Newsletter periodica d’informazione

(aggiornata alla data del 15 giugno 2010)

 

Camera: “migliorare la legge, i meccanismi dei flussi e dei permessi di soggiorno agli stranieri”

 

Le conclusioni dell’indagine sul lavoro nero della XI Commissione della Camera dei Deputati

 

Sommario

o       Dipartimento Politiche Migratorie – Appuntamenti                                                                             pag. 2

o       Prima pagina: Camera “migliorare flussi e permessi per gli immigrati”                                                           pag. 2

o       Prima pagina – Consulta: “no all’aggravante di clandestinità”; Soggiorno, arriva test italiano                            pag. 3

o       Prima pagina – Consulta: No a disparità su assegno di invalidità tra italiani e stranieri                                     pag. 4

o       Approfondimento: Immigrati, il giorno del giudizio                                                                             pag. 5

o       Discriminazioni: sei romeno? RC auto più cara                                                                                              pag. 7

o       Società: la collettività del Marocco in Italia                                                                                      pag. 8

o       Società: Banche del Tempo, tempo di reciprocità sociale                                                                    pag. 9

o       Scienza: il cervello dei xenofobi funziona in maniera diversa?                                                                         pag.10

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it    

                                                                                             n. 281



Dipartimento Politiche Migratorie: appuntamenti


Roma, 16 giugno 2010, ore 11. Sede Aiccre

Incontro su immigrazione e programmi di ritorno volontario assistito

(Giuseppe Casucci)

Napoli, 17 giugno 2010, sede UIL regionale

Proiezione del film: “non tutti i neri vengono per nuocere” e Tavola rotonda.

(Guglielmo Loy)

Roma, 17 giugno 2010, ore 09.30, Ministero del Lavoro, Auditorium Via Veneto

Convegno su “Immigrazione, percorsi lavorativi e mercato del lavoro”

(Giuseppe Casucci)

Venezia, 21/06/2010, sede UIL regionale, ore 15

Riunione regionale con responsabili immigrazione

(Giuseppe Casucci)

Roma, 23 e 14 giugno 2010, ore 10.00 Capitale Lavoro

Ciclo di incontri: “Giovani immigrati ed apprendistato”

(Angela Scalzo, Marco Massera)

Roma, 24 giugno 2010, ore 10, Centro per L’impiego di Torre Angela

Corso di formazione: “immigrazione e diritti di cittadinanza”


 

   Prima Pagina


www.stranieriinitalia.it

Camera: "Migliorare flussi e permessi di soggiorno"

Le conclusioni dell’indagine sul lavoro nero.


Roma - 14 giugno 2010 – Bisogna investire sulla regolamentazione delle forme di impiego della  manodopera straniera, poiché ''la presenza di lavoratori  extracomunitari risulta significativa proprio in quei settori in cui  si registra una percentuale più elevata di lavoro sommerso''. E'  quanto scrive la commissione Lavoro della Camera nel documento  conclusivo dell'indagine conoscitiva sul lavoro nero, presentato oggi a Montecitorio. La commissione innanzitutto segnala come, a fronte di ogni  riflessione, figuri il ''dato inconfutabile'' che la richiesta attuale di manodopera viene considerata come non adeguatamente soddisfatta. Le stesse modalita' di ingresso nel Paese ''risultano spesso di non  facile applicazione e favoriscono il ricorso al lavoro sommerso (che  riguarda sicuramente gli immigrati irregolari, ma in misura maggiore  quelli regolari con lavoro stabile), ponendo con forza la questione  relativa alle modalita' di reclutamento di tale manodopera e a come  regolamentarne la permanenza nel territorio''. ''Nel corso dell'indagine si e' cosi' prospettata la necessita'  - si legge nel documento - di semplificare le procedure per il  rilascio del permesso di soggiorno in favore dei lavoratori stranieri  regolarmente presenti sul territorio italiano, agevolando la  tempistica e le relative procedure e mettendo, altresi', a  disposizione delle imprese una quota di ingressi piu' rispondente ai  bisogni delle stesse''. È emersa inoltre ''la  preoccupazione di rendere piu' costante e qualificata la presenza di  lavoratori immigrati sul territorio, estendendo il periodo di  soggiorno per ricerca di lavoro, in caso di sopravvenuta  disoccupazione (oggi limitato a 6 mesi), ricollegando la decorrenza di tale proroga non al giorno del licenziamento bensi' a quello della  scadenza del permesso di soggiorno e rendendo meno probabile lo  scivolamento di tali lavoratori verso condizioni di irregolarita',  anche attraverso il loro impiego in attivita' di formazione'', scrive  la commissione.   ''Essenziale a tale riguardo risulta l'avvio di politiche  sociali di integrazione adeguate, riguardanti gli alloggi, la  formazione linguistica e scolastica, nell'ambito delle quali gli enti  locali dovrebbero assurgere al ruolo di effettivi protagonisti'',  raccomanda l’indagine.  Sempre in tema di semplificazione della normativa relativa al  reclutamento della manodopera straniera, nel documento si segnala poi  l'esigenza di ''introdurre modifiche alla normativa dei rinnovi dei  permessi di soggiorno stagionali, attesa la particolare delicatezza di tali forme di attivita' professionale, che, a causa dei periodi  ristretti in cui si esercitano, rendono ancor piu' problematica la  tematica del reclutamento e della permanenza dei lavoratori stranieri, spesso costretti a migrare da una un territorio all'altro  all'inseguimento delle campagne della raccolta''.  

Scarica il resoconto dei lavori della commissione ed il documento conclusivo approvato: http://documenti.camera.it/_dati/leg16/lavori/stencomm/11/indag/lavoro/2010/0526/INTERO.pdf


 


 

 

Immigrazione. "No all'aggravante di clandestinità"
Stop della Consulta, ma il reato resta

No a maggioranza per la parte prevista nel 'pacchetto sicurezza' del governo del  2008, che prevede pene aumentate di un terzo per reati compiuti da immigrati illegalmente in Italia


Roma, 10 giugno 2010 - La Corte Costituzionale avrebbe deciso l'illegittimità dell'aggravante di clandestinità (pene aumentate di un terzo se a compiere un reato è un immigrato presente illegalmente in Italia) prevista dal primo 'pacchetto sicurezza' del governo 1, diventato legge nel luglio 2008. Ma dalla stessa Corte sarebbe venuto un sostanziale via libera alla legittimità del reato di clandestinità - punito con l'ammenda da 5mila a 10mila euro - introdotto dal secondo 'pacchetto sicurezza', nel luglio 2009 2. La decisione sarebbe stata adottata a maggioranza nella camera di Consiglio della Corte tra ieri e questa mattina. Le indiscrezioni sulla decisione sono in attesa di conferma dalle motivazioni della decisione. Anche perché dalla Corte potrebbero venire indicazioni restrittive sulla applicazione del reato di clandestinità: potrebbe venire l'indicazione che spetta al giudice di pace valutare, caso per caso, la grave entità del fatto, così da escludere eventuali giustificati motivi per cui l'immigrato si sia trattenuto illegalmente in Italia. Certo è che l'aggravante di clandestinità (art. 61, numero 11 bis, del codice penale introdotto dalla legge 125 del 24 luglio 2008) sarebbe stata bocciata per violazione degli articoli 3 e 25 della Costituzione. Per irragionevolezza dunque, perché secondo i giudici della Consulta, in base al principio del 'ne bis in idem' l'aggravamento della pena andrebbe a collidere con il reato di clandestinità introdotto nel 2009 dal 'pacchetto sicurezza'. Inoltre, l'aumento di pena violerebbe il principio costituzionale del "fatto materiale" quale presupposto della responsabilità penale, nel senso che l'aumento di pena sarebbe collegato esclusivamente allo 'status' del reo (il trovarsi irregolarmente in Italia) e non alla maggiore gravità del reato, o alla maggiore pericolosità dell'autore. Come nel caso dei recidivi o dei latitanti. I giudici costituzionali avrebbero invece dato il via libera al reato di clandestinità (art.10 bis del testo unico dell'immigrazione del 1998 introdotto dalla legge 94 del 15 luglio 2009), dichiarando infondate diverse questioni di legittimità sollevate dal Tribunale di Pesaro e da numerosi giudici di pace (Orvieto, Lecco, Torino, Cuneo, Vigevano e Gubbio). Al 'pacchetto sicurezza' erano state fatte dure critiche 3 dall'alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Navi Pillay, dai magistrati 4, secondo i quali il provvedimento violerebbe anche i diritti dei clandestini e dei loro figli oltre a portare alla paralisi degli uffici giudiziari. Contrari anche i Medici senza frontiere, le Ong italiane 5 e da Famiglia Cristiana che aveva definito 6 il pacchetto "indegno di uno Stato di diritto".

(10 giugno 2010)



Carta di soggiorno, arriva il test di italiano

Bisognerà superarlo per avere il permesso di soggiorno Ce per lungo soggiornanti. La novità da dicembre


Roma – 14 giugno 2010 - Dal prossimo dicembre, chi vorrà mettersi in tasca il permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo, l’ambita “carta di soggiorno”, dovrà superare un test di italiano. Era già previsto dalla legge sulla sicurezza, ma solo ora i ministeri dell’Interno e dell’Istruzione hanno deciso come dovrà svolgersi il test e lo hanno messo nero su bianco in un decreto arrivato venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale. La novità entrerà però in vigore solo dal prossimo dicembre, quindi a chi ha già i requisiti per chiedere la carta e vuole evitare il test conviene presentare subito la domanda. Il test si farà in prefettura, presumibilmente presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione. Normalmente sarà informatizzato, ma si può anche chiedere di sostenerlo per iscritto, e per guadagnarsi la promozione bisognerà conquistare almeno  80 punti su 100. Gli bocciati possono riprovare, ma comunque la prova non si annuncia particolarmente dura, dal momento che bisognerà dimostrare una conoscenza dell’italiano a “livello A2”. Si tratta di uno standard europeo che indica una padronanza della lingua abbastanza elementare, non difficile da riscontrare in chi è in Italia regolarmente da almeno cinque anni, uno dei requisiti per avere la carta di soggiorno. Non tutti comunque, dovranno fare il test. Sono esentati: i figli minori di 14 anni; chi ha gravi problemi di apprendimento linguistico, per età, handicap o patologie, certificati da un medico; chi ha già in tasca un certificato di conoscenza dell’italiano a livello A2; chi ha conseguito in Italia un diploma di scuola media o scuola superiore oppure frequenta un corso universitario, un dottorato o un master; dirigenti, professori universitari, traduttori e interpreti e giornalisti corrispondenti di testate straniere entrati in Italia “fuori quota”.

Scarica
Ministero dell'Interno. Decreto 4 giugno 2010. Modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana, previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, introdotto dall'articolo 1, comma 22, lettera i) della legge n. 94/2009. (GU n. 134 del 11-6-2010 )


 


Consulta: "No a disparità tra italiani e stranieri su assegno di invalidità"

Dichiarato illegittimo l'articolo 80 della legge 338 del 2000


Roma, 31 maggio 2010 - Sull'assegno di invalidità non possono esserci disparità di trattamento tra cittadini e stranieri che soggiornano regolarmente in Italia. Perchè non e' una erogazione destinata ad un minor reddito legato alle condizioni soggettive ma punta a fornire un minimo di sostentamento finalizzato ad assicurare la sopravvivenza. E perchè e' uno dei trattamenti previdenziali che costituiscono diritti soggettivi.
Parola della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo l'articolo 80 della legge 338 del 2000 nella parte in cui subordina al requisito della titolarità della carta di soggiorno la concessione dell' assegno mensile agli stranieri regolari. Nel febbraio 2009 la Corte di Appello di Torino aveva sollevato la questione, prendendo spunto dal caso di una donna romena, munita del permesso di soggiorno e iscritta nelle liste speciali di collocamento dal 2005, alla quale l' assegno di invalidità era stato negato perchè non aveva la carta di soggiorno. Il tribunale aveva accolto la richiesta solo a partire dal 1 gennaio 2007, data di ingresso della Romania nella Unione europea, ma non per il periodo precedente. La donna ha fatto ricorso sostenendo che la sentenza contrastava con la Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo, in particolare con l' articolo 14 che vieta trattamenti discriminatori. L' Inps e la Presidenza del Consiglio si sono costituiti nel giudizio davanti alla Consulta, chiedendo che la questione fosse dichiarata inammissibile o infondata. E la Consulta ha accolto le ragioni del ricorso. Non solo. Ricordando di essersi espressa nella stessa direzione anche in tema di indennità di accompagnamento e di pensione di inabilità, ha spiegato che la disparità di trattamento comporta la violazione dell' articolo 117 della Costituzione in riferimento alle previsioni della Convenzione dei diritti dell' Uomo. La Corte ha ribadito che una volta che il diritto a soggiornare in modo non episodico e di breve durata non sia in discussione ''non si possono discriminare gli stranieri , stabilendo nei loro confronti, particolari limitazioni per il godimento dei diritti fondamentali della persona, riconosciuti invece ai cittadini ''.

Scarica la sentenza: http://www.stranieriinitalia.it/briguglio/immigrazione-e-asilo/2010/maggio/sent-corte-cost-187-2010.html


Immigrati: clandestinità e sconti di pena da disagio socio-economico

La Cassazione concede le attenuanti generiche, ma viene legittimato il reato di clandestinità


Secondo una recentissima sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 22212 del 10.6.2010) gli immigrati non integrati, che vivono in condizioni socio-economiche disagiate, hanno diritto a vedersi riconosciute le attenuanti generiche. In altri termini, ha diritto a uno sconto di pena lo straniero che commette dei reati, vivendo in condizioni disagiate.
È stata così confermata una decisione del Tribunale che aveva concesso le attenuanti generiche a un algerino, accusato di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.
Secondo l’accusa, “... le disagiate condizioni di vita non sono idonee ad attenuare la portata dei reati contestati e quindi non possono essere poste a sostegno della concessione della attenuanti generiche”. Questa impostazione volta a negare l’applicazione delle attenuanti non è stata accolta dalla Cassazione, che ha chiarito come “... il Tribunale non ha concesso le attenuanti generiche per incensuratezza, ma per le disagiate condizioni di vita. Si tratta di un parametro sicuramente rientrante nella previsione dell’articolo 62 del codice penale“. Questa decisione non nemmeno in contrasto con le norme sulla sicurezza approvate con la Legge n. 125/2008 (il primo “Pacchetto sicurezza”).
La sentenza è pubblicata sul sito di Italia Oggi, nella sezione Documenti. Sullo stesso tema, la Corte costituzionale ha stabilito che la clandestinità non è un’aggravante. È quindi illegittima l’aggravante della clandestinità (che prevede pene aumentate di un terzo se a compiere un reato è un immigrato presente illegalmente in Italia), prevista dal primo “Pacchetto sicurezza” del 2008. La stessa Corte avrebbe invece legittimato il reato di immigrazione clandestina, punito con l’ammenda da 5mila a 10mila euro, introdotto dal secondo “Pacchetto sicurezza” del 2009.
Quanto all’illegittimità costituzionale dell’aggravante di clandestinità, sarebbero violati i principi costituzionali fissati dagli articoli 3, 25 e 27 della Costituzione.
Secondo l’ex ministro Livia Turco, presidente del Forum Immigrazione del PD, si tratta di “... una questione di grossolana incostituzionalità, di una norma animata solo da furore ideologico ...“.
Le due sentenze saranno depositate nei prossimi giorni.

Fonte: Italia Oggi n. 138/11.6.2010


 

Approfondimento

 


Immigrati, il giorno del giudizio

Di Furio Colombo, Da il Fatto Quotidiano del 30 maggio 2010


La Lega, con la persecuzione di immigrati e rom, ha messo l'Italia al centro di una negativa attenzione internazionale. E il ministro Sacconi che fa? s'inventa l'immigrazione circolare.
"È stato verificato che se d'un tratto si fermassero tutti gli immigrati, l’Italia – comprese la Lombardia e il Veneto – entrerebbe in crisi?", chiede il lettore Francesco Dallai nella sua lettera a Il Fatto del 27 maggio. È stato verificato,è certo. Si ferma tutto, e tutti lo sanno. Ma la realtà è un dettaglio che non distoglie mai la Lega dalle sue ossessioni. Con i suoi 3 o 4 stipendi a testa per ogni leader (Cota, eletto presidente del Piemonte, non ha mai dato le dimissioni dal Parlamento; quasi tutti i deputati e senatori della Lega sono anche sindaci, presidenti di Regione, assessori, consiglieri regionali, tutto alla fine, a carico di Roma ladrona) e non distoglie gli attentissimi “promotori della libertà”, che devono salvaguardare i voti leghisti per tenere in piedi Berlusconi, anche senza la Confindustria, anche senza l'ormai lontano tripudio delle folle.
Poiché la Lega, con la sua persecuzione degli immigrati e dei rom, ha messo l'Italia al centro di una severa e negativa attenzione internazionale, ecco che si fa avanti il ministro Sacconi, con una trovata abile e del tutto libera da scrupoli e preoccupazioni. Non sulla vita e la dignità degli immigrati, non sulla necessità delle imprese e della protezione lavoro italiano. No, l'unica preoccupazione di Sacconi è di non scontentare la Lega. Cito dal testo messo in Rete da Andrea Sarubbi, giornalista e giovane deputato del Pd: "Con l’adozione del permesso a punti il ministro Sacconi sta rivoluzionando l’approccio all’immigrazione con un semplice decreto attuativo. Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale, che pone l'Italia in linea con le legislazioni più avanzate al mondo’ (definizione degli autori su se stessi nella tradizione berlusconiana di auto-lodarsi, ndr). È il concetto di immigrazione circolare che il ministro va ripetendo da mesi. Secondo la dottrina Sacconi, infatti, lo straniero arriva in Italia con l'obiettivo di restarci il meno possibile: il tempo di lavorare e mettere da parte i soldi necessari per garantirsi un avvenire tranquillo nel suo Paese d’origine (...). Ma su 4 milioni e mezzo di regolari – ci fa sapere l’Istat – gli abbandoni di residenza sono nell'ordine di zero virgola, mentre cresce di anno in anno il numero di bambini stranieri che nascono nei nostri ospedali. Eppure, quello degli immigrati regolari di impresa che, ci dice l’ultimo rapporto Confartigianato di Mestre, nel 2009 sono schizzati a 600 mila, nonostante la crisi. Insomma, chi arriva rimane. (...). Ma, ammettiamo per assurdo che Sacconi abbia ragione. Anche in questo caso c'è un cortocircuito. Da un lato, chiediamo agli immigrati temporanei di essere cittadini perfetti per arrivare finalmente ai 30 punti necessari per il rinnovo. Dall'altro, ci aspettiamo che – una volta compiuto tutto questo percorso di integrazione – se ne tornino tranquillamente “a casa loro”, come se niente fosse. (...). I nostri partner europei sanno bene che il meccanismo richiede risorse adeguate. Lo sa la Spagna, i cui fondi per l'inclusione sociale ammontano a 300 milioni di euro. Lo sa la Germania che ha stanziato 700 milioni. In Italia, la prima Finanziaria di questo governo ha fatto sparire persino i fondi per i computer nelle scuole di italiano delle parrocchie. Dopo la favola dell'immigrazione circolare, prepariamoci ad ascoltare quella dell'integrazione a costo zero”. “Aiutiamoli in casa loro” gridano i leghisti. E la Padania arriva a travestirsi da giornale missionario e pubblicando in ultima pagina immagini di villaggi africani “adottati” dall’Italia, purché gli abitanti giovani non si muovano di lì. Strano, perché Jamie Drummond, direttore esecutivo di One, l’organizzazione di aiuto all’Africa di Bono e Bob Geldof, dichiara quanto segue (Londra, 25 maggio): “Non si può consentire ai leader italiani di continuare a infettare il G7 ancora a lungo. Devono essere buttati fuori. La passività del governo italiano oscura il lodevole impegno inglese e americano”. Ma questa è solo una delle nostre truffe di governo, promesse fatte, vantate, negate. L’altra è il versamento dei contributi previdenziali degli immigrati. I cittadini stranieri sono tenuti a versarli per meritare i 30 punti. Ma poi sono trasformati in immigrati “circolari”: vanno via e lasciano tutto. Ma Bono e Geldolf non sono i soli ad essersi accorti del comportamento italiano due volte disumano (ma anche segnato da imbarazzanti falsità travestite da impegni internazionali, dalla sottoscrizione di indecorosi trattati, da leggi o decreti attuativi che sono un gioco delle tre carte come quello di Sacconi: impongono cambiamenti gravissimi ma rendono inutile il Parlamento). C’è Amnesty International che accusa l’Italia per i morti in mare e il rifiuto preventivo di diritto d’asilo senza alcuna forma di scrutinio o verifica. Nel suo rapporto appena pubblicato, si ricorda la gravissima vicenda della nave turca Pinar (aprile2009):“I migranti sono stati lasciati al loro destino per 4 giorni, senza acqua né cibo, accampati sul ponte della nave”. Un episodio da 1939, che resterà nella storia contemporanea a illustrare il senso e il livello morale dell'Italia. È l’unico governo in Europa ad essere succube di un partito xenofobo, con un ministro dell’Interno “padano”. Scrive ancora Amnesty International: “A partire dal maggio 2009, le autorità italiane hanno trasferito in Libia migranti e richiedenti asilo, intercettati in mare sulla base dell’accordo di ‘amicizia, partenariato e cooperazione’,concluso nell’agosto 2008 tra Italia e Libia; e sul pattugliamento marittimo libico per mezzo di navi militari fornite dall’Italia. La Libia non è parte della convenzione sui rifugiati del 1951 e non ha procedura d’asilo. Secondo dati del governo italiano, 834 persone intercettate in mare sono state portate in Libia. Fra esse vi erano decine di donne, anche in stato di gravidanza, e molti bambini”. Come si ricorderà, soltanto i deputati radicali e alcuni deputati del Pd hanno votato contro il Trattato con la Libia che prevede la consegna ai campi di concentramento di quel Paese degli immigrati intercettati in mare mentre tentano di venire in Italia. Amnesty International dice ancora nel suo Rapporto: “A gennaio il gruppodilavorodelleNazioniUnite sulla detenzione arbitraria ha segnalato in Italia la prassi di detenere sistematicamente migranti e richiedenti asilo, minori inclusi, senza considerare caso per caso se la detenzione sia necessaria e se abbia basi legali”. Il paesaggio dunque è questo: un quadro di nuove leggi incostituzionali che negano i trattati internazionali che impegnano l’Italia in tutti i campi della civiltà democratica, che si ispirano ad accordi gravi ed estranei al codice di condotta degli altri Paesi europei, l'introduzione del “reato di clandestinità” estraneo anche storicamente ai fondamenti del diritto. Tutto ciò genera un comportamento burocratico autoritario ed extra-giuridico, che spinge l’Italia sempre più ai margini della sua storia, civiltà e tradizione. Intanto si allarga lo scandalo, ma anche lo stupore per la sistematica distruzione dei campi nomadi che viene condotta di notte, con personale militare, terrorizzando donne e bambini, distruggendo le povere abitazioni con le ruspe e spingendo le centinaia di abitanti non a luoghi preparati e prestabiliti, ma in fuga per le strade e i campi delle estreme periferie urbane! Perché tutte le raccomandazioni all’Italia da vari organismi sovranazionali hanno avuto risultati modesti? Gli esponenti di governo nella maggior parte dei casi le hanno liquidate con fastidio o hanno tentato di screditare le organizzazioni che le avevano avanzate, questo nonostante gli innumerevoli episodi di razzismo che si sono susseguiti in Italia”. È la testimonianza di Laura Boldrini, portavoce italiana dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, nel suo libro Tutti indietro (Rizzoli, 2010). La Boldrini si guarda intorno, nell’Italia leghista che è diventata il suo territorio di funzionario internazionale con il compito di salvaguardare diritti e vite umane, e ha questo da dire alla fine: “Uno dei nostri obiettivi è contrastare xenofobia e razzismo. Il mio è diventato un lavoro complicato, a volte, in alcuni contesti, veramente difficile” La reazione, definita “violenta” dalla stampa internazionale, del ministro degli Esteri Frattini, che era a New York quando i giornalisti lo hanno informato del Rapporto di Amnesty International, dimostra il livello a cui è sceso il Paese Italia.





Discriminazioni


 

Sei romeno? La Rc auto costa di più. Assicurazione col "rischio etnico"

Gli immigrati spesso pagano premi maggiorati. Anche di 250 euro. Il romeno paga di più. "Grave discriminazione". Le associazioni degli stranieri: "Daremo battaglia"

di Vladimiro Polchi


Roma, 31 maggio 2010 - "Insomma, facciamo più incidenti degli altri o siamo considerati un popolo di truffatori?". Anna non se ne fa una ragione. Mentre prepara i caffè, dietro il bancone del bar in cui lavora, dà sfogo alla sua indignazione.
Polizza maggiorata per alcuni immigrati. È polemica. "Al momento del rinnovo della polizza auto - spiega Anna - ho trovato un aumento di 250 euro. L'assicuratore mi ha spiegato che per alcuni stranieri è prevista una sorta di "rischio nazionalità" e che se fossi stata francese o tedesca non ci sarebbe stato nessun aumento, ma essendo romena...". Anna vive e lavora in Puglia, la sua agenzia è la Carige. Ma le "tariffe etniche" vengono applicate su tutto il territorio nazionale. Basta fare un viaggio attraverso call center e siti internet delle diverse compagnie. La Carige Assicurazioni, innanzitutto. L'agenzia di Anna non ha fatto altro che applicare le tariffe interne. Una verifica? Chiediamo un preventivo on-line. Maschio, residente a Roma, nato il 24 febbraio 1973, operaio, dipendente del settore privato, auto immatricolata a febbraio del 2000, benzina, 73 kw. Premio annuale (imposte comprese): 1.962,58 euro. Questo in base al preventivo numero 364857, nel quale ci siamo dichiarati di cittadinanza italiana. Ma se lasciamo tutto invariato e cambiamo solo la cittadinanza del contraente, le cose cambiano. Se siamo romeni, infatti, il premio sale a 2.257,50 euro (preventivo numero 364850). Un caso isolato? No. La Carige non è infatti l'unica ad applicare un rischio legato alla nazionalità. Basta fare un'altra prova, a caso. Chiediamo un preventivo alla Zurich Connect. Contraente maschio, single, residente a Roma, operaio, diplomato, nato il 24.02.1973. Auto Fiat 500 C1.2 Lounge benzina, immatricolata a gennaio 2010, nuova, assicurata per la prima volta. Valore dichiarato: 10.000 euro. Antifurto: assente. Il preventivo (datato 30 maggio 2010) varia a seconda della nazionalità che indichiamo: 1.040,76 euro se il contraente è italiano, 1.040,76 euro per uno statunitense, 1.251,14 euro per un romeno, 1.251,14 euro se a sottoscrivere il contratto è un marocchino. Insomma, se gli italiani pagano come gli statunitensi, il premio sale di molto per chi proviene dai Paesi tipici dei flussi migratori. Non tutte le assicurazioni, però, applicano tariffe differenziate. Anche in questo caso basta chiedere dei preventivi, prima come italiani, poi come romeni. La Genialloyd e la Milano Assicurazioni (gruppo Fondiaria Sai), per esempio, non fanno distinzioni in base alla nazionalità. Ma le "tariffe etniche" sono legittime? L'Ania, Associazione nazionale tra le assicurazioni, risponde semplicemente che "non ha né può avere i criteri di personalizzazione tariffaria delle rc auto". L'Isvap, che ha il compito istituzionale di vigilare sulle compagnie assicurative, sollecitata sul problema, preferisce tacere. E le associazioni dei consumatori? "In base alla liberalizzazione del '94 - sostiene Ivano Daelli di Altroconsumo - ogni compagnia ha diritto di applicare proprie tariffe, depositandole all'Isvap. La compagnia dunque può anche tariffare in modo diverso in base a una nazionalità, considerandola a maggior rischio. Il cliente deve allora affidarsi alla libera concorrenza". Di "grave disuguaglianza" parla invece l'avvocato Marco Paggi dell'Asgi (Associazione di studi giuridici sull'immigrazione), perché "l'articolo 43 del Testo unico sull'immigrazione considera discriminatorio l'accesso differenziato a un servizio, in base alla semplice nazionalità del richiedente". Annuncia battaglia, infine, Eugen Terteleac, presidente dell'Associazione romeni in Italia, contro quella che chiama "una palese disuguaglianza".



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Società


La collettività del Marocco in Italia


Il numero

I marocchini all’estero sono oltre 3,5 milioni, concentrati in 8 casi su 10 in Europa e per la restante parte nei Paesi Arabi. Essi sono tra i primi e principali protagonisti del fenomeno migratorio nel contesto europeo e anche in quello italiano a partire dagli anni ’80. In Italia al 1° gennaio 2009 hanno raggiunto il numero di 403.592 residenti. A questi, vanno aggiunte le circa 36 mila domande di emersione presentate a settembre 2009. In  effetti i cittadini di cittadinanza marocchina iscritti ai loro consolati in Italia, superano il mezzo milione. Secondo alcune stime prudenti della Caritas, andrebbero considerati almeno altri 100 mila cittadini del Marocco presenti in Italia irregolarmente. E’ una comunità molto numerosa, superata in Italia solo dai rumeni e dagli albanesi. In Europa sono più numerosi solo in Francia e in Spagna. Nel corso dell’ultimo decennio, a fronte di un peso specifico in calo degli immigrati africani, il Marocco ha sempre mantenuto una percentuale superiore al 10% sul totale dei cittadini immigrati.

Storia ed percorso d’integrazione

I primi marocchini ad inserirsi in Italia sono stati braccianti agricoli e venditori ambulanti di tappeti e di prodotti artigianali. Sono seguite diverse altre categorie di lavoratori non specializzati operanti in diversi settori (piccola industria, agricoltura, servizi di pulizia, distributori di benzina, commercio) e poi anche lavoratori provenienti dalle città e, quindi, a più elevata scolarizzazione. Per lo più si è trattato di maschi soli, o perché ancora non sposati o perché le famiglie erano rimaste in patria. Sono arrivati anche gli studenti, attratti delle università italiane essendo nel frattempo diventato difficile ottenere un visto per gli altri Paesi europei. A partire dalla fine degli anni ’90, completata la fase di stabilizzazione, sono iniziati i ricongiungimenti familiari, con conseguente aumento dei minori nelle scuole e delle donne nelle famiglie. Le regioni meridionali hanno operato come area di primo approdo per il successivo trasferimento nel Settentrione, più promettente sotto l’aspetto occupazionale. Quattro regioni del Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto) totalizzano i due terzi dei marocchini, dei quali ora solo 1 su 8 si trova nel Meridione.

Dove vivono

Le regioni meridionali hanno operato come area di primo approdo per il successivo trasferimento nel Settentrione, più promettente sotto l’aspetto occupazionale. Quattro regioni del Nord (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto) totalizzano i due terzi dei marocchini, dei quali ora solo 1 su 8 si trova nel Meridione.

Dove lavorano

L’inserimento lavorativo (più di 200 mila occupati) è in prevalenza maschile e, in più della metà dei casi trova sbocco nell’industria. Grazie alla sua intraprendenza, questa collettività si è affermata al primo posto per numero di aziende costituite (28 mila), superando gli stessi romeni.

In generale, la vivacità imprenditoriale degli immigrati africani si diffonde in ogni ambito lavorativo ma si registra la presenza più alta nel commercio, dove con 34.263, costituiscono il 54%. sul totale delle aziende con titolare non comunitario presenti nel settore. Come possiamo notare la percentuale è altissima: oltre la metà delle imprese con un titolare non comunitario sono di proprietà di cittadini di origine africana. È importante ricordare, anche in questo caso, la rilevanza che alcune collettività hanno rispetto ad altre. Il Marocco da solo copre il 60,5 % del commercio africano nel nostro paese. Le attività commerciali sono moltissime e spaziano da imprese che offrono prodotti tipici del paese di origine, come le macellerie di carne halal o bazar ad altre che offrono servizi come phone center ed internet point. Il peso dell’Africa è notevole anche nel settore delle costruzioni. Su 72.764 aziende totali con titolare non comunitario, gli africani sono 16.654, il 25,6%.

Imprenditoria al femminile: dal focolare domestico all’azienda

Nel mondo dell’imprenditoria africana in Italia, la componente femminile investe un ruolo importante, rappresentando l’11,29% delle imprese. Le donne, in alcune comunità, sono addirittura il motore dell’imprenditoria. È interessante notare, la crescente partecipazione delle donne del Magreb alla sfera produttiva nel paese di arrivo: algerine, marocchine e tunisine costituiscono il 47,8% delle donne africane imprenditrici in Italia. Il desiderio di valorizzare se stesse attraverso l’indipendenza lavorativa, spinge molte immigrate a chiedere finanziamenti ad associazioni che erogano microcrediti.

Integrazione

 Diversi indicatori attestano la tendenza a un insediamento stabile: l’aumento delle donne arrivate a incidere per il 40%, il ritmo sostenuto dei ricongiungimenti familiari, il numero dei figli e la loro frequenza a scuola (76.000), i casi di acquisizione di cittadinanza, la tendenza ad acquistare la casa in Italia. Un indicatore negativo è, invece, l’elevato numero di denunce penali (41.454, pari al 13,8% delle denunce contro stranieri).




Banche del Tempo

“Tempo di reciprocità e d’inclusione sociale”


Roma, 31 maggio 2010 - E’ questo il titolo del convegno europeo promosso il 28 maggio scorso  alla sede del Parlamento Europeo in Roma dalle Banche del tempo  italiane che ha visto presenti realtà italiane ed europee, a confronto. “Nel villaggio globale delle Banche del Tempo a Roma -Voci, suoni, saperi di donne e uomini dei nostri tempi,” l’intervento della Responsabile delle Banche del tempo Multiculturali, Angela Scalzo, in rappresentanza di tutte le banche romane,  ha offerto uno spaccato di esperienze legato all’universo di correntisti ed operatori, italiani e stranieri che vi operano attraverso lo scambio di saperi.                             

Vivo a cavallo di questi due quartieri  - sono le parole di  Vittorio un professore di sociologia in pensione che  si rivolge allo  sportello multiculturale della banca del tempo, all’interno del mercato coperto di via Catania a Roma - eppure non mi sono mai sentito appartenente né all’uno, troppo popolare,  né all’altro, troppo borghese, oggi, però più che mai sento la solitudine e la mancanza di contatto umano…per questo sono venuto da voi… ed ho ritrovato prima di tutto me stesso!”

Questo quartiere di Roma  forse è il più bello , di sicuro  il più vivo perché pieno di giovani studenti universitari e di tanti locali dove poter ritrovarsi, eppure per me  è stato così difficile fare amicizie nuove- afferma Concetta, studentessa in psicologia fuori sede proveniente dalla Calabria - avevo sentito parlare  all’università della banca del tempo ma ero sempre un po’ diffidente,  finché un giorno,  mentre facevo la spesa,  mi sono imbattuta in questo piccolo ufficio immerso fra frutta e verdura di ogni genere e mi si è aperto un nuovo mondo,  di amicizie di tutti i paesi,  di saperi nuovi, di lingue e di sapori a me prima sconosciti, questo per me è stato l’incontro con la banca del tempo multiculturale del terzo Municipio.”

“Aspettavate braccia e sono arrivati uomini” – questa frase, a noi così vicina- ribadisce A. Scalzo-  che ci ricorda il nostro vissuto migratorio in Europa e prima ancora nelle Americhe, l’ha pronunciata Manolito, un ragazzo colombiano venuto nel nostro paese con una laurea in legge nella sua   tasca,  nel tentativo di trovare un lavoro qualificato…oggi lavora nel quartiere come “badante” di una persona anziana – Vorrei - ci disse -  aiutare voi ed i miei connazionali e  mettere a disposizione il mio bagaglio  che sembra non interessare a nessuno in questo paese. A noi interessava molto, invece, ed oggi Manolito, come ama farsi chiamare dagli amici,  per noi cura lo sportello legale rivolto a tutti  cittadini stranieri, insieme ai mediatori culturali  che ne fanno parte da sempre!” Questo è quello che succede nel più piccolo municipio di Roma, per estensione, in uno sportello di banca del tempo  multiculturale che promuove inclusione sociale fra tutti  quei cittadini che  vi risiedono e vi operano, siano essi italiani  o  stranieri, giovani o anziani, uomini o donne , abili o diversamente abili – afferma la Scalzo! Tutto ciò accade nella Capitale, in uno dei 24 sportelli  messi in rete dal Coordinamento delle Banche del tempo di Roma. Ventiquattro sportelli  che promuovono socializzazione  fra i cittadini  attraverso  scambi di saperi in ogni municipio  ed in molti quartieri, saperi anche specialistici, come la banca del tempo del  VI municipio dove la musica è il filo conduttore, o l’artigianato dello sportello dell’XI con le sue bambole “Pigotte” destinate all’UNICEF,   anche se tutti gli sportelli hanno la loro specificità legata al contesto socio culturale  di appartenenza ed all’associazionismo di riferimento. La coesione sociale è sempre stato un obiettivo importante della Comunità Europea, espresso nei nostri sistemi inclusivi di assistenza e previdenza sociale. La coesione sociale  è sempre stata  anche il nostro obbiettivo e lo abbiamo perseguito con lo strumento della Banca del tempo anche se  oggi, sono ancora molti i gruppi di persone in questa Unione  che, per motivi differenti, vengono colpiti dall'esclusione e dall’emarginazione sociale. La moderna società dei consumi si caratterizza generalmente  per un alto livello di interazione , soprattutto economica,   alla  quale, paradossalmente corrisponde una bassa qualità di socializzazione.

Ma il fenomeno non riguarda solo la vita economica : si estende a tutti gli aspetti della vita collettiva , della vita sociale, della vita relazionale. Basti pensare ai casi di violenza contro le diversità, in generale: diversità fisica, culturale, politica, religiosa, etnica, di genere che in questi ultimi anni hanno calcato la scena sociale e le cronache  dei media, da nord a sud del nostro paese e della nostra capitale, cavalcando il vento  dell’individualismo e dell’odio verso l’altro. Sembra, dunque, che nella società contemporanea,  la rete relazionale diventi più  superficiale e insignificante,  nella  misura in cui si estende, allora,  il nostro compito è promuovere interazione sociale,  innanzitutto  fra i gruppi emarginati, socialmente ed economicamente, per  poi estendere il diritto a tutti i membri della collettività per promuovere quella cultura del benessere oggi indispensabile alla costruzione di una società  non individualista  ma pluralista ed interculturale.

Per questo  al professor “Vittorio” dice Angela Scalzo  che aver ritrovato se stesso rappresenta per noi il primo  traguardo di un suo sereno rapporto  all’interno del suo quartiere e con i  suoi concittadini, vincendo  quella solitudine e riappropriandosi  della propria vita in rapporto agli altri!

A Concetta, studentessa universitaria fuori sede,  dice grazie per la sua ventata di freschezza e di fiducia che ci ha concesso,  certi che le sue nuove amicizie di ogni parte del nostro  piccolo mondo, lasceranno nel suo cuore e nel suo sapere  una impronta indelebile che  potrà  diffondere agli altri coetanei e non solo.

A Manolito, immigrato nella nostra città, che nel suo lungo viaggio  di speranza ha ripercorso a ritroso il cammino che i nostri nonni fecero  -   nel suo e in altri paesi lontano  -  dico che la sua generosa disponibilità,  nei confronti di chi per necessità o persecuzione lascia la propria terra,  ed  il suo grande bagaglio culturale ed esperienziale,  per noi rappresenta  quella speranza  di civiltà, socialità e interculturalità di cui questa società ha bisogno per ritrovare la fiducia oggi disillusa.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scienza

 


Razzismo, il cervello degli xenofobi funziona in maniera diversa

Di Francesca Fiorentino, Enxerio Channel, 28 maggio 2010


Quelli “strani” sono loro, adesso è ufficiale. Stiamo parlando dei razzisti e in maniera più allargata di tutti quelli che nutrono pregiudizi nei confronti del prossimo. Secondo una ricerca condotta da un team di neuroscienziati italiani, il cervello di   queste persone funziona in maniera diversa. L’indagine, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Current Biology, si è avvalsa di esami molto particolari. Ad un campione di 40 universitari, in parte bianchi e in parte neri africani residenti in Italia, sono state mostrate delle immagini di alcune persone a cui venivano conficcati degli aghi sul dorso delle mani. L’arto aveva la pelle di diversi colori. Successivamente, gli studenti sono stati sottoposti ad una speciale stimolazione che permetteva di catturare le reazioni di empatia. In generale, molti di loro di fronte alla sofferenza degli altri hanno reagito come se il dolore fosse il proprio. Di segno opposto però la reazione di chi aveva mostrato atteggiamenti xenofobi inconsci: loro si sono dimostrati indifferenti. Quale utilità abbia questo studio è presto detto. L’idea dell’equipe di scienziati italiani è quella di rimarcare l’importanza dell’educazione all’empatia per sconfiggere il razzismo. Leggi un abstract dello studio: http://www.cell.com/current-biology/newarticles