Roma, 2 Luglio 2010

 

 

 

Rifugiati eritrei in Libia a rischio di vita.

 

Il CIR si appella al Presidente della Repubblica e al Ministro dellâInterno.

 

 

 

Il dramma dei 245 rifugiati eritrei e somali trasferiti forzatamente dal centro di detenzione di Misurata al centro Sebha nel sud della Libia il 30 giugno si sta ulteriormente aggravando.

 

 

 

Secondo testimonianze dirette raccolte questa mattina i rifugiati sono stati sottoposti a forti maltrattamenti e sono tenuti in estrema scarsitˆ di acqua e di cibo. Alle persone che presentano ferite e gravi condizioni di salute non sono fornite cure mediche. Molti rifugiati sono feriti ed estremamente debilitati dopo un viaggio nel deserto chiusi in container di metallo per oltre 12 ore: dallâalba al tramonto del 30 giugno. Il centro di Sebha si trova nel mezzo del deserto del Sahara dove attualmente la temperatura supera i 50 gradi. Sembra che questo trattamento sia  stato decretato come ăpunizioneä per una rivolta e un tentativo di fuga che si  verificato nel centro di Misurata la sera del 29 giugno.

 

 

 

Il CIR fa notare che tra le persone ci sono numerosi rifugiati eritrei respinti nel 2009 dalle forze italiane dal Canale di Sicilia in Libia.

 

 

 

Anche in riferimento al trattato di amicizia italo-libico giˆ la sera del 30 giugno il CIR aveva chiesto lâintervento del Presidente del Consiglio Berlusconi e del Ministro degli Affari Esteri Frattini di fronte allâeminente pericolo di vita di molte persone.

 

 

 

Il CIR ha inviato oggi una lettera al Presidente della Repubblica Napolitano appellandosi alla sua sensibilitˆ per i diritti umani. Contemporaneamente il CIR ha scritto una lettera al Ministro dellâInterno Maroni chiedendo che lâItalia si faccia carico di queste persone offrendo al governo libico lâimmediato trasferimento e reinsediamento nel nostro paese.

 

 

 

 

 

 

 

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