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Data: 15 gennaio 2010
Prot.: /10/GC/fb A tutte le Strutture UIL
Servizio:
Politiche Territoriali e Migratorie
Oggetto: Una giornata con gli immigrati LORO SEDI
Circ. /10
Amici e compagni,
Come certo sapete, sul tema
dell’immigrazione e della lotta alle discriminazioni ed al razzismo, da parte
di un gruppo di persone ed associazioni è stata lanciata per marzo l’iniziativa
denominata “una giornata senza
immigrati”, intesa a combattere il crescente clima di intolleranza verso chi non è nato in Italia e a
valorizzare la risorsa immigrazione.
Dopo i fatti di Rosarno, una
riflessione sulla politica migratoria e sulle condizioni di lavoro e di vita di
questi nuovi cittadini, è quanto mai
urgente.
Per questo motivo la UIl ha deciso
di aderire con proprie motivazioni ad una campagna di valorizzazione del lavoro
migrante e di sensibilizzazione sulla necessità di creare un nuovo modello di
convivenza civile.
Vi inviamo, in allegato la posizione
elaborata dal nostro Dipartimento Politiche Migratorie della UIL.
Fraterni saluti.
ll
Segretario Confederale UIL (Guglielmo
Loy)
Una
giornata “con” gli immigrati
La
UIL favorisce l’idea di una giornata a marzo di valorizzazione della risorsa
immigrazione e di costruzione di un nuovo modello di convivenza multi etnica
Sfruttati,
vessati, discriminati e spesso oggetto di razzismo. Nel nostro Paese non ci si
comporta bene con gli immigrati: non lo fa la politica di chi governa che ha
scelto misure draconiane per rimediare alla propria difficoltà nel governare il
fenomeno; non lo fanno molti esponenti politici dediti al “cattivismo” per
meschine ragioni elettorali, incuranti dei danni alla convivenza civile che
possono provocare alcune loro dichiarazioni; non lo fanno i mass media che
spesso usano un linguaggio ed un approccio alle notizie dispregiativo quando si
tratta di immigrazione, cogliendo ed accentuando solo fenomeni di cronaca nera;
non lo fanno molti datori di lavoro che usano la condizione di debolezza di chi
lega il suo futuro nel nostro Paese al rinnovo del permesso di soggiorno, per
abbassare il loro salario ed alzare l’orario giornaliero di lavoro; abbiamo poi
lo sfruttamento estremo dei caporali (non solo in agricoltura) che rasenta lo
schiavismo e la violazione dei diritti fondamentali della persona, com’è
successo di recente a Rosarno, ma come potrebbe succedere in molte altre parti
d’Italia, al Sud come al Nord .
Eppure i
cinque milioni di cittadini non italiani che ormai vivono e lavorano con noi ci
sono diventati indispensabili e non solo perché producono un decimo del nostro
PIL e pagano in parte le pensioni degli italiani: ma soprattutto perché le
nostre aziende, i nostri servizi smetterebbero in gran parte di funzionare e le
nostre famiglie andrebbero subito nel caos se non potessero contare, anche solo
per un giorno, dell’apporto indispensabile degli immigrati. Se un giorno gli
immigrati decidessero di fare a meno di noi, non noi di loro.
Per questi
motivi la UIL comprende e condivide molte delle ragioni dei promotori
dell’iniziativa “una giornata senza immigrati”, promossa per il mese di marzo,
specialmente dopo i gravissimi fatti di Rosarno.
E’ urgente
mettere fine all’esistenza di veri e propri lager lavorativi dove viene non
solo cancellato il rispetto delle norme contrattuali e di legge, ma abolito lo
stesso rispetto per la stessa persona.
E’
necessario, soprattutto, che la pubblica opinione percepisca il valore positivo
dell’immigrazione e della necessità di costruire insieme non solo condizioni
d’integrazione, ma una nuova forma di convivenza tra le diverse culture,
tradizioni e religioni che ormai compongono la nostra società.
Sarebbe un
errore, però, parlare di sciopero. Primo perché lo sciopero si fa contro qualcuno e
potrebbe essere strumentalizzato in quanto iniziativa contro gli italiani; secondo, perché sarebbe un grave errore rompere il meccanismo di solidarietà
che deve legare chi lavora insieme, italiani e non. Terzo, perché lo sciopero può essere indetto
solo da chi ne ha titolarità, altrimenti si rischia di esporre chi aderisce a
penalizzazioni (o peggio) da parte dei datori di lavoro; quarto, perché la maggioranza degli
immigrati non potrebbe aderire, neanche volendo, a causa della loro debolezza
contrattuale.
Secondo me,
l’immigrazione non necessita certo di ulteriori ghettizzazioni. Meglio dunque
promuovere una giornata di valorizzazione dell’immigrazione e di opposizione ad
ogni forma di discriminazione e razzismo. Una giornata di celebrazione del
valore positivo che ha l’immigrazione, la quale può essere pubblicizzata
attraverso forti iniziative simboliche: lo sciopero della spesa, ad esempio;
momenti pubblici d’incontro e riflessione tra cittadini, indipendentemente dal
colore della loro pelle; o ancora più semplicemente indossando (stranieri ed
italiani) un indumento giallo, simbolo del rifiuto di ogni forma di razzismo,
xenofobia e discriminazione.
Se chi
promuove l’iniziativa di marzo sceglierà questa strada, del dialogo e della
valorizzazione della risorsa immigrazione, di ricerca di una nuova forma di
convivenza civile, e non quella della contrapposizione e divisione che potrebbe
essere alimentata dall’idea di uno sciopero dei soli immigrati, potranno godere
della piena approvazione ed appoggio attivo della UIL e dei propri iscritti in
tutta Italia.
Dipartimento
Nazionale Politiche Migratorie della UIL