LA POLITICA ALLA RISCOPERTA DEI MIGRANTI. RIPARTE LA CAMPAGNA ELETTORALE,
SEMPRE SULLA PELLE DEI PIU' DEBOLI
di Fulvio Vassallo
Paleologo
Universit di Palermo
1. Dopo mesi di silenzi ed omert per coprire i
respingimenti collettivi in Libia e la situazione esplosiva all'interno dei
centri di detenzione in Italia, la politica, seguita dai grandi mezzi di
informazione, sta riscoprendo i migranti, per regolare qualche conto interno
e, in vista di future elezioni, per risvegliare le paure ed i rigurgiti
egoistici sempre diffusi in ampi strati di popolazione, ormai pervasi da un
generale senso comune a sfondo razzista e xenofobo. Come noto, da tempo, in
Italia come in altre parti del mondo, sui temi dell'immigrazione si vincono ( o
si perdono) le elezioni, e la crisi del centrodestra, con il probabile sbocco
elettorale, ha risvegliato i lupi, gli imprenditori dell'(in)sicurezza, che
hanno subito cercato di inserire, tra i temi oggetto delle prossime verifiche
politiche interne alle forze dell'attuale governo, anche le questioni che riguardano
i migranti, sollecitando l'adozione di ulteriori misure repressive o
annunciando i successi conseguiti, spesso solo sulla carta.
E' stato il
ministro La Russa a dar fuoco alle polveri, evidentemente per mettere in difficolt
il Presidente della Camera Fini, che da tempo cerca di smarcarsi dalle posizioni
pi restrittive del centro destra, quantomeno sui diritti di cittadinanza degli
immigrati, pur condividendo totalmente con il governo le scelte concernenti gli
accordi con la Libia, i respingimenti collettivi in acque internazionali e
l'inasprimento del regime di detenzione nei centri di identificazione ed
espulsione. Secondo La Russa, "tutti
i provvedimenti necessari per ottenere i risultati che abbiamo ottenuto fino ad
oggi sono sempre appesi all'accordo con Gheddafi nel contrasto agli sbarchi via
mare. Ma occorre assumere altre iniziative affinch i clandestini non
continuino ad arrivare da altre vie come in effetti avviene. Servono
inasprimenti normativi. Non una battaglia finita e perci l'argomento deve
essere sempre all'ordine del giorno". Ed ecco la ricetta del ministro della difesa:"per
me prioritario proseguire con le pattuglie delle forze dell'ordine a piedi
per le citt con il contributo dei militari, il cui utilizzo abbiamo
autorizzato fino a dicembre. Le "pattuglie" interforze carabinieri
polizia e finanza, tuttavia, vanno potenziate anche in assenza dei
militari". Insomma ancora altre forze dell'ordine per controllare e respingere
i migranti irregolari che comunque continuano ad arrivare da altre vie. Che
scoperta, ministro, magari ci potrebbe anche dire quanto sono aumentati gli
immigrati irregolari dopo i pacchetti sicurezza degli ultimi anni e dopo l'introduzione
del reato di immigrazione clandestina, ma su questo forse dovrebbe aiutarla a
rispondere Maroni, se il ministero dell'interno vorr finalmente rendere noti
questi dati.
Un
tentativo, quello di La Russa, tanto strumentale quanto privo di argomenti, se
non la richiesta di non abbassare la guardia, con un ulteriore aumento delle
ronde e dell'impegno dei carabinieri e degli altri militari, per trattare i problemi dei migranti
come questioni di ordine pubblico, sul modello Caserta, un tentativo talmente
inconsistente, nelle motivazioni e nelle richieste, che non si meritato
neppure una replica da parte del diretto destinatario, il Presidente della
Camera. Forse potrebbero replicare a La Russa gli abitanti della provincia di
Caserta, magari per dire che i pericoli per la loro vita quotidiana non
provengono dai migranti ma dalla camorra che, malgrado i numerosi arresti, continua
a spadroneggiare in quel territorio.
In ogni caso le
posizioni di Fini in materia di immigrazione sono coerenti e note da tempo, non
sar certo lui ad abbassare la guardia nei confronti dei migranti irregolari.
E' bene ricordare a tutti, compresi i pezzi di opposizione che oggi sono
affascinati dalla ribellione di Fini, che la legge 189 ( la Bossi-Fini) del
2002, porta proprio la firma
dell'ex presidente di Alleanza nazionale, e che i due pacchetti sicurezza del
2008 e del 2009 ( in particolare la legge 94 del 2009) sono stati approvati con
i voti favorevoli dello stesso Fini e dei suoi attuali seguaci. E gli esempi di un area di responsabilit nazionale
non sono mancati in passato. Infatti gli accordi di riammissione con la Libia
dal 2000 al dicembre 2007 ( accordi Amato), fino al 2008 ( Trattato di amicizia tra Gheddafi e
Berlusconi) e poi al febbraio del 2009 ( accordi Maroni) hanno ricevuto il voto
favorevole di buona parte del
Partito Democratico. Ma questo D'Alema e Rutelli lo sanno fin troppo bene, e
ormai lo sanno anche gli elettori, come si gi visto, e come si vedr in modo
ancora pi drastico se si andr a nuove elezioni.
2. Intanto
il 5 agosto scorso il Parlamento ha convertito con un voto quasi unanime e con
l'appoggio del PD, senza la componente radicale, il decreto 6 luglio 2010,
n.102, che prorogava le missioni militari allestero, tra cui i finanziamenti
in esecuzione degli accordi di cooperazione sottoscritti tra la Repubblica
italiana e la Libia per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina
e della tratta degli esseri umani. Tra le dichiarazioni di voto a favore,
spiccano quelle dei Senatori Marcenaro (PD), Presidente della Commissione
straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, e del Senatore
Dini. Nel Capo II
del provvedimento intitolato "Missioni internazionali delle Forze armate e
di polizia", " autorizzata, a
decorrere dal 1 luglio 2010 e fino al 31 dicembre 2010, la spesa di euro
2.023.691 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della
guardia di finanza alla missione in Libia, di cui all'articolo 5, comma 22, del
decreto-legge 1 gennaio 2010, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge
5 marzo 2010, n. 30, e per garantire la manutenzione ordinaria e l'efficienza
delle unita' navali cedute dal Governo italiano al Governo libico, in
esecuzione degli accordi di cooperazione sottoscritti tra la Repubblica italiana
e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista per fronteggiare il
fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani."
Una riconferma che la politica estera in materia di immigrazione continua a
rimanere bipartisan anche in questi giorni in cui tutti sembrano litigare con
tutti, all'interno di quelli che una volta potevano definirsi due poli. Nessuno
si dovrebbe permettere dunque di strumentalizzare le questioni dell'immigrazione,
magari alimentando l'idea di contrapposizioni che in Parlamento poi si
risolvono con un voto congiunto, occorrerebbe mantenere una qualche coerenza
con le dichiarazioni di principio in favore dei diritti umani, soprattutto se
ci va di mezzo la vita della gente, come si sta verificando con l'abbandono ai
trafficanti degli eritrei detenuti a Misurata e poi a Brak, vicino Sebha,
liberati dai libici a luglio. Nessuno, n al governo, n all'opposizione ha
sostenuto con forza la loro richiesta di accedere in Europa ad una procedura
equa per il riconoscimento dello status di rifugiato. In Libia sono e in Libia
devono restare, forse anche perch qualcuno potrebbe testimoniare sulle
modalit dei respingimenti collettivi praticati dai mezzi militari italiani lo
scorso anno, da maggio fino a novembre, fatti sui quali sono in corso
procedimenti penali e si attende il giudizio della Corte Europea dei diritti
dell'Uomo.
3. Eppure non si pu
neanche sostenere che le politiche di respingimento del governo non siano state
efficaci. Se poi questa critica viene dal PD, possiamo attenderci ancora il
peggio, al governo prossimo futuro. Sarebbe bene ristabilire la verit dei
fatti, talvolta trascurati, altre volte ingigantiti a seconda della
convenienza. Anche se gli sbarchi non sono mai cessati del tutto, nell'ultimo
mese sono arrivati sulle coste siciliane soltanto 400 migranti circa, quanti ne
arrivavano nell'estate del 2008 in un solo giorno. Solo che adesso arrivano
molti egiziani e tunisini, questi partiti probabilmente dalla Tunisia, e non dalla
Libia, mentre in passato dalla Libia arrivavano al 70 per cento potenziali
richiedenti asilo come somali, eritrei, sudanesi ed etiopi. E l'aumento degli
sbarchi sulle coste pugliesi, si riferisce ad alcune centinaia di persone che
non compensano la riduzione degli arrivi in Sicilia. Il problema ( per i
migranti e per i cittadini solidali, non certo per i politici bipartisan, o
come oggi si direbbe, dell'area delle responsabilit') sta nel fatto che
questa drastica riduzione degli sbarchi si rivolta contro la componente pi
debole dei flussi migratori, donne, minori e richiedenti asilo provenienti dal
Corno d'Africa o dall'Africa subsahariana, che adesso rimangono sigillati in
Libia, magari come ospiti temporanei, ed altre centinaia di giovani afghani,
pakistani ed irakeni che tentano di entrare dalle frontiere marittime
dell'Adriatico, venendo respinti da Venezia o da Ancona in Grecia o anche in
Turchia.
Dal mese di gennaio del 2009,
soprattutto per lattivismo di Maroni, che si recato in Libia per
perfezionare i precedenti accordi bilaterali sottoscritti da Amato, in particolare
dopo la missione del 4 febbraio 2009, la situazione nel canale di Sicilia
profondamente mutata, e se sono diminuiti gli arrivi in Sicilia e a Lampedusa
sono aumentate le vittime, non pi solo in mare, ma anche nelle carceri e nei
deserti della Libia. E tutto in un clima da segreto militare, perch mentre i
protocolli di Amato del 2007 erano noti, gli ultimi accordi stipulati a Tripoli
tra Maroni e i libici nel febbraio dello scorso anno rimangono segreti. Sarebbe
tempo che il Parlamento, che ha votato alla cieca la ratifica del Trattato di
amicizia con la Libia, decidesse la istituzione di una commissione di inchiesta
sulle modalit di attuazione di quegli accordi, e dunque sui respingimenti
collettivi. Una richiesta che abbiamo fatto da mesi e che nessuno ha raccolto,
a parte la sparuta compagine di radicali e qualche esponente di Italia dei
valori.
Verrebbe da chiedere almeno ai politici di governo, e a chi li sostiene
dall'opposizione, fate le leggi che volete, incassate i vostri miserabili
vantaggi elettorali, ma almeno smettete di prendere in giro i cittadini,
agitando lo spauracchio degli stranieri per combattervi al vostro interno, e
per distrarre l'opinione pubblica da questioni cruciali come l'abbattimento
dello stato di diritto, per effetto delle riforme sulla scuola,
sull'universit, sull'informazione e sulla giustizia, dopo avere destrutturato
quello che restava dello stato sociale con le leggi finanziarie che salvano i
grandi patrimoni finanziari e le banche, a scapito dei ceti pi deboli e dei
lavoratori dipendenti.
Ormai nessuno crede pi alla bufala che sarebbero gli immigrati i
responsabili della crisi che vivono milioni d' italiani, ma anni di menzogne e
di criminalizzazione dei migranti hanno seminato frutti avvelenati nel corpo
sociale, con la chiusura di molti percorsi di integrazione, verso una societ
sempre pi dominata dall'odio sociale, da una cultura paramafiosa e dallo
strapotere delle organizzazioni criminali. E non basta l'arresto di alcuni
latitanti eccellenti per restituire sicurezza ai territori ed ai cittadini che
li abitano, compresi gli immigrati.
4. Tra qualche giorno il
ministro dell'interno Maroni sar a Palermo per celebrare la giornata di
Ferragosto con una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza.
Un altra ghiotta occasione per fregiarsi di meriti non suoi nella lotta contro
la criminalit organizzata, meriti che appartengono soprattutto a quei
magistrati e a quei poliziotti che, rischiando la pelle ogni giorno, tessono da
anni una fitta rete per arrestare i latitanti, i cui posti vengono per immediatamente
rioccupati da altri criminali, e lo saranno anche in futuro fino a quando non si
riuscir a recidere i legami che stanno emergendo da diverse inchieste tra le
varie mafie, la criminalit economica e la politica.
Se la politica continuer a cercare
di condizionare la magistratura, come successo ancora pochi giorni fa in
parlamento con l'intervento del ministro della giustizia Alfano sulla loggia
massonica P3, il messaggio che arriver alla criminalit ( pi o meno
ri-organizzata) sar quella di uno stato che arresta i grandi latitanti, ma
nulla o poco fa per smantellare quelle catene di comando che partono dalle
stanze delle istituzioni deviate ed arrivano fino a chi controlla, ancora in
maniera capillare, il territorio, e tutte le attivit che vi si svolgono,
incluso il lavoro dei migranti, come emerso in modo inconfutabile a Rosarno e
in altre parti d'Italia, nelle grandi inchieste su mafia, appalti e lavoro
nero, dalla Lombardia alla Puglia ed alla Sicilia. Questo deve fare veramente
paura, non certo la modesta ripresa degli sbarchi, o la fuga di qualche
clandestino dai centri di identificazione ed espulsione.
Lasciamo a Roberto Saviano il giudizio favorevole
sull'operato del ministro Maroni, e magari anche qualche incontro personale con
il ministro ( al Viminale?), ognuno si sceglie gli interlocutori che crede, noi
vorremmo soltanto ricordare, in occasione della prossima discesa del ministro
dell'interno a Palermo, alcune questioni cruciali che potrebbero interessare
l'opinione pubblica di fronte alle prevedibili dichiarazioni sui successi
storici contro l'immigrazione illegale e la criminalit organizzata. Dichiarazioni
che il ministro leghista certamente dispenser anche da Palermo, soprattutto
dopo gli input ricevuti da Berlusconi che, per contrastare lo scissionismo di
Fini e compagni, sollecita tutte le componenti della residua (ex) maggioranza
di centro-destra a esaltare i risultati positivi che sarebbero stati ottenuti
dal governo in materia di sicurezza ed immigrazione.
5. Certo,
come hanno dichiarato a Repubblica il Procuratore della Repubblica del Tribunale
di Agrigento Renato di Natale ed il Questore Di Fazio,"i tempi degli
sbarchi di disperati ammassati su barconi fatiscenti sono finiti. Adesso il
traffico viene gestito da bande ben organizzate che studiano il luogo dove
sbarcare il carico umano e mettono a disposizione un cambio di vestiti e
nottetempo trasferiscono gli immigrati nelle grandi stazioni ferroviarie,
munendoli di biglietto per le destinazioni del Nord Italia". Anche chi
scrive ha denunciato da tempo come, per effetto incrociato della politica dei
respingimenti collettivi in acque internazionali e dei vari pacchetti
sicurezza, soprattutto dopo la introduzione del reato di immigrazione
clandestina, si sia fatto un grosso regalo alle mafie senza garantire in alcun
modo i diritti delle vittime. Come si dovrebbe fare, soprattutto in presenza di
flussi misti, composti anche da donne, minori e potenziali richiedenti asilo
od altri soggetti vulnerabili, e come sarebbe imposto anche all'Italia ed al
suo governo dalla Convenzione di Ginevra, dai Protocolli allegati alla
Convenzione di Palermo contro il crimine transnazionale del 2000, e da numerose
altre Convenzioni internazionali o Direttive e Regolamenti comunitari, che
l'Italia con troppa disinvoltura disapplica nella forma e nella sostanza. E dovrebbero
essere noti a tutti i pesanti richiami subiti dal nostro governo a partire
dallo scorso anno per i respingimenti collettivi in Libia ed in Grecia, da
parte di enti come MSF, Amnesty International, Human Rights Watch ed altri
autorevoli rappresentanti delle istituzioni internazionali, come, tra gli
altri, Thomas Hammarberg, Commissario per i diritti umani del Consiglio
d'Europa. Cosa avr da dire su tutto questo il ministro dell'interno Maroni
quando terr da Palermo il suo discorso di Ferragosto? Che si tratta di
posizioni ideologiche, o di pericolosi estremisti dei diritti umani? Per quanto
tempo si potr continuare ad ignorare il sacrosanto diritto/dovere di difendere
la vita e la libert di quanti sono in fuga da stati che non garantiscono il minimo
rispetto dei diritti fondamentali della persona umana ?
6. Come
riferisce un recente articolo di Repubblica, l'ordine superiore, per,
quello di "liberare" Lampedusa. Non a caso i clandestini che riescono
a sbarcare sull'isola non vengono pi ospitati, neanche per poche ore, nel
centro di prima accoglienza. Un centro di accoglienza che costa un mucchio di
soldi a carico del contribuente ma che dunque non serve a niente. E in effetti
gli ultimi 39 migranti sbarcati a Lampedusa a luglio, secondo quanto denunciato
dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, "come gi avvenuto in
precedenza, non solo non sono stati accolti e soccorsi in modo adeguato nel
centro di accoglienza, vuoto e distante meno di un chilometro, ma sono stati
tenuti per ore sotto il sole, lungo la strada provinciale, in attesa di una
frenetica corsa delle istituzioni preposte ad organizzare il loro trasporto a
Porto Empedocle". E questi trasferimenti lampo verso Porto Empedocle
consentono di abbattere le statistiche degli sbarchi a Lampedusa, certo
diminuiti rispetto al passato, ma a scapito di quelle componenti eritree,
somali, sudanesi e di altri paesi dell'Africa centrale ai quali andava pi
facilmente che in altri casi riconosciuto il diritto d'asilo o un altra forma
di protezione internazionale.
Come conferma anche Gaspare Sieli, responsabile della cooperativa che gestisce
il centro di accoglienza richiedenti asilo (CARA) di Trapani, "a met
giugno, un barcone con eritrei e somali, donne e bambini, stato rimandato
indietro. Dalla barca hanno chiamato disperati i parenti in Sicilia. Poi pi
niente. Che fine fanno tutte queste persone?" E quali procedure
particolari sono state adottate per rimpatriare in poche ore decine di egiziani
appena sbarcati in Sicilia? Non si sono realizzate anche in questo modo delle
vere e proprie espulsioni collettive vietate da tutte le Convenzioni
internazionali? Ecco queste domande la giriamo al ministro Maroni e su questo
vorremmo che dicesse qualcosa in occasione della sua prossima visita a Palermo.
Vorremmo anche che si smettesse con la disinformazione diffusa ad arte,
come quando il Ministro degli Esteri Frattini sostiene che lItalia ha
effettuato il maggior numero di salvataggi a mare, tra i Paesi europei (vero),
prendendo per in esame il periodo 2007-2009 per intero. Un ulteriore elemento
di confusione perch nelle statistiche diffuse da Frattini si considerano anche
i migranti salvati dalla marina italiana e condotti a Lampedusa negli anni
(2007 e 2008) in cui non si effettuavano respingimenti in Libia (salvo rare
eccezioni) e le regole di ingaggio delle nostre unit militari, decise dal
governo Prodi, erano considerate come un esempio positivo a livello europeo.
7. Gli sbarchi di migranti
provenienti dalla Grecia non sono mai cessati. Da ultimo, come riferito il 21
luglio dall'agenzia Adnkronos, un giovane migrante afghano stato ritrovato
cadavere poco distante dalla battigia della costa ionica di Catanzaro, in
Calabria. Gli altri immigrati hanno confermato agli uomini della Guardia di
Finanza ed ai Carabinieri che si trovava sull'imbarcazione insieme a loro. Come
riferisce l'agenzia gli immigrati avrebbero dichiarato che il motoscafo sul
quale erano partiti dalla Grecia ha tentato un primo sbarco ma poi, probabilmente,
a causa della presenza delle motovedette di pattuglia in mare, e' tornato
indietro. Successivamente lo stesso mezzo avrebbe abbandonato gli immigrati in
mare a un'ottantina di metri dalla spiaggia, che hanno raggiunto a nuoto. La
stessa agenzia aggiunge che si tratta di immigrati di nazionalit per lo pi
afgana, tutti di sesso maschile, e dicono di essere scappati dalla guerra. Alcuni
hanno detto di essere minorenni, per verificarlo saranno sottoposti all'esame
radiografico del polso che dar certezza sulla verit delle loro dichiarazioni
e saranno quindi accompagnati in un centro di accoglienza minorile. Gli altri
verranno accolti al centro di Crotone.
Questa recente tragica vicenda, che si aggiunge ai frequenti
arrivi in Puglia di migranti irregolari a bordo di imbarcazioni a vela da
diporto provenienti direttamente dalle coste greche e turche, segnala un altro
mutamento nelle rotte dell'immigrazione clandestina, dopo che si sono
intensificati i controlli ed i respingimenti alle frontiere portuali italiane e
greche, sia a Patrasso e a Igoumenitsa, che a Venezia, Ancona, Bari e Brindisi.
In questi porti si registra ancora la frequente violazione da parte
dell'Italia e quindi della Grecia, degli artt. 2 e 3 della Convenzione Europea
a salvaguardia dei diritti dell'uomo in ragione del rischio che i migranti,
soprattutto afghani, pakistani e irakeni, respinti alle frontiere portuali
dellAdriatico, se ancora detenuti in Grecia o se rimpatriati dalla Grecia nei
loro Paesi dorigine, muoiano o vengano sottoposti a torture o ad altri
trattamenti inumani o degradanti. Numerose testimonianze raccolte da
richiedenti asilo afghani ed iracheni provano le deportazioni a catena che li
hanno costretti ad altre fughe dal paese di origine, nel quale nessuna zona
poteva definirsi per loro sicura ( si rinvia ai rapporti di HRW,
Fortresseurope e Amnesty). In numerose occasioni il Ministro
Maroni si detto preoccupato per la sorte dei minori non accompagnati che
raggiungono il nostro Paese, una preoccupazione che non ha impedito
lesecuzione di vere e proprie espulsioni collettive verso la Grecia, ed alcuni
minori hanno raccontato di essere stati respinti dai porti di Venezia e di
Ancona anche in occasioni diverse, a seguito delle quali sono stati esposti al
rischio di una successiva deportazione dalla Grecia verso i paesi di origine.
Oltre ad assillarsi per il problema dei minori non accompagnati che riescono
ad arrivare in Italia, e che spesso fuggono per la mancanza di prospettive nel
nostro Paese, o per il trattamento di polizia al quale sono stati sottoposti
dopo larrivo, il Ministro degli Interni farebbe bene a ricordare che
linteresse del minore superiore a ogni altro elemento normativo o prassi di
contrasto dell'immigrazione irregolare, come viene sottolineato dalla
Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, adottata a New York
il 20.10.1989, ratificata dallItalia il 27.05.1991 con la legge n. 176, dalla Convenzione di Strasburgo
sullesercizio dei Diritti del Fanciullo, adottata il 25.01.1996, ratificata il
4.07.2003, e dalla Convenzione dellAja del 29.05.1993 per la tutela dei minori
e la cooperazione in materia di adozione internazionale, ratificata con legge
31.12.1998 n. 476. In particolare lart. 3 della Convenzione di New York
stabilisce che in tutte le azioni relative ai fanciulli di competenza delle
autorit amministrative linteresse superiore del fanciullo deve essere una
considerazione preminente . certo il Ministro Maroni che le autorit di
frontiera nei porti dellAdriatico, al pari dei comandanti delle unit militari
nel canale di Sicilia, abbiano agito sempre nel rispetto di questi principi?
Numerose testimonianze, facilmente reperibili nei siti
fortresseurope.blogspot.com e meltingpot.org, supportate da fotografie e video
dimostrano lesatto contrario. Proprio della condizione dei minori non
accompagnati, che cercano di raggiungere l'Italia, via mare, sarebbe opportuno
che il Ministro dell'interno desse conto nel suo annunciato discorso di
ferragosto. La criminalit organizzata sta prendendo sempre pi spazio nel
traffico di queste persone che in passato riuscivano a raggiungere il nostro
paese senza pagare scafisti, nascondendosi all'interno o sotto i camion che dai
porti greci si imbarcavano sui traghetti diretti in Italia.
8. Anche
su altre questioni andrebbe fatta luce, in luogo della censura oppressiva che
stata imposta anche ai mezzi di informazione. Ci riferiamo ai centri di
identificazione ed espulsione, che dopo il prolungamento a sei mesi della detenzione
amministrativa, con l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, sono
diventati dei veri e propri gironi infernali, nei quali tra l'altro, si vanno
ammassando, a differenza che in passato, anche la maggioranza di coloro che riescono
a sbarcare sul nostro territorio. Ovunque dilagano le proteste,soprattutto dopo
i nuovi accordi segreti con i governi algerino e tunisino che dovrebbero
facilitare i rimpatri dei cittadini di quei due paesi, presenti o entrati in
Italia senza documenti validi. Dal 12 luglio una circolare del Ministero
dell'interno fissa regole precise per gli accompagnamenti forzati in frontiera
e conferisce ai questori il compito di organizzare le scorte. Scorte che spesso
non si possono comunque effettuare per carenza di personale e di mezzi.
L'elenco delle rivolte e dei tentativi di fuga lungo, ma i mezzi di
informazione sembrano non accorgersi di quello che succede nei CIE, almeno fino
a quando qualche immigrato non si suicida o perde la vita per altre cause (
esattamente come avviene nelle carceri che in questi mesi si sono riempite di
immigrati colpevoli soltanto del reato di inottemperanza all'ordine di
espulsione).
Solo nell'ultimo mese ci sono state
rivolte a Trapani, mercoled 14
luglio, con diversi fuggitivi dal Centro Serraino Vulpitta, a Torino, lo stesso
mercoled 14 luglio, nel CIE di Corso Brunelleschi, con alcuni immigrati che
per protesta salivano sui tetti. E ancora il 17 luglio a Gradisca, proprio
mentre era in corso il tentativo di espulsione di alcuni tunisini, e poi ancora
a Torino il 19 luglio e a Roma, a Ponte Galeria, a pochi chilometri
dall'aeroporto di Fiumicino, il 23 luglio, e poi ancora a Gradisca d'Isonzo,
nel CIE vicino Gorizia il 29 luglio con una fuga, quindi a Bari il 30 luglio
con altri scontri, tentativi di fuga e azioni di protesta sui tetti. Infine, ma
l'elenco solo parziale, ancora rivolte a Torino il 2 agosto, a Brindisi il 5
agosto e quindi ancora in Sicilia, a Trapani il 6 agosto, al centro di
detenzione Vulpitta di Trapani, una struttura che avrebbe dovuto essere stata
chiusa da anni, dopo la relazione pesantemente negativa della Commissione De
Mistura nel 2007. Ora, si apprende, nel vecchio Centro di detenzione ubicato in
una palazzina originariamente destinata ad ospizio per anziani, saranno
rinforzate le forze armate preposte alla vigilanza, con l'invio di 50 uomini, come
deciso nellambito del programma strade sicure, prorogato dal consiglio dei
ministri il 5 agosto scorso. Altre rivolte sono state segnalate nei centri di
detenzione calabresi ( Lamezia e Crotone). Ovunque denunce a carico dei
migranti detenuti che si erano ribellati o che avevano cercato di fuggire, per
resistenza, oltraggio e lesioni, in qualche caso anche per devastazione, e
poi diversi immigrati che hanno lamentato pestaggi, magari dopo avere tentato
di sporgere una denuncia, ma che, forse proprio per questo, sono stati
trasferiti in altri centri o rimpatriati.
Tutto questo rimasto e rimane ancora oggi sotto silenzio,
ma il clima nei CIE ogni giorno pi terribile e ricorda i giorni che
precedettero la strage del Serraino Vulpitta a Trapani nel dicembre del 1999,
quando sei immigrati persero la vita per le ustioni subite durante un rogo,
dopo essere stati rinchiusi in una cella strettissima, per punizione, dopo un
tentativo di fuga. Anche in quell'anno, pochi mesi prima della strage, una
circolare ministeriale aveva sollecitato l'arresto e l'espulsione di tutti i
migranti che non erano riusciti a ottenere un permesso di soggiorno dopo la
regolarizzazione del 1998. Sembra che quell'esperienza non abbia insegnato
proprio nulla. Ancora
oggi i detenuti nei CIE danno fuoco ai materassi per protestare contro un
regime detentivo insopportabile, contro pestaggi ed altri soprusi che
subiscono, ma nessuno sembra pi interessarsi al loro destino. E chi si
dimostra solidale, anche limitandosi a diffondere le notizie, rischia di subire
pesanti incriminazioni.
9. Gli sbarchi saranno diminuiti ma
intanto la macchina delle espulsioni rimane inceppata. Il reato di immigrazione
clandestina ha solo criminalizzato gli immigrati senza documenti di soggiorno,
ma non ha accelerato di un solo giorno le procedure. Che dipendono in gran
parte dai mutevoli ( e ben remunerati)
umori dei paesi di transito e di provenienza. Nessuno dei centri di
identificazione ed espulsioni che il sottosegretario Mantovano annunciava che
sarebbero stati aperti entro il 2010 stato aperto, ed alcune regioni, come le
Marche, hanno decisamente respinto la richiesta del governo di installare un
CIE sul loro territorio. Altrove governa la burocrazia, con i suoi ritardi, ed
adesso si aggiungono i tagli al comparto sicurezza. In Sicilia aperto soltanto il CIE di Trapani,
mentre rimane chiuso il CIE di Caltanissetta, dopo la rivolta con tentativo di
fuga di massa, che lo scorso anno ne comport la distruzione quasi totale. Non
stato ancora aperto il nuovo CIE di Trapani a Milo, proprio alla periferia
della citt, una mega struttura in cemento armato ( duecento posti per uomini e
cinquanta, sembra, per donne) costruita secondo i parametri della massima
sicurezza dei centri di Ponte Galeria a Roma e di Gradisca a Gorizia. E rimane
vuoto anche quello che nel gennaio 2009, con un frettoloso decreto
ministeriale, era stato definito come un centro di identificazione ed
espulsione a Lampedusa, nella vecchia struttura di Contrada Imbriacola . Ma
ormai in quell'isola dovranno sbarcare solo turisti ed i pochi immigrati che vi
arrivano vengono dirottati immediatamente verso porto Empedoche e da qui verso
altre strutture in Sicilia o in Calabria ( Lamezia o Crotone).
Ecco
vorremmo proprio che il ministro Maroni, nel tracciare da Palermo il suo
bilancio di ferragosto, desse
conto all'opinione pubblica dei risultati effettivi delle politiche di
contrasto attuate dal governo nei confronti dell'immigrazione irregolare,
piuttosto che lanciare altri annunci di successi storici che, alla prova dei
fatti, si rivelano soltanto come la negazione sostanziale e procedurale dei
diritti dei richiedenti asilo, e degli altri soggetti vulnerabili che da anni
attraversano il Mediterraneo per raggiungere l'Europa. Politiche di contrasto che con il
prolungamento a sei mesi della permanenza nei CIE, i nuovi accordi di
riammissione e l'introduzione del
reato di immigrazione clandestina hanno prodotto l'occultamento della crescente
massa di clandestini in continua mobilit sul territorio nazionale, esclusi
da ogni politica di integrazione, verso i quali sembra mostrare un interesse
crescente soltanto la criminalit organizzata, quella stessa criminalit
organizzata alla quale il ministro dichiara ogni giorno di avere inferto colpi.
Con le politiche sull'immigrazione a tolleranza zero sostenute dal suo
governo, tra qualche anno, forse, ci si render conto del disastro sociale che
la pratica dei respingimenti e della detenzione amministrativa ha prodotto,
senza neppure raggiungere i risultati sbandierati con i quali la si voluta
giustificare. La logica dell'esclusione impoverisce le comunit e distrugge le
prospettive di coesione sociale. Potrebbe essere troppo tardi per invertire la
rotta. E questo bene che gli italiani, in un modo o nell'altro, comincino a
ricordarlo.
Fulvio
Vassallo Paleologo
Universit
di Palermo
BIBLIOGRAFIA
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