Il tempo delle rivolte.

Pubblicato il primo numero di Notizie da Babele, dallOsservatorio Carta di Roma

 

Sintesi

Sono stati presentati questa mattina a Roma, nella sede dellAssociazione Stampa estera, i risultati delle ricerche condotte nellultimo semestre dallOsservatorio Carta di Roma, la struttura scientifica nata su impulso della Fnsi e dellOrdine dei giornalisti, in collaborazione con lAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), per monitorare linformazione italiana in materia di immigrazione e di asilo. Della rete fanno parte al momento studiosi delle Universit di Roma (Sapienza e Lumsa), Torino, Bergamo, Verona, Firenze, Palermo, Bologna.

Assieme a unanalisi di tipo pi quantitativo sulle tendenze generali del giornalismo italiano (che lOsservatorio ha iniziato a studiare dallanno scorso), particolare attenzione stata riservata al caso Rosarno, la vicenda esplosa in Calabria nei primi giorni di questanno. La copertura informativa ha evidenziato alcune linee di fondo:

-         Sembra essere in atto una normalizzazione nellapproccio al tema. meno frequente che in passato il richiamo allemergenza sicurezza, allallarme sbarchi, laccostamento tra immigrazione e criminalit. Non necessariamente questo calo dellattenzione in termini numerici deve far supporre che nel giornalismo italiano sia finalmente passata una logica meno emergenziale e pi slegata dai fatti di cronaca nera. ipotizzabile, piuttosto, che il ridotto allarmismo sia conseguenza di una diminuita insistenza sul tema da parte dei soggetti politici, ai quali lagenda giornalistica si manifesterebbe ancora una volta subalterna.

-         La situazione italiana si omologa dunque a uno scenario di tipo europeo (dove la connotazione non si abbina necessariamente ad un giudizio positivo): una situazione ordinaria, tranquilla e, nei fatti, silenziosa, interrotta da fiammate di rivolta (come nella vicenda delle periferie francesi) che paiono maggiormente notiziabili.

-         Il nostro giornalismo si conferma scarsamente propenso a sottoporre a verifica le dichiarazioni dei soggetti intervistati, in particolar modo delle fonti istituzionali: rara, ad esempio, la ricerca di un riscontro alle affermazioni governative in merito ai numeri e alle percentuali di clandestini presenti a Rosarno, rispetto a quanti in possesso di un regolare permesso di soggiorno, inclusi i rifugiati, come pure al loro reale status rispetto alle dichiarazioni che a volte vengono lanciate dalla politica.

-         Linformazione continua a vivere in una sorta di eterno presente, nel quale la notizia compare allimprovviso, come fosse sempre la prima volta, viene rapidamente consumata ed altrettanto rapidamente scompare, senza che ne vengano seguiti gli sviluppi quando non occupano pi la prima pagina.

-         Il linguaggio mostra unevoluzione ambivalente. Si fa minore ricorso (forse anche per le sollecitazioni che al giornalismo italiano sono state rivolte recentemente in questo senso) a un uso indiscriminato del termine clandestino. Ma, al contempo, cՏ stato l'utilizzo, sia pure circoscritto a una testata ed assai discusso, del termine negro allinsegna di una polemica contro il politicamente corretto.

-         In questo panorama non mancano comunque le buone notizie, le pratiche che indicano una maggiore consapevolezza delle responsabilit del giornalismo. In particolare la vicenda Rosarno mette in evidenza una non trascurabile propensione allapprofondimento delle cause: al di l della nuda cronaca degli eventi, numerose testate hanno scelto di caratterizzarsi e differenziarsi nellindagine sui motivi che hanno portato alla rivolta. Si tratta di segnali di una diversa attenzione e di sguardi che cercano di non essere riduttivi rispetto a un fenomeno complesso e a volte, come altri fenomeni sociali, contraddittorio. Segnali che per andrebbero ulteriormente sostenuti e stimolati attraverso iniziative di sensibilizzazione e di formazione nello spirito della Carta di Roma.