Newsletter
periodica d’informazione
(aggiornata alla data del 26 Novembre 2009)
Verso il
XV Congresso della UIL
“Il manifesto
della Uil per una politica migratoria equa ed efficace”
Fenomeni
migratori, lavoro e integrazione sociale
Novembre
2009
Sommario
o
Dipartimento Politiche migratorie,
appuntamenti
pag. 2
o
Sindacato – Manifesto
UIL per una politica migratoria giusta ed efficace pag. 2
o
Lotta al razzismo: la UIL
aderisce alla manifestazione ANPI; allarme rifugiati pag. 4
o
Società – Seminario sulla cittadinanza; dibattito
politico su cittadinanza pag. 5
o
Regolarizzazione,
prorogato “stato di emergenza”; sciopero immigrati in Francia pag. 7
o
Idoneità alloggiativi,
nuove e vecchie regole pag. 8
o
Razzismo – La
Spezia, 3500 firmano su Facebook: via gli zingari” pag.10
A
cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil
Dipartimento
Politiche Migratorie
Rassegna
ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL
Tel.
064753292- 4744753- Fax: 064744751
n.
261
Dipartimento Politiche
Migratorie: appuntamenti
Roma, 10 dicembre 2009, Provincia di Roma, Sala della Pace
Seminario: <La responsabilità ed il diritto della
cittadinanza>.
(Guglielmo Loy, Giuseppe Casucci, Angela Scalzo)
Mirano (Venezia), 12 dicembre 2009, Piazza Martiri, ore 15.00
Manifestazione Nazionale ANPI contro il razzismo
(Giuseppe Casucci)
Sindacato
Verso il XV
Congresso della UIL
“Il manifesto della Uil per
una politica migratoria equa ed efficace”
Fenomeni migratori, lavoro e
integrazione sociale
Novembre 2009
L’immigrazione
in Italia – Nell’ultimo decennio il processo migratorio in Italia
ha subito una drammatica accelerazione, quadruplicando il numero di stranieri
residenti nel nostro Paese a quota
4,5 milioni, senza contare gli irregolari presenti. Una pressione migratoria
così sostenuta (fino a 400 mila nuovi ingressi l’anno), è di per sé difficile
da governare, specie se avviene per canali non programmati. In effetti, i
flussi d’ingresso si sono rivelati incapaci a far incontrare domanda ed offerta
di lavoro, mentre l’imperativo della sicurezza non ha potuto contenere la crescente
ondata migratoria in arrivo, soprattutto a carattere irregolare. Un periodo
così prolungato di non governo dell’immigrazione, porta ad effetti nefasti in
termini di dumping lavorativo e sociale. Questa situazione, aggravata dalla
crisi economica ed occupazionale, ha finito per produrre una maggiore chiusura
della società favorendo una crescita di
insofferenza verso i cittadini stranieri, nonché il clima negativo
necessario a far passare le norme draconiane contenute nel cosiddetto pacchetto
sicurezza. Purtroppo l’approccio di una parte della politica italiana al
composito ed eterogeneo fenomeno migratorio, è spesso quello di dare risposte
semplicistiche e restrittive ad un problema complesso e dalle mille sfaccettature. La UIL,
invece, richiama l’attenzione
sulla necessità di analizzare e
capire questo processo di trasformazione in senso multi etnico e multi
culturale della nostra società, se vogliamo poter offrire risposte efficaci,
non discriminatorie e funzionali ad una migliore convivenza civile.
Il rebus africano - La
pressione migratoria maggiore viene dall’Africa sub sahariana ed è destinata ad
aumentare visto il futuro demografico del mondo: raddoppio entro il 2050 della
popolazione africana, calo della popolazione europea e, soprattutto italiana.
Secondo la UIL, aumentare le
barriere in Europa, ignorando il dramma umano in atto nel Sud del Mondo, è non
solo moralmente deplorevole, ma soprattutto inutile: in un mondo globalizzato
non sarà possibile erigere muri e chiuderci dentro. Vanno invece ricercate
soluzioni comuni tra Europa, Paesi del Nord Africa, in termini di politiche di
orientamento alla migrazione legale, aiuti allo sviluppo, programmazione e
controllo dei flussi. Oggi molte zone di quel continente sono sconvolte da
cambi climatici di cui i Paesi industrializzati sono in buona parte
responsabili: abbiamo dunque il dovere, nonché tutto l’interesse ad intervenire
e cooperare per trovare soluzioni possibili. Nondimeno, il problema
migratorio deve essere affrontato a livello Europeo con una politica
complessiva sia di cooperazione che di sicurezza e soprattutto di crescita
dello sviluppo economico di quelle aree, al fine di
combattere la disperazione e l’esodo di milioni di persone.
Italia, crisi ed impatto
sull’immigrazione – Nel nostro Paese, la crisi economica
colpisce la nostra economia e soprattutto l’occupazione. A farne le spese sono
i lavoratori italiani, ma anche moltissimi immigrati che, insieme al lavoro,
rischiano di perdere il diritto a rimanere in Italia. Questa fase certo passerà
ed avremo ancora bisogno di questi lavoratori, molti dei quali sono radicati da
anni nel nostro Paese e sarebbe ingiusto ed inutile costringerli a ritornare in
una terra in cui hanno ormai pochi legami e nessun futuro. La UIL chiede
dunque un uso più intelligente degli ammortizzatori sociali in modo da evitare
il licenziamento di lavoratori, italiani e non. Per quanto riguarda gli
stranieri che perdono il lavoro, la UIL ha chiesto e chiede che il permesso di
sei mesi per ricerca di occupazione, scatti alla fine del periodo di godimento
dell’indennità di disoccupazione. Questo per dare a questi
cittadini più chance per trovare un nuovo lavoro regolare, evitando di cadere
in una condizione di clandestinità.
Il pacchetto sicurezza - La
UIL ha espresso un giudizio negativo sulle leggi 125/2008 e 94/2009, in quanto
le considera un ingiusto appesantimento delle condizioni di vita e di lavoro di
una parte della società che ormai produce quasi il 10% del nostro PIL e
contribuisce in tasse e contributi per oltre 8 miliardi di euro l’anno. Siamo
contrari, naturalmente, all’immigrazione clandestina. Pensiamo però che essa
vada combattuta alla radice: nei Paesi di origine e di transito dei migranti e
punendo chi opera nell’economia sommersa, fattore di attrazione del lavoro
etnico irregolare, e fautore di concorrenza sleale verso la parte produttiva
sana del nostro Paese. Visto che la Bossi Fini è stata modificata con il
“pacchetto sicurezza”, chiediamo di regolarizzare la posizione di chi era
già in Italia prima del cambiamento della normativa, concedendo un permesso di
soggiorno a chi può dimostrare di avere un lavoro onesto. Solo
evitando la retroattività della norma, sarebbe infatti possibile giustificare
maggior rigore verso chi è entrato irregolarmente dopo l’8 agosto 2009. In
questo senso chiediamo al Governo di aprire un confronto con il movimento
sindacale al fine di trovare insieme le soluzioni più ragionevoli, anche
nell’interesse della civile convivenza.
Ridisegnare il quadro dei
diritti di cittadinanza - Un cambiamento così tumultuoso
come quello in atto nel nostro tessuto sociale deve essere governato e
temperato se non si vogliono produrre effetti di rigetto da parte della
popolazione italiana. E’ dunque necessario chiedere agli immigrati di rispettare
le regole, ma queste debbono anche essere ridisegnate in parallelo con
l’evolversi ed il mutare della nostra società. L’integrazione, infatti, non può
significare assimilazione, ma deve poter corrispondere ad una sintesi ragionata
di esigenze e culture diverse, nel rispetto delle leggi. Siamo
convinti che una parte importante della governance del fenomeno migratorio, ha a che vedere con un ripensamento
dell’area dei diritti e dei doveri di chi risiede e lavora in Italia
onestamente e stabilmente. La UIL condivide la necessità di cambiare il
concetto di cittadinanza, introducendo il principio dello
jus solis, accanto a quello dello jus sanguinis. In
generale l’accesso alla cittadinanza va reso più praticabile: non cittadinanza
facile, ma equa ed in tempi giusti per chi ha dimostrato di amare l’Italia e di
concorrere al suo progresso e sviluppo economico e sociale. Siamo anche
favorevoli al diritto di voto amministrativo per chi risiede nel Belpaese da più di cinque anni. In Europa 16
Paesi su 27 permettono agli immigrati residenti di lungo periodo di poter
votare alle elezioni amministrative. E’ giusto che questo avvenga anche da noi.
Chiediamo, dunque, che l’Italia ratifichi il capitolo C della convenzione di
Strasburgo ed approvi una legge adeguata capace di permettere ai cittadini
extra UE che ne abbia il diritto, di partecipare alla scelta dei propri
rappresentanti attraverso il voto.
Sindacato ed immigrazione -
L’immigrazione è importante anche per quanto riguarda il presente ed il futuro
del nostro sindacato. Oggi abbiamo categorie produttive dove la presenza degli
immigrati è fortissima ed è destinata a crescere. Non tener conto di questi
cambiamenti, porterebbe il movimento sindacale ad un inesorabile declino.
Questo, non solo perché le nuove affiliazioni avranno sempre di più
caratteristica multi-etnica, ma anche perché il non saper governare le spinte
al dumping lavorativo e sociale comporta il rischio di una frattura all’interno
del mondo del lavoro, che potrebbe
mettere in discussione alla radice i valori di solidarietà e tutela che sono
alla base della stessa ragion d’essere del sindacato. Sul primo aspetto (le
nuove affiliazioni) è urgente praticare la regola dell’integrazione in casa
nostra e dell’uso della mediazione culturale sindacale. Questo
significa favorire maggiore responsabilità nel nostro sindacato di quadri e
dirigenti immigrati a livello di azienda di territorio e di categoria.
Abbiamo da tempo cominciato questo lavoro ed i risultati
sono lusinghieri se oggi possiamo vantare 190 mila iscritti (diretti e di
seconda affiliazione). Per quanto riguarda il secondo
aspetto, il dumping lavorativo e sociale, diventa vitale per noi il
combattere l’economia sommersa ed una profonda riforma della normativa
sull’immigrazione attualmente incapace di far incontrare in modo
fluido domanda ed offerta di lavoro immigrato.
Lotta al razzismo
La UIL aderisce alla manifestazione dell’ANPI
Mirano (VE), sabato 12 dicembre, ore 15.00 -Piazza Martiri
Per contrastare la politica
del Governo in materia di immigrazione, l’Associazione Nazionale dei Partigiani
d’Italia, ha indetto una manifestazione nazionale contro il
razzismo, il ricordo delle vittime delle leggi razziali e della barbarie nazi
fascista. L’evento si terrà a Mirano (Ve), il prossimo sabato 12 dicembre a
partire dalle ore 15.00, in Piazza Martiri. Nel suo
manifesto di convocazione, l’ANPI fa soprattutto riferimento a quanto hanno
fatto i nostri padri per combattere
le leggi razziali e per riconsegnare il nostro paese alla democrazia, ai
diritti ed alla pace. Oggi, sottolinea l’ANPI, “chi ci governa sembra aver
perso la memoria, respingendo chi chiede accoglienza, inventando squadre
notturne per perseguitare chi è irregolare e denunciando chi ha bisogno di
cure”. La UIL, ha dato vita nel 2009, insieme ad altre 26 organizzazioni, ad
una campagna nazionale contro il razzismo, convinta che solo attraverso il
dialogo e la comprensione si costruisce il futuro della nostra società, mentre
con il rifiuto e l’indifferenza si creano solo incomprensioni e conflitti. La
UIL è contraria a molte delle
norme introdotte dal cosiddetto “pacchetto sicurezza” ed ha chiesto al
Governo ed al Parlamento di
favorire la regolarizzazione di tutti i migranti, presenti in Italia al momento
dell’entrata in vigore della legge 94,
che abbiano un rapporto di lavoro. La UIL ha anche chiesto all’Esecutivo
di cancellare dalle norme tutti quegli elementi che possono configurarsi,
direttamente, come una “discriminazione indiretta”, di carattere razziale. Per
questo motivo, consideriamo l’appuntamento dell’ANPI del 12 dicembre a Mirano,
una occasione per mobilitare le nostre strutture ed i nostri iscritti e
dimostrare, anche in piazza, che
la cultura del nostro sindacato ed improntata alla comprensione,
all’accoglienza, al dialogo ed alla tutela dei diritti di tutti i lavoratori e cittadini,
indipendentemente dalla loro provenienza, razza, cultura o religione. Per
questo motivo, pur consapevoli del faticoso percorso congressuale, invitiamo le nostre strutture nel territorio
ad informare della iniziativa e,
possibilmente, a partecipare a questo appuntamento. Per le adesioni e tutte le
informazioni, potete contattare a Giuseppe Casucci (064753405 - polterritoriali2@uil.it)
Rifugiati
Italia, allarme protezione rifugiati
Comunicato stampa del CIR
24
novembre 2009 - In pochi giorni si sono susseguiti 3 fatti
diversi, afferma il CIR, ma ugualmente gravi, che hanno messo a rischio la
protezione dei rifugiati in Italia. I fatti riguardano: la Questura di Ragusa,
il Centro per Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto(Roma) e i 79 migranti e
rifugiati provenienti soprattutto da Eritrea e Nigeria riportati ieri in
Libia.
1.
La Questura di Ragusa in data 23 novembre ha diffuso alla stampa
i nominativi e le foto di 8 eritrei arrivati a Pozzallo in uno sbarco di circa
200 persone la scorsa fine settimana, mettendo in grave rischio le persone
stesse, ma ancor più i loro familiari rimasti nel paese d’origine. Peraltro non
c’era alcuna necessità investigativa di diffondere i dati e le foto perché le
persone sono tutte in arresto nel carcere di Modica.
2.
Una delegazione di autorità turche in data 17 novembre ha
visitato il Centro per Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto nella Provincia
di Roma nonostante al suo interno fossero ospitati circa 30 richiedenti asilo
turco-curdi.
3.
Sono giunti ieri mattina a Al Zuwara, Libia, i circa 79
migranti e rifugiati provenienti da Eritrea,Nigeria e altre nazionalità tra di
loro anche quattro donne incinte e una bambina di due anni riportati da due
motovedette libiche che li hanno intercettati nel fine settimana a circa 50
miglia a Sud di Lampedusa, dopo una segnalazione da parte delle autorita'
italiane. Le persone a rischio di naufragio dopo 6 giorni in mare avevano
infatti richiesto aiuto alle forze italiane.
“Se viene confermato che l’intercettazione è stato resa
possibile grazie ad una segnalazione delle autorità italiane sarebbe la prima
volta che la politica dei respingimenti viene delegata alle forze navali
libiche e fatta operativa in acque non di loro competenza, molto lontano dalle
loro acque territoriali e dalla loro zona SAR- Search and Rescue” dichiara il
Direttore del CIR Christopher Hein. “Siamo estremamente preoccupati che in queste
varie misure la sicurezza di persone che cercano rifugio in Italia sia messa
gravemente in pericolo. Chiediamo al governo di dare istruzioni affinché in
ogni caso la riservatezza della procedura d’asilo sia garantita e ribadiamo la
nostra contrarietà a questa nuova forma di respingimento in mare che espone
rifugiati ad una situazione dove non esiste alcuna garanzia alla loro
protezione”, conclude Hein.
Società
Cittadinanza
Seminario: “Il diritto e la responsabilità della cittadinanza”
Promossa dall’Associazione “Nessun Luogo è lontano, il prossimo
10 dicembre a Roma (Sala della Pace Provincia di Roma). Presente mondo
sindacale e diverse Fondazioni dei partiti
Nessun luogo è lontano
promuove per il prossimo 10 dicembre a Roma, dalle ore 9.30 alle ore 13.00,
presso la Sala della Pace della Provincia di Roma, Via IV Novembre n. 119/A, un
seminario dal titolo: “Il diritto e la responsabilità della cittadinanza” .
Prendendo atto con soddisfazione del nuovo impulso che il dibattito sulla
cittadinanza sta avendo nel nostro Paese e constatando una nuova consapevolezza
di parte delle istituzioni sulle necessità di norme idonee alle “nuove” forme
della cittadinanza, gli organizzatori hanno ritenuto opportuno promuovere
questa iniziativa che prosegue un loro pluriennale impegno. L’iniziativa parte
dalla necessità di “dare il massimo sostegno al preannunciato dibattito
parlamentare per giungere ad una buona e moderna legge sulla cittadinanza; una
legge che abbia nello spirito europeo la propria bussola e nell’esempio delle
democrazie più avanzate il proprio riferimento”. Per questo seminario –
scrive l’associazione nella lettera invito – si è ritenuto “naturale”
chiedere la collaborazione di coloro i quali rappresentano per noi un
riferimento costante su questi temi: il sindacato confederale. “A Cgil, Cisl,
Uil e Ugl abbiamo chiesto di proseguire un confronto davvero indispensabile.
Abbiamo con loro deciso di chiedere la partecipazione e lo stimolo di alcune
Fondazioni culturali che nel tempo hanno mostrato di ritenere il tema della
cittadinanza di grande importanza; hanno raccolto il nostro invito le
Fondazioni FareFuturo, Italianieuropei, Altramente, Formiche di cui apprezziamo
l’impegno e la capacità di proposta”.
Il seminario, avrà un
carattere di studi, sarà limitato nella partecipazione (riservata ad operatori
ed esperti in materia) e si
articolerà in due momenti, una prima parte prevede le riflessioni dei
rappresentanti dei sindacati e delle fondazioni, la seconda sarà dedicata agli
interventi programmati degli esponenti delle istituzioni. Le due parti saranno
coordinate da un giornalista. Per la UIl, all’evento interverrà il
Segretario Confederale Guglielmo Loy.
di Lucia Bigozzi
Regolarizzazione:
“stato di emergenza” per far arrivare i rinforzi
Decreto in Gazzetta Ufficiale
Scarica: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri:
proroga dello stato di emergenza per proseguire le attività di contrasto e di
gestione dell’afflusso di extracomunitari
http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/dettaglio.asp?d=52937#correla
Di Domenico Quirico, www.lastampa.it
Martedì l’annuncio: un giorno senza di noi. Il paese rischia la
paralisi
Parigi, 19 novembre 2009 - Provate
francesi! Una giornata senza di noi: senza la bambinaia che tiene a bada i
figli raccontando loro le storie dell’Africa o delle Antille, senza la
domestica, senza gli spazzini che portano via la vostra immondizia di ricchi,
senza i manovali che fanno quello che voi non volete più fare, senza i
lavapiatti nei ristoranti, senza i fattorini, gli uomini della sicurezza. E
ancora: provate una giornata senza di noi nei McDonalds, nei cinema, nei
supermercati, con i posti vuoti, gli incassi ridotti. Perché anche noi
consumiamo e mettiamo in movimento l’economia: ventiquattro ore non cambieranno
la Francia ma serviranno per accorgersi quanto sia complicato e difficile per
la République tirare avanti. L’iniziativa è originale e potenzialmente
micidiale, destinata a suscitare accalorate controversie. Perché coincide
polemicamente con il momento in cui il presidente Sarkozy schiaccia di nuovo il
pedale dell’identità francese. Si mette in sciopero l’altra Francia, quella che
non ha i documenti e quella che ce l’ha ma è come se… Vuole incrociare le
braccia e chiudersi in casa la Francia che popola la metropolitana e i treni di
banlieue alle cinque del mattino quando non ci salgono ancora quelli che il
ministro per l’immigrazione Besson invita ad andare in prefettura per
dichiararsi orgogliosi di essere francesi; e che arriva negli uffici dopo le
cinque ma per pulire e lucidare. Gli spettacolari argomenti sono branditi in un
manifesto, titolo «24 heures sans nous»: basta chiacchiere, basta con i
simboli, semplicemente senza di noi il paese non va avanti. Perché ci sono
settori interi dell’economia, domestica e non (ad esempio l’edilizia) che
occupano ormai quasi soltanto immigrati. E’ il proclama fondatore della
belligeranza etnica, quanto basta per smantellare le cartilaginose ipocrisie di
un paese che si vanta di saper realizzare l’integrazione. «L’idea ci è venuta
dagli Stati Uniti - spiega Nadir Dendouane uno dei portavoce del comitato
organizzatore - nel maggio 2006 un gruppo di ispanici organizzò una protesta
analoga. Volevano contestare un progetto di legge che intendeva criminalizzare
l’immigrazione clandestina. Hanno detto: ok, ci considerate dei criminali, però
senza di noi, questo paese non funziona. Noi ci siamo ispirati a questa
giornata durante la quale non sono andati a lavorare, e neanche a consumare,
sono rimasti a casa. Ecco: una giornata morta. Tutti quelli che si sentono o
sono considerati immigrati, anche se come me sono nati in Francia - e sono in
tanti questi francesi che vengono considerati male da un’altra gran parte della
popolazione, insieme a tutti quelli che si sentono solidali e coscienti del
loro contributo si mobilitino. Il nostro collettivo raduna tutti, bianchi,
neri, magrebini, uniti nel rifiuto di essere un capro espiatorio. Settanta anni
fa eravate voi italiani a ricevere in faccia del “sale rital”. Oggi è il nero o
l’arabo. Ci siamo stufati. Sarà una giornata della dignità». Presentazione
martedì prossimo all’assemblea nazionale. Data prevista per lo sciopero, il
primo marzo prossimo. Perché è l’anniversario dell’entrata in vigore, nel 2005,
del «codice per l’ingresso e il diritto di asilo», detto codice degli
stranieri. Il consumo è il motore della crescita, un’idea che Sarkozy trova
adorabile, usata come arma contro di lui. Ma sarà difficile mettere in piedi
uno sciopero degli immigrati? «No, quelli che hanno un lavoro non andranno a
lavorare quelli senza si asterranno dal consumare. Picchiamo dove fa male per
sottolineare con forza l’importanza dell’immigrazione. Vogliamo più rispetto,
niente altro. Essere francese? Vuol dire vivere in Francia, pagare le tasse in
Francia, parlare, leggere e vivere in francese. Cosa di più? Quelli che ci
considerano degli immigrati vorebbero che fossimo tutti uguali, mangiare maiale
e bere birra e vino. Mettono sempre avanti le loro differenze, però vogliono
gli altri francesi uguali a loro. Ci sono dei francesi ebrei, altri cattolici,
altri che non credono in Dio, altri che sono musulmani, buddisti, etc… Fino a
quando uno paga le tasse e riceve il rispetto dalla République, non vedo cosa
si dovrebbe fare di più. Se devo anche schiarirmi la pelle o cantare la
Marsigliese per essere più francese, non ci sto! Noi partecipiamo alla vita
economica e per me è anche questo essere francese. Io che ho la pelle scura, se
mi metto a criticare la Francia, diventa un problema d’integrazione. Invece il
bianco può dire tutto quello che gli pare, nessuno gli dirà mai nulla. Questa è
la differenza».
Immigrati e idoneita' alloggiativa: le nuove vecchie regole
Articolo di Claudia Moretti
(Aduc
Immigrazione)
Roma, 25 novembre 2009 - Chi
si e' occupato da tempo di diritti degli stranieri e di pratiche relative alle
concessioni di carte di soggiorno e ricongiungimenti familiare, sapra'
esattamente che cos'e' l'Idoneita' alloggiativa. Ma chi, invece e' estraneo
alla materia, e ci auguriamo che molti siano interessati anche se non coinvolti
in proprio nelle vicende dell'immigrazione, potrebbero non capire. Il nuovo
testo dell'art. 29 comma 3 prevede che "lo straniero che richiede il
ricongiungimento deve dimostrare la disponibilita' di un alloggio conforme ai
requisiti igienico-sanitari, nonche' di idoneita' abitativa, accertati dai competenti
uffici comunali".
Con detta norma il legislatore ripropone un onere di allegazione che
gia' esisteva, anche per la carta di soggiorno (oggi 'Permesso CE' per
soggiornanti di lungo periodo), ossia le certificazioni o dell'Asl o del
Comune, volte a dimostrare che la metratura quadrata dell'immobile ove la
famiglia dello straniero andra' a ricongiungersi, sia sufficientemente grande
per il numero di soggetti che coabitano. Questa certificazione veniva rimessa
alla normativa regionale per l'edilizia residenziale pubblica, ovvero a
parametri diversi di volta in volta, senza un indirizzo conforme a livello
nazionale. Ne derivava, come ovvio, una disorganicita' di trattamento, oltre
che una discrezionalita' notevole nella gestione dell'istruttoria documentale
richiesta. Alcuni stranieri, con famiglia numerosa, si trovavano nella
condizione di non poter ricongiungersi ai propri cari perche' l'appartamento
era troppo piccolo, quando magari, nell'immobile adiacente vivevano
tranquillamente altrettante o piu' persone italiane. Nessuno imponeva ne'
impone infatti ai cittadini, per la coabitazione, il rispetto dei parametri
previsti per l'edilizia residenziale pubblica!
Con la circolare n. 7170 del Ministero dell'Interno,
si dispone finalmente un criterio unitario per tutte le amministrazioni
coinvolte, ed in particolare tirando fuori nuovamente un decreto del Ministero
della Salute del 1975 che stabiliva e normava le condizioni igenico sanitarie
degli immobili, valevoli per tutti i cittadini cittadini, italiani e stranieri:
"la certificazione relativa all'idoneita' abitativa potra' fare
riferimento alla normativa contenuta nel Decreto del Ministero della Salute del
5 luglio 1975 che stabilisce i requisiti igienico-sanitari principali dei
locali di abitazione e che precisa anche i requisiti minimi di superficie degli
alloggi, in relazione al numero previsto degli occupanti". Nella
Circolare, inoltre, si legge che cio' rappresenta anche il modo per dar piena
attuazione a quanto prevede la Direttiva UE in materia di ricongiungimento: "[...]
la quale dispone che, per l'autorizzazione al ricongiungimento familiare, la
legge nazionale debba o possa imporre la verifica della disponibilita' di un
alloggio considerato normale che corrisponda alle norme generali di sicurezza e
di salute pubblica in vigore; pertanto si potra' considerare idoneo un alloggio
che corrisponda ai parametri generalmente stabiliti per tutta la cittadinanza,
su tutto il territorio nazionale."
Riteniamo utile pubblicarlo per esteso, evidenziando gli articoli di maggior
interesse:
Decreto del Ministero della Salute del 5 luglio 1975
Altezza minima e requisiti igienico sanitari principali dei
locali di abitazione
[...] Decreta:
Art. 1
[1] L'altezza minima interna
utile dei locali adibiti ad abitazione è fissata in m 2,70, riducibili a m 2,40
per i corridoi, i disimpegni in genere, i bagni, i gabinetti ed i ripostigli.
[2] Nei comuni montani al di sopra dei m 1.000 s.l.m. può essere consentita,
tenuto conto delle condizioni climatiche locali e della locale tipologia
edilizia, una riduzione dell'altezza minima dei locali abitabili a m 2,55.
"[3] Le altezze minime previste nel primo e secondo comma possono essere
derogate entro i limiri già esistenti e documentati per i locali di abitazione
di edifici situati in ambito di comunità montane sottoposti ad interventi di
recupero edilizio e di miglioramento delle caratteristiche igienico-sanitarie
quando l'edificio presenti caratteristiche tipologiche specifiche del luogo
meritevoli di conservazione ed a condizione che la richiesta di deroga sia
accompagnata da un progetto di ristrutturazione con soluzioni alternative atte
a garantire, comunque, in relazione al numero degli occupanti, idonee
condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio, ottenibili prevedendo una maggiore
superficie dell'alloggio e dei vani abitabili ovvero la possibilità di una
adeguata ventilazione naturale favorita dalla dimensione delle finestre, dai
riscontri d'aria trasversali e dall'impiego di mezzi di ventilazione naturale
ausiliaria".
Art. 2
[1] Per ogni abitante deve
essere assicurata una superficie abitabile non inferiore a mq 14, per i primi 4
abitanti, ed a mq 10, per ciascuno dei successivi.
[2] Le stanze da letto debbono avere una superficie minima di mq 9, se per una
persona, e di mq 14, se per due persone.
[3] Ogni alloggio deve essere dotato di una stanza di soggiorno di almeno mq
14.
[4] Le stanze da letto, il soggiorno e la cucina debbono essere provvisti di
finestra apribile.
Art. 3
[1] Ferma restando l'altezza
minima interna di m 2,70, salvo che per i comuni situati al di sopra dei m
1.000 s.l.m. per i quali valgono le misure ridotte già indicate all'art. 1,
l'alloggio monostanza, per una persona, deve avere una superficie minima,
comprensiva dei servizi, non inferiore a mq 28, e non inferiore a mq 38, se per
due persone.
Art. 4
[1] Gli alloggi debbono essere
dotati di impianti di riscaldamento ove le condizioni climatiche lo richiedano.
[2] La temperatura di progetto dell'aria interna deve essere compresa tra i
18°C e i 20°C; deve essere, in effetti, rispondente a tali valori e deve essere
uguale in tutti gli ambienti abitati e nei servizi, esclusi i ripostigli.
[3] Nelle condizioni di occupazione e di uso degli alloggi, le superfici
interne delle parti opache delle pareti non debbono presentare tracce di
condensazione permanente.
Art. 5
[1] Tutti i locali degli
alloggi, eccettuati quelli destinati a servizi igienici, disimpegni, corridoi,
vani-scala e ripostigli debbono fruire di illuminazione naturale diretta,
adeguata alla destinazione d'uso.
[2] Per ciascun locale
d'abitazione, l'ampiezza della finestra deve essere proporzionata in modo da
assicurare un valore di fattore luce diurna medio non inferiore al 2 per cento,
e comunque la superficie finestrata apribile non dovrà essere inferiore a 1/8
della superficie del pavimento.
[3] Per gli edifici compresi nell'edilizia pubblica residenziale occorre
assicurare, sulla base di quanto sopra disposto e dei risultati e
sperimentazioni razionali, l'adozione di dimensioni unificate di finestre e,
quindi, dei relativi infissi.
Art. 6
[1] Quando le caratteristiche
tipologiche degli alloggi diano luogo a condizioni che non consentano di fruire
di ventilazione naturale, si dovrà ricorrere alla ventilazione meccanica
centralizzata immettendo aria opportunamente captata e con requisiti igienici
confacenti.
[2] É comunque da assicurare, in ogni caso, l'aspirazione di fumi, vapori ed
esalazioni nei punti di produzione (cucine, gabinetti, ecc.) prima che si
diffondano.
[3] Il "posto di cottura", eventualmente annesso al locale di
soggiorno, deve comunicare ampiamente con quest'ultimo e deve essere
adeguatamente munito di impianto di aspirazione forzata sui fornelli.
Art. 7
[1] La stanza da bagno deve
essere fornita di apertura all'esterno per il ricambio dell'aria o dotata di
impianto di aspirazione meccanica.
[2] Nelle stanze da bagno sprovviste di apertura all'esterno è proibita
l'installazione di apparecchi a fiamma libera.
[3] Per ciascun alloggio, almeno una stanza da bagno deve essere dotata dei
seguenti impianti igienici: vaso, bidet, vasca da bagno o doccia, lavabo.
Art. 8
[1] I materiali utilizzati per
le costruzioni di alloggi e la loro messa in opera debbono garantire
un'adeguata protezione acustica agli ambienti per quanto concerne i rumori da calpestìo,
rumori da traffico, rumori da impianti o apparecchi comunque installati nel
fabbricato, rumori o suoni aerei provenienti da alloggi contigui e da locali o
spazi destinati a servizi comuni.
Razzismo
«Basta
zingari alla Spezia», è il nome che contraddistingue un gruppo formato su Facebook , il più
popolare social network al quale migliaia di spezzini sono collegati tutto il
giorno dalle postazioni di lavoro o per semplice distrazione e divertimento.
Preoccupante il numero di iscrizioni a questo gruppo che ha sfondato quota 3500
(3508. Verso quota mille (928) il gruppo dei contrari che definisce razzista
l’iniziativa antinomadi. Per
verifica basta digitare "zingari spezia" nello spazio ricerca e si
accede alla "bacheca" che annuncia per venerdì prossimo 4 dicembre (a
partire dalle ore 21) una manifestazione in piazza Europa al grido «Basta zingari
a La Spezia». Sinistro lo slogan di identificazione di "Basta zingari a La
Spezia" che dice: «Hanno le case popolari, derubano e picchiano la gente:
vogliamo andare avanti così»?
LA
REAZIONE: IL SINDACO LO FAREMO CHIUDERE
Oltre 800 le adesioni invece le adesioni al fronte contrario. Messaggi con
inviti a chiudere il gruppo, un serio invito all'autoanalisi con la parola
"vergogna" scritta ripetutamente, ulteriori appelli alla tolleranza e
contro il razzismo. C'è stato chi ha anche chiesto l'intervento della
magistratura appellandosi all'articolo 3 della costituzione. Mentre il gruppo
anti-zingari annuncia una manifestazione il 4 dicembre alle 21 davanti al
Comune, Rifondazione Comunista chiede che la Questura non l’autorizzi e
annuncia una contro iniziativa. Il sindaco Massimo Federici si dichiara
«sconcertato per la chiara matrice razzista», e per le adesioni. «Ci attiveremo
nelle sedi deputate afffinché vengano, come in altri casi, prese le misure
necessarie perché questo gruppo venga chiuso - afferma il sindaco - . Queste
bieche forme di intolleranza, verso le quali esprimo tutto il mio disprezzo,
nulla hanno a che fare con il tema della sicurezza, con la giusta esigenza dei
cittadini a vedere garantito dalle istituzioni questo diritto». Federici annuncia
intanto che il Comune «farà campeggiare sul suo sito istituzionale il messaggio
`Spezia dice no al razzismo´, per ribadire con fierezza che la nostra è una
comunità accogliente dove non c’è spazio per l’odio, la violenza,
l’intolleranza».
LA
SITUAZIONE
Un ambiente
molto caldo on-line , caldo come quello che si respira alla Spezia dal giorno
dell'aggressione ad opera di un gruppo di giovani nomadi, di cui è stato
vittima il simbolo del Palio del Golfo e della borgata del Canaletto Paolo
Lavalle, insieme al figlio quattordicenne, mentre prima di cena stavano
svolgendo un allenamento con altri ragazzi del gruppo. E la questione
stranieri, serve anche per giustificare altri reati. Cone nel caso della
ragazza che aveva denunciato una aggressione con violenza e la rapina di 400
euro. Soldi che i carabinieri hanno poi accertato erano stati persi dalla donna
al videopoker. Le servivano per l’afitto e non sapeva più come giustificarsi.
La
polemica sulla vicenda Lavalle invece è concreta e su un fatto
reale.
E' diffuso in tutta la periferia della città e della provincia, un senso di
insicurezza dovuta alla presenza degli insediamenti dei nomadi, alla quale
Polizia, Carabinieri e Polizia Municipale stanno cercando di fare fronte
assicurando una maggiore presenza ed osservazione del territorio con servizi di
vigilanza molto attenti. Anche in sede politica la questione-nomadi è oggetto
di grande dibattito, come dimostra la presa di posizione dello scorso 19
novembre, un ordine del giorno in consiglio comunale firmato dai consiglieri
Maria Grazia Frijia (Pdl) e Giancarlo Di Vizia (Lega Nord). I quali hanno
accusato l'amministrazione Federici di avere messo a bilancio una spesa di
145.000 euro a favore dei nomadi, «mentre nessuna misura è stata presa a favore
dei "nostri poveri"». Ovvero gli spezzini disagiati.