Feriti ed arresti per lo sgombero del laboratorio ZETA di Palermo. Ancora altri migranti dispersi sulla strada.

 

E' di cinque arrestati e tre feriti, tutti italiani , il risultato di una giornata di tensione di fronte al Laboratorio Zeta di Palermo, dove sono ospitati da anni numerosi rifugiati in prevalenza sudanesi.

Il Comune di Palermo non stato capace di chiudere la mediazione in corso da mesi, assegnando agli occupanti la gestione della struttura sita in via Boito a Palermo, nonostante i numerosi riconoscimenti dell'utilit sociale delle attivit del Laboratorio Zeta e le forniture di acqua, luce e  provviste. Persino nel portale internet del Comune il laboratorio Zeta era indicato come uno dei luoghi di accoglienza che la citt offriva. Adesso quel luogo non esiste pi. La posizione irriducibile a qualunque soluzione di compromesso da parte di unaltra associazione assegnataria, Aspasia,  ha innescato un gioco delle parti che, dopo diverse ore di finta  trattativa si concluso con lo sgombero violento della struttura.

 

Dopo Rosarno, lo sgombero del centro sociale Laboratorio Zeta di Palermo si configura come l'ennesimo tentativo di dispersione di migranti sul territorio nazionale. Un tentativo che passa anche attraverso gli arresti ed i ferimenti degli antirazzisti che a Palermo si battono per difendere i diritti fondamentali dei rifugiati, a partire dal diritto all'alloggio. Tra gli altri stato colpito duramente con manganellate sul viso ed ha una prognosi di oltre venti giorni per la rottura del naso un professore universitario fondatore di un laboratorio per la non violenza. Un cittadino come tanti altri che partecipava al presidio di protesta per lo sgombero della struttura che era intervenuto in difesa della moglie presa a manganellate durante una delle cariche degli agenti di polizia.

 

Al momento passeranno la notte all'addiaccio venti titolari di protezione internazionale perch il Comune non ha saputo trovare una soluzione alloggiativa per la notte. Oltre cento antirazzisti hanno presidiato per tutta la giornata la struttura che per anni stata al centro di iniziative sociali e culturali che hanno animato l'intero quartiere e si sono proposte come uno dei pochi spazi pubblici di solidariet ai migranti in citt. Una solidariet che ha subito anche attacchi violenti da parte delle squadre fasciste che hanno colpito a pi riprese con il lancio di sassi e bottiglie le finestre del Laboratorio zeta, mentre migliaia di cittadini palermitani hanno riempito e difeso con le loro iniziative autogestite i locali, sotto attacco convergente da parte dei gruppi pi estremi della destra palermitana e ci esponenti del cd. terzo settore che ad un certo punto sono apparsi pi interessati allo sgombero della struttura che alla fruizione di un altro locale immediatamente agibile, in sostituzione dei locali occupati dal laboratorio Zeta.

 

Un clima di condivisione e di impegno sociale a favore dei giovani e dei rfugiati che adesso stato interrotto dallo sgombero violento posto in essere dalla polizia con ripetute cariche e violente provocazioni. E non ancora finita, anche se nel corso della notte i tre occupanti della struttura saliti sul tetto insieme ad un consigliere comunale sono stati costretti a scendere a causa del freddo. I migranti sudanesi sono ancora accampati davanti all'ingresso della struttura presidiata dalla polizia, senza nessuna intenzione di disperdersi in citt, una citt che non stata capace finora di offrire loro un altro luogo di accoglienza, unaccoglienza che sarebbe dovuta per legge, ma che in Sicilia rimane un miraggio.

 

La proposta di un loro trasferimento in un centro di accoglienza ubicato in un paesino della provincia di Palermo, ventilata oggi alla fine della giornata, non potr che essere respinta perch molti di loro sopravvivono lavorando in citt. Continua ad oltranza intanto il presidio antirazzista davanti alla struttura sgomberata dalla polizia e per oggi 20 gennaio alle ore 16 stata indetta un assemblea sempre nello stesso luogo nel quale decine di cittadini palermitani stanno mantenendo una presenza pacifica, passando la notte alladdiaccio. Su tutti grava come una cappa di tristezza la notizia che nelle stesse ore delloperazione di sgombero del laboratorio Zeta , in un'altra parte della citt, un giovane immigrato ghanese che andava in bicicletta stato investito ed ucciso da un automobilista che non si neppure fermato per soccorrerlo.  

 

Venerd prossimo al laboratorio Zeta si sarebbe dovuto proiettare il film, finanziato anche dalASGI, Terra(e)strema. di Angela Giardina, Ilaria Sposito ed Enrico Montalbano, uno dei feriti di oggi, e si sarebbe dovuto presentare il libro "Gli africani salveranno Rosarno. E probabilmente anche l'Italia" di Antonello Mangano. Una iniziativa importante che adesso si svolger in un altro luogo, magari allaperto, ma sempre vicino al laboratorio Zeta che ne stato il cuore propulsivo. Una iniziativa che costituir comunque una ulteriore occasione di informazione sugli stretti legami esistenti in Sicilia come in Calabria tra lo sfruttamento del lavoro dei migranti, mediato dalla criminalit organizzata, e l'azione meramente repressiva degli agenti statali che applicano il pacchetto sicurezza per fare fronte alle tante emergenze sociali che stanno esplodendo a Palermo come nel resto d'Italia.

 

Quanto successo oggi a Palermo la prosecuzione delle operazioni di dispersione assistitache abbiamo gi visto a Rosarno, con una partecipazione attiva delle forze di polizia che in questa ultima occasione non hanno dovuto certo proteggere i migranti n hanno individuato per loro un alloggio, ma hanno soltanto distrutto un lavoro sociale che durava da anni, del quale altre istituzioni, pur nei limiti degli scarsi mezzi disponibili, avevano riconosciuto il valore e la efficacia.

 

Molti dei rifugiati che avevano trovato accoglienza al Laboratorio ZETA di Palermo sono stati messi sulla strada dalla polizia ma sono bloccati a Palermo perch la Questura non ha rinnovato i permessi di soggiorno per motivi umanitari o non ha consegnato i documenti di viaggio a persone che da anni sono state riconosciute meritevoli della protezione internazionale. Un ritardo anche di due anni che si accumulato per la richiesta pretestuosa di passaporti in corso di validit a persone che non potevano chiaramente rivolgersi alle ambasciate dei paesi di provenienza perch rifugiati.

Dove potranno andare i rifugiati allontanati dal Laboratorio Zeta se lufficio immigrazione della Questura di Palermo continua a negare loro il rinnovo o il rilascio dei documenti di soggiorno e di viaggio? Molti di loro hanno gi perduto il lavoro che avevano perch dopo lapprovazione del pacchetto sicurezza i datori di lavoro non offrono pi impiego a coloro che hanno in mano solo una ricevuta e sono in attesa del permesso di soggiorno.

 

Chiediamo che la Prefettura e lo stesso ministero dellinterno intervengano per sanare questa situazione che produce un grave danno esistenziale e che potrebbe integrare gli estremi del rifiuto di un atto dufficio.

 

Chiediamo ancora una volta che il Laboratorio Zeta di Palermo venga restituito alla sua destinazione sociale e continui ad essere riconosciuto come luogo di accoglienza dei migranti, e chiediamo ancora che tutte le istituzioni, compresa la Prefettura, facciano il loro dovere nei confronti dei rifugiati, riconoscendo nei fatti il diritto/dovere di accoglienza, sancito anche dalle direttive comunitarie che l'Italia non applica, tanto da negare un alloggio a quanti hanno avuto riconosciuto uno status di protezione internazionale.

 

Le associazioni antirazziste di Palermo riconfermano il loro impegno e svolgeranno tutte le iniziative legali per difendere quanti sono stati feriti dalla polizia, coloro che sono stati arrestati, ed i migranti che sono rimasti senza un alloggio. Nessuno si illuda che le operazioni di confinamento e di deportazione assistita gi viste a Rosarno si possano estendere impunemente ad altre parti del territorio nazionale.  

 

Fulvio Vassallo Paleologo

Universit di Palermo