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Interventi e interviste

Interventi - Ministro Roberto Maroni

12.01.2010

Informativa del ministro dell'Interno sui fatti di Rosarno - Senato della Repubblica

(Bozze non corrette redatte in corso di seduta)

Signor Presidente, onorevoli senatori, mi associo, anche a nome del Governo, alle parole del Presidente del Senato di condanna di ogni forma di violenza, che reputo intollerabile.

Questa mattina la polizia di Stato ha eseguito a Rosarno 17 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone indagate per reati di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. L'operazione di polizia ha portato anche al sequestro di un ingente patrimonio comprendente numerose attività imprenditoriali, per un valore complessivo di decine di milioni di euro. Tra i destinatari delle misure restrittive notificate in carcere vi è anche un esponente di spicco del clan Bellocco, arrestato nel corso dei disordini di Rosarno per aver investito con l'auto alcuni extracomunitari. Questa è la risposta migliore che lo Stato potesse dare dopo i gravissimi fatti accaduti in quelle zone. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL). Questa è l'ennesima prova che lo Stato in Calabria c'è e continuerà ad esserci e non darà tregua alla 'ndrangheta e ad ogni altra forma di criminalità.

Passo ora al una dettagliata ricostruzione dei fatti. Verso le ore 15 del 7 gennaio scorso, personale del commissariato di Gioia Tauro, attivato dalla sala operativa, raggiungeva il pronto soccorso del locale ospedale, dov'era stato trasportato un cittadino extracomunitario ferito da un proiettile tipico delle armi ad aria compressa. Dai primi accertamenti svolti è emerso che il cittadino, nativo del Togo e in possesso di regolare permesso di soggiorno, era stato colpito intorno alle ore 14,30 da un proiettile sparato da una persona a bordo di un'autovettura sulla strada statale 18 di Rosarno.

Dopo le prime cure, lo stesso veniva dichiarato guaribile in dieci giorni.

Alla notizia del ferimento, diffusasi nel giro di poche ore, faceva seguito una manifestazione di protesta di circa 300 cittadini extracomunitari presenti nell'area dei Comuni di Rosarno e San Ferdinando, che lavorano saltuariamente come braccianti agricoli nelle campagne della piana di Gioia Tauro per la raccolta di agrumi. Gli extracomunitari inscenavano una manifestazione violenta, danneggiavano cassonetti per la raccolta di rifiuti e colpivano numerose autovetture in transito con bastoni e pietre. Contemporaneamente, nel centro abitato di Rosarno, un altro gruppo di circa 100 immigrati danneggiava cassonetti e automobili in sosta. Il numero degli immigrati aumentava progressivamente raggiungendo complessivamente le 600 unità.

La situazione di estrema gravità, esplosa rapidamente, veniva tempestivamente fronteggiata dal personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, inviato sul posto e integrato con aliquote di personale del reparto mobile di Reggio Calabria, del reparto prevenzione crimine Calabria e dal personale della Digos. L'intervento delle forze di polizia riusciva, pur in condizioni di ulteriore disagio per la scarsa illuminazione dei luoghi, a contenere l'aggressività dei cittadini extracomunitari anche mediante il ricorso ad alcune cariche di alleggerimento e all'uso di lacrimogeni.

Veniva a quel punto avviato un tentativo di mediazione da parte del commissario straordinario di Rosarno che, a tal fine, riceveva una delegazione di immigrati. Non registrandosi un esito favorevole, i manifestanti riprendevano a creare disordini, riversandosi nuovamente sulla Statale 18, nei pressi e dell'ex fabbrica Sila e dell'ex fabbrica Rognetta, entrambe utilizzate da molti di loro come dormitori.

Anche in questa fase, le forze di polizia presenti riuscivano, con prontezza ed efficacia, a tenere sotto controllo la situazione, ricorrendo anche all'uso di lacrimogeni. Nel corso dei disordini venivano arrestati sette cittadini extracomunitari per reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, devastazione e danneggiamento. Due di essi, feriti, venivano medicati presso l'ospedale di Polistena. Per cinque di essi, il giorno successivo, veniva convalidato l'arresto. Soltanto verso le ore due dell'otto gennaio i cittadini extracomunitari rientravano nelle strutture adibite a dormitorio in località Spartivento del Comune di Rosarno senza creare ulteriori turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica.

Le Forze di polizia mantenevano un presidio nelle principali zone interessate dagli incidenti perché la tensione rimaneva alta e si evidenziavano rischi di ritorsione da parte di alcuni abitanti di Rosarno quale reazione ai danneggiamenti compiuti dagli immigrati.

Nella mattinata di venerdì otto gennaio circa 700 immigrati si radunavano nella piazza antistante la sede municipale di Rosarno per manifestare, questa volta pacificamente, per gli episodi di violenza di cui asserivano di essere stati vittime già in passato. Un secondo incontro tra una delegazione di immigrati e il commissario straordinario del Comune di Rosarno induceva gli immigrati a porre fine ad ogni protesta. Nel frattempo circa 50 cittadini di Rosarno si recavano presso la sede municipale per rappresentare la preoccupazione per la situazione venutasi a creare.

Alle ore 14,30 di venerdì otto gennaio, il prefetto di Reggio Calabria teneva presso la sede del Comune di Rosarno una riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica nel corso della quale veniva disposto il massimo impiego possibile delle forze di polizia, anche ricorrendo all'aggregazione di aliquote di personale proveniente di altri centri.

Nel corso della giornata si verificavano inoltre singoli episodi di violenza e intolleranza, in particolare nei confronti di cittadini extracomunitari che vivevano isolatamente nelle campagne circostanti l'abitato di Rosarno, episodi che venivano prontamente fronteggiati dalle forze di polizia grazie al dispositivo di presidio del territorio attuato. Veniva in particolare arrestato un cittadino di Rosarno, pregiudicato per vari reati, che poco prima aveva investito volontariamente con la propria autovettura un extracomunitario.

Alle ore 18,30 dello stesso giorno, due immigrati venivano feriti alle gambe da colpi di arma da fuoco sparati da ignoti e venivano ricoverati all'ospedale di Gioia Tauro per ferite giudicate guaribili in 30 giorni.

Anche nella successiva giornata del 9 gennaio si verificavano a Rosarno singoli episodi di vandalismo e di violenza: nella mattinata veniva data alle fiamme un'abitazione colonica, occupata da dieci immigrati che rimanevano illesi; nel pomeriggio una persona armata di pistola, al momento non ancora identificata, minacciava un gruppo di 15 extracomunitari che occupavano un casolare in contrada Fabiana di Rosarno e che, all'arrivo della Polizia, manifestavano la volontà di lasciare Rosarno insieme ad altri 30 immigrati che occupavano un casolare vicino.

Questi i fatti, dalla cui ricostruzione emerge con chiarezza un primo importante dato: le forze dell'ordine sono intervenute tempestivamente sin dall'inizio dei disordini e questo ha permesso loro di riuscire a porre fine alle violenze, evitando che esse degenerassero in episodi ancora più gravi. Sono stato informato dei fatti immediatamente e immediatamente ho disposto il rafforzamento del presidio delle forze dell'ordine a Rosarno, nonché la costituzione di un'apposita task force, composta dal direttore centrale per le politiche dell'immigrazione del Ministero dell'interno, dal direttore generale dei servizi ispettivi del Ministero del lavoro e dal direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, con il compito di ricostruire il quadro completo e dettagliato della situazione in atto e individuare le soluzioni più adeguate per una sollecita definizione della crisi e per porre fine ad una grave situazione di degrado sociale, che si era ormai trasformata in un serio problema di ordine pubblico. La task force si è immediatamente insediata presso la Prefettura di Reggio Calabria.

Risultavano dimorare presso l'immobile denominato "La Rognetta" di Rosarno circa 300 cittadini extracomunitari; altri 700 risultavano concentrati nell'edificio industriale dell'ex "Opera Sila" di Gioia Tauro e 200 ancora nel vicino Comune di Rizziconi. A fronte di una situazione così delicata e potenzialmente esplosiva, la task force ha ritenuto essenziale procedere all'immediato trasferimento di un primo gruppo di immigrati - quasi tutti quelli provenienti dall' area dismessa in località "La Rognetta" di Rosarno - presso il centro di accoglienza di Crotone. Nel pomeriggio di venerdì 8 gennaio la task force ha, pertanto, chiesto al direttore dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti, l'invio di un'equipe medica per un esame complessivo della situazione igienico-sanitaria delle strutture ove erano presenti gli immigrati e per monitorare le loro condizioni di salute. Era la prima volta che veniva fatta una cosa del genere. Nelle prime ore di sabato erano presenti a Rosarno, oltre al direttore, tre medici dell'Istituto.

Sabato mattina la task force si è trasferita presso il Comune di Rosarno, ove è avvenuta una serie di incontri con organizzazioni umanitarie, quali la Caritas, Medici senza frontiere e la Croce rossa italiana, con rappresentanti dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, allo scopo di attivare canali di mediazione che consentissero il trasferimento degli extracomunitari quanto più rapidamente possibile.

Voglio sottolineare a questo riguardo che le operazioni di trasferimento di tutti i cittadini stranieri sono avvenute su base volontaria e senza disordini, per tutta la giornata di sabato, presso i centri di Crotone e di Bari. Complessivamente le persone trasferite sono state 748, di cui 428 al centro di prima accoglienza di Crotone e 320 al centro di prima accoglienza di Bari. Circa 330 stranieri, inoltre, muniti di regolare permesso di soggiorno, si sono volontariamente allontanati in treno o con mezzi propri, verso altre destinazioni. Dei 428 stranieri trasferiti presso il centro di Crotone, 306 sono risultati in possesso di permesso di soggiorno - la quasi totalità - e, pertanto, dopo i controlli di polizia hanno lasciato il centro di accoglienza; 19, sprovvisti di titolo di soggiorno, saranno trasferiti presso i centri di identificazione ed espulsione di Lamezia Terme, Bari e Roma per la loro espulsione.

Per 12 stranieri sono in fase di formalizzazione i provvedimenti di arresto per inottemperanza a precedenti ordini del questore a lasciare il territorio nazionale o di denuncia in stato di libertà per il reato di clandestinità.

Allo stato attuale, risultano da valutare le posizioni amministrative di altri immigrati ancora presenti presso il centro di Crotone.

Dei 320 stranieri trasferiti a Bari invece 159 sono risultati in possesso di permesso di soggiorno, 14 sono stati arrestati perché inottemperanti all'ordine del questore a lasciare il territorio nazionale; i restanti verranno trattenuti presso il locale centro di identificazione ed espulsione, ad eccezione di un cittadino nigeriano che è stato accompagnato presso il CIE di Roma. Nessuno di questi, allo stato, risulta essere cittadino egiziano.

Dopo tali trasferimenti non vi sono più presenze all'interno delle due ex fabbriche utilizzate dagli immigrati come dormitori a Rosarno.

Complessivamente, i cittadini extracomunitari medicati presso gli ospedali della zona sono stati 21, di cui 8 ancora ricoverati presso gli ospedali di Reggio Calabria, Gioia Tauro e Polistena e per i quali sono state attivate le procedure per la concessione del permesso di soggiorno umanitario. Presso gli ospedali della zona sono stati medicati dieci operatori della Polizia di Stato, otto dell'Arma dei Carabinieri e 14 cittadini di Rosarno.

Nel corso degli incidenti sono state danneggiate due autovetture della Polizia di Stato e arrestate complessivamente dieci persone di cui sette extracomunitari e tre cittadini di Rosarno. Altri tre rosarnesi sono stati deferiti all'autorità giudiziaria.

I servizi di presidio e vigilanza a Rosarno sono ancora in atto e resta rafforzato il servizio di controllo del territorio in tutta la zona. Dalla mattinata di domenica 10 gennaio si sta procedendo alla demolizione di una parte degli immobili dell'ex fabbrica Rognetta con l'ausilio dei Vigili del fuoco, che peraltro sono stati presenti in forza sui luoghi degli incidenti sin dal primo momento al fine di garantire un adeguato presidio preventivo di soccorso pubblico.

Sono in corso approfondimenti investigativi anche presso i centri di accoglienza di Bari e Crotone per l'individuazione delle aziende della piana di Gioia Tauro che hanno irregolarmente impiegato la manodopera extracomunitaria. Le ipotesi da taluni avanzate circa l'interesse e il coinvolgimento nei disordini della criminalità organizzata locale, anche grazie all'operazione di questa mattina che ho citato all'inizio del mio intervento, sono attualmente al vaglio dell'autorità giudiziaria.

Da ultimo voglio informare che sabato 9 la task force da me costituita ha avuto incontri con le associazioni di categoria datoriali del settore agricolo, in particolare con il Vice presidente e il direttore provinciale di Confagricoltura ed il Presidente ed il direttore provinciale di Coldiretti. All'esito di questi incontri la task force sta ora mettendo a punto un programma di ispezioni presso tutte le aziende della zona che impiegano lavoratori stagionali nel settore agricolo al fino di verificare il rispetto della normativa in materia, che prevede tra l'altro per obbligo per il datore di lavoro di assicurare la disponibilità di alloggi idonei, norma di legge che non è mai stata applicata.

Voglio in questa sede respingere con fermezza ogni riferimento, che pur qualcuno ha avanzato, riguardo ad una scarsa o inadeguata attenzione dello Stato verso i problemi della Calabria. Come ho già avuto modo di dire anche in questa Aula in altre circostanze, dal suo insediamento questo Governo ha prodotto uno sforzo straordinario ed ottenuto risultati mai visti in precedenza in termini di lotta alla criminalità organizzata anche con riguardo proprio alla Calabria. Abbiamo sciolto 13 Comuni per infiltrazione mafiosa, dei quali sei proprio in Calabria e tre nella sola provincia di Reggio Calabria, nella zona dove si sono verificati gli incidenti. Nello stesso periodo di tempo, da quando c'è il Governo, su 427 operazioni di Polizia giudiziaria 102 hanno riguardato la 'ndrangheta, con l'arresto di 889 soggetti appartenenti alla criminalità organizzata calabrese.

Sono stati arrestati 46 latitanti appartenenti alla 'ndrangheta, di cui otto inseriti nel programma speciale dei trenta più pericolosi e nove nell'elenco dei cento più pericolosi. Anche in Calabria abbiamo registrato risultati straordinari nella strategia di aggressione ai patrimoni mafiosi: i beni sequestrati alla 'ndrangheta sono stati 2.569 negli ultimi 18 mesi, per un valore di circa 1.200 milioni di euro, mentre le confische alla 'ndrangheta ammontano a 730 beni, per un valore di 362 milioni di euro: è un dato che non ha precedenti negli ultimi tempi.

L'attenzione che da tempo riserviamo a quei territori ha riguardato anche situazioni di degrado e disagio sociale come quella di Rosarno, della quale ci eravamo interessati allorquando, nel dicembre 2008, si era verificata un'aggressione analoga con armi ad aria compressa in danno di alcuni extracomunitari, alla quale era seguita una manifestazione di protesta dei lavoratori immigrati della zona. Già allora la risonanza dell'accaduto e la necessità di intervenire per assicurare agli immigrati condizioni dignitose di sussistenza ed un'adeguata situazione igienico-sanitaria determinarono una serie di incontri tra i rappresentanti della Protezione civile regionale e dei Comuni di Rizziconi, Rosarno e San Ferdinando (i Comuni maggiormente interessati della presenza di lavoratori immigrati).

In quell'occasione, i rappresentanti degli uffici sanitari della Regione e dell'associazione Medici senza frontiere avevano constatato sul posto le precarie condizioni igienico-sanitarie dei luoghi ove vivevano gli immigrati. Ma gli interventi più tangibili sono venuti proprio dallo Stato, e segnatamente dal Ministero dell'interno. Già dal mese di aprile 2009 infatti abbiamo erogato al Comune di Rosarno, che svolgeva le funzioni di capofila del progetto, un primo significativo contributo di 200.000 euro, utilizzati per noleggiare delle strutture di carattere sanitario.

La Regione Calabria aveva disposto un finanziamento di 50.000 euro, per il quale è stato ad oggi erogato solo un acconto di 15.000 euro. La Regione aveva poi immaginato di realizzare una tendopoli ove trasferire gli immigrati, salvo desistere poi dall'intendimento allorquando apprendeva di dover sostenere i costi dell'intervento che, diversamente al solito, non sarebbero stati pagati da qualcun altro.

In tale contesto, va evidenziato che dal 27 luglio 2009, per un intervento disposto dal commissario straordinario del Comune di San Ferdinando, è stata definitivamente sgomberata e chiusa l'ex cartiera abbandonata Modul System, dove gli immigrati vivevano in condizioni precarie analoghe a quelle di Rosarno, e che era stata lo scenario dove si erano svolte le principali manifestazioni di protesta del dicembre 2008.

Inoltre, nell'area dismessa di Rognetta, a Rosarno, grazie al finanziamento di 930.000 euro già disposto da parte del Ministero dell'interno, inizieranno nel prossimo mese di marzo i lavori per la realizzazione di un area mercatale, di zone verdi di sosta per il passaggio pedonale in bicicletta nonché di un parco ludico. Oltre a ciò, si sta avviando la realizzazione di un progetto finanziato dal PON sicurezza per 1.800.000 euro volto alla creazione, sempre a Rosarno, di un centro diurno di accoglienza e di formazione per immigrati, utilizzando un bene confiscato proprio alla 'ndrangheta.

Vorrei ancora aggiungere, per quanto riguarda la programmazione 2007-2013 del PON sicurezza, che in quella zona sono stati finora approvati nove progetti territoriali, per un importo complessivo superiore ai 66 milioni di euro, e un ulteriore progetto di oltre 42 milioni di euro relativo al sistema di videosorveglianza delle aree maggiormente a rischio tra le quali Reggio Calabria, Gioia Tauro, Palmi, Rosarno, San Luca, Crotone e Lamezia Terme. Questo ulteriore progetto verrà finanziato con le risorse del PON sicurezza 2007-2013.

Sottolineo infine che a Rosarno e in alcuni Comuni limitrofi sono in via di realizzazione specifici progetti diretti all'accoglienza e all'integrazione degli immigrati presenti nell'area. In particolare, il Comune di Rosarno è interessato ad un progetto finanziato con le risorse provenienti dal Fondo sociale europeo, gestito dal Ministero del lavoro, finalizzato alla creazione di alloggi per lavoratori stranieri impiegati nel lavoro stagionale.

I fatti di Rosarno rendono evidenti anche tutte le conseguenze negative che derivano dall'immigrazione clandestina che, proprio per questo motivo, il Governo ha iniziato e continuerà a combattere senza tentennamenti.

L'ingresso illegale nel territorio dello Stato costituisce il presupposto per l'emarginazione e lo sfruttamento lavorativo di molti stranieri e, spesso, il serbatoio per il reclutamento della manovalanza della criminalità.

Anche su questo versante abbiamo ottenuto importanti risultati con l'azione di Governo, attraverso - in particolare - il rafforzamento dei sistemi di effettiva espulsione dei clandestini. Negli ultimi due anni sono stati effettivamente rimpatriati 42.595 clandestini nei rispettivi Paesi di origine.

Ma è sul fronte della prevenzione dell'immigrazione clandestina che l'azione di Governo e delle forze dell'ordine si è mostrata più efficace. Da quando abbiamo dato compiuta attuazione alle intese con la Libia - Paese di maggiore transito degli immigrati provenienti dall'Africa sub-sahariana - gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane sono diminuiti del 90 per cento, rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente: 31.281 persone sbarcate nel 2008, 3.185 nello stesso periodo del 2009.

Per effetto della riduzione degli sbarchi anche i Centri di prima accoglienza si sono svuotati ed in particolare quello di Lampedusa - in passato in situazione di forte sofferenza, con punte di 2.000 persone - è attualmente totalmente privo di ospiti.

Per continuare a combattere efficacemente la clandestinità bisogna proseguire nell'applicazione puntuale e rigorosa della legge Bossi-Fini che, voglio ricordarlo, lega la possibilità di ingresso e soggiorno sul territorio dello Stato al possesso di un regolare contratto di lavoro.

Questo fondamentale principio stabilito dalla nostra legge si sta affermando anche nelle più moderne legislazioni degli altri Paesi europei. Voglio citare, ad esempio, l'ultimo caso in ordine di tempo, quello della Spagna, guidata dal Governo Zapatero, ove proprio questo principio è stato ribadito e rafforzato dalla recente legge entrata in vigore in quel Paese il 13 dicembre dello scorso anno. Nella parte quinta del preambolo della nuova legge spagnola si stabilisce l'obiettivo di: «perfezionare il sistema di canalizzazione legale ed ordinata dei flussi migratori per lavoro, rafforzando il vincolo tra la capacità di accoglienza dei lavoratori migranti e le necessità del mercato del lavoro».

I disordini di Rosarno trovano il loro fondamento in una situazione di insanabile tensione tra la popolazione locale e le comunità di extracomunitari presenti non solo a Rosarno, ma in tutta l'area dei Comuni limitrofi, che deriva da una grave condizione di degrado sociale che si era ormai trasformata in un serio problema di ordine pubblico.

La maggioranza degli immigrati a Rosarno era regolare dal punto di vista del permesso di soggiorno, non certo sotto il profilo del regolare contratto di lavoro. Questo è un argomento importante a sostegno della mia convinzione che non sono necessarie nuove leggi o modifiche normative: le leggi attuali, in particolare la «Bossi-Fini», già impongono la regolarità delle posizioni di lavoro e la necessità di assicurare idonea sistemazione alloggiativa per i lavoratori stranieri.

È invece necessario che queste leggi siano applicate integralmente da chi fino ad oggi le ha semplicemente eluse.

Per garantire il rispetto della legge saranno intensificati e resi pienamente efficaci i controlli ispettivi, con il fattivo coinvolgimento dei vari livelli istituzionali e delle parti sociali.

Intensificare una specifica, coordinata e capillare attività di contrasto dei fenomeni di illegalità e di sfruttamento del lavoro irregolare in agricoltura: questo è il nostro programma di azione, per contrastare in maniera sempre più efficace l'immigrazione clandestina, il lavoro nero e ogni forma di criminalità nel nostro Paese.





   
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