Realismo politico ed omissioni di
soccorso cancellano gli obblighi di protezione e di salvataggio in mare.
1. Questa volta non abbiamo assistito ad un altro
conflitto di competenze tra Italia e Malta , come lo scorso anno nel caso del
mercantile Pinar che nella giornata di gioved 16 aprile 2009, nelle acque del
Canale di Sicilia, salvava 154 migranti in procinto di annegare, recuperando
anche il corpo di un cadavere, una giovane donna in stato di gravidanza,
rimasta per quattro giorni dentro un sacco di plastica. sulla nave bloccata
dalle autorit italiane nella zona contigua alle acque territoriali a sud di
Lampedusa. Questa volta non sono arrivati giornalisti che avrebbero documentato
gli inauditi livelli di infamia raggiunti dalle pratiche di respingimento
collettivo in alto mare, ormai assimilate dal senso comune della gente, massa
amorfa di consumatori stretti tra il proprio egoismo e la crisi economica che
sta investendo anche i paesi ricchi, malgrado ( o forse proprio a causa del)
le armi dello sbarramento e dell'esclusione che si praticano quotidianamente
contro i migranti.
Questa volta si trattava soltanto di 25 profughi eritrei, tra i quali almeno
sei donne ed un bambino di circa un anno, partiti, meglio, fatti partire su un
piccolo battello dalla costa della Libia,persone che avevano lanciato una
richiesta di soccorso la sera di domenica 7 giugno quando si trovavano in acque
internazionali, in quella vastissima zona di mare che rientra nella competenza
SAR ( ricerca e soccorso) di Malta, esattamente nella stessa zona dove negli
anni 2007 e 2008 le autorit italiane avevano tratto in salvo decine di
migliaia di migranti. Oggi per le consegne sono diverse, e lo stesso ministro
dell'interno, che ricordando quei salvataggi, non certo merito del suo governo,
si difeso dalle critiche di tutte le agenzie internazionali, del Consiglio
d'Europa e dell'Unione Europea, per i respingimenti collettivi praticati
dall'Italia dal 6 giugno 2009, ha adesso ordinato alle autorit italiane, le
prime ad essere allertate, di non intervenire, lasciando che la questione forse
risolta tra Malta e la Libia. Un vero e proprio caso di omissione di soccorso,
perch i naufraghi si trovavano in evidente stato di pericolo ed avevano
manifestato chiaramente la volont di richiedere asilo, tramite loro parenti e
rivolgendosi alle autorit italiane ed all'Alto Commissariato delle nazioni
Unite per i rifugiati, richieste ignorate dal governo italiano e da quello
maltese. E questi due paesi non hanno smentito la loro tradizionale
disumanit nei confronti dei profughi, ed in generale di tutti i migranti a
rischio di naufragio nelle acque del Canale di Sicilia, lasciando – si
pu ritenere a questo punto in attesa di conferme dirette- che fossero unit
militari libiche a riprendersi i fuggitivi. Come si apprende dalle agenzie di
stampa maltesi, infatti, le autorit della Valletta hanno chiamato un mezzo
della marina libica, probabilmente una delle motovedette fornite dall'Italia,
per riportare in Libia quei poveri corpi in cerca di salvezza, ancora prigioni,
violenze sulle donne ed un futuro negato per quel bambino che si trovava a
bordo della piccola scialuppa restituita dai maltesi ai libici.
2. L'accordo di cooperazione di polizia tra Malta e
la Libia, siglato il 30 luglio 2008 a margine della visita del presidente
maltese Edie Fenech Adami a Tripoli, con
lobiettivo di precisare le rispettive competenze su aspetti come i sistemi
dallarme, il coordinamento dei soccorsi, la gestione delle domande di
assistenza da parte degli immigranti, e lo scambio delle informazioni, come riferiva l'agenzia ufficiale libica Jana,
evidentemente funziona molto bene, anche perch si basa sulla soluzione del
lungo contenzioso che ha diviso a lungo i due stati sullo sfruttamento dei
giacimenti petroliferi, con il consueto contorno di trivellazioni e di
piattaforme in acque internazionali. L'esempio degli accordi tra Italia e Libia
evidentemente ha fatto scuola. Come al solito in difesa di concreti interessi
economici, sulla pelle dei migranti, con particolare accanimento su donne e
bambini in fuga dai lager libici. E questo si pu affermare con tutto il dovuto
rispetto per gli ufficiali di collegamento italiani che da anni collaborano
con la polizia libica, e che non possono non essere a conoscenza degli abusi e
delle atroci violenze che i carcerieri libici infliggono ai loro detenuti, con
agenti pronti a farsi corrompere non appena qualcuno dei migranti raggiunga
telefonicamente un parente pi fortunato che si trova gi in Europa. Una situazione
sulla quale nessuno potr adesso intervenire dopo la chiusura dell'unico
ufficio dell'ACNUR presente in Libia da anni, nonostante questo paese non
aderisca alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Una chiusura che potrebbe
essere stata decisa da Gheddafi per sbarazzarsi di scomodi testimoni, troppe
probabilmente le visite ai migranti respinti in Libia dall'Italia, e forse
anche per evitare che altri respinti potessero fare ricorso alla Corte
Europea per i diritti dell'Uomo, come successo lo scorso anno, dopo i
respingimenti effettuati dalla nave Bovienzo della Guardia di finanza il 7
maggio 2010, un caso che ancora all'esame della Corte di Strasburgo, (ben
documentato dalla trasmissione Respinti di Riccardo Iacona, trasmessa a
settembre dello scorso anno dalla RAI). Con la chiusura dell'unico ufficio
Acnur in Libia non si potranno neppure effettuare quelle piccole operazioni di reinsediamento ( trasferimento di piccoli gruppi di richiedenti
asilo dalla Libia verso paesi di accoglienza, appena qualche centinaio l'anno)
che costituivano la foglia di fico dietro la quale nascondere tutta la
violenza delle pratiche generalizzate di detenzione arbitraria e di trattamenti
disumani o degradanti. Trattamenti inumani o degradanti che vengono imposti ai
migranti a migliaia non appena sono raggiunti dalle motovedette italo-libiche e
che poi proseguono una volta giunti a terra.
In quest'ultimo caso, secondo quanto riferiscono
oggi luned 7 giugno le agenzie di stampa maltesi, mentre in Italia opera gi
una censura militare, i migranti sarebbero stati consegnati a mezzi della
marina libica e dovrebbero essere condotti verso un porto libico per essere
successivamente rinchiusi in un centro di detenzione, in vista di una possibile
espulsione in Eritrea. Dopo l'incidente diplomatico della nave Pinar, italiani
e maltesi hanno dunque ritrovato una grande armonia, all'insegna del cinismo
pi bieco e della ragion politica che si traduce nell'omissione di soccorso e
nella violenza privata, fatti sui quali diverse procure siciliane stanno
indagando dopo i respingimenti collettivi verso la Libia effettuati lo scorso
anno.
3. Rimane intanto poco chiara, affidata ai rapporti di
forza tra gli stati, la determinazione delle regole di responsabilit negli
interventi di contrasto dell'immigrazione irregolare, nei quali si verifichino
eventi che dovrebbero rientrare nella definizione internazionale di azioni di
salvataggio. Una serie di nozioni indefinite sulle quali gli stati non
concordano pi, sulle quali neppure l'Unione Europea riuscita a fare
chiarezza, pure tentando di imporre alle unit di Frontex, con le sue ultime
decisioni, il rispetto dei diritti fondamentali della persona, a partire dal
diritto alla vita. Una posizione questa che ha forse indotto Malta a rifiutare
le sue basi per l'operazione Frontex denominata Chronos 2010, operazione che a seguito del rifiuto maltese
stata soppressa.
Nessun passo avanti effettivo per, rispetto alle regole di ingaggio e di assistenza delle unit di Frontex. Lo scorso anno appunto, The Times of Malta riferiva le dichiarazioni di un portavoce di questa agenzia del 15 maggio 2009, secondo cui, "at the moment Frontex does not plan to change the operational plan for the Nautilus 2009. The Italian development is based on bilateral agreements between Italy and Libya. Frontex is coordinating cooperation between member states but the command and control stays in hands of the hosting country." Tali linee guida non avevano tuttavia impedito alle unit aero-navali di Frontex di segnalare, per tutta l'estate del 2009, ai mezzi della Guardia di Finanza con base a Lampedusa, la posizione delle barche che venivano poi intercettare in poche ore dai mezzi italiani e riconsegnati alle unit italo-libiche. Quest'anno, in assenza di operazioni Frontex attive nel canale di Sicilia, si pu prevedere che aumenteranno i casi di omissione di soccorso, come quello che si sta verificando in queste ore, e che un numero rilevante di imbarcazioni cariche di migranti sar intercettato direttamente dai mezzi italo- libici, alle quali si sta progressivamente affidando il controllo delle acque internazionali, in prossimit del limite da sempre assaielastico delle acque territoriali libiche, almeno fino a quando i loro equipaggi, malgrado l'addestramento impartito dagli italiani, non li manderanno fuori uso.
Dietro le pratiche pi disumane si fatica a trovare
brandelli di razionalit. I recenti accordi tra l'Agenzia europea Frontex e la
Agenzia per i diritti umani dell'Unione Europea potrebbero far ritenere a Malta
che le unit militari di Frontex finanziate da Bruxelles ( quest'anno con uno
stop alla crescita esponenziale del budget registrata negli anni
precedenti) non effettueranno pi respingimenti
collettivi verso la Libia, e dunque, per le note posizioni di chiusura
dell'attuale governo italiano, Malta si troverebbe esposta ad obblighi di
accoglienza che la sua popolazione non vuole ( e in parte non pu) sostenere.
Mentre continua la latitanza dell'Europa sulla distribuzione degli oneri di
accoglienza dei richiedenti asilo, ormai la maggior parte, se non la totalit,
di coloro che tentano l'attraversamento del Canale di Sicilia in fuga dalla
Libia.
Le autorit maltesi non hanno neppure apposto la firma agli
ultimi protocolli internazionali, stipulati nel 2006, sulle zone di salvataggio
(zone SAR), sottoscritti invece dallItalia. Trattandosi di materia di diritto
internazionale, non si comprende peraltro quale ruolo possa giocare lUnione
Europea, invocata dai ministri interessati. LUnione Europea non sembra daccordo neppure sul
finanziamento delle missioni FRONTEX, bloccato per quest'anno al livello del
2009, o sulla revisione del Regolamento Dublino II, in base al quale si
dovrebbe determinare lo stato competente per l'esame delle domande di asilo, e
non riuscita neppure ad imporre ai diversi paesi un regime uniforme in
materia di protezione internazionale, malgrado la montagna ( comunitaria) abbia
partorito adesso il topolino, l'Agenzia europea per il diritto di asilo.
Risulta intanto sempre pi evidente che Malta ha preteso per ragioni meramente
economiche la massima estensione della zona SAR, eredit della seconda guerra
mondiale, e della quasi corrispondente zona di esclusivo interesse
economico (ZEE), ma non ha i mezzi aeronavali, la capacit ricettiva, n la
volont politica di accogliere nel suo territorio tutte le persone che vengono
salvate nella zona di soccorso che sarebbe di sua competenza. Sono anni,
peraltro, che le autorit di Malta, sede delle missioni periodiche di Frontex,
chiedono soccorso allEuropa senza ricevere aiuti sostanziali. Ma da anni Malta
non garantisce procedure eque ed assistenza dignitosa ai richiedenti asilo in
aperta violazione di importanti direttive comunitarie.
4. Per i naufraghi eritrei che potrebbero essere
riconsegnati in queste ore ai libici, il mancato accesso
alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale comporta la violazione da parte di
Malta della Direttiva 2004/83/CE recante norme minime sullattribuzione ai
cittadini di paesi terzi o apolidi della qualifica di rifugiato o di persona
altrimenti bisognosa di protezione internazionale, nonch norme minime sul
contenuto della protezione riconosciuta. E potrebbe essere violato anche lart.
21 paragrafo 1 obbliga gli Stati membri a rispettare il principio di non
refoulement ( non respingimento) in accordo con gli
obblighi internazionali. Toccher alle corti internazionali ed ai tribunali
comunitari stabilire la responsabilit delle autorit maltesi e la rilevanza
delle decisioni italiane nella attuazione delle procedure di respingimento
collettivo da parte di Malta. Ma probabilmente il coinvolgimento delle unit
italo-libiche chiamate ad intervenire in acque internazionali potrebbe
alleggerire la posizione del governo maltese, e di quello italiano, che qusta
volta non sarebbero intervenuti direttamente con le loro unit, anche se rimane
sempre il profilo dell'omissione di soccorso e della violazione del principio
di non respingimento per avere malta impedito l'accesso nelle acque
territoriali, in particolare per Malta, come paese responsabile della zona SAR
e dunque responsabile del coordinamento delle operazioni di salvataggio. E
l'intercettazione di un mezzo carico di clandestini in acque internazionali
non pu escludere il carattere di salvataggio degli interventi che assumono
anche le caratteristiche del soccorso in mare, considerando la qualit dei
mezzi, il numero di persone imbarcate e le loro qualit o condizioni, lo stato
del mare e la distanza dalle coste.Ancora pi
preoccupante leffetto annuncio che sortir in futuro l'intervento delle
motovedette italo-libiche dopo il rimpallo di responsabilit tra Italia e Malta
sulle competenze per le azioni di salvataggio. Sono gi numerose le
testimonianze di quanti, dopo lo sbarco in Sicilia, raccontano di imbarcazioni
commerciali che non si sono fermate per prestare soccorso, anche perch l'esito
dei processi in corso in Sicilia a carico di quanti avevano operato interventi
di salvataggio appare assai contraddittorio, con le assoluzioni nel caso Cap
Anamur e le condanne in primo grado, ad Agrigento, nel caso dei pescatori
tunisini. Per ridare fiducia ai comandanti delle imbarcazioni che potrebbero
effettuare interventi pi tempestivi di salvataggio della vita umana a mare,
conducendo i naufraghi in un porto sicuro e non necessariamente nel porto pi
vicino o in quello di bandiera, occorre abolire le sanzioni penali che ancora
in questi mesi lo stato italiano cerca di infliggere a quanti hanno risposto
alle richieste di aiuto di chi era in procinto di affondare. Dopo la
conclusione di questa ennesima vicenda di quotidiana disumanit, con
l'ennesima ordinary rendition degli
eritrei alla Libia, converr chiarire una volta per tutte gli obblighi di
soccorso e protezione internazionale che incombono, quale che sia la portata
delle convenzioni SAR, tanto su Malta che sullItalia, paesi che appartengono
entrambi allUnione Europea ed al Consiglio dEuropa e sono dunque soggetti
alla giurisdizione della Corte di Giustizia di Lussemburgo e della Corte
europea dei diritti delluomo di Strasburgo.
5. Il 21
gennaio 2010, il Consiglio dellUnione Europea ha emesso una Decisione in
merito alle operazioni marittime di controllo delle frontiere svolte da
Frontex. Vengono definite le regole vincolanti per le operazioni marittime di
controllo dei confini e le linee guida non vincolanti che regolano le
situazioni di soccorso e disimbarco delle persone recuperate in mare durante tali
operazioni. Nella Decisione del Consiglio, che dovr essere approvata dal
Parlamento Europeo, si ribadisce il principio di non respingimento, anche verso
paesi che a loro volta non rispettano tale divieto, come appunto la Libia, e si
aggiunge che, qualora per questa ragione non fosse possibile effettuare lo sbarco
dei migranti intercettati in mare nel paese di provenienza, tale sbarco
dovrebbe avvenire in un porto dello Stato che ospita le operazioni di Frontex.
Un orientamento assai chiaro, pi che in passato, anche se non ancora
vincolante, che probabilmente ha indotto Malta a non rinnovare la sua
disponibilit ad ospitare in futuro altre missioni di Frontex. Per alleggerire
la posizione di Malta e degli altri paesi dell'Europa mediterranea, l'Unione dovrebbe rivedere il Regolamento Dublino, sullo
stato competente per ricevere le richieste di asilo, oppure prevedere una
distribuzione dei rifugiati (burden sharing) che raggiungono le frontiere esterne, ma in questa
direzione sono anni che si discute senza risultati concreti.
Si deve osservare a questo punto come tutti gli
stati europei, e dunque Malta non meno che l'Italia, siano tenuti a rispettare
le normative internazionali e comunitarie, anche con riferimento alle richieste
di protezione internazionale, non solo nel proprio territorio, ma anche quando
operano con propri agenti al di fuori dei confini territoriali, come nelle
acque internazionali. Lo stesso Regolamento Schengen recentemente
modificato, precisa che, nello
svolgimento delle azioni di contrasto dell'immigrazione irregolare, la condotta
dei mezzi che intervengono deve essere sempre improntata alla salvaguardia
della vita umana ed al rispetto della dignit della persona. Prescrizioni che
dal 2007 al 2008 erano state scrupolosamente osservate dagli interventi di
soccorso della nostra Marina Militare, anche in acque internazionali che
ricadevano nella zona SAR di Malta o della Libia. Oggi per le cose sono
evidentemente cambiate per effetto degli accordi tra Italia, Malta e Libia.
Adesso anche Malta, come lo scorso anno l'Italia, sta avviando la pratica dei
respingimenti collettivi verso la Libia, una pratica vietata dalla Carta dei
diritti fondamentali dell'Unione Europea ( art. 19) della quale anche Malta
firmataria, come qualunque stato dell'Unione Europea. Ci sar un giudice a
Lussemburgo, o a Strasburgo?
Per quanto riguarda
l'Italia rimane poco da aggiungere, si possono solo registrare le violazioni
pi gravi, ormai sistematiche, di tutti i diritti umani che andrebbero
riconosciuti ai migranti, in attesa che tali abusi vengano sanzionati da qualche
tribunale internazionale o dai giudici interni. Ma l'attesa potrebbe essere
assai lunga, oltre che vana, ed allora intanto non rimane che produrre memoria
di fatti che macchieranno per sempre la coscienza civile del nostro paese, se
non la coscienza di chi lo governa. L'apparente successo del blocco degli
sbarchi a sud, se proseguir anche
nel corso dell'estate, non potr fare dimenticare la condizione disperata nella
quale si trovano i potenziali richiedenti asilo bloccati in Libia, o
riconsegnati dalle autorit maltesi alle motovedette italo-libiche. Un
successo storico pagato veramente a caro prezzo, mentre le domande di asilo
in Italia sono dimezzate rispetto allo scorso anno, e la clandestinit dilaga
ovunque e comunque, anche per effetto dei provvedimenti di stampo puramente
repressivo contenuti nei vari pacchetti sicurezza.
Si sono dunque
avverate le dichiarazioni di Maroni, dopo lo sbarco in Italia dei naufraghi
salvati lo scorso anno dalla nave turca Pinar, quando affermava che il caso
non costituir un precedente , ed in effetti il ministro stato di parola in
quanto, come gli sbarchi, gli interventi di salvataggio che si concludevano
con lo sbarco in un porto italiano sono drasticamente ridotti rispetto al
passato. Se si continueranno a seguire le stesse linee di intervento, meglio
dire di blocco, oppure di omissione di soccorso, ovvero se si insister
nellaffermare la competenza delle autorit maltesi, anche a poche miglia dalle
coste di Lampedusa, un numero assai elevato di interventi di salvataggio
potrebbe essere procrastinato, o addirittura impedito, per decisione dei
ministeri dellinterno. Con quali conseguenze per la salvaguardia della vita
umana in mare e per i diritti dei potenziali richiedenti asilo o di altri
soggetti vulnerabili, come i minori non accompagnati e le donne in gravidanza (
spesso vittima di stupri), purtroppo facile prevedere.
Fulvio Vassallo Paleologo
Universit di Palermo