PRAESIDIUM V

 

RAPPORTO SULLA SITUAZIONE DEI MIGRANTI PRESENTI NELLA PROVINCIA DI CASERTA E NELLĠAREA DI CASTELVOLTURNO

 

 

GENNAIO-APRILE 2010

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

1. Contesto di riferimento

Il fenomeno dellĠimmigrazione nella provincia di Caserta ha avuto inizio negli anni Ġ80 con lĠarrivo di lavoratori immigrati provenienti prevalentemente dalle regioni del Magreb. Gli stranieri, attirati dalla possibilitˆ di trovare un facile impiego nel settore dellĠagricoltura giungevano nellĠarea del Comune di Castel Volturno e nelle campagne di Villa Literno, soprattutto durante la stagione estiva, per la raccolta dei pomodori.

 

Negli anni seguenti ai cittadini magrebini si sono affiancati i migranti subsahariani, disposti a lavorare in condizioni di lavoro sempre pi dure e con corrispettivi salariali ancora pi degradanti e iniqui. Tale circostanza li rendeva molto competitivi rispetto alla manopera locale, in unĠarea che, del resto, non aveva mai offerto molte opportunitˆ di lavoro regolare.

 

Nel tempo, la ristrutturazione del sistema agricolo locale e lĠaumento della richiesta di manopera nel settore delle costruzioni[1] hanno determinato un cambiamento nei flussi migratori: attualmente, infatti, la presenza di migranti non  pi legata ad una stagione specifica ma  pi stabile e garantisce una fonte di reddito per tutto lĠanno.

 

LĠinsediamento dei migranti negli anni  stato inoltre favorito dalla facilitˆ con cui i migranti riuscivano ad affittare degli alloggi a basso costo o ad alloggiare in edifici abbandonati dellĠarea. Nelle villette da Castelvolturno a Mondragone abitano ancora oggi moltissimi immigrati in condizioni di grave sovraffollamento. Solitamente gli appartamenti dispongono di accessori essenziali, tuttavia in molti casi le condizioni igieniche e di sicurezza sono pessime. Negli appartamenti abbandonati e nelle fattorie mancano addirittura i servizi igienici e la corrente elettrica.

 

LĠarea  altres“ caratterizzata dallĠallevamento delle bufale, attivitˆ in cui sono impiegati prevalentemente cittadini indiani. Confagricoltura stima che sul territorio di Caserta circa 9.000 persone siano impiegate in questo settore, un terzo dei quali  rappresentato da cittadini stranieri.

 

Secondo i dati dellĠISTAT dal 1981 al 1991 la popolazione residente nellĠarea di Castelvolturno  passata da 7.300 a 15.140 persone, raggiungendo i 18.630 abitanti nel 2001. Oggi, la popolazione registrata raggiunge quasi i 25.000 abitanti, un terzo dei quali  costituito da cittadini stranieri, soprattutto ghanesi e nigeriani. Si stima che in tutta la Provincia di Caserta risiedano attualmente circa 15.000 migranti. EĠ difficile fornire una stima degli irregolari in quanto molti cittadini extracomunitari sono titolari di permessi di soggiorno di natura temporanea, come ad esempio i richiedenti asilo, anche se spesso non riescono a regolarizzare definitivamente la loro situazione sul territorio. EĠ comunque importante notare che anche i migranti titolari di regolare permesso di soggiorno vengono solitamente impiegati in maniera irregolare. Probabilmente, quella di Caserta  una delle Provincie con il maggior numero di lavoratori irregolari in Italia.

 

La vita dei migranti nellĠarea di Castelvolturno si inserisce in un contesto molto complesso. Le grandi speculazioni edilizie e la forte presenza di reti della criminalitˆ organizzata fanno da sfondo ad una popolazione che vive senza servizi e tutele. Alcuni immigrati sono diventati collaboratori o vittime delle reti criminali che li usano come corrieri e spacciatori di sostanze stupefacenti. Nel tempo per˜ i migranti si sono affrancati dalle organizzazioni criminali locali, al punto che attualmente alcune organizzazioni straniere godono di ampi margini di autonomia nel traffico degli stupefacenti e soprattutto nella tratta degli esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. Castel Volturno  infatti uno dei principali luoghi di residenza delle ÒmadamesÓ, cittadine nigeriane che controllano il business dello sfruttamento sessuale, anche quando le vittime di tale mercato operano in altre zone dĠItalia. Si stima che nellĠarea oltre 500 giovani donne nigeriane lavorino quotidianamente nel mercato del sesso.

 

2. Caratteristiche sociali ed economiche della popolazione migrante

Attualmente la composizione della popolazione migrante presente nellĠarea  costituita per la maggior parte da migranti dellĠAfrica sub-sahariana (Ghana, Nigeria e Burkina Faso). Seguono i migranti provenienti dal Maghreb (Marocco, Tunisia e Algeria) e dallĠEgitto che costituiscono comunque una percentuale considerevole. Inoltre, a partire dagli anni 90, sono arrivati nuovi flussi dallĠEuropa dellĠest. Nei primi anni 2000 la maggior parte dei migranti proveniva da Albania e Polonia mentre oggi la gran parte di essi arriva dallĠUcraina, Romania e Bulgaria.

 

LĠetˆ media della popolazione migrante presente nellĠarea  compresa tra i 18 ed i 45 anni. Rispetto alla composizione di genere, i migranti provenienti da Asia, Maghreb e Africa sub-sahariana sono principalmente di sesso maschile, fatta eccezione per i cittadini nigeriani, mentre i migranti provenienti dallĠEuropa dellĠest sono per lo pi di sesso femminile, soprattutto nel caso dellĠUcraina.

 

Si stima, inoltre, che nellĠarea vi siano diverse migliaia di cittadini asiatici (Indiani e Pakistani) di sesso maschile che lavorano nel settore zootecnico.

 

Principali comunitˆ residenti nellĠarea e standard di vita:

 

Paese

 

Numero di persone stimate

Informazioni sociali

 

Ghana

ca.3500

á Genere: donne (1%), uomini (99%)

á Occupazione: qualsiasi tipo di lavoro giornaliero per 20-30 euro

á Punti di ritrovo: chiese

á Condizioni di vita: case sovraffollate specialmente per i nuovi arrivati

Nigeria

ca. 3500

á Genere: donne (70%), uomini (25%), minori (5%)

á Occupazione: business (legali e illegali), prostituzione, lavori giornalieri per 20-30 euro al giorno

á Punti di ritrovo: chiese cristiane e pentecostali

á Condizioni di vita: discrete per gli uomini che lavorano nel commercio, pessime per le donne che lavorano nel mercato del sesso e per i lavoratori irregolari

Maghreb

Stima non

disponibile

. Genere: prevalentemente maschile

á Occupazione: business e agricoltura

á Punti di ritrovo: celebrazione del venerd“ presso le moschee

á Condizioni di vita: molto povere per coloro che lavorano nei campi in particolare nel Comune di Parete

India

Stima non

disponibile

á Genere: prevalentemente maschile

á Occupazione: fattorie bufaline e altro

á Punti di ritrovo: celebrazione della domenica alla chiesa Sikh (Gurdwara) a Monte San Biagio (Latina) e call centre

á Condizioni di vita: molto povere per coloro che vivono nelle aziende bufaline

Fonte: associazioni locali

 

 

3. Sfruttamento lavorativo

 

Il team dellĠOIM ha identificato nellĠarea di Castel Volturno tre principali gruppi di migranti che lavorano in situazione irregolare:

 

  1. cittadini nigeriani, ghanesi e altri cittadini subshariani (burkinab, ivoriani, ecc...);
  2. cittadini magrebini ed egiziani;
  3. cittadini indiani e pakistani;

 

 

3.1. Cittadini nigeriani, ghanesi e altri cittadini subshariani (burkinab, ivoriani, ecc...).

 

I cittadini nigeriani e ghanesi sono principalmente concentrati nellĠarea di Castel Volturno, incluse le localitˆ limitrofe di Pescopagano, Licola e Mondragone. Alcuni sono titolari di permesso di soggiorno, a volte per ragioni umanitarie o per richiesta di asilo, in particolare i cittadini ghanesi.

 

EĠ difficile stimare il numero dei cittadini nigeriani e ghanesi in posizione irregolare. Sono molti, infatti, gli stranieri che diventano irregolari perchŽ, in assenza di un contratto, non riescono a rinnovare il permesso di soggiorno concesso per ragioni umanitarie.

Le associazioni locali di tutela riferiscono che ultimamente  aumentato il numero di stranieri proveniente dal nord Italia dopo aver perso il lavoro per la crisi economica.

 

Indipendentemente dalla loro posizione legale sul territorio,  da rilevare come la maggior dei migranti lavori in modo irregolare soprattutto nei settori dellĠagricoltura e dellĠedilizia. Gli stranieri si ritrovano tutte le mattine agli incroci, le rotonde della zona, in attesa di persone che possano offrirgli un lavoro giornaliero. I ÒcaporaliÓ, che raccolgono i migranti presso queste rotatorie sono generalmente di cittadinanza italiana. LĠofferta di lavoro  diversa e varia a seconda delle esigenze contingenti e delle capacitˆ dei lavoratori. I caporali non provengono soltanto dalla zona di Castel Volturno, ma anche da altre localitˆ delle provincie di Caserta e Napoli, quali Pianura, Giugliano, Aversa, Villaricca, Varcaturo. EĠ in questi luoghi che i migranti vengono trasportati quotidianamente dai caporali. I datori di lavoro, poi, se sono stati soddisfatti dalla prestazione di uno o pi migranti, tendono a richiederli anche nei giorni e mesi successivi, instaurando in alcuni casi dei rapporti di lavoro continuativi anche se sempre irregolari.

 

Il salario medio varia dai 15 ai 35 euro per una giornata lavorativa che arriva fino a undici ore di lavoro. Non mancano casi in cui i migranti non vengano pagati per il lavoro svolto, nonchŽ casi in cui - alla richiesta dei pagamenti dovuti - subiscano minacce e violenze da parte dei propri datori di lavoro. Solitamente, ai lavoratori non viene messo a disposizione alcuno strumento a tutela della sicurezza e della salute.

 

Durante alcune sessioni informative svolte con tali migranti, lĠOIM ha riscontrato una situazione di truffa generalizzata a danno degli stessi, perpetrata per lo pi da cittadini italiani in occasione del procedimento di regolarizzazione del settembre 2009. Un numero elevato di migranti ha infatti corrisposto somme che variano dai 500 ai 4.500 euro per accedere al procedimento di regolarizzazione. In alcuni casi, i datori di lavoro si sono fatti corrispondere le somme di denaro ed hanno presentato domanda di emersione, seguendo tutto il procedimento. In altri casi, i datori di lavoro, pur avendo presentato le domande di regolarizzazione, non si sono presentati allĠappuntamento indicato dalle Prefetture per la finalizzazione del procedimento di emersione. Nei casi pi gravi, infine, i datori di lavoro hanno richiesto un ulteriore pagamento per presentarsi allĠappuntamento in Prefettura o hanno percepito il denaro senza presentare alcuna domanda di emersione. LĠOIM ha contattato alcune associazioni locali e la CGIL per effettuare una valutazione generale della situazione ed elaborare proposte da sottoporre alle autoritˆ competenti.

 

LĠOIM ha inoltre rilevato una forte presenza di migranti sub sahariani provenienti da Rosarno, allontanatisi dallĠarea calabrese a seguito degli scontri del gennaio 2010.

 

NellĠarea compresa tra Castel Volturno e Pescopagano i migranti nigeriani e ghanesi si ritrovano presso le chiese pentecostali, ad eccezione di coloro che appartengono alle religioni hausa o musulmana. Durante le celebrazioni, i pastori trattano temi sociali e, su richiesta dellĠOIM, si sono impegnati a diffondere informazioni sullĠattivitˆ legale dellĠOrganizzazione, stabilendo in alcuni casi le date in cui si potranno svolgere sessioni informative di gruppo. Considerato che durante la settimana la maggior parte dei migranti  alla ricerca di un lavoro, le celebrazioni domenicali costituiscono dei momenti ideali per entrare in contatto con la popolazione migrante e fornire informazioni sui rischi connessi ai fenomeni della tratta e dello sfruttamento lavorativo e sessuale.

 

 

3.2. Cittadini magrebini ed egiziani.

 

I migranti provenienti dal Maghreb ed Egitto lavorano prevalentemente nellĠagricoltura e sono residenti in piccole localitˆ tra Castel Volturno e Caserta.

 

Il team dellĠOIM ha contattato un piccolo gruppo di egiziani presenti nel Comune di Parete, uno dei pi importanti siti per la produzione di fragole. Recentemente i migranti hanno costruito dei rifugi con materiale da riciclo e plastica in vista del periodo dellĠinizio della raccolta (aprile). I luoghi in cui i migranti stanno costruendo i loro ripari - nei pressi delle campagne in cui lavorano - sono privi di elettricitˆ e acqua corrente tanto che alcune associazioni di tutela stanno organizzando attivitˆ che prevedono anche la messa a disposizione di docce. Gli stranieri si lamentano dellĠesiguitˆ dei compensi, a quanto pare molto al di sotto degli standard ed in generale delle condizioni lavorative, poichŽ non viene loro fornita alcuna protezione, tutela o assistenza.

 

Nel marzo 2010 uno dei rifugi dei migranti  stato dato alle fiamme. Non vi sono stati feriti e la responsabilitˆ di tale avvenimento non  stata attribuita ad alcuno. Nel mese di giugno, le stesse persone si sposteranno a Villa Literno per la raccolta dei pomodori.

 

Nel 2009 a Parete sono stati circa 60 i migranti che hanno lavorato per la raccolta, mentre a Villa Literno si stima che fossero oltre 150, sempre in maniera irregolare. LĠarea  conosciuta dai migranti magrebini ed egiziani anche grazie alla presenza di un centro culturale islamico/moschea nel Comune di San Marcellino dove ogni venerd“ circa mille stranieri di fede islamica si riuniscono per la celebrazione settimanale. LĠImam del posto, oltre ad essere una guida spirituale,  anche un punto di riferimento per la comunitˆ musulmana e collabora con altre associazioni locali come lĠAssociazione Nero e non solo e lĠARCI di Caserta. Di recente, a Castel Volturno  stata aperta una nuova moschea. In ogni caso si tratta quasi sempre di edifici realizzati dalla stessa comunitˆ che diventano oltre che luoghi di preghiera anche punti di aggregazione di cittadini di fede islamica.

 

Le modalitˆ di ingresso in Italia dei cittadini magrebini sono diverse. Alcuni sono arrivati via mare dalla Libia, ma vi  una significativa presenza di persone che sono entrate con regolare visto per lavoro stagionale e che, una volta in Italia, non sono riusciti a perfezionare la loro posizione lavorativa perch i datori di lavoro italiani si sono rifiutati di finalizzare il contratto di soggiorno, costringendoli cos“ alla clandestinitˆ.

 

 

3.3.  Cittadini indiani e pakistani.

 

Un terzo gruppo di lavoratori migranti  composto da persone provenienti dallĠAsia, principalmente India e Pakistan. Molte di queste persone vengono impiegate nelle aziende bufaline in virt della particolare attenzione e dedizione che prestano, per motivi religiosi, alla cura del bestiame. In alcuni casi, tali migranti sono stati regolarmente assunti ma, spesso, si tratta di stranieri irregolari. Ultimamente molti datori di lavoro delle aziende bufaline hanno presentato domanda di emersione in occasione della regolarizzazione del settembre 2009.

 

Secondo alcune dichiarazioni di migranti indiani, le condizioni di lavoro e di alloggio degli stranieri impiegati nelle aziende bufaline sono di grave sfruttamento, molti migranti lamentano inoltre gravi problemi di salute. Sembra, infatti, che in molti casi i cittadini indiani siano costretti a vivere nelle stalle insieme agli animali, non abbiano la possibilitˆ di uscire liberamente e siano sottoposti a estenuanti orari di lavoro.

 

Si tratta di un gruppo di ÒinvisibiliÓ, persone che per motivi di isolamento e carenze linguistiche, non hanno la possibilitˆ di rivolgersi ad associazioni o gruppi di supporto per chiedere assistenza o tutela. Questi migranti, inoltre, difficilmente percepiscono il grave sfruttamento cui sono sottoposti. Gli stranieri impiegati nelle aziende bufaline intercettati dallĠOIM riferiscono di non avere assistito a controlli nelle aziende da parte di istituzioni locali.

Ad ottobre del 2009, molte aziende sono state chiuse a cause di una malattia infettiva degli animali e molti migranti hanno perso il lavoro. Tuttavia, vi sono ancora persone che lavorano in condizioni di semi schiavit, in particolare nelle zone di Villa Literno e Ischitella (Castel Volturno).

 

Per quanto riguarda le modalitˆ di ingresso in Italia dei cittadini indiani, pakistani e bengalesi, sembra che molti di essi siano entrati con visti per lavoro stagionale per poi non fare ritorno alla scadenza del permesso.

 

Alcuni stranieri riferiscono che lo scorso settembre molti migranti di nazionalitˆ indiana che lavorano nelle aziende bufaline hanno corrisposto ai loro datori di lavoro una somma di denaro di almeno 500 euro per presentare la domanda di regolarizzazione. A pochi, tuttavia,  stata consegnata la ricevuta o la documentazione che certifichi lĠeffettiva presentazione della domanda. Molti degli stranieri sono ancora in attesa di ricevere informazioni sullĠesito del procedimento e non vogliono intentare alcuna azione contro i loro sfruttatori. Il team dellĠOIM sta tentando di entrare in contatto con queste persone per verificare possibili situazioni di sfruttamento lavorativo e truffe.

 

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4.   Sfruttamento sessuale

 

4.1. Cittadine nigeriane e dellĠEst Europa.

Le associazioni locali contattate dallĠOIM stimano intorno a 500 le donne nigeriane che lavorano sulla strada tra la Provincia di Caserta e quella di Napoli, due terzi delle quali vive a Castel Volturno, a cui si aggiungono le donne provenienti dallĠEuropa dellĠest. Altri luoghi di residenza delle migranti sono i dintorni di S. Antimo e Aversa. Circa il 70% di esse deve ancora finire di pagare il debito contratto per raggiungere lĠItalia e solo una piccola percentuale  titolare di permesso di soggiorno, solitamente perchŽ gli  stata riconosciuta qualche forma di protezione internazionale.

 

Le giovani donne dellĠEuropa dellĠest costituiscono una percentuale minore rispetto alle cittadine nigeriane. Esse provengono principalmente dallĠUcraina, Albania, Romania e Bulgaria. La maggior parte di esse vive a Mondragone.

 

Nella maggior parte dei luoghi le ragazze effettuano dei veri e propri turni di lavoro (mattina o sera). Recentemente, per˜, molte di esse hanno iniziato a lavorare senza sosta per tutto il giorno, spesso cambiando zona.

 

I principali luoghi della prostituzione sono: Casalnuovo, Marigliano, Caivano, Ischitella-Trentola Ducenta, Giugliano (dove lavorano pi di quindici ragazze nigeriane e una decina di ragazze dellĠEuropa dellĠest) e Licola.

 

Da una prima rilevazione dellĠOIM su un campione di 49 donne nigeriane che lavora sulla strada a Caivano, Ischitella, Marigliano, Licola, Giugliano e Casalnuovo,  emerso che lĠetˆ media delle cittadine straniere  tra i 20 e i 30 anni.

 

La maggior parte delle donne nigeriane arrivate nel 2008,  sbarcata a Lampedusa e deve ancora finire di pagare un debito che ammonta in media a 40.000 euro. Diversa  la situazione delle cittadine straniere nigeriane arrivate nel 2009. Sembra infatti che maggioranza sia arrivata in aereo a Roma o Milano, spesso facendo scalo in Francia, con visto di ingresso regolare anche se spesso con un passaporto di unĠaltra persona. In questi casi, il debito da pagare  superiore rispetto alle ragazze arrivate via mare e ammonta dai 50 ai 60 mila euro.

 

Molte donne nigeriane vittime della tratta hanno presentato e continuano a presentare richiesta di protezione internazionale, a volte allĠarrivo a Lampedusa o a Fiumicino, altre volte soltanto quando giungono a Roma. EĠ raro che durante lĠaudizione dinanzi alla competente Commissione territoriale emerga la condizione di tratta e sfruttamento e non  facile che ad esse venga riconosciuta qualche forma di protezione.

 

Le migranti dichiarano di essere disposte a lasciare la strada qualora avessero la possibilitˆ di ottenere un lavoro regolare, anche laddove il salario fosse inferiore rispetto a quanto riescono a guadagnare lavorando sulla strada. La maggior parte di loro ha altres“ dichiarato di essere stata vittima di violenza e abusi perpetrati da clienti, ladri e altri soggetti. In alcune zone, in particolare a Casalnuovo, le migranti hanno riferito di pagare, oltre al debito alle madame nigeriane, una somma di 100-150 euro mensili ad una donna italiana per poter occupare il posto in cui lavorano.

 

Le condizioni di vita delle ragazze trafficate variano a seconda della madame, del numero di ragazze che vengono gestite dalla stessa madame, o della condizione abitativa delle ragazze stesse. In alcuni casi, in particolare quando alle ragazze viene chiesto di portare i clienti a casa, le madame mettono a disposizione un alloggio specifico che non coincide quasi mai con quello in cui risiede la madame.

Spesso tre o quattro ragazze devono condividere la stessa stanza, dormendo nello stesso letto. Le condizioni igieniche generali non sono buone e lĠaccesso alle cure sanitarie  limitato ai casi in cui non cĠ rischio di essere segnalate; anche quando le ragazze subiscono incidenti o violenze sul lavoro, non sono libere di andare in ospedale. In alcuni casi, ricorrono allĠaiuto dei medici solo in un momento successivo (ad esempio nel caso di violenza sessuale seguita da gravidanza). Tuttavia, rispetto al passato, la situazione  leggermente cambiata: le madame lasciano pi libertˆ alla ragazze e raramente le sottopongono a violenza dal momento che hanno capito che  pi conveniente e lungimirante guadagnare la completa fiducia e il rispetto delle ragazze.

 

Le ragazze che si prostituiscono in strada guadagnano dai 10 ai 15 euro a prestazione mentre nel caso in cui i clienti vengano portati a casa il pagamento  di 25-40 euro. Il tempo impiegato per estinguere il debito  in media di due anni, anche se per alcune ragazze  necessario un periodo molto pi lungo perch devono contribuire alle spese di affitto delle abitazioni, alle spese domestiche, e talvolta persino alle spese dei trafficanti. Dal momento che in molti casi  la stessa madame a gestire i pagamenti,  difficile che le ragazze si rendano conto delle spese che sono effettivamente sostenute.

 

Quasi tutte le ragazze prima di lasciare la Nigeria vengono sottoposte al rito vodoo che le lega profondamente agli sfruttatori e alle loro regole, al pagamento del debito e alla promessa di non denunciare lo sfruttatore alle autoritˆ italiane. Alcune ragazze si sono rivolte a un Pastore nigeriano per essere liberate dal voodo attraverso dei riti religiosi in grado di annullarne il potere che le vincolava psicologicamente.

 

A partire dalla fine degli anni Ġ90, diverse istituzioni (come il Ministero per le Pari Opportunitˆ, il Comune di Napoli, le ASL ecc.) hanno finanziato progetti gestiti da associazioni locali per contrastare la prostituzione delle donne migranti (es. progetto AlbaChiara, La Gatta, Estrella). Molti programmi sono stati realizzati sia nella Provincia di Napoli che di Caserta.

 

NellĠambito del progetto ÒFuori Tratta IIIÓ, la Cooperativa Dedalus di Napoli svolge ad esempio un progetto di intervento in strada chiamato ÒLa GattaÓ coprendo, attraverso unĠunitˆ mobile, alcuni punti critici della prostituzione tra la Provincia di Napoli e quella di Caserta. Gli operatori della Cooperativa, che escono due volte a settimana lavorano di mattina nellĠarea che include localitˆ quali Giugliano, Lago Patria, Ischitella, Parete, Afragola, Marigliano-Nola (tra Napoli e Caserta) e la sera nelle zone centrali di Napoli.

 

Il team dellĠOIM ha seguito il lavoro dellĠunitˆ mobile in una delle sue uscite e ha constatato che la maggior parte delle donne che si prostituiscono lavorano in aree desolate e strade secondarie, dove non cĠ accesso ad alcun servizio – come servizi igienici e acqua corrente – e che hanno la possibilitˆ di richiedere aiuto in caso di necessitˆ. Di regola le donne lavorano in gruppi di tre o quattro persone e a volte sono controllate dalla madame.

Durante le attivitˆ, gli operatori dellĠunitˆ mobile della Cooperativa Dedalus forniscono prevalentemente informazioni sanitarie di base e distribuiscono volantini con contatti per lĠassistenza medica gratuita.

 

Il personale dellĠOIM ha avuto quindi contatti diretti con le donne nigeriane che lavorano in strada allo scopo di valutare la loro situazione legale, individuare casi di grave sfruttamento e fornire informazioni circa le conseguenze della residenza irregolare in Italia. La maggior parte delle donne contattate erano ben disposte ad ascoltare e ponevano domande pertinenti. In particolare, coloro che hanno dichiarato di essere vittime di sfruttamento, volevano avere maggiori informazioni sul tipo di protezione prevista dalla legge e sugli eventuali programmi di integrazione in Italia.

 

Principali associazioni locali impegnate nel settore dellĠ immigrazione nella provincia di Caserta

 

Denominazione

Indirizzo

Servizi offerti

Target group

Centro Fernandes-Caritas

Castel Volturno

. distribuzione di cibo e vestiti

. supporto legale prevalentemente per permessi di soggiorno per motivi di lavoro

. assistenza medica gratuita (due volte a settimana)

. ospitalitˆ per 200 uomini e 6 donne

. corsi di lingua italiana

Uomini con problemi di salute, richiedenti asilo e titolari di PdS umanitari (200 posti).

Donne vulnerabili (5-6- posti)

CGIL

Castel Volturno

á sindacato

á supporto legale prevalentemente per permessi di soggiorno per motivi di lavoro (tre volte a settimana)

Lavoratori migranti

Missionari Comboniani

Castel Volturno

á asilo per bambini

á progetti di assistenza sociale

Gruppi vulnerabili di donne e minori stranieri

Jerry Essan Maslo

Castel Volturno

. assistenza medica volontaria

Migranti, tossicodipendenti, sieropositivi e donne vulnerabili

Centro Laila – Associazione Le Ninfee

Castel Volturno e Mondragone

. servizi multifunzionali

. artigianato per donne migranti

Gruppi vulnerabili di donne e minori stranieri

CSA Ex Canapificio

Caserta

á supporto legale per migranti in particolare casi di richiesta di asilo, protezione umanitaria e PdS per motivi di lavoro

. corsi di lingua

 

Migranti irregolari, richiedenti asilo, titolari PdS per motivi di lavoro

Casa Ruth

Caserta

á struttura di accoglienza ex art. 18

Vittime di tratta

Associazione ÒNero e non soloÓ

Caserta

. supporto legale prevalentemente per permessi di soggiorno per motivi di lavoro

Lavoratori migranti

Progetto Fuori Tratta III finanziato dalla Regione Campania

Caserta, Napoli e Salerno

. attivitˆ di outreach

. programmi di assistenza e protezione sociale

Vittime di tratta e sfruttamento lavorativo

Moschea di San Marcellino

San Marcellino e Parete

. punto di ritrovo per le comunitˆ maghrebine ed egiziane

. assistenza sociale e supporto legale

Comunitˆ maghrebine ed egiziane

 

 

CONCLUSIONI E PROPOSTE DI INTERVENTO

Da una prima analisi del territorio e della situazione legale dei migranti presenti nella provincia di Caserta, lĠOIM ritiene che lo sfruttamento lavorativo riguardi indistintamente migranti in posizione regolare e irregolare. Gli abusi che pi comunemente vengono perpetrati a danno degli stranieri sono: violenza fisica e psicologica, orari di lavoro eccessivamente lunghi, salari di gran lunga al di sotto della media o addirittura inesistenti, condizioni di vita insalubri ed insicure.

 

Si tratta di uno sfruttamento capillare e diffuso, che come sottolineato, include diversi settori produttivi (costruzioni, agricoltura, piccolo commercio).

 

Nonostante il fatto che la zona di Castel Volturno sia nota per la diffusione del lavoro irregolare sia nel settore dellĠagricoltura che in quello dellĠedilizia,  da sottolineare come i controlli da parte delle istituzioni locali sulle condizioni lavorative dei migranti debbano essere necessariamente potenziati.

 

EĠ fondamentale per˜ che durante tali controlli le forze dellĠordine operanti non si limitino alla mera verifica della situazione di irregolaritˆ dei migranti ma approfondiscano le situazioni di grave sfruttamento lavorativo degli stessi, assicurando una forma protezione ai casi pi vulnerabili o a coloro che sono disponibili a collaborare e denunciare gli sfruttatori alle autoritˆ.

 

Occorre notare come non sia sempre possibile trovare un nesso tra lo sfruttamento lavorativo e situazioni di tratta degli esseri umani, in quanto molto spesso i trafficanti si limitano a facilitare lĠingresso illegale dei migranti ma non sono anche gli sfruttatori finali degli stessi, che sono invece per lo pi cittadini italiani.

 

Diverso  il caso delle vittime dello sfruttamento sessuale che sono invece inserite in un circuito di traffico di esseri umani vero e proprio in cui  possibile distinguere le varie condotte criminali e individuare un collegamento tra i soggetti dediti al reclutamento, al trasporto e allo sfruttamento.

 

Per quanto attiene alle associazioni presenti nellĠarea, lĠOIM ritiene che esse vadano supportate in maniera pi strutturata per renderle in grado di poter affrontare un cos“ grande numero di persone bisognose di assistenza e situazioni di sfruttamento cos“ diffuse.

 

 

 



[1] Legambiente e Wwf denunciano che nellĠarea del Litorale Domizio e di Pinetamare sono state censite oltre 12.000 costruzioni abusive