Cronaca
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SOCIETA'

Matrimoni gay, no della Consulta ai ricorsi
"Materia che spetta solo al legislatore"

La Corte costituzionale ha respinto come inammissibili e infondate le istanze arrivate da Venezia e Trento. I giudici hanno fatto riferimento alla "discrezionalità del legislatore"


Matrimoni gay, no della Consulta ai ricorsi "Materia che spetta solo al legislatore"

Antonella D'Annibale (sinistra) e Debora Galbiati Ventrella al loro matrimonio simbolico il 27 febbraio a Torino

ROMA - La Corte costituzionale ha respinto come inammissibili e infondati i ricorsi sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. Nelle motivazioni la Consulta fa riferimento alla discrezionalità del legislatore: i giudici hanno in sostanza ritenuto che la trattazione della materia spetta soltanto al Parlamento.

A sollevare il caso davanti alla Consulta erano stati il tribunale di Venezia e la Corte d'appello di Trento nell'ambito di distinte cause intraprese da tre coppie omosessuali contro il rifiuto loro opposto dall'ufficiale di Stato civile dei comuni di residenza di fare le pubblicazioni matrimoniali da loro richieste. La Corte aveva iniziato ad esaminare il caso nell'udienza pubblica del 23 marzo scorso, ma aveva rinviato la decisione a dopo le festività pasquali.

I ricorsi ipotizzavano la violazione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell'uomo) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione. I ricorsi sono stati invece dichiarati infondati in relazione agli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio). Le motivazioni della decisione si conosceranno nei prossimi giorni e saranno scritte dal giudice costituzionale Alessandro Criscuolo.

Durante l'udienza del 23 marzo i legali delle coppie omosessuali avevano sostenuto che l'impossibilità di sposarsi per le persone dello stesso sesso è un'evidente discriminazione e che è in contraddizione con la possibilità di sposarsi accordata a chi, invece, si sottopone a un'operazione chirurgica per cambiare sesso. L'avvocatura dello Stato aveva ribattuto spiegando che la disciplina di questa materia compete al Parlamento, e che non si può introdurre nell'ordinamento una così grande novità attraverso una sentenza.


Il ricorso alla Consulta era di fatto scaturito dalla campagna 'Sì lo voglio' promossa dall'associazione radicale Certi diritti e da diverse associazioni per i diritti della comunità lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e trans). Negli ultimi due anni sono state una trentina le coppie omosessuali che in Italia si sono presentate al proprio Comune per ottenere la pubblicazione di matrimonio. Di fronte al rifiuto, tutte hanno fatto ricorso al tribunale, con l'obiettivo dichiarato di spingere il giudice a chiedere una pronuncia della Corte costituzionale sulla legittimità delle norme che impediscono le nozze tra persone dello stesso sesso. I magistrati del Tribunale di Venezia e della Corte d'appello di Trento sono stati i primi a farlo.
 

(14 aprile 2010) Tutti gli articoli di Cronaca


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