rosarno,
italia. effetti collaterali della guerra permanente al nemico interno.
Dopo il ferimento di
alcuni migranti a Rosario e la protesta di gioved 7 gennaio, nella giornata di
venerd si sono moltiplicati gli atti di violenza nei confronti degli immigrati
africani che alla fine si sono dovuti asserragliare in alcune strutture
fatiscenti, mentre a poche centinaia di metri da loro, con il favore delle
tenebre, centinaia di abitanti della zona
accumulavano oggetti contundenti e taniche di benzina per farsi
giustizia da soli. Solo lintervento della polizia ha impedito che la
situazione degenerasse ulteriormente.
Per tutta la giornata
la RAI stato costretta a
svolgere i servizi giornalistici sotto levidente intimidazione dei comitati
spontanei che avevano occupato la piazza antistante il comune. I cronisti
hanno fornito con successive approssimazioni imposte evidentemente dalla piazza
una descrizione dei fatti che giustificava gli aggressori e scaricava tutte le
responsabilit sugli aggrediti. Gli stessi comitati spontanei di cittadini
hanno impedito che si svolgesse la mediazione avviata in Municipio, ed hanno attaccato
persino le forze di polizia quando queste si frapponevano per impedire veri e
propri linciaggi.
Due ragazzi africani
sono stati presi a sprangate ed adesso in ospedale versano in gravissime
condizioni, altri sono stati feriti con i fucili a pallini, non si contano
quelli che sono stati investiti da automobilisti, mentre aumentano le menzogne
diffuse ad arte sulla dinamica dei fatti, in modo da criminalizzare lintero
movimento di protesta degli africani, ridotti da mesi a lavorare ed a vivere
nelle campagne della piana di Gioia Tauro e di Rosarno in condizioni
schiavistiche. Anche se lo spiegamento dei pattuglioni di polizia inviati da
Roma raffredder gli animi per qualche giorno, ormai in quella terra sar
caccia ai neri, e presto potrebbero esserci altre vittime.
Tra gli stessi
promotori della campagna per cacciare via da Rosarno tutti gli immigrati, assai
probabilmente quei caporali e quei padroncini che devono ancora pagare quanto
gli stessi immigrati hanno guadagnato in queste settimane con il loro lavoro,
come in Sicilia, dove alla fine del raccolto si chiama la polizia per espellere
i lavoratori clandestini, in modo da non pagare loro i magri salari che gli
spetterebbero.
Di fronte a queste
situazioni di illegalit che denunciamo da tempo, a Rosarno, come a
Castelvolturno, e ancora in Sicilia ed in Puglia, nessuno pu fingere di ignorare (www.terrelibere.org e www.fortresseurope.blogspot.com
) un degrado sociale che trova il
suo fondamento nel fallimento delle politiche migratorie, nellabbandono da
parte dello stato, nel controllo del territorio, in Calabria come in altre
regioni meridionali, da parte delle organizzazioni criminali e nello
sfruttamento selvaggio dei braccianti immigrati, irregolari o regolari che
siano poco importa.
Il ministro Maroni ed
altri rappresentanti di governo si sono limitati ai consueti ritornelli a
sfondo xenofobo, spaziando ( si fa per dire) dalla tolleranza zero, alla
denuncia di un eccessivo lassismo nei confronti dellirregolarit, fino alla
celebrazione dei successi conseguiti nella lotta contro limmigrazione
clandestina. Maroni, intervistato su Canale 5 arrivato persino ad attribuire
la responsabilit dei fatti di Rosario alla tolleranza nei confronti degli
immigrati irregolari, affermando che
in questi anni stata tollerata, senza fare nulla di efficace,
l'immigrazione clandestina che ha alimentato la criminalit e ha generato
situazioni di forte degrado come quella di Rosario, aggiungendo che a Rosarno
stiamo intervenendo con i mezzi e i tempi necessari perch in quella zona c'
una situazione difficile, cos come in altre realt. Per ora abbiamo posto
fine agli sbarchi di clandestini a Lampedusa e a poco a poco riporteremo alla
normalit le situazioni.
Pi preoccupante laltro annuncio
di Maroni, secondo il quale i trasferimenti degli immigrati da Rosarno
avverranno solo dopo la loro identificazione, proposito che lascia presagire
una deportazione su vasta scala, con la consegna di numerosi provvedimenti di
espulsione, con lapertura di centinaia di procedimenti penali per soggiorno
irregolare, e con linternamento di quanti non riusciranno a lasciare al pi
presto Rosarno con i propri mezzi, nei centri di detenzione amministrativa
ubicati in Calabria a Lamezia, in provincia di Catanzaro, ed a Crotone. Anche
il trasferimento gi avviato verso centri di prima accoglienza, come quello di
Isola di Capo Rizzato, potrebbero tradursi in una trappola, o in una ulteriore
fuga nella clandestinit, per tutti coloro che sono privi di documenti di
soggiorno.
Dove era Maroni negli
anni passati e chi ha occupato il posto di ministro degli interni dal 2001 ad
oggi, con la parentesi di Amato per meno di due anni ?
Le affermazioni del
ministro dovrebbero portarlo a rassegnare immediatamente le dimissioni, dal
momento che le principali responsabilit di gestione del ministero dellinterno
sono state proprio sue, a parte il breve periodo del governo Prodi, che non
riusc neppure a modificare la legge Bossi-Fini, perno dello scambio politico
affaristico che ha portato ( e mantenuto) le destre al governo in Italia. Anche
per il cedimento della cd. opposizione che prima ha aperto la strada
allimbarbarimento della disciplina dellimmigrazione e poi, in politica
estera, ha assecondato tutte le scelte di Berlusconi e Maroni, ancora nel
febbraio 2009, quando il parlamento ha approvato a larga maggioranza i
pattugliamenti congiunti e gli accordi con la Libia (auspicati a suo tempo
anche da Napoletano e DAlema). E neppure una parola da vera opposizione oggi,
mentre il ministro Maroni porta a suo merito la riduzione dei naufragi nel
Canale di Sicilia, frutto della contrazione ( oltre il 90 per cento in meno)
delle partenze dalla Libia, senza preoccuparsi, e soprattutto senza fare sapere
che in quel paese decine di migliaia di immigrati in transito, privi di
documenti di viaggio, sono imprigionati nelle carceri e nei centri di detenzione
di Gheddafi, e l sottoposti quotidianamente ad ogni tipo di ricatti e di abusi,
proprio per effetto degli accordi tra Italia e Libia.
Neanche un cenno
critico sulle migliaia di potenziali richiedenti asilo, come gli irakeni e gli
afgani, che il nostro personale di polizia e la guardia di finanza respingono
quotidianamente alle frontiere portuali dellAdriatico ( Venezia, Ancona, Bari)
allarrivo dei traghetti provenienti dalla Grecia. Persone che semplicemente
non esistono, come ha risposto il governo italiano alle richieste di
informazione della Corte Europea dei diritti dellUomo presso la quale aperto
un procedimento contro lItalia e la Grecia.
Nessuno che ricordi a
Maroni i suoi fallimenti storici, non parliamo di integrazione e di coesione
sociale, ma anche se si vuole considerare soltanto il risultato dellattivit
repressiva del suo ministero nei diversi governi Berlusconi, da un punto di
vista meramente contabile. Senza ricordare il dolore e la frustrazione che le
scelte legislative e le prassi applicative hanno disseminato tra gli immigrati
in Italia, un dolore ed una frustrazione che in futuro potr moltiplicare per
cento rivolte come quella vissuta a Rosarno in questi giorni.
Esistono
cifre ufficiali desumibili dai documenti raccolti dalla Commissione De Mistura
nel 2007 e dai dati forniti dal ministero dellinterno o raccolti nei dossier
annuali della Caritas, che dimostrano senza possibilit di smentita come ogni
inasprimento delle politiche migratorie sortisca un solo effetto: laumento
incontrollato della clandestinit, come ampiamente comprovato dal numero di
persone irregolari gi presenti in Italia che in passato, ogni anno, tentavano
la strada della regolarizzazione successiva avvalendosi del decreto flussi, o
si avvalevano delle periodiche regolarizzazioni concesse dal governo, nel 2002
e nel 2009. Provvedimenti confezionati su misura non certo per ridurre la
clandestinit ma per venire incontro alle esigenze dei datori di lavoro che
avevano alle proprie dipendenze immigrati in condizione irregolare.
Nel 2001, ad esempio,
nel pieno della applicazione della legge Turco- Napoletano, le espulsioni erano
state 58 mila quelle intimate e 34 mila quelle effettivamente eseguite. Nel
2002, con la introduzione della legge Bossi-Fini, erano state disposte 88.501
espulsioni, ma la percentuale tra le persone espulse e quelle effettivamente
allontanate era rimasta sempre
intorno al 50-60%, come durante i governi di centrosinistra degli anni
1998-2000. Gi nel 2002 si notava per un leggero decremento. Se si considera
infatti che circa 62.500 persone espulse mediante intimazione non avevano
lasciato il territorio nazionale e si confronta questo dato con quello degli
anni precedenti (le persone in questa situazione erano 40.000 nel '98, 64.000
nel '99, 58.000 nel 2000), il dato delle espulsioni effettivamente eseguite in quellanno
si attestava attorno alle 26.000 persone.
Anche se su questi
dati sempre stata polemica, utile ricordare che per il ministero
dellinterno le persone effettivamente espulse o
rimpatriate sarebbero state 37.756 (40.951 per la Commissione De Mistura) nel
2003, 35.437 nel 2004 e 26.985 ( 34.660 per la Commissione De Mistura nel 2005),
e soltanto 24.902 nel 2006. Non si pu dunque negare che per quattro anni consecutivi, dopo la
entrata in vigore della legge Bossi-Fini, diminuito il numero delle persone
rimpatriate, il che attesta i limiti delle strategie di contrasto dellimmigrazione
irregolare sulle quali il centrodestra ha costruito i suoi successi elettorali.
Questi dati sono comunque
nettamente superiori rispetto a quelli degli anni pi recenti. Ed infatti sono
state appena 6.553 le espulsioni di immigrati irregolari ''effettivamente
eseguite'' nel 2008, e attorno alle 9.000 quelle eseguite nel 2009, con un calo
ancora pi evidente proprio nella seconda parte dellanno con lentrata in
vigore del pacchetto sicurezza.
Sono
cifre ufficiali desumibili dai dati forniti dal ministero dellinterno o
raccolti nei dossier annuali della Caritas che dimostrano come ogni
inasprimento delle politiche migratorie sortisca un solo effetto: laumento
incontrollato della clandestinit, e questo dato ampiamente comprovato dal
numero di persone che ogni anno tentavano la strada della regolarizzazione successiva
avvalendosi del decreto flussi, o si avvalevano delle periodiche
regolarizzazioni. Si badi bene regolarizzazioni elargite dal governo per venire
incontro ai gruppi sociali di riferimento, nel 2002 i piccoli imprenditori e nel 2009 le famiglie, non per ridurre
la clandestinit ma per venire incontro alle esigenze di quei datori di lavoro
che avevano alle proprie dipendenze immigrati in condizione irregolare. Negli
ultimi due anni del governo di destra dunque, le espulsioni effettivamente
eseguite si sono ridotte a poche migliaia, sempre sotto le diecimila persone
allanno, a fronte di un numero di immigrati irregolari che oggi oscilla tra
700.000 ed un milione di persone. Di cosa si vanta oggi il ministro
dellinterno? Di chi sono se non sue e del suo governo le responsabilit della
crescita esponenziale della condizione di clandestinit ?
Adesso il quadro complessivo si
sta ulteriormente aggravando dopo il prolungamento a sei mesi della detenzione
amministrativa. Si paga ogni giorno lo scotto di una legislazione
sullimmigrazione ingiusta ed inefficace, e di prassi di polizia violente ed ai
limiti dello stato di diritto e delle garanzie costituzionali. Soltanto il 20
per cento degli immigrati rinchiusi (adesso per sei mesi) nei famigerati CIE,
teatro di abusi e di violenze quotidiane, viene effettivamente accompagnato in
frontiera. In alcuni Cie, come a Gradisca di Isonzo solo il 10 per cento degli
immigrati che vi sono stati internati nel 2009 sono stati effettivamente
accompagnati nei paesi di provenienza. Ed adesso la situazione rischia di
esplodere anche l, con decine di casi di autolesionismo, con tentativi
continui di suicidio, con rivolte e fughe duramente represse dalle forze del
(dis)ordine. E la situazione non diversa in tutti gli altri CIE italiani, mentre
vengono spesi centinaia di milioni di euro per finanziare una repressione
ottusa e violenta che produce pi danno di quanto non riesca a rassicurare
lopinione pubblica.
Malgrado questi fallimenti di
sistema che imporrebbero di abbandonare la legge Bossi-Fini per adottare una
legislazione pi mirata che rispetti i diritti fondamentali delle persone,
compresi gli immigrati irregolari, si insiste ancora nel dilapidare ingenti
quantit di denaro pubblico per la costruzione di nuovi centri di detenzione
per clandestini, definiti tali anche quando risiedono da decenni in Italia.
In Sicilia in fase avanzata costruzione un nuovo centro di identificazione ed
espulsione a Milo vicino Trapani. Secondo il governo servono sempre nuovi posti
per rinchiudere gli immigrati irregolari anche per effetto del collasso e del
sovraffollamento del sistema carcerario. Il prolungamento a sei mesi della
detenzione amministrativa far implodere lintera macchina della detenzione
amministrativa. Il CIE di
Caltanissetta stato chiuso a seguito di una rivolta lo scorso mese, e nessuno
ne ha parlato. Forse la notizia, tenacemente censurata per giorni, avrebbe allarmato troppo lopinione pubblica.
Altrove le comunit locali si sono opposte alla proliferazione dei centri di
detenzione per immigrati irregolari ed i progetti di nuovi CIE sono rimasti nei
cassetti.
Per la realizzazione dei nuovi Cie e per il
prolungamento dei tempi di permanenza degli immigrati negli stessi centri e'
prevista "una spesa stimata di 233 milioni e 160mila euro dal 2008 al
2010" pari a ''4.640 nuovi posti disponibili". Chiss dove li
costruiranno? Una cifra ingente, se si pensa al numero di immigrati che
lItalia riesce effettivamente ad allontanare dal proprio territorio. Stiamo parlando di alcune centinaia di migranti,
sembrerebbe 30 a settimana (!) come dichiarato dallo stesso Maroni alla fine
del 2009, che il nostro governo riesce a rimpatriare solo grazie agli accordi
di riammissione stipulati con i paesi di origine. Tutto questo viene spacciato
allopinione pubblica come un successo del governo, e quella stessa opinione
pubblica adesso dovrebbe essere rassicurata dallinvio in Calabria di una task
force del ministero dellinterno, con lappoggio di altri esponenti
ministeriali del ministero del welfare e del ministero del lavoro. Eppure
qualche ispettore del lavoro in pi in Calabria ci vorrebbe proprio e magari
anche qualche miglioramento nella organizzazione degli ospedali dove i
calabresi continuano a morire per un nonnulla con allarmante regolarit.
Tutte le misure del pacchetto
sicurezza, dai tempi brevi per la perdita del permesso di soggiorno, alla
introduzione del reato di immigrazione clandestina, fino al prolungamento a sei
mesi della detenzione nei CIE, vanno nella direzione della crescita
esponenziale degli immigrati cd.clandestini in Italia. Se - come Panebianco
pensa - questo significa salvaguardare la sovranit dello stato, contento lui
ed i lettori del Corriere della sera. A noi, come a molti costituzionalisti,
sembra che abbattere le garanzie dello stato di diritto per gli immigrati,
creando un diritto penale speciale, e abolendo, per loro soltanto, le garanzie
dello stato democratico e la protezione sociale, costituisca un imbarbarimento
complessivo della nostra convivenza, un ritorno al passato, se non al fascismo
come si palesato nel secolo scorso, ad un nuovo populismo reazionario che,
attraverso il controllo dellinformazione e delleconomia, metter tutti in
riga, e che, per gli immigrati, regolari e non, si tradurr in un vero e
proprio razzismo democratico. Saremo tutti coinvolti, nessuno escluso, lo
siamo gi oggi.
Che
centra tutto questo con i fatti di Rosarno? Gli attacchi continui ai migranti
e la loro ribellione sono solo effetti collaterali di quella che si annuncia
come una guerra permanente ai migranti, considerati come i nemici interni.
Come al solito, una guerra per distrarre lattenzione dalle responsabilit di
chi ha gestito le politiche migratorie in questi anni. Un fallimento totale che
le destre italiane non potranno nascondere a lungo al loro elettorato, e che intanto cercano di scansare
producendo ad ondate periodiche, oltre alle campagne sulla paura, leggi contrarie
alla Costituzione ed alle Convenzioni internazionali, che poi si traducono in
prassi applicative altamente discrezionali, spesso al limite dellarbitrio. La
clandestinit prodotta dalla legislazione dellemergenza porta, non solo al
proliferare dellirregolarit per la mancanza di canali di ingresso legale per
lavoro, ma rigetta nella stessa condizione di irregolarit migliaia di
immigrati che sono espulsi dal circuito produttivo legale per effetto della
crisi economica. Esattamente come le centinaia di immigrati che in queste
settimane si erano spostati dalle citt del settentrione dItalia, dove erano
stati licenziati, verso le campagne calabresi, ma anche pugliesi, siciliane e
campane, per trovare un qualsiasi lavoro, naturalmente in nero, pi frequentemente
in agricoltura, dove manca la concorrenza della manodopera italiana e dove i
controlli sono pi attenuati. Tutto questo esaspera il conflitto sociale e
le rivolte come quella di Rosarno non potranno che ripetersi ancora in altre
parti del territorio. Anche per effetto di un sistema dellinformazione che
amplifica i comportamenti razzisti e xenofobi come si visto ancora in questi
giorni.
Lidea di fondo dei nostri governanti, analoga
a quella di molti loro colleghi europei, seppure praticata in Italia con
strumenti pi rozzi, quella di non consentire alcuna regolarizzazione,
successiva ( con il possesso di determinati requisiti) o permanente, e nessun
canale di ingresso legale per lavoro, con la sola eccezione di quelle persone
che sono altamente qualificate, oppure che rispondono a specifiche esigenze del
mercato del lavoro interno, o comunitario, in prospettiva, ad esempio,
infermieri e badanti. In questo modo dando priorit alle esigenze e alle
capacit di accoglienza stabilite da ciascun Stato membro, come si legge nel
Programma di Stoccolma, lUnione Europea, e lItalia in particolare, di fatto
rinunciano a svolgere un ruolo propositivo o di regolamentazione ( governance) delle
migrazioni e si limitano ad apprestare strumenti repressivi, come i voli
charter congiunti e le operazioni Frontex, con i quali ( fare finta di) espellere
o respingere le componenti pi deboli degli immigrati condannate ad una
condizione di clandestinit che nel tempo si connoter sempre pi come
condizione servile o di vera e propria schiavit.
In realt le espulsioni (finte perch
ineseguite ed ineseguibili) si traducono nella creazione di forza lavoro che
sar disposta a vendersi per mera sopravvivenza. In nome della sicurezza e
della capacit di accoglienza, si andr anche in Italia verso la costituzione
di un regime sociale di apartheid che si inasprir sempre pi rapidamente. Una
spirale continua perch gli allarmi sulla sicurezza produrranno leggi e prassi
pi restrittive, e dunque sempre maggiore clandestinit, effetto delle
politiche di sbarramento delle frontiere e di criminalizzazione degli immigrati
nel territorio nazionale, e questa maggiore diffusione della clandestinitdeterminer
a sua volta un allarme sociale sempre crescente che offrir altri margini alla
speculazione politica ed agli imprenditori della sicurezza Si avvicina davvero
il tempo di denominare il ministero dellinterno come il ministero della
paura. E proprio finita la stagione delle comiche, quando i comici sono al
potere, diceva qualcuno tanto tempo fa, quando i governi nazi-fascisti
schiacciavano lEuropa.
Un gioco al rilancio continuo sulla pelle dei
migranti e delle fasce sociali pi deboli, che ha permesso alle classi
dirigenti della destra di vincere quasi ovunque, anche per la debolezza su
questi temi di quella che si fatica a definire come opposizione o sinistra.
Il sistema delle espulsioni ( e dei
respingimenti) potr essere modificato solo quando i cittadini comprenderanno
che responsabili del loro impoverimento non sono i migranti ma coloro ai quali
hanno dato il consenso elettorale. Nessuna politica concertata sulla base di
larghe intese, ma neppure quella affidata esclusivamente a strumenti repressivi,
potr gestire le contraddizioni che scaturiscono da un sistema economico e
politico che nega il lavoro regolare, alimenta la clandestinit, non rispetta
lo stato di diritto e riduce le persone a merce. Se non si sapr invertire la
rotta, ma le ultime elezioni europee lasciano ben poco spazio a questa speranza,
sono facilmente prevedibili fasi di conflitto sempre pi violente, come si sta
verificando in questi giorni a Rosarno.
Occorrerebbe invece intervenire con urgenza ,
soprattutto nell'agricoltura e nell'edilizia, per consentire l'emersione di
queste situazioni di irregolarit che, in alcune aree del territorio, hanno
creato situazioni drammatiche come a Castel Volturno, a Rosarno, in Calabria, a
San Nicola Varco di Eboli, tra Pachino, Alcamo e Camporeale in Sicilia, , ovunque
nelle campagne quando tempo di raccolta. Qualunque sia il tasso di
disoccupazione in Italia, evidente che non si trova forza lavoro nazionale
disponibile per mansioni come, per esempio, quella della raccolta di pomodori o
degli agrumi. Siamo davvero curiosi di sapere che fine faranno le economie nei
distretti agricoli, come a Rosarno, quando tutti gli immigrati se ne saranno
andati, oppure, semplicemente, non arriveranno pi.
Se gli africani non salveranno Rosarno, leconomia
di quel paese non sopravviver neppure un mese e sar sempre pi in mano ai
clan della ndrangheta ed alle logiche dello sfruttamento servile e
dellabbandono. Speriamo che i cronisti che oggi danno voce soltanto alla
piazza di Rosarno ritornino l tra un mese per documentare le conseguenze della
guerra ai migranti che si voluta innescare, giorno per giorno, con un
crescendo che dura almeno da due anni. Un grave ferimento si era gi verificato
proprio a Rosarno alla fine del 2007, ma nessuno ha saputo cogliere quel
campanello di allarme ed i fondi stanziati per risolvere lemergenza sanitaria
ed abitativa in quel paese non sono stati mai utilizzati.
Passata lennesima emergenza
sicurezza, i cittadini di Rosarno potrebbero rimpiangere gli immigrati che oggi
stanno scacciando con la violenza perch la loro economia ne uscir distrutta,
almeno fino a quando non riusciranno a sostituire quella forza lavoro, sempre
con altre vittime di sfruttamento, magari immigrati romeni o di altri paesi comunitari, esattamente
come gi successo in molte campagne siciliane. Ed anche in quel caso dallo
sfruttamento delluomo sulluomo non potr che riprodursi il conflitto. E se
qualche disoccupato calabrese volesse cimentarsi con quei pesanti lavori
agricoli, non troverebbe certo nella piana di Rosarno condizioni economiche che
gli permettano una vita dignitosa. Lo sfruttamento una malapianta che una
volta attecchita non sar facile sradicare.
Vanno abrogate al pi
presto quelle disposizioni del pacchetto sicurezza, peggiorative persino della legge Bossi-Fini che stanno
producendo la clandestinizzazione e la criminalizzazione di centinaia di
migliaia di migranti, a partire dalla misura che estende a sei mesi la
detenzione amministrativa e dalla norma che introduce il reato di immigrazione
clandestina. Occorre aprire al pi presto canali di ingresso per lavoro e per i
richiedenti asilo, con misure urgenti da inserire nei rapporti con i paesi di
transito in odo da porre fine agli abusi inflitti ai migranti ( soprattutto in
Libia).
Occorre introdurre al
pi presto meccanismi di regolarizzazione permanente a regime, in modo da fare
emergere tutto il lavoro sommerso degli immigrati, a partire da quelli
impiegati in edilizia ed in agricoltura. Occorre abbreviare drasticamente i
tempi burocratici per il rinnovo dei documenti di soggiorno. Vanno potenziati i
controlli e si deve rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per ricerca
lavoro a quegli immigrati che denunciano il datore di lavoro in nero.
Nellimmediato occorre garantire assistenza legale e supporto socio-assistenziale
a tutti gli immigrati che si trovano a Rosarno, anche se privi di documenti di
soggiorno.
Tutti i richiedenti
asilo dovranno avere accesso alla procedura per il riconoscimento di uno status
di protezione internazionale, o di protezione temporanea, e quanti hanno
ricevuto un primo diniego devono essere posti nelle condizioni di restare in
Italia fino allesito definitivo del ricorso. Il sistema di accoglienza per
loro previsto ( lo SPRAR ed i centri di prima accoglienza) va potenziato e
rifinanziato per non costringere chi fuggito da guerre e persecuzioni alla sopravvivenza
animale nella quale si sono trovati gli immigrati nelle campagne di Rosarno
Le vittime delle
violenze di questi giorni andranno risarcite e lo stato di diritto andr
ripristinato anche nei territori della piana di Gioia Tauro. Pi giustizia
sociale (prima) e meno polizia in assetto antisommossa ( dopo).
Sfruttamento dei
lavoratori e clandestinit dei migranti saranno sempre pi connessi e stanno
gi coinvolgendo, insieme agli immigrati, migliaia di lavoratori italiani che
hanno perso il posto di lavoro, non sono coperti dagli ammortizzatori sociali
ed al pari degli immigrati devono soggiacere al ricatto dei caporali e degli
imprenditori che lavorano nel cd. sommerso. Una economia quella del lavoro nero
che produce una parte consistente di PIL, e di ricchezza privata, che sfugge ad
ogni contributo previdenziale ed a ogni controllo fiscale.
Per invertire questa
spirale perversa, per restituire legalit al mercato del lavoro, e soprattutto
per garantire un minimo di diritti e di dignit ai lavoratori, italiani o
immigrati che siano, occorre potenziare i controlli sul lavoro avvalendosi ( oltre che degli ispettori
del lavoro e della guardia di finanza) di possibilit concrete di regolarizzazione
successiva offerte agli immigrati che denuncino i datori di lavoro in nero,
soprattutto nei settori dellagricoltura e delledilizia. Se si eluder ancora
questa scelta, qualunque altra decisione, dallinvio dei corpi speciali di
polizia antisommossa, fino alle deportazioni ed alla criminalizzazione di massa
( per effetto del nuovo reato di immigrazione clandestina) costituiranno
ulteriori regali alla criminalit che prolifera sullo sfruttamento del lavoro
degli immigrati irregolari.
Ancora una volta assisteremo
nei prossimi giorni ad uno show ministeriale sulla tolleranza zero, come si
annuncia laudizione di Maroni marted prossimo in Parlamento, una parata
simbolica contro il traffico di esseri umani e lo sfruttamento del lavoro
servile, che potrebbe presto risolversi, con le scelte annunciate dal ministro,
in un ulteriore inasprimento normativo, e quindi nellennesimo abbassamento dei
livelli di sopravvivenza delle vittime, di coloro che non hanno avuto altra
scelta di entrare nel nostro paese irregolarmente, con la speranza di potere un
giorno regolarizzare la loro posizione (esattamente come anno fatto i tre
quarti degli immigrati oggi presenti in Italia).
Fulvio Vassallo Paleologo
Universit di Palermo