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Immigrazione: primo “Rapporto della Rete europea”

Presentazione

Assicurare lo scambio e l’aggiornamento continuo sul fenomeno migratorio e sui richiedenti asilo è l'intento dello European Migration Network (EMN), programma comunitario avviato a titolo sperimentale nel 2003 e ora diventato iniziativa strutturale di cui fanno parte i 27 Paesi dell’UE.

Questo primo “Rapporto EMN Italia”, presentato il 18 dicembre 2009 presso la Biblioteca del CNEL, è stato curato dal ministero dell’Interno con il supporto del centro studi e ricerche Idos/Dossier Statistico Immigrazione, con la collaborazione, in ambito sanitario, dell’Ordine dei medici, della federazione dei collegi degli infermieri e della società italiana di Medicina delle Migrazioni.

La prima parte del “Rapporto” si sofferma sulle politiche e strutture riguardanti l’immigrazione: fornisce i più recenti aggiornamenti normativi e sottolinea le possibili prospettive a livello giuridico e sociale, con specifico riferimento all’inserimento nel mondo del lavoro nelle sue varie forme.

Le altre due parti riguardano il rapporto tra mercato occupazionale e flussi qualificati, quindi, l’apporto di medici e infermieri stranieri nel settore sanitario.

Le annotazioni giuridiche, completate con i dati socio-statistici, da una parte, fanno il punto sulla situazione riscontrata a metà degli anni ‘2000, dall’altra, forniscono l’aggiornamento al 2008. Si entra nel merito delle carenze di questo personale, del suo reclutamento, delle esperienze di formazione all’estero, della necessità delle reti formative in Italia e dei possibili sviluppi.

Per limitarci all’essenziale:

- La questione dei lavoratori altamente qualificati in Italia illustra, sulla base dei dati socio-statistici, come la maggior parte dei lavoratori non comunitari, pur avendo fruito mediamente di una buona preparazione, non abbia avuto un inserimento corrispondente alle capacità acquisite e sia stata chiamata ad assolvere mansioni meno qualificate che permangono in gran numero anche in una società altamente industrializzata. In Italia i datori di lavoro non sono chiusi all’inserimento nelle loro aziende di lavoratori qualificati ma preferiscono selezionarli dopo averli già conosciuti sul campo, per cui l’approvvigionamento, solitamente, avviene dopo che essi già si sono insediati in Italia.

- Archivi statistici e metodologia interpretativa presenta le banche dati alle quali lo studio fa riferimento ed illustra la natura dei dati da esse raccolti.

- Normativa nazionale sulle migrazioni dei lavoratori altamente qualificati non comunitari presenta un succinto sommario concernente la programmazione dei flussi e le quote di ingresso annuali con specifico riferimento alle le figure altamente qualificate. In Italia non operano Programmi riguardanti lavoratori altamente qualificati non comunitari. A tale proposito, bisogna tenere presente che i flussi di ingresso annuali sono molto ampi, tra nuovi lavoratori e ricongiungimenti familiari, ai quali si aggiunge un consistente numero di minori che pervengono all’età lavorativa, per cui la possibilità di selezionare profili alti è già assicurata in loco. I diritti e gli obblighi dei lavoratori altamente qualificati sono simili a quelli degli altri lavoratori immigrati ai quali per altro la normativa italiana tende ad assicurare la stabilità del soggiorno. Le ricerche sui lavoratori altamente qualificati non comunitari (benché non molto estese), evidenziano alcuni aspetti, tra cui, innanzitutto, un certo spreco delle qualificazioni acquisite dagli immigrati. Ciò deve essere ricondotto ad un più generale limite del mercato occupazionale italiano, che non riesce anche nel caso degli autoctoni a trovare impieghi adeguati alle professionalità acquisite.

Infine, quanto al sistema Italia e al bisogno di immigrati qualificati, la forza lavoro immigrata si propone come una dimensione strutturale del sistema produttivo con un capitale formativo funzionale anche alle esigenze dei comparti più innovativi del sistema. Gli immigrati si inseriscono attualmente ai livelli più bassi con scarse possibilità di essere valorizzati in ruoli per i quali è necessaria l’istruzione secondaria e terziaria. Le indagini dell’ISTAT sulla forza lavoro immigrata nel 2008 hanno sottolineato che tra gli immigrati il 54,1% possiede la laurea o il diploma, il 73,4% svolge una professione non qualificata, mentre tra gli italiani i valori sono, rispettivamente, il 62,3% e il 32,9%. È evidente il sottoutilizzo professionale in lavori a bassa qualificazione. Tra le mansioni più ricorrenti: manovale edile, bracciante agricolo, operaio in imprese di pulizia, collaboratore domestico, portantino nei servizi sanitari ecc. Condizioni disagiate sono attestate anche dagli orari di impiego: il 19% lavora la sera, il 12% la notte, il 15% la domenica.

 

Fonte: Ministero dell'Interno

Redazione internet - Ivana Madonna ( i.madonna@governo.it)

 

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