La giovent perduta

 

 

LĠidea di fondo di tanti, e non parlo solo di cittadini italiani,  che 4 milioni di cittadini stranieri sono tanti, sono troppi, occupano lo spazio fisico, disturbano con il loro abbigliamento, con le loro spezie dagli odori forti e penetranti, con la ruviditˆ delle loro mani, con la loro pelle nera o gialla, con i suoni delle loro lingue incomprensibili.

EĠ di difficile comprensione questo mondo contemporaneo per tutti noi. I giornalisti, i pastori ecclesiastici, gli opinionisti nonchŽ gli operatori del settore e dellĠassociazionismo di varia estrazione e provenienza, da anni si interrogano sul razzismo in Italia, individuando le varie tipologie di ostilitˆ e di ribrezzo verso il diverso, catalogandole ogni volta con delle parole diverse, cos“ abbiamo razzismo istituzionale, razzismo democratico, razzismo culturale, razzismo radical chic, e chi pi ne ha pi ne metta. Non ci soffermiamo sul significato etimologico dei termini.

 

EĠ doveroso invece soffermarci sullĠepilogo violento di una situazione di degrado sociale culminata nella giornata del 7 gennaio nel sud dellĠoccidente.

 

Rosarno, un piccolo paese calabro. La terrˆ dellĠomertˆ dove i miserabili hanno osato ribellarsi dopo anni di sfruttamento, di segregazione e di umiliazione. La merce umana che ogni mattina si distribuiva lungo le strade del sud, esposta ai ricatti del caporalato durante la giornata e alle intemperie di ogni genere di notte nei loro bivacchi di fortuna. Hanno alzato la testa, si sono fatti sopraffare dalla rabbia, hanno osato reclamare il loro essere l“, sono diventati visibili. Hanno reclamato i loro diritti con la violenza, seminando il terrore nella popolazione autoctona. Gli ultimi della terra, sfruttati e sottopagati si sono liberati come si erano liberati i braccianti italiani emigrati in democratica e civile Francia, oppure nella ricca e benestante Svizzera agli sgoccioli del secolo scorso, deportati e salvati dal linciaggio nei treni della speranza messi a disposizioni dai rispettivi governi.

 

Adesso, come allora, la gente povera, disposta a sacrificare tutto, perchŽ non hanno nulla da perdere. Gesti violenti contro il mal di convivenza, il malessere diffuso del vivere insieme dei diversi, che come dimostrano i fatti non pu˜ essere contenuto e disciplinato dalla famigerata legge 94, meglio conosciuta come il Òpacchetto sicurezzaÓ.

 

Vivere insieme non  solo un problema delle terre di nessuno, delle democrazie di transizione che Predrag Matvejevic in un suo saggio definisce ÒdemocratureÓ, delle periferie del mondo. EĠ una questione europea e non solo, basta pensare alla iniziativa di ribellione della diaspora messicana negli Stati Uniti DĠAmerica raccolta nel documentarioÓ Un giorno senza messicaniÓ di Alfonso Arau. Una manifestazione di protesta visibile dei migrati messicani, un giorno senza di loro, avvenuta in un paese che vanta un primo cittadino ÒabbronzatoÓ a detta di qualcuno.

La stesse iniziative sono previste questĠanno anche in Francia e in Italia. In Italia sono giˆ sorti diversi comitati che scenderanno in piazza nel mese di marzo per reclamare i loro diritti e la loro dignitˆ.

Siamo abitanti temporanei di unĠera scandita dalla tecnologia delle comunicazioni e di trasporti veloci e facili, che ha permesso lo spostamento fisico e insieme illusorio di essere ovunque nel mondo, anche se il cuore e lĠintelligenza spesso restano a casa e lĠidentitˆ si nutre dei valori circoscritti e localizzati senza cambiare nulla, senza tendere a costruire una prospettiva che ci aiuta a cogliere la complessitˆ del mondo globalizzato. Un mondo dove le differenze e diversitˆ ci sono, e aggiungerei – meno male, ma dove la gran parte delle persone sono accomunate della paura dellĠaltro.

In Italia, ma anche altrove, basta vedere che cosa sta succedendo nella Repubblica Ceca con le comunitˆ Rom, segregate nelle scuole differenziali sorte per accogliere persone con disabilitˆ.

Viviamo e coabitiamo allĠinterno delle societˆ dove la scuola e la famiglia si scaricano vicendevolmente le rispettive responsabilitˆ, dove si sono perse delle reti sociali, dove le istituzioni esistono semplicemente fine a se stesse.

Non esiste la visione di una responsabilitˆ collettiva e di un destino comune.

Stiamo diventando semplicemente vecchi, accettiamo la vita in modo passivo, tendiamo alla esistenze monotone, abbiamo paura - Paura dellĠaltro, paura di perdere qualcosa o qualcuno, paura di incontrarsi con lĠaltro, paura per il presente e per il futuro. Ma la paura non  una risposta, come non lo  il falso perbenismo nŽ tanto meno una crescente ostilitˆ.

 

Occorre sforzarsi nel trovare le vie di una nuova coesistenza, paritaria ed interattiva tra tutti noi, occorre modificare le leggi che sopprimono la dignitˆ dei cittadini migranti. Adam Mickiewicz nel suo ÒOde alla gioventÓ sostiene che la giovent appartiene a tutte le etˆ ed  il contrario di una accettazione passiva delle vita, si oppone alla noia di una esistenza monotonaÉ rifiuta lÔindifferenza e lĠegoismo,É vive dove succedono cose importanti e dove cĠ lĠapertura verso il mondo in un dialogo continuo di tradizioni e opinioniÉ la giovent si nutre di amicizia e di apertura con cui crea un ponte tra gruppi, etˆ, progetti, speranze e sforzi.

 

EĠ allora soffermiamoci almeno per unĠattimo e riflettiamo in modo consapevole sul destino di migliaia di cittadini stranieri deportati da Rosarno, perchŽ delle deportazioni si parla, nei famigerati CIE (Centri Identificazione Espulsione) delle vicinanze e l“ trattenuti, nonostante la gran parte dei deportati fossero in regola con il soggiorno. Per quale reato saranno denunciati? I regolari saranno puniti perchŽ colpevoli del reato di disperazione? Che fine faranno invece gli altri, quelli diventati irregolari o quelli da sempre clandestini, perchŽ ottenere un contatto di soggiorno equivale alla vincita di una lotteria? Pagheranno le cifre previste dal reato di clandestinitˆ? Con quali soldi visto che i loro Òdatori-sfruttatoriÓ non li hanno pagati?

LĠAsgi (Associazione per gli Studi Giuridici sullĠImmigrazione), in seguito agli eventi di Rosarno ha diramato un comunicato stampa che richiede al Ministero degli Interni, al Governo e al Parlamento emanazione  la rivisitazione di opportune direttive finalizzate a dare attuazione, sia alle disposizioni di protezione sociale previste dallĠArt.18 del T.U 286/98, sia al nuovo art.600 di cp della legge 228 del 2003, che permettono di perseguire la riduzione in condizioni di schiavit e servit, nonchŽ lo sfruttamento anche lavorativo, facilitando cosi lĠottenimento del pds (permesso di soggiorno) per motivi di protezione sociale da parte del lavoratore sfruttato.

Riuscirˆ lĠAsgi nel suo intento, ma soprattutto riusciremo tutti noi ad arrivare ad un cambio di prospettiva, concependo un nuovo modo di essere e di abitare questo nostro comune mondo? Riusciremo a disperdere i pregiudizi, ad estirpare le nostre radicate convenzioni frutto delle abitudini e del non pensiero? A sorpassare i nostri spazi vuoti che immobilizzano e non educano? Riusciremo a disimparare per creare lo spazio necessario allĠinterno di ciascuno di noi, per poter creare un nuovo modello culturale aperto, e proprio per questo poco sicuro, alla faccia del pacchetto sicurezza che ci vuole tutti sicuri.

PerchŽ come sostiene Raimon Pannikar in una delle sue video interviste – Dobbiamo aiutarci reciprocamenteÉ ed essere consapevoli.. che la veritˆ non  possesso personale --- Abbiamo la necessita di comprendere che la veritˆ quando cade dal cielo alla terra, si rompe in cento pezzi, un pezzetto a disposizione di ciascuno.

 

Luči Žuvela