ROMA - La Corte costituzionale ha respinto come
inammissibili e infondati i ricorsi sui matrimoni tra persone dello
stesso sesso. Nelle motivazioni la Consulta fa riferimento alla
discrezionalità del legislatore: i giudici hanno in sostanza
ritenuto che la trattazione della materia spetta soltanto al
Parlamento.
A sollevare il caso davanti alla Consulta erano stati il tribunale
di Venezia e la Corte d'appello di Trento nell'ambito di distinte
cause intraprese da tre coppie omosessuali contro il rifiuto loro
opposto dall'ufficiale di Stato civile dei comuni di residenza di
fare le pubblicazioni matrimoniali da loro richieste. La Corte
aveva iniziato ad esaminare il caso nell'udienza pubblica del 23
marzo scorso, ma aveva rinviato la decisione a dopo le festività
pasquali.
I ricorsi ipotizzavano la violazione degli articoli 2 (diritti
inviolabili dell'uomo) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e
obblighi internazionali) della Costituzione. I ricorsi sono stati
invece dichiarati infondati in relazione agli articoli 3 (principio
di uguaglianza) e 29 (diritti della famiglia come società naturale
fondata sul matrimonio). Le motivazioni della decisione si
conosceranno nei prossimi giorni e saranno scritte dal giudice
costituzionale Alessandro Criscuolo.
Durante l'udienza del 23 marzo i legali delle coppie omosessuali
avevano sostenuto che l'impossibilità di sposarsi per le persone
dello stesso sesso è un'evidente discriminazione e che è in
contraddizione con la possibilità di sposarsi accordata a chi,
invece, si sottopone a un'operazione chirurgica per cambiare sesso.
L'avvocatura dello Stato aveva ribattuto spiegando che la
disciplina di questa materia compete al Parlamento, e che non si
può introdurre nell'ordinamento una così grande novità attraverso
una sentenza.
Il ricorso alla Consulta era di fatto scaturito dalla campagna 'Sì
lo voglio' promossa dall'associazione radicale Certi diritti e da
diverse associazioni per i diritti della comunità lgbt (lesbiche,
gay, bisessuali e trans). Negli ultimi due anni sono state una
trentina le coppie omosessuali che in Italia si sono presentate al
proprio Comune per ottenere la pubblicazione di matrimonio. Di
fronte al rifiuto, tutte hanno fatto ricorso al tribunale, con
l'obiettivo dichiarato di spingere il giudice a chiedere una
pronuncia della Corte costituzionale sulla legittimità delle norme
che impediscono le nozze tra persone dello stesso sesso. I
magistrati del Tribunale di Venezia e della Corte d'appello di
Trento sono stati i primi a farlo.