VIII Congresso europeo Migrazioni CCEE

(Malaga, Spagna, 27 aprile – 1 maggio 2010)

 

Analisi e interpretazione della Chiesa in relazione ai cambiamenti portati in Europa dalla migrazione e dalla mobilit. Una prospettiva teologica.

 

 

S.E. Mons. Antonio Maria Vegli

Presidente del Pontificio Consiglio

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

 

Sono grato al Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali dEuropa, il Signor Cardinale Pter Erd, e al Presidente della Commissione per le migrazioni, Mons. Jos Snchez Gonzlez, che hanno promosso questo Congresso europeo. Ringrazio cordialmente il Segretario Generale, Padre Duarte da Cunha, per linvito che mi ha rivolto, e che ho accettato volentieri, di parlarvi sul tema: Analisi e interpretazione della Chiesa in relazione ai cambiamenti portati in Europa dalla migrazione e dalla mobilit. Una prospettiva teologica.

Saluto cordialmente gli Eminentissimi Cardinali, gli Eccellentissimi Vescovi e tutti voi qui presenti.

Questo importante Incontro ha come tema LEuropa delle persone in movimento. Superare le paure. Disegnare prospettive. In effetti, il fenomeno delle migrazioni ha sempre accompagnato la storia dellumanit, ma negli ultimi decenni ha assunto dimensioni quasi universali e significati sempre pi complessi[1]. Ogni continente e tutti i Governi sono chiamati a confrontarsi con esso e con i nuovi aspetti che nel nostro tempo lo accompagnano. Motivazioni e cause sono stati oggetto di innumerevoli studi e convegni, che riescono spesso a constatare e documentare soprattutto la drammaticit dei modi in cui molte migrazioni avvengono, senza per poterne diminuire il costo umano e sociale.

 

1. LEuropa e gli odierni flussi migratori

Nei 27 Paesi dellUnione si calcolano attualmente 24 milioni di immigrati, per lo pi provenienti dai Paesi stessi dellUnione. I due terzi della presenza straniera sono ospitati da Germania, Francia e Regno Unito, anche se i Paesi mediterranei registrano costanti aumenti.

difficile, invece, avere cifre precise circa gli immigrati irregolari, ma secondo valutazioni recenti sarebbero fra i 4,5 e gli 8 milioni, con un aumento stimato fra i 350 mila e i 500 mila allanno[2].

Sembra sempre pi evidente che in Europa i flussi della mobilit umana siano percepiti in maniera negativa dalla popolazione. Lo testimoniano diversi sondaggi, che rilevano limpressione largamente diffusa che gli stranieri siano troppi, costituiscano una minaccia alla cultura e allidentit, allordine e alla sicurezza, oltre che il preoccupante aumento di comportamenti negativi nei confronti degli immigrati, motivati dallopinione che, almeno in parte, gli svantaggi in termini di mercato del lavoro siano causati dalla presenza degli stranieri.

Di fatto, lEuropa, sentendosi fortezza assediata, affronta sulla difensiva il fenomeno della mobilit. La governance delle migrazioni e la lotta contro limmigrazione irregolare sono prospettate come la soluzione principale per dare sicurezza alle societ europee, inserendo il controllo dellimmigrazione nellottica della lotta al terrorismo, soprattutto di matrice islamica. Viene, cos, proposta e ribadita la trilogia inaccettabile immigrazionecriminalit e terrorismoinsicurezza. Per tale reagione, la politica migratoria dellEuropa afferma la chiusura delle frontiere alle persone, ma la libert di circolazione alle informazioni, ai beni e ai capitali. Di fatto, tutti i Paesi europei, seppur in forme diverse, conoscono il paradosso di frontiere sempre pi chiuse o selettive e, contemporaneamente, di flussi migratori irregolari. Lo stesso, in realt, si pu dire degli altri continenti: si va diffondendo un atteggiamento politico di rifiuto degli immigrati, mentre le economie continuano a richiederne lassunzione. sotto gli occhi di tutti che ci troviamo di fronte alla tendenza di molti Paesi a trincerarsi, a chiudersi, ad assicurare il livello di benessere raggiunto dentro le proprie mura, senza prestare sufficiente attenzione alle necessit di chi si trova fuori le mura con grave omissione del principio di solidariet.

Ecco allora che lobiettivo della politica europea appare quello di limitare il numero degli immigrati, rendendo difficile e quasi impossibile larrivo di quelli regolari e di eliminare gli irregolari. Si propone di selezionare i flussi migratori perch non siano pericolosi e di costringere gli immigrati a non inserirsi nelle nostre societ, per non creare contaminazioni culturali ed inquinare lidentit europea, o dei singoli Paesi dellUnione. Si di fronte ad una specie di deriva etnica istituzionalizzata, che certamente non favorisce n lapproccio sereno degli autoctoni verso gli immigrati e neppure il processo di integrazione degli immigrati nel tessuto delle societ di arrivo.

In tempi recenti sono andate aumentando le cosiddette comunit blindate e, forse, stiamo addirittura per assistere alla nascita di continenti blindati, con Europa e Nord America in prima linea. Probabilmente vedremo presto calare nuove cortine di ferro, con serrati pattugliamenti alle frontiere e nuove misure di difesa delle coste. CՏ chi si azzarda ad affermare che il rafforzamento delle frontiere non serve solo o in primo luogo a fermare i movimenti migratori – i quali di fatto continuano – ma a definire come irregolari i migranti che le attraversano, dando loro unidentit che li pone in una posizione di inferiorit e di mancanza di diritti: un esercito di invisibili ricattabile e sfruttabile[3].

 

2. Dialettica delle migrazioni

Il senso di insicurezza, che oggi sperimentano i cittadini europei, provocato da una parte dagli inevitabili cambiamenti generazionali e, dallaltra, da una globalizzazione economica senza regole. Pertanto, scaricare la causa dellinstabilit sui migranti, pi che affrontare in modo realistico le problematiche che hanno radici altrove, appare funzionale a creare nellopinione pubblica limmagine di uno Stato vigile e preoccupato della sicurezza dei suoi cittadini, alimentando le paure dellaltro e dei migranti in particolare. Nellattuale situazione di crisi dellistituzione dello Stato-Nazione, mentre si sta consolidando lentit politica e culturale dellUnione Europea, si pretende di offrire sicurezza ricompattando il senso identitario nazionale, senza valutare sufficientemente che le societ europee sono diventate di fatto multiculturali, multietniche e plurireligiose e che bisogna, con coraggio e lungimiranza, affrontare politiche di integrazione sociale, culturale e politica della componente migratoria, presente in modo strutturale nelle nostre societ.

Dobbiamo ribadire, infatti, che la diversit, portata dalle migrazioni, ormai un dato di fatto: vi sono cose, individui e culture differenti. Spesso, lungo la storia, tali differenze sono state utilizzate per dominare o per discriminare. Raramente sono state valorizzate. Concepire, invece, la diversit come un valore significa sviluppare una visione pluralistica della realt, dove possibile e auspicabile il riconoscimento, il rispetto e la promozione della diversit.

 

3. La gestione delle migrazioni

Le migrazioni di oggi sono caratterizzate da una grande complessit di fattori: non va dimenticato che i migranti stessi non giocano un ruolo passivo, anzi ne sono immediati protagonisti, tanto sul versante della tutela dei diritti umani fondamentali, quanto su quello dellosservanza dei loro doveri. Essi sono spinti da gravi necessit a partire o, in certi casi, a fuggire dai loro Paesi; ma anchessi operano scelte, si muovono per realizzare progetti individuali o familiari di miglioramento delle proprie condizioni di vita, spesso con coraggio e determinazione. Scelte che tutti noi faremmo se ci trovassimo nelle stesse situazioni.

Un fenomeno di dimensioni epocali come quello delle migrazioni richiede una politica che sappia considerare i molteplici meccanismi che lo caratterizzano. Le misure punitive non bastano, spesso nemmeno scoraggiano nuove partenze, le rendono solo pi pericolose o costose. Ancor pi dannoso portare avanti una strumenta­lizzazione politica delle migrazioni senza davvero prendere i provvedimenti necessari, anzi scatenando risentimenti xenofobi nella popolazione locale e, di conseguenza, anche reazioni violente che possono trovare addirittura giustificazioni nelle parole di questo o quel politico, come ci vuole cattiveria con i clandestini. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come far incontrare la domanda e lofferta di manodopera senza che i lavoratori stranieri debbano sempre passare per la porta dellirregolarit.

E poi: quanto sinveste nellintegrazione, per costruire una societ – gi di fatto multietnica – in cui non manchino la coesione, il rispetto reciproco e il dialogo? Cosa si fa per le scuole, sempre pi messe a confronto con linserimento di ragazzi di origine straniera; per i quartieri pi poveri, dove autoctoni e immigrati convivono tra vari disagi sociali? La collaborazione con i Paesi di partenza e di transito dei migranti pu continuare a consistere solo nel finanziamento di centri di detenzione (o campi di concentramento) sul loro territorio?

Lemigrazione nella quasi totalit dei casi non un piacere, ma una necessit... impedendola si viola una sacro diritto umano, abbandonandola a s la si rende inefficace... lespressione sincera di uno stato permanente di cose[4], cos scriveva Giovanni Battista Scalabrini gi nel 1887. Le migrazioni sono, dunque, una realt strutturale del nostro tempo: compito di tutti governarla per il bene comune, anche sottolineando il rispetto delle normative, delle tradizioni e dei costumi dei Paesi che accolgono i migranti.

 

4. LEnciclica Caritas in veritate

in tale ampio contesto che esprimiamo gratitudine al Santo Padre per averci donato lenciclica Caritas in veritate, che dedica alle migrazioni il n. 62, allinterno del capitolo V, che ha come titolo La collaborazione della famiglia umana. Di fatto, il tema migratorio scaturisce dalla riflessione dellEnciclica sullo sviluppo umano integrale, al quale il Santo Padre esplicitamente rimanda. Ecco, dunque, che il fenomeno attuale delle migrazioni impressiona – dice il Papa – per la quantit di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunit nazionali e a quella internazionale.[5]

La mobilit umana, del resto, stata da sempre al centro dellattenzione e della sollecitudine della Chiesa, anche se fu a partire dalla seconda met del 1800 che i suoi interventi cominciarono ad essere sistematici. Inizialmente fu affidato a Congregazioni religiose missionarie il compito di assistere i migranti: ricordiamo, senza essere esaustivi, i primi interventi dei salesiani di Don Bosco in Argentina, lattivit di Santa Francesca Cabrini negli Stati Uniti dAmerica, la fondazione di una Congregazione missionaria da parte del Beato Giovanni Battista Scalabrini per i migranti italiani nelle Americhe e, in corrispondenza, lOpera Bonomelli per lEuropa.

Vi furono, poi, importanti pronunciamenti della Santa Sede, fino alla pubblicazione dellIstruzione Erga migrantes caritas Christi, del nostro Pontificio Consiglio, nella quale i segni dei tempi e i cambiamenti delle modalit delle migrazioni trovano giusta attenzione, con richiamo allunit e alla comunione fra i popoli come occasione provvidenziale, nel reciproco rispetto e nella difesa della dignit e della vita umana in tutte le sue forme.

 

5. Lapporto specifico alle migrazioni della Caritas in veritate

La Chiesa, quindi, ha continuato ad offrire un prezioso contributo nel complesso e vasto fenomeno della mobilit umana, facendosi portavoce delle persone pi vulnerabili ed emarginate, ma intendendo anche valorizzare i migranti, allinterno della comunit ecclesiale e della societ, come coefficiente importante per larricchimento reciproco e per la costruzione dellunica famiglia dei popoli, in un fecondo scambio interculturale.

Pertanto lEnciclica Caritas in veritate conferma che i flussi migratori, con tutti i componenti di movimento in entrata, transito e uscita, non sono pi esperienza limitata di alcune aree del pianeta, ma costituiscono un fenomeno mondiale e permanente, tenendo conto che accanto alle migrazioni internazionali si verificano anche spostamenti massicci allinterno della medesima regione e che lurbanizzazione ormai fatto caratteristico delle societ moderne, anche come conseguenza degli squilibri economico-produttivi interni e internazionali. Di fatto, scrive Benedetto XVI, siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato (n. 62).

Poste tali premesse, il Santo Padre articola la sua densa riflessione scandendo un itinerario che compendia argomenti salienti della Dottrina sociale della Chiesa. Infatti, anzitutto mette in rilievo lesigenza di una stretta collaborazione tra i Paesi di partenza e di arrivo dei migranti, ai quali dovremmo aggiungere altres il coinvolgimento responsabile e attivo di quelli di transito. Per analogia, partecipano al medesimo processo anche le comunit cristiane e tutti gli organismi, nazionali e internazionali, che si dedicano ai movimenti migratori. nellambito dei principi di solidariet e di sussidiariet, perci, che si rendono necessarie adeguate normative internazionali cui devono armonizzarsi quelle nazionali (n. 62).[6]

Lorizzonte che non bisogna perdere di vista, comunque, la centralit della persona umana, primo capitale da salvaguardare e valorizzare nella sua integrit (n. 25), con attenzione alla tutela dei diritti sia dei singoli migranti e delle loro famiglie, sia delle societ che li accolgono.

Trattandosi di questioni tanto ampie, poi, opportuno il richiamo del Santo Padre a considerare che nessun Paese da solo pu ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo e, pertanto, trova giusta collocazione la raccomandazione rivolta a tutti ad essere attenti al carico di sofferenza, di disagio e aspirazioni che accompagna i flussi migratori, anche perch il fenomeno migratorio di gestione complessa (n. 62).

Se, tuttavia, gli aspetti problematici balzano in primo piano con relativa facilit, non si devono sottovalutare gli elementi di positivit, anche soltanto dal punto di vista delleconomia legata allo sviluppo. In effetti, i lavoratori stranieri, nonostante le difficolt connesse con la loro integrazione, recano un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese dorigine grazie alle rimesse finanziarie (ibid.). Proprio nellambito del sistema di mercato, ad ogni modo, la voce del Santo Padre risuona con toni di allarme e di denuncia, soprattutto perch siano messi in guardia coloro che sfruttano la condizione di debolezza e di vulnerabilit dei migranti, dal momento che tali lavoratori non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro. Non devono, quindi, essere trattati come qualsiasi altro fattore di produzione (ibid.).

La dichiarazione conclusiva del n. 62, infine, ripropone principi sui quali la Chiesa non disposta a negoziare, appunto perch, nel mistero dellincarnazione e della redenzione, contempla la dignit e il rispetto di ogni creatura, voluta ad immagine e somiglianza del Creatore. E, dunque, ogni migrante una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione (ibid.).

 

6. Una visione nel segno della positivit, non senza denuncia

LEnciclica Caritas in veritate, poi, fa esplicito riferimento alla mobilit umana in altri due passaggi. Il primo si colloca nel capitolo secondo, che ha come tema Lo sviluppo umano nel nostro tempo, ed inserito nellelenco di fattori che il Santo Padre definisce decisivi per il bene presente e futuro dellumanit (n. 21).

Pertanto, gli imponenti flussi migratori, spesso solo provocati e non poi adeguatamente gestiti (ibid.), spingono la comunit internazionale, ma anche tutti gli uomini e le donne di buona volont, a considerare con la dovuta attenzione tutte quelle situazioni attuali che esigono nuovi orientamenti e coraggiose prese di posizione per il bene comune degli Stati e per quello universale.

Le migrazioni, in tale quadro, affiancano le forze tecniche in campo, le interrelazioni planetarie, gli effetti deleteri sulleconomia reale di unattivit finanziaria mal utilizzata e per lo pi speculativa,[...]lo sfruttamento sregolato delle risorse della terra (ibid.). Le migrazioni, in pi, hanno una duplice connotazione di valore: in primo luogo, esse hanno raggiunto oggi dimensioni considerevoli e, anche soltanto per tale peso quantitativo, non possono essere trascurate; in secondo luogo, sempre pi chiaro il volto ferito dei migranti, nel turbine di movimenti che non sono espressione di libera scelta, ma spesso provocati, cio causati da politiche sbagliate, in particolare nel contrasto allimmigrazione irregolare. In effetti, pi le misure sono restrittive e pi aumenta il numero dei migranti irregolari e dei trafficanti di manodopera straniera.[7] Cos, anche i confini nazionali pi protetti vengono quotidianamente varcati da persone che fuggono condizioni di vita inaccettabili e che non si arrestano di fronte a pericoli e ostacoli di ogni genere.

Si tratta, infine, di inadeguata gestione quando lintegrazione ostacolata da impraticabili condizioni e la partecipazione di tutti alla gestione del bene comune rimane un proclama che non trova modalit per concretizzarsi.

Due, pertanto, sono gli estremi da evitare: quello dellassorbimento, della completa assimilazione nella societ dominante con pregiudizio della identit del migrante, e quello dellesclusione, che comporta il pericolo dellemarginazione.[8]

 

7. Una lettura di fede

Anche nellambito del fenomeno migratorio si propone, quindi, una lettura piena di fede e di speranza perch, al di l dei risvolti drammatici che spesso accompagnano la storia dei migranti, i loro volti e le loro vicende portano il sigillo della storia della salvezza e della teologia dei segni dei tempi.

Pertanto, pure i migranti sono provvidenziale risorsa da scoprire e da valorizzare nella costruzione di una umanit nuova e nellannuncio del Vangelo. Benedetto XVI, nella Caritas in veritate, affida a tutti la responsabilit di promuovere e garantire uno sviluppo sostenibile, compresi i Paesi emergenti e le lites di quelli poveri. Nel rispetto dei principi della solidariet e della sussidiariet si fa strada la legittima rivendicazione delle diversit. Certamente si apre, poi, non senza fatica, la via della scoperta che laltra faccia della differenza la somiglianza e che la somiglianza non coincide affatto con luniformit, ma il criterio pi ragionevole per la costruzione dellunica famiglia dei popoli, con radice nella rivelazione biblica e nella feconda storia del cristianesimo.

 

8. Alcuni fondamenti teologico-pastorali

Proprio questi rilievi, dunque, permettono di individuare alcuni pilastri sui quali si edifica la sollecitudine pastorale ecclesiale, da un punto di vista biblico-teologico. Anzitutto vi laffermazione della pari dignit delle persone umane: Ogni uomo amato da Dio. Nessuno escluso dal suo amore. questo il principio della salvezza universale, afferm Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante del 1987.[9]

Tale punto di partenza sollecita e promuove il principio della solidariet dei popoli e quello della sussidiariet, come leggiamo nella Sollicitudo rei socialis, ai numeri 23 e 38.[10]

Da qui deriva altres la responsabilit comune verso i migranti, che cresciuta in seguito al fenomeno della globalizzazione.

Ora, i fondamenti del rispetto e dellaccoglienza dei migranti sono contenuti, per noi credenti, nella Parola di Dio. Da Dio stesso infatti giunge linvito ad amare lo straniero: Quando uno straniero si stabilir nella vostra terra, non opprimetelo; al contrario, trattandolo come se fosse uno dei vostri connazionali, dovete amarlo come voi stessi. Ricordatevi che anche voi siete stati stranieri in Egitto: Io sono il Signore vostro Dio (Lev 19,33s). Il Nuovo Testamento, poi, raccomanda con insistenza lospitalit, laccoglienza e il rispetto per la pari dignit di tutti gli esseri umani. La lettera di Paolo agli Efesini, ad esempio, proclama che non siamo pi stranieri n ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio (Ef 2,19).

Purtroppo, non sempre i messaggi biblici in favore dello straniero hanno avuto adeguata applicazione nella catechesi e nella prassi. Anzi, forse la poca attenzione data al testo biblico una delle ragioni per cui lEuropa stata ed cos cedevole ai nazionalismi e alle chiusure xenofobe. La presenza di migranti in mezzo a noi ci ricorda che, dal punto di vista biblico, libert e benessere sono doni e come tali possono essere mantenuti solo se condivisi con chi ne privo. Dunque, dal momento che valorizziamo la persona e la dignit di ognuno in quanto immagine di Dio, diventa importante impegnarsi perch si concretizzi leguaglianza di tutte le persone umane.

 

9. La priorit del dialogo

In tale visione, nel Messaggio inviato in occasione della giornata di studio organizzata dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e dal Pontificio Consiglio della Cultura, il 3 dicembre 2008, Benedetto XVI ha affermato che il tema del dialogo tra culture e religioni oggi una priorit per lEuropa e ha spiegato che lEuropa contemporanea, che si affaccia sul Terzo Millennio, frutto di due millenni di civilt. Essa affonda le sue radici sia nellingente e antico patrimonio di Atene e di Roma sia, e soprattutto, nel fecondo terreno del Cristianesimo, che si rivelato capace di creare nuovi patrimoni culturali pur recependo il contributo originale di ogni civilt.[11]

Il tema del dialogo interculturale e interreligioso – ha aggiunto il Papa – emerge come una priorit per lUnione europea e interessa in modo trasversale i settori della cultura e della comunicazione, delleducazione e della scienza, delle migrazioni e delle minoranze, fino a raggiungere i settori della giovent e del lavoro.[12] Infine, il Santo Padre ha concluso il Messaggio invitando i credenti ad essere pronti a promuovere iniziative di dialogo interculturale e interreligioso, al fine di stimolare la collaborazione su temi di interesse reciproco, come la dignit della persona umana, la ricerca del bene comune, la costruzione della pace, lo sviluppo.

 

10. La cultura dellaccoglienza

Accanto a questi argomenti di riflessione teologico-pastorale, non possiamo dimenticare il tema dellaccoglienza e, pi in particolare, lelaborazione di una cultura e di unetica dellaccoglienza nelle condizioni di vita attuali. Il mio predecessore alla Presidenza del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il Cardinale Renato Raffaele Martino, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato del giugno 2008, ha affermato che laccoglienza dello straniero il cuore dellidentit Europea.

In effetti, le migrazioni dei popoli pongono oggi seri interrogativi: come accogliere i nuovi immigrati? Fino a quale punto spingersi nellaccettazione delle tradizioni di vita di chi arriva da altre culture? Quali reali possibilit abbiamo di sperimentare un incontro delle civilt che non sia piuttosto uno scontro o un conflitto? Tali domande non ammettono risposte semplicistiche che tanto pi attraggono quanto pi sono demagogiche e velleitarie. Nel nuovo e irreversibile contesto pluriculturale, quale convivenza sociale costruire perch sia giusta e solidale? Come deve essere la societ perch sia a servizio delle persone e dei diversi gruppi umani che la compongono?

Nel tentare una risposta, si pu ipotizzare un triplice modello: una societ che rifiuta le differenze; una societ che tollera le differenze; una societ che include le differenze.

La Chiesa intende affermare la cultura del rispetto, delluguaglianza e della valorizzazione delle diversit, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse. Per queste motivazioni essa invita a rivedere politiche e norme che compromettono la tutela dei diritti fondamentali, come quello del ricongiungimento familiare, dellaccesso alla cittadinanza, della stabilit del proprio progetto migratorio. Esprime inoltre un forte dissenso rispetto alla prassi sempre pi restrittiva in merito alla concessione dello status di rifugiato e al ricorso sempre pi frequente alla detenzione e allespulsione dei migranti.

La Chiesa continuer a impegnarsi affinch siano intensificati gli incontri e il dialogo interreligioso e si adoperer perch le legislazioni sulla libert religiosa siano improntate a uno spirito di correttezza e di reciproco rispetto. Continuer altres ad accogliere con fraternit i migranti che provengono da Chiese sorelle, a condividere con loro la ricchezza della diversit e ad annunciare insieme il Vangelo attraverso la parola e lazione.

Senza dubbio, la luce del messaggio biblico induce i cristiani ad assumere con rinnovato impegno le proprie responsabilit allinterno delle comunit nazionali e delle istituzioni Europee e nello stesso tempo a promuovere la giustizia sociale allinterno dei popoli ed in particolare a superare labisso che separa il ricco dal povero.

 

Conclusione

La Chiesa, di fronte al fenomeno della mobilit umana, pone urgenti interrogativi di natura storica, culturale, economica, sociale e politica, richiamandosi al Vangelo, il quale sollecita i cristiani dellUnione Europea, le Chiese sorelle e le societ civili a contribuire insieme, affinch venga concessa una accoglienza umana e dignitosa a uomini e donne migranti, ai profughi, ai rifugiati e a quanti sono coinvolti nelle diverse forme di mobilit. Inoltre la Chiesa, consapevole delle tragedie passate, sa che lintegrazione piena di ogni minoranza essenziale per il mantenimento della concordia civile e della democrazia. Sul fondamento della fede cristiana, essa intende contribuire alla costruzione di unEuropa dal volto pi umano, in cui siano tutelati i diritti umani e i valori basilari della pace, della giustizia, della libert, della tolleranza, della partecipazione e della solidariet.

 

Grazie!



[1] Dati recenti si possono consultare nel Rapporto dellInternational Organization for Migration, World Migration 2008: Managing Labour Mobility in the Evolving Global Economy, 2008. LInternational Migration Outlook 2008, il Rapporto annuale in materia di migrazioni dellOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), evidenzia che nel corso del 2006 (lultimo anno di riferimento statistico), gli immigrati regolari permanenti nei Paesi membri dellOCSE sono aumentati del 5%, una crescita ridotta rispetto al 12% del 2005 e al 18% del 2004. Complessivamente, circa 4 milioni di persone sono emigrate verso gli Stati membri dellOCSE, il 44% per motivi di ricongiungimento familiare e il 14% per lavoro tra gli immigrati permanenti. Mentre in termini assoluti gli aumenti pi significativi dei flussi dimmigrazione si sono registrati negli Stati Uniti (che hanno ricevuto circa un terzo del flusso permanente con 1,3 milioni nel 2006), nel Regno Unito (340.000) in Spagna, Canada e Germania, in rapporto alla popolazione totale hanno ricevuto i flussi pi significativi Irlanda, Nuova Zelanda e Svizzera, mentre anche Portogallo, Svezia e Danimarca hanno rilevato incrementi superiori al 20%; in Austria (-18%) e Germania (-11%) invece le diminuzioni pi consistenti. LIrlanda, ad esempio, ha registrato un aumento di immigrazione pari al 66% negli ultimi sei anni, la Finlandia 40%. In alcuni Paesi, come Giappone, Germania e Ungheria, il contributo dellimmigrazione non ha permesso di portare in positivo il saldo demografico nel 2006, mentre nei Paesi dove la popolazione in aumento limmigrazione contribuisce gi per il 40% alla crescita, con punte dell80% nei Paesi dellEuropa meridionale.

[2] Secondo lagenzia europea Frontex, i settori frontalieri dove vengono intercettati o tentano lingresso il maggior numero di migranti irregolari sono il confine tra Slovacchia e Ucraina, tra Slovenia e Croazia, tra Grecia e Albania, tra Grecia e Turchia. Inoltre, naturalmente, sono considerate zone estremamente calde il confine esterno dellAustria rispetto a Schengen, le enclavi spagnole Ceuta e Melilla, le Canarie, la Sicilia ed in particolare Lampedusa. Fra le nazionalit dei migranti illegali provenienti dal sud dellEuropa si registrano Marocchini in primis (circa il 70%), seguiti da nazionali dellAfrica Sub-Sahariana, Eritrei ed Egiziani.

[3] W. T. Cavanaugh, Migrant, tourist, pilgrim, monk: mobility and identity in a global age, in Theological Studies 2 (2008) 344.

[4] G. B. Scalabrini, Lemigrazione italiana in America. Osservazioni, Amico del Popolo, Piacenza 1887, 8.

[5] Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 2004, curato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, afferma che limmigrazione pu essere una risorsa, anzich un ostacolo per lo sviluppo (n. 297), per cui la regolamentazione dei flussi migratori secondo criteri di equit e di equilibrio una delle condizioni indispensabili per ottenere che gli inserimenti avvengano con le garanzie richieste dalla dignit della persona umana (n. 298). Inoltre, gli immigrati devono essere accolti in quanto persone e aiutati, insieme alle loro famiglie, ad integrarsi nella vita sociale. In tale prospettiva va rispettato e promosso il diritto al ricongiungimento familiare. Nello stesso tempo, per quanto possibile, vanno favorite tutte quelle condizioni che consentono accresciute possibilit di lavoro nelle proprie zone di origine (Ibid.).

[6] Benedetto XVI ha altres ribadito che importante tutelare i migranti e le loro famiglie mediante lausilio di presidi legislativi, giuridici e amministrativi specifici, ed anche attraverso una rete di servizi, di punti di ascolto e di strutture di assistenza sociale e pastorale, nellAngelus del 14.01.2007: People on the Move XXXIX (104, 2007) 31. Ci in consonanza con la precisazione che la Chiesa offre, in varie sue Istituzioni e Associazioni, quelladvocacy che si rende sempre pi necessaria, nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2007: People on the Move XXXVIII (102, 2006) 42.

[7] Giovanni Battista Scalabrini, gi nel 1888, in una lettera aperta allonorevole Paolo Carcano, sottosegretario alle Finanze, denunciava lopera negativa degli agenti di emigrazione e li definiva fiutatori di cadaveri negozianti di carne umana: Il disegno di legge sulla emigrazione italiana. Osservazioni e proposte, Tipografia dellAmico del Popolo, Piacenza 1888.

[8] In tale ampio contesto non sono mancati pronunciamenti dei Vescovi, che hanno fatto sentire la loro voce negli interventi che qui segnaliamo fra gli altri: We are aliens and transients before the Lord our God, 2006, della Conferenza Episcopale Canadese; La Pastoral de las Migraciones en Espaa. Reflexin pastoral y Orientaciones Prcticas para una Pastoral de Migraciones en Espaa a la luz de la Instruccin Pontificia Erga migrantes caritas Christi, 2007, a cura della Conferenza Episcopale Spagnola; Graced by Migration, pubblicato nel 2008 dalla Conferenza Episcopale Australiana. Tra il 2000 e il 2003, i Vescovi Statunitensi hanno pubblicato tre importanti lettere pastorali: Welcoming the Stranger Among Us: Unity in Diversity; Asian and Pacific Presence: Harmony in Faith e Strangers No Longer: Together on the Journey of Hope, scritta in collaborazione con i Vescovi del Messico. A sua volta, il Service National de la Pastorale des Migrants et des Personnes Itinrantes, in Francia, ha emanto il documento Artisans de communion. Aumneries et aumniers des Communauts des catholiques de la migration, nel 2007.

[9] Nel Messaggio dell'anno precedente, il Papa afferm che Limpegno a realizzare una vera uguaglianza e la volont di tutelare i settori sociali pi deboli, verso cui spesso confluiscono discriminazioni e razzismo, portano alla costruzione di una societ pi giusta e quindi pi umana.

[10] Una Nazione che cedesse, pi o meno consapevolmente, alla tentazione di chiudersi in se stessa, venendo meno alle responsabilit conseguenti ad una superiorit nel concerto delle Nazioni, mancherebbe gravemente ad un suo preciso dovere etico (n. 23).

[11] E continua dicendo che Il nuovo umanesimo, sorto dalla diffusione del messaggio evangelico, esalta tutti gli elementi degni della persona umana e della sua vocazione trascendente, purificandoli dalle scorie che offuscano lautentico volto delluomo creato ad immagine e somiglianza di Dio. Cos, lEuropa ci appare oggi come un prezioso tessuto, la cui trama formata dai principi e dai valori scaturiti dal Vangelo, mentre le culture nazionali hanno saputo ricamare una immensa variet di prospettive che manifestano le capacit religiose, intellettuali, tecniche, scientifiche e artistiche dellHomo europeus. In questo senso possiamo affermare che lEuropa ha avuto e ha tuttora un influsso culturale sullinsieme del genere umano, e non pu fare a meno di sentirsi particolarmente responsabile non solo del suo futuro ma anche di quello dellumanit intera.

[12] Il Santo Padre, proseguendo, spiega che Una volta accolta la diversit come dato positivo, occorre fare in modo che le persone accettino non soltanto lesistenza della cultura dellaltro, ma desiderino anche riceverne un arricchimento. Il mio Predecessore, il servo di Dio Paolo VI, indirizzandosi ai cattolici, enunciava in questi termini la sua profonda convinzione: La Chiesa deve entrare in dialogo con il mondo in cui essa vive. La Chiesa si fa parola, la Chiesa si fa messaggio, la Chiesa si fa conversazione (Enc. Ecclesiam suam, n. 67). Viviamo in quello che si suole chiamare un mondo pluralistico, caratterizzato dalla rapidit delle comunicazioni, dalla mobilit dei popoli e dalla loro interdipendenza economica, politica e culturale. Proprio in questora, talvolta drammatica, anche se purtroppo molti Europei sembrano ignorare le radici cristiane dellEuropa, esse sono vive, e dovrebbero tracciare il cammino e alimentare la speranza di milioni di cittadini che condividono i medesimi valori.