Ddl
733 b, il rebus degli irregolari
Il reato di immigrazione clandestina mette a rischio lĠesercito
di lavoratori stranieri senza permesso presenti nel nostro Paese; inoltre
coinvolger anche chi rimane senza lavoro. Ancora: il combinato blocco dei flussi e criminalizzazione
degli irregolari rischia di avere effetti esplosivi a livello di convivenza
civile. EĠ urgente riaprire il dialogo tra Governo e parti sociali per la
ricerca di soluzioni efficaci, eque e praticabili
Di Giuseppe Casucci, Coord. Nazionale UIL Politiche Migratorie
Il ddl sicurezza diventato legge e sar di certo operativo entro
luglio. EĠ difficile ora – a caldo – fare una valutazione esaustiva
sullĠimpatto che le nuove norme avranno sullo status di oltre 4 milioni di
cittadini stranieri regolari e sul calcolato altro milione di stranieri
presenti irregolarmente, che lavorano e vivono accanto a noi. Alcune possibili
conseguenze, comunque, sono palesi alla luce anche delle contraddizioni
lasciate irrisolte o aggravate dalla nuova legge.
Una legge non uguale per tutti
Il sindacato ha pi volte denunciato il rischio della creazione
di una normativa separata ai danni degli immigrati: una diversit di status
legale tra italiani e non e (tra gli stranieri) tra chi ha il permesso e chi
non ce lĠha. Il rischio quello di scivolare, in nome della sicurezza, verso
un quadro di norme ÒetnicheÓ da applicare a chi non nato qui da noi. Sono gi
presenti nelle norme ripetuti esempi di discriminazione ÒindirettaÓ:
dallĠimpossibilit di votare, allĠimpossibilit di partecipare a concorsi
pubblici; dallĠesclusione dal bonus beb alle differenze in termini di
trattamento previdenziale, per fare solo alcuni esempi. Oggi – col
pacchetto sicurezza – si aggiunge lĠaggravante di clandestinit che mette
in discussione il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e
punisce con un terzo in pi della pena, chi commette un reato in condizione di
irregolarit. Il clandestino, dunque, viene punito pi severamente di un
immigrato regolare o di un italiano, non per qualcosa di peggio che abbia
fatto, ma per la sua condizione non regolare sul suolo italiano. UnĠaberrazione
giuridica discutibile noi crediamo sul piano della costituzionalit.
Una legge contro i clandestini, ma anche contro lĠidea di immigrazione
Non cĠ dubbio che il dispositivo approvato mirato
principalmente a colpire la
clandestinit. Norme che per gli irregolari vietano la possibilit di contrarre
matrimonio, vietano lo studio oltre lĠet dellĠobbligo, rendono impraticabile
lĠutilizzo di canali regolari per mandare soldi a casa, vietano lĠaccesso ai
servizi pubblici, negano il diritto ad un contratto di affitto; prevedono il
trattenimento nei Cie fino a sei mesi e la possibilit di espulsione senza il
nulla osta del magistrato: il tutto
punta a fare terra bruciata attorno a chi senza permesso e a produrre
un supposto effetto di deterrenza
per chi ancora fuori. Ma altre norme approvate appesantiranno le
condizioni anche di chi il permesso ce lĠha. E cio: tempi pi lunghi e condizioni
pi difficili per avere la cittadinanza; test di italiano per avere la carta di
soggiorno; aumento a 200 Û dei costi per avere il permesso o per richiedere la
cittadinanza; sottoscrizione per lĠimmigrato di un Òaccordo dĠintegrazioneÓ, con un punteggio a
scalare fino allĠespulsione per chi arriva a zero; classi dĠingresso per i
bambini stranieri appena arrivati. Sul fronte dei ricongiungimenti lĠazione del
Legislatore pi sottile, ma ugualmente devastante: viene eliminato infatti il
meccanismo del silenzio assenso che scattava quando lĠAmministrazione non
rispondeva dopo sei mesi alla richiesta di nulla osta. In questo modo solo
attraverso il ricorso al tribunale diventa possibile obbligare
lĠAmministrazione (che non lo abbia fatto nei tempi stabiliti) a dare comunque
una risposta, con grave spreco di soldi e tempo. Il clima che si respira, e che
la legge rende concreto, quindi quello della separazione tra due livelli di societ (quella indigena e
quella etnica) con effetti potenzialmente letali sul piano dei processi
dĠintegrazione e quindi della convivenza civile. Questo anche perch il
messaggio che viene dallĠalto, amplificato in negativo dai mass media, di
fastidio quando non di repulsione verso chi diverso, immigrato o Rom che sia,
ed in quanto tale viene assorbito e a volte praticato a livello individuale nei
molti casi di insofferenza verso lo straniero, quando non di aperta xenofobia.
Il reato dĠimmigrazione clandestina ed i suoi effetti
Veniamo ora al principale provvedimento: lĠArt. 10 bis (Ingresso
e soggiorno illegale
nel territorio dello Stato). Questo nuovo reato introdotto crea
una fattispecie prima non esistente penalmente. Secondo alcuni giuristi, lĠingresso o la presenza illegale
del singolo straniero non rappresentano, di per s, fatti lesivi di beni
meritevoli di tutela penale, ma sono lĠespressione di una condizione
individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto,
assume un connotato discriminatorio Òratione subiectiÓ contrastante non solo con il principio
di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si pu essere puniti solo per fatti materiali. Cos
come stata espressa, inoltre, la norma sembra produrre retroattivit negli
effetti pratici. In effetti,
secondo molti giuristi il reato introdotto ha carattere di ÒcostanzaÓ in quando
riguarda unĠazione (il soggiorno) che dura nel tempo. E in effetti, lĠart. 10
bis si applica non solo a chi entra illegalmente in Italia dopo lĠentrata in vigore
del nuovo dispositivo, ma anche a chi vi trattiene. Il dispositivo dunque
– secondo alcuni giuristi consultati – si applica anche a chi gi
in Italia al momento di entrata in vigore della legge. Va anche aggiunto che,
se uno entrato eludendo il controllo delle autorit di frontiera, sarebbe
comunque difficile stabilire la data effettiva dĠingresso . Vedremo se la 733
bis verr precisata in fase di
applicazione ma, cos comĠ formulata va a colpire chiunque non sia in regola
ed anche chi sia stato regolare ma non
lo pi a causa della perdita di impiego e lĠimpossibilit di trovarne
uno nuovo entro sei mesi. Non cĠ dubbio, comunque, che centinaia di migliaia
di stranieri che oggi lavorano e vivono nel sommerso vengono relegati in una
sorta di limbo da cui rischiano di non poterne uscire, a causa della legge
attuale che non permette n regolarizzazioni, n conversioni tra diverse
fattispecie di permesso (salvo eccezioni limitate).
Si apre dunque il grande interrogativo sul che per questi
lavoratori stranieri. Non un caso se anche allĠinterno della stessa
Maggioranza di Governo, cĠ chi oggi avanza lĠipotesi di una regolarizzazione (ma solo per le badanti):
evidente che il ddl 733 bis
lascia irrisolto il rebus
dellĠesercito di irregolari, di fatto non facilmente espellibili
soprattutto perch parte importante della nostra economia e societ. Sempre
secondo alcuni esperti legali il Òpasticcio giuridicoÓ creato con
lĠintroduzione di questo reato avr pesanti conseguenze per lĠintero sistema giudiziario.
In effetti per tutti i fermati si dovr aprire un nuovo processo il che andr
ad ingolfare maggiormente il gi collassato sistema giudiziario; certo
lĠespulsione estingue il reato, ma non cos facile espellere e diventa
impossibile senza il riconoscimento dellĠirregolare e lĠaccettazione del Paese
dĠorigine. Inoltre espellere costa e la copertura finanziaria non sarebbe
sufficiente per una mole di espulsioni potenzialmente enorme; ancora: nel caso
di minori stranieri (per legge non
espellibili) il reato non si estinguer e per molti la pena pecuniaria sar di
fatto inesigibile; dulcis in fundo, il contratto di integrazione manca dei
criteri per i quali possono essere detratti i punti allĠimmigrato poco
meritevole (il tutto stato demandato ad un futuro dpr). La legge, a
differenza di quanto accade in altri Stati europei, non prevede di offrire
corsi di lingua o strumenti di integrazione vera.
Giudizio e proposte
DoĠ un giudizio complessivamente negativo sul ddl 733 che,
assieme allĠattuale blocco dei flussi regolari, crea un dispositivo combinato
che rende virtualmente chiusa ogni opzione di ingresso regolare in Italia per
lavoro (se si escludono gli stagionali). Sono convinto che la via per
combattere lĠingresso ed il lavoro in forma clandestina, passa attraverso una
riforma della normativa che permetta davvero lĠincontro fluido tra domanda ed
offerta di lavoro. Cos comĠ la situazione oggi, lo stesso rinnovo di un
permesso prende tempi interminabili, rendendo di fatto non esigibile un diritto
che la legge fino ad ora ha previsto venga garantito in venti giorni. Siamo
anche convinti che il vero fattore di attrazione del lavoro nero immigrato sia
proprio il quarto sommerso della nostra economia. Fino a quando non
combatteremo con efficacia la domanda di lavoro nero, avremo sempre unĠofferta
corrispondente. Non dunque con misure draconiane e col ÒcattivismoÓ che si
scoraggiano la miseria e la disperazione del quarto mondo: al contrario si
finisce solo per degradare le gi miserevoli condizioni di invisibilit ed
assenza di diritti di chi gi una vittima prima dei trafficanti di persone e
poi del caporale di turno. Al contrario, bisogna incoraggiare lĠimmigrazione
regolare, e prima ancora far emergere lĠesercito di lavoro nero immigrato che
presente da anni e rischia di dover aumentare. La crisi economica, infatti, sta
colpendo prima di tutti gli immigrati, che vanno ad ingrossare le fila dei
disoccupati e dei futuri clandestini.
In questo senso, avanziamo alcune proposte:
a)
Come nel 2002 con la Bossi Fini, anche il ddl
733 rappresenta uno spartiacque con la situazione precedente. Come allora,
chiediamo che venga data la possibilit di una nuova regolarizzazione per chi
gi in Italia ed abbia un lavoro ed un domicilio dove vivere. Se non possibile la strada della
sanatoria si pu percorrere la via della valutazione ad personam;
b)
Usiamo pi efficacemente gli ammortizzatori
sociali per non licenziare, italiani quanto immigrati. Si possono anche pensare
ad incentivi fiscali per le aziende che salvano posti di lavoro;
c)
Consideriamo lĠindennit di disoccupazione
come reddito valido per gli immigrati ai fini del rinnovo del permesso di
soggiorno, e facciamo scattare i sei mesi per ricerca di occupazione solo dopo
il termine di godimento di questo istituto;
d)
Limitiamo i flussi dĠingresso alle esigenze reali del mercato del
lavoro, ma non chiudiamoli. Si rischia altrimenti di dare il segnale opposto a
quello dichiarato: quello di una Italia chiusa alla migrazione legale;
e)
Favoriamo percorsi di ritorno assistito, in
forma volontaria, in alternativa allĠespulsione o al trattenimento prolungato
nei Cie.
LĠOCSE ci avverte in questi
giorni che la crisi economica colpisce soprattutto gli immigrati, ma che un
errore chiedere che essi ritornino nel loro Paese. Bisogna guardare al medio e
lungo termine quando gli effetti della crisi si attenueranno e bisogna
considerare soprattutto che, a causa del deficit demografico, si continuer
in Italia come in altri paesi, ancora a lungo ad aver bisogno degli immigrati.
La scelta giusta da fare,
allora, non il blocco dei flussi n leggi draconiane per spaventare gli
immigrati. CĠ bisogno, invece, di una profonda riforma della normativa
sullĠimmigrazione rendendo possibile e conveniente la migrazione regolare. Solo
in questo modo si combatter con efficacia la clandestinit.
Per questo necessario riaprire
da subito il dibattito tra Governo e parti sociali per trovare soluzioni
condivise al tema dellĠimmigrazione e soluzioni ragionevoli, equilibrate ed
umane al tema degli irregolari.