SI AGGRAVA LO STATO DI EMERGENZA AL LABORATORIO ZETA DI PALERMO.

Dopo oltre tre settimane nel corso delle quali  emersa lĠassoluta incapacitˆ del Prefetto e del Sindaco di Palermo nella ricerca di soluzioni immediate alla vertenza del Centro sociale Laboratorio Zeta di Palermo, lĠAssociazione Aspasia, locataria della struttura, in base ad un contratto stipulato con lo IACP nel 2002 ed in scadenza tra un anno senza essere stato mai messo in esecuzione, ha rifiutato ogni soluzione alternativa proposta dallĠassessore comunale Di Giovanni, rivendicando ancora una volta proprio la sede dello Zetalab in via Boito.

Come riferisce Repubblica di venerd“ 5 febbraio, la responsabile di Aspasia, nel corso di un incontro che si  svolto a Palermo nei giorni scorsi, ha insistito nella intenzione di Òesercitare il nostro dirittoÓ e di Òproseguire le attivitˆ a favore dei bambini svantaggiati che portiamo avanti da oltre trentĠanni. Adesso aspettiamo risposte dalla magistraturaÓ. Un chiaro invito rivolto a chi potrebbe intervenire soltanto con misure di carattere repressivo, come si  giˆ tentato di fare quando si  fatto ricorso ad un imponente schieramento di polizia e carabinieri per mettere in esecuzione una sentenza civile di rilascio di immobile. Ed  questo quello che lĠassociazione Aspasia vuole in modo sempre pi evidente. Trasformare una questione sociale tanto rilevante in una cittˆ come Palermo, devastata dalla illegalitˆ e dalla inefficienza, e priva di spazi sociali, in una questione di pubblica sicurezza e quindi anche giudiziaria. Si vuole ottenere lo sgombero forzato del Laboratorio Zeta ben prima e probabilmente anche oltre il fine di svolgere attivitˆ sociali. Un risultato di Òordine pubblicoÓ che la associazione Aspasia persegue da anni, anni nei quali ha ricevuto ingenti finanziamenti pubblici.

Intanto i rifugiati che erano ospiti della struttura si trovano ancora costretti a dormire nelle tende sul marciapiede della strada antistante il centro sociale. Malgrado la vasta solidarietˆ che si  creata in cittˆ attorno alla vertenza il Sindaco non ha ancora deciso di intervenire adottando ordinanze contingibili ed urgenti, idonee a garantire la salute e lĠincolumitˆ dei sudanesi, che dispongano la prosecuzione della loro accoglienza nei locali del laboratorio Zeta.

Si percepisce sempre pi chiaramente il tentativo di dividere i rifugiati sudanesi prospettando loro soluzioni effimere e temporanee, al pari della manovra imbastita da qualche testata giornalistica ( e non solo) che vorrebbe addossare anche su di loro la responsabilitˆ dellĠoccupazione del Laboratorio Zeta. Quello che da pi fastidio, forse, in questo momento  che i rifugiati sudanesi hanno deciso di presidiare dallĠesterno il laboratorio Zeta e le loro tende aperte sul marciapiede antistante in una stagione cos“ fredda rappresentano la denuncia pi grave nella condizione di abbandono nella quale sono stati abbandonati per anni dalle istituzioni.

E nei loro confronti potrebbe spiegarsi presto anche un arma pi subdola di ricatto, perchŽ molti dei rifugiati sono in attesa da tempo del rinnovo del permesso di soggiorno da parte dellĠUfficio immigrazione della Questura di Palermo, un rinnovo dovuto per legge, anche senza presentare copia del passaporto, come invece richiesto dalla Questura di Palermo, un rinnovo reso a torto un atto discrezionale, che potrebbe essere utilizzato per ÒconsigliareÓ loro lĠabbandono dello spazio in via Boito. Per questo chiediamo ancora una volta allĠAlto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati di vigilare sul rinnovo dei permessi di soggiorno, atti dovuti dallĠUfficio immigrazione della Questura di Palermo, nei confronti di persone che godono ancora dello status di rifugiati, senza farsi invischiare nelle trame diversive imbastite per disorientare e dividere al loro interno i sudanesi offrendo loro ricoveri provvisori ed ancora inagibili.

Come giˆ scritto in una lettera rivolta al Presidente della repubblica, sottoscritta da decine di cittadini palermitani, lo Zetalab va restituito al pi presto ai rifugiati che vi abitavano ed alle centinaia di persone che vi svolgevano a titolo totalmente gratuito attivitˆ sociale e culturale. Riteniamo Òche sia irrazionale ed in aperta violazione dei diritti umani che vanno comunque riconosciuti ai rifugiati, e del diritto dĠasilo che la nostra Costituzione indica tra i diritti fondamentali come il diritto alla salute ed il diritto allĠabitazione, lĠassegnazione di un immobile ad unĠassociazione privata per fini privati, che in base allĠattuale quadro di autorizzazioni amministrative non vi potranno mai essere realizzati. Lo sgombero del laboratorio Zeta danneggia una esperienza di integrazione che noi ed i cittadini di Palermo, che ci sono vicini in questi giorni, vogliamo difendere. senza recare tuttavia alcun possibile vantaggio allĠassociazione procedente, che per quanto ci risulta potrebbe facilmente disporre di altri locali per svolgere le sue attivitˆ e che non avrebbe neppure presentato richiesta di autorizzazione per gli interventi edilizi necessari per la ristrutturazione dellĠimmobile- autorizzazioni che, allo stato, sarebbero peraltro negate perchŽ in contrasto con gli strumenti urbanistici vigentiÓ.

Lo sgombero eseguito in forza di una sentenza del giudice civile resa nei confronti dello IACP in un procedimento nel quale sono rimasti estranei i rilevanti interessi pubblici e la funzione sociale del Laboratorio Zeta, non pu˜ recare alcun vantaggio allĠassociazione Aspasia, il cui contratto scade tra un anno, e di contro lĠutilizzazione di questi locali per svolgere una attivitˆ di accoglienza che non  stata possibile in altre parti della cittˆ, come il vuoto di proposte del comune conferma ancora in questi giorni, rappresenta un venir meno agli obblighi di solidarietˆ e accoglienza previsti dalla normativa interna e comunitaria, oltre che dalla Costituzione, ma anche imposti dal dovere di rispettare la dignitˆ umana di persone giˆ vittime di persecuzione e costrette ad abbandonare il loro paese.

Per tali motivi rinnoviamo ancora una volta la richiesta di una nuova trattativa che coinvolga il Comune, lĠente proprietario, lo IACP, lĠassociazione assegnataria, ma che veda anche partecipare allo stesso tavolo i rappresentanti del laboratorio Zeta e dei rifugiati. Soprattutto lo IACP, ente proprietario dellĠimmobile, oltre che di un ingente patrimonio abitativo nella cittˆ di Palermo, deve assumere una posizione chiara, dopo che per anni non si  praticamente opposto allĠazione civile intentata dallĠassociazione Aspasia.

Al di lˆ di proposte impraticabili formulate dallĠamministrazione comunale che avrebbe a disposizione solo locali immediatamente inagibili, come quelli ubicati presso il vecchio assessorato allĠurbanistica, non basta certo qualche rassicurazione verbale in favore dei rifugiati, mentre permane la situazione di grave tensione che ha portato allo sgombero ed i sudanesi dormono ancora nelle tende sulla strada esposti alla pioggia ed al vento perchŽ hanno paura a rientrare a dormire nella struttura dopo lo sgombero posto in essere con cariche e pestaggi dalle forze di polizia, dei quali presto si dovrˆ occupare la magistratura.

Abbiamo chiesto da tempo che le amministrazioni pubbliche si attivino per ripristinare i diritti negati di questi rifugiati e per restituire allo spazio del laboratorio Zeta la sua destinazione sociale. Oggi, dopo essere rimasti inascoltati per settimane, dopo che uno dei ragazzi sudanesi  stato ricoverato in ospedale ed altri cominciano ad avvertire sindromi influenzali, chiediamo ancora una volta la restituzione dei locali del Laboratorio Zeta di Palermo alla sua funzione di accoglienza e di aggregazione in un momento in cui, in tante altre parti del paese sembrano prevalere la discriminazione, la esclusione su base etnica e razziale, la xenofobia istituzionale.

Marco Pirrone

Fulvio Vassallo Paleologo

Universitˆ di Palermo