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Attualità : Lavoratori immigrati: in aumento atipici e precari
(14/07/09)

In Italia sono circa mezzo milione i lavoratori stranieri regolari con un contratto di lavoro atipico, ovvero uno su tre. Di questi, l’88% ha un rapporto professionale precario. Lo rileva il Sole 24 Ore citando una ricerca del centro studi Sintesi realizzato su dati Istat.


Tra i lavoratori atipici, 231mila sono impiegati con contratti di formazione e lavoro, apprendisti, interinali e lavoratori in somministrazione mentre 247mila sono autonomi, ovvero senza vincolo di lavoro subordinato. Altri 18mila hanno contratti co.co.co. o per prestatori d’opera occasionale. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale dei precari stranieri, lo studio rileva che la maggior parte risiede in Lombardia e Veneto, seguono il Lazio e l’Emilia Romagna. In Campania, Puglia e Calabria invece il numero di immigrati regolari precari supera quello degli atipici.

Dalla ricerca emerge anche che il 72% dei lavoratori stranieri regolari ha un contratto a tempo indeterminato. Sono soprattutto uomini con un’età compresa tra i 25 e i 40 anni e per buona parte sono impiegati nelle piccole e medie imprese lombarde e venete nel settore manifatturiero ed energetico. Secondo il centro studi, sono circa 400mila gli immigrati inseriti in quest'ambito, seguiti dai 382mila che lavorano stabilmente nei servizi pubblici, sociali e alle persone, come badanti e infermieri. A questi numeri, inoltre, vanno aggiunti 280mila impiegati nell'edilizia - in modo particolare cittadini dell'Est Europa o dell'Africa settentrionale - e 300mila inseriti nel settore del commercio e nel turismo.

Sommando i dati, si calcola che oggi in Italia sono circa 2 milioni i lavoratori immigrati regolari e rappresentano il 7,5% del totale della forza lavoro italiana. La manodopera straniera, riferisce il centro studi, è fondamentale per il mercato del lavoro italiano. Tuttavia la crisi ha determinato la crescita della competizione tra lavoratori anche in quei settori che si pensava fossero ormai destinati unicamente alla manodopera straniera. Questa crescente conflittualità spiega, secondo i ricercatori, anche i provvedimenti delle amministrazioni di Treviso, Vicenza e Pisa che hanno istituito un bonus economico per il rimpatrio degli immigrati.

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