relativi agli anni 2009-2013, pari ad un taglio complessivo di 181,5 milioni di euro.

Alla luce di tali considerazioni, a nome del Gruppo dell'Italia dei Valori intendo chiedere al Governo in primo luogo di restituire le somme che, in modo responsabile, il centrosinistra guidato da Prodi aveva destinato alla sicurezza stradale, e in secondo luogo di smetterla di intervenire su questo tema in modo perennemente disorganico e insufficiente, anche al fine di non vanificare la possibilità che nel nostro Paese vengano create le condizioni materiali ed organizzative per contribuire alla riduzione del tragico bilancio della sinistrosità stradale, in coerenza - come già sottolineato - con gli obiettivi dettati dall'Unione europea.

Sottolineo, infine, che il costo dell'incidentalità stradale è di oltre 30 miliardi di euro ogni anno, pari a due punti percentuali del PIL. Questo significa che un miglioramento dell'incidentalità del 10 per cento permetterebbe di risparmiare 3 miliardi di euro ogni anno. (Applausi dal Gruppo IdV. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pittoni. Ne ha facoltà.

PITTONI (LNP). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi senatori, c'è chi tenta di utilizzare l'assistenza ai minori (doverosa) come cavallo di Troia per scardinare il sistema delle regole sull'immigrazione. Non posso allora non ricordare che i dati ufficiali dicono che ci si integra con minori difficoltà dove si ha invece il coraggio di abbandonare il buonismo e si impongono regole precise. Tanto che ai primi posti per qualità dell'integrazione troviamo località come Treviso e Verona, amministrate dalla Lega Nord. Lo stesso cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova (città che ha i suoi problemi per la forte presenza di immigrati), riconosce che bisogna coniugare all'accoglienza «un altro principio, non meno necessario, quello della legalità, di cui tutti» - afferma - «si avverte la necessità per la convivenza sociale».

Oggi la crisi economica ha ridotto i posti di lavoro, mentre la pressione migratoria verso i nostri confini non è mai stata così forte e organizzata. La percentuale di stranieri fra i denunciati e condannati per reati come borseggio, furto in appartamento, scippo, rapina, traffico di droga, stupro, omicidio è in costante crescita. Commessi da immigrati (che rappresentano il 7 per cento della popolazione) sono il 51 per cento dei furti, il 45 per cento delle rapine, il 39 per cento delle violenze sessuali. Tali dati impongono un controllo capillare del territorio (se serve anche con le ronde, spinte dal senso civico, un tempo patrimonio di tutta la comunità), certezza delle pene e di rendere rapido ed efficace il sistema delle espulsioni.

Gli altri Paesi offrono un ventaglio di soluzioni. La Spagna, ad esempio, dal 2000 ha stabilito una rigida programmazione dei flussi, prevedendo sanzioni per chi favorisce l'immigrazione clandestina (compresi i datori di lavoro che assumono in nero), oltre all'immediata espulsione degli stranieri residenti illegalmente. Per entrare nel territorio spagnolo servono tre requisiti: il possesso di documenti validi di identità, la prova di avere sufficienti mezzi di sostentamento per la durata del soggiorno, e la prova dello scopo e delle condizioni del soggiorno. La cittadinanza può essere richiesta solo dopo dieci anni di residenza e non prima del diciottesimo anno di età.

In Francia, una legge del 2003, che porta la firma dell'attuale presidente Nicolas Sarkozy, ha introdotto un'attenta regolamentazione degli ingressi. La lotta all'immigrazione clandestina è stata rafforzata attraverso molteplici misure: dalla schedatura di coloro che fanno richiesta di visti o permessi di soggiorno attraverso impronte digitali e dati biometrici, all'inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani. La carta di residenza viene accordata dopo cinque anni: requisito fondamentale per ottenerla è la conoscenza della lingua transalpina e dei princìpi della Repubblica francese.

Il Regno Unito ha introdotto una politica migratoria indirizzata ai lavoratori qualificati. Gli altri vengono invece scoraggiati. Esiste infatti un sistema a punti: secondo l'età, la situazione finanziaria, il livello di istruzione, le eventuali qualifiche e la conoscenza della lingua inglese. C'è poi l'obbligo - che decade solo per gli iperqualificati - di presentare un certificato di sponsorizzazione da parte di un datore di lavoro o di un istituto scolastico.

Sulla stessa linea è la Germania che, con quasi sette milioni di immigrati, è il più grande Paese d'immigrazione in Europa. Dal 2005 ha avviato una politica d'incoraggiamento dell'immigrazione qualificata, che consente di ottenere la residenza e il permesso di lavoro fin dall'inizio. Requisito essenziale è avere una concreta offerta di lavoro e il permesso dall'Agenzia tedesca per l'impiego. I clandestini possono essere detenuti per garantire la loro effettiva espulsione dodici mesi, secondo un sistema di sei mesi prorogabili di sei.

C'è poi il codice americano, che prevede il reato di «entrata impropria di straniero», violazione della «legge civile e penale», punibile con multe o con il carcere fino a sei mesi, e fino a due anni in caso di comportamento reiterato. A parte, abbiamo un reato di reingresso illegale, che punisce chi è sorpreso a tentare di entrare negli USA dopo avervi commesso reati. Ma meno del 4 per cento del milione di arrestati finisce sotto processo. La maggior parte dei clandestini fermati in provenienza dal confine messicano, firma un modulo in cui riconosce di essere rimpatriato volontariamente ed è riaccompagnato indietro.

Da noi che si fa? Con la Lega Nord al Governo, l'Italia prova ad affrontare in modo innovativo la questione dei rimpatri di clandestini, diventati complicati e costosi. Inizia l'era dei respingimenti. D'ora in poi, una volta intercettati, i migranti delle carrette del mare dirette verso le nostre coste, saranno respinti prima di entrare in acque nazionali e riportati nel luogo di partenza. La nuova strategia è stata inaugurata con lo stop a tre barconi, restituiti subito ai porti della Libia. Risultato: il flusso si è fermato; i migranti non rischiano più la vita in mare. (Applausi del senatore Vallardi).

Per quanto riguarda il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione, nei palazzi romani si è discusso a lungo sull'opportunità di trattenere i clandestini nei CIE oltre i sessanta giorni previsti dalla nostra normativa, quando necessario per completare l'iter, come chiesto dal ministro Maroni. Ma è la stessa Unione europea a dire che «si può trattenere lo straniero» sottoposto a procedura di rimpatrio se lo stesso ostacola il procedimento di identificazione e che «ogni Stato stabilisce il suo periodo di trattenimento, che in ogni caso non può superare i sei mesi». È possibile raggiungere i dodici mesi «nei casi in cui, nonostante siano stati compiuti tutti gli sforzi che è lecito aspettarsi, l'operazione dell'allontanamento rischia di prolungarsi più a lungo a causa della mancata collaborazione da parte del clandestino o dei ritardi nell'ottenimento dei necessari documenti da parte del Paese terzo». In casi particolari, senza collaborazione dello straniero si può arrivare addirittura a diciotto mesi di trattenimento.

È meno chiara l'Unione europea sui rimpatri. È infatti prevista l'emissione del cosiddetto foglio di via, con un termine per la «partenza volontaria» dell'irregolare fra i sette e i trenta giorni, sistematicamente ignorato. Da qui la nostra richiesta d'introdurre il reato di «ingresso e permanenza illegale nel territorio dello Stato» - già presente in molti Paesi - sanzionabile con un'ammenda (per non sovraffollare le carceri) e l'espulsione effettiva come pena accessoria. (Applausi dal Gruppo LNP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Come convenuto, rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

 

Sulla mancata risposta del Governo ad atti di sindacato ispettivo

PRESIDENTE. Con riferimento alla richiesta del senatore Ichino avanzata nel corso della seduta, si segnala che il numero complessivo degli atti di sindacato ispettivo presentati nel corso della XVI legislatura - cioè quella attuale - e ad oggi conclusi è pari al 25,1 per cento del totale. Con specifico riferimento alla quota di atti presentati da senatori appartenenti al Gruppo del Partito Democratico, essa è pari al 27 per cento.

Desidero al riguardo rassicurare l'Assemblea che la Presidenza ha già richiamato su tale questione l'attenzione del Governo, al quale ha rivolto un invito a corrispondere in tempi brevi ai documenti di sindacato ispettivo in attesa di risposta.

Per offrire un elemento di raffronto, si segnala che anche nella precedente legislatura si è registrata una tendenza analoga. Infatti, a distanza di un anno dall'avvio della XV legislatura, il numero degli atti di sindacato ispettivo conclusi era stato pari al 25,6 per cento del totale (è poi cresciuto sino al 30,8 per cento a fine legislatura).

 

ICHINO (PD). La ringrazio molto; questo sarà oggetto di valutazione.

 

Mozioni, interpellanze e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza mozioni, interpellanze e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ricordo che il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica oggi, alle ore 15, anziché alle ore 16,30, con l'ordine del giorno già comunicato e distribuito.

La seduta è tolta (ore 14).