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Carta di soggiorno: obbligatorio l’esame di lingua italiana

A cura di AMISnet • 9 Dicembre 2010
Dal 9 dicembre è in vigore il decreto legislativo che rende obbligatorio l’esame di lingua italiana ai fini dell’ottenimento del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo. La norma prevede un test di lingua mirato a valutare le conoscenze dell’italiano scritto e orale, da svolgersi per via informatica o per iscritto su richiesta dell’esaminato, che dovrà dimostrare di avere una conoscenza pari al livello europeo A2.
“Il livello di conoscenza richiesto non è troppo alto, per chi già conosce un pò l’italiano” spiega l’avvocato Sergio Briguglio “ma potrebbe mettere in difficoltà le persone che hanno una scarsa scolarizzazione o sono analfabete”. Il decreto infatti esonera dal test di lingua quelle persone che siano affette da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento, per età,  patologia e handicap, ma non le persone analfabete.
Chi non supererà l’esame non potrà ottenere un permesso di soggiorno di lungo periodo, ma dovrà rinnovare il suo permesso ordinario periodicamente.
La Rete delle Scuole di Italiano per Migranti di Bologna ha scritto una lettera aperta, in cui si dichiara fortemente contraria al provvedimento, che secondo la rete potrebbe avere conseguenze tragiche. La lingua è un elemento importantissimo ai fini dell’integrazione, si spiega nella lettera, ma non può essere utlizzato come elemento discriminatorio. “Di fatto, con l’Accordo di Integrazione, lo Stato si deresponsabilizza rispetto ai suoi doveri di assicurare le condizioni indispensabili affinché tutti i migranti possano raggiungere standard soddisfacenti di qualità della vita, sostituendo la propria funzione di agente di promozione dei percorsi di integrazione con quella di soggetto di sanzionamento disciplinare” si legge nella lettera aperta “Basta pensare alla costante riduzione, verso l’azzeramento, di ogni risorsa utile all’alfabetizzazione ed alla mediazione linguistica e culturale nelle scuole di ogni ordine e grado (vedi riforma Gelmini), nei Centri Territoriali Permanenti e negli enti locali, alla mancanza di un coerente programma di formazione rivolto agli operatori delle amministrazioni pubbliche, in primis Questura e Prefettura, sulle problematiche migratorie, su doveri, diritti e procedure formali su cui troppo spesso si riscontra una scarsa conoscenza da parte dei soggetti “competenti” e una difformità di giudizio a seconda della città in cui ci si trova”.

Dal 9 dicembre è in vigore il decreto legislativo che rende obbligatorio l’esame di lingua italiana ai fini dell’ottenimento del permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo. La norma prevede un test di lingua mirato a valutare le conoscenze dell’italiano scritto e orale, da svolgersi per via informatica o per iscritto su richiesta dell’esaminato, che dovrà dimostrare di avere una conoscenza pari al livello europeo A2.
“Il livello di conoscenza richiesto non è troppo alto, per chi già conosce un pò l’italiano” spiega l’avvocato Sergio Briguglio “ma potrebbe mettere in difficoltà le persone che hanno una scarsa scolarizzazione o sono analfabete”. Il decreto infatti esonera dal test di lingua quelle persone che siano affette da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento, per età,  patologia e handicap, ma non le persone analfabete.Chi non supererà l’esame non potrà ottenere un permesso di soggiorno di lungo periodo, ma dovrà rinnovare il suo permesso ordinario periodicamente.
La Rete delle Scuole di Italiano per Migranti di Bologna ha scritto una lettera aperta, in cui si dichiara fortemente contraria al provvedimento, che secondo la rete potrebbe avere conseguenze tragiche. La lingua è un elemento importantissimo ai fini dell’integrazione, si spiega nella lettera, ma non può essere utlizzato come elemento discriminatorio. “Di fatto, con l’Accordo di Integrazione, lo Stato si deresponsabilizza rispetto ai suoi doveri di assicurare le condizioni indispensabili affinché tutti i migranti possano raggiungere standard soddisfacenti di qualità della vita, sostituendo la propria funzione di agente di promozione dei percorsi di integrazione con quella di soggetto di sanzionamento disciplinare” si legge nella lettera aperta “Basta pensare alla costante riduzione, verso l’azzeramento, di ogni risorsa utile all’alfabetizzazione ed alla mediazione linguistica e culturale nelle scuole di ogni ordine e grado (vedi riforma Gelmini), nei Centri Territoriali Permanenti e negli enti locali, alla mancanza di un coerente programma di formazione rivolto agli operatori delle amministrazioni pubbliche, in primis Questura e Prefettura, sulle problematiche migratorie, su doveri, diritti e procedure formali su cui troppo spesso si riscontra una scarsa conoscenza da parte dei soggetti “competenti” e una difformità di giudizio a seconda della città in cui ci si trova”.

 
icon for podpress  Intervista all'avv. S. Briguglio, esperto di politiche per l'immigrazione [9:00m]: Play Now | Download

No Responses »

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    Grazie per il titolo attribuitomi, ma e’ usurpato: non sono avvocato; sono solo un fisico.

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