Sanatoria, resta "in nero" una colf su due
A Roma 32mila domande. I sindacati: "Potevano essere il doppio"
di Chiara Righetti
Immigrati in fila per il permesso di soggiorno
«Per ogni immigrato regolarizzato ce n´è almeno un altro che è
rimasto clandestino». A dirlo è Alfredo Malpassi, responsabile
Inca-Cgil Roma e Lazio. «La concomitanza fra la sanatoria e
l´introduzione del reato di clandestinità - spiega - ha creato un
clima di paura fra gli stranieri. Abbiamo sentore che molti di loro
abbiano versato da soli i 500 euro per l´emersione, che dovevano
essere a carico del datore di lavoro. Ma spesso non è bastato: per
rientrare nella regolarizzazione, si doveva indicare un unico
datore di lavoro con un contratto di 20 ore settimanali, ma molte
colf lavorano per poche ore da più famiglie».
Sindacati e datori di lavoro sono concordi: anche nel Lazio, la
sanatoria per colf e badanti che si è chiusa il 30 settembre è
stata un flop. Da Roma e provincia sono partite 32.034 domande;
tante, ma molte meno dei lavoratori irregolari già presenti sul
territorio. Domina, sindacato dei datori di lavoro domestico, aveva
chiesto di prorogare la scadenza per l´emersione: «L´informazione è
stata carente - spiega il segretario generale Lorenzo Gasparrini -
. Il battage sui rischi penali per chi rendeva false dichiarazioni
ha avuto un effetto scoraggiante. E i paletti erano troppi: 20mila
euro di reddito per assumere una colf, per molti pensionati che
hanno bisogno di un aiuto in casa, sono davvero un miraggio».
Ora chi ha fatto domanda dovrà aspettare la convocazione dello
Sportello unico immigrazione, che però, con ogni probabilità,
arriverà solo fra qualche mese. Avranno una corsia preferenziale le
famiglie che, per lo stesso immigrato, avevano già presentato
domanda con il decreto flussi 2007. Tra i documenti da preparare,
ai lavoratori serve un passaporto valido (o la richiesta di
rinnovo). Per i datori di lavoro sono fondamentali la dimostrazione
del reddito (per assumere una colf) o il certificato medico di non
autosufficienza (per assumere una badante) e la documentazione del
Comune che attesta l´idoneità dell´alloggio.
Intanto l´associazione di immigrati Dhuumcatu ha impugnato l´intera
procedura di regolarizzazione davanti al Tar del Lazio: «Secondo
l´Inps - spiega il presidente Bachcu - potevano fare domanda anche
persone giuridiche come chiese, moschee, associazioni, ma il
software del Viminale ammetteva come datori di lavoro solo le
persone fisiche e di fatto molte comunità religiose sono rimaste
tagliate fuori». Sempre Dhuumcatu ha scritto in questi giorni al
ministero dell´Interno e alla presidenza del Consiglio, per
chiedere che la ricevuta della domanda di sanatoria valga come
documento per gli immigrati che nell´attesa vogliono rientrare in
patria. «Molti di loro - dice Bachcu - non vedono la famiglia da
anni. E a dicembre, oltre al Natale, anche per i musulmani ci sono
feste importanti».
(
Metropoli Roma)
(07 ottobre 2009)